ilTorinese

Un calendario non basta a minare le istituzioni

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni  G a d  L e r n e r  di cui nessuno si occupa più, cerca di risalire la china con una polemica contro il calendario di Mussolini edito da decine d’anni

 Era in vendita in tutte le edicole italiane e poi l’Anpi ha invitato a non venderlo in nome ovviamente della libertà… Io acquistai il calendario nel 1960 e un’altra testa quadra come mio zio molto simile a L e r n e r , mi riprese duramente per l’incauto acquisto Mio padre che era stato un vero liberale senza fanatismi, invito’ mio zio a tacere perché sentiva puzza di regime in casa. Mio padre leggeva Pannunzio e Guareschi,  ma non tollerava i comunisti intolleranti. Leggeva Croce, ma non Lenin.  Secondo lui i rossi e i neri andavano combattuti e basta. Pur laico, amava i preti perché nel 1948 arginarono il pci. Io sfogliai il calendario proibito senza provare ne’attrattattiva ne’ scandalo. Vidi per la prima volta il duce e sembrava illogico che non mi fosse stato mai consentito di vederlo, anche se tanti anni dopo scoprii in casa una vecchia fotografia di Mussolini dedicata ai medici d’Italia che non era lì per caso. Non indagai, ma ebbi dei dubbi sull’ dei calendari. Il discorso si chiuse li’. Dieci anni dopo, se lo avessi saputo,  sarei andato a comprarmi il calendario di Alessandra Mussolini seminuda, ma forse questa era una notizia falsa per squalificare chi costrinse al ballottaggio Bassolino a Napoli,  senza esibire seni e coscie.  Che in questo maledetto 2020 ci sia ancora un vecchio L e r n e r  che nessuno legge più, che urla contro il calendario, fa ridere . L’unica cosa comica di quest’anno. E incolpa anche un pessimo libro di Bruno Vespa sul duce scritto molto male, di aver ricreato il clima favorevole al calendario.  Caro L e r n e r,  a far rivalutare Mussolini , malgrado la guerra fascista con milioni di morti, sono troppi antifascisti di cartapesta che accettano e sostengono Conte e di Maio. Non è il calendario che mina le istituzioni democratiche , ma il disastro a cui ci hanno portato, con l’aiuto di una pandemia non affrontata con serietà e ancora oggi in pieno, drammatico sviluppo da chi ci governa. Un po’ ha dato una mano Scurati con il libro M. che, nelle sue esagerazioni faziose e non storiche, fa pensare ad una sorta di Achille Starace dell’antifascismo di questo primo ventennio del nuovo secolo. Ventennio, parola terribile e impronunciabile , se pensiamo che nel 1922 ci fu la Marcia su Roma.

Un anno di Consiglio regionale: 30 leggi approvate e prima seduta online

Pandemia, sedute in videoconferenza, lavoro agile per i dipendenti, un’organizzazione reinventata in pochi giorni, che ha garantito il proseguimento dell’attività: il 2020 del Consiglio regionale ha segnato una vera rivoluzione nell’impegno dell’Assemblea legislativa regionale, che non ha ridotto la produttività dell’Istituzione. In tutto sono state approvate 30 leggi, di cui 16 in Aula e 14 in Commissione legislativa. Ci sono state 41 deliberazioni del Consiglio e 29 di nomine, sono stati presentati circa 6.393 emendamenti, dei quali soltanto 45 cartacei e 6348 online.

Senza dimenticare i 24 progetti di legge dei consiglieri, che si aggiungono ai 24 Disegni di legge della Giunta, 161 tra interpellanze e interrogazioni, 205 interrogazioni a risposta immediata e i 280 atti di indirizzo.

Il Consiglio, a partire da marzo, è stata la prima Pa italiana a riorganizzare le attività quasi completamente da remoto, per garantire la continuità legislativa e amministrativa. Il 24 marzo 2020 si è svolto il primo Consiglio regionale virtuale: si è trattato della prima esperienza a livello nazionale.

“Devo ricordare in questo senso l’impegno di tutto il personale, la capacità di adattarsi immediatamente a una situazione nuova – sottolinea il presidente dell’Assemblea Stefano Allasia – ma anche il forte senso istituzionale di maggioranza e opposizione, che nei momenti di maggiore difficoltà per il nostro territorio hanno saputo trovare sintesi politiche che hanno permesso di arrivare al voto di molti provvedimenti fondamentali e spesso indifferibili”.

Anche perché il 2020 è stato segnato dalla pandemia, dalle difficoltà sanitarie ed economiche, ma pure dall’alluvione che ha devastato tante zone del Piemonte. “Con le sedute a distanza, i lavori avrebbero potuto bloccarsi spesso, le divergenze tra gli schieramenti trasformarsi in muro contro muro e ostruzionismo a oltranza. Basti pensare all’esplosione degli emendamenti grazie all’online. Si tratta di una modalità di lavoro con la quale un’assemblea potrebbe paralizzarsi e in questo senso è decisamente preferibile la normale seduta in presenza. Invece da entrambe le parti quasi sempre è prevalso il buon senso, gli uffici hanno moltiplicato gli sforzi, a cominciare dalla parte informatica, per finire con tutti i settori coinvolti. Per questo possiamo dire che si è trattato di un buon risultato, anche se ci auguriamo si torni presto alla normalità”, spiega Allasia.

Si rileva un tasso di partecipazione dei consiglieri alle sedute decisamente elevato: 18 consiglieri hanno partecipato alla totalità delle riunioni ed altri 19 hanno registrato la presenza a più del 90% delle sedute.

L’Assemblea è arrivata pronta a questo ‘shock organizzativo’, forte di un processo di digitalizzazione e dematerializzazione che è in atto da anni. Per esempio, sono stati gestiti digitalmente gli oltre 5.700 emendamenti collegati a un solo provvedimento, il Ddl omnibus. In totale il Consiglio regionale si è riunito 57 volte (25 in presenza, 32 in videoconferenza, per 265 ore di attività). Tutti i consiglieri regionali e i dipendenti, compresi i collaboratori dei gruppi, per un totale di oltre 400 persone, sono stati messi in condizioni di svolgere attività da remoto. Le sedute di Commissione sono state 317 (178 in presenza, 139 in videoconferenza) 43 delle quali dedicate alle consultazioni.

I Sistemi informativi hanno riorganizzato i servizi di assistenza agli utenti per supportare il cambiamento: il numero delle richieste di assistenza è salito del 400% da marzo 2020, con picchi di oltre 600 richieste a settimana gestite durante il primo lockdown.

Il sito www.cr.piemonte.it ha avuto 1 milione di visitatori e il Consiglio del Piemonte è l’Assemblea regionale più seguita in Italia a livello di social: 82.600 fan su Facebook, 21.100 follower su Twitter e 11.700 su Instagram.

Nel corso del 2020 è stata istituita anche la Commissione permanente Autonomia ed Enti Locali, così come il Gruppo di lavoro sull’emergenza Covid (all’interno della quarta Commissione).

Eventi e comunicazione

Le restrizioni da Covid sono state l’occasione per trasformare anche tutte le procedure legate all’organizzazione degli eventi, delle mostre e del rapporto con i cittadini.

Il Consiglio ha organizzato una ventina di eventi, nell’anno che sta per terminare: quello del cinquantesimo anniversario della Regione Piemonte.

Molti hanno infatti riguardato la conoscenza della storia del Piemonte, dei suoi protagonisti più illustri e delle tradizioni locali. Fra i principali, quello “virtuale” che ha celebrato con foto d’epoca, video e documenti la storica prima seduta del Consiglio regionale, avvenuta il 13 luglio 1970, ma anche le attività organizzate per la valorizzazione del drapò, la bandiera del Piemonte, la cui immagine luminosa è stata proiettata l’estate scorsa sulla Sacra di San Michele, monumento simbolo della nostra terra. Grande successo hanno poi riscosso le maratone on line regionali per le raccolte fondi a sostegno della cittadinanza, cui il Consiglio ha partecipato nel corso del primo lockdown. Hanno coinvolto decine di migliaia di cittadini, con la partecipazione di volti noti dello spettacolo e della musica.

I patrocini conferiti per attività meritevoli sul territorio regionale sono stati 305, sia gratuiti, sia onerosi. Ventuno le adesioni partecipate.

Sono stati poi istituiti gli Stati generali della prevenzione e del benessere: il Consiglio regionale vuole infatti rafforzare il suo impegno a favore della salvaguardia della salute di tutti. Le campagne sociali del 2020 sono state Lotta all’usura, Sicurezza stradale, Prevenzione e salute, Lotta alla violenza sulle donne, Prevenzione Covid.

Amministrazione

Si è proseguito con la riduzione della spesa corrente. Il personale è passato da 353 di cinque anni fa agli attuali 275 garantendo gli standard di lavoro, nonostante l’incremento di attività e competenze richieste dalle norme.

La spesa del personale dal 2015 al 2019 è stata ridotta di 1,4 milioni. La rideterminazione degli assegni vitalizi con il metodo di calcolo contributivo ha consentito un risparmio di quasi 700mila euro sul 2020. La spesa per investimenti è passata da 2 milioni nel 2015 a 9 nel 2020 senza tenere conto delle risorse dell’avanzo 2019.

Questi risparmi hanno consentito e consentiranno interventi di ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche obsolete e manutenzione straordinaria di edifici e impianti di proprietà regionale, senza incrementare il fabbisogno finanziario sul bilancio regionale e sui cittadini piemontesi.

Il Consiglio regionale del Piemonte, nel 2020, ha ottenuto nuovamente la certificazione di Qualità ai sensi della norma UNI EN ISO 9001:2015, a seguito della visita di mantenimento da parte dell’ente certificatore Bureau Veritas.

gmonaco

Bollettino Covid: in calo i contagi, 718. Ma aumentano i ricoveri

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 718 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 107 dopo test antigenico), pari al 6,9 % dei 10.362 tamponi eseguiti, di cui 4.524 test antigenici. Dei 718 nuovi casi, gli asintomatici sono 305 , pari al 42,5 %.

I casi sono così ripartiti: 215 screening, 321 contatti di caso, 182 con indagine in corso; per ambito: 35 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 51 scolastico, 632 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 193.091, così suddivisi su base provinciale: 17.141 Alessandria, 9.497 Asti, 6.669 Biella, 26.739 Cuneo, 15.027 Novara, 101.622 Torino, 7.294 Vercelli, 6.457 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1036 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1609 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 230 (+ 9 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3409 (+20 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 37.441

I tamponi diagnostici finora processati sono 1. 877.409 (+10.362 rispetto a ieri), di cui 892.940 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 7.571

Sono 43 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 5 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 7.571 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.158 Alessandria, 464 Asti, 325 Biella, 836 Cuneo, 632 Novara, 3.486 Torino, 358 Vercelli, 242 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 70 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

144.440 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 144.440(+702 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 12.394 Alessandria, 7.278 Asti, 4.406 Biella, 19.505 Cuneo, 12.099 Novara, 77.052 Torino, 5.138 Vercelli, 5.216 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 659 extraregione e 693 in fase di definizione.

Addio al dottor Castagneto, dedico’ la vita alla ricerca sul cancro

 

Se n’è andato a 70 anni, in punta di piedi, Bruno Castagneto.

 

Lo ha portato via il Covid-19, davvero un destino paradossale per un medico che ha combattuto per tutta la vita contro il cancro, in corsia e in studio. Era accaduto anche a Pier Giacomo Betta, già direttore della Struttura di Anatomia Patologica dell’Ospedale di Alessandria e presidente della sezione provinciale della Lega italiana per la lotta contro i tumori , portato via anch’egli da un un brutto male. Conoscevo il dottor Castagneto da vent’anni circa, quando una sera venne al Consiglio di circoscrizione del Valentino- Sant’Anna, presieduto da Vincenzo Lumello, dove avevamo costituito una Commissione Amianto, da cui sarebbe derivato il mio impegno negli anni successivi, sino al 2013-2014 in Lilt. Allora Bruno, orgogliosamente genovese di origine, ma a Casale dall’inizio degli anni Ottanta, era medico presso la Struttura operativa complessa di Oncologia del Santo Spirito diretta da Mario Botta. Con lui decidemmo di dare vita, sentito il dottor Betta, alla delegazione di Casale Monferrato della Lilt, Bruno referente medico-scientifico ed io coordinatore e consigliere provinciale dell’associazione. L’obiettivo era di sensibilizzare la ricerca, in particolare quella clinica, per contrastare il mesotelioma pleurico, per Casale vera e propria moderna peste. Il dottor Castagneto, infatti, è stato, come ha giustamente ricordato Mario Botta in queste ore che hanno seguito la sua prematura scomparsa, un punto di riferimento nel gruppo degli oncologi casalesi con numerosi protocolli di ricerca su farmaci diventati poi fondamento delle terapie. E tra Bruno e me è nata un’amicizia fatta di tantissimi colloqui, di lunghe telefonate soprattutto serali, per discutere le iniziative da mettere in atto per sensibilizzare all’interno ed all’esterno le persone sull’importanza dell’informazione, della prevenzione, della diagnosi precoce. L’opera meritoria di Afeva, delle Organizzazioni Sindacali, con i processi di Torino contro Schmidheiny ha messo in luce a tutti che l’amianto è un killer silenzioso, ma ancora nei primi anni Duemila non era così, c’era chi negava (brutto e schifoso vizio in negazionismo nel nostro Paese). Accanto a noi in Lilt  c’erano tante persone che si sono impegnate: mi piace ricordare in questo doloroso momento soprattutto Patrizia Guaschino, Valeria Luparia, Vincenzo Lumello, Giancarlo Gatti, Federico Capello, gli ultimi due, purtroppo, anch’essi prematuramente scomparsi. Di Bruno posso ricordare tante, tantissime cose, tanti, tantissimi meriti del lungo periodo che ci ha visti collaborare sino a quando nel 2007 passò dall’ospedale di Casale Monferrato a quello di Novi Ligure, dove diventò responsabile della Struttura di Oncologia, ma su due voglio fissare la memoria. Il primo è la creazione del Cermes, il Centro di ricerca medico-clinica sul mesotelioma pleurico all’ospedale Santo Spirito, il secondo la stesura del protocollo che diede vita all’attuale Banca biologica sul mesotelioma presso l’Ospedale di Alessandria (grazie alla collaborazione con il dottor Betta) oggi diventata una importante realtà scientifica. Con Bruno se ne va non solo un grande Uomo, un grande Medico, ma anche un caro Amico, una persona che pur amando la sua Genova, la sua Liguria, aveva apprezzato in tanti anni Casale ed il Monferrato, terra cui ha dato tanto ma, purtroppo, non ha ricevuto altrettanto.

Massimo Iaretti

 

 

Le fiamme gialle scoprono commercio di capi griffati taroccati

Disarticolate dalla Guardia di Finanza Torino  2 organizzazioni dedite alla produzione e commercializzazione di articoli recanti marchi di lusso contraffatti. Scoperti due laboratori clandestini ed i loro fornitori: sequestrati macchinari, materiali e circa 4 milioni di articoli

Chanel, Gucci, Giorgio Armani, Louis Vuitton, Adidas, Burberry: questi sono solo alcuni dei prestigiosi brand del lusso falsamente riprodotti su mascherine ed altri accessori di abbigliamento scoperti dalla Guardia di Finanza di Torino.

I militari della Compagnia di Chivasso, unitamente ai Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego di Torino, hanno individuato a Settimo Torinese (TO) e nel quartiere “Barriera di Milano” del capoluogo piemontese, due opifici “sartoriali” illegali ricavati all’interno di abitazioni private e un esercizio commerciale gestito da soggetti di etnia asiatica che vendevano mascherine di tessuto e articoli recanti marchi contraffatti.

L’indagine delle Fiamme Gialle è partita dall’individuazione su alcuni social network delle pagine a tema gestite da due donne ove venivano pubblicizzati e offerti i prodotti illeciti. Mascherine, foulard, pochette, borsette, copri agenda i gadget più richiesti.

I due “ateliers” erano gestiti da due cinquantenni italiane le quali, attraverso macchinari all’avanguardia, confezionavano vari accessori di abbigliamento e dispositivi di protezione individuale, apponendo sugli stessi loghi contraffatti di marchi internazionali, così da trasformarli in ricercati articoli alla moda.

Oltre 600.000 i marchi contraffatti a “stampa sublimatica diretta su tessuto” sequestrati, unitamente a migliaia di metri di filato ed a 3 macchinari necessari alla cucitura e al confezionamento dei prodotti falsi.

Una quarantina le case di moda del lusso oggetto dell’illecita riproduzione sulle mascherine in tessuto, che venivano vendute a 7 euro l’una oppure in kit comprendenti anche sciarpa e pochette al prezzo di 80. I beni recanti false indicazioni, all’occorrenza, in base alla richiesta, venivano confezionati in poche ore e spediti tramite corriere in tutta Italia.

Le successive investigazioni avviate dai Finanzieri hanno consentito di individuare, dapprima, un negozio gestito da cittadini dell’estremo oriente ove, oltre a numerose mascherine recanti marchi contraffatti, sono stati sequestrati 80 mila accessori di abbigliamento ornamentali posti in vendita con segni mendaci in relazione alla loro composizione in perla, zircone, ematite e grafite, nonché oltre 1.000.000 di articoli di bigiotteria e accessori di abbigliamento non sicuri, in violazione del Codice del Consumo e, poi, i fornitori dei tessuti utilizzati per la produzione dei beni contraffatti, dislocati in varie zone del territorio nazionale.

Nel prosieguo delle indagini le perquisizioni disposte dalla locale Procura della Repubblica ed eseguite in provincia di Prato, Vicenza, Viterbo, Napoli e Caserta, hanno consentito di accertare le responsabilità dei fornitori dei tessuti e dei semilavorati, permettendo di sequestrare oltre 1 milione di ulteriori marchi contraffatti a stampa sublimatica diretta su tessuto, circa 350 mila mascherine facciali con segni mendaci di conformità ovvero non conformi alle vigenti prescrizioni, 180 mila filtri in TNT, nonché numerose schede tecniche di conformità, in lingua francese, mendaci e 25 macchinari industriali (tra cui plotter,  macchine taglia-cuci e stiratrici).

Nove sono le persone denunciate all’A.G. torinese per i reati di frode nell’esercizio del commercio e vendita di prodotti industriali con marchi contraffatti o mendaci. L’avvenuta commercializzazione dei beni avrebbe consentito di realizzare un volume d’affari superiore a 3 milioni di euro.

L’operazione rientra nell’ambito della quotidiana azione di contrasto alla contraffazione e alla vendita di prodotti non sicuri realizzata dalla Guardia di Finanza attraverso il controllo economico-finanziario del territorio, al fine di tutelare non solo i consumatori e la loro salute, ma anche il diritto d’autore, gli imprenditori onesti ed i poli produttivi che rispettano le regole eliminando pericolose distorsioni delle corrette dinamiche dell’economia di mercato.

 

A Treviglio la peggior partita della Torino del basket di sempre?

Il basket visto a distanza / Si fa veramente fatica, da tifoso e da sempre abbonato in questi ultimi anni della rinascita del basket a Torino fin dai primi albori della PMS fino a quest’anno in cui purtroppo non si prevede pubblico, a immaginare un quadro più deludente della sconfitta per 77 a 66 contro Treviglio.

Inguardabile ogni aspetto, dal tiro da tre punti con 3\24 inaccettabile per giocatori da campetto figuriamoci per una serie A (anche se di seconda classe…), al gioco inesistente in attacco, fino al modo in cui la difesa sembra vivere in preda a crisi isteriche fatte di corse ad inseguimento di un pallone senza mai prenderlo.
L’isteria sembra farla da padrona anche in panchina quando Diop (27 punti realizzati, 7 rimbalzi e 29 di valutazione finale) tenta e fallisce un tiro da tre punti e viene sostituito con rabbia da Cavina! Non sappiamo quale sia la ragione, ma Clark e Cappelletti vengono trattati sovente in maniera uguale. Ma senza di loro non si può fare una buona figura… .
Reazioni scomposte che non si vedono nei confronti di Penna e Toscano, con il primo che quando è in campo fa registrare un plus\minus di meno 15!!!
Sembra incredibile ma Torino era pari dopo una discreta rimonta e poi, con la solita girandola di cambi, il risultato diventa visibile.

Comunque assenti completamente ingiustificati sono Alibegovic e Pinkins. Il primo con 0\5 da due e 1\9 da tre punti e un plus minus di meno 19 si commenta da solo. Il secondo ha partecipato alla partita con 1\1 da due e … basta!!! Qualche rimbalzo e cinque falli non giustificano il fatto di giocare per far salire Torino in serie A.
L’unica immagine positiva è finalmente Diop! Schiaccia,intimidisce avversari, prova anche a far valere il fisico. Con la presenza in tribuna della dirigenza di Sassari forse osa far vedere di cosa sia capace di fare per compiere fin da subito il salto nella categoria che probabilmente gli appartiene già, anche se dovrà migliorare molto il gioco lontano da canestro. Il mio timore è che possa far ritorno in Sardegna. Ma, se fosse così, le ambizioni di Basket Torino sicuramente scemerebbero verso il basso, e sinceramente, ed egoisticamente, spero che Ousmane Diop resti con noi.
In serie A ci sono giocatori ultra 35enni che restano in campo per ben più di 30 minuti e sono ancora super protagonisti. Giocatori più giovani, come quelli “titolari” di Torino, forse, dovrebbero tenere il campo per tempo almeno corrispondente e non dovrebbe essere costante la girandola di cambi come se avessimo in panchina giocatori di pari livello, costringendo poi i titolari a dover inseguire quanto posto in essere dalle seconde linee.

Chiaro che il comprendere il motivo dell’affezione verso giocatori che sono a ben vederli più buoni giocatori di serie B che buoni cambi di A2 varrebbe una laurea ad honorem nella facoltà di “non capisco ma ci provo”.  Al momento, l’unica cosa da fare sarebbe chiudere questa pagina chiedendo scusa a chi paga sia l’abbonamento al palasport chiuso che a quello di Lnp pass per vederla in TV o sul PC, e sperare di non vedere più partite come ieri.  La mancanza di gioco è grave, l’incapacità di segnare di più, e il nascondersi di due giocatori come Pinkins e Clark (i due stranieri, i due potenziali migliori della squadra) non può essere tollerata. Loro è anche la responsabilità dei tiri assurdi sbagliati dagli altri. Devono essere protagonisti, non possono sempre passare la palla.
La Reale Mutua Basket Torino ha fatto la voce grossa solo con squadre ultra deboli e per di più senza giocatori per loro importanti. In due partite con squadre “normali” le ha prese di santa ragione più di quanto dica il punteggio. Peggio di così non si dovrebbe andare, e, quindi, toccato il fondo, speriamo di risalire e di non dover vedere scavare … .

Paolo Michieletto

La Formula DC per Torino

Caro direttore, la Democrazia Cristiana torinese ha avviato in questi giorni una campagna di affissioni che ha come tema La Formula DC per Torino.

Essa assomma alla Storia altri quattro aspetti: Solidarietà, Sostenibilità, Servizi e Sicurezza, i quali, insieme, determinano Investimenti e Lavoro.
In definitiva: S + 4xS = I + L. La Dc torinese si ripresenta, dunque, come partito di programma dopo una stagione in cui sono scomparsi dalla politica cittadina proprio questi due requisiti fondamentali per il bene comune. Conseguenza è stata la decadenza di Torino, all’interno di una comunità nazionale che pure se la passa molto male.
In questa formula vi è innanzitutto una presa di coscienza: la Storia, di cui i cristiani impegnati in politica sono stati protagonisti nelle pagine più difficili ed esaltanti della storia cittadina corrispondenti alla prima ed alla seconda industrializzazione e dove, grazie a loro, si è coniugato sviluppo ed attenzione verso gli ultimi.
Dunque bisogna ripartire dalla Solidarietà.
 La città è per tutti e compito della politica è renderla vivibile tanto per i promotori dello sviluppo che per le maestranze più semplici ed umili, nonchè per i tagliati fuori dal procedere dello sviluppo selettivo e globalizzato, rendendo questi ultimi non più scarti ma protagonisti di una nuova stagione della crescita.
La Solidarietà è favorita dalla predisposizione di strumenti nuovi ed efficaci, quali possono essere il ruolo delle fondazioni bancarie del territorio, oltrechè la propensione alla generosità – da favorire ulteriormente – di un vasto tessuto cittadino orientato all’altruismo.
La Solidarietà è parte della Sostenibilità economico-sociale: un equilibrio a cui i cristiani impegnati in politica sono da sempre sensibili, che hanno in larga misura realizzato negli anni del loro governo della città. Oggi vi è una particolare attenzione alla Sostenibilità ambientale, su cui, alla luce anche della Laudato Sì, la Dc è particolarmente propensa.
Essa richiede scelte politiche serie in tema di rifiuti, trasporti, energia e telecomunicazioni e non soltanto diversivi come la promozione di monopattini e controviali con limite dei 20 km/h.
Stiamo configurando una città al passo coi Servizi innovativi.
Restano i Servizi tradizionali, quelli in particolare rivolti alla popolazione anziana ed infantile, su cui il Comune ha tradizionali competenze da riscoprire e valorizzare.
Non deve essere la pandemia a farci ripensare il sostegno dovuto alla terza e quarta età e la denatalità ad imporci abitudini nuove nel sostegno alle famiglie con prole.
La trascuratezza nei confronti di queste categorie, oltreché la rimozione della questione della disabilità da parte della società edonista e selettiva, va superata a partire dalle competenze comunali in materia.
Resta la Sicurezza, una condizione fondamentale per rendere appetibile da un punto di vista economico un territorio e per rimarcare l’identità tradizionale di Torino quale città gentile e rispettosa del diritto primario dei propri abitanti ad una convivenza serena.
Rilanciata la città attraverso questi punti, trascurati sia dalle amministrazioni di Sinistra che da quella pentastellata, Torino, forte delle sue tradizioni, diventa un’area attrattiva per Investimenti locali, che non devono essere lasciati fuggire, ed esterni, che devono essere attirati anche grazie ad una mentalità aperta e accogliente nei confronti di chi propone i suoi progetti.
Solo così si potrà avere il buon Lavoro, quello non assistenziale, correttamente remunerato, in grado di riequilibrare la difficile condizione della maggior parte degli abitanti di Torino.
Questo è il percorso previsto nelle grandi linee, che si possono definire ora, a qualche mese dalle amministrative ed in quadro di complessiva incertezza determinata dal Covid, ma che la Dc torinese conta di approfondire anche sugli aspetti particolari, di approfondimento, rispetto a questo disegno complessivo.
Pensiamo, a titolo di esempio, alla linea 2 Metro subito, alla realizzazione concreta della variante 200, all’adeguamento di corso Marche, ed alla destinazione della Cavallerizza Reale ad area di grande attrazione turistica…
Tutte le grandi incompiute degli ultimi venticinque anni.
Mauro Carmagnola

Debito pubblico: Italia sotto la spada di Damocle

Damocle era un cortigiano che viveva alla corte di Dionigi I, tiranno di Siracusa. Un giorno affermò che Dionigi era fortunato, disponendo di un grande potere, e allora il tiranno gli propose di prendere il suo posto

Detto, fatto. Durante il banchetto, Damocle gustò cibi raffinati e si intrattenne con bellissime fanciulle, finché notò che, sopra la sua testa, era appesa una spada legata solo ad un esile crine di cavallo. Dionigi l’aveva fatta sospendere sul suo capo perché capisse che la sua posizione di tiranno lo esponeva continuamente a grandi pericoli . Immediatamente Damocle chiese al tiranno di poter terminare lo scambio.

Situazione scomoda, che oggi si adatta perfettamente alla crisi finanziaria che stiamo vivendo.

Dopo quasi un anno dall’esplosione della pandemia, l’economia annaspa, le imprese rischiano di chiudere, i lavoratori rischiano di perdere il posto, il debito rischia di soffocare le prossime generazioni.

Ecco la “spada di Damocle” appesa sopra la nostra testa: il debito pubblico!

Dall’inizio della pandemia lo Stato ha emesso oltre 140 miliardi di BTP di vario tipo (da quelli ordinari a quelli indicizzati all’inflazione fino alle serie “BTP Futura” con premio di fedeltà), in una fase di forte contrazione dell’economia (il PIL scenderà alla fine dell’anno del 10% circa…) e di contemporanea riduzione delle entrate fiscali (calate a causa della riduzione del PIL, ma anche per effetto dei provvedimenti di rinvio della riscossione delle imposte per agevolare le imprese in crisi di liquidità).

A fine settembre il debito pubblico italiano era arrivato all’astronomica cifra di 2.583 miliardi di euro (record storico assoluto!), contro i 2.410 di inizio anno, con un incremento di oltre il 7%, in un anno in cui l’inflazione è stata nulla. Nel frattempo il PIL è diminuito a poco più di 1.600 miliardi di euro, portando così il rapporto debito/PIL (uno dei più importanti nella valutazione della solidità di uno Stato) al 160%!

Le previsioni al momento non sono certo rosee: per quanto il governo si sforzi di delineare un 2021 in forte ripresa (con la crescita del PIL oltre il 5%) il gap rimarrà enorme e non basterà certo un anno per tornare ai livelli pre-pandemia. Se si pensa poi che in venti anni l’Italia è rimasta praticamente ferma in un mondo in cui anche gli zoppi corrono, si capisce immediatamente che bisogna fare qualcosa.

Il “qualcosa” deve necessariamente consistere in provvedimenti che non siano semplicemente un tampone (bonus a pioggia, ristori, rinvii di imposte e rate dei muti, ecc.), ma un concreto intervento in investimenti che ricreino le condizioni per avviare un circolo virtuoso dell’economia.

Finanziare gli investimenti (infrastrutture, istruzione, sanità, digitalizzazione, ecc.) necessita di centinaia di miliardi di euro che non possono continuare a provenire da debiti, ma devono provenire da “risorse proprie” o, usando un termine aziendalistico, patrimonio.

E allora le strade sono solo due, che cerchiamo di sintetizzare.

La prima è l’introduzione di un’imposta patrimoniale (vera e propria spada di Damocle” che pende sulla testa di tutti noi…), applicata con varie modalità secondo chi la propone e la sostiene. Potrebbe trattarsi di un’imposta a raffica su tutte le ricchezze dei risparmiatori italiani (titoli, case, aziende), oppure di un’imposta “a macchia di leopardo” su certe categorie di attività (solo i titoli, solo i depositi bancari, solo gli immobili). Potrebbe trattarsi di un’imposta “a strascico” (aliquota unica per tutti, fatta salva una franchigia minima per i patrimoni minori; si parla ad esempio di 500.000 euro) oppure di un’imposta “progressiva” all’insegna del motto che “Chi più ha più deve dare.

Beneficio palese per lo Stato: raccogliere cifre imponenti in un attimo (si pensi alla tosatura fatta dal governo Amato un venerdì notte, sottraendo il 6 per mille dalle giacenze sui conti correnti). Sacrificio palese per i cittadini: vedersi sottrarre parte dei risparmi accumulati nel tempo, per coprire il buco di bilancio. Una soluzione forzosa che sicuramente scatenerebbe tensioni di vario tipo e molto probabilmente, colpendo anche interessi stranieri investiti in Italia, genererebbe reazioni negative sui mercati con il possibile allontanamento degli investitori istituzionali (che attualmente assicurano il 70% della sottoscrizione dei BTP).

La seconda soluzione è il lancio di titoli irredimibili, cioè titoli privi di scadenza, che pagano ai sottoscrittori solo un interesseannuo per l’eternità. Chi lo acquista cede il proprio capitale in via definitiva allo Sato in cambio di una rendita per sé e per la sua discendenza. Per converso, lo Stato, in cambio dell’impegno a pagare la rendita, non assume alcun obbligo di rimborsare il capitale. Non essendoci un rimborso, il capitale raccolto èacquisito definitivamente dallo Stato e non costituisce debito.

Da notare che i risparmiatori possono comunque recuperare in ogni momento l’investimento vendendo i titoli in Borsa, che assicura la liquidità di ogni titolo quotato nel termine di soli due giorni.

I titoli irredimibili non sono certo una novità (sono stati emessi fin dal XVIII secolo da Stati Uniti, Inghilterra, società private e anche dall’Italia, con due serie denominate Rendita 3,5% e Rendita5%): la novità potrebbe essere costituita dall’utilizzo di diversi sistemi di calcolo della rendita. Oltre a quello tradizionale (tasso fisso), che espone il detentore al rischio d’inflazione nel tempo, sipotrebbero ipotizzare tranche a tasso variabile o anche a tasso indicizzato sul PIL (una modalità nuova, denominata TRILL, di cui ha recentemente parlato l’ex ministro Tria).

Beneficio palese per lo Stato: raccogliere cifre consistenti nel tempo (almeno 10 miliardi il mese) da destinare al sostegno a fondo perduto alle imprese o alla realizzazione di infrastrutture.

Beneficio palese per i risparmiatori: percepire una rendita infinitad’importo superiore a quello dei BTP ordinari (la durata infinita va “pagata” con un tasso un po’ superiore a quello corrente) e facoltà di ricuperare in ogni momento i soldi vendendo i titoli.

Insomma, volendo usare termini raffrontabili, la patrimoniale è un contributo forzoso, i titoli irredimibili sono un contributo volontario, una sorta di “patrimoniale temporanea” (dura finchénon si vende il titolo) e di “patrimoniale remunerata” (incasso delle cedole annuali).

Qualcuno teme che non ci saranno sottoscrizioni? Rifletta sul fatto che in piene ferie nell’agosto 2020, Intesa San Paolo ha offerto 1,5 miliardi di titoli irredimibili ricevendo richieste per 6,5 miliardi!

Speriamo che alla fine la soluzione ”volontaria” prevalga su quella “forzosa”; ne va della credibilità dell’Italia.

 

GIANLUIGI DE MARCHI

Consulente finanziario, giornalista e scrittore

demarketing2008@libero.it

 

“Io non ti voglio più”, Antonaccio tra narrativo e autobiografico

A prima vista potrebbe sembrare il titolo di una canzone, invece “Io non ti voglio più “ è quello di un romanzo scritto da Mara Antonaccio e edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, che si può ascrivere a generi diversi, capace in sé di racchiuderli e approfondirli tutti.

Si potrebbe definire, infatti, un romanzo di formazione, seguendo la tradizione e la fortuna che questo genere ha sempre avuto a partire dai tempi di Goethe e del suo Wilhelm Meister; nel contempo non è sbagliato considerarlo anche di carattere autobiografico per i numerosi riferimenti che presenta rispetto alle vicende biografiche dell’autrice, Mara Antonaccio, biologa di origine pugliese, ma torinese di adozione, autrice di numerose pubblicazioni scientifiche, alla sua prima esperienza narrativa. Non è da escludere neanche nel libro il carattere diaristico, che lo rende in certi passi molto intimistico.

Protagonista del romanzo è una giovane donna di nome Eugenia, intelligente, volitiva, ma anche irrequieta, alle prese con un amore precoce di origine marocchina. Quindi il matrimonio con Omar e la nascita di due figli. La narrazione procede seguendo il punto di vista della protagonista, che avverte già dal momento stesso delle nozze l’insinuarsi di una duplice insidia, sotto la veste di rassicurazione, ma anche di “trappola”. Eugenia, però, dimostra di essere capace di non arrendersi alla monotonia, si apre a nuove esperienze di vita e a nuovi amori, per metà vissuti e per metà sublimati, lotta contro i problemi di sovrappeso, fino a giungere a accettare la sua fisicità.

Il messaggio che la protagonista trasmette attraverso il libro è, così, assolutamente positivo, quello di una donna che cerca di trovare un equilibrio non facile tra il proprio ruolo di madre e quello di persona emancipata alla ricerca dell’amore e di un compagno, e di una donna che non ha paura di procedere nel cammino della vita, consapevole che gli unici rimpianti dell’esistenza sono gli amori non vissuti e le scelte non compiute. In Eugenia si riflette molto il carattere volitivo, ma al tempo stesso solare e coraggioso, dell’autrice che l’ha creata.

Mara Martellotta