ilTorinese

La prevenzione dell’osteoporosi, incontro pubblico

La Fondazione per l’Osteoporosi, in collaborazione con l’ Associazione Prevenzione Anoressia Torino (Pr.A.To.) e con il patrocinio dell’Accademia di Medicina di Torino, dell’Associazione “Così come sei” e della Fondazione Medicina a Misura di Donna, in connessione con la “Giornata nazionale contro i disturbi del comportamento alimentare (DCA)”, terrà un Incontro di informazione aperto al pubblico su:

LA PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI

Giovedì 16 marzo, ore 10,30-12,30 Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino, via Po 18

Interverranno, con la moderazione della Prof.ssa Chiara Benedetto, il Prof. Giancarlo Isaia, Presidente della Fondazione Osteoporosi e il Prof. Carlo Campagnoli, Presidente dell’Associazione Pr.A.To., che illusteranno quanto sia cruciale attivare la Prevenzione primaria dell’Osteoporosi nell’adolescenza e nella prima giovinezza, quando cioè le ossa raggiungono il culmine del loro rafforzamento (picco di massa ossea), per effetto dei “fattori di crescita” che  ne stimolano la formazione, e degli ormoni prodotti dalle gonadi, che ne frenano il riassorbimento. In particolare, è stato ampiamente documentato che la sottonutrizione e/o il relativo eccesso di attività fisica (spesso conseguenza della forte spinta all’eccessiva magrezza presente nel mondo occidentale), causando una carenza energetica, interferiscono con la funzione delle gonadi (in modo più evidente nelle ragazze, con blocco delle mestruazioni), e soprattutto inibiscono i “fattori di crescita”, determinando in tal modo una perdita ossea che predispone all’Osteoporosi non solo nelle età più avanzate, ma anche, con rischio di fratture, già in età giovanile.

Nelle decadi successive è inoltre molto importante la Prevenzione secondaria che consiste nell’intercettare la malattia nelle sue fasi iniziali, per un tempestivo intervento terapeutico tramite l’esecuzione della Densitometria Ossea e la valutazione del rischio fratturativo con l’utilizzazione degli appositi algoritmi validati.

www.fondazioneosteoporosi.it e www.prevenzioneanoressia.org .

Morte sulla ferrata: 53enne stroncato da malore improvviso

Il gruppo Speleologico Piemontese e il Servizio Regionale di Elisoccorso, hanno recuperato  un ferratista morto per un malore all’interno dell’Orrido di Foresto,  di Bussoleno. Si tratta un 53enne di Piossasco. L’allarme è stato dato dai compagni di escursione dell’uomo che hanno iniziato con le manovre di rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Ma non è stato possibile salvarlo.

Smog, livello 0 (bianco). Fino a lunedì 13 marzo in vigore le sole limitazioni strutturali

/

Sulla base dei dati previsionali sulla qualità dell’aria forniti da Arpa Piemonte è stato confermato il livello 0 (bianco) delle misure antismog. Fino a lunedì 13 marzo 2023 – prossimo giorno di controllo – resteranno pertanto in vigore le sole misure strutturali di limitazione al traffico.

 

Eventuali variazioni del semaforo antismog in vigore, con le relative misure di limitazione del traffico, verranno comunicate il lunedì, mercoledì e venerdì, giorni di controllo sui dati previsionali di PM10, ed entreranno in vigore il giorno successivo.

L’elenco completo delle misure antismog a tutela della salute, delle deroghe e del percorsi stradali esclusi dai blocchi è disponibile alla pagina www.comune.torino.it/emergenzaambi

Successo del bando per idrogeno verde in aree dismesse

Undici i progetti presentati, la graduatoria a fine marzo. Il presidente Cirio e l’assessore Marnati: «Il Piemonte dimostra di essere pronto a far crescere la valle dell’idrogeno verde e diventare un punto di riferimento europeo»

 

Aperto lo scorso 30 dicembre si è chiuso in questi giorni, il bando dedicato alle imprese per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse che poggia su una dotazione finanziaria di 19,5 milioni di euro per il Piemonte.

Ben 11 i progetti che sono stati presentati; la graduatoria di quelli ammessi sarà approvata a fine marzo.

Una risposta, quella delle imprese al bando per la produzione di idrogeno verde che rende appieno la misura di come il Piemonte sia pronto e preparato per questa sfida. Obiettivo della misura prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e che poggia su una dotazione finanziaria complessiva di 450 milioni di euro, è quello di creare, sul territorio nazionale, 10 Hydrogen valleys, ovvero aree industriali con economia in parte basata sull’idrogeno.

«Il grande successo di partecipazione al bando per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse – commentano il presidente della Regione Alberto Cirio el’assessore all’Ambiente ed Energia Matteo Marnati – dimostra che c’è molta attenzione e volontà a dare vita ad una filiera dell’idrogeno nel nostro Piemonte che mostra così, per l’ennesima volta, di essere pronto a far crescere la valle dell’idrogeno verde e diventare un punto di riferimento europeo». «La nostra Strategia sull’idrogeno – aggiungono – si basa, tra gli altri, su questi principi cardine: promuovere la produzione di un vettore energetico pulito perché prodotto da fonte rinnovabile, il suo utilizzo nell’industria e nel trasporto locale, sfruttare gli spazi industriali inutilizzati e creare occupazione, sia nelle aziende che si occupano della ristrutturazione degli edifici e dell’ammodernamento degli impianti, sia nelle attività previste dall’industria dell’idrogeno».

La misura finanzierà l’installazione di elettrolizzatori su siti industriali dismessi che produrranno idrogeno a partire da energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili di nuova costruzione installati sul sito o connessi, anche tramite la rete, al sistema di produzione di idrogeno.

Toro d’Europa! Lecce-Torino 0-2

26esima giornata serie A

Singo Sanabria

Un gran bel Toro fa tutto nel primo tempo ed espugna lo stadio del Lecce di Via del Mare, nella partita valida per la 26ª giornata di Serie A.I salentini rimangono storditi dai due gol nel giro di tre minuti, di Singo e Sanabria. Decisiva la prova di un grande e ritrovato Radonjic, autore dell’assist del raddoppio e di una gara maiuscola.
È una vittoria che emana e manda un intenso profumo d’Europa: i granata decollano, in volo solitario, al settimo posto con 37 punti e mettono nel mirino anche l’Atalanta sesta, in zona Europa League. che da questa domenica è distante cinque punti. Il sogno granata continua. Ora testa al Napoli, domenica prossima alle ore 15, stadio Olimpico Grande Torino. Una partita contro la capolista che il Toro di Juric affronterà alla grande provando a vincere per salire sempre più in alto. Poi la sosta per le gare della Nazionale Italiana ed alla ripresa rientreranno tutti i 5 infortunati. A questo Toro, al completo, nessun traguardo è precluso.

Enzo Grassano

Crescita economica, Giachino (SitTav): “Una domanda a Elly Schlein”

Per la Crescita economica, per il Lavoro e per aumentare il PIL PROCAPITE e gli interventi a favore delle fasce più deboli, la TAV insieme alla Gronda di Genova sono strategici.

Quale sarà la posizione del PD visto che Lei ha votato Mozioni NOTAV a in Europa? Glielo chiedo avendo organizzato le Manifestazioni SITAV che hanno portato tutta Torino e il Piemonte in piazza nel 2018.

Negli ultimi vent’anni l’Italia ha perso oltre 20 punti di PIL procapite rispetto alla media europea che ha toccato la parte più debole e fragile del Paese a partire dalla Area Metropolitana di  Torino e provincia amministrate dal 1993 per 25 anni dalla sinistra e cinque dai grillini.

Occorre rilanciare la crescita unico modo per creare nuovi posti di lavoro veri e non a tempo parziale , per diminuire il Debito Pubblico e il suo costo e destinare le risorse che oggi rimborsano il debito pubblico alla sanità e alla assistenza.

Per ritornare alla crescita occorre rendere più competitivo il Paese per attrarre nuovi investimenti esteri. La TAV, la Gronda e la Diga di Genova, il Brennero sono le opere che spostando traffici commerciali e turistici portano nuova crescita così come sul Piano industriale la difesa del settore automotive è essenziale.

Quale sarà l’atteggiamento del PD visto che in Val di Susa vi sono illustri Sindaci NoTav iscritti al PD e visto l’atteggiamento della Nuova Segretaria in Europa?
 
Mino Giachino – SITAV SILAVORO 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Renato Zero e i Lou Dalfin

/

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il gruppo  del sassofonista Gianni Denitto.

Martedì. Al Green Pea per “Jazz On The Roof”, concerto di Lil Darling.

Mercoledì. Al Blah Blah si esibisce Steve Rawles. Al teatro Colosseo Massimo Ranieri presenta lo spettacolo “Tutti i sogni ancora in volo”. Allo Spazio 211 è di scena il cantautore Adam Green insieme all’attore Francesco Mandelli.

Giovedì. Al teatro Giacosa di Ivrea Alice rende omaggio a Franco Battiato. Al Cafè Neruda il trio di Luigi Tessarollo suona con il sassofonista Renato D’Aiello. Al Jazz Club si esibiscono i Nandha Blues. Allo Ziggy performance di Alessandra Zerbinati dal nome “Waiting”, alchimia tra danza , teatro e rumorismo.

Venerdì. Alla Suoneria di Settimo suonano gli occitani Lou Dalfin. Al Pala Alpitour primo di 2 concerti consecutivi per Renato Zero. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Tonino Carotone. Allo Spazio 211 sono di scena i BRX!T con i Lamecca. Al Folk Club si esibisce la cantante e violinista Carrie Rodriguez. Al Blah Blah suonano i Nightstalker. Al Magazzino di Gilgamesh è di scena il bluesman Harry Hmura. Al Maffei per la rassegna “Aut Aut”, sono di scena Danilo Battocchio e Iznad_o.

Sabato. Al Bunker per “A Feast For Equinox” suonano Propaganda 1904, Agghiastru, Void Cvlt e altri. Alla Suoneria di Settimo si esibisce la Bandabardò e Cisco. Al Magazzino sul Po è di scena Protto. Al Teatro Colosseo arrivano i Nomadi. Allo Ziggy suonano i Marrano e i Moise. Al Blah Blah sono di scena i Meganoidi. Concerto teatrale al Gabrio con Elio D’Alessandro Marta Bevilacqua e Giorgio Canali. Allo Spazio 211 è di scena Cmqmartina. Nell’aula magna del Politecnico suona il quartetto del chitarrista Moreno D’Onofrio.

Pier Luigi Fuggetta

“Addio Torino bella…”

PAROLE ROSSE Di Roberto Placido

Addio Lugano bella, la canzone (https://youtu.be/k84G4ODpBsE) degli anarchici italiani, mi è ritornata in mente  sabato 4 marzo alla fine del corteo degli anarchici, contro il 41 bis ed a sostegno dello sciopero della fame di Alfredo Cospito, detenuto in regime carcerario duro a seguito della condanna per un grave attentato. 

Non  entro nel merito del 41 bis e della sua applicazione, le perplessità sono diffuse, in particolare riferite al detenuto Cospito. Sul tema vi segnalo questo bell’articolo  dell’Avvenire   (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/incendiaria-disumanita) dell’ex Procuratore aggiunto di Torino Paolo Borgna. Mi ha fatto riflettere, da un lato sulle differenze e sui comportamenti dell’anarchia e degli anarchici del passato, recente e lontano, con quelli dei nostri giorni e sui gravi incidenti che si sono verificati a Torino. La riflessione l’ho fatta in particolare sugli incidenti e su chi avrebbe dovuto evitarli. Sul comportamento dei manifestanti non c’è molto da aggiungere, le immagini, le scritte e le devastazioni sono molto meglio delle parole. Sulle responsabilità  dei vertici locali e nazionali della  Polizia e delle istituzioni  invece sì- Il corteo era stra annunciato come duro e violento. C’era,  non il rischio, ma la certezza di azioni violente. Anche il percorso era, più o meno, concordato. Ci si attendeva, da parte del Comune e delle sue varie emanazioni AMIAT, Vigili Urbani, provvedimenti adeguati.

Invece abbiamo assistito, a parte la chiusura dei cestini, ad azioni di routine, e l’invito da parte di agenti di Polizia, il giorno prima, ai negozi e bar di abbassare le serrande e togliere i dehor, e null’altro.  Avrebbero dovuto prendere ed effettuare  provvedimenti atti a prevenire e ridurre al minimo i danni. Cioè,  la rimozione, lungo il percorso, di cestini, bidoni dei rifiuti, monopattini e delle auto  evitando così che venissero rovesciati i primi, incendiati  i secondi, usati come arieti contro vetrine i monopattini.  Alcuni agenti  hanno ammesso di essersi accorti durante le ore precedenti il corteo che  i monopattini erano praticamente scomparsi nell’area del percorso e se li erano ritrovati per  l’uso improprio  da parte d alcuni manifestanti. E  poi la devastazione di molte auto parcheggiate. La cosa risalta ancora maggiormente se si pensa che per la corsa podistica  “ Just The Woman I am”  del giorno dopo, il 5 marzo 2023, sempre a Torino, in alcune aree del percorso erano stato  previsto il divieto di parcheggio e la rimozione delle autovetture.  Non tutti sono coperti, la cosa vale sia per le auto che per i negozi,  dall’assicurazione per atti vandalici. Veniamo così alla parte più incredibile, l’azione della Polizia, tra l’altro lo schieramento delle forze dell’ordine era massiccio, qualcuno dice molto superiore ai manifestanti , arrivati da tutta Italia ed Europa  Ha contenuto, come ha dichiarato il  Questore di Torino, il corteo dei manifestanti evitando gli scontri,  senza difendere gli obiettivi sensibili, i  monumenti, il Santuario della Consolata, protettrice della Città di Torino, le banche ed i negozi. L’ordine, confermato da diversi agenti di Polizia e da alcuni esponenti sindacali, era di lasciare fare senza intervenire.   (https://twitter.com/stampatorino/status/1632295272998125568?s=48&t=QeAZF3RLrjFHEjfR5gHIZw)

 E’ molto più facile ordinare agli agenti , a cui va, in quanto lavoratori la solidarietà, di manganellare e caricare altri lavoratori,  studenti e pacifisti. Un po’ meno quando si tratta di Black Block e anarchici.  Era conveniente, in particolare al governo nazionale, lasciare mano libera  per potere affermare che la furia anarchica ,  le piazze “rosse” e  di conseguenza di sinistra sono il problema del paese.

Basta leggere i titoli delle prime pagine dei giornali di destra del giorno dopo, utili a coprire pecche ed incapacità dell’esecutivo nazionale. Veniamo al fatto più incredibile, le dichiarazioni, il giorno dopo, del Questore di Torino Vincenzo Ciarambino  e del Sindaco Stefano Lo Russo. Le dichiarazioni del Questore, sul fatto che non immaginava violenze e danni verso auto e negozi e con la loro azione hanno evitato danni maggiori preservando il centro cittadino e la stazione, come se Piazza Arbarello e Via della Consolata si trovassero al Villaretto, sono incredibili ed inaccettabili. Quelle del Sindaco sono state poi “lunari”, fare i complimenti ai vertici della Polizia torinese invece, oltre a rispondere di quanto non fatto dalla città, di chiedere le dimissioni del Questore e protestare decisamente con il ministro dell’Interno, l’ineffabile  Matteo Piantedosi e con il governo. Sindaco Lo Russo, se ci sei batti un colpo, Torino non merita tutto questo.

 

P.S. Non so se fa ridere o piangere, giudicate voi, quanto mi ha raccontato un amico. Il giorno dopo va a prendere un caffe in un bar di Via della Consolata, risparmiato dalla furia anarchica, e mentre lo sorseggiava, arrivano due agenti di Polizia e chiedono al barista come mai non gli avevano rotto le vetrine. Si sposta nella Libreria delle Edizioni Paoline e mentre consulta i libri arrivano i Vigili Urbani che chiedono di accelerare nella sostituzione delle vetrine danneggiate in quanto le transenne messe dal Comune a protezione venivano rubate, confidavano che ne avevano trovate in un cantiere edile, e le dovevano portare via.

 

No al tunnel In piazza Baldissera arrivano i semafori

Al posto della maxi rotonda di piazza Baldissera ci saranno  i semafori. È la decisione  della Città di Torino che ha bocciato il progetto del tunnel sotto la rotonda che sarebbe troppo costoso: 47 milioni. Piazzare gli impianti semaforici costerà alle casse comunali la più modesta cifra di tre milioni di euro.

Milano tra arte e storia, “da romantica a scapigliata”. Ultimi giorni

Una mostra da non perdere (sino al 12 marzo 2023, al Castello Sforzesco di Novara

Quel prologo affidato alla tela di Francesco Hayez, “Imelda de Lambertazzi” del 1853 – tra sguardi languidi e pensierosi di innamorati, tra scranni e tendaggi verdi che nascondono sgherri in agguato -, amore e morte nella lotta tra Guelfi e Ghibellini nella Bologna del XIII secolo, narrato da un ormai sconosciutissimo Defendente Sacchi e caro anche a Donizetti, è il punto d’avvio della mostra “Milano da romantica a scapigliata”, ambientata nelle sale del Castello Sforzesco di Novara, davvero “maravigliosa”, che di testa e di pancia consigliamo a tutti. Volendo ricordare le occasioni che l’hanno preceduta, diremmo che arriva buona quarta dopo quelle sull’Ottocento e sul Divisionismo sino all’evento dedicato a Venezia, ospite tutte di un luogo che a grandi e importanti passi sta divenendo ritrovo d’appuntamento obbligato per gli appassionati dell’arte; e ottimamente resa, attraverso la cura e la conduzione e le scelte di Elisabetta Chiodini, dall’Associazione Mets Percorsi d’arte, ottima reclutatrice di opere da collezioni pubbliche e private, dal Comune di Novara e dalla Fondazione Castello, con il patrocinio di Regione Piemonte, Commissione Europea, Provincia di Novara e Comune di Milano, necessario Main Sponsor Banco BPM.

Settanta opere, piccole e grandi tele, sculture minuscole e di estrema raffinatezza (“La pleureuse”, 1875 – 1878, di Giuseppe Grandi), otto sezioni, i maggiori protagonisti della cultura figurativa ottocentesca attivi a Milano, le vicende storiche che sono trascorse dal Regno napoleonico all’austriaco Lombardo Veneto, dalle rivolte popolari (con l’immancabile Bossoli) sino alle guerre indipendentiste, sino alla liberazione del 1859. Le visioni di una capitale meneghina ancora chiusa dentro sue certe strutture quattrocentesche e delle sue trasformazioni verso una città moderna e signorile, ma ancora portatrice di inevitabili e ampi grumi di povertà, in cui le differenze sociali si facevano sempre più visibili, una città che negli anni Sessanta vedeva la costruzione della Stazione Centrale, la rivoluzione dell’area di piazza Duomo con la demolizione del Coperto dei Figini, con la costruzione della Galleria e l’ideazione di piazza della Scala sino, dieci anni più tardi, all’abbattimento del Rebecchino, antico isolato davanti alla bela madunina, luogo d’azione dei malandrini dell’epoca. Un percorso che non è soltanto affidato alle arti, ma altresì alla Storia e alla riscoperta visiva di angoli della città ormai mutati o scomparsi del tutto.

“Pittura urbana” (la definizione la si deve ancora al Sacchi) che abbraccia vecchie prospettive, iniziata tra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento dall’alessandrino Giovanni Migliara (che illustra vecchi caseggiati e antichi passeggi, eleganti toilette e venditori, nella “Veduta di piazza del Duomo in Milano”, 1828), lasciando presto il campo ai più giovani ma già sguinzagliati colleghi Luigi Premazzi (“Interno del Duomo”, 1843, un fiorire di colonne e vetrate di eccezionale bellezza, a fronte della monumentalità dell’organo descritto in ogni più significativo particolare), Carlo Canella (“Veduta della corsia del Duomo”, del 1845, l’attuale corso Vittorio Emanuele, un susseguirsi di figure colte nella loro più immediata vita quotidiana, lo stagnaro e la signora con l’ombrellino, le piccole voliere e il loro mercante) e Angelo Inganni con i suoi Navigli innevati del 1852. Un “palcoscenico” abitato altresì dagli “attori protagonisti” della storia milanese di quello scorcio di secolo, l’autore dei “Promessi Sposi” raffigurato da Giuseppe Molteni (un quadro ritrovato di recente), il “Conte Carlo Alfonso Schiaffinati in abito da cacciatore” dell’Arienti e i ritratti di Giovanni Carnovali, comunemente conosciuto come il Piccio, “autore – ci viene chiarito nelle note alla mostra – impegnato fin dalla prima metà degli anni Quaranta in una personalissima ricerca intorno alle potenzialità espressive del colore, figura fondamentale per un primo affrancamento della pittura lombarda da quello che era stato l’indiscusso primato del disegno di matrice classicista.”

La terza sezione contempla la Milano occupata dagli austriaci e poi liberata, nelle tele di Carlo Bossoli, il più sensibile quanto tenace narratore delle Cinque Giornate, e di Baldassarre Verazzi (“Combattimento presso Palazzo Litta”), mentre la successiva guarda alla Storia dalla parte degli umili, soprattutto attraverso i nomi dei fratelli Domenico e Gerolamo Induno, apprezzati dalla critica come dal pubblico dell’epoca, per il loro squisito sentimento nel raccontare i drammi e le difficoltà del vivere quotidiano di gran parte delle masse. Drammaticamente resa da Domenico con “Lacrime e pane” la povera camera della donna, che raccoglie qualche soldo con i ricami fatti al tombolo, con a fianco la sua bambina, o da Gerolamo con “La scioperatella” del 1851 e soprattutto “La fidanzata del garibaldino”, conosciuta anche come “Triste presentimento”, di vent’anni dopo, anche qui una povera stanza e un letto sfatto, forse una lettera tra le mani che non promette nulla di buono o un’immagine dell’innamorato e un mozzicone di candela, l’unico abitino poggiato sulla seggiola e un catino, il piccolo busto dell’Eroe posto nella nicchia e una riproduzione, alle spalle della protagonista, del “Bacio” di Hayez. Ogni personaggio colto nel suo habitat abituale, interni domestici disadorni, tra le proprie povere cose, quasi sempre immerso in pensieri di ricordi e di indigenza, ogni particolare reso con precisa autenticità, mai vittima di una componente calligrafica fine a se stessa ma di grande, autentico realismo.

Con il proseguire degli anni, molti artisti avanzano nel rinnovamento del linguaggio pittorico, uno fra questi Federico Faruffini (suicida a trentasei anni), grazie anche all’incontro con la pittura napoletana nelle tele e nell’amicizia di Domenico Morelli, ogni cosa vista attraverso un diverso sguardo dato alla luce e al colore. Sono esposti in mostra due suoi capolavori, “Saffo” e “Toletta antica”, davvero di tanta bellezza. Con il suo modo nuovo d’affrontare la pittura, Faruffini fu di stimolo maggiore e definitivo alla ricerca per artisti, lui espressione di ribellione ai codici, come Filippo Carcano e Tranquillo Cremona, Mosé Bianchi e Daniele Ranzoni, che lo abbracciarono e lo accrebbero, in una dimensione minore del disegno e in un affermarsi spavaldo del colore, capace da solo di costruire immagini, nella ricerca dell’essenza che scivola giù verso la “macchia scapigliata”, verso la rarefazione della materia e una vitalità sino a pochi anni prima certo impensabile. Certamente, in quel decennio tra il Settanta e l’Ottanta che vide l’affermarsi della Scapigliatura, non tutti guardarono con simpatia né sicuramente con convinzione a una nuova forma d’arte, “una pittura filacciosa, senza contorni di sorta, quasi senza piani e senza prospettiva”, si disse a proposito di Carcano. Sarebbero arrivate al contrario opere nuove, in netta area capolavori, quali “Giardino con effetto di sole” (di Carcano, 1867), “Ritratto di Nicola Massa Gazzino” (di Tranquillo Cremona, ancora 1867, un dandy di due secoli fa mollemente adagiato in poltrona, un tendaggio di velluto giallo intensamente colorato che affonda le proprie radici in un Rinascimento veneziano, una sola mano guantata, un fondo quasi impercettibile di fiori: eccezionale), “Un giorno di parata” (di Bianchi, 1870, sarebbe sufficiente la macchia degli abiti delle due donne rappresentate tra il sole e l’ombra, sullo sfondo la chiesa e le piccole e “imprecisate” figurine; come il visitatore si dovrà gustare “Il maestro di scuola” e l’impertinente “Dietro le scene”, ripensando a quanto un critico scrisse dell’artista: “Fu saldo disegnatore, compositore disordinato, schiettissimo pittore, succoso, fresco, vario in quel suo cromatismo in cui il colore dei veneziani riecheggia senza affievolirsi, esperto di ogni segreto dell’arte nel rendere la finezza dell’atmosfera e nel modellare con l’efficacia della pennellata nervosa.”).

Nell’ultima sezione, l’affermazione e il trionfo del linguaggio scapigliato, di Daniele Ranzoni “Giovinetta inglese” e “Ritratto della signora Pisani Dossi” (1880, la leggerezza dell’abito bianco e quegli occhi che paiono dire a chi guarda oggi come allora tutto il rincrescimento nei confronti di un qualcosa non fatto proprio e il dolore assopito del personaggio, uno dei più begli esempi della mostra), di Tranquillo Cremona in primissimo piano a catturare l’attenzione e l’ammirazione, con “La visita al collegio” e soprattutto con un unicum suddiviso tra “Melodia” e “In ascolto”, entrambe datate 1878 ed eseguite su commissione dell’industriale Andrea Ponti, un inno all’azzardo della preparazione, alle zone lasciate alla saggia improvvisazione e al non finito, al sommario, all’evanescente, nel tripudio del “disordine” delle pennellate: “Il pennello tanto squisito del Cremona non si è fermato a determinare che certe parti più importanti della composizione, ma in queste ha messo tutta la squisitezza d’intonazione, della quale ha per così dire una privativa assoluta, e tutta quella gentilezza di figure muliebri che egli solo sa trovare”, fu uno dei giudizi a lui rivolto all’apparire delle opere. La mostra è visitabile sino al 12 marzo 2023: assolutamente da non perdere.

Elio Rabbione

Alcune immagini della mostra: Giuseppe Canella, “Veduta della corsia de’ Servi a Milano”, olio su tela, 1833, coll. Gastaldi Rotelli, Milano; Angelo Inganni, “Veduta del Naviglio di via Vittoria con il ponte di via Olocati”, olio su tela, 1852, coll. privata; Domenico Induno, “Pane e lacrime”, olio su tela, 1854, coll. privata; Tranquillo Cremona, “Melodia”, olio su tela, 1874-1878, coll. privata; Daniele Ranzoni, “Ritratto della signora Pisani Dossi”, olio su tela, 1880, coll. privata.