ilTorinese

Il Circolo Marchesi del Monferrato chiude l’anno in musica

La splendida cornice di Palazzo Tornielli a Mombello Monferrato, in Valcerrina, è stata teatro del ‘Concerto di Natale’ del Circolo culturale Marchesi del Monferrato a chiusura di una stagione ricca di impegni.

A fare gli onori di casa, e ringraziare la famiglia Morone, in particolare Federica,
proprietaria dell’immobile è stata la presidente Emiliana Conti che ha
ricordato le molteplici attività del sodalizio nel corso dell’annata 2021. “Il
concerto di Natale nasce sulla scia del primo Festival di Musica Classica di
Acqui Terme e vuole essere un ringraziamento a tutti coloro che ci hanno
seguito nel 2021. Abbiamo anche avuto forza e coraggio di uscire dalla
divulgazione classica abbracciando anche altre espressioni come la musica,
il teatro, le pubblicazioni storiche anche a fumetti nella convinzione che
sono tutte espressioni che aiutano a fare conoscere e a divulgare le
peculiarità del nostro territorio” ha detto Emiliano Conti.
“La collaborazione tra il pubblico ed il privato è importante per valorizzare
quello splendido territorio che si chiama Valcerrina – ha detto il consigliere
delegato alla cultura dell’Unione Valcerrina, Massimo Iaretti – e questo
evento ne è una dimostrazione”. Nel ricordare l’attività compiuta
dall’Unione nel 2021 con LibrInValle, il consigliere Iaretti ha anticipato
che nel prossimo anno verranno poste in essere delle collaborazioni con i
Marchesi del Monferrato e ricordato che Corrado, discendente di Aleramo
viene citato in un libro del professor Gabotto nel quale si parla anche della
Valle. Poi la parola è passata alla musica con il violino di Alex Leon,
giovane virtuoso in origine romena ed il pianoforte di Stefano Nozzoli che
hanno eseguito, molto graditi all’auditorio, brani ci Bach, Handel, Mozart e
Brahms. In chiusura è intervenuto il sindaco di Mombello Monferrato,
Augusto Cavallo

Il bollettino Covid di lunedì 27 dicembre

COVID PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 16:30

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 4.611 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 3.877 dopo test antigenico), pari al 9,1% di 50.868 tamponi eseguiti, di cui 44.693 antigenici. Dei 4.611 nuovi casi gli asintomatici sono 3.344 (72,5 %).

I casi sono così ripartiti: 3.640 screening, 766 contatti di caso, 205 con indagine in corso.

Il totale dei casi positivi diventa 458.177, così suddivisi su base provinciale: 37.215 Alessandria, 22.068 Asti, 14.875 Biella, 64.887 Cuneo, 35.407 Novara, 243.014 Torino, 16.175 Vercelli, 16.834 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.952 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 5.750 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1058 (+63 rispetto a ieri).

I ricoverati in terapia intensiva sono 89 (+3 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 41.004

I tamponi diagnostici finora processati sono 11.425.546 (+ 50.868 rispetto a ieri), di cui 2.677.716risultati negativi.

I DECESSI DIVENTANO 12.010

Tredici decessi di persone positive al test del Covid-19, due di oggi, sono stati comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale diventa quindi 12.010 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia:1.598 Alessandria, 731Asti, 445 Biella, 1.484 Cuneo, 962 Novara, 5.740 Torino, 554 Vercelli, 380 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 116 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

404.016 GUARITI

I pazienti guariti diventano complessivamente 404.016 (+ 1367 rispetto a ieri), così suddivisi su base provinciale: 32.412 Alessandria, 19.648 Asti, 12.923 Biella, 57.683 Cuneo, 31.747 Novara, 215.192 Torino, 14.646 Vercelli, 15.002 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 1.589 extraregione e 2.994 in fase di definizione.

La politica torinese ricorda Angelo Burzi

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Il Natale del mondo politico torinese è stato turbato dal suicidio dell’ex assessore e consigliere regionale Angelo Burzi

Fu tra i fondatori di Forza Italia in Piemonte e assessore al Bilancio ai tempi del Governatore Enzo Ghigo. Ecco alcuni commenti di esponenti politici torinesi.

Enzo Ghigo, Presidente della Regione Piemonte dal 1995 al 2000: “Provo un profondo dolore per la scomparsa di Angelo. Politico di razza, autentico liberale, persona dalle grandi intuizioni. Il suo contributo nella fondazione di Forza Italia, così come nei miei anni di Presidente del Piemonte è stato determinante nel creare un modello di governo regionale virtuoso che, ancora oggi, ci viene riconosciuto anche dagli avversari politici. Rapportarsi con lui, come con tutte le persone di viva intelligenza è stato, a volte, sì impegnativo, ma sempre costruttivo e stimolante: molte delle sue idee e proposte poi da me accolte e realizzate hanno lasciato un segno positivo per la comunità piemontese. Da uomo orgoglioso qual era, è stata sicuramente per lui dolorosa la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto in un periodo storico in cui, con indubbie storture commesse da alcuni, anche molti politici retti e onesti sono stati travolti, convinti in buona fede, secondo le regole allora vigenti, di non aver mai commesso illeciti. Sono vicino ai suoi cari e lo ricordo con grande stima e affetto”.

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: “Ho appreso con grande dispiacere della tragica scomparsa di Angelo Burzi. È stata una persona con la quale era sempre intenso il dialogo ed il confronto politico. Era un punto di riferimento per l’area liberale, come assessore, consigliere regionale e promotore del dibattito politico cittadino”.

 “Angelo era intelligente e soprattutto di grande onestà e rettitudine. Ha vissuto con profonda ingiustizia Rimborsopoli, sulla quale credo sia ora necessario un approfondimento. In questi anni ho cercato di stargli accanto, ma ciascuno reagisce a modo proprio. Angelo non si dava pace della ingiustizia con cui è stata gestita quella vicenda, una delle pagine più incredibili della recente storia giudiziaria”. Così l’ex governatore del Piemonte Roberto Cota.

Franco Maria Botta, già assessore regionale all’Urbanistica, collega di Burzi in Giunta regionale: “Caro Angelo, un uomo intelligente e colto come te ha vissuto le vicende giudiziarie di questi ultimi anni come una profonda ingiustizia. Nel giorno di Natale hai compiuto un atto estremo di protesta per affermare la tua innocenza e smuovere le coscienze. Mi inchino e prego per te”.

«Ho saputo della tragica scomparsa di Angelo Burzi. Sono vicina ai familiari, ed a chi gli è stato vicino in questi anni. A loro esprimo sentite condoglianze ed i sentimenti del più profondo cordoglio», commenta la vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

“Siamo uniti nel dolore per la tragica scomparsa di Angelo Burzi. È stato e resterà per sempre un punto di riferimento per l’area liberale che compone il nostro partito. Non è solo stato solo uno dei fondatori di Forza Italia a livello locale ma anche il primo e l’unico a creare al suo interno una scuola di formazione politica degna di questo nome. Con lui non sprecavi mai tempo e avevi sempre  qualche cosa da imparare. In un’epoca di mediocrazia e superficialitá, con Angelo ogni tua certezza era sempre messa in discussione, perchè ti insegnava che ogni scelta, azione, dichiarazione deve essere il frutto di serio studio e approfondimento. Era un uomo d’altri tempi, una persona perbene, un coraggioso testone idealista. E proprio per il profondo rispetto delle sue idee e convinzioni non c’è più, starà a noi difenderle e tramutarle in azione politica”. Ad affermarlo in una nota Marco Fontana, coordinatore cittadino di Forza Italia a Torino.

“La terribile morte di Angelo Burzi avvenuta la notte di Natale ci lascia sgomenti. Con lui scompare uno dei protagonisti della storia politica piemontese degli ultimi decenni. Vorrei esprimere pubblicamente ai suoi familiari le mie condoglianze e la mia vicinanza in un momento così tragico”, dichiara Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva.

Auto si schianta contro una cancellata, donna muore. Ferita la figlia

DAL PIEMONTE

Viaggiava con la figlia in  auto sulla strada provinciale per Farigliano, nel Cuneese. 

La vettura è  uscita di strada finendo contro una cancellata di una casa. La donna alla guida, 55 anni è morta, la ragazza, 27 anni, ferita, è stata liberata dai  vigili del fuoco e soccorsa dal 118. E’ stata trasferita all’ospedale Santa Croce di Cuneo. I carabinieri indagano sulla dinamica dell’incidente.

Il 26 dicembre la prima partita della storia del calcio

Accadde oggi 

il 26 dicembre 1860 è una data storica per il gioco del calcio.In questa data si è disputata la prima partita ufficiale della storia di questo bellissimo sport.La gara in questione è stata l’amichevole  tra Hallam FC e Sheffield FC presso il Sandygate Road di Sheffield terminata per 0-2. Entrambe le squadre e l’impianto sono ancora esistenti con lo Sheffield FC che è il club più antico al mondo. L’importanza e la magia di questa sfida è stata celebrata il 26 dicembre del 2010 nel 150° anniversario di quella sfida con un’amichevole celebrativa proprio tra i due club su quello stesso campo.

Enzo Grassano

L’Ungheria di Puskás e il terribile ’56

Se la guardi giocare e poi vai a vedere il museo delle belle arti, apprezzerai di più certi quadri”.

E’ l’inizio degli anni cinquanta a Budapest quando l’operaio Lajos parla così al figlio Gábor, protagonista de “La squadra spezzata”, affascinante e amaro romanzo di Luigi Bolognini. Già il sottotitolo del libro svela di chi sta parlando (“L’Aranycsapat di Puskás e la rivoluzione ungherese del 1956”). La Honvéd, squadra dell’esercito magiaro (ai tempi dell’Impero austro-ungarico– “Honvéd /difensore della patria” –  era  la definizione che veniva data alle forze armate ungheresi) è stata una leg­genda. Negli anni ‘40 e ’50, nelle file dei bianco-rossi, giocarono alcuni tra i migliori calciatori ungheresi: Ferenc Puskás, József Bozsik, Zoltán Czibor e Sándor Kocsis, che formarono l’ossatura del mitico Aranycsapat ( la “squadra d’oro”), la nazionale ungherese che espresse il miglior calcio del mondo in quell’epoca. Macinando gol e spettacolo, acclamata ovunque, la “mitica” Ungheria regalò bellezza e orgoglio passando dai trionfi alle Olimpiadi del 1952 alle due storiche vittorie con l’Inghilterra dei “maestri” ( 6 a 3 a Wembley nel 1953 e 7 a 1 a Budapest l’anno dopo ).

L’ Aranycsapat di Puskás era destinata a vincere, emblema di un regime – quello comunista ungherese – che l’aveva eletta a simbolo. Fino alla sconfitta nella finale della Coppa Rimet del 1954, unica partita persa dai magiari  su cinquanta incontri disputati tra il 1950 e il 1956. Vale la pena ricordare la prima parte, la più esaltante, della “serie magica”: tra il 14 maggio 1950 (sconfitta in Austria per 3-5) e il 4 luglio 1954 (caduta nella finale del Mondiale a opera dei tedeschi, 2-3), collezionò 29 vittorie e 3 pareggi su 32 partite, con 143 gol fatti e 33 subiti. Un gioco offensivo, spumeggiante, irresistibile. Anche l’Italia ne fece le spese. Domenica 17 maggio 1953, a Roma, venne inaugurato lo Stadio Olimpico. Gli azzurri venivano da una tradizione favorevole: da 28 anni gli ungheresi non vincevano sul suolo italiano. Finì con un netto 0-3 per i magiari in maglia rossa ( gol di Hidekguti e “doppietta” di Puskás). Per la prima volta la radio ungherese trasmise un incontro di calcio in diretta e al termine si udirono distintamente gli applausi a scena aperta dell’Olimpico. La storia di questa compagine leggendaria è raccontata magistralmente da Bo­lognini ne “La squadra spezzata “, riportando il gioco del calcio alla sua essenza, prima che diventasse (purtroppo!!) solo business e denaro. “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”, disse George Bernard Shaw.

Ed è ciò che racconta questo libro dove emerge anche la figura del sedicenne Gábor che, di fronte all’infrangersi del mito degli undici “eroi” dietro al pallone di cuoio,  vide andare in frantumi anche i sogni suoi e quelli di un intero Paese. Senza le speranze suscitate dall’Aranycsapat di Puskás e compagni, restò solo una realtà dura, amara. La delusione mise in dubbio tutto quello in cui credevano lui e gli altri ungheresi. E quando, il 23 ottobre 1956,  scoppiò la rivolta contro la dittatura comunista,il giovane Gábor prese parte alla “rivoluzione”. Lottò per creare un socialismo nuovo, democratico, “dal volto umano”. Fino a quando i carri armati sovietici invasero Budapest , soffocando nel sangue il suo sogno, quello di Imre Nagy e di un intero popolo che si trovò a combattere nelle stesse strade descritte da Ferenc Molnár ne “I ragazzi della via Pál”. Nei giorni della rivolta contro l’oppressione sovietica , la Honvéd era all’estero in tournée con i migliori giocatori. Decisero di non tornare in patria, trovando fortuna e successo altrove, come Puskás nel  Real Madrid. Il mito della “squadra d’oro”, forse la più grande di tutti i tempi, era caduto in pezzi. E non sarebbe mai più  rinato.

Marco Travaglini

 

Santo Stefano con “Il Gruffalò” Al Teatro “Superga”

A Nichelino e per la prima volta in Italia il musical tratto dall’omonimo poema bestseller mondiale

Domenica 26 dicembre, ore 17

Nichelino (Torino)

Il “Gruffalò”  – personaggio creato dalla scrttrice inglese per ragazzi Julia Donaldson e dall’illustratore di origini tedesche Axel Scheffler – è, in letteratura, uno dei mostri più conosciuti ed amati, da oltre quindici anni e in tutto il modo, da bambini e adulti. Protagonista delle pubblicazioni omonime tradotte in più di trenta lingue e adattato a numerose trasposizioni teatrali , sarà portato in scena, domenica 26 dicembre, per la prima volta in Italia e in forma di musical al Teatro “Superga” di Nichelino dalla “Fondazione Aida” in una versione nuova e originale, ma fedele ai testi e alle illustrazioni. La regia e l’adattamento teatrale portano la firma di Manuel Renga, con adattamento drammaturgico di Pino Costalunga e musiche originali di Patrizio Maria D’Artista. Protagonisti sul palco: Stefano ColliFederica LaganàGiuseppe Brancato ed Elisa Lombardi. La storia è ai più conosciuta. Quattro giovani amici accampati in un bosco e seduti davanti al fuoco racconteranno la storia di un topolino che, affamato, decide di attraversare il bosco frondoso e pieno di insidie per trovare la ghianda che tanto gli piace. Strada facendo, incontra tre brutti ceffi che lo vogliono mangiare: una volpe, una civetta e una biscia. Ma il furbo topolino è scaltro di pensiero e sa bene come cavarsela e con l’aiuto della sua grande fantasia trova una soluzione che nessuno si può immaginare, nemmeno lui, forse: un mostro terribile dal nome assai noto ai bambini, il Gruffalò“Cosa c’è di meglio – suggerisce il regista Manuel Renga – di un bosco di notte per una bella storia di paura? Quattro giovani amici attorno al fuoco sono l’espediente originale e perfetto per iniziare a raccontare la storia del mostro terribile tanto noto ai bambini… il ‘Gruffalò’! Arricchito da canzoni, trovate divertenti e coinvolgimento del pubblico, lo spettacolo saprà divertire con intelligenza grandi e piccini”. E a Renga, fa eco Pino Costalunga: “Lasciando intatte le deliziose rime della scrittrice inglese, ho creato un adattamento per il teatro nel quale i bambini e le bambine italiani riconosceranno facilmente il testo che in molti già conoscono a memoria. Anzi, lo potranno gustare ancora di più grazie alle divertenti e originalissime canzoni scritte appositamente per lo spettacolo”“Le musiche – conclude Patrizio Maria D’Artista – sono la naturale estensione drammaturgica del testo letterario. Ci faranno conoscere più a fondo i nostri protagonisti grazie ad una forte caratterizzazione sonora che ne esalta i lati più distintivi. Le atmosfere musicali magiche e sognanti, con sonorità classiche e tipiche del ‘musical theatre’ ma filtrate da una rilettura ‘pop’, saranno il mezzo attraverso il quale vivere a pieno il fantastico mondo del Gruffalò.

Per infoTeatro “Superga”, via Superga 44, Nichelino (To); tel. 011/6279789 o www.teatrosuperga.it

Biglietti: intero 15 euro, bambini 12 euro

g.m.

A Novara il mito della Serenissima

1600 ruggiti. Da Novara a Venezia due grandi mostre rendono omaggio ai milleseicento anni di vita della città lagunare che, secondo la tradizione, nacque il 25 marzo dell’anno 421 attorno al ponte di Rialto e nei pressi della chiesa di San Giacomo apostolo, con tutta probabilità la chiesa più antica di Venezia.
Si può partire quindi dalla piccola chiesa di San Giacometo, come la chiamano i veneziani, per raccontare la lunga storia di questa città che nel Cinquecento diventerà una super potenza militare e commerciale, un impero sui mari e sulla terraferma. A Novara il mito della Serenissima rivive nelle opere dei maestri che all’inizio dell’Ottocento hanno dipinto a Venezia influenzando con il loro insegnamento la pittura veneziana nella seconda metà del secolo, protagonista della rassegna, e che si possono ammirare in una mostra allestita al castello Visconteo di Novara. Ottanta quadri esaltano la fondazione e la storia di Venezia nella rassegna “Il mito di Venezia, da Hayez alla Biennale” promossa da Mets Percorsi d’arte e dalla Fondazione Castello, aperta al pubblico fino al 13 marzo 2022. Le sale sono dedicate alla “pittura di storia” con lavori di Francesco Hayez, Ludovico Lipparini e Michelangelo Grigoletti e a quegli autori, non solo veneziani, che hanno trasformato le vedute in veri e propri paesaggi come Ippolito Caffi, Giuseppe Canella e Domenico Bresolin (1813-1899) che fu il primo a portare i giovani pittori a dipingere in laguna, all’aperto, o nell’entroterra, per studiare gli effetti della luce e dei colori. Le altre sale della mostra sono dedicate alla “pittura del vero”, la vita quotidiana, dedicata alla famiglia, al mondo del lavoro e alle relazioni amorose. Ci sono poi le opere del paesaggista veneto Guglielmo Ciardi e quelle di Luigi Nono, esponente della scuola veneziana dell’Ottocento e zio del compositore omonimo. L’ultima sala è dedicata agli artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Il mito della Serenissima trionfa in queste settimane anche al Palazzo Ducale di Venezia che festeggia i suoi 1600 anni con la mostra “Venetia 1600”. Nascite e Rinascite” allestita nel luogo simbolo del potere della Repubblica, il Palazzo dei Dogi in piazza San Marco. Con 250 opere d’arte, documenti rari e oggetti antichi, l’esposizione racconta i personaggi, i monumenti, le epoche gloriose e i periodi meno felici, crisi e rinnovamento, nascite e rinascite appunto, che hanno segnato la storia della città. In mostra i dipinti dei maggiori artisti, architetti e letterati che hanno lavorato e studiato in laguna per quasi un millennio, Carpaccio, Tiziano, Tiepolo, Veronese, Bellini, Canaletto, Guardi e Canova. Fino ad Hayez, Vedova, Pollock e Santomaso. Completano l’esposizione una selezione di stampe, disegni, sculture, tessuti, ceramiche e modelli architettonici. Ampio risalto viene dato ad alcuni dei monumenti più prestigiosi della città, dalla Basilica di San Marco a Palazzo Ducale, dal Ponte di Rialto alle chiese del Redentore e di Santa Maria della Salute. Fino al 25 marzo 2022.
Filippo Re

Merlo. Città metropolitana Torino, deve fare il compito della ex Provincia

”L’alternativa è solo il declino”

“Una volta completato il Consiglio Metropolitano di Torino attraverso un sistema elettorale ridicolo e persin grottesco frutto della sciagurata e pessima legge Del Rio del 2014 in un clima dominato dell’antipolitica e del populismo grillino, adesso si apre la vera sfida politica per un ente che in questi 10 anni di gestione Fassino e Appendino è stato semplicemente grigio ed incolore.

Ecco perchè, se c’è un compito – specifico, coerente e definito a livello politico e amministrativo – che chiede la stragrande maggioranza degli amministratori locali, soprattutto quelli dei comuni della seconda cintura torinese, resta quello di assolvere alle funzioni e alle competenze istituzionali – seppur ridimensionate, purtroppo – che prima esercitavano concretamente ed efficacemente le Province. Tutto il resto appartiene solo al mondo delle chiacchiere, della demagogia e della propaganda spicciola. Certo, accanto alle attuali competenze specifiche della Città metropolitana che assomigliano, seppur lontanamente, a quelle delle antiche ed efficaci Province, restano quelle di programmare uno sviluppo coerente ed organico dell’intero territorio metropolitano senza fermarsi, com’è concretamente capitato in questi ultimi 10 anni, al solo obiettivo di rafforzare il ‘torinocentrismo’. Sotto questo versante, i primi annunci programmatici del Sindaco Stefano Lorusso sono sicuramente positivi ed incoraggianti.

Solo dando una risposta concreta ed efficace a queste due esigenze sarà possibile rilanciare e riqualificare la Città metropolitana di Torino. L’alternativa, purtroppo, è continuare a galleggiare e a a praticare una gestione burocratica e banalmente protocollare”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.

Impariamo (giocando) l’intelligenza artificiale

Caro direttore, l’Università degli Studi di Torino ha lanciato, lo scorso primo dicembre, Funds Together, la sua prima campagna di crowdfunding per la ricerca.

Dei tre progetti proposti, quello del team di “Impar.IA.mo Giocando” mira a diffondere l’Intelligenza Artificiale (IA) nelle scuola primaria e secondaria di primo grado della provincia e delle periferie. Incontriamo Carlotta, Cristina, Elena, Elisa, Francesco e Vincenzo, ricercatori in Informatica e Psicologia che costituiscono il team del progetto.

Perché l’IA? Perché è sempre più pervasiva nella vita di tutti noi, molti dispositivi e strumenti che il
mondo del lavoro utilizzerà nei prossimi anni sarà diretta espressione di questo filone ed è
importante che i bambini imparino a conoscerla per diventare degli utilizzatori consapevoli.
Perché insegnare l’IA ai bambini? Sebbene l’IA sia una disciplina complessa sappiamo che per
comprenderla e utilizzarla con consapevolezza occorrono abilità cognitive di base, che noi tutti
possediamo fin da bambini. Per questo, integrando le nostre competenze di ricercatori in
Informatica e in Psicologia, abbiamo sviluppato attività giocose e a basso costo sull’IA che
vogliamo trasferire agli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Sono attività
“unplugged”, cioè non richiedono l’utilizzo di dispositivi ma costituiscono un modulo che,
combinato con lezioni di coding, permette di imparare anche a programmare un piccolo robot.

Come strumento proponiamo un percorso formativo rivolto agli insegnanti, partecipando al quale
essi diventeranno i protagonisti di questa avventura. Crediamo infatti che la formazione degli
insegnanti sia uno strumento fondamentale per raggiungere in modo capillare diverse realtà
scolastiche. E crediamo nelle scuole, molte delle quali purtroppo sono spesso escluse dai progetti
più innovativi.

Perché la provincia e le periferie? Perché crediamo nel diritto ad una formazione di qualità per tutti
e sappiamo che molte scuole non sono raggiunte da programmi di didattica su tematiche avanzate.
Perché ci raccontate il vostro progetto? Perché per realizzarlo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. Il
crowdfunding è una raccolta fondi online a cui tutti possono partecipare, se credono nell’idea.
Dobbiamo raccogliere 4000€ entro il 15 gennaio. Se non ce la faremo le donazioni saranno restituite
ma se ce la faremo finanzieremo una borsa di studio per formare gli insegnanti sull’IA, supportarli
nell’applicazione delle attività e fornire una prima supervisione del lavoro svolto in classe.
Cominceremo dagli insegnanti di piccole realtà del Cuneese (le scuole di Cavallermaggiore,
Cavallerleone, Caramagna e Murello). A queste se ne potranno aggiungere altre indicate dai
donatori.

Dona ora (https://www.ideaginger.it/progetti/impar-ia-mo-l-intelligenza-artificiale-giocando.html) e
aiutaci a raggiungere il nostro obiettivo ricordando che ogni euro vale tre. Infatti il raggiungimento
dell’obiettivo attiverà il cofinanziamento dell’Università di Torino, che raddoppierà i fondi raccolti,
e quello di Compagnia di San Paolo. Finanzieremo così un’altra borsa di studio per svolgere attività
formative online e raggiungere altre realtà e supporteremo il Museo Piemontese dell’Informatica a
portare delle mostre sul territorio.

Con il vostro aiuto potremo contribuire a una formazione di qualità, per tutti!

Il Teampar.IA.mo

– Cristina Baroglio è professore associato all’Università di Torino, lavora nell’ambito dell’IA,
nella ricerca e nell’insegnamento.
– Elisa Marengo è assegnista di ricerca, ha esperienza decennale nella ricerca in ambito
informatico. Si occupa di IA e dei suoi ambiti di sviluppo e applicazione.
– Francesco Ianì è psicologo e ricercatore, si occupa di psicologia dell’apprendimento e
svolge attività di formazione negli istituti scolastici.
– Elena Gandolfi è assegnista di ricerca e psicologa dello sviluppo e dell’educazione e svolge
attività di ricerca e intervento nel contesto scolastico.
– Carlotta Parola è borsista di ricerca e laureata triennale in Informatica.
– Vincenzo Bellomo è ex logista, borsista di ricerca e laureato triennale in Informatica.
Impar.IA.mo è patrocinato dall’Associazione Italiana Intelligenza Artificiale (AIxIA), dal Museo
Piemontese dell’Informatica (MuPIn), dal centro Pensare in Granda (PINGcn), dall’associazione
“La Torre” di Caramagna, dalla Società Italiana per l’Etica e l’Intelligenza Artificiale (SIPEIA) e
dall’associazione “Gli amici della biblioteca” di Cavallermaggiore.