ilTorinese

“La moda della vacanza”, storia e costume all’Unione industriale

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SETTIMANA CULTURALE DAL 24 al 29 maggio

Incontri di Primavera 2021

L’ultimo incontro, martedì 25 maggio ore 15.00, celebrerà il periodo dell’anno che da sempre mette d’accordo adulti e piccini, mariti e mogli, genitori e figli: il momento della vacanza. Lo si farà attraverso il libro di Alessandro Martini e Maurizio Francesconi, “La moda della vacanza. Luoghi e storie 1860-1939” – Einaudi editore – a partire dal quale risulteranno spontanee riflessioni e accostamenti con due particolari e insoliti periodi di vacanza: l’estate passata e quella che deve ancora arrivare. A moderare l’incontro Damiano Cortese, docente di Economia Aziendale dell’ Università degli Studi di Torino.

Ci si chiederà come è cambiata nei secoli la concezione di vacanza, quali erano i protagonisti del trionfo del turismo tra Otto e Novecento attraverso l’architettura e la moda. E ancora, quali similitudini e quali differenze possono essere colte tra quel periodo e quello attuale.

Se in una crisi sanitaria come quella che stiamo vivendo siamo stati capaci di rinunciare a molte delle nostre libertà, cercheremo di comprendere quali ricadute ci possono essere su un’economia in gran parte basata sul turismo come quella italiana e cosa potremo aspettarci dall’estate 2

Tragedia del Mottarone: alla ricerca della cause

Un drammatico e tragico evento annichilisce l’apertura domenicale e la voglia di libertà negata fino ad oggi causa pandemia. La funivia che da Stresa conduce fino alle pendici del Monte Mottarone è precipitata nel vuoto togliendo la vita a 14 dei 15 passeggeri presenti in quel momento in cabina.

L’unico superstite è un bimbo, in gravissime condizioni, ricoverato al Regina Margherita di Torino, l’Ospedale di riferimento per i piccoli futuri uomini. Fin qui la cronaca. Da qui in poi le perizie, le responsabilità, la dinamica dei fatti, le cause e le conseguenze. Sui fatti indaga la procura e, da lontano, in assenza di sopralluoghi diretti, possiamo soltanto supporre delle ipotesi tecniche sull’accaduto.

Ciò che si conosce dalle ultime ricostruzioni e dalle informazioni dei principali telegiornali nazionali è che la causa del tutto sia stato il cedimento della fune traente della cabina nel tratto in salita alla stazione di Mottarone.

Per i non addetti ai lavori, anche se ormai sono cose riportate da ogni voce giunta sul luogo dell’incidente, proviamo a fare chiarezza su cosa sono e come funzionano questi sistemi di trasporto a fune.

Il pensiero di queste nozioni mi porta indietro nel tempo, molto indietro. Da studente all’ultimo anno di ingegneria, al Politecnico di Torino, avevo preso la specializzazione in Trasporti e Strade, Ferrovie e Aeroporti. All’interno di quel pacchetto di esami avevo inserito anche gli impianti a fune, proprio quelli del tipo di cui oggi parliamo, e ricordo che, all’Esame di Stato, uno dei temi della nostra specializzazione era proprio il progetto di un impianto a fune. Argomento che toccai ancora da vicino quando, qualche anno fa, venni chiamato dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino a fare da commissario agli Esami di Stato per la sezione trasporti e un tema d’esame che proponemmo riguardava proprio questa tipologia di impianti.

La funivia oggetto di studio è del tipo a “va e vieni. Le funivie a va e vieni sono impianti a fune ideali per terreni impervi. In questo sistema, le cabine viaggiano in servizio alternato tra le stazioni terminali e vengono movimentate da una fune traente. Normalmente scorrono su una o due funi portanti e, in alcuni casi possono essere monofuni.

Per essere più chiari si immagini un sistema in cui una (due nel caso di specie) corda ancorata ai due poli con particolari sistemi (si spiega il concetto, non la tecnologia ovviamente) trattiene il peso della cabina con i passeggeri mentre un’altra fune, detta traente,“tira” letteralmente la cabina verso la stazione a monte. Non me ne vogliano i puristi e gli altri colleghi ingegneri per la estrema semplificazione ma è per meglio permettere la comprensione del concetto della struttura del sistema. Stando alle dichiarazioni, se veramente si fosse tranciata la traente, sarebbe venuta a mancare la forza motrice e quindi la cabina avrebbe cominciato a ridiscendere il pendio in senso opposto a quello di progetto (in quel tratto la percorrenza è in salita verso la stazione di monte). Conoscendo gli impianti ci si aspetterebbe che il freno di emergenza, in assenza di altri fattori di segnalazione delle eventuali anomalie, intervenga e freni la cabina fino ad arrestarla e permettere l’intervento dei soccorsi in sicurezza, seppure in emergenza. Invece, la più triste e angosciante delle ipotesi si avvera e, oltre ai sistemi di monitoraggio, anche il freno di emergenza non interviene. La cabina scivola sempre più velocemente all’indietro fino a impattare il traliccio appena percorso, venendo quindi sbalzata fuori dai cavi di sostegno. Come riportano le Autorità intervenute sul luogo questi i due motivi principali dell’evento: rottura del cavo traente e mancato funzionamento del freno di emergenza che, pare, sia invece intervenuto sulla cabina a valle, in discesa, la quale, infatti, si è fermata appesa al cavo portante. La prima cosa che verrebbe da pensare è la manutenzione che questi impianti devono subire per essere eserciti in sicurezza. Da questo punto di vista posso assicurare che la normativa di settore è molto severa ed è anche applicata con diversi e importanti livelli di controllo. Altro punto fondamentale è che la funivia è stata sottoposta nel 2016 a importanti lavori di manutenzione da Azienda leader mondiale nel settore per la progettazione e la realizzazione di questo tipo di sistemi di trasporto a fune. Non solo, l’ultima verifica dei cavi e delle funi è avvenuta a novembre scorso. Eppure, è successo. Accavallamento della traente sui rulli o lungo la scarpata dell’ultimo sostegno, sensori di controllo che non rilevano anomalie di funzionamento, fune che si rompe…questo è un elemento importante per poterne comprendere meglio le cause. Si è tranciata di netto, quindi per effetto di un oggetto contundente capace di tanto oppure la rottura è da ricercarsi in una impalmatura della fune che ha ceduto? Un altro elemento da verificare è se il cedimento della fune sia stato causato dall’arresto del sistema (blocco della ruota a valle o di qualche elemento/ingranaggio non perfettamente lubrificato) per cause ancora da definire con il motore che, funzionando a pieno regime, abbia sforzato a tal punto da stressare la fune fino a farla cedere, sottoponendola ad una tensione maggiore rispetto alle sue capacità meccaniche. Supposizioni al buio evidentemente…però. Tre tipi di cavi: quello traente, quello portante e quello di soccorso. Il cavo portante è fisso, realizzato interamente in trefoli di acciaio, ancorato nelle due stazioni di monte e di valle. Anche l’anello portante è realizzato in trefoli di acciaio e si muove in senso orario e antiorario mentre il carrello è la struttura che tiene la cabina ancorata al cavo ed è agganciata al cavo portante. Revisione nel 2016 eseguita dalla Leitner costata quattro milioni di euro. Controlli non distruttivi recenti sulle funi (esame magnetoscopico ad esempio) che non fanno rilevare difetti o non conformità. Sistemi di controllo lungo la linea e sul quadro comando che non rilevano anomalie di alcun genere. Cavo traente che si rompe. Freni automatici che non intervengono. Sembra impossibile che non ci sia stato un segnale di cedimento e che tutta la catena tecnica di controllo e comando di emergenza non sia intervenuta per spezzare la continuità di questa drammatica vicenda. Veramente umiliante, per un tecnico, non riuscire a rispondere o a fare supposizioni su una tragedia così sconvolgente. Rimangono i luoghi comuni di queste morti che, forse si potevano evitare. Errore umano nelle varie fasi della manutenzione delle strutture e dei sistemi elettronici ed elettromeccanici, eventi atmosferici particolari (fulmini), mancanza dei controlli, atto doloso (da elencare ma, speriamo, sicuramente da escludere)? Non possiamo rispondere, oggi, ma rimaniamo in attesa che la Procura di Verbania, incaricata delle indagini, faccia il suo lavoro con la speranza che tutte queste morti bianche, dal Ponte Morandi, alle morti sul lavoro, non vedano sommarsi le altre morti delle vacanze. In questo caso tutto si può dire ma, stando alle prime informazioni, non che fosse una tragedia annunciata.

Ing. Massimo Rivalta

Consulente del Giudice
Presidente ANIMAC

Associazione Nazionale Installatori e Manutentori Aria Compressa

 

Il bollettino Covid di lunedì 24 maggio

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 106 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 19 dopo test antigenico), pari allo 0,9% di 11.236 tamponi eseguiti, di cui 5.359 antigenici. Dei 106 nuovi casi, gli asintomatici sono 53 (50%).

I casi sono così ripartiti: 22 screening, 68 contatti di caso, 16 con indagine in corso; per ambito: 0 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 13 scolastico, 93 popolazione generale.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 362.593 così suddivisi su base provinciale: 29.270 Alessandria, 17.309 Asti, 11.358 Biella, 52.258 Cuneo, 27.837 Novara, 194.200 Torino, 13.511 Vercelli, 12.849 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.485 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.516 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 101 (-7 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 832 (-29 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 6729.

I tamponi diagnostici finora processati sono 4.832.214 (+11.236 rispetto a ieri), di cui 1.609.323 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.587

Sono 8 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 2 verificatosi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 11.587 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 1.565 Alessandria, 701 Asti, 428 Biella, 1.438 Cuneo, 938 Novara, 5.534 Torino, 518 Vercelli, 369 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 96 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

343.344 GUARITI

I pazienti guariti sono complessivamente 343.344 (+ 364 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: 27.249 Alessandria, 16.387 Asti, 10.512 Biella, 49.612 Cuneo, 26.396 Novara, 184.503 Torino, 12.646 Vercelli, 12.245 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.401 extraregione e 2.393 in fase di definizione.

A Palazzo Lascaris Lidia Maksymowicz, deportata da bambina ad Auschwitz

Lidia Maksymowicz è stata vittima del dottor Mengele, “l’angelo della morte”, che usava i bambini come cavie per le sue tragiche sperimentazioni.
Il racconto del documentario prende spunto da un suo recente viaggio sui luoghi di Giovanni Paolo II in valle d’Aosta a Introd, in cui viene invitata a raccontare la sua storia a studenti e insegnanti canavesani di Castellamonte, e da lì si sviluppa la sua testimonianza della deportazione e dei campi di sterminio alternando immagini girate in Polonia, a Cracovia e Oswiecim, nei campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau, con quelle in Italia fra Introd, il Parco Nazionale del Gran Paradiso e Castellamonte.
“Ad Auschwitz erano imprigionati circa 200 mila bambini, solo pochissimi sono in vita oggi – è il suo commosso ricordo – tutta la mia vita è stata segnata da questa esperienza. Sono grata al Piemonte che mi ha permesso di organizzare tutti gli incontri di questi giorni, nonostante la mia età continuo a raccontare la mia storia ai giovani di tutto il mondo che ho la fortuna di incontrare. Non possiamo dimenticare quello che è successo, chiedo a tutti di ricordare e fare in modo che quella tragedia non possa più ripetersi”.
“Ascoltare il racconto degli anni drammatici delle deportazioni e dei campi di sterminio direttamente da chi, come Lidia, li ha vissuti in prima persona e ne è testimonianza vivente, è un esperienza umana tra le più toccanti che ha il potere di trasformarci.
È un rinnovare e condividere con i sopravvissuti e con chi non ce l’ha fatta, quelle memorie e quel dolore, ma anche, dinanzi a queste sofferenze e atrocità, l’impegno a custodire questa memoria, a tramandarla ai più giovani, a portarla con sé nel proprio presente e nel progettare il proprio futuro sempre vigili e consapevoli che tutto ciò che hanno vissuto le vittime della Shoah non accada mai più e non venga mai dimenticato”, è la conclusione del presidente Stefano Allasia.fmalagnino

Svaligiano una villa ma vengono sorpresi dai carabinieri

Torino, 24 maggio Nell’ambito dei servizi di controllo del territorio disposti dal Comando Provinciale per contrastare i reati predatori, i carabinieri hanno arrestato tre autori di un furto in villa. 

Il fatto si è verificato a Moncalieri, nell’hinterland torinese, dove i tre uomini si sono prima recati nei pressi di un ristorante rubando da una vettura parcheggiata le chiavi dell’abitazione e poi, sicuri di non trovare nessuno all’interno, sono entrati per depredarla.
Durante il furto però i proprietari si sono accorti della presenza di estranei in casa dalle immagini di videosorveglianza trasmesse in remoto sui loro telefonini e hanno dunque allertato i carabinieri, che prontamente intervenuti hanno intercettato i ladri. Il palo era ancora seduto in auto mentre i due complici sono stati bloccati mentre stavano uscendo dall’immobile scavalcando la recinzione. Recuperati diversi monili in oro appena asportati che sono stati subito riconsegnati ai legittimi proprietari. Rinvenute inoltre diverse somme di denaro la cui provenienza è in corso di accertamento. Infine all’interno di uno scomparto ricavato nel cruscotto della vettura in uso ai ladri sono stati rinvenuti arnesi da scasso, passamontagna e radio trasmittenti portatili.

Medici e operatori sanitari: solo l’1,41 per cento contagiato dopo il vaccino

Sono 168 su un totale di 11.910 gli operatori sanitari torinesi che hanno contratto il Covid dopo la vaccinazione.

Ne dà notizia l’Ordine dei medici del capoluogo piemontese  a fronte di un monitoraggio interno.

Si tratta dell’1,41% di tutti i partecipanti all’indagine, alla quale hanno aderito 4.600 medici e odontoiatri,  2.500 infermieri,  1.500 psicologi, circa 700 veterinari, più di 500 farmacisti, circa 400 fisioterapisti, 350 educatori professionali e  1.300 da tutte le altre professioni sanitarie. La  maggioranza di loro ha ricevuto il vaccino Pfizer.

I dati,  secondo  l’Ordine,  confermano l’efficacia dei vaccini nel fermare la malattia anche nella categoria  dei sanitari, più esposta al rischio di contagio.

Denatalità e futuro, conferenza del “Pannunzio” su Zoom

Mercoledì 26 maggio alle ore 21, per le conferenze on line del Centro “Pannunzio” si svolgerà sulla piattaforma Zoom un dibattito sul tema: “Denatalità e futuro”.

Intervengono  la Presidente del Centro “Pannunzio” Chiara Soldati, il giornalista Edoardo Massimo Fiammotto, lo storico Pier Franco Quaglieni.

Coordina la giornalista Mara Antonaccio, redattore capo di “Pannunzio Magazine”. Per collegarsi:   https://us02web.zoom.us/j/5545579464

(nella foto una iniziativa del Centro Pannunzio)

Tresso partecipa alle primarie: oltre il 60% in più delle firme

VERSO IL VOTO / CENTROSINISTRA

Abbiamo consegnato i moduli sottoscritti da oltre 6500 torinesi che credono nella nostra idea di politica e di “Torino Domani”.

Quella che sembrava una sfida ostica si è rivelata un eccezionale volano di entusiasmo e partecipazione. I vincoli sanitari e le prescrizioni del regolamento avrebbero potuto limitare un esercizio democratico che invece ha trovato nella complessità del momento energie e stimoli. 
Sono state tre settimane intense: abbiamo incontrato centinaia di cittadini che vogliono avvicinarsi alla politica. In una forma più trasparente e inclusiva e che si discosti dalle dinamiche dei partiti.
Torino ha bisogno di cambiamenti profondi che consentano di rispondere a bisogni vecchi e nuovi.
Nelle prossime settimane – sempre in sella alla bicicletta con cui ho pedalato per 300 km nei quartieri – presenterò ai torinesi il mio programma che ruota intorno ad alcuni temi decisivi: welfare e giustizia sociale, il recupero dell’eccellenza manifatturiera e dell’occupazione, il sostegno al settore culturale e l’ambiente.
Sarà un percorso impegnativo e stimolante. Faccio un “in bocca al lupo” a Igor, Enzo e Stefano perché – non dimentichiamolo – l’obiettivo finale è offrire alla nostra città una guida di centro – sinistra.

Grimaldi (LUV): «morire impiccato a 23 anni è disumano, i CPR non garantiscono la dignità»

«’Mi cercarono l’anima a forza di botte’ cantava De Andrè, ed è quello che è accaduto a Ventimiglia ad un ragazzo della Guinea picchiato con ferocia, anche quando era ormai a terra, da tre persone armate di bastone e un tubo.

A distanza di due settimane da quella vicenda, quello stesso ragazzo di cui non sappiamo neppure il nome, ha deciso che a 23 anni ne aveva abbastanza: si è annodato delle lenzuola al collo e sì è impiccato al CPR di Torino. Morire a 23 anni fa schifo, se accade in seguito ad una violenza infame è disumano. 

Chiediamo da anni che queste strutture vengano chiuse perché, nonostante tutto, lo Stato non riesce a mettere a disposizione le professionalità e le dotazioni necessarie a renderle luoghi dignitosi e sicuri per le persone che li popolano» – così Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Colum McCann “Apeirogon” -Feltrinelli- euro 22,00

Sullo sfondo della cronaca di questi giorni di fuoco tra israeliani e palestinesi, questo è un libro che fa riflettere. Apre pagine di speranza e testimonia come i due contendenti potrebbero sotterrare l’ascia di guerra, riscoprire buon senso, diritti, fratellanza, rispetto reciproco; e finalmente non più vittime da entrambe le parti, ma una ben più sana pace.
Ed è un libro magnifico, ispirato a una storia vera.

L’ “Apeirogon” è un poligono con un numero infinitamente numerabile di lati: così come quest’opera
dello scrittore irlandese Colum McCann si scompone in 1.001 pezzi, nell’arco di 511 pagine che racchiudono la drammatica storia di due padri delle fazioni opposte, travolti dal medesimo lutto. E, invece di azzannarsi, si riconoscono nella stessa tragedia, diventano amici, e finiscono per lottare fianco a fianco per un futuro di convivenza pacifica.

Rami Elhanan è israeliano, ebreo, artista grafico. E il padre di Smadar che, nel 1997, a due settimane dal suo quattordicesimo compleanno, salta in aria; vittima innocente della peggiore delle vigliaccate possibili, fatta a pezzi da 3 attentatori suicidi palestinesi.

Bassam Aramin è palestinese, musulmano, ex carcerato (arrestato a 17 anni dagli israeliani e rinchiuso in prigione per 7 anni), attivista. E’ il padre di Abir che, nel 2007, a 10 anni, è stata colpita da un proiettile di gomma sparato da una guardia di frontiera israeliana. Era uscita in anticipo da scuola e aveva appena comprato delle caramelle. L’ambulanza fu fatta tardare di ore e per lei non ci sarà speranza.

Due tragedie immani: «lo shrapnel annientò il dorso della T-shirt di Blondie che Smadar indossava».
Invece «il proiettile colpì Abir dietro la testa, frantumandole il cranio in maniera radiale, così che una delle schegge raggiunse l’interno e le perforò il cervello».
Smadar e Abir muoiono a un decennio di distanza l’una dall’altra, in qualche modo legate dal destino; anche perché Smadar era nata nell’ospedale dove poi morirà Abir.

Due lutti che giustificherebbero odio e sete di vendetta, invece una storia si trasfigura nell’altra.
I due padri, divisi dal conflitto di quella terra difficile -tra Gerusalemme e Cisgiordania- anziché scannarsi e perpetuare ostilità e spargimento di sangue, trovano nel loro dolore un punto di unione.
Condividono la stessa straziante perdita, le loro sofferenze e i loro pensieri …e in questa empatia sviluppano una forza incredibile.

Si uniscono all’associazione “Parents Circle” che amalgama arabi e israeliani “illuminati” che lottano per perseguire la fine delle ostilità e la pace. Non solo a parole, ma anche con i fatti; per esempio, ex soldati israeliani costruiscono un campo giochi in onore della bimba palestinese uccisa.

Rami e Bassam si incontrano e dedicano la loro vita a far rivivere le figlie «…giunsero gradualmente a capire che avrebbero usato la potenza del loro dolore come arma».
E questo libro –che non è giornalismo e neppure biografia romanzata- resta una pietra miliare della letteratura, ed è di una bellezza struggente.

 

Ashley Audrain “La spinta” -Rizzoli- euro 18,00

L’incapacità di essere buone madri è qualcosa che si eredita? Una sorta di maledizione insita in un Dna che non lascia scampo? E’ quello che si chiede il libro di esordio della scrittrice Ashley Audrain, nata a Newmarket nel 1982, che vive a Toronto ed ha lasciato il lavoro di capo ufficio stampa di Penguin Books Canada per seguire il figlio più piccolo affetto da una grave malattia.
Attraverso la ricostruzione della storia familiare della protagonista viene da pensarlo.

Tutto ha inizio con Etta e i suoi demoni interiori che le impediscono di crescere la figlia Cecilia; la quale a sua volta abbandona la figlia Blythe –voce narrante e protagonista- alle prese con la pestifera figlia Violet e un lutto devastante.
Quando dal matrimonio con Fox nasce Violet, Blythe ce la mette davvero tutta per non replicare il dolore che ha vissuto sulla sua pelle e per essere una buona madre. Ma le è difficile stabilire un feeling con la piccola che, a volte trascura per dedicarsi alla scrittura di un libro.

E poi Violet non è come gli altri bambini.
Fin da subito è attaccatissima al padre (che manipola abilmente), non sopporta la madre e a scuola ha comportamenti preoccupanti che virano verso il bullismo, con episodi di pura e gratuita cattiveria.
Il padre stravede per lei, convinto che Blythe non la capisca, cerca di compensare e si rifiuta di accettare che qualcosa non vada per il verso giusto.

Quando nasce il fratellino Sam, per il quale Blythe trabocca letteralmente d’amore, la primogenita assume comportamenti ancora più inquietanti e decisamente borderline.
Subdola e spietata, sembra essere la responsabile del tragico incidente in cui Sam trova la morte; di questo è convinta Blythe che riavvolge i frame della tragedia all’infinito.

Blythe oscilla in un dolore intriso anche di senso di colpa per non essere riuscita a salvare il figlio, Fox è incapace di affrontare con lei la tragedia e la demoniaca Violet sembra averla vinta.
Poche coppie sono tanto coese da riuscire a sopravvivere alla morte di un figlio e in questa la cecità del marito consente ampio margine di manovra alla figlia.

Il matrimonio finisce quando Fox si innamora della giovane Gemma, con la quale fa un figlio, Jet; e sembra che Violet stia meglio nella nuova famiglia che non con la madre.

Di più non vi racconto, ma preparatevi a pagine coinvolgenti, a tratti decisamente inquietanti, e a un finale in parte annunciato, ma che lascia comunque aperta ogni possibilità. A voi decidere se Blythe è davvero una cattiva madre responsabile della morte del figlio più piccolo….o se la vita le ha remato contro con una figlia da non augurare a nessuno.

 

Hilary Mantel “Lo specchio e la luce” – Fazi- euro 22,00

La scrittrice inglese con questo volume conclude la parabola della vita di Tomas Cromwell e l’ambiziosa trilogia iniziata con “Wolf hall”, proseguita con “Anna Bolena, una questione di famiglia”.

Cromwell era nato nel 1485 nell’umile famiglia di un fabbro, poi aveva spiccato il salto verso l’ascesa, diventando conte di Essex, ministro di re Enrico VIII, abile tessitore della politica del suo regno e riformatore della Chiesa inglese. Fu ambizioso e con una visione politica ampia, ma attenta anche ai dettagli, creativo e capace di trovare soluzioni originali.

In questi corposi romanzi storici la Mantel ricostruisce -quasi al millimetro e con un’attenzione rigorosa alla documentazione storica- l’ascesa a la caduta di Cromwell; facendo riaffiorare temi universali come ambizione, invidia, sete di potere, amore e vendetta, ambientandoli nell’epoca specifica dell’Inghilterra del 500.
In “Lo specchio e la luce” la scrittrice entra nella testa di Cromwell che ha appena consegnato al boia Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII, e gli uomini a lei più vicini. Per sposarla il re aveva ripudiato la prima moglie Caterina d’Aragona e provocato lo scisma dalla Chiesa cattolica e dal Papa.

Cromwell ora favorisce il matrimonio del re con la dolce e silenziosa Jane Seymour che morirà poco dopo aver dato alla luce il tanto agognato erede maschio. Ed ecco Cromwell di nuovo in azione per trovare la prossima regina.

Lui è un politico scaltro con un’ampia visione europea e porta in sposa la tedesca Anna di Clèves; mossa strategica che avrebbe dovuto suggellare buoni rapporti e un accordo religioso con i principi luterani.
Peccato che al re quella donna proprio non piaccia e il loro matrimonio venga dichiarato nullo in un lampo,
il 9 luglio 1540.

20 giorni dopo Cromwell sarà decapitato per ordine del re, nello stesso giorno in cui va all’altare per la quinta volta.
E scorre il ritratto di Enrico VIII che più invecchia, si ammala e perde il controllo del suo monumentale corpo (180 chili e un giro vita di 140 cm), più diventa astioso, insicuro, irascibile, semina zizzania tra i suoi ministri, è imprevedibile e spietato.
In questo clima finisce per perdere letteralmente la testa Cromwell, anche se poi il re si pentirà di questa atroce condanna verso un uomo che gli era sempre stato fedele.
Le pagine finali del romanzo affondano nei pensieri e nelle riflessioni di Cromwell in attesa della scure.

Uno dei problemi cruciali del regno di Enrico VIII fu il difficile rapporto con le donne, l’uso che fecero del loro corpo e dell’intelligenza per compiacere al sovrano, e soprattutto la loro capacità di generare o meno un erede. 6 furono le mogli collezionate, e due le mandò al patibolo.

 

Andrea Careri “La mia New York” -Ultra- euro 17,50

Sottotitolo di questo volume è «vivere nella città che non dorme mai» alla scoperta della quale ci guida Careri: sceneggiatore, scrittore e vlogger, grande appassionato degli Stati Uniti, New York l’ha vissuta a fondo.
Non è esattamente una guida, ma come tale potete tenerla se vi trovate nella Big Apple. Perché in questa sorta di diario descrive luoghi, incontri e persone, locali e luoghi di culto, abitudini e stili di vita, e tantissimo altro.

Il libro è nato da una serie di video dirette su Facebook fatte da Careri nel 2019, in cui raccontava la città. Di lì e dal successo riscontrato ha deciso di realizzare il suo sogno: scrivere un romanzo, più esattamente un romanzo-guida in cui New York è sciorinata in tutte le sue sfaccettature.

La sua esperienza nella Grande Mela non è stata sempre facile, tra mille lavoretti per sopravvivere dove tutto è più caro e luoghi anche di fortuna in cui vivere e dormire.
E sono godibilissime alcune sue esperienze; come riuscire ad affittare l’appartamento di un 60enne ebreo newyorkese davanti all’Empire State Building, esperienza più unica che rara di cui ci narra approfonditamente.

In poco meno di 300 pagine racconta l’evoluzione delle varie zone, dal Village all’Upper West e East side, da Williamsburg a Dumbo, passando per tanti altri luoghi famosi che fanno di New York una città assolutamente unica.
L’autore, attraverso le sue esperienze, gli incontri, le scoperte ma anche le delusioni e la fatica per stare a galla, ricostruisce il fascino di luoghi cult e di altri meno conosciuti, che ha scoperto al di là delle solite rotte turistiche.
E vi abbaglierà con il racconto di come è nata Times Square e il suo sviluppo negli anni; o le storie di hotel testimoni di vite più o meno note.
Vi incuriosirà con la descrizione di food mall come il pittoresco Chelsea Market, o il fascino di aree come Park Slope, Jackson Heights o Coney Island…..
Impossibile riassumervi più di tanto…non vi resta che scoprire voi stessi un modo nuovo di conoscere la mitica e inafferrabile New York.