ilTorinese

Caso Sala, Ronzani: “Sinistra non ha esitato a riconoscere ruolo del governo”

Caro direttore,
Elly Schlein, come gli altri leaders della opposizione, non ha avuto esitazioni nel ringraziare il governo, la nostra diplomazia e l’intelligence. Una opposizione che voglia essere e apparire credibile non nega gli apprezzamenti nei confronti del governo, della nostra diplomazia e degli apparati di sicurezza se, come in questo caso, si sono mossi in maniera da favorire la liberazione di Cecilia. Le immagini della giornalista che atterra a Ciampino e riabbraccia i genitori e il fidanzato sono state per tutti un momento di gioia. È presto per conoscere i retroscena della vicenda, quali siano stati gli atti e gli accordi che ne hanno reso possibile la scarcerazione e la liberazione. Forse non li conosceremo mai come già altre volte e’ avvenuto, con qualsiasi governo. Mi ricordo le polemiche che investirono il governo Prodi all’indomani della liberazione di Daniele Mastrogiacomo, il giornalista di Repubblica che venne rapito a Kandahar, in Afghanistan, nel 2007  e la replica del governo: ” la priorità era quella di portare a casa Mastrogiacomo”. Molti convengono nel ritenere che una mossa importante sia stata quella di comunicare  preventivamente a Trump le ragioni per le quali il nostro Paese non avrebbe concesso l’estradizione del cittadino iraniano perché questo avrebbe compromesso la possibilità di riportare in Italia Cecilia.
Una scelta compiuta per evitare che gli Stati Uniti interpretassero  la decisione italiana come ostile. Da quanto abbiamo letto Trump avrebbe risposto di non essere interessato alla sorte del cittadino iraniano e un tale atteggiamento potrebbe aver reso più spedita la trattativa per il suo rilascio condotta dalla nostra diplomazia e dall’intelligence.
Ancora non sappiamo quali sia stata la  contropartita e cioè se per l’Iran sia sufficiente che Abedini non sia estradato, oppure, se faccia parte dell’accordo la sua definitiva liberazione. Lo sapremo a breve. Il 15 gennaio si pronuncerà la Corte di Appello di Milano che potrebbe decidere  gli arresti domiciliari. In ogni caso il Ministro Nordio con un proprio provvedimento può in ogni momento decidere la sua liberazione. Cosi come non si conoscono tutte le ragioni che sono alla base dell’atteggiamento del neo-Presidente degli Stati Uniti. Alcuni le presentano come una ritorsione nei confronti di Biden per una serie di decisioni prese a pochi giorni dalla fine del suo mandato. Altri sottolineano il ruolo di Musk. Altri ancora richiamano i buoni rapporti tra la nuova Amministrazione e il premier italiano che, insieme ad Orban, viene considerato un interlocutore privilegiato e uno snodo fondamentale per re-impostare i suoi rapporti con l’Europa che saranno segnati da una forte discontinuità perché il Presidente Americano non vuole una Unione Europea forte e unita e, proprio per questo, punta a dividerla. Anche in questo caso il tempo sarà giudice.
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Wilmer Ronzani
già deputato e consigliere regionale
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Il “Nuovo” Monferrato: il ristorante storico nel cuore elegante della Gran Madre

La tradizione dei piatti iconici del Ristorante Monferrato, riproposti in una veste inedita, su impulso di una nuova generazione di imprenditori di settore 
 

Dal 1820 la cucina tradizionale piemontese a Torino si chiama ” Il Monferrato”:  il “posto del cuore e dei ricordi! ”  per molti torinesi, soprattutto quelli della “vecchia”generazione. Proprio il tema della “generazione” è il concetto fulcro del “nuovo Monferrato” dove, al concept negli arredamenti del locale, caldo e con tocchi vintage,  rimasto pressochè immutato nel tempo, si contrappone,  a dare una ventata di modernità, l’impronta “giovane” di alcune ricette iconiche del ristorante.

Dopo il cambio di gestione, avvenuto in tempi recenti, l’imprenditore Angelo Muratore – con un passato lavorativo importante nel settore del marketing di Fca e nella moda – ha fondato Torino Society : azienda di consulenza formata da “teste” giovani, con tante idee in cantiere, e che ha – in breve tempo – acquisito la gestione del Ristorante, della nota pasticceria “Beatrice” ,di altri due locali sempre in zona Gran Madre – “ Esca – Laboratorio di Mare” e ” Wallpaper”– e il ristorante di pesce    ” Fratò”, in Via Andrea Doria.
In tutti questi locali si respira voglia di innovare ma senza snaturare le tradizioni e le abitudini,  aspetti ai quali i torinesi non intendono rinunciare: ” Nei nostri locali ci si deve sentire bene, come a casa. Vogliamo rinnovare i locali, dare una nuova luce agli occhi dei torinesi più affezionati alle nostre insegne e stimolarli “al nuovo” , in maniera accattivante, ma senza strafare” , afferma Muratore.
Al Monferrato, forse il locale da trattare con maggior delicatezza, il nuovo product manager di Torino Society, Federico Allegri , si occupa non solo di progettare piatti e menù ma di ricercare la fornitura dei prodotti da utilizzare in cucina. Ci tiene a sottolineare, infatti, che il Monferrato – pur mantenendo i classici che tutti i torinesi almeno una volta, sedendo ai tavoli del ristorante, hanno gustato e ricordano nel tempo  – più che proporre cucina piemontese, sviluppano “cucina torinese”: una bella differenza linguistica e di contenuto anche perchè, spesso, le narrazioni gastronomiche sulla ristorazione cittadina, non si soffermano mai su questa importante distinzione. I veri esperti, infatti, ne avrebbero da dire.
Le tecniche di preparazione delle ricette – dalla carne cruda battuta al coltello, a tutta la serie di antipasti – sono del tutto nuove: poco sale, carni scelte personalmente – possibilmente i tagli più magri – , spezie appartenenti ai territori effettivi di provenienza, fornitori titolari dei negozi cittadini.
Tra i piatti assolutamente da non perdere accento ai grandi classici, possiamo ricordare il vitello tonnato, la battuta di carne cruda, e la grissinopoli di vitello, realizzata con grissini ricurvi, un pò diversi dai tradizionali Rubatà.
Per chi ha voglia di piatti decisamente tradizionali c’è la finanziera, a base di frattaglie di pollo e di vitello, sfumati con il Marsala: cibo povero e molto saporito, divenuto alla fine dell’Ottocento una pietanza di tendenza tra i borghesi e i funzionari torinesi.
In stagione, sabato e domenica, non manca mai il carrello dei bolliti, scenografia gastronomica – insieme al carrello dei formaggi – rappresentativa della vera ristorazione torinese.  7 tagli di carne diversi – scaramella, brutto e buono, testina, gallina, lingua, coda e cotechino – accompagnati dalle verdure e dalle salse: maionese, salsa verde, salsa rossa e rafano.
A completare un menù che è un vero e proprio inno alla cucina del Piemonte qualche specialità di pesce: la sogliola alla mugnaia, in carta da oltre 50 anni e quindi, a buon diritto, un “classico” del ristorante, e lo spaghetto pane, burro e acciughe.
Chiude il pasto un ricco carrello dei dolci, grande classico del ristorante, con una grande selezione di dessert tra cui spicca, ovviamente, il bonet.
La carta dei vini punta sui vini piemontesi, con picchi di eccellenza selezionati anche nel territorio della provincia torinese.
Chiara Vannini

Ristorante Monferrato – Via Monferrato 6 Torino
Tel. 011.8190661 – www.ristorantemonferrato.com

 

395, 476, 1453, 1492… ma quando inizia e finisce il Medio Evo?

Federico Barbarossa arrestato a Susa. Ma davvero? Proprio lui, il grande imperatore del Sacro Romano Impero viene bloccato dai segusini mentre a cavallo, circondato dalle sue guardie, esce dalla Porta Savoia lungo le mura romane, accanto alla cattedrale di San Giusto. Sembra impossibile, la notizia ha dell’incredibile, eppure fu proprio così, come si vede anche nella stampa d’epoca sulla copertina del libro che lo storico e romanziere Gianni Oliva ha dedicato alla storia del Piemonte medioevale. L’imperatore venne spesso, per motivi strategici, a Torino passando attraverso i valichi alpini e più volte si accampò a Susa con il suo esercito. Il secondo passaggio risale al marzo 1168 quando, sconfitto dai lombardi, decise di rientrare in patria e mettersi al sicuro oltre le Alpi. Ma a Susa qualcosa andò storto. La notizia della caduta in mani nemiche di un presidio militare presso Novara turbò molto Federico che ordinò una ritorsione facendo impiccare nel borgo valsusino un prigioniero bresciano. La crudeltà del sovrano germanico scatenò una rivolta, i segusini si ribellarono e cercarono di impedire la partenza dell’imperatore attraverso le Alpi. Timoroso di finire male Federico I adottò uno stratagemma e fuggì di notte da Susa.
È solo uno degli episodi poco conosciuti e curiosi delle spedizioni militari del Barbarossa in Italia che troviamo nel libro di Oliva “ Storia del Piemonte Medioevale”, Edizioni Susalibri. Uno degli scontri più famosi della storia italiana medioevale è invece la battaglia delle Chiuse in cui Carlo Magno sbaragliò i longobardi nel 773 all’imbocco della Valle di Susa, resa celebre dalla tragedia del Manzoni “Adelchi” e illustrata da Massimo d’Azeglio con una litografia nel 1829. Il volume abbraccia un arco di tempo molto ampio. Un millennio di storia del Piemonte, dal IV al XIV secolo, dai primi vescovi cristiani alla nascita dei principati del Quattrocento passando attraverso le invasioni barbariche, le lotte tra Longobardi e Franchi, le incursioni dei saraceni, gli interventi in Italia del Barbarossa, la stagione dei cavalieri Templari in Piemonte e l’affermazione dei Liberi Comuni. La nascita dei castelli, Arduino, re d’Italia, la contessa Adelaide di Torino e Susa e il tramonto del Medioevo con i marchesi del Monferrato e di Saluzzo, i Savoia alla conquista di Torino, il Conte Verde, il Conte Rosso e Amedeo VIII completano le vicende regionali narrate nel libro che ricostruisce “con rigore scientifico e semplicità narrativa un percorso tanto carico di suggestione quanto ancora poco conosciuto”.
Altro che “secoli bui” dunque, altro che disinteresse. I libri sul Medioevo vanno a ruba in edicola e in libreria. C’è voglia di Medio Evo e di sapere come si viveva a quell’epoca. Epoca bizzarra “l’età di mezzo”: si sa quando comincia, non si sa con certezza quando finisce. Comincia nel 476 dopo Cristo, l’anno della caduta dell’Impero romano d’Occidente anche se, secondo altri, l’inizio va anticipato al 395 quando muore Teodosio, l’ultimo imperatore romano a reggere l’impero unito, ma ci sono molti dubbi sulla data che segna la fine del Medio Evo. Di solito si guarda al 1492, alla scoperta dell’America, ma secondo non pochi storici il termine ultimo sarebbe il 1453, il momento in cui Costantinopoli viene conquistata dai turchi Ottomani spegnendo per sempre la fiamma dell’Impero cristiano bizantino. Considerato dall’Illuminismo un’età oscurantista e dal Romanticismo una stagione mitica, il Medioevo in realtà è stato l’uno e l’altro insieme, “un’epoca ricca di contrasti e di turbolenze ma anche di energia e originalità in cui andò definendosi il nuovo Occidente romano-cristiano”.               Filippo Re

Ozegna celebra il 55° anniversario dell’Associazione Culturale “L’ Gavason”

Il Comune di Ozegna, rappresentato dal Vice Sindaco Federico Pozzo, dagli Amministratori comunali e dal Consigliere Regionale Sergio Bartoli, ha voluto esprimere i più sentiti auguri e il massimo apprezzamento per lo straordinario traguardo raggiunto dall’Associazione Culturale “L’ Gavason”, che quest’anno celebra il suo 55° anniversario.

Fondata nel 1969, l’associazione ha svolto un ruolo determinante nella promozione e nella tutela delle tradizioni, della cultura e della memoria storica di Ozegna. Il periodico “L’ Gavason”, da sempre punto di riferimento per la comunità locale, testimonia l’impegno costante dell’associazione nella valorizzazione della storia e delle tradizioni del territorio.

La celebrazione si è tenuta oggi presso il Palazzetto dello Sport “Natalina Marena”, dove il Comune, insieme al Consigliere Regionale Sergio Bartoli, ha consegnato una pergamena simbolica al Presidente Roberto Flogisto e al Direttivo dell’Associazione, esprimendo gratitudine per il prezioso lavoro svolto. A completare il momento istituzionale, il Consigliere Bartoli ha donato al Presidente e al Direttivo una copia di un volume su Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte.

Il Vice Sindaco Federico Pozzo ha sottolineato l’importanza dell’associazione come custode delle radici e delle tradizioni locali:
“L’ Gavason rappresenta un pilastro della nostra storia locale. Grazie alla dedizione dei suoi volontari, Ozegna ha potuto custodire e tramandare tradizioni e valori, mantenendo viva la nostra identità culturale.”

Anche il Consigliere Regionale Sergio Bartoli ha voluto ricordare il forte rapporto di collaborazione e stima che ha caratterizzato il suo mandato da sindaco nei confronti dell’associazione, riconoscendone il grande valore culturale e istituzionale:
“È con grande orgoglio che celebriamo oggi un’associazione che, da oltre mezzo secolo, opera per arricchire la vita culturale della nostra comunità. Il loro impegno è un esempio per tutto il territorio.”

Legalità e contrasto a ogni forma di violenza, il concorso della Regione

Chiorino: “Un orgoglio promuovere questi valori nelle scuole”

 

Il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro: “Chi è caduto per mano della mafia non va mai dimenticato. E’ fondamentale insegnare ai giovani quanto importante sia battersi per la legalità”

La Regione Piemonte ha designato le scuole vincitrici del concorso regionale sulla legalità e sull’orgoglio di combattere ogni forma di violenza per l’anno scolastico 2024-25.

Il concorso, dedicato alla memoria dell’Agente scelto della polizia penitenziaria Giuseppe Montalto e rivolto alle scuole secondarie di primo grado statali e paritarie, è stato realizzato grazie all’iniziativa della Regione Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e il Corpo di Polizia penitenziaria.

Il bando è compreso nel progetto regionale per l’ampliamento dei piani dell’offerta formativa integrativa. L’intervento, giunto alla seconda edizione, promuove iniziative finalizzate a sviluppare nei più giovani la coscienza civile, costituzionale e democratica, a rispettare le diversità, a lottare contro le mafie. Gli studenti sono invitati a ideare e svolgere programmi e iniziative interdisciplinari, comprendenti attività musicali, teatrali e artistiche, realizzando opere digitali sul tema della legalità.

I premi in palio

Vengono premiate con un contributo di 2.000 euro, per la copertura dei costi di realizzazione del progetto didattico, le scuole che hanno proposto i progetti più originali e coerenti con i temi del concorso. Le prime 10 scuole che hanno ottenuto il punteggio migliore riceveranno il contributo ulteriore di 5.000 euro per coprire parte dei costi per la visita scolastica culturale e formativa a Roma, in relazione alla celebrazione della Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, organizzata in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e dal Corpo di Polizia penitenziaria, che permetterà a circa 200 studenti di partecipare a iniziative sul tema della legalità ed essere ospitati nelle sedi istituzionali degli enti patrocinanti il progetto.

Gli esiti

Sono 12 le scuole premiate con 2.000 euro per realizzare i progetti presentati, 10 le scuole che ricevono gli ulteriori 5.000 euro per le spese del viaggio a Roma.

Le scuole hanno presentato progetti che spaziano tra le tematiche in materia di legalità, con metodologie e approcci didattici originali e innovativi, che vanno dall’analisi e rielaborazione di testi della letteratura italiana e biografie su personaggi che si sono distinti per la lotta alla criminalità, a esperienze laboratoriali con associazioni che si occupano di legalità, prevenzione e beni confiscati alla mafia, prevedendo l’intervento di professionisti ed esperti in materia di legalità, nonchè di rappresentanti delle Forze dell’Ordine. I progetti premiati avranno come risultato finale la creazione di elaborati multimediali, come cortometraggi, fumetti, video, giornalino, podcast.

Delmastro: “Tramandiamo ai giovani quanto sia importante battersi per la legalità”

Consapevole di quanto sia importante promuovere nelle scuole, ai giovani, il valore della legalità è Andrea Delmastro, Sottosegretario di Stato alla Giustizia: “Chi è caduto per mano della mafia non va mai dimenticato. E’ fondamentale insegnare ai giovani quanto importante sia battersi per la legalità. Per farlo, raccontiamo a loro le storie valorose di eroi come l’Agente scelto della polizia penitenziaria Giuseppe Montalto. Nessuno si pieghi alla logica di chi vuole baciare l’anello al mafioso, investiamo piuttosto in quella cultura della legalità che è il primo argine contro la criminalità organizzata”.

Chiorino: “Un orgoglio promuovere la legalità”
“Questo concorso rappresenta un pilastro fondamentale per promuovere tra i giovani il valore imprescindibile della legalità e il coraggio di contrastare ogni forma di violenza. È un orgoglio per la Regione Piemonte sostenere iniziative che educano alla consapevolezza civile e alla responsabilità sociale, onorando la memoria dell’Agente Giuseppe Montalto, un esempio di dedizione e sacrificio. Attraverso questi progetti, i ragazzi hanno l’opportunità di approfondire il rispetto per la divisa, il contrasto alle mafie e la lotta per una società giusta. I risultati raggiunti dalle scuole premiate dimostrano come l’educazione possa essere il motore del cambiamento, ispirando le nuove generazioni a essere protagoniste di una Nazione fondata su valori solidi e condivisi” ha affermato Elena Chiorino, vicepresidente e assessore all’Istruzione e Merito della Regione Piemonte.

L’elenco delle scuole

IC Castiglione Torinese (Castiglione, TO), Comunità ebraica di Torino – Scuola secondaria di I° grado Artom (TO), IC Caselette (Casellette, TO), Best Middle School Torino Education (TO), Scuola secondaria di 1° grado “Ada Gobetti” IC None (None, TO), Istituto Maria Ausialiatrice (Giaveno, TO), Scuola secondaria di I° grado I Calvino IC Settimo IV (Settimo Torinese, TO), IC Turoldo (Torino, TO), IC Bagnolini (Villadossola, VB), IC Dalla Chiesa (Nizza Monferrato, AT), IC Spinetta Marengo Scuola secondaria di I° grado Alfieri (Spinetta Marengo, AL), IC Piossasco I Scuola Secondaria di Primo grado “Alessandro Cruto” (Piossasco, TO).

Coppa Europa FIS di freeski e snowboard a Prato Nevoso


In gara 200 rider provenienti da 28 nazioni e quattro continenti diversi

Si è conclusa sabato 11 gennaio 2025, portando con sé un bilancio a dir poco entusiasmante, la tappa di Prato Nevoso della Coppa Europa FIS di freeski e snowboard. L’evento sportivo, tenutosi dal 7 all’11 gennaio sulle nevi dello Snowpark della stazione sciistica, ha visto competere 200 rider provenienti da 28 Paesi e quattro continenti diversi (Oceania, Asia, Americhe e, naturalmente, Europa), a testimonianza di come Prato Nevoso sia ormai un punto di riferimento internazionale nel mondo degli sport invernali.

Le gare hanno registrato la partecipazione di atleti di livello, molti dei quali con all’attivo già alcune presenze in Coppa del Mondo, che si sono sfidati su un setup di gara tirato a lucido e tracciato nel pieno rispetto delle direttive FIS. Grazie allo straordinario lavoro effettuato dallo staff dello Snowpark Prato Nevoso, la Coppa Europa si è confermata un appuntamento di successo.

Gianluca ‘Gherry’ Garberoglio, responsabile dello Snowpark di Prato Nevoso, ha commentato: “Siamo orgogliosi di aver ospitato, per il quarto anno consecutivo, la Coppa Europa FIS di freeski e snowboard. Questa manifestazione sportiva è una testimonianza dell’impegno e della passione che dedichiamo quotidianamente al nostro park per offrire a rider e appassionati un’esperienza unica. Un percorso di crescita iniziato due decenni fa e che oggi vede Prato Nevoso tra le mete più apprezzate da chi, per professione, pratica queste discipline ogni giorno”.

Nel freeski l’Italia ha centrato un doppio podio, grazie a Maria Gasslitter (prima) e Alessia Ambrosi (terza), con la finlandese Liina Kuivalainen a completare il terzetto delle vincitrici. Al maschile, invece, successo elvetico con Fadri Rhyner, davanti a Noah Viande (Francia) e Adrien Vaudaux (Svizzera).

Le finali di snowboard, invece, hanno incoronato regina delle nevi di Prato Nevoso la britannica Emily Rothney. Alle sue spalle si sono posizionate Sky Remans (Belgio) e Lena Mueller (Svizzera). Tra gli uomini, la vittoria è andata a Niklas Huber (Germania), che ha preceduto lo slovacco Martin Jozsa (primo podio in Coppa Europa della sua carriera) e lo svizzero Elias Lehner.

Lo Snowpark di Prato Nevoso ospiterà nelle prossime settimane la Coppa Italia di snowboard (18-19 gennaio), l’Italian Freeski Tour (25-26 gennaio), i campionati regionali di Big Air e Slopestyle (8-9 febbraio), gli HEAD Games (23 febbraio) e lo Snowfest (campionati nazionali belgi e olandesi) dal 4 al 7 marzo.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

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SOMMARIO: Bulli, delinquenti, autonomi a Torino – Il sindaco Lorusso e l’insicurezza  urbana – Daniele Sacco e il “Cambio” – Lettere

Bulli, delinquenti, autonomi a Torino
Il bullo e delinquente che getto’ dai Murazzi una bicicletta elettrica che colpì un giovane universitario, oggi paraplegico e che ha avuto la vita rovinata, ha avuto una sentenza di cinque anni inferiore (perché scelse il rito abbreviato) della ragazza che fu presente al fattaccio dei Murazzi, ma non vi partecipò. 16 anni sono molti per un concorso morale non facilmente dimostrabile. C’è da domandarsi perché la ragazza non prese le distanze dai suoi amici, ma il mondo del bullismo ha regole mafiose.
C’è da dire, pur senza aver letto le carte e pur condannando l’ omertà  della ragazza, summum ius, summa iniuria.
Soprattutto, rifiuto l’idea delle sentenze esemplari:  esse contengono in sé elementi illiberali che non potrò mai condividere.
In concomitanza con la sentenza  ci sono state le violenze di autonomi e studenti che hanno imbrattato Torino, danneggiato vetrine, ferito due poliziotti e un carabiniere.  Momenti di violenza  urbana, si dice oggi, che il prefetto vede legati anche alla criminalità. Un commento a se’ meriterebbe il solito sociologo (come aveva ragione Croce a tenere in nessun conto i sociologi) che giustifica la violenza dei “fragili”, incitando ad un dialogo con loro. Ma le sue parole sono talmente fuori da ogni logica che discuterle sarebbe uno sforzo inutile. Vanno citate  per documentare ancora una volta a che punto giungano certi intellettuali come nel 1968 e nel 1977, per non ricordare i complici di Lotta Continua e delle Br.  Nel caso dei violenti e nostalgici degli anni di piombo non ci possono essere indulgenze. Lo Stato deve tutelare i veri fragili che sono i cittadini. Ma, in ogni caso,  senza sentenze esemplari che sminuiscono il valore della nostra democrazia

Il sindaco Lorusso e l’insicurezza  urbana
In un ‘intervista al “Corriere della Sera”, il sindaco di Torino ha dichiarato che “l’illegalità colpisce soprattutto i fragili” Ed ancora “la sinistra non può aver paura di parlare di sicurezza” , riecheggiando l’ex sindaco Veltroni, oggi editorialista del “Corriere”, che considera un errore pensare alla sicurezza non  come una priorità sottovalutata dalla sinistra.
Ha anche ragione il sindaco di Torino nel dire che l’insicurezza non è solo problema di ordine pubblico, ma certi giustificazionismi  da tardo positivismo sociale di Verdi e Sinistra italiana sono superficiali e falsi. Lo Stato deve essere presente nelle periferie come nelle Ztl.
Ma in certe zone il degrado e il permissivismo hanno raggiunto dei livelli tali che neppure i Carabinieri sono sufficienti: gli spacciatori – ricorda il sindaco di Torino – si spostano dai luoghi presidiati di trecento metri e riprendono il loro mercato.  Sono problemi che vanno risolti , altrimenti  continueremo a baloccarci con la insicurezza percepita, mentre l’obiettivo è neutralizzare quella reale. Anche in una dichiarazione dell’on. Laus ci sono spunti di riflessione che meritano di essere considerati. Vorrei aggiungere che gli spacciatori che si arricchiscono, vanno perseguiti nel modo più duro, direi manu militari. Per loro nessuna comprensione diventa accettabile.
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Daniele Sacco e il “ Cambio”
Dicono che il conte di Cavour, che pranzava al “Cambio”,  si senta più solo dal 1 gennaio quando il cav. Daniele Sacco ha lasciato dopo 42 anni la direzione del ristorante, che con lui si era aperta alle novità, rimanendo una valida tutela della tradizione dell’unico locale storico di Torino, fondato  nel 1757.  Nella sua storia più recente Sacco ha attinto all’esempio del proprietario e direttore il comm.  Parandero, che tenne mirabilmente il locale per lunghi decenni persino durante la guerra. I locali del “Cambio” appartengono oggi all’erede di Parandero che è molto orgogliosa di suo padre. Ricordo i pranzi con la mia famiglia : mio padre era di casa anche per motivi di lavoro.
Ma non posso dimenticare che Arrigo Olivetti volle fondare al Cambio il Centro “Pannunzio” e Soldati  nel 1982 fondò  nella sala “Risorgimento” il Premio “Pannunzio”. E nelle sere d’estate, come scrisse Valdo Fusi, cenare nel  dehors a contatto visivo con palazzo Carignano suscita delle emozioni proustiane. Il “Cambio” ha avuto visitatori e clienti illustri a livello internazionale. Sacco con diplomazia e caparbietà tutta piemontese ha tenuto alto il nome di uno dei luoghi mitici di Torino. Lo ha fatto con il passo di corsa del bersagliere perché questi 42 anni sono passati in fretta Ricordo il primo  Premio “Pannunzio” del 1982 con il presidente del Consiglio Spadolini, che smaniava perché Galante Garrone ricordasse nella sua laudatio che lui a 25 anni era già professore, mentre Sacco da una parte e chi scrive dall’altra cercavamo di far funzionare le cose.
In un  elegante libro al quale io stesso ho collaborato, uscito  per i 200 anni del locale, Chiamparino ha banalizzato il ristorante, mettendo insieme agnolotti e Risorgimento. Fu una delle tante volte che non mi sentii rappresentato dal sindaco. Sacco dopo oltre quarant’anni è  rimasto giovane: ad un certo punto della storia del ristorante ha dovuto affrontare momenti difficili che ha fatto superare con la sua autorevolezza da tutti riconosciuta. Cosa farà  il diversamente giovane Sacco dopo la pensione ? Non è facile pensarlo anziano seduto su una panchina a svernare in riviera.
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LETTERE  scrivere a quaglieni@gmail.com
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Follie metropolitane
A Chieri l’abbonamento alla sosta delle auto in centro è aumentato da 80 a 400 euro. Una follia. Il centro di Chieri verrà ucciso da una giunta di demagoghi e incompetenti. Cosa ne pensa? Barbara Enrico

Mi sembra un provvedimento privo di buon senso. Chieri non vuole essere da meno di Moncalieri che ha chiuso il centro storico, facendone un deserto.  Basta a volte un sindaco o un assessore verde per provocare guasti terribili che distruggono  il tessuto urbano di una città. A Torino via Roma tutta pedonale provocherà dei contraccolpi che solo i ciechi non possono prevedere.

Giacenze gasolio, accolte istanze mondo agricolo

 CARENINI (CIA PIEMONTE): «ANCHE LA BUROCRAZIA SI ADEGUI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI»

 

«Riconosciamo alla Regione Piemonte il merito di aver saputo forzare le maglie della burocrazia, concedendo lo slittamento dei termini sulla giacenza minima del gasolio agricolo per evitare alle aziende agricole di iniziare l’anno con il fiato corto. I cambiamenti climatici stanno sempre più ritardando le fasi delle lavorazioni agricole, tanto che molti agricoltori sono ancora impegnati nelle semine. Se il gasolio consumato a fine anno fosse stato conteggiato, come previsto, nel quantitativo assegnato per l’anno successivo, molte aziende agricole nel 2025 avrebbero avuto serie difficoltà a farsi bastare la quota di carburante agevolato loro attribuita di diritto. Va dato atto all’Assessorato regionale all’Agricoltura di avere compreso come anche la burocrazia debba adeguarsi ai cambiamenti climatici».

Così il presidente regionale di Cia Agricoltori italiani del Piemonte, Gabriele Carenini, sulla decisione della Regione Piemonte di spostare la data della giacenza minima del gasolio agricolo dal mese di novembre al 10 dicembre 2024, come richiesto dagli agricoltori.

 

Bulli, delinquenti, autonomi a Torino

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IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni
Il prof. Quaglieni

Il bullo e delinquente che getto’ dai Murazzi una bicicletta elettrica che colpì un giovane universitario, oggi paraplegico e che ha avuto la vita rovinata, ha avuto una sentenza di cinque anni inferiore (perché scelse il rito abbreviato) della ragazza che fu presente al fattaccio dei Murazzi, ma non vi partecipò. 16 anni sono molti per un concorso morale non facilmente dimostrabile. C’è da domandarsi perché la ragazza non prese le distanze dai suoi amici, ma il mondo del bullismo ha regole mafiose.

C’è da dire, pur senza aver letto le carte e pur condannando l’ omertà  della ragazza, summum ius, summa iniuria.
Soprattutto, rifiuto l’idea delle sentenze esemplari:  esse contengono in sé elementi illiberali che non potrò mai condividere.
In concomitanza con la sentenza  ci sono state le violenze di autonomi e studenti che hanno imbrattato Torino, danneggiato vetrine, ferito due poliziotti e un carabiniere.  Momenti di violenza  urbana, si dice oggi, che il prefetto vede legati anche alla criminalità. Un commento a se’ meriterebbe il solito sociologo (come aveva ragione Croce a tenere in nessun conto i sociologi) che giustifica la violenza dei “fragili”, incitando ad un dialogo con loro. Ma le sue parole sono talmente fuori da ogni logica che discuterle sarebbe uno sforzo inutile. Vanno citate  per documentare ancora una volta a che punto giungano certi intellettuali come nel 1968 e nel 1977, per non ricordare i complici di Lotta Continua e delle Br.  Nel caso dei violenti e nostalgici degli anni di piombo non ci possono essere indulgenze. Lo Stato deve tutelare i veri fragili che sono i cittadini. Ma, in ogni caso,  senza sentenze esemplari che sminuiscono il valore della nostra democrazia.

Per quattro lunedì il Conte di Montecristo a Torino

Lunedì 13 gennaio 2025, su Rai1, in prima serata, arriva in tv per quattro settimane, una versione kolossal de “Il conte di Montecristo”, la storia della vendetta più famosa della letteratura nata dalla penna di Alexandre Dumas nel 1844. La produzione è italo – franco – inglese, capofila la Palomar di Carlo Degli Esposti e Rai Fiction, e buona parte delle riprese sono state realizzate grazie al contributo della Film Commission Torino Piemonte.

Tanti sono i luoghi affascinanti che Torino con i suoi dintorni presta a questa storia:  Palazzo del Pozzo della Cisterna, Palazzo Carignano, il Museo Nazionale del Risorgimento, piazza Carlo Alberto, via San Francesco da Paola, via Cesare Battisti, via Corte d’Appello, piazza Palazzo di Città e gli interni di Palazzo Civico, per quanto riguarda il centro città, e poi ancora le eleganti sale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, Villa Cimena di Castagneto Po, il Castello di Strambino ed il Parco della Mandria. Altre riprese sono state effettuate tra Parigi, Roma e Malta. La miniserie è diretta dal regista danese Belle August, premio Oscar e due volte vincitore della Palma d’oro a Cannes, Sam Claflin è il Conte di Montecristo, Jeremy Irons interpreta l’abate Faria, il compagno di prigione con cui Dantès organizza la fuga dall’isola di Montecristo mentre Luca Guanciale è il brigante Vampa che si finge il Conte Spada. Nel cast troviamo inoltre: Michele Riondino, Ana Girardot, Gabriella Pession e Nicola Maupas, il Chiallitto della serie “Mare fuori”, uno dei volti rivelazione della cinematografia italiana.

Il primo cortometraggio su il Conte di Montecristo risale al 1908 e venne girato proprio a Torino, il primo film invece è del 1922, il tutto quando il sonoro non era ancora stato inventato. Da allora ci sono stati 12 film, cinque serie tv, un musical teatrale e persino una serie di animazione giapponese. Il primo ricco e spietato Edmond Dantès che fece innamorare milioni e milioni di telespettatrici davanti al piccolo schermo nell’ormai lontano 1966, è stato Andrea Giordana, conte di Montecristo indimenticabile nel “teleromanzo” di Edmo Fenoglio, il torinesissimo apprezzato regista di numerosi sceneggiati che tra gli anni Sessanta e Novanta hanno fatto la storia della televisione italiana.

Nel 1988 spetta poi a Gèrard Depardieu interpretare Dantès, nella serie francese in cui Mercedes, l’amore perduto, era interpretata da Ornella Muti. Infine, solo qualche settimana fa il Conte è andato in onda pure su Canale 5 con il bravo attore francese Pierre Niney che ha conquistato il pubblico italiano: una serie davvero bella! Vedremo adesso questa di versione; la storia la conosciamo tutti: il giovane marinaio di Marsiglia Edmondo Dantès sta per coronare tutti i suoi sogni quando viene ingiustamente accusato e imprigionato nel Castello d’If, dove rimane per quattordici lunghi anni e dove incontra l’abate Faria, un un uomo erudito che gli rivela l’esistenza di un meraviglioso tesoro nascosto sull’isola di Montecristo. Dopo una rocambolesca evasione e grazie al ritrovamento di queste ricchezze Edmond assume l’identità del Conte, pronto a tutto pur di compiere la propria vendetta contro coloro che hanno tramato alle sue spalle e che l’hanno tradito.

Igino Macagno