ilTorinese

Il bollettino Covid di sabato 3 aprile: ricoveri in calo

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16.00

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 2.127 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 220 dopo test antigenico), pari al 5,0% dei 42.325 tamponi eseguiti, di cui 30.514 antigenici. Dei 2.127 nuovi casi, gli asintomatici sono 799 (37,6%).

I casi sono così ripartiti: 275 screening, 1.255 contatti di caso, 597 con indagine in corso; per ambito:26 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 153 scolastico, 1.948 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 319.961 così suddivisi su base provinciale: 25.971 Alessandria, 15.385 Asti, 9.917 Biella, 45.321 Cuneo, 24.797 Novara, 171.076 Torino, 12.084 Vercelli, 11.626 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.388 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.396 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 369 (9 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.819 (-45 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 29.848

I tamponi diagnostici finora processati sono 3.836.775 (+42.325 rispetto a ieri), di cui 1.374.204 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 10.422

Sono 23 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 1 verificatosi oggi(si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 10.422 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.479 Alessandria, 643 Asti, 398 Biella, 1.257 Cuneo, 852 Novara, 4.889 Torino, 474 Vercelli, 341 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 89 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

275.503 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 275.503 (+ 2.437 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 22.779 Alessandria, 13.465 Asti,8.792 Biella, 38.011 Cuneo, 21.434 Novara, 146.893 Torino, 10.367 Vercelli, 10.451 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.245 extraregione e 2.066 in fase di definizione.

Un nuovo libro di Bruna Bertolo sulle donne e la follia

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni /Il tema della follia mi ha sempre molto turbato, pur non avendo fortunatamente  mai avuto contatti con situazioni, anche solo comparabili con essa.
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Ricordo però con turbamento la storia di un nostro contadino  sfociata in un ricovero da cui non uscì vivo. Ero bambino, ma le parole dei grandi mi lasciarono ricordi che non ho mai dimenticato.
Va detto che la malattia mentale è stata una dura  e costante realtà nei secoli  – sarebbe inevitabile il contrario- e continua a serpeggiare anche nella società d’oggi. Il modo in cui essa venne affrontata nel passato  va storicizzato come tutto il resto, va cioè  capito e valutato, sforzandoci di evitare giudizi sommari che sono l’esatto opposto della storia il cui compito è quello di “intelligere”. La psichiatria contemporanea è invece una materia che forse più di ogni altra si è prestata ad interpretazioni politiche che poco storicizzano il dramma della follia.
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Se rimaniamo a Torino, la costruzione per iniziativa di Carlo Alberto (che pochi conoscono come re riformatore) del Regio manicomio di via Giulio
rivela un’attenzione indiscutibile ad un problema medico e sociale grave. E ci sarebbero tante altre osservazioni che non danno ragione a chi ha finito di ridurre un problema drammatico molto complesso al nome di un noto psichiatra che ispirò una legge che decise la chiusura dei manicomi alla fine degli anni Settanta del secolo scorso  L’aver avuto nel Piemonte tardo ottocentesco e positivista un’egemonia che non esiterei a definire soffocante, da parte di Cesare Lombroso, celebratissimo scienziato,  ha sicuramente avuto anche  delle ripercussioni nefaste che hanno imperversato non solo nel campo della medicina.
Tornando a tempi recenti,   io ricordo con piacere gli psichiatri Fiorentino Liffredo,  Mario Fulcheri, Donato Munno, tutti e tre miei cari amici, che non ebbero forse la notorietà che meritavano , ma io non posso dimenticare che la loro disponibilità umana verso il malato di mente non si lasciò condizionare da militanze che sentivano intimamente incompatibili con il loro essere medici. Altri preferirono fare scelte diverse ed ebbero tutto sommato in Piemonte una notorietà abbastanza relativa. Si tratta di persone degnissime ed anche coraggiose  e benemerite, da cui però mi sento lontano.
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La legge a cui tutti fanno riferimento,  è quella intitolata al mai abbastanza celebrato Basaglia che certo pose fine a situazioni inumane e “medievali“ intollerabili , senza tuttavia prevedere delle alternative percorribili. Il dramma di molte famiglie che convissero con dei congiunti malati di mente resta un grumo di quella storia penosa e terribile che non può essere trascurato.
Bruna Bertolo nel suo documentatissimo libro “Le donne e la follia in Piemonte“, edito da Susalibri, ricostruisce la storia delle donne ricoverate negli ospedali psichiatrici piemontesi, dopo un lavoro di tre anni di ricerca. Era un lavoro che mancava.

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La realtà che balza fuori dal libro  è una storia fatta anche di miseria e di arretratezza della società e della cultura medica del tempo. Sarebbe stato un grave errore fare dell’anacronismo storico ,giudicando con i criteri di oggi la realtà di ieri e dell’altro ieri, come hanno fatto spesso coloro che si sono occupati  giornalisticamente di questi temi. Il libro di Bruna Bertolo scava nella storia di tante donne, interessata in primis alla situazione umana perché la malattia mentale, più che altre patologie, fa risaltare questa situazione.  Tra le storie di donne anonime abbandonate dalle famiglie che non erano comunque in condizione di offrire nessuna cura (non dobbiamo mai dimenticare che l’Italia fino agli anni Sessanta del secolo scorso era un Paese povero prima di dare giudizi etici), balzano all’attenzione quelle di donne in qualche modo note come la moglie dello scrittore Emilio Salgari che l’autrice tratteggia con maestria. Ma è la vicenda umana delle tante donne fino ad ora dimenticate quella che dà al libro un valore storico corale e gli conferisce un’alta dignità morale. Oltre al manicomio di via Giulio, il libro offre un ampio e dettagliato resoconto dei manicomi di Collegno, Savonera , Racconigi,Grugliasco. Un grande interesse ha il capitolo dedicato alla struttura denominata “Casa di convalescenza per le dimesse dal manicomio” creata per le donne considerate “guarite” dalla malattia.

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Il capitolo dedicato a Grugliasco e il fascismo ha una particolare valenza storica perché il manicomio durante il fascismo ( e in verità non solo durante il Ventennio ) venne usato, sostiene l’autrice , come strumento per affrontare la devianza,  il dissenso, il
“disturbo “attraverso una rigida applicazione della legge giolittiana del 1904 che rimase in vigore fino al 1978  La causa delle tante situazioni  situazioni negative, che il libro riporta con dovizia di documentazione e’, a parere  dello scrivente, il permanere ben oltre il fascismo la legge Giolitti  degli albori del secolo , frutto di una cultura medica e giuridica riconducibile al secolo precedente . Il vero scandalo è questa sopravvivenza del tutto ingiustificata sotto qualunque punto di vista che chiama in causa per intero la classe politica che fece la Costituzione , ma dimenticò di applicarla ad una fascia debole e indifesa di cittadini . L’opera della Bertolo ci porta in evidenza  lo strazio dell’elettroshock e cosa accadeva nei manicomi degli anni Sessanta e Settanta del
Novecento.  Qualche grave responsabilità politica locale e nazionale ed anche medica ci sembra inevitabile  evocarla .Annibale Crosignani ha denunciato il comportamento indegno di alcuni medici in servizio nei manicomi che avrebbero meritato il licenziamento immediato  e la radiazione dall’Ordine.

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Mi è piaciuto leggere che la Bertolo abbia citato l’Assessore alla Sanità del Comune di Torino e medico di chiara fama Filippo Franchi, che era ben consapevole della gravità della situazione di via Giulio e premeva per cambiare . Filippo Franchi era un liberale che aveva capito – me lo
disse una volta nel 1968 – che la legge del 1904 era già illiberale quando nacque ed ora era diventata anche una ”legge inumana“.

“Lavoro nel gioco legale. Ecco le mie ragioni”

Caro direttore, mi presento, sono un giovane piemontese di trentadue anni e mi chiamo Alessandro Rosso.

Finita la scuola tredici anni fa ho subito iniziato a cercare lavoro l’ho trovato in una azienda che noleggia slot machine e giochi da intrattenimento per bar, la mia mansione è tecnico riparatore.
Piano piano questa ditta è diventata una seconda famiglia per me.

Amo il mio lavoro e vorrei continuare a farlo.
Purtroppo per il nostro settore è entrata in vigore la legge 9/2016 la cui conseguenza è stata una diminuzione drastica del lavoro e molti miei colleghi hanno scelto una strada diversa. Se questa legge non verrà modificata ci saranno moltissimi altri tagli in tutto il settore del gioco legale e dell’indotto.

Queste aziende creano posti di lavoro che vengono annullati con una semplice legge regionale.
Migliaia di persone rischieranno il posto di lavoro.
Il rammarico di noi dipendenti sarà quello di essere licenziati non per causa nostra ma per colpa di una legge che non ci considera.

Non ci lamentiamo inutilmente, non vogliamo il reddito di cittadinanza e sussidi vari, ma vogliamo alzarci ogni mattina, andare a lavorare come qualsiasi altra persona.

Tutti ci considerano cattive persone che approfittano della gente che gioca: ma in realtà siamo LA PRIMA BARRIERA CONTRO IL GIOCO ILLEGALE.

Quindi non siano dei malfattori e neanche dei lavoratori di serie b. Il 20 maggio dopo 3 anni di agonia conosceremo il nostro futuro. Continuiamo a sperare che la regione Piemonte prenda provvedimenti in nostro favore.

Alessandro Rosso

Vaccini, Grimaldi (LUV): “40mila dosi al giorno per i prossimi dieci giorni”

“Adesso bisogna recuperare il tempo perduto”

«Il Piemonte deve fare la sua parte, l’obiettivo minimo per i prossimi 10 giorni è quello di vaccinare almeno 400mila persone; occorre recuperare il tempo perduto e mettere in sicurezza i più anziani e i più fragili. Sappiamo che il Piemonte finora non si è particolarmente distinto a livello nazionale, il 24% dei piemontesi che hanno ricevuto la prima dose e il 10% completamente vaccinati ci colloca poco più su della metà classifica, ma questo è il tempo di lasciare da parte le polemiche, ingranare la marcia alta e cominciare a correre: a partire dallo stress test odierno, e fino almeno al 9 maggio, ci aspettiamo che il numero dei vaccini giornalieri in Piemonte decollino» – è il commento di Marco Grimaldi, del Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

«Sappiamo che finora non è andato tutto bene – prosegue Grimaldi – il piano vaccinale della nostra Regione si scontra, tra le altre cose, con un algoritmo senza logica che finora ha lasciato almeno 17 mila ‘over 80’ senza neppure la prima dose, e una ampia platea di più fragili senza alcuna protezione, ma i prossimi giorni sono decisivi. Se è vero che il Piemonte, come gran parte del resto d’Italia, ha viaggiato sul filo della disponibilità di dosi, le consegne odierne – per il solo Piemonte ben 155.610 vaccini Pfizer – aprono scenari completamente diversi: il compito della nostra Regione è quello di mantenere per i prossimi 10/12 giorni livelli di inoculazione del vaccino molto alti, 40mila dosi al giorno, ben al di sopra della media attuale (nelle ultime due settimane di 25.089 dosi al giorno) per contribuire a raggiungere i 500 mila vaccini al giorno a livello nazionale».

Pasqua solidale per le famiglie in difficoltà

Caro direttore, è stata completata  la raccolta solidale di uova di  Pasqua, organizzata dall’associazione Sol.Id. Onlus, destinate ai bimbi  torinesi le cui famiglie sono in difficoltà economica.

“Oltre al consueto pacco alimentare che consegniamo ogni mese alle
famiglie meno abbienti, con l’avvicinarsi delle feste pasquali abbiamo
deciso di organizzare una raccolta di Uova di Pasqua – annunciano i
volontari di Sol.Id – che verranno regalate ai bambini delle famiglie
che sosteniamo sabato 3 aprile.”

“Nonostante il Piemonte sia una delle regioni più colpite dalla pandemia
e l’umore collettivo non sia dei migliori, speriamo con questo piccolo
gesto di donare un sorriso ai piccoli e alle loro famiglie. – continuano
i volontari – Molti genitori infatti non possono permettersi di
acquistare le uova di cioccolato poiché da troppo tempo sono costretti a
lavorare a singhiozzo e devono centellinare ogni singolo euro per
arrivare a fine mese.”

“In un momento come questo, dove i più piccoli sono costretti in DAD e i
parco giochi sono stati chiusi – conclude l’associazione – il nostro
piccolo dono farà brillare di nuovo i loro occhi. Non permetteremo che i
nostri bambini si scordino le piccole gioie dell’infanzia.”

Controlli anti Covid dei carabinieri, chiusi tre esercizi commerciali

 Nell’ambito dei controlli disposti dal Comando Provinciale per verificare il rispetto della normativa anticovid, i carabinieri hanno chiuso per 5 giorni tre esercizi commerciali e sanzionato 19 persone.

In particolare a Monteau da Po, nell’hinterland torinese, i militari della locale stazione hanno sanzionato il proprietario di un bar che aveva consentito la consumazione all’interno a cinque avventori anch’essi multati.
A Roure, in Val Chisone, stessa sorte è toccata al proprietario e agli avventori di un altro locale pubblico.
Infine a Torino, nel quartiere Lingotto, i carabinieri hanno sanzionato il proprietario di un locale già multato per inosservanza dei provvedimenti emanati per contenere la pandemia in atto. In questo caso all’arrivo dei militari i clienti, che stavano consumando all’interno, hanno provato a fuggire lasciando le consumazioni sul bancone ma sono stati identificati.
In tutti e tre i casi è stata applicata la sanzione accessoria della chiusura delle attività per 5 giorni.

La Portineria di Comunità consegna le colombe pasquali

A una quarantina di famiglie sabato 3 aprile tra le 15 e le 17

Portineria di comunità

Porta Palazzo – Piazza della Repubblica 1/F

 

Torino 01 aprile. Alle famiglie dei bambini e delle bambine a cui a Natale sono stati consegnati dagli elfi della Portineria di Porta Palazzo gli ottanta regali donati dai cittadini torinesi, ora verranno consegnate delle piccole colombe pasquali. Un pensiero nato all’interno della comunità solidale, ribattezzata comunità del dono, che si è creata attorno all’ex edicola di piazza della Repubblica, gestita dalla Rete italiana di cultura popolare.

La consegna avverrà sabato 3 aprile tra le 15 e le 17 e i donatori saranno lì a fare gli auguri ai piccoli e alle loro famiglie nel rispetto delle norme di sicurezza anti-Covid. L’idea delle colombe pasquali è venuta a un gruppo di giovani coinvolti nella coprogettazione di iniziative solidali e culturali negli spazi della Portineria e dalla buona volontà della proprietaria del Convitto Caffè che si è resa disponibile a produrre il dolce tradizionale. Al progetto hanno collaborato varie realtà come Il Vaso di Sarepta e Nes, nessuno è straniero.  Un modo per incontrarsi, conoscersi e celebrare i 4 mesi dalla nascita della comunità del dono che ha raggiunto i primi risultati con la complicità anche di altre associazioni come Tutticonnessi, che rigenera pc e dispositivi (e grazie alla quale è stato possibile fornire 12 computer per la didattica a distanza). Come la Cooperativa dentistica Europea e Odontoiatria Sociale in Rete (grazie alla quale verranno prestate cure dentistiche a 6 ragazzi e ragazze). E ancora come Hiba che il 9 aprile metterà gratuitamente un apparecchio per i denti a una persona in difficoltà. Ma poi c’è Camminare Insieme che offre assistenza medica alle famiglie che la richiedono. La cooperativa Meeting Service che ha ricevuto 20 iscrizioni da persone senza occupazione interessate a seguire corsi professionalizzanti gratuiti di pasticceria, pizzeria, gelateria e cucina che porteranno a tirocini retribuiti in partenza a fine aprile.

Rete italiana di Cultura Popolare ha voluto mettere in piedi un progetto di innovazione sociale che consiste nel costruire relazioni e creare una comunità di riferimento per coloro che non la hanno. La Portineria di comunità ha ricevuto anche un plauso dall’Unione europea ed è stata inserita tra le realtà considerate buone pratiche replicabili altrove. “La nostra comunità del dono sta crescendo – racconta il direttore della Rete Antonio Damasco – e noi siamo soddisfatti per la passione e la generosità di tutti coloro che ne fanno parte. Questo vuol dire che quando le persone si uniscono e creano una società solidale tutti ne traggono beneficio”.

Sabato santo: ostensione della Sindone in tv in mondovisione il 3 aprile

Pasqua con la Sindone in tv sabato santo 3 aprile nel silenzio del Duomo di Torino.

Una diretta televisiva e una diretta social porteranno, come nel 2020, le immagini della Sindone e della preghiera in tutto il mondo come segno di speranza in un tempo che resta difficile. L’evento si terrà sabato 3 aprile, alle ore 17, dalla Cattedrale di Torino, in onda su TV2000.

“Per noi credenti, osserva l’arcivescovo Cesare Nosiglia, custode pontificio della reliquia, il modo più efficace di accrescere la speranza del mondo intero è la preghiera comune, il mettersi in ginocchio di fronte al Signore. In questi tempi tormentati abbiamo bisogno di alimentare e comunicare la nostra speranza. Per questo celebriamo il sabato santo giorno del silenzio davanti al sepolcro del Signore ma anche dell’attesa della sua risurrezione una speciale liturgia di fronte alla Sindone che ci ricorda questo evento, centro vivo della nostra fede e della nostra speranza”. La liturgia, in diretta su TV2000, raggiungerà, tramite i satelliti, il mondo intero. In Duomo verranno proposte testimonianze sul dolore e la speranza che hanno caratterizzato questo ultimo anno. La diretta sui social media inizierà alle 16,30 con vari interventi in preparazione alla contemplazione della Sindone. “Attendevamo a fine 2020 i giovani di tutta Europa radunati dalla Comunità di Taizè ma, ha aggiunto monsignor Nosiglia, questo impegno è stato spostato ai giorni dopo il Natale 2021. L’ostensione straordinaria della Sindone era la proposta della chiesa torinese a tutti i giovani e speriamo vivamente di poterla celebrare. Resto convinto che il Telo è una realtà che parla a tutti, al di là delle differenti convinzioni di cultura e al di là delle diversità di fede. L’immagine sindonica, che Torino custodisce da quasi cinque secoli, testimonia dolore e morte ma anche risurrezione e vita eterna che apre alla carità e alla fratellanza di ogni persona”. 

f.r.   

Chi rappresenta oggi l’anti sistema?

Uno gli elementi politici – anche se era e rimane un autentico disvalore – maggiormente gettonato
nella storia democratica del nostro paese è sempre stata l’ideologia dell’anti sistema. Una deriva
che nella politica italiana è sempre esistita ed ha sempre avuto grandi estimatori e un seguito di
massa. Un consenso trasversale che alligna tanto nelle masse popolari con una antica, atavica e
radicata diffidenza nei confronti dello Stato e di tutto ciò che è riconducibile al pubblico e alle
istituzioni e, soprattutto, in settori massicci della borghesia illuminata che, in virtù di un incrollabile
moralismo e una strisciante ed ostentata “superiorità morale” ha sempre manifestato una forte e
massiccia ostilità nei confronti della politica e delle sue articolazioni, a cominciare dai partiti per
estendersi anche al Parlamento e ad altre istituzioni.

Ma, per fermarsi alla realtà contemporanea, è indubbio che c’è stato un partito che sull’onda di
una spietata cultura anti sistema in questi anni ha fatto fortuna. Politica ed elettorale. Una deriva
che si è trascinata dietro altri disvalori e altri elementi corrosivi della vita democratica e
costituzionale. Dal populismo alla demagogia, dal qualunquismo alla impronta anti parlamentare.
Elementi che hanno incrociato il disagio crescente di molti settori della pubblica opinione e che
sono alla base del profondo scollamento tra i cittadini e le istituzioni e del sostanziale discredito
dei partiti e dei politici. I 5 stelle, appunto, grazie a questi disvalori sono entrati nel Palazzo e se ne
sono impossessati. Ma, come quasi sempre capita, una volta entrati nel palazzo semplicemente
non si vuole più uscirne. E tutta la carica qualunquista, anti sistema, qualunquista e populista ha
ceduto il passo ad altri temi. Uno su tutti, come ci ricordano quasi tutti i giorni le cronache
politiche giornalistiche. E cioè, come fare per non uscire dal palazzo e, di conseguenza, dai
benefit e dai privilegi che tutto ciò comporta? Una battaglia su tutte: rimuovere quel “doppio
mandato” che era la regola scolpita nella pietra di quel partito per giustificare la profonda diversità
se non addirittura l’alternativa rispetto a tutti gli altri partiti esistenti – cioè alla fatidica “casta” –
che avrebbe “spadroneggiato e sgovernato” l’Italia per vari decenni. E, accanto a questo, la
simpatica trasformazione di quel partito da movimento populista, anti parlamentare e anti politico
a movimento addirittura “liberal moderato”.

Ora, al di là dei comportamenti e della prassi concreti di quel partito – che a tutt’oggi nessuno sa
che cosa realmente sarà nel futuro – resta una domanda a cui prima o poi occorrerà dare una
risposta seria e convincente. Ovvero, chi interpreterà, d’ora in poi, quella voglia di anti sistema
che, purtroppo, continua ad attraversare larghi settori della nostra vita pubblica? Oppure
pensiamo che con la mutazione genetica dei 5 stella sia stata definitivamente rimossa quella
deriva? Io credo, al riguardo, che proprio in questa stagione i partiti democratici – e non i partiti
personali o del capo o del guru o i banali cartelli elettorali – hanno il compito politico e culturale di
saper rinobilitare la politica e, di conseguenza, ridare credibilità ed autorevolezza alle stesse
istituzioni democratiche. Una responsabilità politica che non si può delegare a nessuno ma che
richiede, invece, da parte dei partiti una risposta precisa, chiara e netta. Qualsiasi tentazione di
assecondare, ancora una volta, la spirale populista e demagogica – presente tanto a destra
quanto, soprattutto, a sinistra – deve essere d’ora in poi battuta alla radice senza alcun
tentennamento. Sarebbe curioso se, dopo il lento tramonto del partito populista per eccellenza,
adesso toccasse agli storici partiti democratici, e di potere, assumere atteggiamenti populisti,
demagogici, anti politici e anti parlamentari pur di assecondare la spirale anti sistema. Sarebbe
non solo la fine della politica ma innescherebbe, ed è quel che più conta, anche la crisi
irreversibile della nostra democrazia.

Giorgio Merlo

La colomba Galup per Fondazione Paideia ha il sapore della solidarietà

Un regalo che fa del bene, per sostenere i bambini con disabilità seguiti da Paideia

Quest’anno la Pasqua ha il sapore della solidarietà: nasce la colomba Galup per Fondazione Paideia, per sostenere i bambini con disabilità e le famiglie seguite dalla Fondazione. La colomba sancisce la nuova partnership tra la storica azienda piemontese, punto di riferimento internazionale nel mercato dolciario d’eccellenza, e la Fondazione, impegnata da quasi trent’anni nella promozione di iniziative di solidarietà sul territorio.

Parte dei ricavi derivanti dalla vendita sarà devoluta a sostegno dei bambini e delle famiglie che Paideia supporta attraverso attività di terapia, sostegno psicologico, interventi economici straordinari e attività di socializzazione.

La classica e iconica colomba Gran Galup sarà acquistabile presso la Bottega Paideia (Via Villa della Regina 9/D a Torino) e presso i Galup store di Pinerolo – Via Fenestrelle 34 – e Torino – Via Andrea Doria 7; inoltre online su bottegapaideia.it

“Ogni giorno – dichiara Fabrizio Serra, direttore di Fondazione Paideia – incontriamo famiglie con bambini con disabilità che sono particolarmente provate da questa situazione. Una fatica che prima di tutto è psicologica ed è affiancata, in alcuni casi, da situazioni di difficoltà economica generate dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. La collaborazione con Galup, che ringraziamo per essere al nostro fianco, ci permetterà di rendere ancora più concreto il nostro impegno. L’iniziativa, per chi sceglierà di aderire in un momento così particolare come quello che stiamo vivendo, rappresenterà un dolce pensiero che fa del bene a tanti bambini e alle loro famiglie”.

“Nel percorso di crescita e nell’evolversi della propria storia, Galup ha sempre prestato attenzione al sostegno del territorio in cui vive e opera quotidianamente. Ed è con questo spirito che si realizza la collaborazione con Fondazione Paideia: un impegno buono e solidale” – dichiara Giuseppe Bernocco, Presidente Galup
Un gesto buono tre volte: un regalo da regalare, da regalarsi e prezioso per chi sarà sostenuto grazie all’acquisto della colomba.
Presso la Bottega Paideia si possono scoprire tante idee originali e di qualità per uno shopping solidale: articoli per la casa, gadget e accessori per la persona, prodotti di design e arredo, giochi per i bambini e proposte regalo per la Pasqua, tra cui le uova di Pasqua Paideia e tanti altri prodotti golosi. La Bottega Paideia è aperta, nel rispetto delle normative sanitarie, fino al 2 aprile (dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13,30 e dalle 15 alle 19) e attiva anche online, grazie all’e-commerce su www.bottegapaideia.it.
Un acquisto solidale consente di stare vicino ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, offrendo loro un aiuto concreto.
bottegapaideia.it
fondazionepaideia.it

La Fondazione Paideia opera ogni giorno per offrire un aiuto concreto ai bambini con disabilità e alle loro famiglie. Nata nel 1993 per iniziativa delle famiglie torinesi Giubergia e Argentero, Paideia si impegna per costruire una società più inclusiva, responsabile e attenta ai bisogni di tutti. Perché nessuna famiglia possa sentirsi sola e nessun bambino escluso.
Galup è molto più di un marchio, è una bella e importante realtà della storia italiana che, nel suo settore, ha modificato e fatto la storia di un prodotto nazionale: 1922 Pietro Ferrua inventa il panettone che non c’era. Innovazione e tradizione è la combinazione equilibrata e vincente che guida le scelte di Galup in un percorso di continua crescita che rende il brand un’eccellenza italiana conosciuta e riconosciuta nel mondo.