ilTorinese

Scuola: tra “chiudi tutto” e “apri tutto”, esiste la terza via”

“E’ quella dell’intelligenza e della responsabilità”

Ha dichiarato Andrea Brenna, segretario nazionale de il Popolo della Famiglia:

“è ora che i governanti nazionali e regionali la smettano di considerare i cittadini italiani incapaci di avere buon senso, di darsi regole, di essere responsabili e di agire con la massima prudenza sia personale che collettiva.
Mi riferisco in particolar modo alla scuola, oggetto di continue chiusure e riaperture, a seconda dei dati di contagio.
Ritengo doveroso che venga sempre garantito il fondamentale diritto allo studio dei nostri bambini e ragazzi nelle scuole di ogni ordine e grado e dei nostri giovani nelle università.
Il governo permetta agli alunni di ritornare quanto prima alle lezioni in presenza, garantisca la didattica a distanza a tutti quegli alunni che non hanno condizioni domestiche tali da permettere il distanziamento tra loro ed i soggetti fragili o più a rischio conviventi.
Questi alunni troverebbero nei loro familiari più a rischio e con loro conviventi, soggetti in grado di accudirli e di assisterli durante la didattica a distanza, evitando pertanto che essi debbano frequentare i plessi scolastici, i mezzi di trasporto, le fermate di bus, le metropolitane, evitando che si portino tra le mura domestiche il contagio.
Il legame tra genitori a rischio e i propri figli, tra i nonni a rischio e i loro nipoti resterebbe preservato e rilanciato.
Solo in questo modo potremmo evitare l’affollamento delle terapie intensive, dovuto ai contatti tra la collettività e i soggetti più fragili e più a rischio, preservando il diritto allo studio e la serenità, non meno importante, di moltissime famiglie.
Le stesse famiglie che, oltre a dover affrontare le difficoltà di lavoro quotidiane, avrebbero, con la didattica a distanza generalizzata e di massa, moltissime difficoltà nell’accudire i figli che resterebbero diversamente soli tra le mura domestiche durante la didattica a distanza.
Auspichiamo in un governo che intessa con i cittadini un rapporto di fiducia, di responsabilità, di collaborazione, di comune azione durante l’emergenza, affinché tutti i diritti, in particolare il fondamentale diritto allo studio, siano sempre totalmente preservati.
Una soluzione, questa, che migliorerebbe l’attuale livello di protezione delle persone più fragili e a rischio oggi a tratti esposte ad aperture e chiusure generalizzate che non considerano il loro rischio di esposizione al contagio.”

Sostegni: Ruffino (Cambiamo!) il governo ascolti i territori, mappa dei bisogni reali

“Mai come ora il governo deve ascoltare con attenzione i territori, che sono la mappa dei bisogni reali, solo cosi potra’ comprendere le richieste di tutti, dagli amministratori locali in prima linea nella lotta al coronavirus alle categorie che hanno subito pesanti perdite economiche fino ai bisogni della gente”.
Lo dichiara in una nota la deputata di Cambiamo! Daniela Ruffino. “Nel dl Sostegni l’esecutivo tenga in considerazione i cambiamenti e le esigenze quotidiane. Per il Tpl, ad esempio, oltre al trasporto scolastico occorre tenere in conto di non accentuare l’ulteriore isolamento delle zone marginali. La gratuità dell’asilo nido deve essere definitivamente affrontata e risolta. Queste, e molte altre, sono le risposte che le famiglie italiane si aspettano. La pandemia ha gia’ creato un forte isolamento sociale, il governo deve evitare che questo possa crescere e diventare ancor piu’ devastante, ora e’ il tempo di agire”, conclude.

Assorbenti per l’8 marzo, campagna di Arci e Cgil

LA PROVOCAZIONE LANCIATA DA ARCI TORINO E CGIL TORINO

 

Assorbenti per l’8 marzo. E’ la provocazione, e insieme la campagna, lanciata dal Comitato Arci Torino e Cgil Torino per la festa della donna. Un’iniziativa, che parte domani, lunedì 8 marzo, e durerà un mese, dal titolo “Non sono beni di lusso!”. Permette di donare assorbenti, in primis, ma anche prodotti per l’igiene personale o per la pulizia della casa: beni che, di norma, non sono oggetto di donazione né sono attualmente presenti nei panieri di beni forniti dal Comune di Torino e del Banco Alimentare alle famiglie in difficoltà.

 

Su assorbenti, tamponi, coppetta mestruale le donne pagano l’Iva al 22%. Carne, birra o cioccolato l’hanno al 10%, come pure tartufo e merendine – che proprio indispensabili non sarebbero – come non lo sarebbero i francobolli da collezione e gli oggetti d’antiquariato. Gli assorbenti vengono considerati al pari delle automobili e dei televisori: non sono beni primari per lo stato italiano.

 

La campagna nasce sotto il grande cappello di Fooding, il progetto avviato nel 2018 da Arci Torino per affrontare il tema della povertà e delle disuguaglianze a partire dalla solidarietà alimentare: mense per persone senza dimora, recupero delle eccedenze alimentari e distribuzione di panieri solidali.
In questo caso, si vuole valorizzare la cultura del dono attraverso due punti di raccolta fisici: il Circolo Anatra Zoppa, in via Courmayeur 5, e la Camera del Lavoro di Torino di via Pedrotti 5. E’ prevista anche l’organizzazione di spese sospese: alcuni punti vendita daranno la possibilità ai clienti di donare prodotti che saranno destinati al progetto.

 

Come tutte le azioni di Fooding, la risposta a un bisogno materiale si accompagna a un obiettivo di sensibilizzazione: narrare come si strutturano le disuguaglianze nel nostro paese e richiamare l’attenzione sulla componente di genere. In Scozia, ad esempio, esiste l’accesso gratuito e universale ai prodotti per le mestruazioni. In Spagna, Grecia o Austria l’aliquota è al 10%. In Francia al 5,5%, in Irlanda l’Iva è allo 0%: parliamo di un bene che ha un impatto nell’economia delle famiglie e delle donne.

 

«E’ passato un anno dall’inizio della pandemia e dall’avvio di Torino Solidale. In questo anno abbiamo avuto modo di conoscere le famiglie e i loro bisogni  – afferma la coordinatrice di Fooding, Alice Eugenia GrazianoQuesta è la prima di una serie di raccolte straordinarie che lanceremo nei prossimi mesi per ampliare la varietà di beni che possiamo mettere a disposizione di chi beneficia del progetto. Siamo voluti partire dai beni per l’igiene personale e la pulizia della casa perché sono tra i beni più richiesti, dopo il cibo ovviamente, e abbiamo voluto mettere al centro di questa raccolta il tema degli assorbenti per ricordare come le crisi e le povertà colpiscano in modo diverso i generi».

 

«La Cgil di Torino ha deciso di partecipare a questo progetto con l’Arci perché accanto alla nostra azione di difesa dei diritti di chi lavora pensiamo che in un momento come questo sia fondamentale occuparsi dei bisogni delle persone in difficoltà,a partire da quelli primari – afferma la segretaria generale Cgil Torino, Enrica ValfrèUn modo concreto di essere solidali, tornando alle origini delle camere del lavoro, che erano anche luoghi di incontro e di sostegno alle necessità delle persone. Partiamo con questo progetto perché sostenere in particolare le donne e la loro dignità, proprio nel momento in cui la pandemia le penalizza di più e rischia di renderle più povere e più sole, è strategico per far ripartire in modo più giusto il paese».

8 marzo: “Uomini contro la violenza”

Un convegno per fare il punto sulla legge Codice rosso

A circa un  anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge conosciuta come Codice rosso, quali sono le difficoltà incontrate, i successi raggiunti, l’effettiva operatività della norma?

A queste e altre domande proveranno a dare risposta i tanti relatori che parteciperanno  al convegno “Uomini contro la violenza” , online sui canali istituzionali del Consiglio regionale, lunedì 8 marzoGiornata internazionale della donnaalle ore 15. L’incontro è stato organizzato dall’associazione Ma.ter in collaborazione con la Consulta femminile del Consiglio regionale del Piemonte.

8 marzo amaro: l’imprenditoria femminile piemontese perde 712 aziende

LE IMPRESE ROSA DEL PIEMONTE STANNO PAGANDO: a fine dicembre – 712 imprese rosa

 

Daniela Biolatto (Presidente Donna Impresa Confartigianato Piemonte):

“Le imprese rosa del Piemonte hanno bisogno di essere sostenute sul piano finanziario, attraverso l’erogazione di ristori veloci ed appropriati, e sul piano del welfare”

L’imprenditoria femminile del Piemonte sta pagando l’impatto negativo dovuto al Covid-19.

A fine dicembre 2020, secondo gli ultimi dati forniti da Unioncamere, le imprese femminili con sede in Piemonte ammontavano a 95.879 unità, in diminuzione rispetto alle 96.591 di fine 2019 (-712 imprese rosa).

In Piemonte a trainare il lavoro indipendente femminile artigiano sono 16.796 titolari di imprese individuali artigiane (dato relativo al II trimestre 2019). Insieme a socie e collaboratrici operano nella nostra Regione 31.995 donne d’impresa. Inoltre, il 48% delle imprenditrici artigiane piemontesi ha tra i 48 ed i 72 anni.

A livello nazionale, la classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici, secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).

Nelle province del Piemonte dopo Torino, con 15.769 imprenditrici, troviamo Cuneo (4.935), Alessandria (3.203), Novara (2.732), Asti (1.547), Biella (1.409), Vercelli (1.256) e Verbania (1.144).

Un focus di Confartigianato Imprese sull’imprenditoria femminile mette in evidenza come quasi il 70% delle 31.995 donne d’impresa operino proprio nei settori più esposti alla “crisi coronavirus”.

 

L’imprenditoria femminile artigiana è caratterizzata soprattutto da piccolissime imprese, spesso a gestione familiare, che hanno più difficoltà di resilienza rispetto a quelle guidate dai colleghi uomini. I settori in cui operano maggiormente le imprese artigiane rosa, infatti, sono tra quelli maggiormente colpiti dalla pandemia: un terzo delle imprese artigiane rosa lavora nella moda, settore che ha patito più di altri la cessazione degli eventi soprattutto quelli legati alla filiera del matrimonio, un’altra importante fetta opera nel benessere (acconciature e centri estetici), che sono stati tra i primi a chiudere nel primo lockdown e gli ultimi a riaprire, un’altra importante fetta dell’ imprenditoriale femminile è legata al turismo, settore che ha subito una flessione del 90%.

 

“La causa della flessione di imprese rosa che ha caratterizzato l’anno pandemico – afferma Daniela Biolatto, Presidente Donna Impresa di Confartigianato Piemonte – è da ricercare anche nella scarsa attenzione che l’imprenditrice donna riceve in termini di welfare, sulla mancanza di investimenti che potrebbero giovare alle donne che lavorano, come ad esempio gli asili nido. In una parola l’imprenditoria femminile è costretta ancora oggi a fare dei veri e propri tour de force per poter coniugare il lavoro, la famiglia e i figli, che in questo anno di pandemia sono stati spesso seguiti da casa con la DAD. La crisi sanitaria ha messo in luce il problema atavico per le donne che fanno impresa, ossia la conciliazione vita-lavoro. Ma le difficoltà vanno ricercate anche sul fronte lavorativo, come ad esempio l’accesso al credito.”

A livello nazionale, secondo l’ultimo rapporto di Unioncamere, le imprese femminili si sono viste rifiutare l’8% delle domande di finanziamento rispetto al 4% delle imprese guidate da uomini.

“In questa fase le imprese rosa del Piemonte – conclude Biolatto – hanno bisogno di essere sostenute sia sul piano finanziario attraverso l’erogazione di ristori tanto veloci quanto appropriati, sia sul piano del welfare attraverso iniziative volte a migliorare la qualità della vita delle donne imprenditrici, come l’implementazione di servizi capaci di andare incontro alle esigenze al femminile. Voglio inoltre ricordare che l’investimento pubblico rivolto alle donne che lavorano ritorna sia in termini di PIL che in posti di lavoro che si creano”.

Le donne italiane sono anche tra le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’UE per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia.

Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale: si attesta, infatti, a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili. Se nelle attività indipendenti le donne italiane primeggiano in Europa, il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione femminile. Le imprenditrici devono fare i conti con un welfare che non aiuta le donne italiane a conciliare il lavoro con la cura della famiglia.

L’Osservatorio di Confartigianato Imprese mette in luce come la spesa pubblica italiana sia fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della PA (rispetto al 3,8% della media UE) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media UE). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i Paesi europei.

Tutto ciò si riflette sull’occupazione femminile e sulle condizioni per conciliare lavoro e famiglia: Confartigianato Imprese rileva infatti che il nostro Paese rimane ultimo nell’UE per il tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni: nel 2018 si attestava al 49,5% a fronte di una media del 63,3% nell’UE a 28. Fa peggio di noi soltanto la Grecia, con un tasso di occupazione delle donne tra 15 e 64 anni del 45,3%. Per giunta siamo ben lontani dal primato della Svezia (76%).

Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.

Mantova – Reale Mutua Basket Torino 52 – 85. Una partita a senso unico

Il basket visto a distanza

La Reale Mutua Basket Torino vince una partita che non ha più un senso tecnico già poco dopo l’intervallo.

E’ la solita solfa delle squadre che giocano lo stesso campionato ma sono ampiamente differenti nella categoria del merito. Torino è di un livello superiore, mentre Mantova in una A2 a girone unico e non due gironi sicuramente non sarebbe presente.

Il risultato non dice tutto, anzi, avrebbe potuto essere più ampio il divario e potrei dire che è stata un’altra di quelle partite in cui Torino dimostra ampiamente di non appartenere a questa categoria almeno nelle potenzialità. Certo è che alcune squadre sono improponibili da vedere giocare e che la speranza di salire di livello per rivedere la serie A è l’ultima a morire, ma si sa, chi vive sperando… .

Il commento tecnico è inesistente per merito di Torino, ma possiamo segnalare una buona prestazione balistica da tre punti (6 canestri realizzati) di Alibegovic e la solita prestazione di sostanza di Diop e Cappelletti. Il resto è quasi normale amministrazione per Pinkins e Clark e una buona presenza per Campani. Bushati si ricorda che sa tirare da tre punti e ne infila anche lui due che permettono a me di festeggiare con due pizzette in suo onore. Poco altro da narrare perché l’altra squadra riesce a segnare solo 6 punti nel terzo quarto e pochi di più nell’ultimo sicuramente anche per merito di Torino ma altrettanto certa la qualità bassa di tutta la squadra di Mantova.

Un solo commento lo farei sulla gestione dei finali delle partite, non solo di Torino, ma un po’ di tutto il basket nazionale. Si è sottoposti allo  “stress” di giocare ogni tre giorni (inviterei tutti a non usare mai toni disastrosi per la fatica o entusiastici per i sacrifici di chi fa sport in questo periodo ricordando che c’è gente che non lavora o che perderà il posto e che sta male e di sicuro non si guadagna da vivere giocando… ) e poi fino all’ultimo minuto si gioca in pressione o si rischia infortunio sopra di 30 punti.

La gestione dell’atleta è sempre in funzione anche di preservarlo da fatiche inutili. Non è di sicuro in quel minuto in più che si crea la mentalità vincente, e non è recuperando una palla in più contro una squadra “scadente” che si rafforza lo spirito di squadra. Se non c’è un motivo legato alla differenza canestri o a rivalità particolari, far riposare e preservare dai rischi gli atleti fondamentali dovrebbe essere un dovere più che un piacere nel far giocare le riserve. Ma tant’è, e così è se vi pare in tutto il panorama nazionale.

Probabilmente alcune psicologie sportive suggeriscono tali indicazioni e i “santoni delle panchine” ne sanno sicuramente più di me che di basket vero ormai scrivo solamente e quindi mi taccio.

Adesso Torino rigioca mercoledì e, in virtù dei risultati circostanti, può risalire fino in vetta con tutti i recuperi che deve effettuare. Fino al momento in cui si deciderà tutto ai playoff (Lega permettendo) Torino potrà portare alta la bandiera di squadra favorita. E se gioca anche solo normale, vincerle tutte non sarà un’impresa epica.

Paolo Michieletto

Le cartoline di Poste Italiane per la Festa della Donna

-Poste Italiane celebra anche quest’anno la Festa della Donna dedicandogli una cartolina filatelica e un annullo speciale. Un’occasione unica per ogni collezionista o per chi, semplicemente, desidera ricordare in modo originale una giornata particolare, facendo dono della cartolina a una persona cara o inviando un messaggio a chi è lontano.

L’immagine della cartolina raffigura il volto di una donna contemporanea che si affaccia al Terzo Millennio, adornata da fiori avvolti in un gioco di luminosi colori.

Il prodotto filatelico sarà disponibile dal 4 all’11 marzo nei  19 uffici postali con sportello filatelico della provincia di Torino oltre che nei dieci “Spazio Filatelia” del territorio nazionale, insieme all’annullo speciale rettangolare dedicato, che dovrà essere utilizzato esclusivamente in abbinamento al bollo con datario mobile.

Poste Italiane è un’azienda con una presenza femminile molto alta nella sua forza lavoro anche in provincia di Torino: la grande attenzione che da sempre l’Azienda rivolge a tematiche come la parità di genere ha portato a registrare 233 uffici “rosa”, dove cioè la presenza dei propri dipendenti è quasi interamente al femminile, soprattutto nei ruoli di responsabilità.

A Rivalta i nuovi orti urbani

A Rivalta i piccoli campi sono una realtà dagli Anni Novanta

Sono stati assegnati sabato mattina i nuovi orti urbani di Rivalta. Si tratta di 23 appezzamenti di terreno di 80 mq ciascuno realizzati a Tetti Francesi in via Mattei, nei nuovi
giardini comunali. L’assegnazione, dopo una breve cerimonia e la benedizione di don Paolo, è avvenuta tramite sorteggio, sulla base della graduatoria pubblicata a fine 2020.
Gli orti sono stati consegnati liberi. Il canone annuo per gli affittuari è di 52,90 €, comprensivo delle spese di consumo di acqua e di gestione.

I nuovi orti si aggiungono agli ormai “storici” 80 piccoli campi presenti lungo il torrente
Sangone in zona Pasta.

Si rinnova così quella che a Rivalta è ormai qualcosa di più di una semplice tradizione. Fin
dagli anni Novanta, infatti, la Città ha dato spazio a questo tipo di iniziative e gli orti urbani, nati per essere occasione di incontro e relazione tra le persone, oggi sono diventati
validi strumenti per sottrarre all’abbandono aree a rischio di degrado e per promuovere –
soprattutto tra le nuove generazioni – l’idea di città più verdi e sostenibili.

«In tutto il mondo gli orti urbani sono realtà ormai largamente diffuse e proprio Rivalta ormai trent’anni fa è stata una delle prime amministrazioni in Piemonte a dar spazio a queste esperienze» ha detto il vicesindaco di Rivalta Sergio Muro. «Ci fa piacere constatare
che l’interesse per gli orti urbani non è mai venuto meno, anzi la voglia di prendersi cura
di quello che a tutti gli effetti è un bene della comunità si è fatta strada anche tra i nuovi
rivaltesi e tra i rivaltesi d’adozione».

Il termine per presentare le domande era stato fissato al 29 giugno del 2020. La domanda per accedere all’assegnazione dei lotti era riservata ai cittadini maggiorenni residenti a
Rivalta e nella compilazione delle graduatorie sono stati tenuti in considerazione più parametri, a iniziare dal reddito dei richiedenti e dalla condizione di “persona ritirata dal
lavoro”.

Solo oggi però, a causa delle restrizioni e dei divieti imposti dalle normative di contrasto
alla pandemia, si è potuto procedere all’assegnazione.

Sanremo unlimited scopre nuovi talenti

La rassegna nonostante le difficoltà del momento riesce a proporre in live a discografici e produttori i nuovi talenti della musica leggera.

Con il patrocinio di CASA SANREMO, il format prodotto dal torinese Francesco Ganci, seguendo attentamente le direttive del CST e delle autorità competenti anche nel periodo del Festival di Sanremo 2021 è stato tra i pochissimi eventi ammessi nella città ligure.


Nell’ambito della sala Luigi Tenco, per l’occasione attrezzata come elegante studio
televisivo, con gli auguri fatti dal Presidente di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo,
bellissime voci sono state presentate a Maurizio Rusty Rugginenti, il titolare
dell’etichetta discografica milanese “Rusty Records” (con i suoi artisti vincitrice del
Festival di Sanremo 2013, seconda classificata nel 2016 e nel 2020), e al “vivace”
produttore di origine veneta Cristian Gallana. Alcuni di loro avranno presto buone
notizie, dato che gli addetti ai lavori hanno già anticipato il loro interesse per future
produzioni nel campo della musica leggera.

Tra gli ospiti c’era Namida già finalista in Area Sanremo e prossima rappresentante
italiana al New York Canta. Namida è molto di più che una semplice promessa. Ci
scommettiamo !!

Tutti i partecipanti hanno ricevuto il National Voice Awards, prestigioso
riconoscimento al talento canoro.


Una straordinaria Consuela di Monaco, da oltre 10 anni opinionista di moda e costume
nella televisione della Romania, in passato vincitrice dei più prestigiosi titoli nei
concorsi di bellezza internazionali, ha fatto da madrina all’evento. L’organizzazione le
ha consegnato il premio per ciò che fino ad ora ha rappresentato nel glamour e nel
gossip, sapendo inoltre che nel suo immediato futuro ci sarà un ruolo in una produzione
cinematografica romana.

Grazie per la preziosa collaborazione a Paolo Formia e Daniele Morelli.
Sanremo Unlimited nella quattordicesima edizione ha confermato il suo ruolo di leader
nella ricerca degli emergenti nel panorama nazionale. Nell’attesa che si possa
nuovamente tornare alla normalità, con soddisfazione mettiamo in archivio l’edizione
2021

Arriva il bando per la capitalizzazione delle piccole e medie imprese

L’Assessore Tronzano “sostegno alle Pmi che operano per la prosecuzione e il rilancio dell’attività di impresa”

 

E’ stato approvato con determina n.74 del 3 marzo il bando che riguarda i Contributi a sostegno della capitalizzazione delle piccole e medie imprese”. La misura attivata con delibera di giunta a seguito di confronto con la terza commissione consigliare, vedrà l’avvio dello sportello il prossimo 29 marzo alle ore 9.

L’intervento, finanziato complessivamente con un milione di euro per una potenziale platea di circa 30 imprese beneficiarie, è rivolto alle aziende del settore manifatturiero, delle costruzioni e dell’informatica.

Sono previsti contributi a fondo perduto di valore massimo pari a 62.500 euro per l’aumento di capitale delle società che effettueranno un’operazione di aumento di capitale (da un minimo di 50.000 euro fino a un massimo di 250.000).  Lo strumento di sostegno prevede il 30% di contributo per aumenti di capitale compresi tra 50.000 e 150.000 euro, il 25% per aumenti di capitale compresi tra 151.000 e 250.000.

Possono accedere alla misura le pmi piemontesi in possesso di alcuni requisiti, tra i quali: siano imprese di capitali, siano costituite da almeno un anno e con un bilancio chiuso e approvato, abbiano la sede di investimento attiva e operativa in Piemonte.

L’intervento – conferma l’Assessore alle attività economiche e produttive Andrea Tronzano – è volto a dare un sostegno alle Pmi che in questo modo operano per la prosecuzione e il rilancio dell’attività di impresa puntando su investimenti, sviluppo e consolidamenti.