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Persone negative, difficili, complicate e conflittuali: impariamo a difenderci

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Perché esistono soggetti così difficili e complicati? Si tratta, con tutta evidenza, di persone che non sono capaci di stare bene con se stesse, che vivono una profonda (e spesso inconsapevole) sofferenza interiore, e che non sono state e non sono in grado di trovare un equilibrio e una serenità interiori che permettano loro di condurre un’esistenza positiva e mentalmente sana.

Le persone difficili e complicate, quelle con cui fatichiamo a convivere, sovente nascondono problemi che spiegano la loro sgradevole modalità di comportamento. In certi momenti della nostra vita può essere capitato anche a noi di vivere più o meno in una condizione simile, e questo ci può essere d’aiuto nel cercare di comprenderle e nel rapportarci al meglio con loro.

Queste persone sembrano trovare una sorta di ricompensa in quelli che ritengono siano gli errori e le mancanze altrui. Non avendo in genere una buona autostima, esse hanno un enorme bisogno di vedere le negatività nelle altre persone, in modo da sentirsi relativamente superiori rispetto agli altri.
Esse molto difficilmente possono accettare che altre persone siano serene.

In pace con se stesse e con il mondo, positive ed equilibrate. Anzi, tutto ciò le turba, le infastidisce e le irrita profondamente, fino a diventare intollerabile. Quindi, spesso senza rendersene conto, cercano in ogni modo di turbare l’equilibrio e la serenità che vedono negli altri. Queste loro reazioni possono causare una grande sofferenza in chi si trova a subirle.

Specialmente se si tratta di persone che vivono nello stesso ambiente di lavoro o sociale o, ancor peggio, nella stessa famiglia delle persone conflittuali e negative. Queste persone sono spesso caratterizzate da un intenso narcisismo e dal desiderio nascosto di complicare la vita agli altri, e molto difficilmente potranno modificare il loro modo di essere.

Perché sono in genere le persone meno disposte a raggiungere la consapevolezza delle loro caratteristiche e difficoltà. Ci sono vicino a noi persone con queste caratteristiche? Come possiamo cercare di difenderci da loro? Ne parleremo in modo approfondito con l’articolo della prossima domenica su Il Torinese. Buon 2025 a tutti i lettori!

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it
Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

A Torino apre un nuovo punto vendita de La Piadineria

A pochi giorni di distanza dall’inaugurazione del nuovo locale aperto al Torino Outlet Village.

Il format che dal 1994 ha conquistato milioni di clienti con uno dei prodotti più schietti e contemporaneamente sfiziosi della tradizione gastronomica italiana, la piadina, apre il suo 25° ristorante nell’area torinese, arrivando a contare 49 punti vendita distribuiti in tutto il Piemonte, e oltre 440 in tutta Italia.

 

Il nuovo ristorante La Piadineria che apre al civico 25 di Via Arnaldo da Brescia, in Borgo Filadelfia, vuole diventare un punto di riferimento per i giovani che hanno i minuti contati per una pausa sfiziosa e nutriente o che hanno bisogno di ricaricare le batterie dei loro dispositivi mentre si prendono una pausa più lunga. Questo perché il locale si trova in una zona densamente popolata da studenti universitari e non solo: sportivi che frequentano i tanti impianti ospitati dal quartiere e tifosi che si recano allo Stadio Olimpico Grande Torino per assistere alle partite di calcio.

 

La Piadineria offre oltre 30 diverse ricette, dolci e salate, che hanno come ingrediente principale la piadina dall’impasto semplice, classico, integrale o di farina di grano Khorasan, sempre stesa, cotta e farcita al momento, con un processo ad alto tasso di trasparenza, che si intravede spesso in diretta nella cucina retrostante al banco.

E non è tutto, perché il locale è dotato anche di angolo caffetteria e yogurteria, per andare sempre più incontro alle nuove generazioni assicurando loro una vasta offerta che copra tutte le fasce orarie della giornata, dalla colazione allo spuntino, al pranzo e alla cena.

Il menu, infatti, è ampio e molto vario: dalle ricette più classiche, tra cui la mitica “Leggenda” con Crudo, Squacquerone e Rucola, a proposte più ricche e gustose, come “Pollorollo”, piadina arrotolata e farcita con pollo abbinato a diversi ingredienti in quattro versioni, fino alle proposte vegetariane e plant based: c’è una piadina per tutti i gusti, esigenze e scelte alimentari.
Per stupire anche i clienti più frequenti, il menu propone le piadine limited edition. Novità di questo autunno è La Gran Polpetta, una nuova ricetta disponibile in quattro gustose varianti, con polpette di manzo o di zucca immerse nel sugo di pomodoro e da abbinare a Provola o Parmigiano Reggiano.

Per i più piccoli c’è un menu dedicato, Enjoy menu, che prevede una piccola piadina dolce o salata, una bibita e un gadget dedicato alla scuola. Ideale anche per una merenda golosa e semplice.
Nel nuovo ristorante sarà possibile lasciarsi tentare anche dalle patatine e, per una pausa ancor più leggera, una varietà di insalate accompagnate da spicchi di piadina.

La Piadineria è sempre alla ricerca di nuovi collaboratori: per candidarsi è sufficiente consultare le numerose posizioni aperte nell’area career del sito

Riconosciuto il valore paesaggistico dei vigneti canavesani

Ora si attendono misure per sostenere la viticoltura alpina

 

“Esprimiamo tutto il nostro apprezzamento per l’iscrizione dei vigneti eroici del versante sinistro della Dora Baltea canavesana nel registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico – spiega il Presidente di Coldiretti Torino Bruno Mecca Cici, commentando la notizia dell’accoglimento del dossier di candidatura presentato dall’Unione Montana del Mombarone e del Comune di Borgofranco di Ivrea. Il Ministero dell’Agricoltura ha così riconosciuto l’importanza storica e paesaggistica delle vigne coltivate sui terrazzi che incombono sull’imbocco piemontese della valle d’Aosta, che disegnano un paesaggio alpino davvero peculiare e funzionale alla salvaguardia idrogeologica del versante”.

Il Registro ammette all’iscrizione solo quelle aree dotate di viti che conservano caratteristiche culturali e colturali uniche e che fanno parte delle peculiarità paesaggistiche e della cultura rurale di determinati territori.

I terrazzamenti antichi dove, fin dall’epoca medievale, si è sfruttata l’inclinazione del versante con un allevamento delle viti rialzate da terra e addossate alle pareti rocciose del territorio per utilizzare al massimo il calore riflesso dalla pietra sono parte della cultura canavesana. I tupiun sorretti dal pilun in pietra realizzati sui terrazzi fanno parte del sapere contadino. Una cultura che purtroppo rischia di scomparire.

L’iscrizione nel registro conferma il ruolo dell’agricoltura nella manutenzione del territorio. “Le vigne montane canavesane rientrano nella categoria di eroiche cosiccome le definisce la normativa proprio perché contrastano il dissesto. Continuare a coltivare queste vigne è sempre più difficile e questo successo sta a testimoniare che molto deve essere investito nella viticoltura eroica di montagna. Assistiamo ad anziani che lasciano perdere la vigna senza che i giovani li sostituiscono. Così, in mezzo alle vigne, arrivano i cespugli e il bosco.

Se vogliamo dimostrare davvero attaccamento al nostro paesaggio vitivinicolo dobbiamo aiutare i viticoltori, proteggere le vigne dalla fauna selvatica, dotata di sistemi di trasporto in quota e di viabilità rurale, dobbiamo favorire l’acquisizione di appezzamenti da coltivare, concedere deroghe per facilitare la realizzazione di strutture logistiche e turistiche che possano valorizzare un paesaggio così unico in Italia.

“Questo riconoscimento ci conferma l’importanza di promuovere i vini e l’ambiente unici della viticoltura eroica canavesana. Sappiamo che, con il cambiamento climatico, i nostri vini già importanti possono andare incontro a stagioni di grande rilancio, come le DOCG del Nebbiolo di Carema e dell’Erbaluce. Lo stesso vale per l’olivicoltura che si sta sviluppando su queste stesse pendici. Nel nostro piano di sviluppo per i Comuni dei 5 Laghi di Ivrea abbiamo individuato azioni concrete per sostenere la viticoltura a pergola e la coltura dell’olivo, che toccano anche il versante balteo della Serra e quello di Borgofranco di Ivrea. Pensiamo che sia venuto il momento di promuovere le vigne dal punto di vista turistico con l’insediamento di nuovi agriturismi per la fruizione degli itinerari della via Francigena e delle eccellenze turistiche del territorio come i cosiddetti Balmetti di Borgofranco”.

Coldiretti Torino è pronta ad aprire un tavolo insieme ai Consorzi e all’Unione dei Comuni Montani del Mombarone nei confronti della Regione Piemonte perché questo riconoscimento non rimanga sulla carta, fine a se stesso, ma diventi un grande progetto di rilancio della viticoltura eroica canavesana.

Mara Martellotta

A Picciridda: a Torino sapori e tradizioni di Sicilia 

Abbiamo provato per voi un ristorante dove tutto, ma proprio tutto parla di Sicilia: A Picciridda di Piazza Carducci 122

 

È possibile trovare un angolo di Sicilia, o meglio di Catania, restando a Torino? Sì, se ci si spinge fino al n.122 di Piazza Carducci. A Picciridda è un’avventura familiare piuttosto recente, aperta nel 2020, poco prima del lockdown che ci costrinse chiusi a casa per una pandemia. Proprio qui un tempo c’era La Mela Stregata.

Ora in piazza Carducci è arrivato il sole caldo della Sicilia. È stata Laura insieme alla sua famiglia a creare un ristorante con annesso servizio di pasticceria e gastronomia d’asporto, una realtà sicula caratterizzata da una cucina curata nei minimi dettagli. L’ennesima ambizione per lei che di locali in città ne ha già rilanciati parecchi, ma il segreto è sempre lo stesso: “Tutto quello che è difficile noi dobbiamo pensarlo facile e soprattutto dobbiamo pensare al problema come se lo avessimo già risolto”.

Dalle variopinte e floreali maioliche che decorano i piatti alla materia prima, dalla carta dei vini al design di arredi e vettovaglie tra cinema, specchi e cornici che evocano l’isola del Gattopardo: qui tutto parla di Sicilia e nulla è lasciato al caso. Persino il menu stesso parla siciliano, come la proprietaria ci spiega con un divertente aneddoto: “É capitato più di una volta che i clienti ci chiedessero di portare loro un menu scritto in italiano, ma loro mica erano stranieri anche perché la traduzione in inglese c’è!”.

La prima tappa del nostro tour culinario è un trionfo di antipasti misti tra cui un carpaccio di tonno accompagnato da frutto della passione e agrumi, insalata di polpo in umido con pomodorini secchi e olive, alici olio e limone e le immancabili panelle, quadrotti a base di farina di ceci fritti e serviti ancora caldi. A rendere ancora più decisi i sapori dei piatti è il vino, un bianco Planeta rigorosamente made in trinacria.

Un morso dopo l’altro, decidiamo per sazietà di rinunciare alla Federico II, una pasta al nero di seppia con tripudio di molluschi e crostacei che porta il nome del nipote dello chef a cui è dedicata, ma di non sottrarci al più classico piatto della tradizione, la pasta alla Norma. Pomodoro, basilico, ricotta salata e una melanzana fritta così sottile da risultare leggerissima. Tutto è preparato sul momento e ci arriva al tavolo da una cucina a vista, tempio e simposio di chef Roberto.

Ultima e doverosa tappa, l’appuntamento con il dolce: una selezione di paste di mandorla al pistacchio, cannoli e un bicchiere di passito, un Ben Ryé Donnafugata.

Ad accogliere la clientela è Laura stessa, padrona di casa e della sala: “Chi viene da A Picciridda deve sentirsi in famiglia – dice avvicinandosi al tavolo con tre diversi digestivi, pistacchiello, meloncello e zibibbo – Organizziamo catering, feste, abbiamo avventori occasionali ma tantissimi sono abituali. Serviamo tanti avvocati, notai ma soprattutto medici”. Complici gli appena 400 metri di distanza, A Picciridda è infatti una certezza e una salvezza per tutto il personale ospedaliero delle Molinette e non solo. “Mix di arancini, 6 porzioni di pasta alla norma, 6 porzioni di caponata”, recita uno degli ultimi ordini arrivati via WhatsApp, un pranzo d’asporto destinato al personale del settore 2C dell’ospedale San’Anna. Così un arancino o un cannolo possono essere anche un sollievo durante i lunghi turni in corsia, una coccola prima di affrontare un intervento e sicuramente una valida alternativa al solito trancio di pizza!

E pensare che c’è anche chi sceglie A Picciridda come rito propiziatorio: “C’è un importante imprenditore nel settore dell’automotive che è un nostro cliente e tutte le volte che deve fare un’inaugurazione ci chiama per il servizio catering. Se per qualsiasi motivo non ci siamo o non possiamo, posticipa l’apertura! Gli portiamo il cibo ma anche fortuna”.

 

Lori Barozzino

Chiara Surano

In piazza a Torino per Cecilia Sala

Questa mattina alle 11,30 davanti alla prefettura di Torino in piazza Castello alle 11,30 si terrà il sit in “Free Cecilia” dedicato alla giornalista Cecilia Sala incarcerata in Iran. L’appuntamento è organizzato da Associazione Marco Pannella, Associazione Adelaide Aglietta, Europa Radicale, Italia Liberale e Popolare, Più Europa Torino, studenti ed esponenti della campagna Donna Vita Libertà, Associazione Liberi Russi.

Il presepe a Bousson di Cesana

Grandi angeli illuminati dal sole di questi giorni conducono alla capanna della Natività con un percorso suggestivo tra poca neve e tanto ghiaccio. Accade anche quest’anno nella frazione Bousson di Cesana Torinese, già nota per la splendida chiesa cinquecentesca della Madonna delle Nevi.
Percorrendo le stradine della frazione di Bousson i visitatori sono accolti dalle figure del presepio a grandezza naturale che rappresentano gli antichi mestieri. Proseguendo nella via della “Casa delle Lapidi” giungono alla grotta della Natività. C’è il contadino, il pastore, il falegname, il cacciatore, la venditrice di formaggi e altri ancora, viene munto il latte, gli animali da cortile come galline e oche vengono accudite, la lana viene lavorata e così via.
Un carretto con cavallo a grandezza naturale rappresenta il mezzo di trasporto dell’epoca utilizzato da tutti nella borgata. Il tema della Natività si mette in mostra anche quest’anno nella frazione Bousson grazie all’impegno dell’Associazione Contempora, fino al 31 gennaio 2025. Le figure, una quarantina, sono dipinte a mano dall’artista Valeria Tommasi e la novità di quest’anno sono i grandi angeli che dalla via della Casa delle Lapidi indicano ai visitatori la stradina verso la Natività. Il Presepe artistico di Bousson nasce con la volontà di rappresentare in modo incantato e fiabesco le figure della Natività e i Re Magi.
Per le figure, che mettono in scena la vita di tutti i giorni, è stata prestata molta attenzione alle tradizioni del territorio, raffigurandole con gli abiti tradizionali e inserendo vari oggetti usati nelle borgate di montagna come le ceste in legno con manici che un tempo venivano utilizzate per il trasporto delle patate o le gerle usate per portare il fieno. A Bousson di Cesana fino al 31 gennaio.         Filippo Re

Cambiamenti climatici, il Piemonte monitorato dal nuovo Osservatorio regionale

850mila euro di risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale per mettere in campo i primi strumenti necessari per l’operatività della struttura

 

Con una dotazione finanziaria di 850mila euro di risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale 21-27 (FESR) si mettono in campo i primi strumenti per l’operatività dell’Osservatorio regionale sui cambiamenti climatici quale strumento per indagare e descrivere i cambiamenti a livello regionale e locale, mappare i rischi sul territorio derivanti dai cambiamenti, fornire scenari per indirizzare le politiche della Regione.

«Per affrontare i cambiamenti climatici e i loro effetti, come l’aumento delle temperature e le ondate di calore, la siccità o, di contro, fenomeni estremi come le alluvioni– sottolinea l’assessore regionale all’Ambiente Matteo Marnati – occorre mettere in campo, accanto a bandi specifici già attuati dalla Regione con le risorse dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale 21-27, di cui una quota importante è stata destinata proprio al contrasto ai cambiamenti climatici, anche politiche mirate sulla base di strumenti di monitoraggio scientificamente e tecnologicamente avanzati per prevedere anche impatti futuri. L’Osservatorio diventerà dunque un punto di riferimento per monitorare tutti i fenomeni climatici e fornire scenari per indirizzare le politiche regionali».

Dice l’assessore alla biodiversità Marco Gallo: «L’ultimo allarme è arrivato dalla ricerca americana “Lost winter” di pochi giorni fa: Torino è tra le prime tre città al mondo per giorni sottozero perduti nell’ultimo decennio. Trenta giorni in più durante i mesi invernali in cui il termometro non registra valori negativi con tutte le conseguenze che può avere per l’agricoltura, il turismo, gli approvvigionamenti idrici. E, soprattutto, sulla biodiversità, un regno assai sensibile ai cambiamenti climatici, come ha dimostrato il calo nella produzione di tartufi nelle ultime stagioni dopo estati particolarmente aride. Per questo abbiamo pensato a uno strumento come l’Osservatorio per individuare, con l’aiuto di esperti di clima e di tecnologie, efficienti misure di contrasto».

L’Osservatorio avrà il compito di approfondire la conoscenza dei rischi correlati al clima e degli scenari di impatto e dovrà coinvolgere, in affiancamento alla Regione e ad Arpa Piemonte, altri soggetti che, forti delle proprie competenze specifiche, possano garantire un contributo concreto per il raggiungimento degli obiettivi della struttura. In sintesi: sviluppare attività interdisciplinare per supportare decisioni, pianificazioni e investimenti, finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e a uno sviluppo resiliente al clima del Piemonte.