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E visto l’andazzo… non era raro scovare, nascosti tra i clienti di un “parlor” o di un “adult club”, svariati managers musicali o più spesso “osservatori sul campo”, sempre pronti ad avvicinare bands promettenti e con una marcia in più. Naturalmente la concorrenza tra bands era spietata, figuriamoci quella tra “osservatori”… Il problema radicale per le rock bands era ovviamente il “budget”, quasi sempre ridotto all’osso, cui si poteva rimediare o con un “management fai-da-te” o affidandosi alla buona sorte. Ma purtroppo la “fauna manageriale” era alquanto variegata e affollata e il rischio di imbattersi in manager improvvisati, poco trasparenti o del tutto disonesti non era così remoto. Nella sezione discografica qui di seguito spuntano qua e là alcune bands che sfortunatamente incapparono in qualche spiacevole sorpresa…
– The Allies “I’ll Sell My Soul / Burning Flask” (Valiant Records V-748);
– The Montells “You Can’t Make Me / Daddy Rolling Stone” (Thames Records M-102);
– The Tongues Of Truth “Let’s Talk About Girls / You Can’t Come Back” (Current Records C-112);
– The 3rd Evolution “Don’t Play With Me / Gone Gone Gone” (Dawn Records 306);
– The Distortions “Smokestack Lightning / Hot Cha” (Sea Records 102);
– Byron & The Mortals “Music / Do You Believe Me” (Xpreshun x-1 / x-2);
– The Spacemen “Modman / Retro” (Big Sound 303);
– The Wind “Don’t Take Your Love Away / Midnight in Mexico” (Blacknight BK 900);
– The Debonaires “Never Mistaken / Summertime” (Rite Records 812R-0785);
– The New Order “You’ve Got Me High / Meet Your Match” (Warner Bros. Records 5816);
– The Bobbies “(She) Put Me Down 1 / (She) Put Me Down 2” (Sonny 45-1001);
– The Monacles “I Can’t Win / Heartaches For Me” (Variety Productions VP-301);
– The Coastliners “She’s My Girl / I’ll Be Gone” (Back Beat 566);
– The Aggregation “You Lied To Me / Candlestickstomp” (Dynamic Sound DY-105);
– The Lincolns “Pop Kat / We Got Some” (Dot Records 45-16958);
– The Ferraris “Can’t Explain / I’m Not Talkin” (Welhaven Records 1001);
– The Five Flys “Livin’ For Love / Dance Her By Me” (Samron Records S-104);
– Murphy and The Mob “Because You Love Me / Born Loser” (Talisman Records 1823);
– The Chosen Lot “If You Want To / Time Was” (Sidra Records Inc. S-9004);
– The Wee Four “Weird / Give Me A Try” (Nu-Sound, Ltd. 6111);
– The Other Side “Walking Down The Road / Streetcar” (Brent 7061);
– Castaways Five “It’s Over, It’s Over / Revenge” (Raol R-001, R-002);
– The Kynds “So If Someone Sends You Flowers, Babe / Find Me Gone” (Mo-Foag 101, 102);
– The Staffs “Another Love / I Just Can’t Go To Sleep” (Pa-Go-Go 45-118).
(… to be continued…)
Gian Marchisio
Indentificati dalla Polizia di Stato
Effettuavano furti ai danni di automobilisti nella zona di Ivrea e Banchette: i due cittadini, un marocchino di 36 anni ed un trentanovenne, cittadino italiano di origini magrebine, nell’arco di tre anni si sono resi responsabili, in alcuni casi in concorso fra loro, di almeno 7 furti ai danni di automobilisti. Le vittime, che avevano parcheggiato i loro mezzi in prossimità di esercizi commerciali ove si erano recati per effettuare degli acquisti, al loro ritorno presso il parcheggio avevano rinvenuto una ruota dell’auto bucata. Impegnati nella sostituzione dello pneumatico, si erano successivamente resi conto di essere stati derubati del borsello, piuttosto che della giacca, contenenti portafoglio, con carte di credito, bancomat e denaro contante all’interno. In una occasione, nel breve arco temporale di 4 ore, i due complici erano riusciti a spendere ben 5000 € utilizzando fraudolentemente le carte di credito di una delle vittime nei comuni di Torino, Chivasso ed Ivrea. Gli acquisti prevalentemente effettuati, oltre ad importanti prelievi di denaro contante, riguardavano beni di lusso, quali scooter, cellulari, gioielli ed articoli sportivi. L’attività di indagine ha avuto una importante accelerazione a seguito di riscontri ottenuti tramite le immagini di videosorveglianza di alcuni esercizi commerciali da parte degli investigatori del Comm.to di Ivrea: riusciti a risalire alla targa parziale dell’auto coinvolta nei reati e da qui al proprietario, il cittadino marocchino di 36 anni, ed anche a colui che effettivamente aveva in uso il mezzo, il cognato di 39 anni.
L‘Autorità Giudiziaria del Tribunale di Ivrea ha emesso in data 26 ottobre, per entrambi, ordinanza di custodia cautelare in carcere per furto aggravato, danneggiamento aggravato, e indebito utilizzo di carte di credito. Il trentanovenne, che ha precedenti di polizia, domiciliato a Rivarolo Canavese, è stato tratto in arresto il 29 Ottobre da personale della Squadra Volanti del capoluogo torinese presso un albergo del centro città.
Il complice è stato identificato lo scorso 15 Novembre durante attività dell’arma dei Carabinieri, Stazione di Torino Borgo San Salvario, in via Belfiore e tratto da questi ultimi in arresto in esecuzione del provvedimento restrittivo.
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Abbiamo il piacere d’ospitare nella nostra rubrica dello Sport l’amico collega Danilo Gobetto,uno dei più importanti giornalisti piemontesi, tifoso granata, grande esperto di calcio nazionale ed internazionale.
Ecco il suo pezzo che racconta uno dei momenti più importanti della storia granata,paragonato a quanto accade oggi. “Quindici minuti. Un breve ma preciso lasso di tempo che può essere insignificante o sovvertire, nell’arco di una partita di calcio, l’esito di un incontro. Negli annali del Torino, il quarto d’ora assume due significati ben diversi. Ha una connotazione positiva ai tempi del Grande Torino – l’undici capace di polverizzare record nel decennio 1939-49 – e negativa ai giorni nostri, con la formazione granata in lotta per posizioni assai meno nobili della classifica.
Negli anni ‘40 si parla di ‘quarto d’ora granata’ per intendere un breve momento di grazia nel quale il gioco ossessivo del Torino trasformava le sorti della partita. A quella squadra bastavano quindici minuti di furia agonistica per assicurarsi o ribaltare il risultato. Era un fenomeno che aveva la sua massima espressione negli incontri casalinghi. A suonare la carica, ci pensava un tifoso dagli spalti: Oreste Bolmida, di mestiere capostazione, che sulle gradinate si presentava sempre con il suo inseparabile corno. Quando il Toro era in difficoltà soffiava nell’imboccatura e si faceva sentire da tutto lo stadio. Il pubblico del Filadelfia lo sapeva e anzi, attendeva questo momento con ansia. A quel punto il capitano granata, Valentino Mazzola, si rimboccava le maniche e tutto il gruppo in campo trovava nuove energie, arrivando a segnare fino a 4-6 gol, appunto, in quindici minuti. Memorabili due episodi. Torino-Alessandria, 2 maggio 1948: con un punteggio già assodato (4-0 nel primo tempo), i granata si limitavano a tenere il risultato sotto controllo, quando dalle tribune dello stadio si propagò il suono della cornetta e arrivarono altri sei gol segnati in meno di quindici minuti. La partita terminò con un 10-0 che rimane tuttora il risultato casalingo con il maggiore scarto nella storia della Serie A. E poi Torino-Lazio, 30 maggio 1948. Sotto di tre reti, Mazzola e compagni ribaltarono il match segnando quattro gol, sempre sotto la spinta propulsiva dell’immancabile cornetta.
Di contro, il quarto d’ora dei nostri giorni indica una pericolosa tendenza della squadra. Già da tre anni il Toro si smarrisce nella parte finale del match, subendo reti e rimonte che rischiano di costare caro ai fini dell’andamento generale in classifica. Nella stagione 2019/20, il Torino di Mazzarri e Longo (dal 4 febbraio 2020) lascia per strada nove punti. Clamoroso quanto accaduto a Verona, quando un vantaggio di 3-0 si trasforma in un pareggio all’84’. Nell’annata 2020/21, sotto la guida dei tecnici Giampaolo e Nicola (dal 18 gennaio in avanti), il Torino arriva a perdere 20 punti nell’ultimo quarto d’ora di gioco, salvandosi soltanto alla penultima giornata e concludendo la stagione al quartultimo posto, a quota 37.
Tra gli scempi della stagione spicca la partita contro la Lazio, quando il 3-2 per il Torino viene ribaltato da due reti biancocelesti al 95’ e al 98’. A Reggio Emilia contro il Sassuolo, il parziale di 1-3 viene vanificato in due minuti, con il portiere granata Sirigu beffato all’84’ e all’85’. A Milano contro l’Inter si passa dal pareggio 2-2 alla sconfitta per 4-2 (84’ e 90’). Nel derby contro la Juventus, il vantaggio (per 1-0) si tramuta in sconfitta (1-2), sempre negli ultimi quindici minuti di gara. (77’ e 89’).
Una tendenza che si sta replicando anche oggi. Nelle prime dieci giornate del cam-pionato in corso, i gol subiti dal 75° al 90° minuto dalla formazione granata sono stati sei, i punti persi in classifica sette. Nonostante il cambio di allenatore, anche quest’anno le amnesie difensive si sono ripresentate puntuali fin dall’inizio del cam-pionato. Che la china non fosse quella giusta, lo si è visto già dal debutto contro l’Atalanta. Proprio sul filo del triplice fischio arbitrale, uno svarione difensivo ha condannato la squadra alla sconfitta (1-2, Piccoli al 93′). Stesso copione dalla quinta all’ottava giornata, tutte caratterizzate dalla rimonta avversaria, con Lazio, Venezia, Juventus e Napoli che cambiano a loro favore il risultato negli ultimi quindici minuti. La Lazio rimonta l’1-0 granata al 91’ con rete di Immobile. A Venezia, Aramu conquista il pareggio al 78’; la Juventus vince il derby con Locatelli al 86’, mentre a Napoli Osimhen firma il gol della vittoria partenopea all’81’.
‘Questione di sfortuna’ smorza il tecnico croato Ivan Juric, che guarda al contesto dei novanta minuti di gioco. Problema di tenuta mentale e fisica, lamentano molti tifosi. Di certo agli svarioni difensivi contribuisce la scarsa qualità del pacchetto arretrato, mal supportato da un centrocampo con diverse pedine fuori ruolo e una rosa di quantità ma non di qualità, come evidenziato in più occasioni dallo stesso allenatore, il quale ha auspicato una maggiore sinergia con la dirigenza. Ci sono ancora tanti mesi da giocare e il compito di Juric, l’unico per ora non sotto attacco (a differenza di giocatori e Presidente), sarà quello di intensificare il lavoro tecnico in campo e tattico fuori, senza dimenticare l’aspetto psicologico. Se non per riportare il quarto d’ora granata agli antichi splendori, almeno per non buttare all’aria l’ennesima stagione”
Danilo Gobetto
(Enzo Grassano)
COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17
LA SITUAZIONE DEI CONTAGI
Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 587 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 259 dopo test antigenico), pari allo 0,9% di 65.284 tamponi eseguiti, di cui 57.435 antigenici. Dei 587 nuovi casi gli asintomatici sono322 (54,9%).
I casi sono così ripartiti: 262 screening, 237 contatti di caso, 89 con indagine in corso.
Il totale dei casi positivi diventa 396.717,così suddivisi su base provinciale: 32.644 Alessandria, 19.074 Asti, 12.499 Biella, 56.971 Cuneo, 30.695 Novara, 211.385 Torino, 14.784 Vercelli, 14.106 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.639 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.920 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.
I ricoverati in terapia intensiva sono 27 (–2 rispetto a ieri).
I ricoverati non in terapia intensiva sono 305 (-5 rispetto a ieri).
Le persone in isolamento domiciliare sono 7.081
I tamponi diagnostici finora processati sono 9.355.913 (+65.284 rispetto a ieri), di cui 2.458.328 risultati negativi.
I DECESSI DIVENTANO 11.864
Due decessi di persone positive al test del Covid-19, nessuno di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).
Il totale diventa quindi 11.864 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.593 Alessandria, 725Asti, 436 Biella, 1.468 Cuneo, 951 Novara,5.667 Torino, 542 Vercelli, 377 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 105 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.
377.440 GUARITI
I pazienti guariti diventano complessivamente 377.440 (+293 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 30.543 Alessandria, 17.997 Asti, 11.857 Biella, 54.558 Cuneo, 29.340 Novara, 201.638 Torino, 13.961 Vercelli, 13.455 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.530 extraregione e 2.561 in fase di definizione.
EROGATI INCENTIVI ECONOMICI E CORSI DI FORMAZIONE. L’ASSESSORE ALLA SANITA’, LUIGI ICARDI: «VALORIZZIAMO E ACQUISIAMO PROFESSIONALITA’»
Su proposta dell’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, questa mattina la Giunta regionale ha approvato un pacchetto di misure immediatamente operative sul fronte dei servizi di Emergenza urgenza e Pronto soccorso della Sanità regionale.
In particolare, viene autorizzata la proroga dei contratti a tempo determinato stipulati con il personale del Comparto (infermieri, operatori socio sanitari, amministrativi e tecnici sanitari) per l’emergenza Covid-19, viene attivato un percorso formativo regionale per consentire ai medici abilitati in Medicina e Chirurgia, ma privi di specializzazione, di svolgere l’attività nell’ambito dei servizi Dea/Pronto soccorso e vengono erogati sostanziali incentivi economici per le prestazioni aggiuntive dei medici già operanti in Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza (MECAU).
«Affrontiamo il problema nazionale della grave carenza di organico nei Pronto soccorso – osserva l’assessore Icardi -, mettendo in campo come Regione provvedimenti straordinari e urgenti che agiscono anche sul fronte dell’emergenza pandemica, all’origine delle maggiori criticità degli ultimi due anni. Da un lato, valorizziamo la professionalità acquisita dagli operatori che hanno prestato servizio durante la pandemia prorogando i contratti a tempo determinato degli infermieri e del personale del Comparto, dall’altro gratifichiamo maggiormente, anche sul piano economico, il lavoro dei medici nei Pronto soccorso e mettiamo a disposizione dei medici non specializzati la possibilità di essere reclutati nei reparti Dea/Pronto soccorso attraverso un apposito corso di formazione regionale, con modalità teoriche e pratiche. Tutto ciò, in attesa degli interventi legislativi attesi dal Governo nazionale».
Sul piano pratico, la proroga dei rapporti di lavoro, concordata con le Organizzazioni sindacali del Comparto Sanità, riguarda inizialmente circa 3.600 dei 5.700 lavoratori assunti a vario titolo per l’emergenza pandemica. L’intesa prevede che per svolgere le attività rese necessarie dall’emergenza pandemica, il recupero dell’attività ordinaria, resa più difficoltosa dalla situazione emergenziale in atto, e per lo sviluppo delle azioni previste dal Pnrr, le Aziende sanitarie regionali sono autorizzate a prorogare il personale, con cui è stato costituito un rapporto di lavoro di natura subordinata a tempo determinato durante la pandemia, fino alla data del 31 dicembre 2022. La Regione verificherà la programmazione delle procedure di reclutamento (e di stabilizzazione) necessarie al soddisfacimento del fabbisogno assunzionale espresso dalle Aziende e il relativo andamento dei costi, nonché la coerenza della Legge di Bilancio con gli strumenti di programmazione economico finanziaria, concordando sulla necessità di un attento monitoraggio del personale in considerazione dei fabbisogni che la Sanità piemontese dovrà affrontare nei prossimi anni.
Quanto alla formazione regionale per medici abilitati, ma non specializzati, si tratta di un nuovo corso della durata complessiva di due anni e articolato su due fasi, la prima della durata di 300 ore di formazione teorico e pratica e la seconda per la formazione “on the job” al fine di consentire ai partecipanti una progressiva autonomia assistenziale. Con esito favorevole della verifica intermedia del primo modulo teorico-pratico (150 ore), ai frequentanti il corso sarà conferito un incarico di lavoro autonomo, con finalità di formazione e lavoro e con tutoraggio garantito da un medico specialista in Medicina d’emergenza e urgenza.
Riguardo agli incentivi economici, per le prestazioni erogate in MECAU all’interno della propria Azienda da parte dei medici di Pronto soccorso o interni con specialità equipollenti, nei giorni di sabato, domenica, festivi e in orario notturno, la retribuzione oraria passa da 40 a 60 euro lordi all’ora, relativamente all’attività lavorativa eccedente l’orario istituzionale. Le convenzioni tra le Aziende sanitarie regionali diventano prioritarie e i medici che opereranno in questo regime verranno compensati con 100 euro lordi all’ora, omnicomprensivi di spese di eventuale trasferta. In più, è stato dato l’indirizzo alle Aziende sanitarie regionali di creare degli incarichi di funzione per dirigenti medici nelle MECAU, in modo da incentivare ulteriormente i medici di Pronto soccorso in possesso di maggiore esperienza.
La prevenzione è importante perché il trattamento tempestivo dì una malattia resta il migliore e più efficace strumento dì contrasto.
Grande affluenza di pubblico questa mattina a Rivoli in occasione della Giornata mondiale del diabete.
“Un grande grazie al personale dell’AslTo3 e alla Croce verde Rivoli. È stato effettuato gratuitamente uno screening diabetico con compilazione scheda Find Risk e la prova glicemica. Grazie a questi strumenti – commenta Laura Adduce, vicesindaco – è stato possibile valutare il rischio di sviluppare il diabete”. È stato distribuito del materiale informativo sulla prevenzione e sulla corretta gestione della malattia.
La Giunta Regionale ha nominato, questa mattina, il nuovo consiglio di amministrazione di Finpiemonte, designando come presidente Michele Vietti, già vicepresidente del Csm e attuale presidente anche di Finlombarda Gestioni.
Michele Vietti presiederà un cda composto dall’avv. Marina Buoncristiani (torinese, cassazionista nel settore civile) e dall’ing. Marco Allegretti (ingegnere elettronico, ricercatore presso il Politecnico di Torino), quest’ultimo indicato dai Gruppi consiliari di minoranza.
La Giunta regionale ha voluto privilegiare il profilo tecnico, i curricula e l’autorevolezza delle figure scelte e augura buon lavoro al presidente e al nuovo cda di un ente strategico per il futuro del Piemonte.
Forse da sempre, fin da quell’ormai lontano 1984 in cui si raggrupparono a compagnia, i Marcido (breviter per Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa) hanno pensato ad una messa in scena da Dostoevskij e adesso che l’autore/regista del gruppo, Marco Isidori, anzi l’Isidori, è stato “acchiappato” dal grande russo, adesso eccole lì, sul palcoscenico del Gobetti, repliche sino a domenica, per la stagione dello Stabile torinese, le “Memorie del sottosuolo”, datate 1864, lo sguardo rivolto totalmente alla prima parte, al lungo monologo del protagonista. Un alternarsi di esaltazione e di disperazione, le confessioni e le parole da sempre taciute, un urlo contro quel positivismo che costruiva sentieri ottimistici e ingannatori, incapace di giungere alla sempre sperata società del benessere, la consapevolezza di una sofferenza che l’uomo va ricercando, di un bel carico di autoumiliazione e di autodistruzione, l’afflizione di una incalzante accidia che lo rende ben lontano da quegli uomini d’azione che sono pronti a prefissarsi e a raggiungere certe precise mete. Un Uomo che si rispecchia in quanto di negativo c’è in lui ma che anche si definisce “evoluto”, un uomo che soffre della propria irrazionalità ma che sembra reclamarla, nella negazione di ogni certezza, semplificata dal prodotto 2 x 2 = 4 contrapposto nel 2 x 2 = 5 e dettato dall’imposizione della volontà individuale. Di fronte all’impianto negativo dell’Uomo, l’Isidori riconosce a “Dosto” – ormai c’è dimestichezza tra i due! – “un merito speciale”: “gli riuscì di calibrare il suo occhio d’artista in modo da penetrare al micron la misura dell’angoscia che ci spacca il petto allorquando comprendiamo che il punto della nostra posizione nel pelago esistenziale ci viene fornito soltanto, unicamente, diabolicamente, dal “male” che siamo in grado di portare in dote ai nostri simili”.
C’è Dostoevskij e c’è l’Isidori, il secondo ad “acchiappare”, anche lui, – rutilante e famelico quanto spudorato autore in cerca di un personaggio, che non esita a farsi complementare nel desiderio e nella necessità di una riscrittura -, la materia scritta che il russo gli offre e adattarla alla filosofia e alla teatralità dei Marcido, stiparla in tutto quel bagaglio di palcoscenico che da sempre il gruppo costruisce e disfa per poi ricostruire, in una lodevolissima sperimentazione, efficace e guerriera, che gli si è sempre riconosciuta, adeguarla al “modo” interpretativo che della compagnia è proprio. Conseguenza (felice) prima, è “un’oralità dispiegata”, pietra angolare è la “voce”, ricerca sempiterna, cui è anche per questa occasione affidato il nucleo primario. “E la ‘voce’ è l’attore” dice l’Isidori: e l’attore diventa voce, affascinante, spasmodica, mai ripiegata su se stessa ma esplosiva in ogni accento, vera palla luccicante su di un tappeto di gomma, aspra e incantatrice, un’auto impazzita che scivola e fa irruzione con ardimentose gimkane tra le parole del monologo. Un “rodeo poetico” cui Paolo Oricco – ripetendo in tecnica e smisurata bravura quell’exploit kafkiano, in cui lo applaudimmo in periodo anti-covid, della “Relazione per l’Accademia” e forse superandolo – si pone alle dipendenze (ma fino a quanto?) del metteur en scène e gioca, incanalandosi in lampi di luce, altresì con il proprio corpo, salti e snodature, strane posture e variopinte clownerie. Detto questo, sarei propenso a pensare che, questa volta, l’attore con tutto il suo lavoro, orale e fisico, la sua negazione a risparmiarsi, il suo saper costruire un personaggio fuori di ogni dimensione, agghindato di ogni libertà interpretativa e arricchito della ricerca, e della riuscita, sulla sua propria voce, superi il testo e il non facile compito del co-autore, dell’Isidori, affascinante, chi mai lo negherebbe?, ma affaticante al tempo stesso, ricco di una scelta finissima di parole che a tratti (una suggestione che potrebbe essere cancellata ad un secondo appuntamento?) finiscono coll’affastellarsi oltre ogni argine, debordanti in quel loro incessante rotolare in platea. Alle spalle di Oricco, la grande pala/sipario realizzata da Daniela Dal Cin, una vera opera pittorica ispirata al “Trionfo della Morte”, affresco quattrocentesco di Palazzo Abatellis a Palermo, grottesco e ossessivo, un livido marasma bruegeliano modernamente inteso, dove l’uccellaccio della preistoria viene a recidere vite con quei falcetti che tiene tra gli artigli. Sala gremitissima alla prima, pubblico attento e al termine osannante: come raramente accade nelle serate teatrali.
Elio Rabbione