ilTorinese

Vaccini: da lunedì ultra ottantenni e personale scolastico

CAMPAGNA DI VACCINAZIONE ANTI COVID-19 DEL PIEMONTE

La campagna di vaccinazione contro il Covid-19 della Regione Piemonte taglierà lunedì 15 febbraio altri due importanti traguardi.

I medici di medicina generale inizieranno a raccogliere l’adesione alla vaccinazione degli assistiti con più di 80 anni (inclusi i nati nel 1941).

Sempre dal 15 febbraio anche il personale docente e non docente delle scuole e delle Università potrà esprimere la volontà di farsi vaccinare, utilizzando in questo caso l’apposito portale www.ilpiemontetivaccina.it dedicato proprio al personale scolastico.

Le modalità delle due fasi sono state illustrate dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, dall’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, dal commissario generale dell’Unità di Crisi Vincenzo Coccolo, dal commissario dell’Area giuridico-amministrativa Antonio Rinaudo, dal consulente strategico Covid della Regione Pietro Presti e dal Capo di Gabinetto della Giunta Gian Luca Vignale.

Over80
Da lunedì 15 febbraio le persone con più di 80 anni (nati nel 1941 compresi) potranno segnalare la loro volontà di ricevere il vaccino al proprio medico di famiglia. Ogni medico indicherà eventuali priorità sulla base del quadro clinico dell’assistito e ne registrerà l’adesione sull’apposita piattaforma regionale. L’Asl di competenza provvederà a definire gli appuntamenti e a indicare luogo, data e ora della convocazione per la vaccinazione tramite sms o mail (si può indicare anche un cellulare/mail di un parente o altra persona fidata).

La somministrazione delle dosi avverrà a partire dal V-Day per gli over 80 del 21 febbraio nei 97 centri vaccinali finora individuati, aumentati rispetto ai 61 inizialmente previsti per raggiungere capillarmente tutte le zone del Piemonte. Chi non sarà in grado di spostarsi sarà vaccinato a domicilio a cura dell’Asl di appartenenza.

Personale scolastico e universitario

Sempre dal 15 febbraio il personale, docente e non docente, in servizio presso gli istituti scolastici e universitari pubblici e privati, compresi quelli di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica (AFAM) ed i servizi educativi privati e paritari potrà manifestare la propria volontà di aderire alla vaccinazione anti Covid-19 tramite il portale www.ilpiemontetivaccina.it Le prime inoculazioni verranno effettuate dal 19 febbraio. In questa fase per avviare la campagna verrà usato il vaccino AstraZeneca indicato per la popolazione con meno di 55 anni. Gli over 55 possono comunque manifestare la propria adesione sul portale e saranno convocati successivamente con le modalità e le tempistiche previste dal Piano nazionale.

Coloro che invece soffrono di particolari patologie non dovranno usare il portale per manifestare l’adesione perché saranno informate successivamente in modo specifico sulle modalità di vaccinazione loro riservate.

Pragelato, ripartono le gare sportive. Un ritorno alla normalità

“Un doppio appuntamento nazionale sportivo, sabato 13 e domenica 14 febbraio a Pragelato, fa ritornare la speranza della normalità.

 

La gara di Coppa Italia dello sci di fondo sulla pista olimpica di Pragelato e la gara di regolarità su ghiaccio con vetture stradali, The Green Ice Challenge, rappresentano due momenti importanti non solo per Pragelato ma per l’intera Via Lattea. Per la gara di Coppa Italia sono previsti 320 atleti e 130 accompagnatori. Per l’evento motoristico sul giacchio, invece, sono previsti 85 piloti e 250 componenti dei team. Ovviamente non è previsto il pubblico.

C’è bisogno di ritornare, appunto, alla normalità pur nel rigoroso rispetto delle norme e delle prescrizioni sanitarie in materia di prevenzione Covid. Del resto, la pista olimpica di fondo di Pragelato in questi mesi è sempre stata in funzione per gli allenamenti degli atleti pur senza la possibilità di aprirla al pubblico.

Al contempo, però, accanto alle gare, è sempre più necessario che i cosiddetti ‘ristori’ non rappresentino una semplice una evocazione propagandistica, lontana è puramente virtuale. La filiera economica/produttiva legata al sistema neve, a partire da centinaia di lavoratori e dalle piccole/medie aziende del comparto territoriale della Via Lattea, necessita adesso di un sostegno immediato senza ulteriori rinvii o deroghe. Individuare i beneficiari da un lato e indicare le tempistiche certe per l’erogazione dei fondi dall’altro rappresentano i due aspetti decisivi per evitare di far precipitare un intero settore produttivo in un vicolo sempre più cieco. E i due appuntamenti della prossima settimana a Pragelato rappresentano, comunque sia, un momento importante per un territorio che registra, purtroppo, anche una stagione invernale ormai largamente compromessa sotto il profilo economico e produttivo”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Assessore Comunicazione Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea.

“Prede e predatori”, il romanzo di Giuseppe Pierdomenico

Informazione promozionale    Un’opera di straordinario impatto e potenza, primo capitolo di una trilogia in fase di definizione. Prezioso l’appello contenuto nelle prime pagine del romanzo, dove è racchiusa una originale proposta su come arginare il fenomeno della immigrazione

Abruzzo, anni settanta. Giuseppe è poco più che adolescente  quando per caso si imbatte in una caverna alle pendici della Maiella; lì sono occultati dei preziosi che l’ultimo Re d’Italia, in fuga verso Pescara, tentò di trafugare nel lontano 1943. La straordinaria scoperta rimane segreta; passano gli anni e Giuseppe attingerà più volte a quel tesoro, potendo così sostenersi negli studi al Politecnico di Torino e progettando il suo avvenire. Decisivo sarà in tal senso l’incontro con Mirjam, una splendida ragazza maliana, i cui racconti sul paese d’origine convinceranno Giuseppe a farsi carico di importanti responsabilità verso la popolazione locale. I sogni dei due innamorati trovano “campo fertile” nell’arida Africa sub-sahariana ma vengono ostacolati dagli intestini contrasti tra le autorità religiose che si contendono il territorio. Ha qui inizio un’avventura ricca di colpi di scena e capovolgimenti di ruoli e situazioni, dove si fa sempre più difficile de finire prede e predatori, persino quando “entra in gioco” uno spietato terrorista islamico… Un’opera di straordinario impatto e potenza, primo capitolo di una trilogia in fase di definizione. Prezioso l’appello contenuto nelle prime pagine del romanzo, dove è racchiusa una originale proposta su come arginare il fenomeno della immigrazione.
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Giuseppe Pierdomenico laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, nel 1998 ha fondato una sua azienda che ha operato in Libya per oltre venti anni. Nel 2011 era presente a Tripoli durante la rivoluzione di febbraio. È rimasto in questo paese fino a fine maggio, fintanto che non è riuscito a far rimpatriare tutti i suoi tecnici e operai, non solo europei. Nel 2015, dopo un attacco dei miliziani dell’Isis a un sito petrolifero di Mabruk, l’uccisione di nove militari e il rapimento di tre operai filippini, ha condotto le trattative per il loro rilascio; dopo circa quattro mesi gli ostaggi sono stati liberati e rimpatriati. L’esperienza vissuta è stata spunto per la narrazione del presente romanzo. Parte del ricavato dalla vendita di questo libro sarà destinato alla realizzazione e al sostegno dei laboratori solidali di scrittura LetterariaMente.
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“Prede e predatori” di Giuseppe Pierdomenico – Edizioni Albatros

Un sabato calcistico impegnativo per Juve e Toro

22esima giornata di campionato

Ore 15 Toro-Genoa
Ore 18 Napoli -Juventus

Qui Juve: turno davvero impegnativo per la lanciatissima squadra bianconera al cospetto di un Napoli in crisi ma tecnicamente sempre valido.Pirlo recupera Bonucci ma non avrà a disposizione Arthur e Dybala,recuperabili per gli ottavi di Champions League.
Modulo consolidato il 4-4-2
Con Szczesny tra i pali
Quartetto di difesa composto da Cuadrado,De Ligt Chiellini e Danilo
I 4 di centrocampo saranno,da destra a sinistra,McKennie Rabiot Betancour e Chiesa.Unico dubbio chi affiancherà Ronaldo in attacco:o Morata oppure Kulusevsky.

Qui Toro: l’ennesima gara della svolta sta attendendo i granata di Nicola,avversario il rinato Genoa di Ballardini che viaggia a ritmo Champions League.Un Toro in salute ma che deve tornare a vincere per ottenere la salvezza il prima possibile.
Confermato il consolidato modulo 3-5-2
con Sirigu in porta,terzetto difensivo composto da Izzo,N’Kolou e Bremer
A centrocampo gli esterni saranno Singo ed Ansaldi,trus di centrocampo con Rincon Mandragora e Lukic,in attacco Belotti e Zaza.Ancora indisponibile Sanabria che attende l’ultimo tampone per la negatività al covid e poter tornare disponibile a breve.

Vincenzo Grassano

Covid, il bollettino di venerdì 12 febbraio

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 869 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 117 dopo test antigenico), pari al 4,2 % dei 20.644tamponi eseguiti, di cui 13.465 antigenici. Degli 869 nuovi casi, gli asintomatici sono 306 (35,2%).

I casi sono così ripartiti: 149 screening, 433 contatti di caso, 287 con indagine in corso; per ambito: 22 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 77 scolastico, 770 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 236.136 così suddivisi su base provinciale: 20.998 Alessandria, 12.304 Asti, 8.090 Biella, 32.175 Cuneo, 18.487 Novara, 123.851 Torino, 8.727 Vercelli, 8.481 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.177 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.846 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 144 ( – 6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1.924 (– 32 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 10.260

I tamponi diagnostici finora processati sono 2.700.253 (+20.644 rispetto a ieri), di cui 1.078.162 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 9109

Sono 20 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 9.109 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.377 Alessandria, 588 Asti, 376 Biella, 1.085 Cuneo, 754 Novara, 4.141 Torino, 408 Vercelli, 297 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 83 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

214.699 PAZIENTI GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 214.699 (+694 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 18.746 Alessandria, 11.062 Asti,7.328Biella, 29.857 Cuneo, 16.843 Novara, 112.350 Torino, 7.950 Vercelli, 7.771 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.089 extraregione e 1.703 in fase di definizione.

Coppia sfascia negozio di materassi

Arrestati dagli agenti del commissariato Mirafiori

 

Sono circa le 18 in Borgo Filadelfia quando due soggetti, un uomo ed una donna di 44 e 36 anni, entrano in un rivenditore di materassi. Il titolare, già impegnato con un’altra cliente, chiede alla coppia di uscire momentaneamente dal negozio, al fine di rispettare le normative vigenti riguardo gli ingressi contingentati. I due, seppur indispettiti, escono per poi fare ritorno circa 45 minuti dopo. Una volta all’interno, il quarantaquattrenne inizia ad inveire contro il proprietario del negozio, senza apparente motivo. Dalle offese si passa ben presto alle minacce, fino a quando l’uomo non arriva a spintonare la vittima. Dal tentativo di farlo arretrare, tra i due nasce una colluttazione. Nel frattempo sopraggiungono nel locale un secondo titolare ed un suo collaboratore, che dividono i litiganti. Dopo qualche minuto di apparente tranquillità, è la donna a dare in escandescenze danneggiando l’interno dell’esercizio commerciale, tirando calci alla vetrina, ribaltando le doghe, calpestando le reti e facendo cadere i vari suppellettili presenti. Distratti dalla furia della trentaseienne, lo staff del negozio non si rende conto che nel mentre il compagno della donna si è avvicinato al fondo cassa e, abbassando il monitor del computer, sta per mettere le mani sul cassetto del contante. Nel giro di pochi istanti il reo viene scoperto ed accompagnato fuori dal locale insieme alla persona entrata con lui. Una volta per strada, i due ricominciano a minacciare di morte il titolare mentre colpiscono con violenza la vetrina e la porta d’ingresso. I due titolari allertano il 112 NUE mentre il dipendente tenta di calmare i soggetti.

La volante del commissariato Mirafiori giunta sul posto riconosce immediatamente uno dei due aggressori: il quarantaquattrenne il giorno prima era stato denunciato dalla stessa pattuglia intervenuta per lesioni ed insolvenza fraudolenta.

Entrambi, con numerosi precedenti di Polizia anche specifici, sono stati arrestati per tentata rapina.

I proprietari del negozio hanno stimato oltre 500 euro di merce danneggiata.

Un altro clochard muore al freddo a Torino

Un clochard è  morto in strada a Torino, in corso Taranto, dietro al Mercato.

E’ stata chiamata la polizia dopo il ritrovamento del corpo. L’’uomo è probabilmente morto per il freddo, o per un malore. Pochi giorni fa era già stato curato in ospedale per ipotermia. E’ il secondo senzatetto che muore all’addiaccio a Torino negli ultimi giorni.

Gianduia, il volto “ridanciano” di Torino

Capiterà presto di vederlo, un gentiluomo un po’ panciuto, con una lunga giacca marrone bordata di rosso, un panciotto giallo, delle vistose calze rosse e delle “brache fustagno”. Si tratta di ‘Gioan d’la douja’, meglio conosciuto come Gianduia, un contadino arguto e simpatico, sempre allegro, perennemente con un boccale di vino in mano (“douja”, in dialetto piemontese).

 

Ma se lo incontrate, non commettete l’errore di giudicarlo un banale signorotto “avvinazzato”, poiché egli è in realtà un galantuomo, capace di dimostrare coraggio e buon senso. Gianduia porta sul collo della camicia un fiocco verde e un ombrello della stessa tinta e, soprattutto, lo contraddistingue la capigliatura, egli tiene i capelli raccolti in un codino legato all’insù con un nastro rosso, e in testa indossa un “tricorno” scuro. Gianduia, come ogni maschera che si rispetti, è innamorato, precisamente di Giacometta, che lo accompagna nei momenti di festa e lo affianca nelle visite ai bisognosi che si trovano negli ospedali o negli ospizi, oppure lo sostiene nelle chiacchierate scolastiche, durante le quali spiega ai ragazzi l’importanza di mantenere viva una tradizione tanto antica quanto bella.

Stiamo parlando della maschera tradizionale torinese; “Gioan” si inscrive nel vasto gruppo costituito da altri altrettanto celebri personaggi provenienti da altre zone italiane, quali il campano Pulcinella, il ligure Capitan Spaventa, l’emiliano Dottor Balanzone, il lombardo Meneghino, i toscani Stenterello e Burlamacco o ancora i famosi Arlecchino, Pantalone, Colombina, Rosaura e Brighella dall’inconfondibile accento veneto.
È arrivato quindi il momento di “buttare all’aria la città”, per dirla con la versione disneyana di Clopin Trouillefou, il quale, con un allegro brano musicale, racconta buffamente come nel giorno di Carnevale tutto venga messo “sottosopra”. Così, mentre i bambini canticchiano e iniziano a memorizzare concetti che studieranno meglio a scuola, noi adulti ci limitiamo a ricordare di quando anche noi ci travestivamo da personaggi delle favole o dei cartoni animati. Oramai chi pone attenzione a queste sciocchezze? Chi ha il tempo per fermarsi a ponderare sul vero senso della festa? La società dei consumi ci vuole rapidissimi compratori di “gadget” per i più piccoli, e di certo non lascia a nessuno nemmeno un secondo per riflettere sul fatto che le antiche tradizioni popolari sono molto più di banali occasioni per “spendere” e “comprare”.
Nello specifico, il Carnevale è una festa tipica dei paesi di religione cristiana; la parola “carnevale” è di origine incerta, anche se l’ipotesi più accreditata è che derivi dall’espressione latina “carnem levare”, ossia “eliminare la carne”, in riferimento al banchetto del martedì grasso, che chiude i festeggiamenti precedenti la Quaresima, ovvero i quaranta giorni di penitenza in attesa della Pasqua cristiana. Eppure le origini di tale festività non vanno ricercate solamente nel Cristianesimo, bensì nel mondo greco e latino, precisamente nei “Saturnalia” romani e, prima ancora, nelle “Dionisiache” greche.

Nel periodo classico, durante tali festività si assiste ad un temporaneo scioglimento degli obblighi sociali e delle gerarchie, avviene dunque un rovesciamento dell’ordine prestabilito e si lascia liberamente spazio agli scherzi e, in alcuni casi, anche a momenti di dissolutezza. Le feste qui prese in esame, così come il Carnevale che da esse trae origine, si caricano di un significato rituale, diventano cioè “rinnovamento simbolico”: il caos, per un tempo limitato, sostituisce l’ordine riconosciuto, quando questo riemerge è rinvigorito e rinnovato, nuovamente garantito per un ciclo temporale valido fino al successivo festeggiamento, ossia per tutto un anno solare.
Nel mondo romano vi è anche un’altra ricorrenza con caratteristiche riconducibili alla tradizione carnevalesca, è la celebrazione in onore della dea Iside, divinità egizia importata nell’Impero Romano: durante la festa si aggirano gruppi di persone mascherate, come racconta Lucio, il protagonista delle “Metamorfosi” di Apuleio (8, XI), il grande retore latino del II secolo d.C.
Il Carnevale si inserisce in un ampio contesto che ruota attorno ad una visione mitologica, secondo la quale in tale periodo gli spiriti possono circolare liberamente tra il cielo, la terra e gli Inferi. Da un punto di vista filosofico e metafisico il Carnevale invita l’uomo a pensare al proprio destino, ai possibili cambiamenti, anche drastici, che ciascuno di noi è chiamato a concretizzare per perseguire i propri obiettivi di crescita personale; in questi giorni gli individui sono stimolati a riflettere sulla propria esistenza e quasi a “rinascere” dalle difficoltà, esattamente come fa la Terra in primavera, che rifiorisce dopo le intemperie dell’inverno. In questo particolare contesto festivo vi è l’abitudine di travestirsi e soprattutto di mascherarsi; le maschere infatti hanno funzione apotropaica, perché con tutto quell’andirivieni di spiritelli non si sa mai quale si possa incontrare!

Anche se con rammarico, è opportuno che mi fermi qui con la mia “tiritera” sul Carnevale, festa che mi sta decisamente a cuore e che tutt’ora mi affascina come quando ero piccina e mi travestivo da Lady Oscar. Tuttavia mi preme intrattenermi sul “nostro” caro Signor Gianduia, anche lui relegato ad una serie di scontati stereotipi commerciali che lo assimilano al cioccolato, al vino e a quel sorridente viso “paciarotto”. Egli in realtà è una figura assai complessa, così come lo è la sua storia; lo sa bene Alberto Viriglio che così descrive la maschera piemontese ne “Torino e i Torinesi” (1898): «Gianduja non è una maschera, è un carattere», sostiene, e continua che, sotto l’apparente ingenuità, il personaggio cela un’astuzia e una prontezza di riflessi non comuni. È dotato di una grande sensibilità «sembra spaventato da un grillo» … «piange allo spettacolo dell’innocenza oppressa» ma è anche provvisto di coraggio «lotta col diavolo, non senza prima presentare le proprie ragioni»; con noncuranza «scherza col boia che lo vuole impiccare» … «è pronto alla picchiata e picchia sodo».
Se dovessimo definire una data e un luogo di nascita per Gianduia, questi potrebbero essere il 1808 e Callianetto, nell’astigiano. Ad inventare il personaggio sono stati Giambattista Sales torinese e Gioacchino Bellone di Racconigi.
Antenato di Gianduia è Gironi, altro personaggio popolare piemontese, già noto fin dal 1630, le cui caratteristiche estetiche e caratteriali si ritroveranno pressoché invariate nel suo successore.
Gironi, nel corso della seconda metà del Settecento, è uno dei protagonisti indiscussi degli spettacoli ambulanti del marionettista Umberto Biancamano (omonimo del conte di Savoia), meglio conosciuto come “Giôanin d’ij ôsei”. Secondo la storia, il giovane Sales segue con assiduità gli spettacoli di Biancamano, fintanto che un giorno decide di esibirsi anche lui nei cortili del capoluogo piemontese. Il giovane è ben conscio della bravura del “maestro” marionettista, così decide di spostarsi con il suo teatrino nelle province, lontano dalla concorrenza. Sales trova un decisivo aiuto economico nell’amico Bellone, con cui inizia un’assidua collaborazione e insieme al quale inventa il personaggio di Gerolamo. I due ottengono un discreto successo e riescono a portare lo spettacolo fino a Genova, dove però al tempo vi è il Doge Gerolamo Durazzo (1739-1809), il quale non apprezza per niente che la marionetta irriverente porti il suo stesso nome (Gerolamo): Sales e Bellone vengono espulsi dalla città con l’accusa di “lesa maestà”. I due tornano a Torino, ma anche qui si imbattono in un altro Gerolamo, re Gerolamo di Westfalia, fratello minore di Napoleone Bonaparte, il quale ordina di imprigionarli per lo stesso reato di cui erano già stati accusati. Una volta liberati, Sales e Bellone si affrettano a fare una cosa: cambiare il nome al loro personaggio di legno. I due marionettisti ricominciano ad esibirsi proprio a Callianetto, all’epoca un piccolo paesino circondato da boschi e osterie; lo stesso Sales è solito mostrarsi con un “tricorno” sul capo e i capelli legati in un codino, tutto allegro ordina un boccale di terracotta ricolmo di vino e prima che qualcuno se ne possa accorgere il marionettista e la marionetta si fondono in un’unica maschera: “Giôan d’la dôja”. È opportuno ricordare inoltre che negli anni Gianduia diviene un personaggio molto noto, tanto che da “villano sempliciotto”, protagonista di spettacoli ambulanti, si fa volto satirico, come dimostrano le apparizioni della maschera su giornali quali il “Fischietto” e il “Pasquino”; attraverso tali testate Gianduia entra nel vivo della scena politica, anche grazie alle illustrazioni di autori prestigiosi. Gianduia acquista in breve tempo una seconda identità, autonoma rispetto alla precedente, la marionetta va via via incarnando lo spirito onesto e ligio al dovere del popolo piemontese all’alba dell’Unità d’Italia. Tra le varie raffigurazioni spiccano la “Via Crucis di Gianduja” di Silla e “Da Torino a Roma” di Teja.

Con il passar del tempo la figura di Gianduia si lega intrinsecamente a Torino, ne segue i mutamenti e i cambiamenti più significativi: la città diviene un principale centro industriale e la maschera piemontese si associa alle “galuperie” dolciarie. Nel 1866 viene fondata la “Società Gianduia” che insieme al Circolo degli Artisti promuove un’operazione del rilancio del Carnevale piemontese nel segno della nuova direzione industriale.
I carnevali servono a ridare importanza alla città ma relegano la figura di Gianduia all’aspetto prettamente commerciale delle festa: la marionetta inizia a dimenticare le sue complesse e multiformi origini e si trasforma nell’immagine stereotipata che abbiamo oggi.
Ma non tutto è perduto: Gianduia, l’autentica maschera, sopravvive proprio nel luogo che lo ha visto nascere e crescere, ossia nei teatrini ambulanti, grazie a marionettisti quali Lupi, Razzetti, i Rame, i Burzio, i Marengo, i Niemen, o i Gambarutti. Lo stesso Lupi, nel 1941, così scrive per il suo/nostro Gianduia che continua a vivere per sempre: “Giandoja mòrt? L’é nen la prima vòlta /ch’a l’han cantaje ij funeraj an rima,/ma pen-a ’l mond a l’ha virà na svòlta,/l’é torna arsussità, pì svicc che prima!”
Negli spettacolini l’ indole satirica e politicizzata della maschera è sempre percepibile: nel quotidiano satirico di metà Novecento “Codino Rosso”, si legge “Rosso, ma Codino. Codino, ma Rosso”, un chiasmo che tutt’ora richiama la vera essenza di Gianduia, per dirla citando Alfonso Cipolla “Gianduja è rivoluzionario ma conservatore, conservatore, ma rivoluzionario.”
Capiterà dunque di vederlo tra la folla, il nostro amico Gianduia, ridanciano e con i “pumin rus”, un signorotto come tanti, che come molti si porta sulle spalle una storia complessa e inaspettata, e allora incrociamo il boccale con lui, facciamoci contagiare dalla sua indole allegra e spensierata. Ascoltiamo la verità di Gianduia: troviamo il coraggio di non prenderci sempre così sul serio e, per una volta, mandiamolo “sottosopra” questo mondo ipercinetico, sia mai che a furia di scuoterlo lo facciamo tornare un po’ più a misura d’uomo.

Alessia Cagnotto

Fascismo e comunismo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
Ha ragione per una volta il faziosissimo Marco Revelli a criticare il Comune di Genova che intende costituire una commissione che assimila comunismo e fascismo.
In effetti, Genova risponde alla      incredibile petizione del Comune di Stazema per inasprire le leggi Scelba e Mancino contro il neo fascismo con il divieto di vendere gadget di Mussolini. Una petizione del tutto inutile e in parte liberticida sulla quale abbiamo già scritto e non meriterebbe la benché minima attenzione. Il centro – destra genovese ha approvato un ordine del giorno per creare un comitato volto a condannare sia il fascismo  sia il comunismo, sollevando l’indignazione dell’ ANPI che ha obbligato il Pd a passare dall’astensione al voto contrario e alla solita indignazione. Genova comunista, o meglio quel poco che resta, crede di poter fare come nel 1960,scendendo in piazza, ma ormai i pochi militanti sopravvissuti sono dei vecchi pensionati che hanno perso il contatto con la realtà. Va però anche detto che l’idea del comitato è un’idea balzana perché fascismo e comunismo sono oggettivamente diversi e si sono anche combattuti ferocemente. Sono diversi e non vanno confusi, ma sono due facce negative dello stesso secolo, egualmente autoritarie, se non totalitarie. I fascisti italiani hanno soggiogato l’Italia per vent’anni, i comunisti l’avrebbero volentieri soggiogata se non fossero stati battuti nelle elezioni del 18 aprile 1948 che impedirono loro il potere. La loro democrazia “progressiva“ era profondamente illiberale e i loro metodi assai poco democratici come dimostra, ad esempio , il “triangolo della morte” .
In sede storica fascismo e comunismo vanno analizzati per quello che sono stati, senza accostamenti arbitrari, ciascuno con la loro storia e gli accostamenti storiografici sono sempre sbagliati e arbitrari . Ma è altrettanto errata e persino patetica l’esaltazione acritica di Revelli dei comunisti come maestri di democrazia. I fascisti a colpi di manganello misero in riga l’Italia, i comunisti intendevano fare una rivoluzione che avrebbe ammazzato la democrazia italiana appena rinata a nuova vita, ma non poterono dar corso al progetto anche per ragioni internazionali. La loro democrazia la si vide, ad esempio, in Friuli con il massacro della Divisione partigiana cattolica “Osoppo” e con il sostegno dato a Tito. E la si vide nella insopportabile egemonia culturale esercitata per decenni nei giornali, nelle case editrici, nella cultura in generale. Il       loro non era fascismo, ha ragione Revelli, ma era egualmente una concezione politica incompatibile con la libertà. Questa è la verità storica, senza nulla togliere al loro impegno antifascista, prima e durante la Resistenza che non poteva però essere anche la prova generale di una nuova dittatura, quella stalinista, come il PCI sperava che potesse essere e dimostrò anche con i fatti di voler anticipare.
In ogni caso bisognerebbe evitare che i Consigli comunali diventassero dei campi di battaglia storico- politici, come quando ci si scannava per il Viet Nam  fino alle 3 del mattino invece di affrontare i problemi dell’amministrazione civica. Petizioni come quella di Stazema dovrebbero essere considerate irricevibili perché oggi i calendari o le bottiglie di Mussolini non ci interessano e non possono farci perdere del tempo di fronte alla pandemia e alla crisi economica.

Agenzie di viaggio, profondo rosso: crollo del fatturato del 90%

Nella seduta congiunta della Terza e della Sesta commissione in regione , presieduta da Paolo Bongioanni, l’assessore Vittoria Poggio ha svolto un’informativa sulla crisi delle agenzie di viaggio e dei circoli culturali: “Secondo i dati del Centro Studi di Confcommercio, per effetto della pandemia il volume di affari delle agenzie viaggio ha subito una contrazione di circa il 90 per cento – ha detto -. La Regione si è attivata a sostegno delle 773 imprese del settore con oltre 1,1 milione di euro del “bonus Piemonte” ed ha previsto di erogare ulteriori risorse a fondo perduto mediante il “bonus montagna”. 

“I circoli culturali hanno anch’essi ricevuto contributi regionali una tantum attraverso il bonus Piemonte e il bonus cultura – ha aggiunto Poggio – e nella fase attuale, in cui è stata ribadita la chiusura e la sospensione delle attività di somministrazione di alimenti e bevande e di ristorazione ai soci, si potranno valutare ulteriori linee di contributo alla luce dei decreti attuativi di ristori per le attività sospese.
Per Marco Grimaldi (Luv) “i circoli culturali hanno vissuto una situazione discriminante rispetto ad altre attività di somministrazione, che richiede una seconda partita di ristori nel prossimo bilancio preventivo, oltre ad una riforma del Terzo settore”. Riforma auspicata anche da Silvio Magliano (Moderati), per il quale “il blocco della somministrazione è un freno alle tante attività dei circoli”. Daniele Valle (Pd) è intervenuto sulle agenzie di viaggio, proponendo di impiegare ulteriori avanzi delle varie campagne di bonus per ristorare quegli operatori che nella prima tornata erano rimasti esclusi perché avevano tanti codici Ateco diversi, in particolare quelli che lavorano in franchising. Francesca Frediani (Movimento 4 ottobre) ha sostenuto che “se dovesse concretizzarsi la proposta di prolungare le scuole sino a fine giugno, su cui comunque non concordo, si potrebbe interloquire con il governo per una ripresa in sicurezza delle gite scolastiche, un piccolo aiuto anche per l’attività delle agenzie viaggio”.
In chiusura il presidente Bongioanni ha lanciato la proposta di inserire, nella riscrittura della legge 14/2016 sulla promozione turistica, le agenzie di viaggio a fianco dei consorzi per quanto riguarda l’incoming, “per avere soggetti competenti, che affiancano all’attività ordinaria una nuova forma di attività imprenditoriale”.