ilTorinese

Non più un giocattolo, Nora prende consapevolezza di sé

Casa di bambola” di Ibsen ha inaugurato la stagione dello Stabile, repliche sino al 31 ottobre

Pare esserci un settimo personaggio in questa ibseniana “Casa di bambola”, modernamente intesa e messa in scena (l’autore la scrisse durante un soggiorno ad Amalfi, nel 1879), diretta da Filippo Dini, con cui il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale ha inaugurato – con autentico e meritato successo – la propria stagione. Un simbolismo di troppo, quell’albero che viene a sostituirsi ad un più comune albero di Natale, il pino delle nostre infanzie, colorato di addobbi, e che affonda le proprie radici nel salotto di casa Helmer per alzarsi verso il cielo. È al centro della bella scena che il regista ha richiesto a Laura Benzi, bella e piena di tonalità bianche, di luci pronte ad accendersi per le feste, di una felicità senza pensieri che sarà presto appannata. Ma è un albero che per l’intera rappresentazione finisce col rivelarsi ingombrante, superfluo, con la pretesa di rispecchiarsi nelle parole veterotestamentarie (“dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare”), recitate all’inizio dai coniugi travestiti a mo’ di marionette, parole che gettano un velo scuro tra l’uomo e la donna. Insuperabile: e quanto lo sia, senza tentativi di ravvicinamenti, Dini ce lo mostra chiaramente, nella posizione distanziata in cui pone Nora e Torvald nella confessione di lei del finale.

È l’unica nota che ci pare stonata di un’edizione calibrata, innovativa, dove non si vuole in primo luogo sbandierare quel manifesto del femminismo – la ribellione della protagonista, la porta sbattuta, l’abbandono della casa e dei figli – caro a tanti registi, quanto piuttosto un’analisi sincera e approfondita del rapporto uomo/donna. Un rapporto che per Nora già inizia nella casa del padre, falsato, che sempre l’ha trattata come una bambina, rapporto che è continuato con e dopo il matrimonio con Thorvald. Un matrimonio felice in apparenza, una condizione economica invidiabile, ancor più adesso che lui è divenuto direttore della banca in cui lavora, la vita quotidiana dettata da un ritmo frenetico, che coinvolge tutti e che si ispessisce in un periodo che vede compere e preparativi e pacchetti piovere tra le pareti di casa. Nell’aria festosa del Natale s’allarga però una macchia scura, il ricatto dell’impiegato Krogstad, che Thorvald vorrebbe licenziare per far posto ad una vecchia amica di famiglia, al quale un tempo Nora, tacendo ogni cosa al marito e falsificando la firma paterna, aveva richiesto una ingente somma. Il denaro era stato restituito ma l’aguzzino non cede, se non verrà cancellato il suo licenziamento, racconterà tutto quanto. Nel momento culmine dello spettacolo, Dini affida alla danza sfrenata di Nora, una tarantella agitata in un costume rosso fuoco, tappa dei preparativi delle festività, il segnale della consapevolezza e della ribellione, la presa di coscienza della donna nei confronti del lungo comportamento del marito nei suoi confronti, quel suo averla considerata sempre una bambola, un giocatolo di cui servirsi. Non è questo soltanto il momento più elettrizzante ma è il momento più alto della interpretazione di Deniz Özdogan, costruita nel corso della serata per piccoli e grandi tocchi in tutto il proprio infantilismo e nella più completa vacuità, nell’accettazione di uno status che le figure maschili le hanno negli anni costruito e imposto. Scatta la ricerca di una vera identità, la volontà di una autentica affermazione, capisce che è arrivato il momento di costruire la “sua” Nora e l’attrice imbocca il nuovo percorso con una invidiabile sicurezza. Una grande prova. Dini le sta al fianco, quasi con leggera ritrosia nella prima parte, poi prepotentemente afferrando nell’atto conclusivo il suo Thorvald, pronto a salvare il proprio matrimonio e non accorgendosi come sia irrimediabilmente distrutto. Lo vivrà, solo, nel pensiero dei figli.

Con essi, si pone in risalto in maniera ottima la rabbia di Andrea di Casa come Krogstad, come le prove di Orietta Notari, Eva Cambiale e Fulvio Pepe. Un vero successo, sottolineato al termine dagli applausi finali di un pubblico ahimè non troppo numeroso in una delle repliche cui abbiamo assistito. Uno spettacolo che meriterebbe certo un seguito maggiore. Ultima settimana di repliche.

Elio Rabbione

Le foto dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Vittime e incidenti sul lavoro legati al Covid, Piemonte quarto in Italia

MORTI SUL LAVORO PER COVID IN ITALIA: LA MAPPA DELLE REGIONI PIU’ A RISCHIO IN 21 MESI DI PANDEMIA. LE “ZONE ROSSE” RIMANGONO LOMBARDIA, CAMPANIA, LIGURIA, ABRUZZO, MOLISE E PUGLIA.

 

SONO 762 LE VITTIME SUL LAVORO PER COVID DA GENNAIO 2020 A SETTEMBRE 2021. + 2 % RISPETTO AL MONITORAGGIO DI AGOSTO 2021. SONO INVECE 181.636 LE DENUNCE DI INFORTUNIO SUL LAVORO LEGATE AL CORONAVIRUS IN ITALIA. CRESCIUTE DELLO 0,9 % DA FINE AGOSTO (1.644 CASI IN PIÙ).

 

La geografia dell’emergenza Covid sul lavoro rimane pressoché invariata: Lombardia, Campania, Liguria, Abruzzo, Puglia e Molise sono le zone rosse del Paese, ovvero quelle con il più alto rischio di mortalità per Covid sul lavoro rispetto alla popolazione occupata, in 21 mesi di pandemia.

 

È questo il primo e più significativo risultato che emerge nell’ultima indagine elaborata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre sull’emergenza sanitaria nel Paese sulla base di dati Inail.

Un’elaborazione dettagliata quella realizzata dagli esperti dell’Osservatorio mestrino che vede ancora una volta il rischio di mortalità meno elevato in Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna, Toscana, Calabria e Veneto (vedi tabelle allegate).

 

E, ancora una volta, il Veneto che anche dopo 21 mesi di emergenza sanitaria risulta essere la regione con il minor rischio di mortalità tra le regioni con il più alto numero di occupati. Infatti, rispetto ad un’incidenza media nazionale pari a 33,3, il Veneto fa registrate un indice di 15,6. Ben lontano dai più preoccupanti valori di Lombardia (43,8) e Lazio (34,6). Tra gli indici più preoccupanti si rilevano quelli di Molise (75,7), Campania (60,7), Abruzzo (53,2) e Liguria (46,6) Puglia (44,2).

 

I NUMERI DELLE VITTIME REGIONE PER REGIONE.

Da gennaio 2020 a settembre 2021 si contano 762 decessi. Nel mese di settembre si sono registrate 15 vittime del Covid, facendo rilevare un incremento della mortalità pari al 2%.

“Importante sottolineare, come precisato dall’Inail, che di questi 15 casi, solo 2 decessi sono relativi a settembre, mentre gli altri rientrano nella casistica dei mesi passati – precisa Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – Questo a testimonianza del fatto che le vaccinazioni, il comportamento sempre più consapevole dei lavoratori e il diffuso utilizzo dei dispositivi di protezione, hanno contribuito certamente in modo efficace al calo dei contagi e dei decessi”.

 

Intanto spetta ancora alla Lombardia la maglia nera per il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid con il 25,6% delle denunce (193 decessi), seguita da: Campania (98 decessi), Lazio (81 decessi), Piemonte (59), Puglia (54), Emilia Romagna (49 decessi), Sicilia (43), Veneto (33), Liguria (28 decessi), Abruzzo (26), Toscana (25), Marche (21), Friuli Venezia Giulia (10), Umbria (9), Molise, Calabria e Sardegna (8), Provincia autonoma di Trento (3), Valle d’Aosta, Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano (2).

Gli uomini rappresentano oltre l’82,9% delle vittime. La fascia d’età maggiormente colpita è quella che va dai 50 ai 64 anni con il 71,8% dei casi di morte.

 

Sul fronte della mortalità per settore, l’88% delle denunce di morti sul lavoro per Covid appartiene all’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva continua ad emergere il triste primato del settore Sanità e Assistenza Sociale con il 22,7% delle denunce con esito mortale; seguono con il 13,1% il settore Trasporti e Magazzinaggi e con il 11,6% dei casi le Attività Manifatturiere (lavorazione prodotti chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…); con il 10,5% invece si trova il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (attività degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi), con il 10,1% quello del Commercio e con il 7% quello delle Costruzioni.

 

In 21 mesi di pandemia e di emergenza, insieme ai settori più coinvolti per numero di morti e infortuni, si consolidano anche i dati sul podio delle professioni più colpite, che sono e rimangono le stesse anche a fine settembre 2021.

 

Al primo posto gli impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali (con il 10,2% dei decessi sul lavoro per Covid), al secondo posto i tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti) con il 9,8% dei casi totali. Seguono conduttori di veicoli a motore (8%), i medici (5,2%). E ancora: operatori sociosanitari (3,9%), il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli) (3,3%).

 

I NUMERI DEGLI INFORTUNI

Le denunce di infortunio totali legate al contagio COVID19 da gennaio 2020 settembre 2021 sono 181.636. L’incremento registrato a fine settembre rispetto a fine agosto è dello 0,9% (1.644 infortuni in più, di cui però solo 596 riferibili a settembre, i restanti casi invece sono a ricondurre ai mesi precedenti del 2021 e addirittura del 2020). L’incidenza delle denunce di infortunio rilevate nel mese di settembre dall’inizio della pandemia è dello 0,3%.

 

Le donne le più contagiate degli uomini: sono quasi il 70% del totale. La fascia d’età maggiormente coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.

Anche per le denunce di infortunio, così come visto per i decessi, è l’Industria e Servizi il macrosettore più colpito con il 96,9% dei casi. Così accade anche per il settore più coinvolto nell’emergenza, ovvero quello della “Sanità e Assistenza Sociale” che fa registrare anche dopo 21 mesi di pandemia (quindi a fine settembre 2021) il più elevato numero di denunce (il 65,1% del totale). A seguire troviamo: il settore dell’Amministrazione Pubblica (vale a dire: attività degli organismi preposti alla Sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,2% delle denunce; il settore dei Servizi di Vigilanza, Attività di Pulizia, Fornitura di Personale (4,4% delle denunce); Trasporto e Magazzinaggio (3,8%) e le Attività Manifatturiere (3,1% delle denunce).

 

Nella classifica delle professioni, poi, si confermano anche a fine settembre 2021 in cima alla graduatoria i tecnici della salute con il 37,4% delle denunce di infortuni. Sono loro i lavoratori che hanno subito maggiormente le conseguenze della pandemia. Seguiti dagli operatori sociosanitari OSS (assistenti nelle case di riposo) con il 18,2% delle denunce; dai medici (8,5%), e dagli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) 6,9%. E ancora dal 4,7% del personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli); dal 4,6% di impiegati amministrativi; dal 2,3% del personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli.

 

Sempre la Lombardia in testa alla graduatoria delle denunce di infortunio legate al Covid con il 25,2% del totale nazionale. Seguono: Piemonte 13%, Veneto 10,6%, Emilia Romagna 8,4%, Lazio 6,7%, Campania 5,9%, Toscana 5,4%, Liguria (3,9%), Puglia 3,8%, Sicilia 3,2%, Friuli Venezia Giulia 2,5%, Marche 2,4%, Provincia Autonoma di Trento, Abruzzo, Provincia Autonoma di Bolzano e Sardegna 1,6%, Umbria e Calabria 0,8%, Valle D’Aosta e Basilicata 0,5% e Molise 0,3%.

 

 

Torino, 120 assunzioni di Poste Italiane

In provincia di Torino, Poste Italiane  da inizio anno ha effettuato 120 assunzioni che si sommano ai 188 inserimenti del 2020.

Di queste, 52 risorse state selezionate dal mercato e andranno a rafforzare l’organico degli Uffici Postali della provincia di Torino, tra operatori di sportello e specialisti consulenti finanziari, mentre altri 68 sono state inserite nella filiera logistico postale, avendo già lavorato in passato con Poste Italiane come portalettere o addetti allo smistamento con uno o più contratti a tempo determinato e per una durata complessiva di almeno 9 mesi.

Tra le nuove risorse assunte da Poste Italiane in provincia di Torino uno  di loro è Domenico Gallo, attualmente in servizio presso il Centro di Distribuzione di Corso Tazzoli.

“ Ho trentacinque anni e finalmente posso fare dei progetti per il futuro” ci dice Domenico “ arrivo da esperienze da autotrasportatore, idraulico e imbianchino ma quando finalmente è arrivata questa occasione non ci potevo credere.”

E poi continua a raccontare “Ho sempre lavorato con contratti a tempo determinato, ma ora finalmente posso fare progetti e alla mattina mi sveglio felice”

Il piano di stabilizzazioni delle risorse destinatarie di precedenti contratti a tempo determinato con Poste Italiane segue gli accordi sindacali del 13 giugno 2018, dell’8 marzo e del 18 luglio 2019 nonché le successive intese in materia e, in particolare, quella del 22 dicembre 2020 che ha previsto 250 stabilizzazioni totali distribuite in 44 province in tutta Italia. Tali stabilizzazioni, infatti, si aggiungono alle 144 stabilizzazioni già effettuate lo scorso anno in provincia di Torino.

Le politiche attive concordate con le Organizzazioni Sindacali contribuiscono a realizzare in modo efficace le strategie delineate nel piano industriale “2024 Sustain & Innovate”, in particolare per quanto riguarda la nuova organizzazione del recapito, con l’obiettivo di trasformazione da operatore incentrato sulla corrispondenza tradizionale a primario player del crescente mercato dei pacchi e leader nel segmento B2C.

Avetta (Pd): “Osservatorio Torino-Ceres, potenziare il servizio extraurbano.”

«Nei mesi scorsi avevamo richiamato l’attenzione della Regione Piemonte sui disagi e disservizi che colpiscono gli utenti della linea SFMA Torino-Ceres, in particolare i pendolari che da Caselle o Borgaro cercano di raggiungere il centro di Torino, sollecitando l’introduzione di correttivi per migliorare la situazione da qui all’inizio 2023, quando finalmente saranno completati i lavori per il passante ferroviario ed entrerà in funzione il collegamento tra le valli di Lanzo con il centro cittadino. Invece, tutti i problemi paiono essere irrisolti, a Borgaro il servizio navetta è spesso in ritardo o sovraffollato, con i pendolari costretti a “lottare” per accaparrarsi un posto su bus già pieni, con il rischio di non riuscire a salire e rimanere a piedi. Scene che si ripresentano identiche ogni singolo giorno, ormai da troppi mesi, come puntualmente segnalato dall’Osservatorio Torino-Ceres. Per questo ho presentato un’Interrogazione, perché gli abitanti di quei territori non possono soffrire un altro anno e mezzo in queste condizioni, e i viaggi per studio o lavoro non possono trasformarsi in un’odissea quotidiana»: lo afferma il consigliere regionale Alberto AVETTA. «La linea SFMA Torino-Ceres e la Strada provinciale 1 sono le sole grandi infrastrutture di collegamento tra le Valli di Lanzo e Torino. I disagi e i disservizi che continuano a verificarsi sono inaccettabili, una ripetuta mancanza di rispetto verso chi vive nelle vallate piemontesi. Chiederemo alla Regione Piemonte di ascoltare le richieste dei pendolari, potenziando urgentemente il servizio extraurbano, eventualmente inserendo più corse da e per Cirié per sgravare la tratta Caselle-Torino a favore dei cittadini di Caselle e Borgaro. Miglioramenti strutturali del trasporto pubblico locale sono l’unico modo per evitare il riprego da parte dei cittadini sul mezzo privato».

 

Per sempre giovani

IL PENSIERO DI VIRGINIA

 

Il ritratto di Dorian Grey è un romanzo del 1890 scritto da Oscar Wilde dove il personaggio Dorian Grey, temendo la vecchiaia, vende la sua anima al diavolo pur di rimanere giovane per l’eternità.

La ricerca dell’eterna giovinezza, nella storia, ha coinvolto più mondi: da quello scientifico, al religioso, passando per quello spirituale fino a quello alchemico olistico.
In questa epoca, in cui la bellezza è il nostro lasciapassare sociale, ecco che si affaccia qualcosa di ancora più importante che è la ricerca della giovinezza.
La Medicina Rigenerativa è definita per antonomasia quella branca della medicina che parla di processi di rigenerazione delle cellule, dei tessuti e degli organi.
La Medicina Estetica in questi ultimi anni di ricerca della Medicina Rigenerativa, si è trasformata ed evoluta in Medicina Rigeneratia Estetica.

Il loro patto di alleanza è finalizzato a contrastare l’invecchiamento naturale ed irreversibile della pelle e dei volumi del viso e del corpo, e per mantenere un aspetto giovane nel tempo.

La Medicina Rigenerativa Estetica punta alla riparazione dei tessuti danneggiati o semplicemente invecchiati attraverso l’utilizzo di cellule staminali o meglio attraverso la rigenerazione delle cellule indifferenziate ricavate dal proprio sangue o dai tessuti del paziente (autologhe).

Partendo da questo punto, ci è sembrato importante rivolgerci al Dott. Massimiliano Giuliano, specialista in Medicina Estetica e Rigenerativa, con studi a Torino e Milano, e oggi punto di riferimento nell’uso di interventi di LipoStrutturazione con tessuto autologo.

Dott. Giuliano, la nostra prima domanda: per chiedere quali sono gli aspetti su cui si basa la Medicina Estetica Rigenerativa?

“Innanzitutto la Medicina Rigenerativa si avvale di prodotti naturali,cioè componenti del corpo della paziente, per ripristinare l’armonia del volto.
Invece di utilizzare filler o prodotti di sintesi riassorbibili, noi utilizziamo un mix di cellule staminali, fattori di crescita piastrinici del paziente e tessuto adiposo autologo.

Mi può riassumere le tecniche su cui si appoggia il concetto di Medicina Rigenerativa?

”Le procedure oggi più efficaci sono: in primis il PRP (Plasma Ricco di Piastrine) che è una procedura non invasiva che sfrutta la potenza di guarigione delle piastrine e del fattore di crescita del sangue; deve essere eseguita però da medici altamente specializzati e autorizzati perché sia efficace.
Abbiamo poi il PRCGF (Concentrated Growth Factors), che è un’evoluzione più concentrata del PRP, che stimola i processi riparativi delle lesioni cutanee.
Infine abbiamo gli interventi di LipoStrutturazione che si basano sul prelievo di una quantità ben definita di adipe (grasso) e il reinserimento in una differente area del corpo, che necessita di essere volumizzata (gluteo, seno, viso).
Con due effetti quindi: sia di stimolazione rigenerativa che di aumento del volume”

 

Per chi è indicato il Lipofilling?

“E’ adatto per aumenti di volumi moderati, non si può essere troppo magre perché serve una certa quantità di grasso localizzata da utilizzare, e, nonostante che queste tecniche di allestimento degli innesti siano raffinate ed evolute molto, si deve ricordare che una parte verrà naturalmente riassorbita dall’organismo, e quindi occorrerà attendere un mese prima di avere il risultato stabile a lungo termine.”

Come lavora la Medicina Estetica Rigenerativa?

“Per ringiovanire un volto – ci dice il Dott. Massimiliano Giuliano – non basta solo lavorare sui volumi, ma anche sulla rigenerazione dei tessuti in profondità, migliorando così il tono, la compattezza e l’idratazione della pelle, cioè generare una nuova vascolarizzazione.”

La sua metodica di LipoStrutturazione -Dott. Giuliano- mi sembra sia particolare, quasi alchemica.

“Beh, certamente perché, insieme al tessuto adiposo, che sto usando per ripristinare i volumi, vengono infiltrati derivati piastrinici, cioè molecole dei fattori di crescita contenute nelle piastrine, e soprattutto le famose cellule stromali da cui deriva il processo di autorinnovamento del tessuto.
Le cellule contenute nel grasso attivate esponenzialmente dai fattori piastrinici PRP e dalle cellule stromali, hanno come riflesso la stimolazione della vascolarizzazione e il richiamo di acqua per garantire la giusta idratazione. Talvolta intervengono in questo processo anche l’inserimento di particolari acidi ialuronici, cioè prodotti di sintesi che finalizzano maggiormente l’obiettivo da raggiungere.”

Come si preleva il grasso e in quali zone del corpo?

“In genere il prelievo viene effettuato sui fianchi, l’interno ginocchio o sull’addome. La quantità di grasso prelevata è minima 20 cc, non è invasivo e si sente solo nei giorni successivi un po’ di indolenzimento che sparisce in cinque/sei giorni.
Il grasso prelevato viene trattato meccanicamente secondo una specifica tecnica che ne preserva l’attecchimento e successivamente reintrodotto nelle aree da trattare come il viso, i solchi naso genieni e il rimodellamento dell’arco mandibolare, gli esiti cicatriziali da acne e per il corpo soprattutto i glutei.
L’intervento dura in media trenta minuti; la paziente non ha un post operatorio, può riprendere le sue attività sociali e nell’arco di un mese il risultato si stabilizza in quanto a volume, e dura circa 2-4 anni.
A tutta questa ricerca dell’antinvecchiamento tramite la rigenerazione in ogni caso la paziente dovrà associare un buon stile di vita, un controllo delle esposizioni solari ed un’ assunzione regolare di antiossidanti e nutrienti protettivi antinvecchiamento.”

Scrivetemi a tuchiediloame@gmail.com o contattaci in redazione al numero 348 544 0956 e saremo felici di aprire un contatto diretto o una chat fra me e voi.!!

Virginia Sanchesi

Prova ondulatoria, intervengono i consiglieri comunali

L’intervento del ministro sulla ‘prova ondulatoria’ dello strumento di ordine pubblico impiegato nelle recenti manifestazioni: considerazioni in merito

 

Le dichiarazioni e l’intervento alla Camera dei Deputati del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese relative alle manifestazioni che si sono svolte nei giorni scorsi e, in particolare, sulla ‘prova ondulatoria’ del mezzo adibito ad ordine pubblico durante la manifestazione non sono passate inosservate. Alcuni consiglieri comunali della Città Metropolitana di Torino, della Provincia di Alessandria e della Città Metropolitana di Roma, hanno espresso in un comunicato la loro preoccupazione ‘sull’adeguatezza del ruolo del ministro stesso, e ritenendo inaccettabili le dichiarazioni che sono state rilasciate in un’aula istituzionale. Di qui l’augurio che si proceda con una mozione di sfiducia ‘quale chiaro segnale politico nel rispetto degli italiani tutti’.

Il documento è sottoscritto da Luigi Furgiuele (consigliere comunale a Chieri), Daniele Cebrelli (Tortona), Marcello Protto (Roure), Anna Maria Bergo (Cassano Spinola), Marco Piccotti (Morsasco), Alesandria Triglia (Roiate – Città Metropolitana di Roma), Daniele Carbone (Morsasco), Gilda Lombardi (Roiate – Città Metropolitana di Roma), Antonio Borrini (Settimo Torinese).

“Biodiversità, Piemonte indietro tutta!”

Perche’ smembrare il  settore  Biodiversità e aree naturali regionale?
Per gestire al meglio la biodiversità regionale  ci vuole una visione d’insieme

 

Insistenti voci danno per scontato lo smembramento del Settore biodiversità e aree naturali regionale a favore di chissà quale beneficio. Dal sito istituzionale dell’ente si legge Da quarant’anni la Regione Piemonte è impegnata nella conservazione della biodiversità attraverso l’istituzione delle aree protette, e noi condividiamo pienamente la necessità di un unico riferimento regionale per avere indirizzi e verifiche per l’importante obiettivo del miglioramento e la salvaguardia della biodiversità.

La Strategia dell’UE sulla biodiversità ha l’obiettivo di garantire, entro il 2050, che tutti gli ecosistemi del territorio siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Lo strumento è la costituzione di una rete naturalistica transeuropea effettivamente coerente, entro il 2030. Impossibile sarà fronteggiare i cambiamenti climatici senza affrontare la perdita di biodiversità, e viceversa. La tutela della biodiversità e degli ecosistemi piemontesi ed il relativo contributo alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici dipendono fortemente dalle azioni assunte dall’amministrazione, oggi e nel futuro prossimo.

Anche il Piano nazionale per la transizione ecologica mette in primo piano l’esigenza di  salvaguardare la biodiversità e i servizi ecosistemici attraverso adeguate politiche di conservazione; lo smembramento del settore regionale biodiversità e aree naturali andrebbe invece in direzione diametralmente opposta.

È bene ricordare come il Piemonte sia un hotspot di biodiversità: è la prima regione per diversità biologica a livello italiano. Purtroppo, il cambiamento climatico in Piemonte mostra oggi trend decisamente più marcati rispetto alla media globale, in particolare alle alte quote.

La Regione Piemonte ha sempre rappresentato un modello di corretta e sistematica gestione del sistema delle aree protette e della biodiversità; è stata la prima regione italiana a varare, nel 1975, la legge-quadro sui parchi e tra le prime ad individuare e classificare, nel 1995, i siti della Rete Natura 2000.

La Legge Regionale 19/2009 stabilisce che La Regione riconosce l’importanza dell’ambiente naturale in quanto valore universale attuale e per le generazioni future e definisce …le modalità per la conservazione della biodiversità e per la gestione e per la promozione dei territori facenti parte della rete ecologica regionale. Sempre dal sito della Regione Piemonte si legge che La biodiversità …è un elemento fondamentale per la salute del pianeta ed è frutto di una lenta evoluzione che ha permesso alla vita di adattarsi alle più diverse condizioni ambientali. La Regione Piemonte riconosce, promuove e tutela la biodiversità quale valore universale utile per il presente e per le future generazioni.

Crediamo sia necessaria un’attenta riflessione in merito alle ipotizzate variazioni nell’organizzazione del Settore che garantisce alla Regione Piemonte di perseguire gli obiettivi imposti dall’UE e dal Ministero della Transizione Ecologica, a seguito della estrema criticità della situazione ambientale attuale. Fondamentale risulta infatti un’organizzazione centrale che consenta ai diversi Enti di gestione delle aree protette e dei Siti Natura 2000 di lavorare in modo coordinato ed efficace nella loro tutela, sfruttando al meglio  le opportunità economiche offerte per le comunità locali dai diversi strumenti di finanziamento europei.

Per questo abbiamo chiesto alla politica regionale un confronto sul tema che riteniamo essere di estrema attualità e importanza.

Le Associazioni firmatarie:

Club Alpino Italiano, commissione TAM LPV – Maria Grazia Gavazza

Italia Nostra Piemonte  – Adriana Elena My

Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta  Aps – Giorgio Prino

Lipu ODV – Riccardo Ferrari

Mountain Wilderness – Luigi Cucut

Pro Natura Piemonte –  Mario Cavargna

WWF Oasi Aree protette piemontesi OdV – Valentina Marangoni

Covid, il bollettino di lunedì 25 ottobre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16,30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 105nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 57dopo test antigenico), pari allo 0,2% di45.783tamponi eseguiti, di cui42.331antigenici. Dei 105 nuovi casi, gli asintomatici sono67 (63,8%).

I casi sono così ripartiti: 64 screening, 36 contatti di caso, 5 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 387.501,così suddivisi su base provinciale: 31.893 Alessandria, 18.529 Asti, 12.207 Biella, 55.832 Cuneo, 30.044 Novara, 206.394 Torino, 14.412 Vercelli, 13.775 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.598 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.817 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 20 (invariati rispetto a ieririspetto aieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 186(+1rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3.558

I tamponi diagnostici finora processati sono 8.029.019(+45.783rispetto a ieri), di cui 2.338.711risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.805

Un decesso decesso di persona positiva al test del Covid-19, 0 di oggi, è statocomunicato dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale rimane diventa 11.805deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.581 Alessandria, 722Asti, 436 Biella, 1.467 Cuneo, 950 Novara,5.639 Torino, 533 Vercelli, 376 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 101 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

371.932GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 371.932(+118rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 29.995 Alessandria, 17.641 Asti, 11.708 Biella, 53.780 Cuneo, 28.953 Novara, 198.738 Torino, 13.742 Vercelli, 13.328 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.506 extraregione e 2.541 in fase di definizione.

“Un Po da Pulire” a Chivasso. Raccolti 500kg di rifiuti

McDonald’s ha partecipato con il progetto “Le giornate insieme a te per l’ambiente”

 

Un’iniziativa di McDonald’s, in collaborazione con Fise Assoambiente ed Utilitalia, che ha l’obiettivo di riqualificare parchi, strade, spiagge e piazze in 100 comuni italiani, contrastando gli effetti dell’abbandono dei rifiuti

 50 volontari e 500 kg di rifiuti raccolti: questi i numeri dell’iniziativa di McDonald’s “Le giornate insieme a te per l’ambiente” che si è svolta a Chivasso. Una giornata dedicata alla lotta contro gli effetti del littering, ossia dell’abbandono dei rifiuti, che ha interessato le aree lungo il fiume.

I dipendenti McDonald’s, insieme alle loro famiglie e i cittadini, hanno dedicato il loro tempo per riqualificare le aree cittadine, grazie alla collaborazione con il Comune di Chivasso, delle Aree Protette del Po Piemontese e di alcune associazioni locali tra cui Alpini Chivasso, Leo Club, Lions Duomo, Lions Host, Rotary, Rotaract, Legambiente Settimo (gruppo Chivasso), Vespa lub Chivasso.

Quella di Chivasso è una delle 100 tappe nazionali coinvolte nel progetto, per il quale i ristoranti McDonald’s si fanno promotori del coinvolgimento di associazioni e cittadini, unendo le forze per un unico obiettivo: contribuire alla pulizia di parchi, strade, spiagge e piazze, a seconda delle esigenze specifiche di ogni Comune.

 “Le giornate insieme a te per l’ambiente” si inseriscono in un percorso virtuoso verso la transizione ecologica che McDonald’s ha intrapreso ormai da diversi anni a partire dai suoi ristoranti in termini di Packaging e Waste & Recycling. Ne sono un esempio l’eliminazione della plastica monouso in favore di materiali più sostenibili, l’installazione di contenitori per la raccolta differenziata nelle sale e nei dehors, la collaborazione con Comieco per lo sviluppo di un nuovo sistema per garantire la riciclabilità del packaging in carta e la campagna di sensibilizzazione sulle corrette modalità di raccolta dei rifiuti rivolta ai consumatori nei ristoranti.

Inoltre, attraverso questa iniziativa, McDonald’s rinnova la propria vicinanza ai territori in cui opera con i suoi oltre 610 ristoranti e l’impegno dei 140 licenziatari, imprenditori fortemente radicati nelle comunità locali.

Sequestrati a Torino dalla Polizia 7 kg di droga

Le due operazioni sono avvenute a 24 ore di distanza

Due arresti e 7 kg di marijuana e hashish sequestrati: questo il bilancio dell’attività di indagine condotta dai poliziotti di Torino nella giornata di mercoledì e giovedì scorsi.

Lo scorso mercoledì sera gli investigatori del Commissariato Madonna di Campagna, da alcuni giorni alla ricerca di un soggetto maghrebino solito aggirarsi nella zona del Parco Dora, verso cui si nutriva il sospetto effettuasse consegne di sostanza stupefacente a bordo di un’auto, o di uno scooter, hanno notato uno motoveicolo del tutto corrispondente a quello segnalato all’interno di un condominio di via Val della Torre. Dagli accertamenti svolti, sono risaliti alla residenza di  un cittadino marocchino di 25 anni, il quale veniva perquisito lo scorso mercoledì pomeriggio mentre saliva a bordo della sua auto parcheggiata in un supermercato. All’interno dell’auto, gli agenti hanno rinvenuto 30 panetti di hashish, riportanti il marchio “papel”, per un peso complessivo di oltre 3 kg, e un panetto di circa 100 grammi di hashish avvolto in una pellicola trasparente, contrassegnato dalla scritta “Gold”. Nella successiva perquisizione domiciliare, cui assisteva anche la moglie dell’arrestato, i poliziotti rinvenivano e sequestravano anche la somma di  12000 €, poggiati all’interno di un sacchetto posizionato, in modo anomalo, sopra al cassonetto della spazzatura condominiale, in un maldestro tentativo di occultamento. Il giovane, già arrestato tre volte nell’ultimo quinquennio per reati inerenti agli stupefacenti, è tornato in carcere.

Meno di 24 ore dopo, i poliziotti appartenenti alla sezione Pegaso (motociclisti) dell’Ufficio Prevenzione Generale, sulle orme di un giovane di cui conoscevano solo il nome di battesimo,  possibile rifornitore all’ingrosso di quantitativi rilevanti di stupefacente a “fidati” clienti, hanno scovato il  ventisettenne all’interno di un appartamento di via Lessona, ove peraltro non risultava residente. Il giovane infatti aveva posto in essere tutta una  serie di cautele affinchè non si arrivasse a lui. Fra queste, i clienti potevano contattarlo esclusivamente usando applicazioni di messaggistica istantanea, tramite le quali prendere  appuntamento; lo stupefacente veniva consegnato sempre nella stessa modalità, presso il suo domicilio. Individuato l’appartamento utilizzato come deposito dello stupefacente, gli operatori si sono presentati ala sua porta lo scorso giovedì sera. Il giovane, intuito di essere stato rintracciato, ha tentato di gettare dal balcone parte dello stupefacente, che è stato prontamente recuperato dai poliziotti. Rinvenuti e sequestrati complessivi 3,8 kg di cannabinoidi (2.6 kg di marijuana racchiusa in buste di cellophane e 1,20 kg di hashish suddiviso in 8 panetti e 43 ovuli), diversi bilancini e bilance, materiale utile al confezionamento delle dosi, circa 600 € in contatti. I telefoni cellulari che il giovane utilizzava per gestire il traffico sono stati rinvenuti nascosti in balcone, sopra il pergolato; uno veniva usato in modalità hotspot e l’altro senza sim, connesso col wi- fi, così da evitare le intercettazioni. Anche il ventisettenne è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.