IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni


Rabbia e dolore hanno accompagnato le parole dei familiari di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi, i sette operai morti diciassette anni fa nel rogo della ThyssenKrupp, nel corso della commemorazione ieri mattina davanti al memoriale loro dedicato all’interno del cimitero Monumentale.
“I nostri cari ci mancano immensamente e i loro assassini sono liberi – ha detto, a nome dei familiari delle vittime della strage nell’acciaieria avvenuta nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, Laura Rodinò, sorella di Rosario, che ha rinnovato la richiesta di giustizia – . Aiutateci – ha chiesto – perché non ne possiamo più e vediamo altri morti sul lavoro. Chi toglie la vita deve andare in galera e le leggi devono essere rispettate”
“Quella di 17 anni fa è la tragedia di un’intera città, una ferita ancora aperta per i torinesi e le torinesi” ha ricordato nel suo intervento l’assessora Chiara Foglietta che ha ricordato come il lavoro continui a perdere, giorno dopo giorno, la dignità che dovrebbe avere. “Per questo è importante ricordare e la memoria va costantemente alimentata affinché quel che è successo quella notte non sia vana – ha proseguito l’assessora Foglietta . È un monito che ci portiamo dietro, è una delle poche speranze cui si aggrappano i familiari, è l’assunto che ci ripetiamo nel nostro lavoro quotidiano, perché non ci siano più pagine così drammatiche nella nostra storia, sapendo che, in questo senso, non si è scritta la parola fine, che i morti sul lavoro continuano ad esserci e che tanta è la strada ancora da fare”.
Alla cerimonia anche la procuratrice generale di Piemonte e Valle d’Aosta, Lucia Musti, presente per “condividere con voi il dolore”. “È indecente che esistano multinazionali o imprese che risparmiano sulle cautele – ha detto la procuratrice – .Fondamentale per i reati in materia di lavoro è la prevenzione, l’accesso ai luoghi di lavoro di chi deve controllare e far sentire il fiato sul collo dello Stato”.
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IL LIBRO
Claudia Meni riceve un messaggio con una filastrocca “Beato chi guarda ma non cerca, nell’oscurità non fa domande e la risposta avrà avanti a sè” e poi una scritta “Roma ha dei segreti che devi scoprire. Roma 1849 J.B.Mallory”. Claudia, che sta attraversando un periodo particolare della sua vita dopo la fine di una relazione di anni, parte per Roma per lavoro, ma, al tempo stesso, è incuriosita da questo messaggio. Chi è J.B.Mallory? E cosa vuol dire quella filastrocca? Senza volerlo si trova immersa nelle ricerche nel cuore di Roma. Presto il nome di Mallory verrà affiancato a quello di Nittley. Il mistero si infittisce, scopre dei simboli criptici nei sotterranei della città. La sua storia si intreccia con quella dell’investigatore Wintley, chiamato ad indagare sulla scomparsa di un amuleto con un giglio rosso, che poi scoprirà essere il simbolo della setta alchemica dei Sacri Custodi, protettori della pietra Archètipa. I due si troveranno ad affrontare un mistero sempre più complesso tra sette esoteriche e poteri alchemici, nel fascino di una Roma nascosta e piena di segreti.
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BIOGRAFIA
Giulia Fagiolino proviene da studi classici ed è avvocato. Ha pubblicato in precedenza due romanzi con case editrici ed ha ricevuto diversi riconoscimenti in premi letterari internazionali, tra cui i premi internazionali Michelangelo Buonarroti, Montefiore, Giglio Blu di Firenze. Da citare inoltre la “segnalazione particolare della Giuria” allo storico “Premio Casentino” fondato da Carlo Emilio Gadda negli anni ’40. Ha partecipato nel giugno 2018 al Caffeina festival di Viterbo in qualità di scrittrice.
“Premonizioni” di Giulia Fagiolino a cura di Alessandra Bazardi literary agency
Genere: mistero paranormale
ebook: 0,99 €
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“Sport Innovation Hub” è un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro che promuove lo sport come motore fondamentale per lo sviluppo di imprese e del territorio, affiancando le aziende nella costruzione di progetti legati al mondo dello sport e dell’innovazione e accompagnando i ragazzi dei licei scientifici sportivi, e delle scuole superiori in generale, e alla scoperta dello sport a 360°.
Abbiamo con noi oggi Marta Serrano Direttore esecutivo di Sport Innovation Hub.
L’INTERVISTA
D: Ciao Marta, benvenuta, il nostro incontro è dedicato a “Sport Innovation Hub”, una splendida realtà torinese, come nacque?
R: Ciao Noemi, tutto è iniziato a Vinovo. Mi era stato chiesto di collaborare al progetto didattico della Juventus per i calciatori del settore giovanile e, dopo tre anni alla Juventus, mi resi conto che i ragazzi, quando venivano spostati in altre squadre, non riuscivano ad avere continuità nel loro percorso di studi. È stato quindi necessario apportare delle modifiche al sistema e creare la didattica online. Il Ministero rimase colpito da questa iniziativa e decise di lavorarci insieme alla serie A. Con la Lega Calcio serie A abbiamo studiato per tre anni il modo per far sì che questo diventasse un diritto di tutti gli studenti atleti italiani non solo più dei calciatori ma tutti gli atleti che fanno un’attività agonistica, riconosciuta ovviamente anche dal Coni e dalle federazioni.
D: Grazie a questo percorso hai potuto conoscere meglio tutto ciò che concerne lo sport, i licei sportivi italiani e l’industria che lavora per questo settore.
R: Esatto, questo mi ha permesso di gettare le basi per Sport Innovation Hub, ovvero un’associazione senza scopo di lucro che si occupa di connettere tutto il mondo sportivo a 360 gradi, comprese le industrie che producono i prodotti per gli sportivi e le istituzioni.
Alle dirigenze scolastiche piacque molto l’idea di avvicinare i giovani a questo ambiente anche in previsione di un futuro lavorativo; quindi, abbiamo iniziato a collaborare con tantissimi istituti italiani.
D: Attraverso l’unione di tutte queste figure avete creato una competizione culturale Dream Jobs, come funziona?
R: Quest’anno abbiamo raggiunto circa 500 studenti di tantissimi istituti italiani, chiediamo loro di raccontare lo sport attraverso una video lezione con una serie di criteri che devono rispettare e poi attraverso un’attenta selezione si proclamerà il vincitore di questa edizione. Queste video lezioni permettono ai ragazzi di avvicinarsi al mondo dello sport da un altro punto di vista, andando a comprendere per esempio i materiali con cui vengono realizzate le attrezzature sportive, andando a scoprire le ultime novità sull’intelligenza artificiale, le app, le infrastrutture e tutto quello che concerne l’ambito sportivo. Anche gli insegnanti aiutano i ragazzi in questa esperienza fornendo loro del materiale e cercando di conoscere e coinvolgere al meglio le aziende sportive del loro territorio.
D: Oltre ai progetti scolastici che cosa realizza Sport Innovation Hub?
R: L’associazione collabora con gli attori del territorio come un “hub”; quindi, come “messa in contatto” di vari soggetti dove spesso si riesce ad unire la domanda con l’offerta o la ricerca di competenze. Per esempio, attualmente ci è stato chiesto di lavorare su un progetto di riuso di materiali compositi a cui si dà nuova vita creando attrezzature sportive.
D: Proprio parlando di materiali per confezionamento avete organizzato per diversi anni la sfilata durante “ImpacTO”, di cosa si tratta?
R: ImpacTO è un evento che mette insieme enti sportivi e istituzioni a confronto insieme alle nuove generazioni e si conclude con una sfilata nel quale i nostri studenti si improvvisano modelli indossano abbigliamento sportivo innovativo. Gli spettatori, spesso aziende e sportivi possono, durante quella giornata, testare con mano tutte le novità.
D: Progetti per il futuro?
R: Sport Innovation Hub vuole costruire sempre più connessioni fra tutti gli attori di questo magnifico mondo, costruire un nuovo ecosistema dello sport coeso, dinamico e di qualità; inoltre, vorremmo focalizzarci su piani di riciclo dei materiali, uso di tecnologie abilitanti, valorizzare le aziende italiane e produrre vantaggi nel mondo del lavoro e dello sport.
D: Grazie Marta, una bellissima iniziativa diventata una splendida realtà “Sport Innovation Hub” per i giovani, con i giovani e le imprese come ben presentata nel sito
https://www.sportinnovationhub.it.
NOEMI GARIANO
POLITICA
Leggi l’articolo su L’identità:
PRIMA PAGINA – Il Movimento di Conte: lui comanda, la base ratifica
Cordoglio a Vercelli alla notizia del decesso all’ospedale di Novara, dove era ricoverato per una malattia, di Massimo Sabattoli. Era un personaggio molto stimato a Vercelli per il suo grande impegno a favore degli invalidi. Aveva solo 44 anni, lascia la mamma e il fratello. Lavorava come cancelliere alla procura della Repubblica, era stato anche Disability manager al Comune.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
Sono stati sospesi gli spettacoli del circo Maya Orfei previsti fino al 6 gennaio al parco della Pellerina di Torino. Il titolare della ditta che gestisce l’attività è infatti accusato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, il “caporalato”, ed è ora sottoposto all’obbligo di dimora.I carabinieri avrebbero verificato che diversi lavoratori facevano turni da 10 ore, senza ferie e giorni di riposo a fronte di ina paga irrisoria.
“La locandiera”, con Sonia Bergamasco, al Carignano sino al 15 dicembre
Un fondale di legno riempito di intarsi irregolari, di differente grandezza e interrotti. Sulla scena (firmata da Annelisa Zaccheria) un tavolo che diremmo vecchio da un lato con quattro sedie che andrebbero bene a un bar sulla spiaggia dei bagni, in riva al mare, di plastica verde, dall’altro una cucina moderna, un lavello, una gran pentola rossa, un angolo dove all’occorrenza mangiar mele e sbucciare patate. Al tavolo, siedono il marchese di Forlimpopoli (Giovanni Franzoni) e il conte d’Albafiorita (Francesco Manetti), modernamente vestiti (i costumi sono firmati da Graziella Pepe), quello con un maglione dopo una sciata sulle nevi del Sestriere, questo in pantaloni da tuta e cappellino con ampia visiera, entrambi a sbandierare la passione e l’innamoramento per la padroncina della locanda ma mai a chiederla in sposa. Arriverà pure poco dopo il cavaliere di Ripafratta, il cavaliere “selvatico”, refrattario a tutto quel genere delle donne che sono “una infermità insopportabile”, paletot marrone tipo il vecchio Brando nel “Tango” di Bertolucci e infradito ai piedi – volontaria controcorrente sbadataggine menefreghismo che si mescola alla comodità ad ogni ora? non lo sapremo (capiremo) mai, passerà così più di due ore per poi passare a un vestito più – diremmo? – consono -, a urlare tutta la sua misogenia e il proprio odio per quella Mirandolina che se lo gira tra le mani e circola in minuscole camiciole a mostrar le gambe e attimo dopo attimo lo fa innamorare, fuori da ogni ragionamento e idea da sempre coltivata. Questa – anche – “La locandiera goldoniana”, scritta più o meno 270 anni fa, giunta al Carignano per la stagione dello Stabile torinese al suo secondo anno di repliche (qui sino a domenica 15 dicembre), reinventata da Antonio Latella, studiata e analizzata ad ogni ansa, guardata in profondità, con gli interventi di Linda Dalisi in veste di dramaturg: diciamo immediatamente approcciata da chi scrive con un certo malgusto, guastato com’è da uno spericolato Cechov che ha davvero lasciato la rabbia e il segno. Qui non si fa l’occhiolino a idee vuote o a mode del momento, giochetti gratuiti che guardano poco lontano da sé, per cui c’è da ricredersi, subito subito, qui senti tutta la spinta degli stimoli offerti allo spettatore, il fermento delle suggestioni, anche le cose che non ti convincono appieno hanno un proprio intimissimo perché, ti convince quel testo non toccato nemmeno di una virgola e immesso senza forzature in quell’ambiente descritto, un testo cucinato su quella stufa senza gli stereotipi che tante volte abbiamo visto in questi decenni di vita teatrale, un testo che riempie i personaggi di umanità e di carnalità.
Una delle più belle commedie della drammaturgia italiana, non guastata, dove nulla è scontato. Che se abbandona in modo definitivo i tanti sguardi buttati prima – credo che non sia arrivata di brutto sulla scena italiana ma che alle sue spalle ci stiano a buon diritto Strehler e Missiroli e Castri e Cobelli -, dice ancora qualcosa di nuovo. Per esempio un Ripafratta che nella completezza e complessità del suo struggersi acquista quasi il ruolo di protagonista, figura “rustega” per eccellenza (un ottimo Ludovico Fededegni), la presenza incombente ed esatta del cameriere Fabrizio, punto finale di quella eredità che Mirandolina aveva ricevuto con la locanda dal padre in punto di morte, lui come gli altri personaggi condotto a seguire quei percorsi di precisa geometria che attraversa quel “luogo-mondo che accoglie infiniti mondi”, scrive Latella nelle note di regia. Anche con una ben scoperta proprietà di gesti delle sopraggiunte nobildonne o ancor meglio comiche, viste in contrapposizione alla padroncina, persino un orgasmo – che nemmeno Meg Ryan – aiuta a comporle con più spessore, Marta Cortellazzo Wiel e Marta Pizzigallo soprattutto.
Mette maggiormente a fuoco – o forse non lo avevamo mai pienamente fatto nostro prima – l’arco amoroso che Mirandolina guida, e dal quale è sul finale guidata, con una ricchezza di intenti e di risultati che Sonia Bergamasco porta avanti con padronanza: anche se alla fine ti rimane il dubbio che abbia recitato in una sottrazione non sempre necessaria (una richiesta del solo regista?), sia scivolata in lacrime di cui si potrebbe fare a meno, che si sia malamente afflosciata lungo quella parete, che nella sbandierata rivoluzione del personaggio finisca limitatamente libera, chiedendoci noi della sua vittoria di fronte a un Fabrizio che è pur sempre un obbligo e verso il quale l’innamoramento non esiste, con il quale chiedendoci noi quale sarà il domani?; e di fronte a un Ripafratta, dissoltosi tra i canali di Venezia, con cui esistono tutti i presupposti per costruire una lunga, amorosissima relazione? È vero, negli attimi finali, Mirandolina è lì, in proscenio, spalle al pubblico, su un piccolo sgabello, come se la regia della vita e dello spettacolo fossero passate a lei e a lei spettasse un finale convincente: teme “per la mia onestà”, e Fabrizio (Annibale Pavone) è lì, diremmo a portata di mano. Secondo le volontà del padre. Se tutto è stato un gioco, il gioco è finito male, non come era nei desideri, qualcuno in sostituzione ha disseminato sul tavolo i bastoncini dello shanghai. Anche il gioco, o la recita, dei nobilastri è finito, a chiusura si stampano un bacio sulla bocca. Quante domande o quante riletture ti nascono ancora quando il sipario si chiude. Anche questo è teatro, quello autentico.
Elio Rabbione
Ogni dolce di Natale acquistato nelle piazze di Torino e Provincia, sullo Shop Online di Fondazione Crescere Insieme ETS e nelle attività commerciali aderenti all’iniziativa è un aiuto concreto per i bambini del Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Sant’Anna.
Si è giunti alla “Due volte buoni” 2024 edition, cui partecipano Maina, ASCOM e CRAI, per la Fondazione Crescere insieme ETS. Ogni dolce di Natale acquistato sulle piazze di Torino e Provincia sullo shop online della Fondazione Crescere insieme ETS, e nelle attività commerciali aderenti all’iniziativa, rappresenta un aiuto concreto per i bambini del reparto di terapia intensiva neonatale dell’ospedale Sant’Anna. L’8 dicembre, a Torino, a partire dalle 17.30, in piazza San Carlo, si svolgerà l’ormai tradizionale appuntamento per la Città di Torino del concerto gospel per la vita dal titolo “Sunshine Gospel Choir”, magistralmente diretto da Alex Negro. Si tratta di un coro magico vincitore del Gospel Jubilee Award, che incanterà la piazza con musiche e canzoni che riscalderanno il cuore di grandi e piccini.
“Siamo molto felici – dichiara la Fondazione Crescere insieme ETS – di proseguire con questa tradizione natalizia che nel tempo ha contribuito al miglioramento delle condizioni della qualità della vita dei piccoli degenti del reparto di terapia intensiva neonatale di una struttura ospedaliera fondamentale per il nostro territorio. Tutto questo grazie al sostegno della nostra madrina Alena Seredova e agli sponsor d’eccezione come Maina e ASCOM, con il supporto della logistica CRAI, che in questi anni hanno creato una sinergia vincente, permettendo il sostegno di molti progetti in favore dei bambini del Sant’Anna, polo d’eccellenza e punto di riferimento per famiglie e bambini di tutta Italia. Grazie all’aiuto di tutti e al lavoro della Fondazione, si è potuto finanziare la ristrutturazione e l’ampliamento dei reparti di neonatologia e terapia intensiva dell’ospedale, aggiornare continuamente la struttura con tutte le tecnologie necessarie e supportare lo studio scientifico della neonatologia”.
Daniele Farina, presidente della Fondazione, commenta: “ Tornano anche quest’anno i panettoni solidali della Fondazione Crescere insieme. Inizieremo l’8 dicembre in piazza San Carlo con il concerto gospel del coro diretto da Alex Negro, un momento di gioia e musica nel centro della città. Venerdì 13 dicembre, alle ore 11.30, in via Lagrange, faremo il tradizionale taglio del panettone con la nostra madrina Alena Seredova ed i nostri grandi sponsor. I tradizionali banchetti saranno nelle vie del centro di Torino per il fine settimana del 14 e 15 dicembre, in particolare in via Luigi Einaudi davanti alla Chiesa della Crocetta, in via Lagrange angolo via Cavour e in via Roma 124 sotto i portici di fronte a Hermes. Nella giornata di sabato 14 dicembre saranno inoltre presenti a Giaveno, in piazza San Lorenzo, e nella giornata di domenica 15 a Torino, in Gran Madre, in via Monferrato 1. Le vendite sono sempre disponibili nei negozi che espongono la locandina”.
Mara Martellotta
Via Carlo Alberto, 12 – Torino
7/8 DICEMBRE – 14/15 DICEMBRE – 19/24 DICEMBRE
dalle 10 alle 19
Ritorna a Torino, in Via Carlo Alberto, Una Storia tra le Mani, il mercatino artigianale promosso dall’omonima associazione che riunisce eccellenze della produzione artigianale del territorio piemontese ospitando spesso anche artigiani provenienti da altre regioni.
Queste le date dell’edizione natalizia, 7/8 dicembre, 14/15 dicembre e continuativo dal 19 al 24 dicembre con orario dalle 10 alle 19.
Durante queste giornate che si avvicinano alle feste, nel bellissimo contesto pedonale del centro storico di Torino, in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, si potranno ammirare e acquistare i manufatti di oltre 40 artigiani-artisti che, alternandosi, presenteranno al pubblico le loro originali creazioni; colorate sculture in cartapesta, paesaggi, vasi-lampade, sculture, originali oggetti d’uso e monili in ceramica, abiti trasformabili confezionati con ricercati tessuti o con tessuti naturali, originali gioielli in metallo e fili di tessuto colorati, gioielli in cemento, gioielli in legno, gioielli-scultura in fusione a cera persa, preziosi oggetti e monili realizzati con la tecnica della vetrofusione, strumenti musicali fatti con zucche o canne di bambù, coperte e abbigliamento realizzato con tessuti a telaio ottenuti da filati naturali colorati a mano, borse, cappelli e numerosi altri oggetti realizzati da artigiani-artisti con molteplici tipologie di lavorazione e utilizzando svariati materiali quali metalli, vetro, legno, cuoio, carta, filati pregiati
Gli artigiani sono selezionati sulla base di precisi parametri, primo tra tutti la loro manualità, con cui realizzano pezzi unici ovvero una produzione non seriale, la creatività e capacità di valorizzare la materia prima trasformandola in oggetti lasciando una personale impronta artistica e la grande cura per il dettaglio.
Una Storia tra le Mani non è un semplice mercatino dell’artigianato, gli artigiani-artisti che ne fanno parte condividono la mission di far conoscere al pubblico la storia che nasce dalle loro mani, lo studio dei materiali e delle tecniche di lavorazione, il pensiero e l’ispirazione che c’è dietro e dentro ad un oggetto.
Ogni manufatto è portatore di una storia, una trasmissione di saperi, che è il risultato di tanti elementi: che cosa ha ispirato l’artigiano, quale materiale ha scelto di utilizzare, le difficoltà incontrate nel crearlo. Tutto contribuisce a dare valore a quell’oggetto e al pensiero che possa durare nel tempo, e che oltre alla sua unicità, permetta al visitatore, di fare acquisti “consapevoli” e cioè di conoscere il dove, il come e la mano esperta che lo ha realizzato.
Una storia tra le mani è un’associazione di artigiani/artisti che organizza, senza scopo di lucro, un evento caratterizzato da elementi creativi e culturali in cui gli artigiani sono parte attiva attraverso l’esposizione delle loro stesse creazioni. Nasce nel 2011 con l’obiettivo di offrire al pubblico torinese e ai turisti, in costante aumento nella città di Torino, un evento ricorrente durante l’anno con cadenza mensile e con un periodo più ampio nel mese di dicembre.
Tutti gli oggetti esposti durante gli appuntamenti sono realizzati completamente a mano, o con l’ausilio di semplice strumentazione meccanica, in un contesto di trasformazione della materia o riciclo creativo che coinvolge un pensiero progettuale, le mani, il cuore e l’anima di chi li crea.
L’associazione è inoltre impegnata in alcune date durante l’anno, attraverso tutti gli artigiani aderenti, a tenere a turno laboratori con il pubblico e ad eseguire una parte della lavorazioni sul posto mostrandole ai visitatori o, se impossibile per motivi pratici, la disponibilità degli stessi di illustrare tutte le fasi di lavorazione con l’ausilio di video e materiale fotografico.
SCHEDA EVENTO
Titolo: Una Storia tra le Mani – Artigianato artistico autoprodotto con lavorazioni sul posto
Date: 7/8 dicembre, 14/15 dicembre e continuativo dal 19 al 24 dicembre
Orari: 10:00 / 19:00
Luogo: via Carlo Alberto, 12 – Torino (TO)
Info: Elena Marsico 3474253094
Info mail: unastoriatralemani@gmail.com
Web: https://www.facebook.com/UnaStoriaTraLeMani
https://www.instagram.com/unastoriatralemani?igsh=ejBhaHUydnE2djE3
Video: https://www.youtube.com/watch?v=H596lk_3Cgk