ilTorinese

Tanti auguri Giorgio Conte!

23 Aprile 2021, Tanti Auguri Giorgio Conte

https://youtu.be/l9MHnUKQIlg
 
In 46 per fare gli auguri a Giorgio Conte: Elio, Oscar Farinetti, Ornella Vanoni, Bruno Gambarotta, Enzo Iacchetti, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Staino, Vincenzo Mollica, Marinella Venegoni, Antonio Ricci, Francesco Salvi, Rosanna Fratello, Alessandro Fullin, Luigi Manconi, Carlo Petrini, Amici Fiera Bue Grasso Di Carru’, Mauro Corona,  Ezio Guaitamacchi, Stefano Senardi, Alberto Gedda, Fausto Pellegrini, Francesco Pellicini, Beatrice Sartor, Gino Rapa, Salvatore Leto, Gianluigi Porro, Alessandro Mistri, Paolo Bagnadentro,  Dietmar e Miriam Haslingher (Austria), Brunella Bertocci (Ticino), Giuseppe Perna (Germania), Georges Grillon (Svizzera),  Ellade Bandini, Pippo Pollina , Peppe Voltarelli, Luca Ghielmetti, Ciccio Graziani, Alberto Malnati , Guglielmo Pagnozzi , Alessandro Nidi, Alberto Parone, Bati Bertolio, Titi Nieto Puentes, Salvo Manzone, Rambaldo degli Azzoni Avogadro, Emiliano Ardini
 
 
46 amiche ed amici si sono trovati di fronte a videocamere o smartphones per fare gli auguri a Giorgio Conte: ottant’anni questo 23 aprile 2021 e non dimostrarli, ma soprattutto tanta poesia e vita regalate a mani basse che ritornano in ricordi e affetto da compagni di strada vicini e lontani sempre preziosi, protagonisti come lui di una storia culturale, oltre che ovviamente musicale, che non ha né prezzo né confini.
L’idea di realizzare questo tributo è nata dall’impossibilità di festeggiarlo in presenza al Teatro Alfieri di Asti. Sarebbe stata una festa a sorpresa  in compagnia di parenti, amici e collaboratori per celebrare gli 80 anni di una persona unica e un’esistenza ricca di musica, incontri e leggerezza, all’insegna del “continuo la mia vita al gusto di tutto…” ma, dato il prolungamento delle restrizioni, si è deciso di far arrivare gli auguri, tramite video-messaggi, direttamente a casa, in Cascina Piovanotto!
 
 
Contributi in ordine di apparizione
Elio, Oscar Farinetti, Ornella Vanoni, Bruno Gambarotta, Enzo Iacchetti, Pietrangelo Buttafuoco, Sergio Staino, Vincenzo Mollica, Marinella Venegoni, Antonio Ricci, Francesco Salvi, Rosanna Fratello, Alessandro Fullin, Luigi Manconi, Carlo Petrini, Amici Fiera Bue Grasso di Carrù, Mauro Corona,  Ezio Guaitamacchi, Stefano Senardi, Alberto Gedda, Fausto Pellegrini, Francesco Pellicini, Beatrice Sartor, Gino Rapa, Salvatore Leto, Gianluigi Porro, Alessandro Mistri, Paolo Bagnadentro,  Dietmar e Miriam Haslingher , Brunella Bertocci , Giuseppe Perna , Georges Grillon ,  Ellade Bandini, Pippo Pollina , Peppe Voltarelli, Luca Ghielmetti, Ciccio Graziani, Alberto Malnati , Guglielmo Pagnozzi , Alessandro Nidi, Alberto Parone, Bati Bertolio, Titi Nieto Puentes, Salvo Manzone, Rambaldo degli Azzoni Avogadro, Emiliano Ardini.

Aprono le stazioni della metropolitana Italia 61 e Bengasi

Sono trascorsi nove anni e la metropolitana di Torino si completa con l’ultimo tratto dal Lingotto al confine con Moncalieri

Due le  nuove stazioni: Italia 61 e Bengasi. La tratta è di 2 chilometri che potranno far crescere i passeggeri di 6 milioni l’anno, il 12,5% in più, liberando le strade di Torino di 10 mila veicoli. All’inaugurazione erano presenti la sindaca Chiara Appendino e l’assessore ai Trasporti della Regione Marco Gabusi.

Resistenza, una riflessione storica

Sabato 24 aprile ore 18, 30 sulla piattaforma Zoom lo storico Pier Franco Quaglieni in dialogo con la giornalista Mara Antonaccio parlerà su “ La Resistenza 1943 – 1945 – una riflessione storica“.

Quaglieni e’ autore di molti saggi storici sulla Resistenza e su molte figure di patrioti tra cui Montezemolo, il Gen. Perotti, Martini Mauri e Valdo Fusi di cui ha curato il libro “ Fiori rossi al Martinetto“. E’ stato presidente della FIVL di Alassio dove ha promosso una piastrella in ricordo del cap . Franco Balbis  caduto al Martinetto  ed  ex allievo del collegio salesiano.

Fermati con oltre 20 carte elettroniche di dubbia provenienza

Due arresti del Commissariato San Secondo

Martedì sera, dopo le 23, transitando in corso Vittorio Emanuele II, gli agenti del Commissariato San Secondo, all’incrocio con via Nizza, notano un’auto ferma al semaforo con tre persone a bordo. Con una svolta repentina l’auto gira in via Nizza fermandosi nei parcheggi della stazione, dove gli occupanti vengono fermati e controllati.

Addosso a uno dei tre, un trentaseienne croato, i poliziotti trovano oltre 800 euro in denaro contante e 12 carte di credito/debito delle quali riesce a giustificare il possesso solo di una di queste. Anche un altro dei passeggeri, un cittadino bulgaro di 46 anni, viene trovato in possesso di denaro, oltre 400 euro, e 9 carte prepagate. Molte delle carte rinvenute risulteranno smagnetizzate, utili per essere sovrascritte da altri codici copiati dai bancomat manomessi o alterati. Altre carte, invece, sono risultate intestate a persone con precedenti di polizia specifici.   Il terzo soggetto risulta estraneo ai fatti.

Entrambi i cittadini stranieri trovati in possesso delle carte vengono tratti in arresto per indebito utilizzo di carte di credito e pagamento, oltre che denunciati in stato di libertà per ricettazione e sanzionati amministrativamente per la violazione delle norme anticovid. Il trentaseienne croato, inoltre, è stato deferito in stato di libertà per un furto commesso in un supermercato cittadino lo scorso novembre e sanzionato perché alla guida dell’auto senza aver mai conseguito la patente.

Ricercato aggredisce agenti di polizia nel centro di Torino

Non è passato inosservato il suo irrigidimento improvviso al passaggio della Volante, ai poliziotti delle Pegaso dell’Ufficio Prevenzione Generale:

l’uomo, un quarantaduenne nato in Senegal e domiciliato a Torino, era fermo alla fermata di un autobus in via Accademia Albertina; al transito della pattuglia di Polizia ha preso a camminare in direzione opposta. Gli agenti hanno intuito che qualcosa forse non andava e hanno invertito la marcia per procedere al suo controllo. Inizialmente, l’uomo è apparso calmo e collaborativo: forse per far rilassare i poliziotti porgeva loro quello che in prima battuta avrebbe potuto apparire  un documento di riconoscimento. Ma si trattava di una tessera per fare la spesa. Alla richiesta degli agenti di avvicinarsi all’autovettura di servizio per l’accompagnamento in Questura ai fini dell’identificazione, il suo atteggiamento è cambiato drasticamente: dava uno spintone ad un operatore di polizia per cercare la fuga, ma veniva fermato dall’altro, con cui ingaggiava una violenta colluttazione. I poliziotti, seppur feriti (uno riportava una prognosi di 15 giorni e l’altro di 10) riuscivano a rendere inoffensivo il soggetto: l’uomo voleva scappare non solo perchè irregolarmente residente sul territorio nazionale ma soprattutto in quanto ricercato. Su di lui, infatti, pendeva un ordine di carcerazione risalente al Novembre 2017 per l’espiazione di una pena di 2 anni, 9 mesi e 28 giorni di reclusione per un cumulo di pene inerenti al reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’uomo, che non ha reso noto il proprio indirizzo, disoccupato e verosimilmente traente profitto da attività illecite considerata la sua irregolarità sul territorio nazionale, è stato arrestato per resistenza e lesioni a P.U. nonché in merito all’ordine di carcerazione pendente a suo carico.

Gioco d’azzardo, Pd: “La Lega ha fatto la fine della Superlega”

 «Credo che le forze di centrodestra abbiano fatto tutto da sole. Se la sono cantata, se le sono suonate. E adesso annunciano una sospensione nella quale in realtà si legge ritiro.

Perché il terzo tempo non sarà il voto su questa proposta di legge, ma, se mai ci sarà, sarà un voto su un nuovo disegno di legge. Era nell’aria questo ritiro. Tuttavia, pensavo che la Maggioranza avrebbe almeno avuto il buonsenso di mettere al voto gli emendamenti del collega Ruzzola che avrebbero, attraverso una proroga dei tempi, in un periodo difficile, salvaguardato i lavoratori delle sale gioco che dovranno adeguarsi alla legge entro il 20 maggio», ha dichiarato in Aula il Consigliere regionale del Partito Democratico Maurizio Marello.

«Per le Opposizioni questa è una vittoria: la seconda dato che avevamo già respinto un emendamento che voleva modificare la legge un anno fa – ha proseguito Marello – Abbiamo dato voce al Piemonte migliore, ai nostri giovani che vogliono una società fondata sul lavoro e non sul gioco. Abbiamo fatto la nostra parte, usato gli strumenti che avevamo. Il centrodestra aveva i numeri per far passare tutte le leggi possibili, ma ha fatto male i conti perché era spaccato al proprio interno».

«Questa vicenda mi ricorda quella che ha interessato il calcio negli ultimi giorni: quella della Superlega. La Lega in Consiglio regionale ha fatto la stessa fine. Non è stata la Lega, è stata la “Superlega “che in due giorni si è dissolta ed il Presidente Cirio ha fatto la stessa brutta figura che ha fatto il mio Presidente Andrea Agnelli con un’unica differenza: che quest’ultimo la faccia ce l’ha messa, mentre Cirio la faccia l’ha fatta mettere ai suoi Consiglieri», ha concluso Marello.

Autostrade, Gariglio (Pd): “basta ritardi, Ministero assegni le concessioni”

“E’ necessario che il Ministero delle Infrastrutture concluda la procedura per la concessione della tangenziale di Torino e dell’autostrada Torino-Piacenza”:
è quanto dichiara Davide Gariglio, capogruppo Pd in Commissione Trasporti di Montecitorio in seguito alla sentenza del Consiglio di Stato che ha respinto il ricorso presentato dal Gruppo Gavio dopo che il Tar lo aveva escluso dal bando relativo alla gestione delle tratte autostradali.
“C’è bisogno con urgenza di un soggetto con piena operatività che assicuri la gestione, la manutenzione e gli investimenti sul sistema autostradale e che assicuri la continuità occupazionale per i lavoratori delle concessionarie uscenti”: conclude Davide Gariglio.

Maggio, un mese di preghiera

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Papa Francesco ha indetto in 30 santuari sparsi per il mondo un mese di preghiere per invocare l’aiuto di Dio per uscire dalla pandemia. Il vecchio e dimenticato mese Mariano del mese di maggio ritorna, finalizzato ad uno scopo molto importante 

Impetrare l’aiuto della Madonna in tutte le circostanze della vita e’ una cosa importante. Io nei momenti difficili della mia esistenza , sono stato a pregare alla Consolata di Torino, confortato dalle parole di mons – Franco Peradotto, un grande amico della mia vita . Sono sempre stato devoto di Maria Ausiliatrice e ricordo che da allievo salesiano e anche da ex allievo in compagnia di Giovanni Ramella andavo alla processione il 24 maggio, partendo da Valdocco, un altro dei luoghi- cardine della mia vita. Per anni sono andato durante la scuola elementare e media alla celebrazione del Mese Mariano e ricordo ancora il senso delle prediche di un frate cappuccino che veniva dal Monte. Poi per deprecabile trascuratezza avevo smarrito per decine d’anni la pratica religiosa, anche se nel mio intimo mi sono sempre sentito cristiano. Credente e laico, come uno dei miei maestri più cari, Alessandro Passerin d’Entreves. Ho sempre vissuto con fastidio l’ateismo ostentato di certi “capanei“ alla Luigi Firpo, mentre ho sempre rispettato l’agnosticismo perché la fede è un dono di Dio che nessuno può avere la presunzione di possedere perché la fede è anche accompagnata da dubbi e da momenti di sconforto. Anche Gesù in croce si sentì abbandonato dal Padre. Pur nella mia modestissima e insignificante posizione di chi, pur peccatore, ha ritrovato l’aiuto della fede e la pratica della preghiera quotidiana, ritengo che non si sia pregato abbastanza in questo anno terribile. Una società scristianizzata, non laica, ma volgarmente profana ha avuto la prevalenza e ci ha allontanato anche dal timor di Dio, una grande virtù. Ieri in teleconferenza su zoom con Roma, dove ricordavamo Vittorio Badini Confalonieri, siamo stati interrotti da intrusi che hanno proferito una serie bestemmie. Un altro segno dell’empietà dei tempi che viviamo. Si doveva pregare di più anche a prescindere dal fatto di chiedere un intervento divino. La preghiera che precede ogni sera il mio sonno è un conforto dell’anima e mi riporta a quando ero bambino e la mia mamma pregava con me. E prego per tutti i miei morti quasi con un’ intensità pascoliana. Ho sentito che Vito Mancuso, questo strano teologo “eretico”, ha bacchettato il Papa, ritenendo “imbarazzante “ la preghiera voluta dal Pontefice e frutto di una spiritualità superata. Avevo ascoltato ad Andora Mancuso che non è professore, anche se alcuni lo chiamano maestro e rimasi interdetto per le sue frasi ad effetto del tutto vuote di significato religioso e persino umano perché frutto di una supponenza egocentrica esasperata. Non a caso la gente lo applaudi’ molto calorosamente perché invece di esprimere un pensiero religioso manifestava la mentalità plebea della miscredenza in nome di una laicità che Mancuso non sa neppure cosa sia. La laicità presuppone una moralità severa e non contempla il relativismo etico oggi di moda che copre l’assenza di ogni moralità,laica o non laica che sia,avrebbe detto Croce. Al contrario, io credo che un’Ave Maria sia, come diceva don Bosco, un preludio al sonno che potrebbe anche coincidere con la nostra morte improvvisa durante la notte. Invitare a pregare come ci hanno insegnato i grandi Santi, è un dovere etico elementare e un motivo di speranza per non affogare nella pandemia. Non e’ bigottismo.Solo gli ignorantoni che non hanno mai letto una pagina del Manzoni, possono essere indifferenti alla religione in questi momenti terribili. Anche Napoleone alla fine della sua vita si piegò, or sono duecento anni, “al disonor del Golgota”, alla croce di Cristo. Altro che Vito Mancuso.

Torino tra architettura e pittura. Mario Merz

Torino tra architettura e pittura

1 Guarino Guarini (1624-1683)
2 Filippo Juvarra (1678-1736)
3 Alessandro Antonelli (1798-1888)
4 Pietro Fenoglio (1865-1927)
5 Giacomo Balla (1871-1958)
6 Felice Casorati (1883-1963)
7 I Sei di Torino
8 Alighiero Boetti (1940-1994)
9 Giuseppe Penone (1947-)
10 Mario Merz (1925-2003)
8) Mario Merz (1925-2003)

Con questo  articolo si conclude il ciclo “Torino tra architettura e pittura”. In questi pezzi ho provato a sottolineare ancora una volta quanto sia meravigliosa e peculiare la nostra città, quante cose ci siano da vedere, quante architetture da visitare e quante sculture da visionare girandoci tutt’attorno.

Voci dicono che l’attuale situazione pandemica stia lentamente migliorando e forse potremo aggirarci nuovamente per le strade, pur con le debite e giuste accortezze, alla ricerca –perché no?- dei luoghi di cui vi ho raccontato: le mirabolanti cupole del Guarini, l’appuntita Mole Antonelliana, la sinuosa Casa Fenoglio o ancora gli “inaspettati” alberi di Penone. Lasciate dunque che vi dia un ultimo suggerimento, utile magari per occupare i prossimi momenti di “quasi libertà”. Tra gli artisti che hanno segnato la storia e l’aspetto urbanistico di Torino vi è Mario Merz. Nato a Milano da una famiglia di origine svizzera, Merz cresce nel capoluogo piemontese, dove si forma e dove frequenta per due anni la Facoltà di Medicina. Sempre a Torino si spegne nel 2003.

Segnano pesantemente la vita dell’artista le esperienze da lui vissute durante gli anni del secondo conflitto mondiale, da una parte l’impegno politico che lo porta ad entrare nel gruppo antifascista “Giustizia e libertà”, dall’altra la terribile vicissitudine della prigionia, egli viene infatti arrestato nel 1945 mentre faceva volantinaggio.
Terminata la guerra, Merz, incoraggiato dal critico Luciano Pistoi, inizia a dedicarsi completamente agli studi artistici, sperimentando prima la pittura astratta e poi quella informale. I dipinti che realizza negli anni Cinquanta sono densi e materici e hanno per soggetti elementi naturali come foglie e animali. Nel 1954 espone per la prima volta a Torino, presso la Galleria “La Bussola”; a partire dalla metà degli anni Sessanta inizia a sperimentare altre tecniche oltre la pittura e pone l’attenzione su tipologie di materiali come tubi al neon, ferro, cera, pietra o terra; tale scelta lo conduce ad abbandonare la pittura tradizionale a favore di un approccio creativo decisamente materico. Con i tubi al neon perfora la superficie delle tele per simboleggiare gli influssi di energia, nel contempo con ferro, pietra e cera crea le “pitture volumetriche”, ossia assemblaggi tridimensionali. Il suo nome è indissolubilmente legato al movimento dell’Arte povera – a cui aderisce anche la moglie Marisa- e di questo movimento diventa uno de massimi esponenti, insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis e altri artisti torinesi che ruotano attorno al critico Germano Celant. Merz espone con il gruppo dell’Arte povera fin dal principio, le sue opere compaiono già nella collettiva organizzata proprio da Celant nel 1967, presso la Galleria “La Bertesca” di Genova, esposizione che vede coinvolti anche Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Luciano Fabro.
I primi lavori poveristici che realizza sono una serie di sculture create con oggetti comuni che si compenetrano ed esprimono il suo interesse per l’accumulazione, la crescita organica, il dinamismo e la vitalità. Vi sono due immagini che ricorrono simbolicamente nella produzione di Merz: la spirale e la chiocciola, come bene esplica “Lumaca” (1976), dipinto realizzato in creta e tempera su tela grezza, al centro del quale si distingue un vero guscio di chiocciola.

Nel 1967 l’artista realizza il suo primo “Igloo”, una struttura emisferica a cupola che rappresenta un’ideale architettura temporanea e nomadica, un’abitazione contemporaneamente antica e odierna, tuttavia l’ “igloo” di Merz è anche una struttura che rimanda alla volta celeste e che simboleggia la convivialità. Tali strutture archetipiche realizzate con materiali disparati rappresentano il definitivo superamento della bidimensionalità e diventano l’emblema della sua produzione artistica e del suo “modus operandi”.
Il Sessantotto è un anno particolarmente movimentato, sia per l’attività artistica di Merz, sia per quanto riguarda il contesto storico-sociale italiano: l’artista si schiera politicamente e riproduce con i suoi neon gli “slogan” di protesta del movimento studentesco; nel frattempo continua a lavorare ai suoi “igloo”, che diventano costruzioni transitorie, cangianti e “concettuali”, realizzati con materiali sempre più disparati quali ferro, fango, sacchi di sabbia, rami, cera, pietre e altro ancora.
Sono ad oggi visionabili presso la collezione permanente del Castello di Rivoli i tre “igloo”, datati tra il 1968 e il 1981; le opere si presentano tra loro diverse ma messe in relazione, l’igloo più piccolo è del 1968-69 ed è intitolato “Igloo con albero”, il secondo è l’ “Igloo (Tenda di Gheddafi)”, risalente al 1968-1981 e l’ultimo è “Architettura fondata dal tempo – Architettura sfondata dal tempo” del 1981.
“Igloo con albero” è il più piccolo fra i tre ed è anche quello realizzato prima, si presenta costruito con un tubolare di ferro, vetri e stucco, dalla sommità dell’opera fuoriesce un albero che suggerisce la compenetrazione tra architettura e mondo naturale. “Igloo (Tenda di Gheddafi)” invece è ricoperto da una tela di iuta dipinta con il motivo delle lance. “Architettura fondata dal tempo – Architettura sfondata dal tempo” è un’enorme installazione che coniuga l’igloo in tubolare di ferro, pietre e vetri con una struttura circolare in ferro e fascine che si estende a partire dallo stesso tubolare. L’opera è “sfondata” da una grande tela dipinta raffigurante un immaginario animale preistorico, il gioco di parole e significati si basa sul fatto che l’igloo è opera “fondata” dal tempo della civiltà che a sua volta è continuamente “sfondata” e rimessa in questione dal tempo e dalla natura.

A partire dagli anni Settanta l’artista introduce la successione di Fibonacci come simbolo dell’energia insita nella materia e della crescita organica; i numeri vengono così riproposti con dei neon colorati e collocati sia sulla superficie delle opere stesse, sia negli ambienti espositivi, come dimostrano gli allestimenti del 1971 lungo la spirale del Guggenheim Museum di New York, oppure sulla Mole Antonelliana di Torino nel 1984, o ancora sulla Manica Lunga del Castello di Rivoli nel 1990, o, nel 1994, sulla ciminiera della compagnia elettrica Turku Energia a Turku, in Finlandia, e infine l’installazione sul soffitto della stazione metropolitana Vanvitelli (metropolitana di Napoli) con forma a spirale.
Per chi non se lo ricordasse nella serie di Fibonacci ogni numero è la somma dei due precedenti (1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21 ecc.). Secondo l’artista i numeri sono “«un’invenzione fantastica», qualcosa di razionale che rende possibile l’avvicinarsi all’irrazionalità della vita”.
Lo studio dei numeri serve a Merz per sperimentare il concetto di “crescita esponenziale” e “proliferazione naturale”. A testimonianza dell’interesse dell’artista per tali tematiche si può ricordare l’opera “Senza titolo (Una somma reale è una somma di gente)”, del 1972, costituita da una serie di fotografie di un crescente numero di persone sedute a mangiare in un ristorante torinese e da una serie di numeri di Fibonacci al neon, a celebrazione della convivialità e della socializzazione.

La “Manica lunga da 1 a 987”, (1990), prima accennata, è un’opera che affronta la stessa problematica: in questo lavoro sedici numeri della serie di Fibonacci vengono situati sui mattoni esterni della Manica Lunga del Castello di Rivoli, in prossimità delle sedici grandi finestre che scandiscono l’estendersi dell’edificio. In questo modo l’architettura seicentesca viene “riattualizzata” attraverso il binomio “passato-contemporaneo”, inoltre il corpo finestra – componente strutturale già di per sé peculiare che segna il passaggio esterno/interno- assume un valore di relazione e compenetrazione. Negli anni Settanta introduce l’elemento “tavolo”, che diventerà anch’esso “tipico” e “archetipo” del lavoro di Merz.

Le sue installazioni sono opere complesse, nascono dalla combinazione di igloo, neon e tavoli, a cui si aggiungono eventuali altre superfici; è opportuno ricordare che talvolta sui piani esterni vengono disposti dei frutti veri, poi lasciati al loro decorso naturale, questi fattori hanno lo scopo di introdurre nel lavoro la dimensione del tempo reale. In definitiva i materiali utilizzati dall’artista sono eterogenei e quotidiani -vetro, cibo, giornali, parole, numeri- e riflettono la sua capacità di sperimentazione, che spazia dalle installazioni fino alla pittura, talvolta viene adoperato anche il video. È utile ricordare che proprio Merz è stato uno dei primi artisti a realizzare delle video-installazioni già negli anni Sessanta.
Sono di questi anni anche le grandi immagini di animali arcaici, quali coccodrilli, rinoceronti e iguane, che egli esegue su enormi tele non incorniciate, dimostrando in questo modo di non aver dimenticato il suo primo approccio pittorico, con cui, tempo addietro, si era affacciato sulla scena artistica del dopoguerra. Tra i dipinti da lui realizzati intorno agli anni Ottanta vi è “Animale terribile” (1981), un monumentale animale che ricorda un rinoceronte, attuato attraverso l’unione della pittura con degli oggetti, un tubolare in ferro nello specifico, che sta a sottolineare la forza originale dell’animale inconsueto.
È del 1992 “L’uovo filosofico”, un’opera composta da spirali rosse realizzate con tubi al neon e animali sospesi recanti i numeri della successione di Fibonacci, posizionata nell’atrio della stazione centrale di Zurigo. L’intento dell’installazione è sempre quello di esaltare la scoperta dello studioso che, attraverso la sua serie numerica, ha comprovato quanto la natura sia governata da regole matematiche.
Cari lettori, spero che le informazioni che vi ho proposto siano sufficienti per destare in voi un po’ di curiosità e spero altresì di essere riuscita a farvi comprendere il significato recondito che si cela dietro queste “strambe” opere d’arte.
La strada per arrivare al Castello di Rivoli certo è tutta in salita e forse non vi verrà subito la voglia di affrontare una passeggiata tortuosa per sgranchirvi le gambe, ma vi assicuro che, una volta arrivati in cima, la vista è davvero splendida. Non vi ho convinto, allora vi dico che c’è un altro igloo di Merz più facilmente visionabile, situato all’incrocio tra Corso Mediterraneo e Corso Lione. Si tratta di una struttura ricoperta da lastre di pietra e luci al neon, indicanti i punti cardinali, posta al centro di una vasca con delle canne che gettano acqua.
Sarebbe per me motivo di grande soddisfazione sapere che vi sono stata utile nel farvi intendere almeno alcune delle stranezze che a volte spuntano d’improvviso tra le strade della nostra regale ed eclettica Torino.

Alessia Cagnotto

Incontro in streaming con Ettore Favini dal “Museo del Tessile” di Chieri

“Au Revoir”. Terzo appuntamento di “ARS ET INDUSTRIA”

Sabato 24 aprile, ore 15,30

Chieri (Torino)

, chieri

“Un progetto di arte partecipata che indaga le relazioni tra le culture del Mediterraneo”: così il cremonese (di nascita) Ettore Favini – fra i nomi più interessanti esingolari del panorama artistico contemporaneo, docente di Arti Visive presso la “NABA” (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano e di Pittura all’“Accademia di Belle Arti” di Bergamo – presenta il suo “Au Revoir”, progetto curato dal centro culturale “Connecting Cultures” di Milano e realizzato in diverse sedi istituzionali, grazie al sostegno dell’ “Italian Council 2019”, programma  Mibact teso a valorizzare la creatività italiana all’estero. E appunto di “Au Revoir” si parlerà in streaming con lo stesso Favini, sabato 24 aprile, alle 15,30, per il terzo appuntamento del ciclo di conferenze “ARS ET INDUSTRIA”, organizzato dal “Museo del Tessile” di Chieri. “Per la realizzazione di questo lavoro spiega Melanie Zefferino, presidente della Fondazione Chierese per il Tessile e del Museodel Tessile l’artista ha coinvolto artigiani tessili rappresentanti delle comunità egiziane e nordafricane di Milano e la Fondazione per il Tessile di Chieri. Le opere custodiscono dunque storie di vita, di famiglia, di lavoro, di competenze. Esplorano i flussi e i confini mediterranei, dall’antichità fino ai nostri giorni, rintracciati con ago e filo. Hanno come scenario il mare, l’attore storico principale della narrazione: il Mare Nostrum per eccellenza, luogo di scambi ma anche di conflitto tra i popoli. Metafore, dunque. Il mare e lavita dei tessuti, nel caso di “Au revoir”. Come in altrilavori incentrati sempre intorno alla relazione fra l’opera, l’ambiente nel quale si inserisce e le persone. Lavori che ci incoraggiano a ripensare la storia delmondo, vale a dire la nostra memoria collettiva, e chehanno fatto da sfondo due anni fa alla mostra scaturita dallo stesso progetto presso il Carré d’Art, Musée d’art contemporain di Nîmes. Racconta lo stesso Favini: “Trama e ordito diventavano metafora della vita, cioè allegoria per lavorare sull’idea di viaggio, di scambio e di persone che entravano a far parte di questo progetto attraverso le loro memorie perché il tessuto, di fatto, è una memoria personale. Allo scopo sono state coinvolte quattro tessitrici di origini geografiche e culturali diverse che hanno partecipato al workshoporganizzato dalla Fondazione per il Tessile di Chieri: Nagwa e Doaa (Egitto), Laila (Marocco) e Tamel (Srilanka). Il workshop – prosegue l’artista – le metteva davanti a una tecnica di tessitura che non avevano mai usato. Abituate a usare perlopiù telai verticali, qui usavano telai orizzontali del Sette e Ottocento. Con l’aiuto dei volontari della Fondazione di Chieri – luogo dove nasce il nonno del jeans, il fustagno – queste quattro donne hanno imparato la tecnica ma,naturalmente, c’è stata anche un’osmosi tra i due gruppi. Per cui la mia idea – conclude Favini di questo mare che ibrida si è realizzata anche durante il workshop”.Nel corso del “reincontro” con Chieri, Ettore Favini presenterà anche la pubblicazione dedicata da “Connecting Cultures” al  suo progetto artistico aprendosi a diverse narrazioni e approfondimenti.

Per ricevere il link di connessione alla conferenza online, è necessario prenotarsi fornendo i propri dati (nome, indirizzo, e-mail) a: prenotazioni@fmtessilcjieri.org

g. m.