ilTorinese

Il bollettino Covid di sabato 17 aprile, ricoveri in calo

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 865 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 76 dopo test antigenico), pari al 3,7dei 23.456 tamponi eseguiti, di cui 15.952 antigenici. Tra gli 865 nuovi casi gli asintomatici sono 345 (39,9%).

I casi sono così ripartiti: 111 screening, 554 contatti di caso, 200 con indagine in corso; per ambito: 6 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 81 scolastico, 778 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 337.065 così suddivisi su base provinciale: 27.256 Alessandria, 16.361 Asti, 10.316 Biella, 48.228 Cuneo, 26.062 Novara, 180.430 Torino, 12.584 Vercelli, 11.966 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.417 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.445 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 29(rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 3.125 (68 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 18.988.

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.123.714 (+23.456 rispetto a ieri), di cui 1.439.086 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 10.924

Sono 25 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 10.924 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.512 Alessandria, 675 Asti, 406 Biella, 1.338 Cuneo, 896 Novara, 5.168 Torino, 485 Vercelli, 353 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 91 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

303.738 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 303.738 (+1.809 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 24.458 Alessandria, 14.695 Asti, 9.260 Biella, 42.899 Cuneo, 23.683 Novara, 162.639 Torino, 11.415 Vercelli, 11.180 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.309 extraregione e 2.200 in fase di definizione.

Preleva al bancomat sotto minaccia, la polizia ferma il rapinatore

Un  ragazzo esce dalla propria abitazione e si incammina in direzione Porta Susa, quando un soggetto gli si avvicina. E’ italiano, ha 36 anni e dice di avere fame, quindi, con tono minaccioso, gli chiede di comprare un panino. Il ragazzo risponde di non avere contanti dietro; il trentaseienne riferisce che sarebbe stato lui stesso ad accompagnarlo al bancomat più vicino.

Durante il tragitto, iniziano una serie di minacce verbali. Arrivati allo sportello automatico di una banca in piazza Statuto, il reo costringe la vittima a ritirare 250 euro in due diverse tranche. Inoltre, durante il prelievo, il rapinatore si fa consegnare il suo telefono cellulare, dicendo che glielo avrebbe restituito una volta ottenuti i soldi. Usciti dalla filiale, il trentaseienne non mantiene la parola e ordina al ragazzo di correre lontano, senza mai voltarsi. La vittima, in stato di shock per l’accaduto, arriva in corso Palestro e si avvicina ad un gruppo di persone chiedendo un telefono per chiamare la Polizia. Tra di loro un poliziotto, libero dal servizio, si qualifica e, dopo aver ascoltato quanto appena accaduto, richiede l’intervento di una Volante.

Inizia così l’attività investigativa del commissariato Centro, volta al rintraccio del soggetto. Gli agenti, visionate le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza della banca, riconoscono l’autore del fatto, che ha un evidente tatuaggio sul collo ed è già stato precedentemente identificato nel corso di un intervento i primi di marzo. L’uomo ha numerosi precedenti di Polizia per reati contro il patrimonio e la persona; risulta residente a Torino, ma di fatto si tratta di un senza fissa dimora con obbligo di presentazione alla P.G.

Mercoledì mattina personale del commissariato attende l’uomo sulla via che lo avrebbe portato alla firma giornaliera e, dopo averlo riconosciuto, lo fermano per la rapina commessa 4 giorni prima. Il fermo è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria.

Humanitas Gradenigo e BasicNet aprono il primo centro vaccinale tra aziende private

A  Torino  nasce il primo centro vaccinale tra aziende private per iniziativa dell’ospedale Humanitas Gradenigo e di  BasicNet

L’obiettivo è vaccinare a partire dal 27 aprile fino a 800 persone al giorno presso il BasicVillage di corso Regio Parco 39, sede dell’azienda di  Marco Boglione, patron di Robe di Kappa, Superga e K-Way.

L’area di 700 metri quadrati ospiterà l’attuale Centro vaccinale di Humanitas Gradenigo,  inaugurato all’interno dell’ospedale il 18 marzo, che  in un mese  ha vaccinato 8mila persone, in prevalenza ultra 80enni e pazienti fragili, con  Pfizer BioNTech.

Il nuovo  Centro avrà  percorsi autonomi di entrata e uscita e darà la possibilità di passare ogni giorno dalle attuali 500 a  800 persone, in parte  dei locali dello storico spaccio  aziendale.

Il Centro resterà  aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 20 con otto box separati.

 

Foto BasicNet

L’Odissea dei lavoratori dell’ex Embraco in cerca di una soluzione

“A noi mancano pochi mesi al 21 luglio, data di scadere della cassa integrazione. Se entro quella data non si troverà una soluzione saremo tutti disoccupati.

E c’è già chi sta prendendo i pacchi della Caritas, chi dorme negli scantinati, chi con ottocento euro di cassa non ce la fa a tirare avanti e a pagare l’affitto o le bollette”. A parlare è Roberto Brognano, lavoratore dell’ex Embraco e componente della segreteria dell’Ugl torinese. Giovedì era con molti colleghi a Torino in piazza Castello, davanti al palazzo della Regione Piemonte, per sollecitare delle risposte da Roma per sciogliere il nodo della società Italcoomp – con stabilimenti a Riva presso Chieri dell’ex Embraco e della ex Acc di Mel in Provincia di Belluno – che una volta operativa sarebbe la soluzione dei problemi che si trascinano ormai da tre anni e sono stati acuiti dal fallimento della Ventures, dichiarato da una sentenza del Tribunale di Torino del 21 luglio. In piazza Castello con gli operai dell’azienda del chierese c’erano il segretario provinciale Uglm Metalmeccanici Ciro Marino, il segretario regionale Uglm  Giovanni Antonio Spera, il segretario generale regionale Ugl Armando Murella ed il consigliere comunale di Chieri, Luigi Furgiuele che da sempre segue da vicino la vicenda, vista la ricaduta occupazionale che ha sulla sua città. Martedì 20 aprile, poi, una delegazione sindacale e dei lavoratori (tra cui il segretario Uglm di Torino Marino e lo stesso Brognano) sarà a Roma davanti al Ministero dello Sviluppo economico, autoconvocata con l’auspicio di essere ricevuta dal ministro Giorgetti o da uno dei viceministri.

Massimo Iaretti

Il fisico Djalali esce dall’isolamento dopo 140 giorni

Una buona notizia e un’altra meno positiva sulla sorte di Ahmadreza Djalali, il fisico iraniano-svedese, ricercatore all’Università di Novara, condannato a morte nella Repubblica islamica per “spionaggio” a favore di Israele.
L’Iran ha interrotto dopo oltre 4 mesi la detenzione in cella di isolamento di Ahmadreza Djalali: l’isolamento era ritenuto l’ultimo passo prima della temuta esecuzione del ricercatore che si è sempre dichiarato innocente. “Dopo 140 lunghi giorni in isolamento, ha riferito Amnesty International, Ahmadreza è stato finalmente trasferito in una cella con altre persone ma non può ancora contattare i propri familiari e il proprio avvocato”. Djalali, che ha trascorso tre anni all’istituto Crimedim (esperto in medicina dei disastri) e ha collaborato per anni con l’Università del Piemonte orientale a Novara, era stato arrestato nell’aprile 2016 durante una visita nel Paese d’origine. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite lo scienziato sarebbe costretto a subire privazioni del sonno e avrebbe avuto una considerevole perdita di peso per la mancanza di un’alimentazione adeguata. Alla fine dello scorso anno, la sua esecuzione era stata rinviata ma la condanna a morte resta però valida per la giustizia di Teheran. Il suo avvocato, dalla prigione di Evin alle porte di Teheran, dove Djalali è detenuto da quasi cinque anni, ha fatto sapere alla moglie che vive a Stoccolma che la richiesta di perdono avanzata di recente è stata di nuovo respinta e quindi la minaccia di esecuzione resta attuale. Resta sospesa ogni comunicazione con la famiglia in Svezia e con la madre e la sorella che vivono a Teheran. Lo scienziato si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, sostenendo di essere stato punito per essersi rifiutato di compiere attività di spionaggio per la Repubblica islamica in Europa. Amnesty International aveva definito il processo a suo carico “clamorosamente iniquo”. Le sue condizioni di salute fisica e psicologica sono state danneggiate ulteriormente dalla prigionia degli ultimi mesi.                                                 f.r.

Rinasce l’“Orto” del Castello di Miradolo

Prezioso gioiello paesistico progettato dall’architetto Paolo Pejrone, sarà aperto al pubblico dalla “Fondazione Cosso”

San Secondo di Pinerolo (Torino) – Non appena l’emergenza sanitaria lo permetterà, sarà riaperto ai visitatori il grandioso (l’estensione è di oltre sei ettari) Parco storico del settecentesco Castello di Miradolo, sede dal 2008 della “Fondazione Cosso”, guidata da Maria Luisa Cosso e dalla figlia Paola Eynard.

E in quell’occasione il pubblico potrà anche scoprire per la prima volta l’“Orto” del Castello di San Secondo di Pinerolo, suggestiva meraviglia naturale ideata e resa possibile dalla geniale “capacità visionaria” del grande architetto di giardini e “orti felici” che risponde al nome internazionalmente blasonato di Paolo Pejrone. “Da anni – spiega Paola Eynard, vicepresidente della Fondazione – nutrivo il sogno di recuperare la parte rustica del Castello. Per farlo occorreva gran garbo e trovare collaboratori capaci e sensibili per interpretare l’idea di un recupero delicato e rispettoso dei segni del tempo. Questo progetto ha l’obiettivo di tramandare la storia del luogo e, con essa, una vocazione e un sapere antico: ogni spazio nasconde una storia, bisogna solo saperlo ascoltare. Per l’orto, mio desiderio da tempo, ho chiesto aiuto a Paolo Pejrone perchè lui conosce perfettamente quel sapore di casa, di cascina e di agricolo che caratterizza luoghi come questo”. “Genius loci”, dunque, il celebre architetto torinese, alla cui passione e saggia, ma anche estrosa, creatività si devono alcuni dei più importanti e significativi giardini del mondo e a cui la “Fondazione Cosso” dedicherà dal 15 maggio prossimo (e per un anno intero) la mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”. Evento artistico di notevole portata e occasione imperdibile proprio per il ripristino e la messa a nuovo dell’antico “Orto”, dalla forma circolare – armonioso, chiuso e protetto – del Castello di Miradolo.

Affacciato sulla corte rustica dell’antica dimora ne completa l’originaria vocazione agricola ( con stalla, fienile, forno, pollaio e lavatoio ) e si sviluppa intorno all’asse centrale che attraversa il portale d’accesso all’antica “cassina”, l’aia e il Palazzo, fino alla torre rotonda. “Visto dall’alto- prosegue Paola Eynard – appare perfettamente inserito nel disegno del luogo, ritracciato con pietre locali e antiche; lungo il perimetro sono stati inseriti pali di legno di castagno, montati su stele di pietra, come si usava un tempo nelle antiche campagne pinerolesi, con filari di uva bianca lungo la staccionata, e ai piedi fragoline di bosco, garofanini, mughetti, peonie, ellebori e altre delicate essenze”. All’interno, piante orticole e floreali, riproposte tra specie rare e antiche e camminamenti realizzati in “calatà”, la pavimentazione rustica nota come “acciottolato piemontese”. E al centro, una vasca quadrata di pietra, riproposta con vecchi lastroni ritrovati al Castello. “La riproposizione dell’orto – conclude Maria Luisa Cosso – si inserisce in un programma ampio che la Fondazione Cosso dedica per i prossimi mesi ad attività didattiche, incontri letterari e divulgativi per approfondire i temi del paesaggio, dell’ambiente e della biodiversità. Con l’occasione, per la prima volta, saranno visitabili gli edifici rustici, nucleo più antico della proprietà. Ricerche d’archivio rivelano che già nel Seicento esisteva una ‘cassina’, corredata da ampi terreni, vigne e frutteti, di proprietà della famiglia Macello, poi Massel di Caresana, intorno alla quale sarebbero poi sorti il ‘palazzo’ e il ‘giardino’ di Miradolo, tra il XVIII e il XIX secolo”. Nei prossimi mesi questi spazi torneranno a raccontarsi.

Per info: tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.it

g. m.

Nelle foto
– “Orto” del Castello con drone
– Paola Eynard e Maria Luisa Cosso
– Paolo Pejrone

Gian Piero Alloisio in Aria di libertà, Teatro-Canzone in live-streaming dal Polo del ‘900

Festa della Liberazione 2021 /  lunedì 19 aprile ore 20 e 30

L’autore e interprete di teatro e canzoni Gian Piero Alloisio racconta con canzoni, monologhi e video la storia del bambino-partigiano Mario Ghiglione. Nel ’44, a soli quindici anni, Mario, già attivo nella Resistenza all’insaputa dei genitori, raggiunge i ribelli del Monte Tobbio. Il suo nome di battaglia, “Aria”, esprime tutto il senso liberatorio della sua scelta. La storia di Aria è l’avventura di un adolescente alle prese con un mondo sconvolto dalla guerra e una patria dominata dall’odio politico e razziale. La sua famiglia non si occupa di politica, non è schierata contro il fascismo, eppure Aria matura lo stesso la sua scelta.

Tra le canzoni, Povera Patria di Franco Battiato, La libertà di Gaber-Luporini, Auschwitz di Francesco Guccini, Dalle belle città dei partigiani Lanfranco e Cini, oltre che Ogni vita è grande dello stesso Alloisio.

Aria di libertà sarà trasmesso in diretta lunedì 19 aprile alle ore 20 e 30dalla Sala del ‘900 del Polo del ‘900 sulle pagine FB Consiglio Regionale del Piemonte e Gian Piero Alloisio – Info e sul canale YouTube Teatro Italiano del Disagio e resterà in rete fino al 29 aprile 2021.

Lo spettacolo è adatto a un pubblico di ogni età e coinvolge particolarmente i ragazzi. Gian Piero Alloisio è disponibile a incontrare gli studenti da remoto (per informazioni scrivere a infoatid@gmail.com).

Aria di libertà è un progetto di ATID – Associazione “Teatro Italiano del Disagio” diretta da Gian Piero Alloisio, realizzato con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio Regionale del Piemonte e in collaborazione con il Polo del ‘900 che lo ha inserito nella programmazione della Festa della Liberazione 2021.

Campagna Io per Lei, VéGé al fianco di Fondazione Telethon anche a Torino

 Gruppo VéGé risponde all’appello di Fondazione Telethon e aderisce alla campagna di primavera “Io per lei” a favore delle mamme che affrontano una malattia genetica rara.

In occasione dell’avvicinarsi della Festa della mamma, tutti i clienti dei punti vendita di Gruppo VéGé che aderiranno all’iniziativa, dal 12 aprile al 12 maggio, potranno donare 1 euro e riceveranno in cambio il “Cuoricino di biscotto” Telethon (prodotto e confezionato per Fondazione Telethon). Il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto alla ricerca sulle malattie genetiche rare.

La campagna “Io per lei” è idealmente dedicata, infatti, a ogni mamma «rara» che affronta la malattia genetica di suo figlio, alle ricercatrici che lavorano per trovare una cura, a tutte le donne con una malattia genetica rara.

Le imprese socie di Gruppo VéGé aderenti all’iniziativa, preseti su tutto il territorio, sono: ASTA S.P.A., BENNET S.P.A. – BENNET, CENTRODET, DETERCART LOMBARDO S.R.L., DIMO S.R.L., F.LLI ARENA S.R.L – DECÒ, G.F.E., DISTRIBUZIONE ASSOCIATA S.R.L., GAMBARDELLA, GDA, MARKET INGROSS S.R.L., MULTICEDI S.R.L. , ROSSI S.R.L., SCUDO – TREP, SCUDO – CEDI LOMBARDI, SIDI PICCOLO, TOSANO E SCELGO C&C

“Essere vicini alle comunità dove operiamo, e in particolare aderire ad iniziative importanti come questa lanciata da Fondazione Telethon, è un dovere verso tutti quei cittadini che ogni giorno ci scelgono, ci manifestano fiducia, ci considerano un punto di riferimento indispensabile per i loro acquisti quotidiani. In questo periodo difficilissimo in cui la pandemia ha catalizzato tutte le risorse e le attenzioni, il nostro contributo, come Gruppo VéGé, è amplificare altre situazioni che richiedono il sostegno di tutti. Oggi possiamo fare la nostra parte, scegliendo di sostenere la campagna “Io per lei” con una piccola donazione, per sostenere la ricerca scientifica e aiutare così le mamme e tutte le donne che ogni giorno lottano per trovare soluzioni contro le malattie genetiche rare.” – dichiara Francesca Repossi, Responsabile Marketing di Gruppo VéGé.

Malagodi, il più grande liberale del secondo ‘900

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni 

Il 17 aprile di trent’anni  fa moriva Giovanni Malagodi.

A ricordarlo  in modo diretto è rimasta solo la rivista “Libro aperto” da lui fondata e diretta da Antonio Patuelli,  parlamentare liberale ed attuale presidente dell’ABI, a sua volta l’unica figura di matrice liberale che ricopra  oggi un’importante carica istituzionale. Malagodi pare sia scomparso dal dibattito storico – politico, anche se fu Ministro, Presidente del Senato e leader incontrastato del PLI per vent’anni. Era un uomo coltissimo, aveva un’esperienza internazionale di rilievo che lo portò anche a presiedere l’Internazionale liberale, era corazzato di cultura economica acquisita sul campo come banchiere ed era un oratore sobrio, ironico, efficace che parlava più alla ragione che al cuore. Queste qualità oggi sono quasi introvabili in una stessa persona, escludendo a priori i politici alla ribalta. Malagodi veniva da lontano, in certo senso era figlio d’arte perché suo padre Olindo era stato deputato e stretto collaboratore di Giovanni Giolitti. Fino al 1953 non si era occupato direttamente  di politica, solo in quell’anno si candidò, su invito di Enzo Storoni, eminenza grigia liberale, alla Camera nel Collegio di Milano e venne eletto.  Già nel 1954 divenne Segretario Generale del PLI , una carriera ancora più rapida di Spadolini, che dovette attendere la morte di La Malfa per diventare leader. Il PLI del dopo guerra era in affanno perché mancava di un vero leader. Le figure carismatiche di Benedetto Croce e di Luigi Einaudi non bastavano,specie dopo l’elezione del secondo alla presidenza della Repubblica. Gli altri liberali, da Cassandro a Villabruna, erano personalità oggettivamente  fragili. Il vero leader che avrebbe potuto traghettare il Partito dal pre fascismo al post fascismo era morto appena  sessantenne nel 1945 ed era il Ministro del Tesoro Marcello Soleri,  grande piemontese ,unico erede di Giolitti,  ma  anche politico che andava oltre il giolittismo.  Addirittura il PLI cadde nelle mani di Roberto Lucifero che lo fece alleare con i qualunquisti di Guglielmo Giannini, suscitando il dissenso e l’uscita dal Partito di una sinistra liberale che –       come scrisse Croce – non rappresentava un granché. I vari Carandini e Cattani erano molto ambiziosi, osservo’ il filosofo, ma non altrettanto capaci in termini politici. In quella sinistra liberale l’unica figura di spicco era Mario Pannunzio che però – bisogna essere obiettivi dopo tanti anni – era un intellettuale di prim’ordine , ma non certo un possibile segretario, non foss’altro per la sua mitica indolenza che si contrapponeva alla sua vivacità intellettuale.
Malagodi, che veniva dal Nord produttivo e finanziario, diventò naturaliter il nuovo capo, mandando Villabruna a fare il Ministro. La sinistra liberale lo accusò quasi subito, per bocca di Carandini – grande proprietario terriero come lo stesso Malagodi e la sua famiglia – di aver “affittato“ il partito all’ Assolombarda, se non alla Confindustria.  Dopo poco ci fu la scissione radicale nel 1955 che non riuscì nel suo intento perché i gruppi parlamentari restarono con Malagodi ,se si esclude il solo  Villabruna.  Nelle elezioni del 1956 , del 1958 e del 1960 il PLI incrementò i suoi voti, i Radicali, alleati prima con il PRI e poi con il
PSI, raggiunsero percentuali, come si disse successivamente per scherno  , da prefisso telefonico ante litteram. Malagodi venne spesso accusato di autoritarismo nella conduzione del partito, mentre i Radicali finirono per  sciogliersi nel 1962 per beghe personali  e politiche che giunsero persino in tribunale.  La storia, non le opinioni personali,  diede ragione a Malagodi, la cui unica colpa fu quella di non lasciar crescere  a fianco a se’ nuovi leader liberali, anche se la sua attenzione ai giovani della GLI fu sempre molto viva e attenta : Patuelli fu segretario nazionale della GLI che ebbe un notevole consenso soprattutto nel mondo universitario. E’ quasi un paradosso che il Segretario liberale forse più attento al movimento giovanile non sia riuscito a scegliersi un successore che andasse oltre ad una figura spenta come Agostino Bignardi.
Dopo il centrismo nel quale il PLIfu protagonista, venne la stagione del centro- sinistra che trovò i liberali all’opposizione.  I socialisti, secondo Malagodi, erano immaturi per un’esperienza di Governo e la sinistra democristiana dei Moro e dei Fanfani si era già rivelata profondamente illiberale. Il disegno perseguito da Giolitti di un Governo tra liberali, cattolici e socialisti, naufragato esattamente cent’anni fa nel 1921 , non era fattibile nel 1963 . E Malagodi condusse con rigore e fermezza un’opposizione senza sconti contro le nazionalizzazioni e contro l’istituzione delle Regioni a statuto ordinario  che avrebberomassacrato le finanze statali e compromesso l’unità nazionale.
Questa seconda battaglia oggi rivela la lungimiranza quasi profetica  del leader liberale che vide nel regionalismo divisivo – aggravato oggi dalla riforma del titolo V della Costituzione – un grave errore. L’esperienza dimostra che aveva ragione. Questa posizione isolò Malagodi al centro,  non volendo egli  un rapporto con i monarchici che in parte finirono di passare nel PLI – non ben accolti – un po’  alla chetichella .       Nel 1963 Malagodi portò il Partito al 7 per cento dei voti, ma anche la crescita parlamentare non genero’ nuovi leader qualificati , ma quasi sempre si trattò’ di assessori locali eletti deputati e senatori con l’unica eccezione di Durand de la Penne e del vecchio Fossombroni. Non si creò una classe dirigente attorno al leader . Forse gli  unici politici  di calibro adeguato furono  Gaetano Martino ,ministro degli Esteri,Vittorio Badini Confalonieri presidente del partito  e Aldo Bozzi che fu un autorevole giurista e Francesco Cocco Ortu che in parte fu anche oppositore di Malagodi. Dopo quel successo iniziò il declino liberale, ma esso non è attribuibile ad errori suoi  bensì ad un centro – sinistra diventato regime clientelare ed anche corrotto che creo’ attorno a se’ un facile consenso.
L’onesto  Mario Pannunzio (che non aveva le ambizioni politiche  frustrate di Carandini ) si rese conto che le politiche illiberali del centro – sinistra non avevano dato i frutti sognati per cui si era battuto nei famosi convegni del “Mondo“ e nel 1966 chiuse il suo giornale che nessuno riuscì più a risuscitare perché legato ad un’epoca storica definita ed uno stile inimitabile. Fu proprio  la delusione subìta a portarlo ad abbandonare l’impresa, come anni dopo mi disse Arrigo Olivetti che fu editore del giornale e ultimo Segretario del Partito radicale. Dopo le elezioni del 1968 che segnarono un arretramento del PLI e dopo i successi del Movimento Sociale nel 1971 /72, ci fu un effimero governo Andreotti – Malagodi che la DC volle strumentalmente per coprirsi le spalle  a destra. Restò in carica neppure un anno tra il 1972 e il 1973 e non è passato alla storia per qualcosa di significativo . Già l’accoppiata Andreotti – Malagodi che fu ministro del Tesoro, aveva un che di stonato  e di contraddittorio.
Il governo cadde per iniziativa dei Repubblicani e lasciò spazio a nuovi Governi di centro – sinistra. All’interno del PLI per la prima volta si costituì una consistente  corrente di sinistra capeggiata da Altissimo e Zanone che nel 1976 divenne Segretario e portò il Partito al suo minimo storico alle elezioni politiche di quel medesimo anno. Lo stesso Altissimo non venne rieletto deputato. Incominciò così l’inizio del ritorno dei liberali al Governo nel pentapartito auspicato da Pertini. La presenza liberale al governo fu quasi irrilevante e non poteva che essere così per lo scarso numero di eletti. Zanone svecchio’  il partito, ma non riuscì ad incidere politicamente. Ma questa  è una vicenda troppo recente perché si possa storicizzarla , anche se gran parte dei suoi principali  protagonisti sono morti.  Resta però un fatto indiscutibile. Nella sua storia quasi centenaria ( il Partito liberale si costituì nel 1922 alla viglia della marcia su Roma ), il solo Malagodi spicca su tutti i leader  in modo inequivocabile. Nessuno è stato come lui,  neppure il mio amico Valerio Zanone che finì la sua carriera politica come senatore del PD.

Boom di vendite a marzo per il gruppo Stellantis: + 140%

Grande balzo nelle vendite di autovetture per il  gruppo Stellantis  che ha venduto a marzo in Europa più Paesi Efta e Regno Unito ben 292.149 auto, ovvero il 140,9% dello stesso mese del 2020.

La quota è pari al 21% rispetto al 14,2%. Nel primo trimestre si registrano 669.676 immatricolazioni, il 7,4% in più dell’analogo periodo dell’anno scorso, con la quota che passa dal 20,4% al 21,7%.

Il trend del settore nel suo complesso è positivo in Unione Europea, Paesi Efta e Regno Unito. I  dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, dicono che  sono state vendute 1.387.924 auto, pari al 62,7% in più dello stesso periodo del 2020, il primo mese della pandemia.