ilTorinese

Crollo Juve: Empoli-Juventus 4-1 e penalizzazione, doppia mazzata

 

-10 punti di penalizzazione
36esima giornata serie A

Caputo (2) E
Luperto E
Piccoli E
Chiesa J

Crollo totale per i bianconeri di Max Allegri:arriva la doppia mazzata,giudiziaria e sul campo:10 punti di penalizzazione in classifica che la fanno scivolare al settimo posto e la pesante sconfitta contro l’Empoli che fanno diventare la qualificazione in Champions League un miraggio.
Al Castellani decide una doppietta di Caputo (il primo gol su rigore),poi il gol di Luperto ed infine il poker di Piccoli nel recupero. Di Chiesa il gol della bandiera. Il Milan quarto è a +5 a due giornate dalla fine: domenica ci sarà la sfida diretta proprio contro i rossoneri, in casa, a Torino.

Enzo Grassano

(foto C.Benedetto)

Moncalieri città del verde

 IL COMUNE DI MONCALIERI INVITA I CITTADINI A CONDIVIDERE LA LORO PERSONALE PERCEZIONE DEL VERDE

Appuntamento giovedì 25 maggio alle 17 in Biblioteca Arduino.

Moncalieri 18 maggio 2023 – Costruire un piano strategico del verde di Moncalieri attivando un percorso con la comunità è un’operazione che richiede tempo e partecipazione.

È questo però il punto chiave per affrontare con responsabilità gli impegni presi con la comunità attraverso il PNRR e i finanziamenti a beneficio della riqualificazione degli spazi verdi.

La prossima apertura del Parco storico del Castello dovrà quindi consegnare al pubblico un’area capace di raccontare il suo glorioso passato, di scrollarsi di dosso gli anni di abbandono e di affidare la sua rinnovata bellezza a chi ne godrà sapendo al contempo prendersene anche cura.

Nel disegno di Moncalieri, il Parco storico è un elemento cruciale che oggi restituisce un’area verde al centro cittadino e che deve creare anche una connessione forte con un sistema più ampio, che contempla il grande polmone del Parco Le Vallere e le piccole realtà come il giardino della Biblioteca Arduino, il Parco Lancia e il Lungo Po Abellonio.

Dopo due incontri, Fondazione Matrice ETS, ente organizzatore a supporto della visione dell’assessorato alla Cultura del Comune, si interroga ancora sulla percezione che hanno gli abitanti del verde urbano.

Giovedì 25 maggio, il terzo appuntamento del ciclo di incontri “A Moncalieri ogni spazio verde è prezioso”, rinnova quindi l’invito alla comunità di partecipare dalle 17 alle 19, sempre in Biblioteca Arduino: tutti possono intervenire e condividere esperienze e desideri per una migliore fruibilità degli spazi verdi di Moncalieri.

Negli incontri precedenti è emersa attenzione alla salvaguardia della fauna e alla manutenzione periodica, ma c’è ancora molto da dire e da suggerire per agire al meglio, in un dialogo aperto con l’assessorato alla Cultura, l’Ente Parco e Fondazione Matrice.

L’obiettivo di costruire un sistema dell’infrastruttura del verde della città di Moncalieri richiede un attento processo di ascolto e di coinvolgimento della comunità locale. Si tratta di un processo che deve attivare nuovi cambi percettivi e di paradigma nel rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda” – afferma Laura Pompeo, assessore alla Cultura e alle Residenze Reali, che aggiunge “Gli approfondimenti in corso sono volti a far emergere tutte le potenzialità del sistema del verde moncalierese, valorizzandone gli assi portanti come Le Vallere e il Parco Storico del Castello Reale, di recente acquisizione al patrimonio cittadino. Un lavoro in cui non partiamo da zero, ma che poggia su diversi anni di buone pratiche maturate implementando il piano strategico Moncalieri Città nel Verde. Ricordo che Moncalieri si fregia di ben due riconoscimenti Unesco: dal 1997 in quanto appartenente al sistema delle Residenze Sabaude e dal 2016 come MaB-riserva di biosfera”.

Grimaldi e Ravinale: “violenza privata per chi ha contestato problema di tenuta democratica”

“Davvero stiamo discutendo del fatto che la contestazione di sabato avrebbe impedito alla Ministra Roccella di tenere la sua conferenza? Come se potesse esserci un problema di libertà di parola per un ministro! L’ipotesi di reato per cui sono state denunciate 29 persone sarebbe violenza provata. Se la notizia fosse confermata, saremmo di fronte a un fatto di inaudita gravità: se un privato cittadino può rischiare quattro anni di carcere per aver contestato con le parole un’esponente del governo in carica c’è un enorme problema di tenuta democratica” – dichiarano il Vice-capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra, Marco Grimaldi, e la Capogruppo di Sinistra Ecologista a Torino, Alice Ravinale.

“La Ministra ha dichiarato che l’obiezione non rappresenta un ostacolo all’interruzione di gravidanza, quando sono almeno 30 le strutture sanitarie in Italia con il 100% di obiettori di coscienza, più o meno 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%” – proseguono Grimaldi e Ravinale. – “Di fronte a parole che addirittura negano la realtà non si dovrebbe neanche fischiare?”

Medioevo e Templari in Piemonte

C’è la Dama del Lingotto, ci sono le prime monete dei barbari invasori, c’è Carlo Magno che attraversa la bassa valle di Susa, ci sono i grandi artisti che illustrano il Piemonte medievale e soprattutto spicca la storia dei Templari nella nostra regione con la loro presenza a Saliceto, nel cuneese, a Moncalieri, Chieri, Casale, Asti, Alessandria.

“I Templari in qualche modo c’entrano sempre” fa dire Umberto Eco a un personaggio di un suo romanzo. In effetti, a nove secoli di distanza dalla fondazione dell’Ordine del Tempio, quei Cavalieri con il manto bianco su cui svetta una grande croce rossa, rappresentati magistralmente nelle incisioni di Gustave Dorè, restano il più importante Ordine religioso-militare. Nel nuovo libro di Pierluigi Baima Bollone “Medioevo e Templari in Piemonte” edito da Priuli & Verlucca, c’è gran parte della storia del Piemonte, dai Goti ai Franchi e ai Longobardi fino al Novecento. Professore emerito di Medicina legale all’Università di Torino, autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche e conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi sulla Sindone, Baima Bollone indaga sulla formazione dell’ambiente medioevale nei territori piemontesi e sulla presenza dell’Ordine templare nel nord-ovest della penisola e in particolare nella nostra regione con le tracce monumentali che ne sono rimaste e ne documentano l’esistenza. Le pagine del suo volume sono una cavalcata impetuosa attraverso i secoli, al fianco del re dei Franchi e di tanti altri personaggi che hanno fatto la storia della terra subalpina, come la nobildonna longobarda del VI secolo sepolta nella zona del Lingotto insieme ai suoi monili e ad altri preziosi reperti, ritrovata nel 1910 durante lo scavo di un pozzo in via Nizza a tre metri di profondità, oppure i primi vescovi di Torino Massimo e Landolfo, i barbari e i saraceni e tanti altri ancora. Accanto a loro si stagliano i grandi artisti che illustrarono il Piemonte medioevale con le celebri abbazie della Novalesa e di San Benigno di Fruttuaria, la canonica di Santa Maria di Vezzolano, l’Abbadia di Stura, la Sacra di San Michele e il santuario della Consolata con il campanile eretto dai monaci della Novalesa fuggiti a Torino all’arrivo dei mori. Un intero capitolo è dedicato all’iconografia del Piemonte medioevale con opere e immagini di Pelagio Palagi e Alfredo d’Andrade, il Bellotto, nipote del Canaletto, e Pietro Palmieri, Bagetti e Cignaroli, Clemente Rovere e Francesco Gonin. Tra le curiosità del libro, la scoperta che alcune persone residenti nelle nostre valli alpine hanno un’origine araba. Dopo essere stati cacciati dalle valli piemontesi molti saraceni invasori si sono integrati nelle popolazioni locali. Moderne ricerche genetiche, spiega Baima Bollone, provano la persistenza di Dna nordafricano in soggetti nati nell’Italia meridionale, in Sicilia e in Spagna. Il castello templare della Rotta a Moncalieri? Tutte fake news, secondo l’autore, le presunte apparizioni notturne di fantasmi nel maniero. Vestiti i panni del detective privato Baima Bollone ha constatato di persona che si tratta semplicemente dei fari di auto e camion che viaggiano sulla vicina autostrada. “Ho sorvolato anche l’edificio per una ricognizione dall’alto e il pessimo stato del tetto pareva facilitare i giochi di luce”. Chapeau! C’è poi un piccolo gioiello in val Bormida, nel paese di Saliceto. Memorie templari emergono nella locale chiesa rinascimentale di San Lorenzo con un rarissimo Bafometto, un idolo pagano della cui adorazione furono accusati e condannati i Templari. Una presenza che ricorda la cappella di Rosslyn in Scozia. La chiesa di Saliceto può essere definita a tutti gli effetti una piccola Rosslyn piemontese. “Resta da chiarire, annota lo studioso torinese, come nel Quattrocento, quindi ben oltre la soppressione dell’Ordine, un cardinale potesse volere sulla facciata di una chiesa una simbologia templare. La domanda resta senza risposta”.
Filippo Re

Con il Salone del Libro una boccata di ossigeno per ristoranti, alberghi e guide turistiche

Indagine Ascom sulle attività torinesi

Presidente Coppa: «I grandi eventi rappresentano un volano importante per le attività del territorio. I visitatori che arrivano da fuori regione apprezzano soprattutto le proposte della tradizione locale»

Il Salone del Libro più grande di sempre ha avuto un impatto positivo anche sulle attività commerciali della città. Da un’indagine Ascom Confcommercio Torino e provincia si rileva che le attività legate al turismo hanno avuto ancora una volta ricadute positive. In particolare, gli alberghi di Federalberghi confermano il sold out delle camere in città e i ristoratori aderenti ad Epat evidenziano prenotazioni in forte anticipo e un flusso di clientela superiore a quello degli scorsi anni.

«Il Salone internazionale del Libro di Torino – sottolinea la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa – rappresenta un volano importante per il territorio. I visitatori della kermesse colgono infatti l’occasione per scoprire o per conoscere meglio ciò che ha da offrire la città: i ristoranti e gli alberghi pieni ne sono la dimostrazione e anche le guide professioniste rilevano un interesse maggiore rispetto agli scorsi anni. Dobbiamo, però, cogliere maggiormente l’opportunità di questo grande evento anche per le attività commerciali della città».

Strutture ricettive al completo e soddisfazione degli operatori: “Il Salone del Libro – dichiara Fabio Borio, presidente di Federalberghi, aderente ad Ascom Torino – si conferma evento trainante per i flussi turistici con un’occupazione da tutto esaurito, al netto di alcune disdette last minute per il maltempo. Ci teniamo a ringraziare l’organizzazione del Salone per il lavoro svolto e per il coinvolgimento e auspichiamo che la prossima edizione possa essere estesa nella durata”.

Oltre agli alberghi anche i ristoranti possono vantare numeri positivi con prenotazioni in largo anticipo rispetto agli anni passati. In particolare, per il 33% dei ristoratori coinvolti nell’indagine Ascom c’è stato un aumento delle prenotazioni rispetto al 2022 e per il 50% sono comunque rimaste in linea. Circa il 60% ha avuto il momento di maggiore attività nella giornata di sabato, il 25%il venerdì e il 17% il giovedì. Per quanto riguarda la provenienza dei clienti il 42% dei ristoranti segnala maggiori arrivi da fuori Piemonte. I piatti più richiesti sono, ancora una volta, quelli della tradizione torinese: piatti di antipasti misti piemontesi, vitello tonnato, agnolotti, tajarin, fritto misto, e per il dolce domina il bounet.

Per quanto riguarda i locali serali, che hanno purtroppo pagato il prezzo del maltempo, il 70% degli intervistati ritiene che il Salone del Libro sia un buon volano per le attività. Per l’edizione di quest’anno il 66% ha rilevato un flusso comunque paragonabile o superiore a quello dello scorso anno. Per questo motivo emerge da parte degli operatori la richiesta di una maggiore promozione delle serate in città in corrispondenza del Salone.

Stabile l’attività anche per le pasticcerie, che evidenziano un incremento nella clientela proveniente da fuori regione, con un apprezzamento particolare per le specialità della tradizione torinese.

Le attività commerciali, soprattutto l’abbigliamento e gli accessori del centro città, sottolineano una maggiore affluenza rispetto al Salone dello scorso anno (70%) soprattutto nella giornata di venerdì (67%) e un incremento negli incassi fino al 50% in più rispetto ad un week end senza eventi, ma solo per i negozi del centro storico, che hanno visto una buona affluenza di stranieri. Bene, in particolare, le vendite di borse e abbigliamento.

Positivo, infine, il bilancio delle guide turistiche professioniste della GIA, aderente ad Ascom Torino, che sottolineano una non trascurabile percentuale in più di prenotazioni rispetto ad un fine settimana senza eventi.

Ravetti (Pd): “Si adotti un nuovo piano amianto”

 “AUDIZIONE AFEVA: CI IMPEGNEREMO PERCHE’ LE ISTITUZIONI RIPRENDANO IL CONFRONTO E VENGA ADOTTATO SUBITO UN NUOVO PIANO AMIANTO. I FAMILIARI DELLE VITTIME NON DEVONO ESSERE LASCIATI SOLI”

 “Si è tenuta ieri l’audizione in Commissione, da me sollecitata all’inizio di aprile, della Presidente dell’Associazione Famigliari e Vittime dell’Amianto (Afeva) Giuliana Busto e dei rappresentanti Nicola Pondrano e Bruno Pesce finalizzata a fare il punto sulla ricerca sanitaria dedicata al mesotelioma e sulle bonifiche dall’amianto. I portavoce casalesi dei familiari delle vittime da amianto hanno espresso fortissime perplessità e, su alcuni specifici casi, anche stupore per la lentezza con cui le Istituzioni affrontano questi temi così decisivi per la salute e l’ambiente” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico di Alessandria.

“In particolare – prosegue l’esponente dem – hanno sottolineato la necessità di dare una svolta e un’accelerazione alle bonifiche sia nei siti pubblici che in quelli privati e di prevedere strumenti operativi più opportuni per spendere le tante risorse, accantonate e non utilizzate, per  l’eliminazione dell’amianto. Inoltre, hanno evidenziato che il fondo milionario destinato alla ricerca contro il mesotelioma e frutto della battaglia legale sull’ex Eternit, parrebbe non essere più utilizzato. Infatti, la rendicontazione dei progetti di ricerca per individuare nuove cure contro il mesotelioma che coinvolgevano l’Università di Torino presso l’azienda ospedaliera San Luigi di Orbassano, i dipartimenti di Scienze della Salute e di Medicina Traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale, l’Istituto Mario Negri insieme all’azienda ospedaliera di Alessandria e l’Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori, risale al 2021. Da allora Afeva chiede, inutilmente, una ripresa delle progettualità sui tavoli istituzionali”.

“In questo senso – afferma il Consigliere regionale Pd – siamo tutti d’accordo sul percorso di riconoscimento dell’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere scientifico (Irccs) sulle patologie ambientali per Alessandria e la sua provincia. Ne abbiamo, fin da subito, compreso il valore e siamo stati noi i primi a tracciare questa strada, attraverso delibere specifiche alle quali devono seguire i dossier ufficiali di candidatura (e non le vaghe intenzioni parlamentari espresse con mozioni inutili, se i valori scientifici dei dossier sono poco qualificanti). E, oggi, vogliamo rilanciare, con forza, in questo percorso, il ruolo di Casale Monferrato e di tutti i protagonisti sociali e sanitari di quel territorio”.

“Voglio, inoltre, rimarcare il fatto che al Piemonte manca, perché scaduto nel 2020, il “Piano regionale Amianto” e il Comitato Strategico Regionale, previsto da apposita legge, a parte una convocazione del novembre scorso di scarsa rilevanza operativa, non svolge, da qualche anno, un ruolo di analisi e di coinvolgimento nelle scelte di indirizzo indispensabili. In Consiglio regionale chiederemo l’adozione di un nuovo Piano Amianto e ci impegneremo, ancora di più, per rimettere al centro del dibattito la città di Casale Monferrato con tutte le questioni legate alle bonifiche e alla ricerca” dichiara il Vicepresidente del Gruppo Pd.

“Voglio infine rilevare, sul piano politico – conclude il Consigliere regionale alessandrino – che dagli interventi dei rappresentanti di Afeva è emersa la mancanza di un confronto e di un rapporto con le Istituzioni e un senso di abbandono e solitudine nella lotta all’amianto che ha lasciato dietro di sé tanto dolore. Questi appelli dimostrano chiaramente che anche le Istituzioni locali potrebbero e dovrebbero prestare maggiore attenzione a chi da anni si spende in prima linea per debellare questa piaga e incentivare e rafforzare la ricerca”.

Debito e nuvole  

IL PUNTASPILLI di Luca Martina 

Le due crisi economiche innescate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina hanno provocato un massiccio intervento di sostegno da parte dei governi e, con questo, un ulteriore aumento del già elevato livello del debito mondiale.

Ma ad essere indebitati non sono solo i governi ma anche le famiglie e le aziende e a fare il punto della situazione, mettendo a confronto i debiti diversi paesi, ci ha pensato il recente rapporto, il Global Debt Monitor, dall’ Institute of International Finance.

La, piccola, buona notizia è che sebbene il debito globale rimanga, sia in valore assoluto che in rapporto al PIL, enorme (305.000 miliardi di dollari, il 333,2% del PIL) il suo valore è sceso nel 2022 di 4.000 miliardi ed è la prima volta dal 2015.

La cattiva notizia, sottolineata dal sibillino titolo del rapporto dell’IIF “Crepe nelle fondamenta”, è che quest’anno il trend di crescita è ripreso con forza con 8.300 miliardi aggiunti nei soli primi tre mesi del 2023 ed è ora 45.000 miliardi più alto del livello pre-pandemico.

Proviamo allora a comprendere come il debito sia diventato una costante presente in tutti i settori dell’economia mondiale e come potrebbe evolversi la situazione futura.

Cominciamo con il dire che il nostro pianeta ha da sempre offerto nuovi territori e nuove popolazioni da esplorare, conoscere e, qualche volta sfruttare (con i rischi che tocchiamo ormai con mano ogni giorno).

L’ingegno dell’uomo ha contribuito al progresso generando costanti, e nell’ultimo secolo in particolare, accelerate innovazioni.

Così facendo, nuove risorse, popolazioni e tecnologie hanno fatto progredire l’economia ed il benessere (in particolare in quella parte del mondo, l’occidente, che prima si è attrezzata per questa avventura).

Ma in un contesto che offriva così grandi opportunità perché accontentarsi di quanto si ha a propria disposizione? Perché limitarsi ai propri, spesso scarsi, mezzi?

Il debito è stato così una delle innovazioni che più hanno plasmato il mondo nel quale oggi viviamo.

Il fuoco, la ruota, la scrittura sono state invenzioni che hanno avuto un impatto sull’umanità ben più evidente (e risaputo) ma la possibilità di fare leva sulle proprie idee e sulla lungimiranza (non priva, spesso, di cinici calcoli) di chi fornisce un capitale per poterle sviluppare, ha costituito un prepotente acceleratore di crescita e di opportunità.

L’origine del debito si può fare risalire ai mercanti che nell’antica Mesopotamia, 3.500 anni prima di Cristo, pochi secoli dopo la comparsa della scrittura, scrivevano su tavolette di argilla, marchiate con il sigillo del debitore, i loro crediti.

Ma la nascita del debito nella sua forma “organizzata” (con persone ed istituzioni dedicate a farne una vera e propria attività: le banche) ci riporta all’epoca del Rinascimento e guerre, conquiste ed esplorazioni si sono succedute grazie, anche, ad esso per secoli.

Negli ultimi 60-70 anni, però, il gioco, riservato in passato ad “élite” (Stati, teste coronate, nobili, avventurieri e qualche geniale e convincente inventore) ha fatto un salto di qualità ed è diventato fruibile a tutti.

Non a caso negli anni ’50, negli Stati Uniti, cominciano a comparire le prime carte di credito: è finalmente possibile spendere quello che non si ha.

La democratizzazione del debito è stata certamente un apprezzabile sottoprodotto della fine dei totalitarismi e del dilagante entusiasmo per il libero mercato.

Grazie ad esso non servivano più capitali accumulati dalle generazioni precedenti per acquistare la casa dove abitare o, più modestamente, la nuova automobile.

Idee e opportunità, ampiamente disponibili, diventavano finalmente raggiungibili grazie alle banche, prima, e, successivamente, all’universo in continua espansione degli investitori pronti a prestare il loro denaro (a governi e società) per una adeguata remunerazione.

E, sia detto chiaramente: non è certo un problema contrarre un debito per perseguire un progetto che genererà (per sé o per il Paese) una ricchezza ben maggiore del suo costo.

Senza debito occorre accontentarsi di quanto si ha a disposizione e la crescita tecnologica procede a ritmo modesto per mancanza di adeguate risorse finanziarie.

Il debito crea nuovi consumi (di risorse e di prodotti) e nuova occupazione (per produrre e sviluppare prodotti e servizi).

Tutto bene dunque? Per un po’ di tempo abbiamo certamente potuto ammirare, rilassati nelle nostre poltrone, solo il lato illuminato della luna.

L’indebitamento è andato accumulandosi alimentando così la crescita dell’economia, dell’occupazione e, in ultima analisi della prosperità.

Negli Stati Uniti il debito complessivo (pubblico e privato) è salito dal 160% del PIL (più di una volta e mezza la ricchezza prodotta nell’anno) del 1979 a circa il 350% attuale.

In Europa siamo arrivati a livelli superiori al 365% ed in Giappone al 610%: tra le 4 e le 6 volte il prodotto di questi Paesi.

Ma, si dirà, poco male: il debito genera ricchezza e prosperità… o no?

Il problema del debito è che fino a che se ne fa un utilizzo avveduto, generando, con il suo utilizzo, risultati superiori a quanto si dovrà restituire (comprensivo degli interessi pagati) il circolo è virtuoso.

L’equilibrio diventa precario quando il debito viene utilizzato in modo poco efficiente: è come se il corpo (l’economia) si fosse assuefatto al suo effetto stimolante e ne chiedesse sempre di più senza però riuscire a tornare più in piena forma.

Questa situazione si verifica perché le opportunità di investimento col tempo e la scomparsa di nuovi territori e popolazioni da sfruttare, e, quel che è peggio, la stagnazione della crescita demografica, tendono a diventare meno abbondanti ed una certa quantità di debito, accumulato quando le condizioni erano più favorevoli (e per questo con minore prudenza), diventa più difficile da rimborsare.

Se non si è iniziato a ripagare il proprio debito quando se ne aveva la possibilità diventa più difficile quando la situazione è meno propizia.

Il ciclo del debito è ritenuto per questo da molti economisti come una delle principali cause dei “cicli economici” (le oscillazioni da situazioni di estremo benessere a quelle di crisi).

Si arriva periodicamente ad un punto dove i creditori chiedono di riavere i denari che avevano prestato e questo riduce le possibilità di spesa e di investimento dei debitori, complica la vita alle banche che, non essendo in grado di rientrare delle somme prestate, smettono di concedere credito e ci si trova, senza quasi capirne il motivo, nel mezzo di una recessione. 

L’allarme rosso scatterebbe, secondo alcuni economisti, quando il debito complessivo supera il 250% del Pil.

Nel 2008 il meccanismo sembrava essere sul punto di generare una crisi simile a quella del 1929 ma le banche centrali, acquistando le obbligazioni (il “debito”), evitando così che perdessero valore o che portassero al fallimento i debitori, e concedendo denaro a basso costo al sistema bancario, hanno reso possibile un riassestamento ordinato della situazione.

L’indebitamento si è così, per qualche anno, stabilizzato ma non, ridotto (ad eccezione, per un breve periodo, degli Stati Uniti).

Il debito ha cambiato, dunque, nel tempo la propria natura: da lievito in grado di fare crescere economie e benessere (passando attraverso sanguinosi conflitti) a una zavorra che oggi rappresenta un potente freno alla crescita futura.

Non è detto che tutto ciò condurrà, alla fine, al baratro (come pensano i più pessimisti) ma potrebbe venire a mancare nei prossimi anni quel propellente che ha consentito all’economia mondiale, per molti decenni, di crescere al di sopra delle proprie possibilità.

Il noto investitore e filantropo Ray Dalio ha descritto molto bene quanto potrebbe avvenire nei prossimi 10 anni (più complesso e frutto del caso è fare previsioni di più breve termine).

Nel suo studio “Productivity and Structural Reform: Why Countries Succeed & Fail, and What Should Be Done So Failing Countries Succeed” effettua una attenta ed acuta disamina dei fattori di successo (e di insuccesso) dei principali Paesi mondiali delineando così quali saranno, anche dal punto di vista degli investimenti, quelli che con maggiori probabilità raccoglieranno i frutti, sempre più rari e meno succosi, della crescita.

La “formula della felicità” della crescita dipenderebbe da due fattori: il livello di indebitamento e la crescita della produttività.

Il debito influenzerebbe di più il futuro immediato (ma nel tempo gli effetti positivi e quelli negativi dovrebbero compensarsi) mentre la produttività ha effetti più duraturi, nel lungo termine. 

Ray Dalio ha stimato in questo modo la crescita economica dei principali Paesi nei prossimi 10 anni ed il nostro Paese si trova al penultimo posto (peggio di noi solo la Grecia).

Ad essere favoriti saranno i Paesi che hanno un minor debito in rapporto al loro reddito ed una sua crescita inferiore a quella del prodotto nazionale (il PIL).

Ma questo non basta: nel tempo entrano in ballo altre variabili fondamentali come la popolazione in età lavorativa e la produttività.

Una minore disponibilità di persone in grado di dare il loro contributo ai processi produttivi limita la crescita economica (il lavoro è uno dei “fattori di produzione”) ma d’altro canto non è sufficiente disporre di una forza lavoro abbondante se questa non è adeguatamente preparata e pronta a rispondere alle richieste delle imprese, se non è, in altre parole, “produttiva”.

Il debito, dunque, è solo la punta di un pericoloso iceberg che minaccia la navigazione dell’economia mondiale e, in particolare, dell’Italia.

Proprio in questi giorni, per finire in bellezza, oltreoceano crescono le preoccupazioni legate al raggiungimento del tetto del debito *.

Occorrerà un non semplice accordo bipartisan tra il partito del Presidente e l’opposizione repubblicana, per potere elevare il livello della spesa, spazzando via le nuvole che si sono accumulate negli ultimi mesi.

Il cielo tornerà probabilmente presto azzurro ma le nubi in lontananza non potranno essere per sempre ignorate. E neanche le crepe che si intravedono nelle fondamenta…

*    https://iltorinese.it/2023/05/16/il-tetto-che-scotta/

A Santena si costruisce gentilezza

Il sindaco Roberto Ghio, l’assessore con deleghe alle Politiche sociali e volontariato Alessia Perrone e la consigliera comunale Debora Dello Monaco, con cariche alle pari opportunità, hanno firmato il “Patto di Partecipazione a Costruiamo Gentilezza” insieme al presidente dell’associazione “Cor et Amor” Luca Nardi e alla vicepresidente Livia Saltetto. È in piazza Martiri della Libertà durante l’evento di chiusura della asparisagra, viene consegnato anche il primo riconoscimento al “santenese più gentile”

Sempre Verdi con le voci del Trio Lirico del Teatro Regio di Torino

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Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 24 maggio, ore 21.30

Paola Lopopolo, soprano, Andrea Antognetti, tenore e Marco Tognozzi, baritono, le voci del Trio Lirico del Teatro Regio di Torino, accompagnati al pianoforte dal M° Andrea Turchetto presentano mercoledì 24 in Osteria Rabezzana “Sempre Verdi! (Opere, non fiori!)” arie, romanze, duetti, terzetti e cori tratti dalle più belle opere di Giuseppe Verdi: La Traviata, Rigoletto, Don Carlo, Otello, Un Ballo in Maschera, Giovanna d’Arco e, per finire, l’immancabile Nabucco.

Mercoledì 24 maggio

Sempre Verdi! (Opere, non fiori!)

Paola Lopopolo, soprano

Andrea Antognetti, tenore

Marco Tognozzi, baritono

Maestro accompagnatore: Andrea Turchetto

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it