ilTorinese

Il mondo delle immagini: il ruolo dell’arte nelle scuole torinesi e oltre

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Vado ancora dallo stesso parrucchiere che mi acconciava i capelli a chignon per i saggi di danza quando ero piccola. È una piacevolissima scusa per tornare nei “miei” luoghi, vicino a quel segmento di Lungo Po, perpendicolarmente tagliato da via Gassino. Lascio l’auto là, su quella salitina perennemente ghiacciata, dove tentavo di parcheggiare la pesantissima Dedra di mio padre, prima che mi venisse regalato Bolide I – così io e le mie amiche avevamo battezzato la mia piccola e sfrecciante Opel corsa del ’98. –

Tutte le volte che mi ritrovo a camminare per quelle vie mi guardo attorno, percepisco quel quadrato cittadino come il più bello di Torino e mi ritrovo a desiderare ardentemente di ritornare ad abitare in quei paraggi. Guardo i palazzi non nuovi ma ben tenuti, i marciapiedi sbrecciati, la cartoleria dall’insegna sempre più sbiadita e il dirimpettaio dehor del bar ancora pullulante di caffè. C’è la copisteria dove ho stampato la tesi, a fianco alla quale sono spuntati un Sushi e un Kebap. Gli alberi alti filtrano il riverbero del sole sull’acqua verdastra del fiume e il sentiero non asfaltato sembra una lattea vena del prato brinato. Il tempo di arrivare dal parcheggio al negozio e c’è sempre qualche inaspettato dettaglio adolescenziale che riaffiora: la libreria Luxemburg, dove andavo talvolta a studiare, piazza Borromini e il suo minuscolo mercato, le Cantine Risso, dove si andava con i compagni di classe e, dall’altra parte, andando verso San Mauro, il drago di legno su cui ancora mi piacerebbe arrampicarmi. Non so se ora sarebbe così divertente abitare lì, a due passi dal centro eppure immersi nel verde della precollina, chissà se i ritmi odierni mi permetterebbero di godermi il panorama come facevo allora? Torino è la città di tutti, ma ognuno ha il suo angolino ritagliato, ognuno racconta la nostra città attraverso i propri occhi e i propri vissuti, ciascuno con una cartolina diversa da conservare nell’album dei ricordi. Guardo in giro ed è come se osservassi attraverso una lente magica che distorce la realtà: le immagini che si creano nella mia mente sono impregnate di passato e quella felicità sentita tempo fa mi impedisce di vedere il panorama con oggettivo distacco.

Siamo esseri visivi. Diverse aree della superficie corticale del cervello partecipano al trattamento delle immagini e svolgono un ruolo fondamentale nell’elaborazione del pensiero. Un’immagine è quindi una costruzione del mondo che si definisce nella testa e rappresenta ciò che noi definiamo “reale”. Lungi da me approfondire con taglio scientifico tale argomentazione, vorrei solo sottolinearne la complessità ed evidenziare la centralità che le immagini ricoprono nel nostro presente. Va da sé che il rapporto tra “immagine” e “realtà” è diretto e assai complesso.
Se costruiamo il mondo che ci circonda a partire da percezioni che divengono raffigurazioni, è dunque opportuno prestare attenzione a tali icone: una personale riflessione su cui credo sia giusto soffermarsi, soprattutto in questo preciso periodo storico, in cui si pensa e si vive “per” e “attraverso” le immagini.
Mai come in questo momento le iconografie hanno giocato un ruolo tanto essenziale nella comunicazione e nelle interiezioni. Lo dimostra soprattutto l’ormai più che diffuso uso dei social, considerati determinanti nella quotidianità, così come lo smartphone è un effettivo prolungamento dei nostri arti, mezzi in cui la componente visiva ha una rilevanza senza precedenti.
Siamo nella “società dell’immagine”, definizione in cui la parola “immagine” va intesa nella sua accezione più ampia, non solo in quanto “apparenza”, ma come “linguaggio di comunicazione”, e si pensi alla grafica, all’infografica, all’uso di foto e video. Le icone sono dunque preponderanti nei microblogging come Instagram o Pinterest, ma anche largamente utilizzate sui magazine online istituzionali, caratterizzati appunto dall’utilizzo di strumenti di comunicazione legati all’uso delle infografiche.

Foto e video sono protagonisti indiscussi della comunicazione odierna grazie alla semplicità di accesso a software free e al basso costo degli hardware.
Credo sia anacronistico, nonché ormai inutile, inneggiare ad un’esistenza priva di Facebook, Snapchat o simili, non saremmo più certo in grado di rinunciare al social network, tuttavia mi piace pensare che si tratti di “strumenti”, utensili digitali che a seconda del loro utilizzo possono influire positivamente o meno sulle nostre vite. Mezzi che dobbiamo imparare a gestire e comprendere, così come è necessario apprendere un buon metodo di decodifica delle icone a cui quotidianamente siamo esposti. Data la delicatezza e la multiformità dall’argomento, vorrei ribadire che quanto espresso in questo pezzo riguarda il mio personale punto di vista: da sempre sostengo l’importanza del confronto e della mediazione intellettuale come unica possibilità di convivenza sociale tra individui, tuttavia credo anche sia importante e giusto avere delle opinioni ben salde e saper prendere posizione. Quello che sostengo è che non ci sia un adeguato insegnamento dell’approccio critico alle immagini, non siamo sufficientemente preparati ad osservare e comprendere tutti questi stimoli visivi che costantemente ci colpiscono, non siamo abituati ad osservare, a vedere, guardiamo ma senza capire e senza riflettere. Tuttavia, oggigiorno non è pensabile sensibilizzare i giovani su tali tematiche tralasciando il discorso “social network”.
In una “società dell’immagine” non bastano corsi specifici universitari dedicati allo studio della comunicazione visiva, al contrario sono necessari momenti di approfondimento nei livelli scolastici inferiori, ovviamente adeguati all’utenza, dato che già alla scuola primaria gli scolari sono abituati a “smanettare” con smartphone e tablet.
Ribadisco: sono strumenti che se usati con criterio possono aprire mondi interessanti. Internet è un tripudio di informazioni e curiosità che possono aumentare il nostro bagaglio culturale, si possono reperire informazioni e notizie e rimanere costantemente informati sull’attualità. Attraverso i social è possibile conoscere persone che vivono lontano da noi, a supporto dell’ideale del rispetto e della convivenza in quanto noi tutti siamo cittadini del pianeta Terra. Sono infinite le sfaccettature positive legate ad un corretto e intelligente uso di internet e dei social, ma altrettanto numerosi sono i possibili effetti negativi conseguenti ad un utilizzo scorretto degli stessi, come la perdita della concentrazione, una sfalsata percezione di sé, oppure il cadere vittima di cyberbullismo o addirittura contrarre una vera e propria dipendenza da social.

Militando all’interno della struttura, credo sia compito della scuola sensibilizzare i giovani sulla questione, evidenziando l’importanza di vivere la propria vita in maniera “reale”, distinguendo il virtuale dal concreto e ricordando agli adolescenti – ma non solo – che il social non è in grado di offrire le medesime emozioni e opportunità del mondo vero, fatto di risate e pianti, di litigate e amori e di cose che si toccano, pungono e feriscono, riscaldano e avvolgono. Attraverso un opportuno insegnamento del ruolo del social si passa per forza per una riflessione sulle immagini, primario mezzo di comunicazione, molto più complesso di quel che si crede. In una società non solo delle immagini ma anche dei consumi, il marketing è fortemente condizionato dalla dirompente potenziale viralità dei contenuti diffusi attraverso le immagini. Si parla di “consumismo consapevole”, di “shopping experience” di “brand” e di “influencer”, termini portatori di un nuovo approccio, più cosciente, più “green” – per usare una parola “modaiola” – ma comunque legati ad una modalità impositiva della scelta: sono le immagini che ci dicono come vogliamo essere, con che filtro dobbiamo colorare i ricordi, che cosa vogliamo per il futuro, sono le immagini che ci influenzano continuamente e sono proprio tali immagini che dobbiamo imparare a decodificare, affinché la possibilità di scelta sia ancora qualcosa di concreto e di nostro. Vi devo dire la verità, cari lettori, tutto questo sproloquio è dovuto alle recenti chiacchierate che ho fatto a scuola con gli studenti nell’ultima settimana; a causa del Covid molti colleghi si sono ritrovati costretti a casa, mentre chi, come me, per ora superstite dei contagi ha dovuto saltellare da una classe all’altra per assicurare ore di lezione agli scolari. Come rendere giustizia a queste “ore buche”?ì Io credo che una buona idea sia quella di intrattenere i ragazzi facendoli parlare, chiedendo loro opinioni sugli argomenti più disparati, trattandoli come effettivi cittadini del mondo di domani; inevitabile la domanda di rito: “Qual è la materia che meno vi piace?”. Dopo questa settimana non cadrò più nell’errore, poiché la risposta è stata in prevalenza “Arte”. Non solo – ci tengo a specificarlo- la parte di teoria, ma anche quel che riguarda lo svolgimento pratico. Mi ha stupito come proprio la materia che per eccellenza tratta e studia le immagini, sia percepita come l’ora più “odiata” proprio da chi tra le immagini ci vive. Mi ha inoltre sbigottito ascoltare il tono sicuro di chi sosteneva l’inutilità della disciplina e la conseguente noia provata durante l’ora di lezione.

Al di là dell’ovvia insoddisfazione personale, vorrei provare a dare qualche motivazione per contrastare questo pensiero dilagante. Non mi soffermerei sul ruolo centrare che investe l’arte sul nostro territorio, né sul fatto che l’Italia possieda il maggior numero di siti riconosciuti dall’UNESCO, così come eviterei il discorso sul Rinascimento e quello sul patrimonio artistico costituito da architetture e opere d’arte che il resto del mondo ci invidia. Mi soffermo invece su altri aspetti. Conoscere la storia dell’arte significa essere in grado di interpretare monumenti e opere, e di conseguenza saper comprendere ciò che ci circonda, avere un pensiero critico è il primo passo verso la comprensione della necessità della salvaguardia dei nostri beni artistici; chi non conosce infatti svaluta e disprezza, la non conoscenza supporta lo sviluppo dell’ignoranza da cui scaturiscono odio e paura nei confronti di ciò – o di chi- ci appare diverso e strano. Non mi stancherò mai di sottolineare la fortuna di poter insegnare una materia interdisciplinare come questa: l’arte consente di approfondire e affrontare molte argomentazioni da diversi punti di vista, non solo le materie letterarie, ma anche gli ambiti scientifici. L’arte è disciplina centrale per superare le diversità, poiché le attività manuali permettono di collaborare e sostengono la socializzazione, l’uso della creatività favorisce l’integrazione perché quello a cui si fa ricorso è un linguaggio universale. Negli ultimi tempi anche l’Italia ha approvato la sfaccettatura terapeutica dell’attività artistica, che, attraverso modalità attive, permette di superare barriere comunicative, aiuta a sentirsi capaci di creare e stimola la conoscenza e l’accettazione del proprio Io interiore.

Salvatore Settis, storico dell’arte, sostiene che la storia dell’arte “aiuta a vivere”, e in numerosi articoli sottolinea il ruolo sociale e civile che la materia ricopre; Tommaso Montanari, altro studioso non meno noto, dimostra che lo studio della storia dell’arte allena al senso critico e al libero giudizio; molti neuroscienziati appoggiano la tesi secondo cui l’educazione artistica migliora l’attenzione e le funzioni cognitive. Aggiungerei che l’arte è proprio quella materia che esplica il linguaggio visivo, forma di comunicazione che assolutamente i giovani – oggi più che mai- devono essere in grado di padroneggiare. Lo studio del passato ci costringe a confrontarci con modelli differenti di abitudini e canoni e rammenta che non tutto ciò che sembra “farina del sacco del contemporaneo” sia in realtà una novità. Le immagini sono testimonianza di ciò che è stato, memoria indelebile di una storia che proprio attraverso tale linguaggio arriva a tutti. Saper descrivere e commentare un’opera sviluppa una particolare sensibilità critica assai utile oggi, nel mondo delle immagini, e libera chi sa decodificare i messaggi dal giogo della non scelta voluta dal consumismo. L’arte contemporanea ci sfida a riflettere e a mettere in gioco i principi dettati da una società che ci impone l’omologazione, pungola l’osservatore, lo induce a confrontarsi sulle più disparate tematiche, sul doppio, sull’identità, sull’appartenenza, sull’uguaglianza. Mai come ora l’apprendimento della storia dell’arte è chiamato ad essere svolto attivamente, in prima linea, perché l’arte ci mostra la realtà attraverso la finzione, e sono gli insegnanti che hanno l’arduo compito di aprire le menti e rendere i giovani individui in grado di comprendere il mondo che li circonda.
Ma, prima, bisogna (re)imparare a vedere.

Alessia Cagnotto

Sorpreso mentre tenta di rubare una bicicletta

 

Un arresto della Squadra Volante

Nella notte fra mercoledì e giovedì scorso, personale dell’Ufficio Prevenzione Generale è intervenuto in via Accademia Albertina a seguito della segnalazione relativa alla presenza di un intruso nei parcheggi sotterranei di uno stabile. Infatti, un condomino aveva visto un estraneo approfittare del cancello elettrico aperto per l’uscita di due residenti nello stabile, ed intrufolarsi all’interno del cortile, facendo poi accesso al piano seminterrato. Anche il richiedente si recava nell’autorimessa, sorprendendo lo sconosciuto mentre tentava di asportare la bicicletta del figlio lì parcheggiata; quindi, contattava il 112 e sopraggiungeva sul posto personale della Polizia di Stato, che identificava il soggetto. Si tratta di un ventiduenne di nazionalità tunisina, irregolare sul territorio nazionale. Il giovane è stato arrestato per tentato furto in abitazione e denunciato per avere fornito agli agenti una data di nascita diversa rispetto a quella reale.

Buona Destra Piemonte: nominato il Direttivo Regionale e Provinciale

Caro direttore, proseguendo sulla strada di una sempre maggiore organizzazione interna, finalizzata ad un progressivo radicamento territoriale, la Buona Destra del Piemonte, dopo i doverosi confronti ed i normali passaggi interni, affina la propria struttura che la traghetterà verso l’Assemblea Nazionale Costituente prevista nei prossimi mesi.

Nei giorni scorsi sono stati nominati il Direttivo Regionale ed i Direttivi Provinciali, sono stati nominati i responsabili d’area e sono state assegnate alcune deleghe finalizzate allo sviluppo di particolari territori e tematiche locali.

Insieme al Coordinatore Regionale, Claudio Desirò, faranno parte del Direttivo Regionale anche Pietro Piazzolla, Responsabile dell’Area Metropolitana di Torino; Emiliano Poggio, Responsabile della Provincia di Alessandria; Federica Pesce, membro del Direttivo Nazionale e delegata per le politiche ambientali regionali; e Alberto Del Noce, Responsabile di Moncalierese, Chierese e del Territorio della Collina Torinese.

Per quanto riguarda l’Area Metropolitana di Torino, insieme al Responsabile Pietro Piazzolla, ed alla delega ad Alberto Del Noce, è stata affidata la delega per l’area della Val di Susa e del Pinerolese ad Alberto Busca, Coordinatore di Giaveno che si è distinto per la grande attività ed i brillanti risultati nei mesi scorsi. Sulla Città di Torino è prevista per le prossime settimane una ridistribuzione dei comitati in senso circoscrizionale, in modo da affidare ai Referenti già presenti le tematiche particolari dei singoli quartieri di Torino.

“Grazie alla nomina dei Direttivi, la nostra struttura avrà la possibilità di lavorare in modo più efficace e capillare nei territori, inserendosi nelle dinamiche politiche e sviluppandone al meglio le particolari tematiche” così Claudio Desirò, “Ho la fortuna di avere al mio fianco una squadra di persone dall’alto valore, professionisti capaci in grado di ricoprire al meglio i vari ruoli con cui si andranno a confrontare nei prossimi mesi”

“Di fronte a noi abbiamo una sfida importante”, conclude Desirò, “riportare la buona politica a disposizione dei cittadini, attraverso idee e progetti in grado di disegnare il futuro del nostro Paese. La squadra della Buona Destra piemontese è in grado di affrontare e vincere questa sfida, attraendo nuovi simpatizzanti e nuove risorse da inserire all’interno di una struttura flessibile ed in continua evoluzione”.

“Questo consolidamento della struttura del partito è un segnale forte che Buona Destra è pronta ad assumere quanto prima il ruolo che le compete nello spazio liberale”, così Pietro Piazzolla, “La prossima Primavera in molti Comuni metropolitani ci saranno le elezioni amministrative: la Buona Destra è pronta a presentare i propri candidati ed i propri programmi concreti”.

Nelle prossime settimane verranno attivati nuovi comitati locali che porteranno la Buona Destra del Piemonte ad essere presente in tutte le Provincie della nostra Regione ed a presentarsi, con proposte politiche e candidati di valore, alle elezioni amministrative della prossima primavera.

La Buona Destra del Piemonte rimane a disposizione di tutti coloro che hanno la curiosità di conoscerci e passata l’attuale ondata di contagi, saranno organizzati incontri pubblici e verrà calendarizata la nostra presenza con banchetti nelle principali città.

Buona Destra Piemonte

Va pensiero

IL PUNTASPILLI    di Luca Martina 

 

Le ultime settimane hanno dato molto da pensare agli investitori dei mercati azionari. 

 

Dopo un brillante 2021, riflesso di una crescita economica che, dopo il forte rallentamento dell’anno precedente, non si vedeva da molto tempo, il nuovo anno, il terzo D.C., Dopo (l’inizio del) Covid, non è iniziato sotto i migliori auspici.

 

Le discese delle borse hanno “bruciato”, per ora, solo una parte della salita che avevano messo a segno ma in alcuni casi, per i settori ed i titoli che più avevano corso, si è trattato di una discesa già molto “dolorosa”.

 

Si tratta per lo più di società del settore tecnologico, che, in quanto beneficiarie per la loro attività dell’economia al tempo del Covid, erano state premiate dagli acquisti di clienti ed investitori.

 

Le azioni più rappresentative, le “FAANG” (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google/Alphabet), sono scese in un mese del 15% circa.

 

Peggio, molto peggio, si sono comportati i titoli più amati (e “sexy”) dagli investitori, appartenenti ai settori più innovativi e con la crescita futura più interessante (ma che presentano ancora, per lo più, bilanci in fortissimo passivo).

 

Si tratta delle società selezionate ed acquistate dalla celebre analista Cathie Wood per il fondo, da 16 miliardi di dollari, Ark Innovation Fund, da lei gestito: dopo avere perso il 23% nel 2021 (un anno positivo per i mercati azionari…) ha subito un ulteriore fortissimo calo del 25% a gennaio.

 

Per non parlare, poi, di un altro protagonista assoluto degli ultimi anni,  popolarissimo tra i giovani investitori di tutto il mondo, il Bitcoin, che ormai si è più che dimezzato (a circa 31.000 dollari) rispetto ai massimi di fine ottobre.

 

La soglia del dolore si è invece limitata a perdite del 10% circa per tutti i principali mercati borsistici mondiali.

 

Quanto basta, comunque, per instillare nella mente dei risparmiatori il pensiero ossessivo di dovere evitare ulteriori sofferenze e di iniziare a liquidare le posizioni presenti nei propri portafogli.

 

Il pessimismo è, dunque, tornato a regnare e, se la storia ci deve insegnare qualcosa, si tratta del momento peggiore per obbedire supinamente ai nostri istinti.

 

Proprio su questo tema gli americani Daniel Kahneman e Vernon Smith hanno ricevuto il premio Nobel per l’economia del 2002.

 

Kahneman, uno psicologo ed economista, è ritenuto uno dei padri dell’economia comportamentale, la disciplina che studia gli effetti provocati sulle decisioni dalle reazioni psicologiche ed emotive e dai fattori sociali e culturali.

 

Già nel 1979, insieme allo psicologo israeliano Amos Tversky, Kahneman aveva elaborato la cosiddetta “teoria del prospetto” ed una delle sue conclusioni era che gli esseri umani attribuiscono un maggior effetto negativo alle perdite rispetto ai guadagni (anche quando questi sono stati superiori alle perdite successivamente subite).

 

Ma è nel suo libro di maggior successo, “Pensieri lenti e veloci”, che viene spiegato dal premio Nobel come le emozioni influenzino i comportamenti degli investitori rendendoli assai poco razionali.

La paura generata dalla discesa del valore del proprio patrimonio produce, infatti, una risposta immediata nel nostro cervello, in una regione chiamata amigdala, generando i “pensieri veloci” (istintivi, che non vengono, faticosamente, elaborati).

 

Si tratta di due piccole ghiandole che, rilasciando degli “ormoni dello stress”, attivano una parte del sistema nervoso (il sistema nervoso simpatico) coinvolto in quelle funzioni definite di «attacco o fuga» e spingono alla liquidazione (nel panico) dei propri investimenti.

 

Questo non deve naturalmente farci sottovalutare i rischi che, come risparmiatori, ci troviamo quotidianamente ad affrontare: dalla pandemia ancora da debellare, alla ripartenza dell’inflazione; dalla presenza di banchieri centrali meno compiacenti, ai tassi di interesse nuovamente in salita (con conseguenze negative sul prezzo delle obbligazioni e, potenzialmente, degli immobili).

 

Ma essere consapevoli delle nostre emozioni, elaborandole con il “pensiero lento” (frutto di faticose riflessioni e pazienti elaborazioni delle informazioni), anche quando amministriamo i nostri risparmi, può aiutarci a ridurre gli errori che siamo portati a fare quando, disperati ed in balia degli eventi, decidiamo di liquidare indiscriminatamente le nostre posizioni (o ad investire, senza badare ai pericoli, quando tutto sembra andare bene).

 

 

Per concludere: Karl Kraus, lo scrittore e umorista corrosivo ceco, scriveva che “La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe anche il pensiero…”.

 

Va’, pensiero…molto meglio se lento!

Sciopero sanità il 28, gli infermieri: “Noi presi in giro”

28 GENNAIO NURSIND
SCIOPERO NAZIONALE COMPARTO SANITA’

MANIFESTAZIONE REGIONALE
PIAZZA CASTELLO – DALLE ORE 10.30


“Siamo stati beffati e presi in giro da una classe politica che ha saputo spremerci come limoni ma non è stata all’altezza di riconoscere il valore del nostro operato”

Non vogliamo creare disagio ai cittadini più di quello che già stanno vivendo e garantiremo le prestazioni essenziali, anche se uno sciopero che riguarda tutte le altre patologie è in atto da due anni.

Vogliamo però che tutti sappiano che gli infermieri sono una risorsa fondamentale per tutti i sistemi sanitari del mondo, ma evidentemente non per il nostro Governo e le nostre Regioni.  Il governo dei migliori infatti non ha ritenuto di dare alcun segnale di vicinanza agli operatori sanitari (infermieri, ostetriche, OSS, professionisti sanitari), erogando già da questo mese le risorse stanziate a dicembre 2020.

Un governo che partorisce interventi su come poter spremere fino alle ultima goccia i propri operatori sanitari ma che non ha nessuna intenzione  di valorizzarli, prendendoli in giro più volte.
Confidiamo nel fatto che tutti coloro che hanno apprezzato il nostro coraggio e il nostro lavoro possano condividere le ragioni della nostra protesta.
E’ proprio a loro che chiediamo un gesto di solidarietà, fermamente convinti che la società civile sia sempre molto più avanti di chi ci rappresenta nelle istituzioni e ben consapevoli del fatto che migliorare le nostre condizioni di lavoro significhi migliorare l’assistenza di tutti.

La nostra professione è così svalutata che sono pochi a volerla intraprendere e sono molti invece quelli che si sono stancati e l’abbandonano. Gli infermieri sono una risorsa rara,  non solo in Italia. Talmente ambiti che anche quelli formati dalle nostre università migrano all’estero, attratti da condizioni di lavoro migliori e stipendi più alti.

Non siamo eroi, siamo professionisti e rispondiamo direttamente per ciò che facciamo o non facciamo, ma nulla ci è riconosciuto rispetto a chi non ha le nostre stesse responsabilità e le nostre stesse angosce.
Il peso della responsabilità che poggia sulle nostre spalle è sempre più gravoso. Andiamo al lavoro sapendo di stare fianco a fianco tutti i giorni con la morte. Siamo i più esposti, garantiamo l’assistenza nelle 24 ore e siamo trattati come figli di un dio minore.
Abbiamo gli stipendi tra i più bassi d’Europa. Ci sobbarchiamo a nostre spese l’assicurazione, la formazione e l’iscrizione all’ordine professionale.  Le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili.  Da due anni non abbiamo vita al di fuori del lavoro.

Utilizzati per combattere una guerra e ad ogni battaglia gettati nel dimenticatoio ignorando le conseguenze.

Vogliamo poter dare ai nostri assistiti il meglio di noi, della nostra professione. Per poterlo fare abbiamo bisogno di un corretto rapporto infermiere/pazienti  e di veder riconosciute e sviluppate le nostre competenze.
Mentre sono intendi a dibattere su discussioni folli, molti di noi pagano problemi di carattere fisico e psicologico e soprattutto sono ancora costretti a lavorare in condizioni disumane e non dignitose per i cittadini.

Stanno uccidendo i professionisti dell’assistenza e di conseguenza stanno facendo morire il sistema sanitario pubblico.

Abbiamo adempito a tutti gli obblighi e ci siamo messi tutti a disposizione mentre man mano che il tempo passava siamo diventati solo delle pedine, dei numeri, un argomento da utilizzare a proprio piacimento.
Le istituzioni di questo paese se ne assumeranno direttamente la responsabilità, quella di aver lasciato soli i propri operatori sanitari e la colpa di continuare a distruggere un po alla volta quella sanità pubblica che noi sino ad oggi abbiamo tenuto orgogliosamente in piedi.…

Nursind Piemonte

Para Ice Hockey, triplo test al PalaTazzoli verso le Paralimpiadi

Il PalaTazzoli di Torino ha ospitato uno degli ultimi appuntamenti della Nazionale di para ice hockey prima della partenza degli azzurri per le Paralimpiadi di Pechino 2022.

Nel fine settimana, infatti, la selezione di coach Massimo Da Rin ha sfidato per tre volte la Slovacchia, raccogliendo due vittorie e una sconfitta: venerdì passaggio a vuoto con il successo ospite per 7-3, sabato e domenica riscatto con le affermazioni per 4-3 prima e per 3-1 poi, nonostante un roster ridotto ai minimi termini a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia. «Siamo scesi sul ghiaccio anche con soli sette giocatori di movimento, mentre al massimo ne abbiamo avuti otto: l’aspetto positivo è che i presenti hanno mostrato una buona condizione fisica e ho avuto un bel riscontro anche da giocatori che di solito hanno minutaggio inferiore», l’analisi di Da Rin.

Gli azzurri, dopo la triplice amichevole sul ghiaccio sabaudo, ritroveranno la Slovacchia a Pechino, dove la Paralimpiade andrà in scena dal 4 al 13 marzo. L’Italia, agli imminenti Giochi, è stata inserita nel Gruppo B insieme anche ai padroni di casa della Cina e alla Repubblica Ceca: per accedere alle semifinali dovrà chiudere il girone nei primi due posti e vincere l’incrocio con terza o quarta del Gruppo A, di cui fanno invece parte Canada, Russia (presente con la sigla Rpc, senza inno né bandiera), Corea del Sud e Stati Uniti.

Sestriere, chiusura per 5 giorni per un locale a bordo piste

Violate le norme anticovid

Nella serata di sabato, personale del Commissariato di P.S. di Bardonecchia insieme ad agenti della Polizia Amministrativa della Questura di Torino ha provveduto al controllo di un locale situato a Sestriere in Via Sauze di Cesana, facente parte del comprensorio sciistico della località.

Tale controllo traeva spunto dal monitoraggio di vari social dai quali era emerso che l’esercizio sarebbe stato una sorta di ritrovo “after ski” al termine delle giornate sulla neve, vista la sua posizione a bordo piste, con possibilità di intrattenimento danzante.

All’atto dell’accesso, nella serata di sabato scorso, nell’area esterna del locale, dove veniva diffusa musica ad alto volume, gli operatoti intervenuti constatavano la presenza di oltre 200 giovani, intenti a consumare bevande e ballare, molti dei quali privi di mascherina.

Nel corso dell’attività di intrattenimento veniva effettuata somministrazione di bevande a numerose persone, venendosi in tal modo a determinare una situazione di assembramento tra i clienti, che ballavano senza l’utilizzo di dispositivi di protezione delle vie aeree.

Il controllo ha interessato la verifica del possesso di green pass da parte dei dipendenti e dei clienti presenti nell’area.

Appurato quanto sopra, gli operatori intervenuti sanzionavano amministrativamente il titolare per la violazione delle norme per il contenimento della pandemia, con la chiusura di 5 giorni del locale e la sanzione di 400 euro all’esercente.

Sui pannelli la storia di Venaria

Si tratta dell’itinerario legato alla nostra storia recente, realizzato e donato alla Città dall’ Associazione Turistica Pro Loco Altessano – Venaria Reale. Nel tratto iniziale di viale Roma, dall’incrocio con corso Garibaldi sino all’area circostante la vicina stazione ferroviaria, sono stati posati sei pannelli multimediali, che raccontano la Venaria Reale di un tempo.

Dichiara il sindaco Fabio Giulivi: «Un piccolo, ma importante percorso turistico-culturale, sempre aperto e all’aperto, per scoprire parte della nostra storia, le nostre radici. Posizionato nel tratto che dalla stazione ferroviaria porta alla Reggia. Una linea diretta verso il nostro bene turistico più prezioso, che comprende la futura apertura dell’InfoPoint in via Mensa, ulteriore tessera di un puzzle che va a compiere il grande disegno di Venaria Reale città turistica. Lavoreremo per far sì che i pullman turistici lascino i graditi ospiti in viale Roma, davanti al Movicentro, in maniera tale che la passeggiata fino alla Reggia sia un cammino curioso e piacevole (come avviene già in altre città turistiche), alla scoperta della storia della città, sin da subito, grazie al contributo dei pannelli informativi come quelli che la Pro Loco ha voluto regalarci e a quelli già esistenti in via Andrea Mensa sino a piazza della Repubblica».

I titoli dei pannelli sono: l’Antico Borgo di Altessano (nei pressi della rotonda viale Roma-corso Garibaldi), il Torrente e il Canale Ceronda (fronte Movicentro), la Ferrovia Torino-Ceres (fronte stazione ferroviaria in viale Roma), la “Galopada” Reale (viale Roma/ingresso parco Corona Verde), la Snia Viscosa a Venaria Reale (parcheggio Movicentro), le Casermette di Altessano (presso chiesetta di San Marchese – via San Marchese).

Marta Santolin, assessore alla Cultura e ai Rapporti con la Reggia: «Insieme alle visite ad Altessano con il supporto delle guide patentate di Itineraria, si è avviato, tra la realtà della Pro Loco e l’Amministrazione, un lavoro davvero importante di riattivazione di processi culturali sul territorio, che sono convinta non potrà che crescere per il 2022, anche alla luce delle attività in programmazione con l’Atelier e con il Centro studi del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude».

Su ogni pannello è presente un Qrcode che rimanda al sito della Pro Loco Altessano – Venaria Realewww.prolocoaltessanovenaria.eu, dove è possibile trovare ulteriori dettagli e informazioni.

Monica Federico, assessore al Turismo e Commercio: «Un progetto che aiuta a conoscere la città, aggiungendo un tassello della storia cittadina, fruibile ora in maniera semplice e intelligente, ai cittadini in primis, ma anche ai turisti che vogliono conoscere a fondo il territorio. Un’occasione di piacevole conoscenza, a disposizione gratuitamente di tutti. Una ulteriore opportunità per accompagnare i turisti a scoprire e usufruire del nostro commercio locale».

Il tutto è stato realizzato grazie al contributo del Liceo Juvarra di Venaria Reale. Il dirigente scolastico, prof. Luciano Mario Rignanese: «Siamo molto felici, come Liceo Juvarra, di collaborare con la Città di Venaria Reale. Un progetto che non è solo accademico, ma che rende più internazionale la città. Un prezioso esercizio sintattico che aiuta i ragazzi ad accrescere la loro formazione. Uno scambio in atto da tempo con la Città di Venaria Reale, che apprezziamo e vogliamo continuare a coltivare, restituendo alla comunità il nostro contributo. Anche questo è il compito della scuola».

Attiva la versione in italiano, a breve anche in lingua inglese, francese, spagnolo.

Giuseppe Palascino, professore di Lettere e referente Commissione PCTO e Progetto con la Pro Loco: «Il liceo linguistico si occupa, in questo progetto, della traduzione nelle lingue straniere già citate. La classe che sta portando avanti il lavoro è la 3^ N. Prossimo passo, la proposta, in collaborazione con la Pro Loco e grazie ai materiali da loro forniti, per la scrittura, con i ragazzi del liceo, della stesura della storia di Venaria Reale. Questa attività PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e Orientamento (ex progetto Alternanza Scuola e Lavoro), si allinea con l’indirizzo di studi intrapreso dagli allievi e dalle allieve del nostro liceo».

Chiude il presidente dell’Associazione Turistica Pro Loco Altessano – Venaria Reale, Claudio Macario Ban: «Questo progetto è per noi un importante inizio di un percorso culturale dedicato al turismo. Fondamentale è stato l’apporto dei nostri associati. Cito Ettore Maschio e  Gianni Segato per il loro costante impegno, per la realizzazione dei testi e la veste grafica, a cui hanno Partecipato molti dei nostri associati. In specifico, voglio ricordare il lavoro di Alessio Picatti, il ragazzo del Servizio Civile Universale, che ha impostato il Qr code e il sito web, che man mano verrà aggiornato con le nuove traduzioni. Segnalo, infine, che è in programma anche una versione in russo».

Il primo acceleratore di startup dedicato alle Smart cities

Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con Techstars lanciano “Torino Cities of the Future Accelerator”
con OGR Torino come quartier generale

Sarà OGR Torino il quartier generale di Torino Cities of the Future Accelerator, il primo acceleratore italiano di startup dedicato alle Smart Cities.
L’iniziativa, promossa da Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center in collaborazione con l’acceleratore americano Techstars, rientra nella più ampia partnership avviata nel 2019 con l’obiettivo di favorire lo sviluppo della città di Torino come ecosistema internazionale per l’innovazione e la sua affermazione come modello di successo in Italia e in Europa.

Torino Cities of the Future Accelerator, evoluzione del Techstars Smart Mobility che ha già accelerato 23 startup internazionali in due anni, offrirà ampie opportunità di crescita alle realtà che sviluppano soluzioni innovative in ambiti strategici per città più efficienti e funzionali, soprattutto in settori quali trasporti, housing, energy, infrastrutture e servizi base come istruzione e assistenza sanitaria.

Il programma prende il via oggi con una classe composta da 12 startup ad alto potenziale di crescita provenienti principalmente da paesi europei. Tre le imprese italiane selezionate, tutte con sede a Torino: Family+Happy, che ha ideato un servizio su misura di selezione di babysitter certificate; Strategic BIM, che propone la gestione digitale e in remoto di grandi edifici e di Gymnasio, che ha sviluppato una tecnologia per il fitness domestico.
Accanto alle imprese italiane parteciperanno la svizzera HivePower e la francese Voltaage, entrambe con team italiano, l’ucraina Inputsoft, le inglesi Lawyerd, Optimiz e X Works, la tedesca Natix, la rumena Nrgi, l’ungherese Volteum, impegnate in settori quali energy, trasporto aereo, mobilità e gestione del copyright.

Torino Cities of the Future Techstars Accelerator intende far leva sul talento imprenditoriale per sviluppare soluzioni di frontiera che rendano le città di domani maggiormente sostenibili, inclusive e resilienti secondo una logica SDG.” – ha dichiarato Francesco Profumo, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo – “In una prospettiva di ecosistema, il rafforzamento della partnership con Techstars rappresenta un prezioso volano per l’attrazione di startup ad alto potenziale che possano stabilizzarsi e crescere sul nostro territorio. È quindi con entusiasmo” – continua il Presidente Profumo – “che la Compagnia di San Paolo rinnova il proprio sostegno a questo programma, che costituisce un fondamentale tassello della strategia pluriennale messa in campo dalla nostra Fondazione al fine di posizionare Torino sulla mappa europea degli ecosistemi dell’innovazione”.

“Il nostro programma con Techstars si evolve nel segno della Next Generation EU e dell’Agenda 2030 dell’Onu, in linea con la mission di Fondazione CRT e i valori di OGR Torino”, dichiara Massimo Lapucci, Segretario Generale di Fondazione CRT e CEO di OGR Torino. “Il successo delle prime due edizioni dedicate alla Smart Mobility ha aperto la strada per ampliare il focus del progetto alle smart cities. Con Torino Cities of the Future Accelerator, crescita del capitale umano, inclusione sociale, sostenibilità ambientale si confermano temi centrali nella strategia per lo sviluppo dei territori e il miglioramento complessivo della qualità della vita delle persone nella comunità”. 

“Siamo alla terza edizione del programma di accelerazione di Techstars dedicato alle Smart Cities, dopo aver lavorato per due anni sulla Smart Mobility. Abbiamo portato a Torino molte realtà innovative – spiega Maurizio Montagnese, Presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Center – alcune delle quali hanno avviato collaborazioni anche con la Municipalità e le imprese del territorio. Uno dei principali obiettivi di Intesa Sanpaolo Innovation Center, insieme con gli altri corporate partner, è sempre stato quello di dare vita a un ecosistema attrattivo per le aziende innovative di tutto il mondo. Un ecosistema che, a sua volta, favorisca la nascita di nuove progettualità e iniziative imprenditoriali. Il fatto che le 3 startup italiane selezionate quest’anno siano torinesi ne è una testimonianza tangibile. Lavoreremo affinché il programma possa continuare a creare nuove opportunità sul territorio, per fare di Torino una città che anticipa i tempi e realizza progetti innovativi concreti”.

“Dopo il successo dei programmi Smart Mobility nel 2020 e nel 2021, nonostante le difficili condizioni di mercato degli ultimi anni – sostiene Martin Olczyk, Managing Director di Techstars –  sono più che entusiasta di lavorare con la classe inaugurale del Torino Cities of the Future Accelerator. Siamo orgogliosi di continuare la nostra collaborazione con Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Intesa Sanpaolo Innovation Center e di avere una rete di alumni di successo oltre ad un ecosistema unico come quello offerto dalla città di Torino composto da mentori esperti, aziende innovative e startup-friendly e iniziative cittadine strategiche per l’innovazione tecnologica. Siamo entusiasti di accogliere startup provenienti da tutto il mondo, in quella che nelle prossime 13 settimane, e speriamo anche oltre, sarà la loro casa, OGR”.

L’Agenda poetica e l’importanza della parola

“La parola ha la virtù di stroncare la paura, di rimuovere la sofferenza, di infondere gioia, d’intensificare la commozione” (Gorgia) “Bisogna assomigliare alle parole che si dicono” (Stefano Benni) Oscar: La parola è tutto, è l’unica cosa che distingue le bestie dagli uomini. Elle: ma distingue anche le bestie tra gli uomini (dal film “Accadde una notte”), si legge nell’introduzione di Bruno Mohorovich, curatore dell’opera.

È al tema “LA PAROLA / LE PAROLE” edita dalla Bertoni editore /poesiaedizioni, (https://www.bertonieditore.com/shop/it/) che abbiamo voluto dedicare l’Agenda poetica 2022, raccogliendo le poesie di 160 autori, ha riferito.

Le parole hanno un senso profondo nella nostra vita, anche quelle che pronunciamo distrattamente. Le parole nel modo in cui escono dalla nostra bocca, dicono anche del nostro stato d’animo e si capiscono moltissime cose dell’umore di una persona solamente ascoltando come vengono dette le parole. Due persone possono, con una profonda convinzione, dire la stessa cosa ma con parole diverse, e discutere all’infinito senza sospettare che il loro pensiero è esattamente lo stesso. Oppure inversamente, possono usare le stesse parole e immaginare di essere d’accordo ecomprendersi, mentre in realtà dicono cose assolutamente diverse e non si comprendono affatto.

E continuando a leggere l’introduzione di Bruno Mohorovich, a cui lasciamo spazio di seguito, si colgono e si comprendono altri aspetti importanti sulle poesie riportate nell’agenda e sul tema della parola (con un accenno ai limiti del mondo social/global).

<<Parliamo tanto, cercando di farci capire, comprendere; parliamo per dare conforto e per esprimere i nostri sentimenti; usiamo a seconda dei casi parole semplici e difficili, contorte e complesse; definiamo il carattere delle persone, facciamo del bene e del male, concretizziamo idee; spesso non facciamo attenzione a quello che diciamo creando anche dei danni, inimicizie e dolore.

La parola ha in sé un grande potere perché ci aiuta non solo a capire chi abbiamo davanti ma a comprendere noi stessi; ci aiuta a intendere una nuova parte di mondo, oltre che noi stessi e la nostra vera natura: una comprensione che nasce dal nostro confrontarci col silenzio che nasce dalla parola e di questa il silenzio si avvale.

E quello di cui abbiamo bisogno, è della parola non parlata ma parlante che “è parola autentica perché è l’unica che riesce a ritrovare la possibilità dell’esperienza, l’unica ad avere la capacità di dire l’esperienza”, soprattutto in questi tempi in cui viviamo un’epoca, caratterizzata da futilità, volgarità e siamo tutti invasi e pervasi dal mondo social/global dove le parole hanno libera circolazione, dove chi scrive non sempre lo fa con le giuste motivazioni nel rispetto di una libertà di critica, di pensiero ma si lascia andare – protetto dallo schermo – anche a bieche e discutibili affermazioni.

Nulla infatti, crea conflitto come la parola, complice – ribadisco – l’ambiente digitale che è divenuto parte integrante della nostra esistenza, e dove ognuno può colpire emotivamente maneggiando e rivoltando le fragilità umane, ingannare, diffondere errate informazioni, confermare la propria ed altrui inadeguatezza nell’ impossibilità e incapacità di relazionarsi, dimentichi che sono le parole che fanno accedere le cose.

Non sarebbe stata necessaria questa prefazione, forse, data la “popolarità” del termine affrontato, ma è stata la lettura di un articolo di Eugenio Scalfari ad avermi stimolato ad una ulteriore riflessione: abbiamo mai pensato a cosa sarebbe stata la nostra vita senza le parole?

Il giornalista scrive: “Una volta le parole divennero solide, il freddo le aveva intirizzite e ingombrarono il cielo, un cielo fitto di parole rigide e secche, parole di ghiaccio, parole di bastone, parole ritorte col filo di ferro, parole scritte ma senza più suono né eco”.

Senza parole non potremmo più descrivere i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre ragioni; senza parole – che portano in sé una pluralità di significati ed assumono connotazioni diverse a seconda di chi le proferisce – e senza la loro esistenza verrebbero a mancare tutte le variazioni ch’essa offre nella lettura dispiegante senso e comprensione quali l’allusione, l’ironia, i sogni, le illusioni, le speranze e…la memoria e il pensiero.

Come potremmo, senza parole, padroni solo dei nostri gesti, sentir cambiare il nostro stato d’animo dopo aver ascoltato un discorso o anche semplicemente una notizia? O rimanere affascinati dalle belle parole di qualcuno? O ancora, grazie a un discorso venirne influenzati e cambiare opinione? Parlare è fondamentale e imprescindibile, giacché vuol dire – e faccio mio il pensiero del filosofo Maurice MerleauPonty – lasciarsi trasportare dal movimento del discorso, tessuto di detti e non detti, di linguaggio e di silenzio. Parlare è recuperare la parola viva.

Virginia Wolf ha scritto che “le parole che cerchiamo pendono accanto all’albero: con l’aurora le troviamo, dolci sotto le fronde”.

Chi meglio di un poeta può far uso della parola e trasmettere il suo sentito? Chi meglio di un poeta sa dare alla parola il senso compiuto di quello che vuole dire, di come interpreta la vita e quanto gli sta intorno?

Scriviamo sempre, scriviamo tanto, alla carta affidiamo le nostre emozioni e rendiamo la parola nostra compagna fedele; essa è una finestra da aprire dalla quale lasciamo entrare la sua potenza evocativa, la sua freschezza, la sua positività, il suo dischiudersi delle possibilità che si aprono “come gemme all’annunciarsi della primavera” (Gerard Marley Hopkins).

Gli autori di questa agenda antologica hanno incarnato la parola, l’hanno celebrata in quanto tale (“Dammi parole, parlami con meno rumore / Cura gli angoli e denudale da vesti…”; “Abito / le parole, / ovunque sorgano/ come il sole…”; “Lego parole / che fatico / a tenere a mente…”) o l’hanno decantata quando il loro linguaggio poetico ha guardato all’esterno con i suoni i colori e le complessità che gli sono propri (“Vorrei dettare al vento / parole di bellezza / affinché ne diffonda / i profumi e i sapori…”; “[…] / Scolpisco forme di sabbia / fragili come veli…”; “Le nostre ombre al tramonto, / oscurano suoni titubanti,/ che tradiscono parole…”; “..e poi ci sono parole nascoste / in angoli bui, / che riesumi a stento,…”).

I loro versi, hanno affidato ai lettori i quali, sottraendosi al ruolo di meri ascoltatori, si ritrovano nelle parole del poeta che così assolve alla sua funzione che è quella di entrare nel cuore dell’uomo.

Le parole di questa variegata raccolta non sono, ovviamente, identiche le une alle altre ma lasciano trasparire l’infinita gamma della realtà simili “a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità”.

E i significati intrinseci a queste composizioni fanno leva sui sentimenti ed emozioni, ma i significati sono prima di tutto al servizio della ragione e la ragione libera, non rende schiavi.

A conferma che la bellezza della poesia ci concede di volare oltre i confini del nostro animo ed è con la sua parola che si libera l’armonia della fantasia e ci sentiamo, così, liberi>>.

Vito Piepoli