Dopo la Regina Margherita arrivano i Bizantini a Palazzo Madama?


In una retrospettiva dal 12 al 28 marzo e in una mostra prevista dal 12 marzo al 31 maggio al Cinema Massimo
In occasione del corposo omaggio che la Fondazione Circolo dei Lettori, insieme alla Gam, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e al Museo Nazionale del Cinema dedicano a Alberto Moravia, il Museo Nazionale del Cinema presenta al Cinema Massimo una rassegna di quattro tra i film più noti tratti dalle opere dello scrittore.
Dal 12 al 28 marzo prossimi sarà possibile rivedere sul grande schermo capolavori realizzati da alcuni maestri del cinema del Novecento, tra cui “Il conformista” di Bernardo Bertolucci, “Il disprezzo” di Jean-Luc Godard, “La Ciociara” di Vittorio De Sica e “Gli indifferenti” di Citto Maselli.
A completamento di questo omaggio, dal 12 al 31 maggio 2023 il foyer del Cinema Massimo ospiterà una raccolta di tredici immagini di grande formato realizzate da Angelo Frontoni, il grande fotografo delle dive a Capri, durante le riprese del film “Il disprezzo” di Jean Luc Godard, ha realizzato scatti unici e preziosi che sono stati messi in mostra a sessant’anni dall’uscita del film tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia, pubblicato nel 1954.
‘Le mepris’ ( Il disprezzo) di Jean Luc Godard, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia del 1954, usciva nelle sale cinematografiche. Controverso è stato il rapporto tra regista e scrittore, definito dallo stesso Moravia come una “non relazione”.
“Godard è un uomo brillante che ha rivoluzionato la cinematografia ma è una persona con la quale risulta difficile o quasi impossibile comunicare”- dichiarò lo scrittore Alberto Moravia. A questo film appartengono le fotografie di Angelo Frontoni, scattate durante le riprese a Capri nel 1963. Queste si concentrano sulla regia del film piuttosto che sul film stesso, come si nota nelle inquadrature di Godard mentre studia un’inquadraturao fornisce indicazioni agli attori
Le fotografie esposte provengono dall’Archivio di Angelo Frontoni (1929-2002), acquisito nel 2004 dal Museo Nazionale del Cinema e dal Centro Sperimentale di Cinematografia- Cineteca Nazionale. Si tratta di un’acquisizione nata dalla volontà delle due istituzioni di garantire l’integrità e la conservazione di un patrimonio di oltre 546 mila immagini capaci di testimoniare la memoria del cinema e del costume italiani.
MARA MARTELLOTTA
Retrospettiva 12-28 marzo 2023
Mostra 12 marzo -31 maggio 2023
“Alle volte ci capita di leggere dei libri che sotto l’aspetto formale sono perfetti, ma, appena chiuse le pagine, non ci importa niente di quello che abbiamo letto e niente conserva la memoria. Non è questo il caso, perché pagina dopo pagina provi emozioni e partecipi ai fatti con ricordi di vita passata che non è poi tanto lontana nel tempo ma che sembra, invece, nei fatti, mille anni lontana”.
Con queste parole Mario Rigoni Stern, in una delle sue ultime riflessioni prima di morire, introdusse il libro Guardiano di stelle e di vacche (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), una raccolta di racconti di Andrea Nicolussi Golo. L’autore intende ridare voce, con una capacità narrativa sorprendente, all’antica cultura dei Cimbri, gli “tzimbar”, i boscaioli del suo piccolo paese di Lucerna dove si parla questa antica lingua, ridotto oggi a poche centinaia di abitanti sul versante trentino dell’altipiano di Asiago. Nicolussi Golo, un racconto dopo l’altro, accompagna il lettore lungo i vicoli acciottolati e tra le antiche case con le travi in larice di questo paese di montagna per ascoltare l’antica lingua dei Cimbri, piccola minoranza etnica-linguistica orgogliosamente gelosa della propria storia e cultura dalle radici antiche. Quindici brevi storie che scaturiscono dai suoi ricordi scorrendo via con personaggi come Katerj, nata donna e vissuta come un uomo, femmina libera e forte che coinvolge particolarmente l’autore; oppure Franze, donna delicata e umile, generosa tanto quanto risoluta, vittima incolpevole dei retaggi di un pensiero diffuso di un tempo che non passa mai. Pirminio Pompeo è il nonno materno, generoso come sapevano esserlo i galantuomini d’altri tempi quando l’aiuto reciproco e la solidarietà erano cose vere, concrete. Tra le pagine si incontrano lo zio Amando, l’ultimo dei cacciatori, ecologista a modo suo, e Monsù che infranse l’undicesimo comandamento (“non desiderare la legna d’altri”) rubandola al prete perché era l’unico che non se la sudava nei boschi. Storie semplici di quando il poco era tutto e il centro del mondo era la comunità del paese. Un distillato di vita vissuta nel cuore delle terre alte da leggere una alla volta, al calare della sera, se possibile davanti al fuoco di un camino. Guardiano di stelle e di vacche è una sorta di manuale di vita vissuta che aiuta a conoscere, rispettare e forse persino amare realtà marginali e dimenticate nella frenesia della contemporaneità. Un piccolo e profondo libro che aiuta a capire, come scriveva Mario Rigoni Stern “che cose importanti per vivere bene ci sono anche fuori delle grandi città”.
Marco Travaglini
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Jonathan Coe “Bournville” -Feltrinelli- euro 22,00
Il Bournville del titolo è un sobborgo di Birmingham sorto intorno a una famosa fabbrica di cioccolato; è da lì che Jonathan Coe inizia questo romanzo, ovvero un viaggio negli ultimi 75 anni della Gran Bretagna, scandito da 7 eventi diventati storici.
La vittoria sul nazifascismo, l’incoronazione della Regina Elisabetta II a 27 anni nel 1953, la finale dei Mondiali di calcio nel 1966 con la vittoria dell’Inghilterra, l’investitura di Carlo a Principe del Galles nel 1969, il suo sontuoso matrimonio con Lady Diana Spencer nel 1981 che ha fatto sognare in mondovisione, il funerale di Lady D. (il 6 settembre 1997 altro momento di altissimo impatto emotivo, non solo in Gran Bretagna che saluta la sua “regina di cuori”), per chiudere il cerchio nel 2020 con il 75° anniversario del Giorno della Vittoria sullo sfondo della Brexit e del Covid.
Risultato: un altro romanzo affascinante ed intelligente in cui Coe (autore della “Famiglia Winshaw” e di altri best seller che raccontano la storia contemporanea soprattutto inglese) ancora una volta esplora le vicissitudini del paese in cui è nato nel 1961.
Un excursus dalle pennellate nostalgiche, umoristiche e pure commoventi, incentrato sulle vicende di una famiglia del ceto medio, in parte autobiografica; e lo fa inseguendo il percorso di una donna, Mary, ispirato a sua madre.
La prima volta che appare Mary ha appena 11 anni, vive a Bournville dove la sua famiglia festeggia la vittoria ascoltando il discorso alla radio in cui il Primo Ministro Winston Churchill annuncia la fine della guerra, l’8 maggio 1945.
Poi la protagonista cresce, si fa donna e sposa il tranquillo e conservatore Geoffrey Lamb; lei farà l’insegnante di educazione fisica, avrà tre figli e poi nipoti e pronipoti. Donna solida e dal forte senso pratico riuscirà ad affrontare le sfide della vita e i mutamenti sociali del paese che incideranno anche nel suo quotidiano familiare.
La sua vita si intreccia con i 7 momenti catartici della storia inglese che sono la trama narrativa di Jonathan Coe. Si sviluppa così in un crescendo questo magnifico romanzo che mette a nudo orgoglio e difetti di una nazione sospesa tra nazionalismo nostalgico, patriottismo, amore –odio per la Corona che la rappresenta nel mondo, scontri interni sulla Brexit, inadeguatezza di Boris Johnson e il dramma del Covid.
E tra gli spetti più personali del romanzo anche la morte della protagonista Mary, anziana vedova, che rimanda alla dipartita della madre di Jonathan Coe durante la pandemia, e lo strazio di non averla neanche potuta assistere e salutare prima della fine.
Serena Dandini “Cronache dal paradiso” -Einaudi- euro 17,00
Il paradiso in terra come lo intende Serena Dandini è innanzitutto il luogo perduto dell’infanzia ed è dai ricordi di quando era bambina nella villa di campagna della nonna (dove aveva imparato ad amare natura, piante e fiori) che spicca il volo in un viaggio che abbraccia anche le vite di tanti personaggi. Denominatore comune di tutti è il profondo desiderio e la struggente ricerca di un Eden segreto.
La struttura del libro è abilmente orchestrata in un alternarsi di memorie strettamente autobiografiche a personaggi storici, dei quali ripercorre le vite in pagine che hanno la scorrevolezza di tanti brevi romanzi. L’alchimia le è riuscita benissimo. Da un lato riassembla dolcissimi ricordi nel parco della villa nobiliare di famiglia nel Viterbese (emblema di un passato perduto per il dissesto delle finanze della blasonata stirpe da cui discende), e dall’altro ci racconta storie di donne famose che anelavano a nuovi spazi libertà.
Nelle vicende autobiografiche facciamo la conoscenza con una mitica zia laureatasi in Architettura negli Anni Trenta, praticamente una mosca bianca in un nugolo di uomini. E poi la sua strepitosa nonna.
E’ divertimento allo stato pure scoprire dettagli meno noti di figure affascinanti; uomini e donne, profumieri, amanti della musica, scrittori e scrittrici che per tutta la vita hanno apprezzato la natura, diventata la loro comfort zone e utopia. In alcuni casi, solo inseguita nei sogni, in altri realizzata in terra.
Tra i tanti citati: l’artista botanica Margaret Mee che ha dedicato la cui vita alla ricerca del misterioso e rarissimo “fiore di luna” che sboccia una sola volta nell’arco di un anno e muore alle prime luci dell’alba; oppure il grande Marcel Proust che ogni volta che assaggiava una madeleine era trasportato al tempo delle vacanze felici dalla zia Léonie a Illiers-Combray.
Claude Monet, praticamente cieco, che persiste nel dipingere le amate ninfee; la giallista Agata Christie scopritrice e narratrice del dark side delle piante, ovvero i loro poteri velenosi che somministra amabilmente nei suoi libri.
Tra le avventure più rocambolesche c’è quella della giovane Janet Baret che nel 1700 anela a diventare botanica, e per inseguire il suo sogno escogita di camuffarsi da uomo e compie il giro del mondo con la spedizione di De Bouganville. Sarà lei a scoprire il nuovo fiore, ma il merito andrà tutto al suo mentore. Una delle tante ingiustizie subite dal mondo femminile.
Un bellissimo libro che insegue colori e profumi del paradiso, a partire da quell’Eden perduto che sicuramente vedeva predominare le infinite fragranze dei fiori.
Clarice Lispector “Il lampadario” -Adelphi- euro 19,00
Uscito nel 1946, “Il lampadario” è il secondo romanzo della scrittrice, traduttrice e giornalista nata in Ucraina nel 1920, poi scampata, ancora in fasce, a un pogrom per le sue origini ebraiche. Arrivata sulle coste del nordeste brasiliano a bordo di una nave di migranti, trascorre infanzia e adolescenza a Recife, figlia di un venditore ambulante e presto orfana di madre. Naturalizzata
Brasiliana, morirà a Rio de Janeiro nel 1977, dopo una vita intensa e non sempre facile. Lei, intelligente e brillante, esordisce nel mondo letterario con il romanzo “Vicino al cuore selvaggio”, un testo in portoghese brasiliano lontano dai soliti canoni.
Sposa il diplomatico Maury Gurgel Valente che seguirà in spostamenti repentini e trasferte anche lunghe in Italia, Svizzera e America. Affronterà periodi di profonda depressione e il dramma di un figlio schizofrenico. Clarice Lispector rimarrà sempre sospesa tra cosmopolitismo e saudade, donna enigmatica, tendente alla solitudine, avvolta nelle spire di pensieri esistenziali, insofferente verso i compromessi, con una visione altamente etica del mondo e della vita.
Dopo una sofferta separazione dal marito inseguirà l’indipendenza economica e infine negli anni 70 comporrà gli ultimi capitoli della sua produzione letteraria, scritti fino alla fine anche quando è attanagliata dal dolore del tumore che la ucciderà.
Questo romanzo è forse il più complesso della scrittrice, oscillante tra monologhi interiori e descrizioni accurate di dettagli più disparati e solo apparentemente di poco conto.
Protagonista è Virginia, ultima di tre figli che conosciamo quando è bambina e vive a Granja Quieta, fattoria nel sertão brasiliano. Una casa con alle spalle grande fasto e splendore, mentre ora è un susseguirsi di molte stanze e pochi mobili. E il lampadario che ricorda un grande ragno sembra esseri lì a testimoniare il passato che non c’è più e quasi a presagire qualcosa di terribile.
Nella casa vivono la nonna paterna, i genitori, la sorella 20enne Esmeralda e il fratello Daniel, ragazzo strano, orgoglioso e dalla sensibilità particolare. Quello tra Daniel e Virginia è un rapporto unico, fatto di grande vicinanza, ma anche morboso e borderline. I due sembrano vivere come se fossero da soli a Granja Quieta, uniti da un legame forte in cui lui la protegge, ma di fatto la considera una cosa sua, la maltratta e sottomette.
Condividono il segreto di una misteriosa Società delle Ombre che hanno fondato ed è formata solo da loro due, con regole ferree –solitudine e verità- e incontri segreti in una radura del bosco. Quando crescono lasciano entrambi il nido familiare e si traferiscono a studiare in citta; ma le loro strade finiranno per dividersi.
Nella seconda tranche del romanzo seguiamo Virginia adulta, sospesa tra gli studi e la relazione con l’amante Vicente con cui si incontra tre volte a settimana, mentre il resto dei giorni sembra una pausa tutta da riempire. Il passato continuerà ad esercitare un’irresistibile attrazione e dopo la morte della nonna tornerà a Granja Quieta, salvo poi riprendere la sua vita cittadina consapevole di nuove scoperte tutte interiori. Perché la trama di questa storia più che negli accadimenti esterni, ruota intorno a stati d’animo, pensieri e sensazioni.
Matthew Baker “Perché l’America” -Sellerio- euro 17,00
13 racconti, uno per ogni striscia della bandiera americana, in cui narrare storie racchiuse nella grande varietà geografica, antropologica e sociale degli Stati Uniti. E’ questo il tipo di esplorazione compiuta dallo scrittore americano nato in Michigan, considerato tra i più interessanti. E i diritti cinematografici di 8 di questi racconti sono già stati acquistati da Netflix e altre piattaforme, per cui li vedremo anche sugli schermi televisivi.
Tra le storie, alcune sono strepitose e dai mille significati. Prima fra tutte “Riti” che immortala una società in cui i buoni cittadini sono quelli che alla soglia dei 70 anni decidono di morire. In modo autonomo e con metodi che vanno dall’addormentarsi per sempre con un’abbondante dose di sonniferi, ma spaziano anche nell’estrosità più impensabile. E quale modo migliore di andarsene in tempo, prima di sdrucciolare nelle magagne della vecchiaia, così da non pesare sui familiari e non incidere sul pianeta.
Una sorta di pianificazione familiare per fare posto alle generazioni future ed accomiatarsi dalla vita con un rito finale a cui invitare parenti e amici.
Ma cosa succede a chi invece non vuol proprio saperne di organizzare il suo cerimoniale di commiato? Lo scoprirete seguendo lo zio Orson che si oppone al sistema e ne affronta le conseguenze.
In altri brani si svelano poi realtà distopiche e frutto della straripante fantasia di Baker.
In uno le donne sono detentrici del potere, mentre gli uomini vivono rinchiusi in bordelli/serraglio dove la loro aggressività è tenuta sotto rigido controllo.
C’è anche “La transizione” in cui un giovane decide di rinunciare al suo corpo e trasferire sul web tutti i suoi contenuti cerebrali, finendo per reincarnarsi in una banca dati.
In “Anime perse” una misteriosa epidemia fa sì che nascano bambini “vuoti” e senza anima.
Insomma Baker si rivela straordinario nel miscelare e shakerare tanti temi e fantasie scatenate e soprattutto in alcuni brani riesce ad incantare il lettore trascinandolo in un mondo che non c’è.
Melania Mazzucco “Self- Portrait” -Einaudi- euro 30,00
Questo libro è nato sulla scorta della rubrica radiofonica ideata e realizzata dalla scrittrice Melania Mazzucco per la Radiotelevisione Svizzera Italiana “Donna S-oggetto”, in cui la storia dell’arte viene riletta attraverso vite ed opere di 36 artiste.
Un prezioso volume di testi ed immagini che svela l’altra metà dell’arte, quella costellata da donne geniali, creative e talentuose; ma per lo più relegate nell’ombra, messe da parte, sottovalutate, non riconosciute, dimenticate. Figlie o mogli di artisti che tennero solo per se stessi la gloria e il riconoscimento artistico; altre invece devastate da un talento e una vocazione che si trasformarono in una sorta di maledizione e vita impossibile.
La Mazzucco ha riportato alla ribalta pittrici e scultrici attraverso testi in cui riprende le fila delle loro esistenze, alcune più conosciute, come Artemisia Gentileschi o Plautilla Bricci autrice della portentosa opera “La nascita di San Giovanni Battista” e che nel 1675 a 59 anni raggiunse l’apice della sua parabola artistica.
Tra le 36 artiste, Leonora Carrington che la Mazzucco ci aiuta a capire decodificando l’opera “Baby Giant” che dipinse in Messico nel 1947; spiegandoci la simbologia di una figura gigante dal corpo che ricorda un uovo, con testa e arti minuscoli, volto privo di lineamenti e simile a quello di una bambola di cenci. Ci dispiega anche i fatti salienti della vita della Carrignton; dalla ribellione nei confronti della famiglia incapace di comprendere il suo desiderio di spiccare il volo, all’amore per il grande pittore tedesco Max Ernst, che conobbe a Londra nel 1936, quando lei aveva appena 19 anni, e per entrambi fu immediato colpo di fulmine.
E ancora, tra le altre, la pittrice cubana Antonia Eiriz che rappresentò la maternità in modo tragico e ambiguo nella sua “Annunciazione”; in cui grida il rovescio della medaglia, ovvero quanto il potere di mettere al mondo un figlio possa essere, non solo pienezza di vita, ma anche oppressione, dolore e morte.
La russa aristocratica Natal’ja Gončarova (omonima della zia che era stata la moglie del poeta Puškin morto in duello per lei) affascinata dai lavori agricoli che immortala in splendide tele che esprimono la fatica del lavorare la terra.
L’immensa Käthe Köllwitz, scultrice, pittrice abilissima anche in disegno, serigrafia, acquaforte e incisione. Iniziò a scolpire nel 1919, e potente è la scultura in granito “I genitori addolorati” in cui rappresenta l’immane tragedia della morte del figlio secondogenito Peter, caduto in battaglia nelle Fiandre a soli 18 anni. La sua vita interseca l’orrore del terzo Reich e affronta altri devastanti lutti che segnano profondamente tutte le sue opere.
Il libro della Mazzucco ci invita a conoscere meglio le vite delle artiste e a riflettere quanto le loro esperienze siano fondamentali per capirne più a fondo le loro opere , i capolavori rimasti spesso nascosti e oscurati.
La kermesse dal 22 al 30 aprile con 93 appuntamenti, 243 musicisti in 62 luoghi diversi della città. Stefano Zenni ritorna come direttore artistico sostituendo il duo Giorgio Li Calzi e Diego Borotti, direttori delle ultime edizioni. Apertura il 22 alle Ogr con lo spettacolo dell’attore e cantante Peppe Servillo, accompagnato dall’Orchestra del TJF All Stars e con musicisti del calibro di Cisi, Moroni, Boltro Tavolazzi, Zirilli, con un tributo al romanzo “Natura morta con custodia di sax” di Geoff Dyer. Vi sarà un omaggio a Frank Zappa a 30 anni dalla morte a cura di Furio Di Castri . Tra le figure storiche spicca il Kenny Barron Trio che festeggerà i suoi 80 anni. Steve Coleman e i suoi Five Elements. Nei 9 giorni di Festival tanti artisti tra cui Cristina Zavalloni, Eve Risser, Furio di Castri, Craig Taborn. Chiusura del festival nella giornata del 30 aprile, celebrazione della giornata Unesco del Jazz, con il doppio concerto di Stefano Bollani, impegnato alle 17 con il suo Danish Trio e alle 21 in piano solo all’auditorium del Lingotto.
Pier Luigi Fuggetta
Un centauro vercellese è finito in ospedale, urtato da un’auto nel percorso dalla Basilica di S.Andrea di Vercelli alla sede del Moto Club, in occasione del motoraduno che il circolo sportivo organizza a marzo di ogni anno. Nulla di grave, solo una contusione alla caviglia, ma molta paura tra i motociclisti partecipanti.
NOTIZIE DAL PIEMONTE
DA APRILE APERTI I BANDI
Il Presidente di FCTP, Borgia: «Traguardo significativo per posizionare il nostro territorio a livello nazionale e internazionale»
Il Presidente di Agis, Tomelleri: «Misura mai vista prima che aiuterà la filiera a incrementare la qualità»
Venti milioni per la filiera del cinema: transizione digitale, produzione, sostegno alle sale. Un aiuto economico su tre misure da 8.000.000 di euro, 12.000.000 di euro e 400.000 euro annunciato nei giorni del Torino Film Festival all’interno di Torino Film Industry , ha trovato l’approdo in Giunta dove è stato approvato il documento che impegna la Regione a rafforzare le attività di tutto il comparto con un intervento considerato tra i più imponenti degli ultimi anni, certamente tra i più attesi dopo il periodo di chiusure che ha rischiato di mettere in ginocchio il comparto della produzione ma anche degli esercenti che portano ogni anno davanti allo schermo circa 7 milioni di persone.
«Quello con il cinema – hanno sottolineato il presidente Alberto Ciro e gli assessori alla Cultura Vittoria Poggio e alle Attività Produttive Andrea Tronzano – è un legame storico e unico che la Regione desidera continuare a far crescere, anche grazie al prezioso lavoro della Film Commission Torino Piemonte, basti pensare al successo della serie Netflix “La Legge di Lidia Poët” e all’imminente uscita di “Fast and Furious 10”, girato anche a Torino. Per questo motivo investiamo su tutta la filiera con oltre 20 milioni di euro per quella che consideriamo una industria di eccellenza piemontese che negli anni ha scalato tutte le classifiche di settore».
L’azione più corposa è quella da 12.000.000 di euro che serviranno a favorire e attrarre nuovi lungometraggi e serie TV di finzione e animazione (solo grazie al “Piemonte Film Tv Fund” avviato nel 2018 il territorio ne ha ospitati 35 di livello importante negli ultimi quattro anni), e altri 8.000.000 di euro per tutelare e valorizzare i cinema piemontesi attraverso i fondi europei (Fesr – Fondo europeo dello sviluppo regionale) con bandi che partiranno entro il mese di aprile.
Il Settore Promozione delle Attività Culturali della Direzione Regionale Cultura e Commercio, in più fornirà un ulteriore supporto per avviare la transizione delle sale con altri 400.000 euro. Per un’operazione che nel suo complesso impegna oltre 20.000.000 di euro.
Il Presidente di Film Commission Torino Piemonte Beatrice Borgia e il Direttore Paolo Manera tengono a sottolineare che «siamo orgogliosi di aver collaborato con la Regione Piemonte e gli Assessori competenti a questo risultato fondamentale per l’industria dell’audiovisivo, frutto di un tenace lavoro di squadra. Un traguardo che valorizza in maniera significativa l’operato della nostra Fondazione e che, attraverso il piano strategico messo in campo, ci permetterà sempre più di posizionare il nostro territorio come meta di grandi produzioni a livello nazionale e internazionale».
«Si tratta di una misura mai vista prima, diciamo storica, frutto di oltre un anno di lavoro condiviso – commentano Arrigo Tomelleri Presidente Anec Piemonte Valle d’Aosta e Simone Castagno Vice Presidente Anec Nazionale e delegato Anec Piemonte e Valle d’Aosta – attraverso la quale la Regione Piemonte ha mantenuto le promesse mettendoci a disposizione importanti risorse che ci permetteranno di alzare la qualità delle nostre strutture e di avanzare un’offerta più coinvolgente e immersiva per il pubblico favorendone il ritorno in sala. Mai come oggi si è data concretezza alle parole, lanciandoci una sfida che siamo certi gli esercenti del nostro territorio sapranno cogliere».
Nel Programma Triennale della Cultura 2022-2024 la Regione Piemonte ha inserito anche una linea di intervento pluriennale a favore di progetti di promozione e diffusione delle sale sul territorio, una misura su cui misura verranno investiti fino al 2024 circa 1 milione di euro per renderle luoghi polifunzionali e punto di riferimento per ospitare eventi e manifestazioni culturali, ma anche per incentivare le persone ad andare al cinema, producendo ad esempio un prezzo del biglietto calmierato grazie a convenzioni e collaborazioni che possono essere messe in campo con le scuole o con la rete delle associazioni del territorio.
Molto di più di un intervento spot, ma un investimento vero e proprio su cui l’amministrazione Cirio punta per accrescere il valore del capitale professionale accumulato in questi anni in regione dove soltanto per la produzione si contano oltre 400 imprese che danno lavoro a qualche migliaio di persone, e a 1.300 tecnici professionisti e attori e 94 sale.
Una vera e propria industria che spiega perché il Piemonte è la seconda regione italiana con il maggior numero di giornate di riprese e anche di location dove ogni anno vengono girati film e video. E con ricadute economiche considerevoli: tra il 2018 e il 2022 i contributi a sostegno della produzione di lungometraggi, film tv e fiction (tra contributo bando e spesa complessiva) hanno generato un moltiplicatore di 4,57. Significa che per ogni euro investito ne sono tornati quasi 5 come ricaduta su indotto e territorio.
Torino, i sindacati Siulp, Fsp e Coisp Polizia dopo il corteo anarchico
Ecco le parole del Segretario Generale del SIULP di Torino Eugenio Bravo, sulle devastazioni compiute dagli anarchici durante la loro manifestazione.
Un grande plauso per l’alta professionalità dimostrata dalle Forze dell’Ordine che hanno fronteggiato lira furibonda di manifestanti anti Stato.
Come definire politicamente il disastro compiuto dagli anarchici che distruggono negozi, auto private, banche, assicurazioni, arredi urbani, rimuovono sanpietrini dalle strade, imbrattano muri, incendiano bidoni, feriscono appartenenti alle forze dell’ordine, e lasciano i cittadini preoccupati, arrabbiati e impotenti: uno scempio.
Siamo proprio sicuri che la libertà e la democrazia debbano piegarsi a queste gravissime violenze.
Fino a che punto queste manifestazioni dovranno essere tollerate? Fino a che punto i cittadini dovranno subire tutto questo e le forze dell’ordine dovranno rischiare la propria incolumità in nome dell’odio di furenti ideologizzati?
FSP: “Armi spuntate contro la furia dei terroristi di piazza che hanno compiuto l’ennesima devastazione”
“Ancora poliziotti feriti per il servizio e una città violentata e devastata dalla furia di criminali senza scrupoli che operano programmando le proprie scorrerie. Terroristi di piazza contro i quali si opera ad armi spuntate, con servitori dello Stato costretti a subire violenze di ogni genere, nel silenzio assordante di chi si autoproclama paladino dei diritti di tutti i lavoratori”.
Così Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, dopo i gravissimi disordini registrati ieri a Torino in occasione dell’ennesima manifestazione per Alfredo Cospito e contro il 41bis e che ha portato al momento a 34 persone fermate e 5 arrestate.
“Una collega della scientifica ferita e poliziotto del Reparto mobile di Milano preso in pieno da una bomba carta che ha dovuto essere ricoverato – aggiunge Mazzetti – sono l’ennesima infamia di delinquenti che si accaniscono contro chi svolge il proprio lavoro rappresentando lo Stato che odiano, che vogliono contrastare, sovvertire. Criminali che non esitano a vomitare la propria violenza su cittadini e città, bersagliate da bombe e guerriglia cui i tutori dell’ordine rispondono con i lacrimogeni. Nessun commento ulteriore serve. Commenti la politica che predica l’antiviolenza, la sicurezza, la legalità. Parli e soprattutto agisca chi può”.
Coisp: i cortei cercano solo scontro con Forze dell’Ordine
Ci sono voluti i Carabinieri per placare gli animi in un supermercato di Biella, dove è avvenuto uno scontro verbale che poteva scaturire in una lite tra due uomini. Dai riscontri pare che uno dei due abbia saltato la fila alla cassa: da qui l’animata discussione. All’arrivo dei militari, gli animi si sono placati.
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