ilTorinese

Borgo Aurora: 39 posti letto in tre appartamenti

La polizia ha trovato ben 39 posti letto in tre appartamenti nel quartiere Aurora a Torino. All’interno anche dei contatori della luce abusivi, installati per rubare corrente. La scoperta  questa mattina in un palazzo di corso Vigevano 61. Gli agenti hanno controllato l’identità di 28 persone, tutti pakistani, trovati nell’edificio.

Merlo e Maurino: Post olimpico, gli impianti ancora in discussione sono Pragelato e Cesana

Nessun intervento separato o disgiunto.

“Che il post olimpico continui ad essere una palla al piede per le varie istituzioni locali e regionali e, soprattutto, per i territori interessati, non c’è dubbio alcuno. Una cattiva gestione ed un disinteresse dei vari enti preposti che, con lo scorrere del tempo, ha contribuito a creare una situazione che, oggettivamente, diventa sempre più inspiegabile ed insopportabile ad oltre 16 anni dalla fine dei giochi olimpici di Torino 2006.

Ora, però, senza alcuna polemica e senza accuse specifiche e pretestuose nei confronti di chicchessia, è bene sottolineare con forza che gli impianti sportivi che richiedono interventi definitivi per sanare una ferita ormai aperta da troppo tempo, sono due. E cioè, come tutti sanno, i trampolini di Pragelato e la pista di bob di Cesana Pariol. Due interventi riparatori, seppur massicci ed importanti, che non possono essere separati o disgiunti, pena la messa in discussione della necessità di chiudere definitivamente ed irreversibilmente questo intricato post olimpico. Se si devono fare delle scelte importanti in merito all’utilizzo di determinati impianti in vista delle prossime Olimpiadi invernali di Milano/Cortina del 2026 o di altri grandi eventi internazionali, si deve tenere in considerazione che le cosiddette ‘Valli olimpiche’ devono risolvere sempre 2 problemi e non uno solo. Ovvero, e lo ripetiamo ancora una volta, gli impianti di Pragelato e di Cesana Pariol. Nessuno pensi di fare delle scelte unilaterali o parziali che sarebbero semplicemente ridicole e anche inopportune nonchè nocive.

Ci auguriamo, infine, che i vari enti preposti alla soluzione definitiva – enti istituzionali, sportivi, di governo e di sottogoverno – affrontino simultaneamente questo problema e si chiuda una pagina che non può più essere ulteriormente dilazionata o, peggio ancora, rinviata sine die”.

Giorgio Merlo, Sindaco Pragelato, Consigliere Nazionale Anci.

Mauro Maurino, Vice Sindaco Pragelato.

Presentato a Torino il primo videocitofono con funzioni per non udenti e non vedenti

Venerdì 4 novembre scorso, al Lingotto di Torino, è stata presentata la nuova gamma di videocitofoni con funzioni per non udenti e non vedenti, alla presenza di 1600 installatori in sala e collegati in live streaming.

La multinazionale torinese Urmet è da sempre un brand all’avanguardia nel campo della videocitofonia e dell’automazione degli edifici: con la serie VOG compie un ulteriore passo in avanti con una sempre maggiore integrazione sistemica, nuove funzioni di domotica integrata e comandi vocali e gestuali.

Progettati a Torino, i videocitofoni VOG cambiano il modo di interagire con il videocitofono e lo trasformano in un vero e proprio home-monitor per il controllo di sistemi domotici e dei servizi della casa; la particolarità di questi dispositivi è che possono essere utilizzati anche da persone non udenti e non vedenti. La nuova gamma VOG risulta accessibile, intuitiva e con interfacce utenti semplici nel loro utilizzo, rendendola innovativa rispetto al passato.

La gamma VOG (acronimo di Voice Or Gesture) si compone di tre dispositivi per rispondere ad esigenze d’uso distinte:  VOG 7, VOG 5W e VOG 5.

«I “plus” della gamma VOG sono davvero tanti e unici, in quanto sono dispositivi all’avanguardia sia come tecnologia sia come semplicità di utilizzo, oltre a essere una soluzione videocitofonica versatile e innovativa – sottolinea Daniele Micheletti, product manager Urmet per la Videocitofonia -. Un vero e proprio salto in avanti nell’hi-tech che deve essere a disposizione di tutti, anche e soprattutto delle persone con disabilità, dei non udenti o non vedenti. La tecnologia deve essere accessibile anche alle persone più fragili, fornendo supporto, assistenza, tutela e protezione».

VOG 7 è il videocitofono che risponde ai comandi vocali o gestuali e consente di utilizzare, in modalità totalmente touchless, non solo le consuete funzioni di videocitofonia, ma anche le più avanzate attivazioni e funzioni smart presenti in casa.

L’interfaccia grafica può essere facilmente personalizzata per adattarsi anche alle soggettive esigenze di utilizzo, impostandola su modalità standard, semplificata per persone anziane, oppure swipe per non vedenti.

VOG 5W, invece, è dotato di connessione Wi-Fi integrata che consente di inoltrare chiamate sullo smartphone senza aggiunta di ulteriori dispositivi e è compatibile anche con Amazon Alexa.

 

VOG 5, infine, permette di controllare le funzioni videocitofoniche tramite pressione sui tasti di comando, cosiccome tramite gesti che attivano il sensore dedicato.

Un’importante innovazione riguarda le funzioni di risposta e apriporta, utilizzabili anche da persone non vedenti, poiché sui lati del monitor sono presenti tacche in rilievo che identificano la posizione dei pulsanti: nella versione IP tutte le funzioni vengono mostrate con specifiche icone sul display per persone non udenti.

 

La nuova gamma VOG è stata presentata nel corso di un evento presso la multisala Uci Cinema del Lingotto di Torino, alla presenza di 1600 installatori (tra sala e live streaming) e in collegamento con la multisala Uci Cinema di Marcianise (CE).

Mattatori della serata i comici Michele Cordaro e Pietro Sparacino, entrambi inviati del programma televisivo “Le Iene” e gli ex calciatori Bobo Vieri, Antonio Cassano, Lele Adani e Nicola Ventola della Bobo Tv che hanno intrattenuto e divertito il pubblico presente.

Un format di presentazione insolito e inaspettato che ha coinvolto il pubblico, informandolo e divertendolo, trasformando la serata in un vero e proprio spettacolo.

MARA MARTELLOTTA

Ghiotta serata fra “cibo buono e bello” e il grande “cinema”

Al Teatro della “Fondazione Mirafiore” di Serralunga d’Alba, arrivano Antonella Viola con Moreno Cedroni, a seguire Enrico Vanzina

Venerdì 25 e sabato 26 novembre

Serralunga d’Alba (Cuneo)

 

Proseguono fino al 25 aprile del prossimo anno gli incontri dedicati dalla “Fondazione Mirafiore”, nata nel 2010 – nel cuore della Langa del Barolo, per volontà di Oscar Farinetti – al “Laboratorio di Resistenza Permanente” tenuto nel Teatro, centro della vita culturale della “Fondazione” (all’interno del “Villaggio Narrante” in Fontanafredda) che è il solo teatro “in cui – si dice – è consigliabile entrare con un bicchiere di buon vino in mano”.

Venerdì 25 novembre, alle 19, ospite della serata sarà una coppia decisamente inedita: l’immunologa Antonella Viola e lo chef Moreno Cedroni in un incontro dal titolo “Il cibo buono e bello”. Antonella Viola ha iniziato a farsi conoscere al grande pubblico durante la pandemia ed è già stata ospite della “Fondazione” lo scorso anno con il suo “Danzare nella tempesta”, il libro dedicato al Covid-19 che ha stravolto le nostre vite, e continua in parte a farlo, da due anni a questa parte. Intrapresa con buon successo anche la strada della scrittura, la professoressa Viola (autrice anche de “Il sesso è (quasi) tutto”, edito da Feltrinelli nel 2022), insieme al nutrizionista Daniele Nucci, ha appena pubblicato un terzo libro “Il Cibo Buono” (Gribaudo), dove il punto di vista è ovviamente sempre quello scientifico: il “cibo buono” è quello che aiuta a rafforzare il nostro sistema immunitario, ma l’impostazione è a metà tra saggio e ricettario, con un unico obiettivo in mente, il benessere della persona e la sostenibilità. Su questi argomenti l’immunologa tarantina si confronterà venerdì sera a Serralunga d’Alba con Moreno Cedroni, lo “chef 2 stelle” Michelin che ha portato uno spirito avanguardista nella cucina italiana. Cedroni è infatti considerato uno degli chef italiani più innovativi, dotato di grande creatività e capacità di intrecciare tradizione e innovazione fra i fornelli. Si parlerà quindi di cibo, quello “buono e bello”, raccontato attraverso le lenti della scienza e dell’arte della grande cucina.

Sabato 26 novembre, alle 18,30, protagonista della serata sarà invece il cinema italiano con il regista e sceneggiatore Enrico Vanzina e una “lectio” dal titolo: “Il cinema e la vita”. Figlio del grande regista Steno, uno dei fondatori della commedia italiana, nel 1976 Enrico ha iniziato a scrivere sceneggiature e da allora ha collaborato con i maggiori esponenti del nostro cinema. Nel corso degli ultimi quarant’anni ha firmato, insieme al fratello Carlo (scomparso nel 2018 e a cui Enrico ha dedicato il libro “Mio fratello Carlo” – IBS), alcuni dei più grandi successi al botteghino italiano. Alla “Fondazione Mirafiore”, Vanzina terrà un incontro, moderato dal giornalista e amico, Emilio Targia, che prenderà spunto dal suo ultimo libro fresco di stampa: “Il cadavere del Canal Grande”, IBS, un  giallo, ambientato nella Venezia di Casanova, che ancora una volta rivela l’eclettico e straordinario talento di Enrico.

La partecipazione agli eventi della “Fondazione” è gratuita, ma per garantire il rispetto delle norme di sicurezza è obbligatoria la prenotazione tramite il sito www.fondazionemirafiore.it. Gli incontri si possono anche seguire in diretta streaming sempre dal sito della “Fondazione Mirafiore”.

Per info e programma completo degli eventi: “Fondazione Mirafiore”, via Alba 15/a, Serralunga d’Alba (Cuneo); tel. 0173/626424 o www.fondazionemirafiore.it

g.m.

Nelle foto:

–       Antonella Viola e Moreno Cedroni

–       Enrico Vanzina

Ma l’informazione è ancora credibile?

Titoli urlati, polemiche strumentali, asservimento ai poteri forti e scandali spesso gonfiati. L’informazione nel nostro Paese (e non solo) spesso si presenta così.

Per rispondere alla domanda: si può ancora avere fiducia nella tv e nei giornali in Italia? si terrà una tavola rotonda  venerdì 25 novembre alle 18 presso il collegio Artigianelli in corso Palestro 14 a Torino, organizzata da Dinamiche sociali. Relatori Roberto Placido, già vicepresidente del Consiglio regionale e uomo di marketing e comunicazione, Roberto Tricarico, in passato capo gabinetto del sindaco di Roma e Assessore comunale di Torino, e i giornalisti   Fabio Martini, Barbara Notaro Dietrich e Umberto La Rocca. 

Casa, a Torino in aumento i prezzi delle abitazioni

Nel secondo semestre dell’anno è proseguita la dinamica espansiva del settore residenziale in atto ormai da un anno a mezzo a questa a parte.

Si tratta, a ben guardare, di un fenomeno di trascinamento destinato con ogni probabilità a ridimensionarsi nei prossimi mesi in ragione dei cambiamenti di contesto nel frattempo intervenuti. Tale prospettiva è confermata dall’incremento dell’attività transattiva, che evidenzia una variazione annuale (2022 H1/2021 H1) notevolmente più contenuta (+6,6%) rispetto a quella registrata lo scorso anno con riferimento al medesimo periodo di osservazione (+35%).” – è quanto emerge dal 3° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2022 di Nomisma.

 

Comparto residenziale

 

Il persistere della dinamica espansiva risulta più evidente sul fronte dei valori. Rispetto al semestre precedente sono in aumento i prezzi delle abitazioni nuove e usate del 2,1%. Ancora più marcato l’incremento su base annuale, pari al 4,8% per le residenze nuove e al 4,2% per quelle usate, prevalentemente riconducibile alle zone centrali e semicentrali della città. A riprova della situazione ancora positiva, è possibile citare la riduzione dei tempi medi di vendita, che passano in un semestre da 5,3 a 5 mesi e da 4,6 a 4,5 mesi rispettivamente per abitazioni nuove e usate. L’elevata quota di domanda ancora presente sul mercato determina un ridimensionamento del divario tra prezzo richiesto ed effettivo, che si riduce ulteriormente, attestandosi per questo semestre al 6% per le abitazioni nuove e all’11% per quelle usate. Sia con riferimento ai tempi di vendita che agli sconti praticati, sono le zone centrali, semicentrali e di pregio a determinare la buona performance del settore. Resta invece più incerta la situazione nelle aree periferiche della città, dove per le abitazioni usate sono necessari tempi più lunghi per concludere un’operazione di dismissione (6,5 mesi) e il divario tra prezzo richiesto ed effettivo raggiunge il 16,5%. Con riferimento al mercato della locazione, nel secondo semestre del 2022 Torino ha evidenziato una buona performance, come si può evincere da tutti gli indicatori analizzati. Dopo le flessioni degli ultimi due semestri, i canoni tornano a salire registrando un incremento medio urbano pari al 2,2%, riconducibile prevalentemente all’andamento positivo delle zone semicentrali e periferiche. Tale dinamica trova giustificazione nell’aumento delle richieste di affitto delle fasce meno solide del mercato, che prediligono zone cittadine economicamente più accessibili. A conferma di ciò, l’82% degli operatori locali interpellati dichiara in crescita la domanda di locazione da parte degli studenti. Il trend positivo del settore è confermato anche dai tempi medi di locazione, che scendono in un semestre da 2,5 a 2 mesi e da 2 a 1,7 mesi rispettivamente in corrispondenza di abitazioni nuove e usate. Stabile il rendimento potenziale lordo da locazione, che si attesta al 5,3%. Considerando la domanda, quella rivolta alla compravendita delle abitazioni supera di poco quella destinata alla locazione (51% vs 49%). L’acquisto della casa appare ancora fortemente condizionato dal ricorso al finanziamento, come si evince dall’elevata quota di compravendite assistite da mutuo (77%).

 

Comparto non residenziale

 

Nel settore degli immobili di impresa la situazione appare più incerta rispetto al comparto abitativo. I dati rilevati in questa seconda parte dell’anno mostrano segnali di rallentamento. Tale dinamica è confermata dalle variazioni sull’attività transattiva pubblicate dall’Agenzia delle Entrate con riferimento al primo semestre dell’anno (2022 H1/2021 H1), che registrano una decrescita del 22% in corrispondenza degli uffici del 20% per negozi e laboratori. Sul fronte dei valori, con riferimento al settore terziario, rispetto al precedente semestre si registra una lieve flessione (-0,3%) determinata dall’andamento negativo delle zone centrali, semicentrali e del Business District e dalla migliore performance delle aree periferiche, che segnano una variazione positiva pari all’1,1%. Calano leggermente i tempi medi necessari per la vendita di un locale ad uso ufficio, passando da 8,3 a 8 mesi, mentre si conferma stabile e ancora su livelli elevati il divario tra prezzo richiesto ed effettivo (15,5%), in ragione di un eccesso di offerta riscontrabile prevalentemente in alcune zone periferiche della città, dove si raggiungono punte di circa il 21%. Il segmento locativo del comparto degli immobili direzionali evidenzia risultati migliori rispetto a quello della compravendita. La variazione media semestrale a livello urbano, pari all’1,1%, consente a Torino di posizionarsi tra le città più performanti all’interno del panel analizzato, preceduta solo da Milano che si colloca in prima posizione. Segnali tutto sommato positivi arrivano dai tempi medi di affitto, che si accorciano in un semestre passando da 5,8 a 5,5 mesi, così come dai rendimenti potenziali lordi da locazione, che salgono rispetto al semestre precedente, attestandosi al 5,6%.

Per quanto riguarda il settore commerciale, le flessioni dei valori di compravendita in tutte le zone cittadine fanno segnare una variazione media su base semestrale pari al -0,8%. Segnali poco incoraggianti arrivano anche dai tempi medi di vendita, che tornano ad aumentare lievemente arrivando a 7,5 mesi. Diminuisce, per contro, il divario tra prezzo richiesto ed effettivo, che oggi si attesta al 15,5%, sebbene tale dato continui a risultare superiore alla percentuale media relativa ai 13 mercati analizzati (13,1%). Analogamente a quanto accade per gli uffici, in ragione di un’offerta sovrabbondante nelle zone periferiche della città gli sconti raggiungono punte del 20%. Si presenta non dissimile la situazione sul versante locativo, che evidenzia una variazione semestrale media dei canoni pari al -0,5%. In linea con quanto accade per le abitazioni e gli uffici, anche per gli immobili commerciali la periferia torinese mostra un andamento migliore, registrando variazioni positive dell’1% e del 2,7% rispettivamente su base semestrale e annuale. Subiscono un calo i tempi medi per affittare uno spazio ad uso negozio, riducendosi nel semestre da 5,8 a 5 mesi, mentre restano invariati i rendimenti potenziali lordi da locazione, pari al 6,8%.

Previsioni settore residenziale

Il quadro finora delineato trova conferma nelle aspettative degli operatori, che per il primo semestre del prossimo anno prevedono una leggera flessione dell’attività transattiva ed una sostanziale stabilità dei prezzi di compravendita.

“L’impronta del Maestro”

In mostra alla “Fondazione Giorgio Amendola” di Torino, quattro fra i più prestigiosi allievi di Francesco Casorati

Fino al 31 dicembre

“Vorrei saper proclamare la dolcezza di fissare sulla tela le anime estatiche e ferme, le cose mute e immobili, gli sguardi lunghi, i pensieri profondi e limpidi… Quale sincerità si cerca nell’arte? La sincerità esterna o la sincerità intima, interiore?”: parole e pensieri del grande Francesco Casorati (Novara 1883 – Torino, 1963). Parole e pensieri che il Maestro novarese (fra i massimi esponenti del cosiddetto “realismo magico” di inizi Novecento, a lungo abbeveratosi nel sogno figurativo della classicità rinascimentale del Tre e Quattrocento) seppe magnificamente cristallizzare nella plastica pietrificazione di una realtà attenta al “valore della forma, dei piani e dei volumi” raccontati come intimamente partecipi di un “mondo sospeso, senza tempo e quasi fantastico”. Sincerità intima, interiore, dunque, la sua.

La “sincerità” più profonda di un grande, singolare, indimenticato artista. Ma anche cifra stilistica che il Maestro volle sicuramente  trasmettere – come base pittorica mai vincolante –  ai tanti allievi cresciuti sotto il suo magistero, nati quasi tutti intorno agli anni ‘30 e attivi dai primi ’50 fino agli inizi del Terzo Millennio. Tanti. Tantissimi. All’“Accademia Albertina” di Torino, dove nel ’41 viene assegnata a Francesco la cattedra di “Pittura” fino al ’52, anno in cui diventa direttore della stessa “Accademia” e presidente nel ‘54; ma soprattutto nella casa – studio – scuola aperta nei primi anni ’20 (gli anni del sodalizio anche politico con Piero Gobetti, con il critico Lionello Venturi e il mecenate Riccardo Gualino) in via Mazzini, al civico 52, dove si formò un esercito di artisti, fra i quali la britannica Daphne Maugham che nel ’30 diventerà sua moglie e, ovviamente, il figlio Felice (Torino, 1934 – 2013) cresciuto a pane e arte fin dai primi anni di vita, Francesco Tabusso  (Sesto San Giovanni – Milano, 1930 – Torino, 2012), Nino Aimone (Torino, 1932 – Pavarolo-Torino, 2020) e Marcolino Gandini (Torino, 1937). E molti altri ancora. Ai quattro citati – il figlio del Maestro, Tabusso, Aimone e Gandini, tutti ruotanti intorno alla rivista “Orsa minore”, diretta dallo stesso Tabusso – dedica oggi (e fino al prossimo 31 dicembre) una ricca e suggestiva collettiva la “Fondazione Giorgio Amendola” di via Tollegno, a Torino. Curata da Pino Mantovani, la mostra raccoglie circa quaranta pezzi, quasi tutti oli su tela, alcune tempere e una grande tavola di Tabusso, dal titolo “La taverna del Chietto”, dove il reale appare magicamente trasfigurato in favola pura, in quell’esemplare dimensione incantata e atemporale che troviamo anche ne “I sei cacciatori”, realizzato da Tabusso (“l’ultimo dei pittori cantastorie”) nel 1955: i cacciatori, i cani, le case e le geometriche baite senza finestre, un paesaggio da fiaba e di neve, la sua Valsusa, le sue montagne, l’amata Rubiana (di cui diventerà cittadino onorario), la baita del Chietto ai duemila metri sulla strada che da Condove porta a Colombardo. Il suo mondo. Di vita e d’arte. Osservato e ritratto come poteva fare un fanciullo istruito alla grande scuola del Maestro Casorati. Ma libero di volare per i suoi cieli. Fiabe. Al pari delle narrazioni – dove tempi e spazi si confondono nella visionarietà di sogni che faticano a far i conti con il reale – inventate da quell’“intellettuale del segno e del colore”, per dirla con Paolo Levi, che fu Felice Casorati.

 

Che belle le sue “Lampare” del ’56, giocate sull’astrazione di contenuti figurativi che permangono in campiture piatte, solide (la grande lezione del famoso padre!), con quei blu accesi, i rossi smorzati, i gialli, l’entroterra (forse ligure, di quella Cervo che, a metà degli anni ’50, ospitò una fitta comunità di artisti torinesi allora fra i più blasonati a livello locale e nazionale) e in alto, nel cielo, una sferica luna triste a far da contrappunto all’acceso chiarore delle lampare. “L’esposizione – scrive in catalogo Pino Mantovani – più che documentare l’evoluzione nei decenni dei quattro pittori, intende invece verificare come l’impronta comune iniziale si sia articolata in direzioni diverse, fortemente caratterizzate pur rimanendo sempre coerenti”. Chiaro esempio ne sono anche le opere di Nino Aimone e Marcolino Gandini. Mi piace ricordare, in particolare, “La suonatrice di flauto”, olio su tela del ’59 di Aimone, in cui traspare l’inquietudine di una ricerca astratta ed essenziale dai colori fortemente smorzati a dar vita a “forme deformate” in cui resta tuttavia l’originario imprinting del Maestro;

 

superato invece in spazi di totale libertà espressiva nei “Cerchi azzurri” di Gandini, risolti interamente in una gestualità informale, avulsa da ogni sensibile realtà, su una superficie monocroma ma pastosa, “selva di segni”, impostata sui toni azzurri e grigio-neutri. Insegnare a spiccare il volo, in fondo, è anche grande dote di un grande Maestro.

Gianni Milani

 

 

“L’impronta del Maestro”

“Fondazione Giorgio Amendola”, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 31 dicembre

Orari: dal lun. al ven. 10/12,30 e15,30/19; sab. 10/12,30

Nelle foto: Francesco Tabusso: “I sei cacciatori”, 1955; Francesco Casorati: “Lampare”, 1956; Nino Aimone: “Suonatrice di flauto”, olio su tela, 1959; Marcolino Gandini: “Cerchi azzurri”, olio su tela, 1963

Rifiuta di consegnare denaro, donna ferita al volto mentre va al lavoro

La donna , una cinquantenne, si stava recando al lavoro a piedi verso le 7,30 nei pressi della stazione ferroviaria di Cuneo quando uno sconosciuto le ha chiesto del denaro. Al suo rifiuto, le ha procurato una lesione al volto e si è allontanato. La malcapitata e’ stata raggiunta da una pattuglia di carabinieri e accompagnata al pronto soccorso.
NOTIZIE DAL PIEMONTE

Regioni e neutralità climatica, Piemonte a centro classifica

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Ranking Regioni 2022: il centro-sud Italia in testa nella corsa verso la neutralità climatica. Le regioni più ricche non investono abbastanza sulle energie rinnovabili

 

È quanto emerge dal Rapporto La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica” realizzato da Italy for Climate, il centro di ricerca sul clima della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in collaborazione con Ispra, che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima. Il Ranking ha individuato un gruppo di Regioni più virtuose tutte del centro-sud Italia: in testa Campania, Calabria e Lazio. In coda alla classifica il gruppo composto da Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna.

 

Il Rapporto è stato presentato  in occasione del Green&Blue Open Summit 2022.

 

Edo Ronchi Promotore Italy For Climate: “Le Regioni sono poco coinvolte nelle politiche e nelle misure di decarbonizzazione: è necessario un maggiore coinvolgimento perchè gli obiettivi climatici non possono essere raggiunti senza le amministrazioni locali”.

 Durante la Cop 27 di Sharm el-Sheikh in occasione del cosiddetto Solutions Day, è emersa l’esortazione per i governi nazionali e le organizzazioni internazionali a sostenere le autorità locali e regionali assegnando loro un ruolo formale nell’ambito dei negoziati sul clima e dell’attuazione dell’Accordo di Parigi.

Stimolare un forte coinvolgimento delle Regioni rappresenta ad oggi un elemento cruciale per il raggiungimento degli obiettivi climatici: le Regioni e le Amministrazioni regionali hanno importanti competenze in tutti i settori coinvolti dalle politiche climatiche, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi per le rinnovabili e le altre infrastrutture green all’organizzazione dei servizi pubblici.

Ed è proprio da questa consapevolezza che parte la seconda edizione di “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica”, il Rapporto che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con  Chiesi, Conou, Davines, Edison, Elettricità Futura, Erg, illy, H+K Strategies, Italian Exhibition Group, Terna, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, aggregando imprese, associazioni, istituzioni e mondo della ricerca.

Anche questa nuova edizione del ranking conferma che tutte le Regioni devono fare di più: nonostante i cali generalizzati dei consumi e delle emissioni registrati a causa del Covid nel 2020, nessuna Regione può dirsi infatti in linea con gli obiettivi europei al 2030 e con quello della neutralità climatica. Ci sono delle Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche, tutte appartenenti al centro-sud Italia: Campania, Calabria e Lazio in testa; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Nel mezzo troviamo invece il gruppo centrale composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

La classifica ha misurato le performance delle Regioni su tre parametri chiave: le emissioni di CO2, i consumi di energia, e i consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili. Per ognuno di questi tre parametri sono stati misurati sia i valori assoluti raggiunti nel 2020 (lo stato) sia i miglioramenti (o peggioramenti) registrati nel biennio 2018-2020 (il trend). In particolare, per quest’ultimi bisogna considerare le caratteristiche molto particolari del 2020 che, a causa della pandemia, si sono tradotte in riduzioni generalizzate sia dei consumi energetici che delle emissioni di gas serra, che scendono in 18 Regioni su 20.

“In alcuni casi le Regioni attivano ostacoli alla transizione energetica e solo una minoranza ha attivato un Piano energetico-ambientale regionale con obiettivi almeno al 2030 di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. – ha spiegato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Serve un Legge per il clima anche in Italia per dare certezza e stabilità ai target energetici e sulle emissioni al 2030 e alla via per la neutralità climatica, in linea con i target europei di attuazione dell’Accordo di Parigi, e per fissare una ripartizione vincolante – il c.d. burden sharing – di adeguati obiettivi energetici e climatici tra le Regioni”.

“Per rispondere agli obblighi dettati dalle norme europee e internazionali, ISPRA realizza ogni anno l’inventario nazionale delle emissioni – ha spiegato Stefano Laporta, Presidente Ispra -. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno fissato per il nostro Paese un target di riduzione del 43.7% al 2030. Il settore su cui occorre lavorare maggiormente è quello dei trasporti, ad oggi il maggior emettitore. Per raggiungere obiettivi così sfidanti, serviranno uno sforzo e una collaborazione molto intensi tra il livello nazionale e quello regionale”.

La natura dell’iniziativa è emersa dalle parole di Andrea Barbabella, Coordinatore di Italy for Climate: “L’Italia non è ancora sulla strada che porta alla neutralità climatica e per rimettersi in carreggiata è necessario un maggiore coinvolgimento dei territori. Le Regioni hanno importanti responsabilità, ad esempio nelle politiche insediative, in quelle della mobilità ma anche dell’energia. Mettendole a confronto sulla crescita delle fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi di energia e delle emissioni di gas serra è un modo per stimolare un dibattito sul ruolo che le Regioni devono avere nelle politiche climatiche nazionali”.

 

La Classifica generale

 

La classifica finale è stata stilata sulla base del numero di indicatori in cui ciascuna Regione presenta valori migliori della media nazionale.

In testa alla classifica si trova il gruppo costituito dalla Campania, prima, seguita da Calabria e Lazio. Tutte queste Regioni presentano buoni valori sia per le emissioni che per i consumi di energia, mentre la situazione è più articolata per le fonti rinnovabili con la Campania che fa meglio della media nazionale sia in termini di valori assoluti 2020 che di trend, mentre il Lazio, viceversa, presenta per entrambi valori sotto media.

Il gruppo centrale, in cui il numero di indicatori migliori e peggiori della media nazionale si equivale, è il più numeroso composto da ben 10 Regioni: Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Ad accomunare questo gruppo le buone performance sulle fonti rinnovabili: 8 Regioni su dieci nel 2020 hanno valori sopra la media e solo una ha fatto registrare una riduzione dei consumi da rinnovabili nell’ultimo biennio.

Il gruppo di coda, infine, è costituito dalle 7 Regioni in cui prevale il numero di indicatori con performance peggiori della media nazionale: Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna. Questo gruppo presenta performance particolarmente negative sulle fonti rinnovabili e, più in generale, andamenti negativi per tutti gli indicatori nel biennio analizzato (con un’unica eccezione, la Lombardia.)

Gli indicatori

 

L’indicatore delle emissioni di CO2 mostra che nel 2020 si è registrata una riduzione delle emissioni in ben 18 Regioni su 20 (ad eccezione di Valle d’Aosta e Abruzzo). Un dato interessante emerge inoltre se confrontiamo le emissioni pro capite della Campania, che si attestano a 2,1 tCO2eq con le 9 della Sardegna, a fronte di una media nazionale di 4,9 tonnellate.

Consumi di energia: l’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali (unica eccezione la Liguria) tutte con consumi sopra la media nazionale, influenzati dal clima e anche dalla struttura economica. Si va da 1 tep consumato in un anno da un cittadino campano ai 2,7 di un residente in Emilia-Romagna. Come per le emissioni sull’andamento generale incide la singolarità rappresentata dal 2020: i consumi diminuiscono in tutte le Regioni con la sola eccezione della Basilicata.

Fonti rinnovabili: anche in questo caso si registra una grande differenza di performance: dalla Liguria, con appena l’8% dei consumi coperti da rinnovabili, alla Valle d’Aosta, con addirittura il 105%, che diventa quindi la prima Regione esportatrice netta di energia rinnovabile. La rappresentazione per aree macro-geografiche è eterogenea, con ottimi valori sia per Regioni settentrionali che meridionali.

Per quanto riguarda l’andamento un’Italia quasi divisa in due, con 11 Regioni che fanno segnare un aumento della quota di rinnovabili sui consumi e ben 9 in cui addirittura le rinnovabili diminuiscono (probabilmente sempre a causa del calo generalizzato dei consumi).

 

I Cluster

 

Sul fronte dell’utilizzo di fonti rinnovabili, gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo intermedio al 2030, con l’eccezione del gruppo delle Regioni definite «le rinnovabilissime» (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% di consumi coperti da rinnovabili.

Dal rapporto si scopre inoltre che 7 Regioni sono completamente “coal-free” (Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Molise, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) ossia hanno azzerato i loro consumi di carbone, mentre tre Regioni appena (Puglia, Sardegna e Lazio) da sole fanno quasi l’80% del consumo nazionale di carbone.

“Le piccole”: Il Ranking ha evidenziate che ad eccezione dell’Abruzzo, tutte le Regioni con meno di 1,5 milioni di abitanti (Basilicata, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta) presentano emissioni pro capite di CO2 sopra la media.

“La locomotiva d’Italia”: le 4 Regioni che insieme fanno oltre la metà del PIL nazionale presentano situazioni molto diverse, il Lazio si trova nel gruppo di testa, il Veneto in quello centrale mentre Emilia-Romagna e Lombardia in quello di coda, ma tutte sono bocciate sulle rinnovabili.

“Le auto-dipendenti”: un dato che allarma è quello relativo alla mobilità, l’Italia si conferma infatti uno dei Paesi europei con la più alta concentrazione di automobili, solo 7 Regioni hanno un tasso di motorizzazione sotto la media nazionale (666 autovetture ogni mille abitanti) con la Liguria ferma a 554 e Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta ben oltre un’auto per persona.

“Le solarizzate”: in Italia abbiamo 359 watt di fotovoltaico installato per abitante, ma Marche e Puglia ne hanno più del doppio, mentre la Sardegna è quella che è cresciuta di più nel 2020. Ma se guardiamo al solo fotovoltaico domestico, guidano la classifica Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Umbria e Trentino.

Le imprese per un Piemonte sostenibile

PRESENTATO UN CICLO DI OTTO WEBINAR

Confindustria Piemonte e le otto associazioni territoriali mettono a disposizione delle imprese
un pool di esperti e alcune case history per affrontare la transizione ambientale e energetica
Marco Piccolo: “Il sofferto accordo della Cop27 rilancia la necessità di collaborazione e sinergie”  

 

Otto incontri pubblici per analizzare da ogni possibile prospettiva il tema della sostenibilità mettendo a confronto aziende e specialisti. È questo l’obiettivo di “Le imprese per un Piemonte più sostenibile” organizzato da Confindustria Piemonte in collaborazione con Enterprise Europe Network, la rete che fornisce sostegno alle piccole e medie imprese attiva in più di 60 Paesi.

Collaborazione e sinergie sono fondamentali su questi temi. Dal 1969 quando per la prima volta si parlò di sviluppo sostenibile in un documento ufficiale firmato da 33 Paesi africani, ad oggi è stato tracciato un percorso sempre più articolato. Il sofferto accorto raggiunto dalla Cop27 conclusasi venerdì in Egitto a Sharm el-Sheikh, ribadisce però l’assoluta urgenza del taglio delle emissioni insieme alla creazione di un fondo per la riparazione dei danni climatici delle nazioni più sfortunate. L’impegno è costante anche da parte dell’intero sistema confindustriale piemontese, come dimostra l’adesione al Global Compact delle Nazioni Unite da parte di Confindustria Piemonte e questo ciclo di incontri che vede collaborare tutte le otto rappresentanze territoriali piemontesi” dichiara il delegato alla Sostenibilità di Confindustria Piemonte, Marco Piccolo.

Il primo degli otto webinar si svolgerà solamente online il 18 gennaio e riguarderà orientamento generale, inquadramento europeo e Global Compact. Saranno poi analizzati gli aspetti ambientali il 15 febbraio in un incontro presso Confindustria Cuneo, che sarà disponibile anche online. A seguire il 15 marzo si tornerà solo online per parlare di risorse umane, e poi toccherà al tema della governance il 19 aprile. Ad Alessandria presso Confindustria e online, il 17 maggio sarà trattato il tema della reportistica di sostenibilità. Il successivo webinar del 21 giugno si occuperà invece di certificazioni e rating, poi toccherà alla circular economy il 5 luglio ed infine comunicazione contro greenwashing è il tema dell’evento conclusivo del 19 luglio.

Quest’oggi c’è stata una presentazione generale della serie di incontri, che sono stati pensati per le oltre 5mila imprese del sistema di Confindustria Piemonte ma saranno disponibili anche ai non associati. A presentare i temi degli otto incontri hanno provveduto direttamente i componenti della commissione: Corrado Dentis (Confindustria Cuneo); Vanna Villata (Unione Industriale della Provincia di Asti); Alberto Zambolin (Confindustria Canavese); Tiziano Mestriner (Unione Industriale Verbano Cusio Ossola); Cecilia Cerra (Confindustria Novara Vercelli Valsesia); Anna Ferrino (Unione Industriali Torino), Maurizio Mancini (Unione Industriale Biellese); Laura Coppo (Confindustria Alessandria).