Un’edizione rinnovata di Stradegustando
Nel territorio di Marene il 4 maggio prossimo
Il 4 maggio prossimo si rinnoverà la passeggiata enogastronomica con tipicità locali, nota come “Stradegustando”, tipicità che vanno dalla carne bovina di razza piemontese al marenotto.
Stradegustando nasce nel 2015 per volontà della Pro Loco di Marene, allo scopo di valorizzare il patrimonio culturale del territorio piemontese attraverso lo sviluppo della cultura popolare costituita dell’agricoltura, dell’allevamento, dai prodotti e piatti tipici e dalla riscoperta del territorio rurale. Le sinergie necessarie per la sua realizzazione sono costituite da persone che vivono il territorio e che, in diversi ambiti, decidono di sperimentare le proprie capacità, le collaborazioni e le relazioni con le istituzioni, gli enti e le associazioni del territorio, che hanno dato vita ad una rete di rapporti che ha permesso in queste edizioni di formare un team sinergico.
Stradegustando è un percorso enogastronomico di circa 8 km. che si sviluppa attraverso i territori rurali che circondano Marene ed è costituito da sette tappe degustative dalla colazione al dolce. Buona parte delle tappe sono ubicate in un contesto rurale di tipica cascina piemontese con la stalla, la casa padronale, il fienile e il cortile, l’aia piemontese.
Stradegustando presenta anche un aspetto green perché, oltre a svolgersi in un territorio rurale, prevede posti a sedere per degustare al meglio le pietanze, e il servizio è composto da posate in acciaio e piatti di ceramica, favorendo la riduzione di inquinamento e di rifiuti. Attenta allo spreco, preserva la natura. Questa edizione è caratterizzata dalla presenza di Ricicletta, un’ecocompattrice per il recupero del pet; si tratta di un progetto italiano piemontese di una macchina dotata di pressa azionata tramite pedali che compattano le bottiglie, ideata per momenti ludico- promozionali per avvicinare i cittadini alla raccolta selettiva della plastica.
Il ritrovo per i partecipanti di Stradegustando è in piazza Carignano a Marene. Alle 9, alla presenza delle autorità, vi sarà il taglio del nastro e l’avvio della IX edizione di Stradegustando, dalle 9.30 alle 13 la partenza da piazza Carignano e dalle 9.35 alle 20 lo svolgimento della manifestazione.
“Manifestazioni come Stradegustando – ha spiegato l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca, Parchi della Regione Piemonte, Paolo Bongioanni – vanno nella stessa direzione del brand ‘Eccellenza Piemonte-Piemonte is’ che abbiamo presentato a Vinitaly e che accompagnerà le produzioni di qualità dell’agroalimentare piemontese. I prodotti che verranno serviti sono infatti tutti espressione del territorio di Marene e di qualità garantita. È importante che “Stradegustando” possa ottenere il riconoscimento come manifestazione di interesse regionale. Per la prima volta dopo 25 anni torneremo a finanziare le fiere legate alle produzioni tipiche del territorio, con le opportunità di sviluppo che ne possono derivare”.
Mara Martellotta
Escursione tra colline e chiese a Cantavenna
Escursione naturalistica di circa 7 km, con visita alle cinque chiese di Cantavenna, sabato 12 aprile prossimo
L’associazione “I love Cantavenna”, in collaborazione con la guida escursionistica Augusto Cavallo, organizza una escursione naturalistica di circa 7 km con 220 metri di dislivello con visita alle cinque chiese del caratteristico borgo di Cantavenna sospeso tra colline e pianure offrendo numerosi panorami.
Il ritrovo è previsto a partire dalle 14.30 di sabato 12 aprile in piazza Cantavenna per le iscrizioni. La partenza sarà alle ore 15. Il cammino prevede una durata di circa a tre ore e il termine del giro è stimato verso le 18. L’itinerario include una serie di tappe presso ognuna delle cinque chiese che si trovano nel concentrico e nelle zone limitrofe, per una visita anche all’interno con una narrazione delle informazioni principali da parte dei volontari locali. Tra un edificio religioso e l’altro, verranno attraversate varie zone boschive e coltivate, approfittando dei panorami campestri sulle vicine vallate e colline del Monferrato e sull’adiacente pianura del vercellese. Attrezzature necessarie per l’escursione: abbigliamento comodo, scarpe da trekking, cappellino e scorte d’acqua. All’arrivo ci sarà la possibilità di partecipare alla merenda sinora monferrina preparata dai volontari dell’associazione “I love Cantavenna”, a partire dalle ore 18. La partecipazione all’evento prevede un costo di 9 euro per la camminata e per la merenda sinoira, facoltativa, un costo di 11 euro.
Prenotazioni: rivolgersi ad Augusto Cavallo al 339 4188277 – augusto.cavallo66@gmail.com
Mara Martellotta
Il 9 e il 10 aprile a Torino fa tappa il progetto LED Leader Esercenti Donna, il programma nazionale di mentoring dedicato alle professioniste dell’esercizio cinematografico ideato da ANEC Associazione Nazionale Esercenti Cinema in collaborazione con le proprie diramazioni territoriali. Torino accoglierà il gruppo delle 12 esercenti provenienti da diverse parti d’ Italia per far scoprire loro alcune delle eccellenze piemontesi in ambito cinematografico.
Il programma prevede la visita delle sedi operative di: Film Commission Torino Piemonte che quest’anno compie i 25 anni di attività; ODS Operatori Doppiaggio e Spettacolo per approfondire la sonorizzazione e il doppiaggio audiovisivo; Museo Nazionale del Cinema che conserva un patrimonio di 2 milioni di opere tra film, manifesti, fotografie, apparecchi e che ha la sede espositiva nella Mole Antonelliana.
Il progetto LED è un programma di mentoring nel settore dell’esercizio cinematografico affinché le professioniste possano essere protagoniste dell’innovazione dei processi e delle strategie imprenditoriali, con vantaggi a lungo termine per l’industria cinematografica. Grazie ad attività di mentoring e formazione, LED supporta la crescita personale e professionale di imprenditrici e lavoratrici dell’esercizio cinematografico, contribuisce a colmare il gender gap nella leadership delle imprese dell’esercizio creando maggiori occasioni di networking. Nella classifica mondiale sull’ampiezza del divario di genere realizzata nel 2022 dal WEF, l’Italia occupa la 63esima posizione e il settore dell’esercizio cinematografico registra un numero esiguo di professioniste in ruoli apicali e di rappresentanza. Basti pensare che se in media il personale complessivo delle sale è al 50% femminile, nelle posizioni apicali questa parità si riduce passando al 30%.
Torino è una delle tappe del percorso che ha già previsto e svolto incontri in presenza in occasione delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento e Riccione, alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, agli incontri del cinema d’essai di Lucca, alla Festa del Cinema di Roma e al Festival Internazionale di Cinema e Donne di Firenze.
Per Marta Valsania, segretaria generale Agis-Anec Piemonte – Valle d’Aosta tra le tutor del progetto “Torino è una tappa naturale in questo percorso. Ospitare l’iniziativa nella nostra città, che storicamente ha una forte vocazione cinematografica, significa riconoscere in Torino un punto di riferimento e di avanguardia del settore. La nostra filiera, dalla produzione, alla distribuzione, alla promozione e all’esercizio anche grazie alla grande attenzione che ci ha riservato la Regione Piemonte con importanti misure di sostegno, sta lavorando in maniera coesa e compatta per il raggiungimento di obiettivi comuni nella certezza che il cinema possa essere un importante leva di sviluppo per il nostro territorio”.
Le protagoniste
Le sei allieve della seconda edizione di LED | Leader Esercenti Donne, espressione delle diverse realtà territoriali e tipologie aziendali, sono (in ordine alfabetico): Viviana Bellacicco (UCI Cinemas, Lazio) Regional Operation Manager; Roberta Farneti (The Space Cinema, Lazio) Screen Content Booker; Elisabetta Graziano (Multisala Partenio di Avellino, Campania) Digital Sales Executive; Claudia Placuzzi (Cinema Eliseo di Cesena, Emilia-Romagna) Addetta alle vendite; Chiara Scurati (Cineteca Milano Metropolis di Paderno Dugnano, Lombardia) Assistente Progetti e Valeria Taglioni (Cinema Intrastevere di Roma, Lazio) Addetta polifunzionale con mansioni vice-direttive.
Le sei mentori, oltre a essere figure femminili di riferimento per il settore, sono a loro volta espressione delle diverse realtà, anche territoriali, dell’esercizio e sono elencate in ordine di abbinamento alle allieve: Isabella Cicero (Cinema Teatro Metropol di Corigliano-Rossano, Calabria) Responsabile Amministrativa e Direttrice Artistica; Sara Greco (Cineteatro DB d’essai di Lecce, Puglia) Vicedirettrice; Sandra Campanini (Cinema Rosebud di Reggio Emilia, EmiliaRomagna) Responsabile Ufficio Cinema del Comune di Reggio Emilia; Veronica Savio Boero (The Space Cinema, Lazio) Director Conferencing & Events Manager; Titti Dambra (Multisala Paolillo di Barletta, Puglia) Direttrice; Denise Ciavarella (UCI Cinemas, Lombardia) Regional Operation Manager.
Supervisor è Elisabetta Hoch, Film Booking & Operation Manager del circuito Notorius Cinemas, già allieva nell’edizione 2020-2021 del progetto sovranazionale Women’s Cinema Leadership Programme varato dall’UNIC (Unione Internazionale dei Cinema) e mentore per la successiva edizione 2023-2024.
Ad affiancare Anita Di Marcoberardino, Segretaria regionale ANEC Lombarda e curatrice del progetto per la Presidenza nazionale, le tutor regionali: Laura Giraud, Segretaria regionale ANEC Liguria, Elena Pagnoni, Segretaria regionale ANEC Emilia-Romagna, Francesca Rossini, Segretaria Interregionale ANEC Puglia e Basilicata, Deborah Sapienza, Segretaria Regionale ANEC Sicilia, Marta Valsania, Segretaria Regionale ANEC Piemonte e Valle d’Aosta.
La luce invisibile
Al Palazzo delle Feste la mostra fotografica di Vittorio Palma con le immagini della Val di Susa ripresa con la tecnica dell’infrarosso.
Si intitola “La luce invisibile. La Valsusa si veste in infrarosso”, la mostra fotografica di Vittorio Palma, che sarà inaugurata, il prossimo 12 aprile, alle 17,30, al Palazzo delle Feste di Bardonecchia.
La mostra si compone di circa 50 immagini scattate in Val di Susa “con fotocamere appositamente modificate – spiega Vittorio Palma – per catturare l’infrarosso vicino, ossia una luce invisibile, senza colori, che si traduce in immagini in bianco e nero dal forte contrasto ed in cui la vegetazione risulta quasi bianca, molto luminosa. Ecco, quindi, che gli incantevoli paesaggi della Valsusa, seppure ancora riconoscibili, si trasformano in una proiezione interiore dell’occhio del fotografo”.
La mostra si compone di tre aree tenatiche: la prima consiste di immagini di paesaggi esclusivamente in bianco e nero (infrarosso puro), la seconda di immagini dai falsi colori e la terza immagini ravvicinate di soggetti naturali.
Ogni fotografia è accompagnata da una didascalia, che include versi tratti da poesie famose o citazioni di personaggi celebri e frasi scritte dal fotografo.
“Credo – conclude Vittorio Palma – che sia la prima volta in assoluto che la Valsusa viene mostrata e ripresa in questa ‘luce invisibile’ e di questo mi sento orgoglioso visto che amo da sempre questa Valle”.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 4 maggio.

📅 Giovedì 10 aprile 2025
🕕 Dalle 18:00 alle 19:00
Un nuovo appuntamento di Parla con Me® ci aspetta giovedì 10 aprile, in diretta dalle 18:00, per esplorare insieme come sta cambiando la comunicazione nel mondo ortofrutticolo e agroalimentare.
Un confronto a più voci su strumenti, linguaggi e strategie per rendere la narrazione dell’agricoltura più autentica, efficace e vicina alle persone.
🎤 Interverranno:
🔹 Francesca Magnoni – Comunicazione in agricoltura sostenibile tramite TV, radio e web | Coordinatrice progetto Agrinet4Women
🔹 Raffaella Quadretti – Comunicazione ortofrutticola attraverso web/newsletter | Direttrice myfruit.it – Project Leader Fruit Gourmet
🔹 Cristiano Spadoni – Comunicazione e innovazione connessa alla PAC | Image Line – CommunicationManager www.cap4agroinnovation.eu
🎙️ Simona Riccio – in veste di relatrice e moderatrice, Host di Parla con Me® | Comunicazione digitale e sociale nel settore agroalimentare
💬 Temi della puntata:
1️ Il dietro le quinte della comunicazione: storie ed esperienze reali
2️ Il ruolo dei canali digitali e social nel racconto dell’ortofrutta
3️ Comunicare l’agricoltura alla società civile: sfide e opportunità
4️ Focus su politiche agricole e innovazione connesse alla PAC
Una diretta da non perdere, pensata per chi lavora nella comunicazione agroalimentare ma anche per chi è curioso di scoprire come si racconta oggi l’agricoltura che guarda al futuro.
📍 In diretta su:
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Presentazione, al “Circolo dei Lettori” di Torino, del tema scelto per la sesta edizione del Festival
Sabato 12 aprile, ore 16
Una giovane ragazza si apre un varco fra la fitta vegetazione “simbolo della complessa rete di regole e restrizioni disseminate da sempre lungo il cammino delle donne”. Il volto é però sorridente, proprio di chi, pur se a fatica, riesce comunque a farsi strada superando le non poche e rischiose difficoltà incontrate nel percorso; la bocca è aperta “a rappresentare la parola liberata”. L’immagine – guida della sesta edizione di “Contemporanea. Parole e storie di donne”, progetto della biellese Associazione “BI-Box – APS” (a cura di Irene Finiguerra, Barbara Masoni, Stefania Biamonti, Laura Colmegna, Patrizia Bellardone e Mariangela Rossetto) rappresenta alla perfezione il tema della nuova edizione del Festival “Al cuore dei tabù”ed è opera egregia per intuizione concettuale, segno nitido e vibrante cromia dell’artista romana, residente a Parigi, Francesca Protopapa(alias “Il Pistrice”). Dunque, “tabù”. “Tabù” di genere.
E quanti, mai del tutto superati, per le donne! “Tuttavia – sottolineano da ‘BI-Box’ – in ogni tabù si nasconde un’opportunità per sfidare i limiti e riscrivere le regole. Nel 2025, il fil rouge che caratterizzerà il festival di settembre (da venerdì 26 a domenica 28) invita a superare ciò che ci trattiene, a mettere in discussione preconcetti e tradizioni e a dare spazio a ciò che non può essere detto. Si va insieme al cuore dei ‘tabù’, trasformandoli in storie di possibilità, apertura e forza creativa”.
L’appuntamento per l’anteprima del Festival è in programma sabato 12 aprile, al torinese “Circolo dei Lettori” di via Bogino 9, dalle 16 alle 19,15, con otto ospiti d’eccezione impegnate a declinare il tema di quest’anno, ognuna a proprio modo.
Si inizia con un “monologo” di Barbara Frandino scritto appositamente per l’occasione, in cui si affronta un tabù “poco esplorato”: quello dell’ “infelicità”. Obiettivo della scrittrice, quello di “rivalutare l’accettazione della sofferenza come atto rivoluzionario di consapevolezza e libertà”.
A seguire focus sul “linguaggio dell’arte”,utilizzato da “Contemporanea” come chiave di lettura del mondo fin dalla sua prima edizione. Ecco allora, su questa linea, l’incontro con Francesca Alinovi, protagonista dell’appuntamento con la giornalista e critica musicale Giulia Cavaliere , che approfondisce la sua opera a partire dal libro “Quel che piace a me” (Electa, 2024), restituendo il ritratto di una critica “carismatica, anticonformista e visionaria”. Anna Peyron (la “gallerista di Pistoletto, Merz e Boetti” nonché magica fondatrice del “Vivaio Anna Peyron” di Castagneto Po, specializzato nella coltivazione di rose antiche e botaniche, ortensie, clematidi, piante e bulbi per amatori) racconta invece un periodo di grande fermento culturale attraverso il saggio “L’arte che abbiamo attraversato” (add editore, 2024): un viaggio nella Torino del “boom economico”, tra entusiasmo e trasformazioni che hanno segnato la scena artistica della città.
A partire, invece, da “Il mito della bellezza” di Naomi Wolf, Simona Gavioli, critica d’arte e curatrice indipendente, osserva e riflette sulla trasformazione dell’ideale di bellezza imposta da “tabù da infrangere”, diventando un campo di battaglia nell’arte contemporanea.
L’evoluzione del “ruolo del femminile” è al centro dell’incontro successivo con Eloisa Morra(professoressa associata di “Letteratura italiana contemporanea” all’“Università di Toronto”, dove coordina il progetto “Sciascia Archive”) che si svilupperà intorno al testo “La mela e il serpente” (nottetempo, 2025) di Armanda Guiducci: un testo definito dalla stessa Morra “radicale nel pensiero e nelle pratiche”, che, intrecciando esperienza individuale e collettiva, mescola antropologia e memoir per costruire una nuova consapevolezza delle donne e del loro posto nel mondo.
Alle 18, il contributo dell’Associazione biellese (attiva sul tema della violenza contro le donne) “Mafalda VocidiDONNE” rende omaggio alla scrittrice milanese Brunella Gasperini (1918 – 1979) con la lettura di un racconto tratto da “Storie d’amore, storie d’allegria”, Rizzoli 1976 . Un momento di ascolto dedicato a una “voce libera e fuori dagli schemi, ancora oggi attuale nel suo messaggio”.
A chiudere la giornata, lo speech della giovane scrittrice torinese Giulia Muscatelli che prende le mosse dal suo ultimo libro “Io di amore non so scrivere”, un’indagine sul linguaggio e sulle esperienze degli adolescenti di oggi, per capire come siano vissute e raccontate dai giovani le relazioni nell’epoca digitale.
Ricordiamo ancora che, sabato 17 maggio, “Contemporanea” sarà a Milano, ospite per la prima volta della “Fondazione Mondadori”, con una nuova tappa di avvicinamento alla data d’inizio Festival. Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito.
I possessori della Carta “Io leggo di Più” del “Circolo dei Lettori” possono prenotare (tel. 011/8904401 o info@circololettori.it ), fino a esaurimento posti.
Per ulteriori info e programma dettagliato: www.contemporanea-festival.com
g.m.
Nelle foto: Francesca Protopapa, Immagine-guida “Contemporanea 2025”; Barbara Frandino (Ph. Denitza Diakovska); Anna Peyron; Simona Gavioli
Il Toret: quando i simboli dissetano
Malinconica e borghese, Torino è una cartolina d’altri tempi che non accetta di piegarsi all’estetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre l’arancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano all’irruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo “a misura d’uomo”, con tutti i “pro e i contro” che tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma l’antica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri “sudaticci” ma ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito – e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.
1. Torino capitale… anche del cinema!
2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo
3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici
4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio
5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente
6. Chi ce l’ha la piazza più grande d’Europa? Piazza Vittorio sotto accusa
7. Torino policulturale: Portapalazzo
8.Torino, la città più magica
9. Il Turet: quando i simboli dissetano
10. Liberty torinese: quando l’eleganza si fa ferro
9. Il Turet: quando i simboli dissetano
Eccoci quasi arrivati alla fine del ciclo di articoli sui primati torinesi, e come in tutti gli elenchi ho voluto lasciare “il meglio” per ultimo.
Lo sapete da dove deriva la parola “rubinetto”? Questa la definizione dal dizionario: “Dal fr. robinet, der. di robin, nome dato pop. ai montoni, perché le chiavette, in passato, avevano spesso la forma di una testa di montone •sec. XVI.” Si, l’etimologia fa riferimento ai “montoni”, forse proprio per questo motivo le fontane costruite tra il Quattrocento e il Cinquecento hanno spesso forma di testa di animale, tale tradizione svanisce tuttavia nel corso dei secoli, per lasciare spazio a costruzioni più semplici e lineari. Questo accade quasi dappertutto, tranne che in una città, indovinate quale?
Il record di cui vorrei raccontarvi oggi è assai peculiare, nonché decisamente riconducibile alla nostra urbe, mi riferisco ai famosi “torèt”.
Credo che per noi abitanti del luogo, tale dettaglio urbano, sia qualcosa di “abituale”, una presenza quasi scontata e banale, perché come tutti siamo anestetizzati e distaccati nei confronti dei beni che già possediamo, mentre tutto il nostro desiderio si rivolge costantemente alle meraviglie che si trovano dall’altra parte del mondo.
Quando re-impareremo a guardare, ci accorgeremo del minuzioso incanto delle fontanelle che pullulano tra le nostre piazze e le nostre vie, mi riferisco a quelle strutture a forma di “torèt” che i turisti si fermano a fotografare, spesso divertiti e stupiti, giacché non capita in molte altre metropoli di imbattersi in simili fonti d’acqua.
Anche il numero di tali impianti è sbalorditivo: sono 800 i “piccoli tori” che si occupano senza sosta di dissetare gratuitamente la cittadinanza e i visitatori.
È bene ricordare che la comunità pedemontana continua a costruire le proprie sorgenti cittadine, sempre con tali sembianze, da più di centosessant’anni, rifacendosi all’antica tradizione che associa per assonanza – e altre motivazioni relative alla mitologia- l’effige del toro e la denominazione “Torino”.
Si sa, l’acqua corrente non è sempre stata disponibile presso le abitazioni del popolo. Nell’Ottocento le persone prelevavano l’acqua dai pozzi dislocati nei vari cortili o in quelli artesiani, dove le acque sotterranee emergevano naturalmente, senza bisogno di specifici strumenti di estrazione. Tale abitudine comportava però problemi igienico-sanitari, annessi ad esempio all’inquinamento delle fonti o alle eventuali contamizioni delle falde.
La città sabauda allora – che ci piaccia o meno- si ispira ad un progetto diffusosi nelle capitali della Francia, ossia un sistema idrico costituito da fontanelle che forniscono acqua 24 ore su 24. Per differenziarsi dai nemici-amici gallici i torinesi ideano una specifica forma, tutta nostrana, per sorgenti urbane: ecco la nascita del “torèt”.
Grazie a tali invenzioni, anche nel capoluogo piemontese, diventa possibile ovviare alle numerose difficoltà quotidiane incontrate dalla popolazione. Intorno al 1859, viene progettato il primo acquedotto che irrori svariate fontanelle pubbliche, inoltre, nel 1861 – dopo un mese dall’unità d’Italia- la Giunta Comunale individua ben 81 zone da predisporre proprio come “punti d’acqua” potabile.
Un anno dopo vengono presentati i famigerati progetti delle “fontanelle”, tali e quali a quelli che tutt’ora possiamo visionare passeggiando per le strade. Da subito vengono redatte delle mappe per rendere più facilmente trovabili queste costruzioni, all’inizio si contano ben 45 “torèt”, poi nel tempo, il numero delle fontane aumenta sempre più, fino a raggiungere la moltitudine da record odierna.
Il primo esemplare viene edificato all’angolo tra via San Donato e via Balbis, nei pressi di Piazza Statuto; oggi però la struttura appare piuttosto nuova, questo perchè dopo più di cent’anni di onorato servizio il piccolo toro originale è stato sostituito, la collocazione però è rimasta la medesima.
Il “torèt” si presenta sempre uguale in ciascuna delle sue copie: forma parallelepipeda di circa un metro d’altezza, l’estremità superiore è arcuata, con una griglia di scolo in basso, spesso dotata di una conca centrale da cui possono bere anche gli amici a quattro zampe. Il materiale utilizzato è la ghisa, il colore che ricopre la lega ferrosa è un particolare tono di verde, facilmente definibile “verde bottiglia”. E poi c’è ovviamente l’elemento distintivo: il rubinetto a forma di testa di toro.
Fin dal principio tali gorghi mostrano un’estetica inconfondibile, divengono subito un caratteristico arredo urbano, tant’è che oggi sono addirittura acquistabili in formato di gadget-portachiavi, piccoli souvenir ideati dal Comune di Torino per promuovere l’immagine dell’antica città dei Savoia.
Dietro all’apparente frivolezza dell’oggetto si cela un’attenzione rivolta all’ambiente e alla salute, la manutenzione delle fontane è affidata alla SMAT (la Società Metropolitana Acque Torino), che si occupa di erogare agli avventori assetati acqua gratuita, di buona qualità e regolarmente controllata, il ricambio costante del flusso impedisce così la formazione di ristagni che potrebbero generare la proliferazione di batteri. È bene sottolineare inoltre che non vi è alcuno spreco idrico: l’acqua “non bevuta” ritorna infatti nelle falde sotterranee – oltretutto in qualità ancora migliore rispetto a prima-.
Esistono anche dei “torèt” versione “ingrandita”, si tratta delle ironiche e bizzarre sculture realizzate da Nicola Russo a partire dal 2021. Il lavoro dell’artista nasce dall’idea che i piccoli tori possano rompere la fontanella che li tiene soggiogati, mostrandosi in tutta la propria possanza di mammifero artiodattilo. Le sculture possono apparire panciute e goffe, ma si sa, “noi del nord” non siamo noti per ilarità e autoironia, Nicola Russo ha così dovuto spiegare le proprie creazioni poste sul territorio cittadino: “il toret vede la sua amata città vivere un momento di difficoltà a causa del Covid e allora decide di uscire dal suo guscio in ghisa, per dare un segno di cambiamento e per spingere tutta la città a una rinascita.
Non importa se è panciuto e goffo, lui si mostra così com’è fatto per portare il suo messaggio di speranza. Il suo è quindi “un gesto di coraggio, perché senza coraggio non c’è futuro”.
È bene dunque superare lo scetticismo del primo sguardo, anche perchè l’iniziativa dello scultore ha un duplice intento virtuoso: da una parte egli si appoggia solo ad aziende piemontesi, in modo da incentivare una ricaduta economica sul territorio, dall’altra lo scultore ha deciso di devolvere parte dei ricavati alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus di Candiolo.
Anche stavolta mi viene da terminare con un “ Ὁ μῦθος δηλοῖ ὅτι ” (“la favola insegna che”). Mai fermarsi alle apparenze, perché dietro la semplicità si cela sempre la preziosità di un grande insegnamento e nella goffaggine di un sorriso si può trovare la forza per proseguire ciascuno nel proprio percorso.
Alessia Cagnotto