Domenica 5 febbraio alle 14 il PalaMoncrivello di via Moncrivello 8/a ospita la prima partita casalinga della HB Torino Uicep contro il Basket Pegli.La prossima settimana prenderà avvio anche il campionato dei ragazzi del minibasket. Sarà un torneo a quattro, le partite interne verranno disputate nel consueto PalaMoncrivello Credit foto: UISP Pallacanestro in carrozzina Info → www.uisp.it/pallacanestro2 |
Valle (Pd): “A rischio la ciclovia Vento”
LA REGIONE BLOCCA IL COMPLETAMENTO DEI LAVORI SUL TRATTO PIEMONTESE
L’idea della ciclovia Ven.To, Venezia-Torino, un percorso ciclabile protetto che una volta completato connetterà Torino a Venezia, nasce nel 2010 da un’idea del Politecnico di Milano. Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto insieme per costruire uno dei più bei percorsi di cicloturismo d’Europa.
A fine 2019 si è concluso il progetto di fattibilità tecnica ed economica per tutti i 705 km della ciclovia VENTO. Il primo caso in Italia di una progettazione unitaria per una ciclovia turistica di queste dimensioni.
Il Piemonte ha al momento 3 lotti finanziati: il nuovo ponte stradale sulla Dora prima di Crescentino, il tratto Chivasso-Trino coperto da finanziamento statale ed il superamento della centrale di Trino. Quest’ultimo conta su un finanziamento da 460 mila euro derivante dagli oneri di compensazione ambientale per la dismissione della centrale nucleare.
Questa porzione si trova in parte su terreno della Sogei-il gestore dell’impianto di Trino-ed in parte su territorio di competenza regionale. Bene, la Sogei entro marzo completerà il tratto sul suo terreno, mentre la Regione continua a non dare a SOGEI il permesso di costruire sull’area di competenza regionale, perché non vuole accollarsi la successiva gestione.
Davide Galli, responsabile Sogin per lo smantellamento, ha dichiarato al consiglio comunale di Trino: “Se la regione entro marzo non ci darà l’autorizzazione, quei tratti non saranno realizzati. Si tratta di un impiego da 140.000 euro sui 460.000 totali da noi impegnati per la ciclovia. Abbiamo avuto lunghe riunioni inconcludenti coi funzionari regionali ma se la regione non vuole accollarsi la gestione, noi andiamo avanti col tratto sui nostri terreni. Visto che si tratta di compensazioni per il territorio, quei soldi li useremo per fare altro. Non possiamo permetterci di spendere il doppio per le indecisioni regionali”.
Secondo il Vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, che nel 2020 aveva percorso in bici l’intera tratta tra Torino e Venezia, sensibilizzando sindaci e amministratori lungo il percorso, l’atteggiamento della Regione è particolarmente miope. “La nostra amministrazione continua a non rendersi conto degli enormi introiti turistici che questi percorsi portano ai territori, un turismo sostenibile e presente 9 mesi l’anno, composto per la maggior parte da stranieri del nord Europa, ma anche da molti italiani”. sostiene Valle, dati alla mano. “Il cicloturismo vale 11 miliardi di euro in Europa, ma senza andare lontano basta vedere cosa ha portato in Liguria la pista ciclabile del Ponente, con l’esplosione delle attività locali e del piccolo commercio. È già avvilente che l’Ente regionale non abbia considerato di portare finanziamenti sui tratti ancora scoperti, ma in questo caso c’è solo da mettere a disposizione una striscia di terreno per un’opera che pagheranno altri”.
Anche dai dettagli architettonici emerge il fascino degli edifici di varie epoche nel centro di Torino. Le foto sono di Loredana Frisoli.
Caro direttore, Valerie, che qui riceve il battesimo da Don Stefano Votta, è stata battezzata insieme ad altri due bimbi stamane nella Chiesa al centro della Barriera di Milano.
Nel giorno in cui il Vangelo di Matteo dice che il Cristiano deve essere il sale e la luce nella società in cui vive , il Parroco ha detto che questa Luce i cristiani la debbono portare anche nelle strade della morte di Barriera. Venire a Messa qui ti fa amare di più il messaggio eterno del Vangelo e di Gesù. Al termine della Messa il Centro aiuto alla vita di Via Sesia ha rendicontato l’aiuto e il sostegno date a 70 mamme nel corso del 2022 a portare avanti la gravidanza.
Mino Giachino
Il Pd non è più un “partito plurale”
Come si suol dire in gergo, non tutto vien per nuocere. Il “nuovo Pd”, come lo definiscono i capi e i dirigenti delle infinite correnti di quel partito, finalmente punta a diventare il partito della sinistra italiana.
O meglio, il partito che si candida ad essere l’interprete esclusivo del tradizionale e
storico filone della sinistra italiana, ovvero la filiera del Pci/Pds/Ds. Certo, esiste la concorrenza
della “sinistra per caso”, interpretata egregiamente dalla versione populista e trasformista dei 5
stelle. Una minaccia insidiosa perchè non avendo una cultura politica definita alle spalle e un
progetto politico altrettanto chiaro, possono cavalcare qualunque spinta della società per marcare
la propria natura “progressista” e di “sinistra”. Per cui possono essere contemporaneamente
ecologisti, poi pacifisti, poi assistenzialisti, poi pauperisti e poi di nuovo il contrario di tutto a
seconda di ciò che si decide di cavalcare di volta in volta. Una minaccia, comunque sia,
indubbiamente pericolosa ai fini della rappresentanza di alcuni segmenti della società, come
hanno confermato le elezioni dello scorso 25 settembre e come confermano quotidianamente i
vari sondaggi sul peso dei rispettivi partiti.
Ma, per fermarsi alla storica sinistra italiana, è abbastanza evidente che si è chiusa
definitivamente una fase politica nella esperienza concreta del Partito democratico. Riflessione
che, del resto, viene ripetuta con insistenza da parte della stessa maggioranza dei dirigenti
dell’attuale Pd in questo periodo congressuale. Salvo, comprensibilmente, alcuni storici capi
corrente che hanno giocato tutte le parti in commedia in questi anni e che sono legati solo ed
esclusivamente dal collante del potere. Con la presenza infinita nelle aule parlamentari e nel
Governo.
L’elemento politico che, però, merita di essere richiamato ed approfondito è che il Partito
democratico chiude definitivamente, al di là della propaganda e delle dichiarazioni burocratiche e
di rito, la stagione del “partito plurale” che era stato disegnato e costruito con il “Manifesto dei
valori” stilato nel 2007 con il contributo fondamentale e determinante di autorevoli personalità
della politica e della cultura del nostro paese come Alfredo Reichlin e Pietro Scoppola. È di tutta
evidenza che l’obiettivo politico, condiviso questo sì da tutto il partito, di ricostruire e ridefinire
l’identità, il ruolo, la funzione e la “mission” della sinistra italiana nel nostro paese, fa del Pd un
partito – o il partito – della sinistra italiana al di là e al di fuori di qualsiasi altra finalità politica. E,
questo, è un elemento importante perchè contribuisce a ridare chiarezza alla stessa politica
italiana archiviando definitamente ed irreversibilmente quella “pluralità” che aveva caratterizzato la
concreta esperienza del Pd dalla segreteria di Veltroni in poi. E la ricostruzione della sinistra,
seguendo la filiera della cultura ex e post comunista del nostro paese, può dare un contributo
decisivo anche per la stessa correttezza e trasparenza della dialettica democratica
contemporanea. Certo, poi ci sono – del tutto legittimamente – delle sfumature all’interno del
campo della sinistra italiana. Da una interpretazione di “partito radicale di massa” interpretato con
coerenza e determinazione dalla candidata alla segreteria del partito Elly Schlein, per dira con
Luca Ricolfi, ad una interpretazione altrettanto coerente e trasparente della concezione di partito
post comunista interpretata da Bonaccini. Comunque sia, e al di là delle mille “sfumature di
rosso” presenti all’interno del pianeta della sinistra italiana, è evidente a tutti – tranne a chi
continua a beneficiare di ruoli di potere e di incarichi prestigiosi – che altre culture, come ad
esempio quella popolare e cattolico sociale, sono del tutto fuori luogo e fuori tempo in quel
campo politico. E la conferma arriva proprio dalla volontà di protagonismo che sale dalla base
della tradizione e della cultura del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese in questa
fase storica. Un protagonismo che non può più essere inglobato all’intero di partiti o movimenti
politici che hanno un’altra ragione sociale, che perseguono un altro progetto politico e che,
soprattutto, sono espressione di un’altra cultura politica. Per questi semplici motivi, il ritorno della
sinistra italiana- semprechè si avveri nella coerenza del suo progetto politico e di governo – può
finalmente innescare un meccanismo virtuoso anche per altre culture politiche che, come ovvio,
sono “radicalmente altro” rispetto alla tradizione del post comunismo nella storia politica italiana.
Giorgio Merlo
Chiara Appendino minacciata in rete
“Appendino la scorta non ti basta”. Chiara Appendino, ex sindaca di Torino e oggi parlamentare del Movimento 5 Stelle è di nuovo presa di mira dagli ambienti anarchici e antagonisti. In queste ore nelle chat e nei siti di area circolano fotografie risalenti a una manifestazione di alcuni anni fa con le scritte contro di lei sui muri del Cimitero Monumentale. Il motivo sono le dichiarazioni in una trasmissione sui “contatti fra anarchici e mafiosi”. L’ex sindaca aveva già ricevuto minacce all’epoca in cui era prima cittadina di Torino. Le era stata assegnata una scorta.
In servizio il nuovo treno Rock di Trenitalia
È in servizio da ieri, sui binari piemontesi, il quarto treno Rock, che accompagnerà i passeggeri in viaggio sulle linee Torino-Milano e Asti-Milano. Prosegue spedito l’ammodernamento della flotta dei treni metropolitani e regionali Regionale di Trenitalia (società capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS).
Un programma che in Piemonte è iniziato nel 2021, prevedendo complessivamente un totale di 33 Pop e 38 Rock, grazie ai Contratti del Servizio Ferroviario Metropolitano e Regionale, stipulati con Regione Piemonte, e investimenti per circa 1 miliardo di euro.
Un impegno importante per il Regionale di Trenitalia che, oltre a rinnovare la flotta, potrà migliorare gli standard qualitativi per una mobilità sempre più sostenibile dal punto di vista, non solo ambientale, ma anche sociale ed economico.
A regime, l’entrata in servizio dei 71 nuovi treni- tutti Made in Italy, tecnologicamente avanzati e green -permetterà di dimezzare l’età media dei treni Regionali passando a 14,3 anni, fino ad arrivare a soli 3 anni e mezzo per il Servizio Ferroviario Metropolitano.
I nuovi treni Rock, progettati con tecnologie di ultima generazione, permetteranno di ridurre i consumi del 30% rispetto ai treni precedenti e sono composti per il 97% di materiale riciclabili, con punti dedicati alla raccolta differenziata.
COMFORT, SPAZI E-BIKE
Rock è un treno regionale a doppio piano: può ospitare fino a oltre 1.000 persone (circa 600 sedute) e raggiungere i 160 km/h di velocità massima. Questo nuovo Rock è dotato di 18 posti bici, con punti di ricarica per e-bike o monopattini elettrici. Le poltrone sono provviste di prese di corrente e usb e la climatizzazione interna si autoregola. A bordo treno l’area per il passeggino e, nell’ampia toilette, il fasciatoio e il porte-enfant rendono il viaggio comodo quando ci sono i più piccoli.
VIDEO SORVEGLIANZA E INFORMAZIONI
A bordo ci sono 50 videocamere a circuito chiuso in ogni carrozza con riprese live e 38 monitor con informazioni utili e idee di viaggio.
PERSONE A RIDOTTA MOBILITA’
Postazioni per i diversamente abili collocate nelle immediate vicinanze delle porte di accesso e dei servizi igienici permettono di ridurre al minimo gli spostamenti all’interno del treno.
Occupazioni di ieri e di oggi
Non tutto ciò che luccica è oro. Ho letto che degli studenti dell Einstein lottavano per studiare, mi sono inorgoglito d’essermi diplomato in questo liceo. Il primo di Barriera, di periferia.
Mi informo ma, sembra, che le cose non stiano proprio così. Cerco di andare per ordine. Mi arriva un link di Potere al popolo. Già il nome è tutto un programma. Contrari al 41 bis e per la “liberazione”. Accusano il preside Marco Chiauzza di aver impedito l’occupazione della scuola. E bene che ha fatto. Conosco il preside da quasi 50 anni. Persona degnissima e soprattutto democratica e con un curriculum politico di tutto rispetto.
Li ha cacciati, chiedendo l’intervento della DIGOS perché i capoccia degli eventuali occupanti non erano studenti del liceo.
Seconda fase, un altro gruppo di studenti occupa la scuola perché vuole studiare.
Il tutto avviene nella sede di via Bologna. Più mi raccontano più non ci capisco nulla. O perlomeno deduco che ha solo imperato il caos senza obbiettivi. Potevano fare diversamente? Noi nel 1976 lo abbiamo fatto, mi pare in modo decisamente logico e così non caotico. Sinteticamente cerco di spiegarmi. Contesto storico.
Il liceo Einstein era solo in via Pacini con oltre ottocento studenti. Per me e per molti di noi era l’anno della maturità. Erano i primi anni dei decreti delegati. Gli studenti eleggevano i propri rappresentanti. La sinistra la faceva da padrone, nel senso politico del termine.
Due le organizzazioni maggiormente rappresentative. Avanguardia Operaia e Giovani Comunisti. Ed altre piccole frattaglie di estremisti. Inesistente la destra.
I primi volevano occupare la scuola contestando la bozza di riforma scolastica ai vari livelli. Si riunì la cellula dei giovani comunisti ( di cui facevo parte) tutti contrari. A quel punto mi venne un’idea: e se trasformasssimo una protesta in una proposta? Detto fatto. Assemblea e tutti, o quasi tutti d’accordo. Ora bisognava organizzarci in questo modo: mattina lezioni tradizionali ed al pomeriggio lezioni alternative. Ovviamente sia le lezioni tradizionali come quelle alternative erano fatte da insegnanti. Dunque il primo incontro con i sindacati confederali degli insegnanti.
Poi la rassicurazione al Preside che avremmo vigilato contro il vandalismo. Terzo, elezioni di un comitato che sovraidendeva tutto con relativi resposabili. Organizzammo una piccola e spartana mensa e il servizio d’ordine. In sintesi tutti in classe e solo svolgendo specifici lavori si poteva stare nei corridoi. Incredibile no? Si contestava ordinatamente. Vero che vennero i poliziotti ma non per reprimere. Erano poliziotti che quasi segretamente organizzavano il sindacato di polizia. Allora non era possibile perché la polizia era un corpo militare.
Con alcuni di quei poliziotti ci ritrovammo anni dopo sulla stessa barricata contro terroristi di destra come di sinistra. Avevamo deciso che il tutto sarebbe durato una settimana. Poi saremmo tornati alla normalità. Anche perché gli esami di maturità erano incombenti. Ottenendo poco o nulla.
Quel poco, in quel mentre fu tutto. Si poteva fare qualcosa di diverso. Anni in cui la fiducia nel cambiamento era totale. Non tutto fu perfetto visto che la vita, in molti casi , è l’elogio all’imperfezione. Ci fu chi stette a casa, ad esempio, nonostante potesse liberamente partecipare alle lezioni tradizionali. Ma si sa che la perfezione non è di questa vita. Ovviamente la classe politica di allora come di oggi non fece nulla e nel non fare nulla ha peggiorato la situazione. Peccato, con miriadi di occasioni mancate. Ma qualcosa è cambiato, o ha cominciato a cambiare in noi. In noi e per noi e soprattutto per i nostri figli.
In questi mesi Sara (mia figlia) lo ha dimostrato. Laureata a Roma ora fa la magistrale a Torino. Novembre: dovrebbe rilaurearsi. In un esame ha preso 25. Lo ha rifiutato e la seconda volta ha preso 23.
Aveva rifiutato il 25 perché le abbassava la media. Dunque? Lo ha rifatto per la terza volta prendendo 27. Direi decisamente grande. E io spero che quella nostra autogestione di quasi 50 anni fa abbia contributo alla sua attuale tenacia nello studiare. Ieri come oggi. E direi per sempre studiare. Scusate, dimenticavo: sia Alice che Sara hanno studiato al liceo Scientifico Albert Einstein. Quello di Barriera che è diventato caput mundi. Almeno per la famiglia Tosetto.
PATRIZIO TOSETTO
Chieri, arriva il Carnevale!
TRE APPUNTAMENTI DA GIOVEDÌ 9 A DOMENICA 12 FEBBRAIO,
SVELATI I NOMI DE LA BELA TESSIÒIRA E DEL SUO MANGIAGROP
Edizione 2023 del Carnevale di Chieri, dopo due anni di stop dovuto all’emergenza sanitaria, si riparte con nuovi protagonisti che vestiranno i panni dei personaggi storici e con il ritorno della sfilata in notturna dei Carri allegorici. Ieri la presentazione del programma, alla presenza del sindaco Alessandro Sicchiero, dell’Assessore alla Cultura Antonella Giordano e del Presidente della ProChieri Pierino Tamagnone.
La nuova Bela Tessioira è Nicole Sharon Bonventre, chierese, 28 anni, segretaria e assistente di poltrona presso uno studio dentistico. È la nipote di un’altra Bela Tessioira, Elisa Rullo.
Il suo Mangiagrop è Carlo Carpignano, 27 anni, boscaiolo. Saranno accompagnati da una damigella d’eccezione la figlia Elisabeth di Nicole Sharon. La stoffa del nuovo abito de La Bela Tessioira è stato donato dalla Tessitura Quagliotti.
L’investitura ufficiale avverrà giovedì 9 febbraio alle 20.30 nella Sala del Consiglio comunale alla presenza di Gianduja e Giacometta della Famija Turineisa, delle autorità cittadine e di una cinquantina di gruppi mascherati provenienti da numerose località del Piemonte.
Sabato 11 febbraio alle ore 20.30 si svolgerà la sfilata dei Carri allegorici. Il percorso si snodera’ lungo Via Vittorio Emanuele II. Via palazzo di Città, via Orfane, piazza Trento, piazza Trieste, via Principe Amedeo , via cesare battisti, via Vittorio Emanuele II e arrivo in Piazza Dante.
Apriranno la sfilata i carri realizzati a Chieri, dai quattro oratori cittadini: Parrocchia San Luigi Gonzaga e Santa Maria Maddalena “Asterix e Obelix”, Carro ” Duomo” , il Carro di San Giorgio e San Giacomo “Apiamoci” e il carro dell’Istituto Cristo Re”
A seguire quelli provenienti da tutto il Piemonte. Tra i principali, quello di Nichelino, Piobesi To.se, Carmagnola Tetti Grandi, Fossano, Luserna San Giovanni, Racconigi, Brandizzo.
Infine, domenica 12 febbraio, alle ore 11 messa in Duomo con il tradizionale omaggio dei personaggi del Carnevale chierese alla Madonna delle Grazie.