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Il bollettino Covid di giovedì 28 ottobre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16,30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 268 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 97dopo test antigenico), pari allo 0,4% di 59.676 tamponi eseguiti, di cui 53.352 antigenici. Dei 268 nuovi casi, gli asintomatici sono 140 (52,2%).

I casi sono così ripartiti: 107 screening, 113 contatti di caso, 48 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa quindi 388.257,così suddivisi su base provinciale: 31.953 Alessandria, 18.574 Asti, 12.219 Biella, 55.948 Cuneo, 30.073 Novara, 206.794 Torino, 14.449 Vercelli, 13.800 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.604 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 2.843 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 18 (+ 1 rispetto aieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 181(3 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 3.794

I tamponi diagnostici finora processati sono 8.197.884(+ 59.676 rispetto a ieri), di cui 2.354.002 risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 11.811

Quattro decessi di persone positive al test del Covid-19, 1 di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa 11.811 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.582 Alessandria, 723Asti, 436 Biella, 1.467 Cuneo, 950 Novara,5.642 Torino, 533 Vercelli, 377 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 101 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

372.453 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 372.453(+168 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 30.045 Alessandria, 17.679 Asti, 11.716 Biella, 53.857 Cuneo, 28.989 Novara, 199.012 Torino, 13.763 Vercelli, 13.338 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.509 extraregione e 2.545 in fase di definizione.

I mezzi storici di Marazzato alla Festa dell’autiere

MILANO: FESTA DELL’AUTIERE, IN MOSTRA GLI AUTOCARRI STORICI TARGATI ‘MARAZZATO’

Al raduno per il Centenario dell’Associazione Nazionale Autieri d’Italia sette esemplari della più grande collezione europea di camion storici.

Nuovo appuntamento con la ‘Collezione Mezzi Storici Marazzato’, la più grande raccolta di camion d’epoca del Novecento tutti perfettamente restaurati e riportati alle condizioni d’origine.

Ben sette magnifici autocarri militari del patrimonio veicolare messo insieme in oltre dieci anni dalla passione dell’industriale ambientale Carlo Marazzato (Presidente della Holding dell’omonimo ‘Gruppo Marazzato’ nato nel 1952) sono pronti a fare bella mostra di sé a Milano dal 29 al 31 Ottobre prossimi in occasione del Primo Centenario dell’’Associazione Nazionale Autieri D’Italia’, nata nel lontano 1921.

E ora pronta, con questo trentesimo, eccezionale raduno, a raccontare ancora una volta pagine, aneddoti e ricordi fondamentali della storia patria.

L’evento è realizzato con il contributo della Regione Lombardia e con il patrocinio di Comune di Milano, Città Metropolitana di Milano e ‘Automobile Club Milan’.

Sono onorato di prendere parte a una rassegna motoristica così carica di importante significato umano, culturale, storico e sociale insieme”, esordisce Carlo Marazzato, anche Fondatore e Presidente dell’Associazione Veicoli Storici ‘Quattro Assi Più’, da sempre appassionato di motori leggeri e pesanti.

Un’opportunità per radunare alcuni fra gli esemplari più significativi in mio possesso che tanta parte hanno avuto nel passato del Paese. A cominciare dai mezzi indimenticabili della Prima Guerra Mondiale come il ‘Fiat 18P’ e il ‘Fiat 18BL’. E, con loro, poter esporre anche i successivi autocarri cosiddetti ‘musoni’ come i due esemplari di ‘Lancia 3Ro’, e il seguente ‘Lancia 6Rom’. Nel periodo di transizione fra le due guerre, l’esercito nazionale aveva in dotazione anche il memorabile ‘Spa 38’. Completano la carrellata anche l’OM CL52, con trazione 4×4 adibito al trasporto truppe”.

La ‘Collezione Mezzi Storici Marazzato’, ospitata nell’ampioshowroom privato di Stroppiana (VC), è stata recentemente altresì oggetto di una preziosa partnership con il Politecnico di Torino per lo studio e realizzazione di un polo museale moderno e innovativo dedicato alla storia dei giganti della strada.

E’ aperta eccezionalmente al pubblico, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, solitamente il secondo sabato del mese, previa prenotazione telefonica dal lunedì al venerdì, in normale orario d’ufficio, allo 0161 320311.

Confermata condanna a 30 anni per l’assassino del giovane ai Murazzi

La corte di Assise di Appello di Torino ha confermato la condanna a 30 anni di carcere per Said Mechaquat

Questi il 23 febbraio 2019 uccise sul lungo Po dei Murazzi a Torino il 34enne Stefano Leo, che lavorava commesso in un negozio di abbigliamento.

L’imputato si costituì settimane dopo e diede spiegazioni confuse del suo gesto.

I due non si conoscevano. Said si era appostato sul Lungo Po e aveva aggredito Leo, che stava andando al lavoro, sgozzandolo con un coltello.

Stupor Mundi a Jesi

Piazza Federico II a Jesi domenica mattina è deserta e silenziosa.

Non ci sono bar o ristoranti, il portone della cattedrale è aperto per accogliere più tardi i fedeli, i palazzi antichi che si affacciano sulla piazza sono chiusi e dall’aspetto decadente ma ricco di fascino come la storia che stiamo per raccontare. C’è una grande tenda bianca in piazza, si scorgono ombre all’interno e si sentono le voci concitate di donne cortigiane che aiutano Costanza d’Altavilla a mettere al mondo suo figlio, Federico II, che secondo la tradizione nacque nella piazza centrale di Jesi, nella parte più alta della cittadina marchigiana circondata da mura medioevali. È il 26 dicembre 1194. Jesi esulta ma chi è nato davvero in quella fredda giornata, si domanda il popolo jesino. Il figlio di un macellaio, il figlio del diavolo, l’anticristo annunciato dalla Bibbia o forse più saggiamente lo Stupor Mundi che muterà il corso della storia. Lo svevo, imperatore e re, ma soprattutto uomo di pace come campeggia nella targa celebrativa che i cittadini di Jesi gli hanno dedicato nella piazza a lui intitolata. Ancora oggi Federico e la sua piazza fanno discutere. Si parla, si litiga, si spostano fontane, leoni, obelischi e monumenti. Guelfi contro ghibellini, filo-papali e filo-imperiali, come una volta. Si fanno perfino referendum come quello sulla statua del sovrano. A suo tempo collocata all’esterno della cinta muraria jesina la statua è stata oggetto di un voto referendario per sistemarla in un altro luogo della città e alla fine è stato deciso di spostarla dentro le mura, davanti al museo. La statua di Federico II ora si trova al suo posto, in piazza di fronte al Museo Federico II Stupor Mundi inaugurato tre anni fa per raccontare la vita, la dinastia e le imprese dell’imperatore siculo-germanico. Il Federico II è il primo museo a rievocare il meraviglioso mondo del sovrano attraverso un lungo viaggio nel tempo tra i comuni italiani, il Papato, il regno di Sicilia e la Terrasanta, attraverso installazioni interattive e sofisticate tecnologie di animazione, filmati e documentari, ricostruzioni sceniche e architettoniche, dipinti, disegni, miniature, codici e mappe.
Il visitatore si immerge nelle atmosfere del Duecento accompagnato da mari tempestosi, galee stipate di uomini armati e pellegrini, battaglie, passioni e musiche medioevali. In 16 sale sembra di vivere in prima persona ogni istante dell’esistenza dell’imperatore, partecipare alle spedizioni militari e alla vita di corte nonché entrare nei suoi castelli disseminati in gran parte della penisola. La penultima sala ripercorre le fasi della sua vita privata con i suoi matrimoni, le sue donne e le tragiche vicende dei suoi eredi. Sul destriero un cavaliere teutonico fa buona guardia, sullo sfondo la stretta di mano tra l’imperatore cristiano e il sultano. Il sovrano è Federico II di Svevia, il sultano d’Egitto e Siria è al-Malik al-Kamil, lo stesso che incontrò Francesco d’Assisi in terra egiziana. Mentre i crociati andavano a combattere in Terra Santa per liberare i luoghi santi Federico II cercava la pace con i nemici musulmani e la stessa cosa fece Francesco con Al Kamil. Il coraggioso francescano non risolse nulla ma dimostrò che con gli altri, così diversi da noi, si poteva dialogare senza usare le armi mentre Federico firmò la pace con il sultano che fece tornare i cristiani a Gerusalemme. Pace per almeno dieci anni. Nell’ultima sala, come recita la didascalia che pone fine al viaggio virtuale, “i visitatori scopriranno le due opposte definizioni con cui Federico è entrato nella storia: Stupor Mundi e Anticristo. Entrambe portarono alla nascita del mito della sua straordinaria figura”. Federico II è amato e stimato in Italia. I fiori freschi non mancano mai ai piedi del suo sarcofago nella cattedrale di Palermo. Il Museo, ospitato nel Palazzo Ghislieri in piazza Federico II, è aperto tutti i giorni, lunedì è chiuso. Per visitarlo si può telefonare ai seguenti numeri: 0731 084470 – 348 775 7859                  Filippo Re

Stefano Lo Russo è da oggi ufficialmente sindaco di Torino

Stefano Lo Russo è stato ufficialmente proclamato sindaco di Torino per il prossimo quinquennio.

A ospitare la cerimonia, con la consegna al neosindaco della fascia tricolore, la Sala Rossa di Palazzo Civico.
“Un grande onore e una grande responsabilità”, le prime parole di Lo Russo che ha sottolineato l’impegno gravoso che la sua amministrazione si accinge ad assumere. “E’ una sfida molto importante è quella che ci attende – ha detto – : fare ripartire la città è il mandato che ci è stato consegnato dagli elettori”.

Tre le priorità indicate dal neosindaco: il lavoro, la giustizia sociale e far tornare vincente la vocazione internazionale della città. Un passo del discorso sulle linee di indirizzo che caratterizzeranno i lavori della nuova Giunta Lo Russo lo ha dedicato anche all’emergenza climatica e ambientale, questione principe del millennio, per la quale occorre lavorare ponendosi obiettivi concreti e verificabili.

Successivamente il Sindaco Lo Russo si è spostato in Sala Colonne dove ha assegnato ufficialmente le deleghe agli assessori della sua Giunta che hanno firmato i decreti di nomina.

Stellantis: Ugl sul trasferimento occupazionale da Grugliasco a Mirafiori

“Oggi apprendiamo dall’Azienda che il passaggio dei lavoratori di Agap, presso il sito di Mirafiori Plant è ufficiale e il percorso si concluderà entro il 2024, con le unità di verniciatura e lastratura.

E’ chiaro che, avremmo preferito portare a regime produttivo e occupazionale entrambi i Siti, ma ci aspettiamo da parte dell’Azienda, che questa riorganizzazione, faccia parte di un progetto volto ad offrire spazio occupazionale per i lavoratori in questione. Ponendo fine, una volta per tutte, a questa insicurezza, che incombe sui dipendenti. Rasserenanti, il percorso di sviluppo sia Tecnologico che Occupazionale” lo dichiara il Segretario Provinciale UGL Metalmeccanici di Torino – Ciro
Marino.

Contro il declino torinese: ce la faremo ad avere Intel? Le grandi manovre con gli Usa

A cura di www.lineaitaliapiemonte.it

Di Marco Corrini*

La politica economica del governo la fa Draghi con i suoi uomini di fiducia, non certo con la parte di “truppa” che tollera a malapena. Lo sguardo è chiaramente verso gli Usa, e non più la Cina a cui guardava Conte, per attrarre investimenti. Forse con ritardo, la politica occidentale si é resa finalmente conto che lasciare alla Cina tutto o quasi il monopolio produttivo, includendo l’alta tecnologia, é stato un errore strategico epocale, e ora si sta cercando rapidamente di correre ai ripari. E sono in corso le grandi manovre per insediare Intel sul nostro territorio…

*Marco Corrini, analista di marketing e scrittore

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https://www.lineaitaliapiemonte.it/2021/10/25/leggi-notizia/argomenti/editoriali/articolo/contro-il-declino-torinese-ce-la-faremo-ad-avere-intel-le-grandi-manovre-con-gli-usa-di-marco-cor.html

Le “Lettere dal fronte” di Dino Ferrero

“Lettere dal fronte” è un progetto multimediale basato sulla corrispondenza di Bernardino “Dino” Ferrero artigliere dell’esercito italiano, dall’11 marzo 1940, tre mesi prima della dichiarazione di guerra alla Francia, fino alla fine della seconda guerra mondiale.

La documentazione comprende circa 150 tra lettere e cartoline inviate dall’Italia, dalla Francia, dall’Albania, dalla Grecia e dalla Germania; un centinaio di fotografie; documenti militari (attestati, onorificenze, foglio matricolare, tessere, ecc.); alcuni quotidiani dell’epoca; tre lettere dai campi di prigionia in Germania, prima come IMI e poi come prigioniero di un campo KZ.

Nelle lettere vengono citati molti luoghi, persone e avvenimenti dell’epoca: 98 persone (alcune famose come attori, politici o sportivi), 119 luoghi (città, paesi, vie, monumenti), 15 corpi militari, 5 giornali diversi, 17 film, 6 canzoni, 24 marchi commerciali.

L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio di importanti istituzioni, città ed associazioni italiani e stranieri, tra i quali l’alto patrocinio del Parlamento europeo e della Camera dei Deputati.

Tutto il progetto, sviluppatosi da marzo 2020 a ottobre 2021, è no profit ed i costi sono interamente a carico dell’autore Enrico “Ico” Ferrero.
La prima esposizione pubblica del materiale avverrà a Venaria.

Il viaggio dei migranti attraverso gli occhi del piccolo Baba

Non è un comodo pretesto e neanche una pigra scorciatoia per fare antropologia, utilizzare un metodo che volge il suo sguardo partendo dalla società alla quale la persona biograficamente appartiene.

Non è strettamente necessario nella società postcoloniale, globale e postmoderna trasferirsi sul luogo «esotico» per capire l’antropo-logos, il discorso sull’uomo. Immedesimarsi con forza empatica, in dialogo coi soggetti che si vogliono comprendere, diviene obiettivo essenziale e epistemologicamente rilevante per la disciplina. Siano le popolazioni Dogon del Mali, sia il Viaggio in Italia di Goethe riletto e interpretato da Vincent Crapanzano, sia la linea di produzione di uno stabilimento industriale o un leone da tastiera occidentale, che smanetta freneticamente con la sigaretta in bocca, amando e odiando chi trova sulla sua cyber-road. Tutto può essere preso in considerazione. Ne dà prova Mirko Vercelli con il suo nuovo romanzo che ha per titolo ”Linea retta”  (edizioni bookabook, 2021, pagg. 297 disponibile in cartaceo nelle librerie o acquistandolo online ). Una brillante dimostrazione di etnologia dialogica realizzata e finanziata in crowdfunding sul dramma dei migranti descritto in soggettiva attraverso gli occhi del piccolo Baba. Opera letteraria che si alimenta di visione etnografica, abilità narrativa e testimonianza umana e civile. Ermes è il dio della parola e della scrittura e attraverso di lui Mirko, come uno sciamano tra i Batarriba e gli spiriti loa, ci fa vivere Baba descrivendo il suo viaggio attraverso l’Africa nera, magica, spietata, commovente in tutta la sua alterità chiarendo ciò che ci è oscuro, mutando in familiare e noto ciò che ci è estraneo. Come un informatore da un realtà sconosciuta, ci manda dei messaggi in bottiglia, facendoci scoprire l’animismo e la sua sostanza, come un tam tam di tamburi che ci arriva all’orecchio. Il viaggio di Baba diviene metafora del crescere e vivere con tutte le sue difficoltà e contraddizioni, le  sue suggestioni, le sue trappole ma soprattutto le sue opportunità e il suo potere salvifico. Vincent Crapanzano allievo del grande Clifford Geertz sostiene che nella descrizione etnografica è mascherata, parole sue la ” sovversione del reale ” perché non riconoscendo la natura provvisoria dei suoi studi e delle sue conclusioni l’antropologo non è mai consapevole di quanto il supporto retorico relativizzi e condizioni le sue ” verità ”. La sua opera ci avverte Mirko ‘’è un insieme di cose inventate, verosimili e vere, per stimolare il lettore a documentarsi in prima persona’’. E chiudo con il suo esergo in apertura del testo:

‘’ Viaggiano i viandanti.

Viaggiano i perdenti, più adatti ai mutamenti .’’

C.S.I., In viaggio.

Aldo Colonna

La nuova assessora alla Cultura di Torino

IL COMMENTO  Di Pier Franco Quaglieni


Chi scrive ha conosciuto tutti gli assessori alla cultura della Città di Torino, a partire dal primo, l’allora repubblicano Silvano Alessio.

Sarebbe interessante tracciare una storia non sempre lastricata da buoni risultati, al di là delle intenzioni non sempre buone di tanti assessori.
Ci furono infatti lunghi periodi dominati da alcuni assessori che divennero i re incontrastati della cultura torinese. Altri ebbero mandati più brevi e la loro presenza fu più discreta.
Io resto convinto che il migliore assessore alla cultura sia stato l’assessore Ugo Perone, filosofo e uomo capace di scelte equilibrate, rispettose del pluralismo delle idee con Valentino Castellani sindaco che mi sembra il riferimento anche della nuova assessora alla cultura Purchia.

Non voglio parlare di chi non c’è più per una ragione di stile e di opportunità, ma certo tra i peggiori ci furono quelli che vollero imprimere il loro pollice dappertutto in una visione egocentrica che danneggiato il pluralismo delle voci che è invece una ricchezza della cultura subalpina. Oggi, se confrontiamo la situazione con quella di trent’anni fa , notiamo come l’azione egemone di alcuni assessori abbia favorito la nascita di alcuni colossi pubblici come il Polo del 900 e il Circolo dei lettori che hanno contribuito a desertificare l’offerta culturale torinese non allineata.  Per un sistema perverso di rapporti politici il Circolo dei lettori si trova ad essere oggi anche l’organizzatore del Salone del libro con un’egemonizzazione quasi totale della proposta culturale che neppure il Covid ha lambito in quanto i cospicui finanziamenti pubblici hanno consentito a questi enti di passare, senza sentirne le conseguenze, anche attraverso la pandemia.

Appendino ha addirittura strozzato via del Carmine per consentire al Polo del 900 di avere un’area di incontri all’aperto. Un privilegio impensabile è irragionevole contro l’interesse della Città.
Chi vive di quote associative e svolge liberamente le proprie attività, ha invece subito un grave danno dalla pandemia paragonabile a quella dei pubblici esercizi con la differenza che l’associazionismo culturale non ha fini di lucro e vive con le quote dei propri associati. I colossi a cui ho fatto cenno ,drenano anche la quasi totalità contributi pubblici per la cultura.

La scelta della nuova assessora alla cultura del Comune di Torino Rosanna Purchia si rivela una oculata in tutti i sensi perché impone di fatto una cesura con il passato recente e più lontano,togliendo a certi personaggi che si sentivano già assessori la possibilità di esercitare un ruolo che sicuramente non sarebbe stato orientato esclusivamente agli interessi della Città.
E qui ritorna il discorso del “sistema Torino “ che Appendino ha rafforzato e non eliminato come aveva promesso in campagna elettorale.
La scelta di una napoletana -milanese con un un curriculum importante può essere la garanzia di far volare alto la cultura torinese, liberandola da un sistema che va archiviato.

Se penso che l’ antagonista di Lo Russo aveva lasciato circolare il nome della proprietaria di un teatro privato neppure tra i primi come futuro assessore, è facile cogliere la differenza incommensurabile tra le diverse opzioni.
Come Rosanna Purchia ha liberato il teatro Regio dalla cattiva amministrazione che lo aveva portato al collasso, così spero voglia riprendere il dialogo con tutta la città’ che si occupa di cultura.
Sarebbe una scelta civica importante che sarebbe di svolta positiva, riducendo la scena di certi protagonisti egemoni e a volte anche un po’ troppo arroganti.

La signora napoletana ha la fama della fermezza e della decisione, virtù che a Torino sarebbero molto preziose. Lasciamola lavorare, evitando certi giudizi affrettati nei suoi confronti che rivelano la pochezza dei suoi detrattori.