ilTorinese

È morta la quindicenne sbalzata dalla giostra

DAL PIEMONTE / Una giovane di 15 anni è stata sbalzata da una giostra del luna park di Galliate nel Novarese.

Aveva riportato ferite gravissime. E’ stata soccorsa dal 118 e poi trasferita in condizioni critiche all’ospedale Maggiore di Novara.

La giovane, purtroppo, non è riuscita a sopravvivere. Al vaglio della polizia municipale la dinamica dell’incidente.

L’omaggio commosso degli amici dopo la morte del cantante 28enne

Per una grave malattia è morto Simone Giacchi cantante ventottenne del gruppo musicale Urban Dreams di Chivasso.

La sua morte ha suscitato un vasto cordoglio nella zona, dove era molto conosciuto.

Numerosi i commenti e i ricordi commossi pubblicati sui social dagli amici di quella che era una giovane voce promettente nel panorama musicale locale.

Appuntamento per un rave party, scoperti dalle forze dell’ordine L’iniziativa viene interrotta sul nascere    

Avevano pubblicizzato l’iniziativa mediante una locandina sui social network, la quale faceva riferimento ad una festa techno da svolgersi nella tarda serata di ieri, in un’area non meglio precisata del nord Italia.

Da successivi riscontri e dal contributo informativo dell’Arma dei CC, si identificava il luogo deputato per lo svolgimento della festa illegale nell’area dell’ex Galoppatoio situato all’interno del parco del Meisino, nella periferia nord di Torino.

La presenza della festa musicale veniva inoltre confermata da ripetute segnalazioni di gruppi in avvicinamento verso il Capoluogo torinese, provenienti da fuori provincia.

Il Compartimento di Polizia Ferroviaria rilevava la presenza di circa 150 persone giunte presso le stazioni di Torino Porta Nuova e Torino Porta Susa; un altro centinaio circa  in avvicinamento a piedi verso il luogo del rave party.

Presso la suddetta area venivano, quindi, fatte convergere diverse pattuglie delle forze di polizia  ordinariamente impiegate in servizio di controllo del territorio, e successivamente il personale interforze impiegato nei servizi c.d. “antimovida”  e in altri servizi.

Sul posto, veniva riscontrata la presenza all’interno dell’area dell’ex Galoppatoio di circa 350 persone, in procinto di dare vita ad una festa illegale “rave party”, che veniva interrotta sul nascere grazie al repentino intervento delle forze di polizia, che hanno ulteriormente  impedito  l’avvicinamento di altre 250 persone circa.

Rock Jazz e dintorni: Nino D’Angelo e i Lou Dalfin

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

 

Martedì. Al Jazz Club suona il pianista Danilo D’Agostino. Al Le Roi alcuni esponenti del beat italiano si esibiscono a sostegno dell’Ucraina.

Mercoledì. Al Jazz Club è di scena il cantante chitarrista Roberto Zorzi.

Giovedì. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo. Al Cap 10100 si esibisce il cantautore Alessio Bondì. Al Jazz Club è di scena il quartetto The Hot Pots. Al Dash suonano i The Bridgers Company mentre al Magazzino di Gilgamesh si esibisce il quintetto Black &Blue.

Venerdì. All’Askatasuna suona l’Ukulele Turin Orchestra. Alla Suoneria di Settimo sono di scena i Lou Dalfin. Al Teatro Colosseo recital di Nino D’Angelo. All’Arteficio suonano i Fine Harp Blues Revue con l’armonicista Eros Barbin. Al Folk Club è di scena il supergruppo Session Americana. All’Off Topic si esibisce la cantautrice Mèsa con Simo Veludo e Brxit. Al Blah Blah sono di scena i Dobermann mentre al Magazzino sul Po suona il trio Sloks con i Cani Sciorrì. Allo Ziggy si esibiscono I Boschi Bruciano.

Sabato. All’Off Topic si alternano Fausia, Vea, Jacopo Perosino e Anna Castiglia. Al Blah Blah è di scena il duo Kick. Al Cap 10100 si esibisce la Turin Soul Orchestra con il vocalist Samoo. Allo Ziggy suona il quartetto la Trappola di Dalian.

Domenica. Al Jazz Club si esibisce il sestetto Boogianen. Al Teatro Garybaldi di Settimo va in scena lo spettacolo “Decamerock”, con Massimo Cotto, Mauro Ermanno Giovanardi e Chiara Buratti.

 

Pier Luigi Fuggetta

Il gigante e la nonnina

LIBERAMENTE di Monica Chiusano

La vecchiaia ci rende fragili. Diveniamo minuscole creature incapaci di ricostruire il nostro aspetto, bloccato dalle cellule invecchiate di una vita che ci ha dipinto addosso i colori delle sue pene, ma forse anche delle sue gioie.

In questa distesa contaminata di orrori, in un mondo ormai irriconoscibile, tutto perde colore.

Persino le canute anime rischiano nuovamente di riportare a se stesse le vibrazioni di quelle guerre ormai scordate nellansa di un tempo che fu, quando si temeva che fosse linizio di un destino ma si sperava anche fosse linizio della sua fine.

LEI, la leggiadra nonnina, si accarezza i capelli e si osserva in quello specchio gigante di lucequasi non crede a ciò che sta riaccadendo, ma riesce ancora a sorridere. Si bea di quella sua naturale regressione, di quel cambiamento repentino che, se pur stia per giungere alla sua fine, gli porta il premio della saggezza e della virtù.

Rispettiamola e amiamola per la sua forza, per quella sua tenacia che ha avuto nel saper combattere, con la capacità di rialzarsi nuovamente, laddove ancora vede la luce della speranza più fantastica e veritiera.

Sosteniamola e accogliamola nel nostro giovane gruppo di vita, dove la positività si costruisce senza fatica e dove la forza ci fa da maestra.

Se anche la gioventù le rinnoverà il consenso di esistere e di essere considerata, anche lonnipotente paura del peggio svanirà come un incubo.

Combattete per quello in cui credete, sempre!: questo lunico messaggio che mi sento di trasmettere ai giovani, o anche a coloro che ancora non conoscono perfettamente le proprie risorse.

Diversamente, perderete tutte le vostre battaglie, contaminando persino quelle degli altri.

Solo una però di queste potrete vincere, quella che si ingaggia ogni mattina davanti allo specchio!

Merlo e Maurino: Ora sul 118 non si scherzi. A rischio la medicina territoriale

“Senza una attenta e puntuale pianificazione, la mancanza dei medici del 118 rischia non solo di gettare un’ombra sul servizio sanitario nazionale ma introduce un elemento di profondo disservizio per ampi settori di territorio. A cominciare dal territorio montano.

Ma com’è possibile, del resto, gestire una servizio medico territoriale senza incentivi economici e senza, al contempo, prevedere una adeguata presenza dei medici disseminata lungo tutto il territorio? Non è attraverso il ricorso a strani ed anomali algoritmi che si può affrontare e risolvere la presenza medica territoriale. Forse è giunto il momento che la politica batta un colpo. Come si può, al riguardo, dissentire dal sindacato quando sostiene che, anzichè proporre una ‘strisciante demedicalizzazione del sistema 118’, è sempre più indispensabile prevedere una riorganizzazione complessiva del sistema di emergenza territoriale che garantisca la migliore assistenza possibile ai cittadini valorizzando le figure professionali mediche e non mediche.

Per questo la politica non si può nè ritrarre e nè nascondere di vilente a quest’atto perdurante ed intollerabile disservizio”.

Giorgio Merlo Sindaco Pragelato, Consigliere nazionale Anci.

Mauro Maurino, Vice Sindaco Pragelato.

A Rivoli “Una corsa da mito”

RIVOLI – Il Vicesindaco Laura Adduce e l’Assessore Andrea Filattiera dichiarano: “La passione per le due ruote porterà a tutti i Rivolesi un imperdibile appuntamento: mercoledì 16 marzo, infatti, la storica corsa ciclistica Milano-Torino, una delle più antiche al mondo, vedrà i corridori sfrecciare sotto il traguardo nel centro della nostra Città, precedendo altre importanti gare come la Milano-Sanremo e il Giro d’Italia. Sono attesi grandi nomi del panorama ciclistico per una manifestazione che, grazie alla diretta Tv, porterà la nostra bellissima Rivoli nelle case dei tanti appassionati di tutta Italia. Grazie al Comitato Organizzatore di RCS, lo stesso del Giro d’Italia, abbiamo fatto un altro passo sperando di ospitare, nel prossimo futuro, la stessa corsa alla maglia rosa, uno degli eventi sportivi più amati dagli Italiani. Non mancate dunque a questa nuova grande festa dello sport e della scoperta del nostro territorio: vi aspettiamo mercoledì 16 marzo sulle strade di Rivoli e al traguardo di Corso Francia.“

Fra “sublime” e “squallore”, quest’è arte

Michael Biberstein e Michelangelo Pistoletto in mostra alla Galleria “Giorgio Persano” di Torino

Fino al 25 maggio

“Come ci troviamo sulla cima di una montagna e osserviamo un paesaggio sublime, l’occhio vaga sul paesaggio, lo sguardo totalmente rilassato, mai fissato a lungo su un singolo punto…E così, per un momento, il se’ e tutto ciò che lo circonda si assorbono, coincidono”. Impossibile fermarsi al dettaglio. Terra, acqua e cielo si fanno un tutt’uno e il paesaggio diventa “pretesto”, invenzione di occhi mente e anima. Compito dell’artista è dunque “accompagnare chi guarda in una lenta esperienza immersiva”. Ed è proprio in questa dimensione di “indagine psicologica, fenomenologica ed emotiva” che si identifica l’opera dello svizzero di Solothurn, Michael Biberstein, scomparso nel 2013 ad Alandroal in Portogallo, cui Giorgio Persano dedica una nuova mostra – dopo quella del 2015– nella Galleria aperta nel 2020 in via Stampatori, al primo piano del rinascimentale “Palazzo Scaglia di Verrua”. Esposti troviamo quadri di grandi dimensioni, attratti da linguaggi astratto-concettuali, che raccontano di realtà sospese in atmosfere impalpabili, in immagini che sono realtà sovrapposte di nuvole e profili di montagne, pittoricamente relizzate mediante ripetuti strati di acrilico molto diluito,  o spray, su lino.

L’effetto è di morbida, pur se complicata, narrazione ma anche di imprevedibili sciabolate di luce che a prima vista ricordano le luminose volte tardobarocche del Tiepolo (fu proprio la visione dell’affresco del maestro veneziano a Würzburg a ispirare all’artista il progetto del soffitto a volta della “Chiesa di Santa Isabel” di Lisbona), così come i paesaggi “mentali” di Lorrain e Constable o certe inquietanti atmosfere alla Turner “a sort of delihtful horror”, come sottolineava a proposito del romantico pittore inglese il “Cicerone britannico”, Edmund Burke, teorico del concetto filosofico del “sublime”. Per non dire – com’è stato giustamente rilevato – di alcune sottili analogie fra i “cieli” di Biberstein con la pittura orientale e con la lievità e la delicatezza dell’arte zen. Pittura come “pratica spirituale.  Obiettivo di fondo, recuperarne la dignità in quanto strumento di visione e conoscenza del mondo. Esattamente l’opposto di quanto si prefiggono le sculture dipinte, i “volumi scuri”, denominati “Arte dello squallore”, prodotti, fra il 1985 e il 1989, da Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933): una serie di opere in poliuretano, ricoperte di tela e dipinte di colori scuri che intendono riportare l’attenzione alla “quarta generazione” – dopo i “Quadri specchianti”, gli “Oggetti in meno” e “Le Stanze” – dell’artista, ripresentato in Galleria con due importanti lavori di questo periodo, in cui l’artista biellese si propone di indagare sul rapporto fra pittura e scultura, in relazione allo spazio, alle dimensioni e alla superficie. “Così come nei ‘Quadri specchianti’, il tema cardine è il dualismo tra astrazione e immagine, concetto e realtà, le sculture sono invece portatrici di un ‘volume’ che dà spazio a una rottura con la bidimensionalità dell’immagine nonostante l’intervento pittorico. In questo caso la decisione di dipingere i volumi di scuro porta le opere ad assorbire, e non a restituire, la realtà”. Interessante la scelta di utilizzare un materiale non nobile come il legno e il poliuretano, che Pistoletto introduce nella sua ricerca a partire dagli anni ’80, sia per la maggiore velocità di lavorazione, sia per coerenza con i principi propri dell’“Arte Povera”, di cui l’artista è animatore e fattivo protagonista, e nella piena determinazione  dell’“Arte dello squallore”. Di un’arte che è dialogo dimesso con il tema del vuoto, dell’assenza e appunto dello “squallore”. Di “un’arte parassita – scriveva lo stesso Pistoletto – della mortificazione […] Massa di idee tritate, di oggetti triturati, di significati maciullati, macerati, ammollati e compressi. Frantumi di strumenti e di concetti: polvere stellare, schiuma cosmica, lava meteoritica, ghiaccio siderale”.

Ma  a ciò seguiranno altre “generazioni” (negli anni Novanta, la creazione diProgetto Arte” e a Biella di “Cittadellarte – Fondazione Pistoletto” e dell’“Università delle Idee” fino al più recente “Terzo Paradiso”) che lo porteranno nel 2003 al “Leone d’Oro alla Carriera” alla Biennale di Venezia e a Gerusalemme all’“Wolf Foundation Prize in Arts”. Era il 2007. E il cammino è proseguito e prosegue senza soste con mostre internazionali, iniziative varie e Premi; dal “Louvre” di Parigi, a Tokyo, a L’Avana, intensificando sempre più l’attività del “Terzo Paradiso” o terza fase dell’umanità “che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura”.

Gianni Milani

Michael Biberstein e Michelangelo Pistoletto

Galleria “Giorgio Persano”, via Stampatori 4, Torino; tel. 011/4378178 o www.giorgiopersano.org

Fino al 25 maggio

Orari: mart. – sab. 10/13 – 15,30/19

Nelle foto:

–         Allestimento “Galleria Persano”

–         Michael Biberstein: “RCC-Glider”, acrilico su lino, 2004

–         Michelangelo Pistoletto: “Superficie grigia”, materiale anonimo, 1985

Testimonianza da Buchenwald dove morì Mafalda di Savoia

Nelle memorie di Italo Mora,  superstite

La principessa d’Italia, d’Etiopia e di Albania Mafalda di Savoia (*Roma 19-11-1902) secondogenita di Vittorio Emanuele III° e di Elena di Montenegro, morì dissanguata per una seticemia causata da un assurdo intervento eseguito nelle baracche adibite a sale operatorie il 27-8-1944.Gli esperimenti pseudoscientifici sui prigionieri diedero la peggior fama al campo.La morte fu attribuita a Gerard Schiedlausky poi condannato  all’impiccagione nel 1948 dal tribunale di Amburgo.Ilse Koch, moglie di Karl comandante del campo,fu definita la strega di Buchenwald per il crudele sadismo nei confronti dei detenuti,scuoiandone la pelle per abbellire i paralumi della propria casa.
Criminale di guerra, odiata e definita cagna dagli stessi nazisti, morì suicida nel 1967.I prigionieri venivano inviati al lavoro forzato anche all’esterno nelle vicine fabbriche di Weimar in attesa di vederli morire dalla stanchezza e dal digiuno.Infatti a Buchenwald (bosco di faggi) le camere a gas erano pressoché inesistenti.Il campo, costruito su una collina densa di faggi tra il 1937 e il 1945, divenne uno dei più spaventosi lager della Germania nazista.
Le baracche furono costruite dai detenuti con il legname della vicina foresta prediletta da Goethe.Le SS salvarono l’albero sotto il quale il poeta amava scrivere le proprie opere, distrutto in seguito dal bombardamento USA del 24-8-1944.Oggi la strada che attraversa il bosco é denominata blutstrasse (via del sangue)in memoria degli oltre 54000 detenuti uccisi.Weimar non viene così solo ricordata per la nascita della prima costituzione democratica,ma anche per il memoriale costruito nel 1958 dalla DDR dove furono riportati i nomi delle 18 nazioni di provenienza dei morti nel campo di concentramento.
Mio zio materno Italo Mora (1922-2014)era stato arruolato nel battaglione Exilles della 1° divisione alpina Taurinense che prese parte all’invasione della Jugoslavia.Fu catturato con il suo reparto in Montenegro nel 1944  dalle divisioni tedesche in ritirata dalla Grecia.Deportato a Buchenwald, riuscì ad evitare i lavori forzati per la propria abilità ed esperienza in falegnameria.Questo gli permise di stringere amicizie con i carcerieri ed avere contatti con il mondo esterno al campo.Ma il tempo stava per scadere.Infatti il giorno 10-4-1945 era già stato destinato al forno crematorio.
Per fortuna una signora molto amica di Italo conosciuta per il rifornimento dei materiali utili al proprio lavoro nel campo,lo aiutò a fuggire insieme a due compagni di baracca.Rimasero nascosti per una settimana in un fossato ai margini di un campo di patate ricoperti dalle sterpaglie fino alla liberazione avvenuta il giorno 11-4-1945 da parte del contingente americano.
Italo riuscì a farsi regalare alcune fotografie del campo di concentramento da un reporter,conservate ancora oggi dalla propria famiglia.Al termine della guerra incontrò l’amica tedesca che gli permise di sopravvivere e nonostante la perdita di una gamba dovuta ad un incidente sul lavoro non rinunciò ai tanti viaggi in Sudafrica e in Sudamerica.Dopo avermi raccontato la sua singolare esperienza,Italo morì a Morano Po alla veneranda età di 92 anni.
Armano Luigi Gozzano

Operazione “Oro rosso” contro i furti di rame

Un uomo  indagato, 79 persone controllate, 19 ditte ispezionate dislocate sul territorio, 13 su strada, 31 operatori del Compartimento Polizia Ferroviaria del Piemonte e della Valle d’Aosta impegnati nelle attività di controllo. Questo il bilancio della 3^ operazione “Oro Rosso” dell’anno 2022, organizzata dal Servizio Polizia Ferroviaria in ambito nazionale, una giornata dedicata al contrasto dello specifico fenomeno criminoso dei furti di rame, nonché delle violazioni alle norme ambientali sullo smaltimento di rifiuti speciali.

 

In particolare, a Torino la Squadra Amministrativa compartimentale ha denunciato l’amministratore delegato di una ditta specializzata del torinese, in quanto gestiva rifiuti senza le previste autorizzazioni e ha elevato, inoltre, 3 sanzioni amministrative ad autotrasportatori di imprese collaboratrici per violazioni al testo Unico Ambientale, relative alla documentazione in materia di trasporto di rifiuti, per un importo complessivo di circa 8.300 euro.