I salotti erano i luoghi dell’incontro sociale, della cultura, della lettura e della conversazione a cui partecipava l’aristocrazia e la borghesia nascente, erano luoghi in cui c’erano tante idee.
A partire dal 1848, diventarono luoghi di attiva discussione politica fra le élites di potere e della borghesia che aspirava al cambiamento. Inoltre, i salotti erano i punti di ritrovo per eccellenza delle donne della media e alta società, le quali svolsero un ruolo importante sul piano civile e politico del Risorgimento Nazionale. Infatti, le donne avevano un ruolo di attiva partecipazione all’interno dei salotti. Durante la metà dell’Ottocento, i salotti torinesi erano dei centri di aggregazione e formazione dell’opinione pubblica, ma anche luogo in cui l’élite torinese, i diplomatici e politici, intellettuali e artisti si riunivano. Un ruolo molto importante lo svolgeva la politica, dato che si stava iniziando ad elaborare il processo di unità nazionale, e dopo la promulgazione dello Statuto albertino, Torino divento il posto per molti esuli italiani, i quali trovarono nei salotti lo spazio per la diffusione di idee patriottiche, ma anche antiliberali. Tra i salotti possiamo ricordare quello della
Contessa Balbo Bertone di Sambuy, antiliberale e legittimista; quello della Marchesa Giulia di Barolo; quello di Costanza d’Azeglio a Palazzo Tapparelli, salotto politico e diplomatico. Tra i più famosi vi era il salotto della Marchesa Alfieri, nipote di Cavour, il cui salotto veniva considerato il vero circolo politico di Torino, nel quale si incontravano anche gli ambasciatori dei Paesi amici; e quello della Baronessa Perrone, nel palazzo di Via XX Settembre, attualmente sede della Banca Unicredit.
Sofia Scodino