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Torino si prepara ai saldi invernali

I saldi invernali 2023, a Torino e in Piemonte, inizieranno giovedì 5 gennaio e proseguiranno per 8 settimane, come deciso dalla Regione Piemonte in conformità all’accordo della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

I commercianti sperano in un rilancio dei consumi dopo mesi difficili.

Il Comune di Torino, con Ordinanza n. 7127 del 14 dicembre 2022, ha fissato in città il periodo di svolgimento dei saldi invernali dal 5 gennaio 2023 al 2 marzo 2023.

A Torino, nei negozi che effettuano i saldi, deve essere esposta copia dell’informativa per i consumatori con le principali regole osservate per i saldi di fine stagione. In caso di violazione di tali disposizioni il consumatore potrà rivolgersi alla Polizia Municipale.

 

Curling, le piste del Palatazzoli pronte a riaprire

Il 2023 partirà con il botto per il curling piemontese, mancano infatti appena una manciata di giorni alla riapertura delle piste del PalaTazzoli. Si sono finalmente concluse le operazioni di rasatura del ghiaccio e i restanti lavori necessari per riaccendere i motori, con il conto alla rovescia ufficialmente scattato: la data da cerchiare sul calendario è quella del 10 gennaio, giorno in cui le stone potranno di nuovo accarezzare le due piste dell’impianto torinese.

Occasione d’oro per gli appassionati di curling e per tutti coloro che vorranno approcciarsi alla disciplina, per la gioia del Presidente del Comitato Regionale Renato Viglianisi: “Sono molto soddisfatto. Il ghiaccio è stato preparato da uno dei migliori icemaker al mondo, Ivan Moglia, al quale va il mio ringraziamento. Abbiamo in programma novità e progetti per promuovere la crescita del curling, in particolare il nostro focus saranno le scuole: elementari, medie e superiori, perché da lì arriveranno i campioni del domani. Naturalmente sempre fedeli al motto della FISG Piemonte: “Con noi, mai in panchina!”

In un bar punta coltello alla gola di un cliente

A Perosa Argentina un uomo  è  entrato in un bar e, per motivi da chiarire, ha preso un coltello e l’ha puntato alla gola di un cliente  che, con alcuni amici, stava consumando una bevanda al tavolo. La situazione fortunatamente non è degenerata e tutto si è risolto senza problemi. Ma il fatto è   stato reso noto  ai carabinieri.

“Le 8 montagne”, storia d’una amicizia, di stabilità, di fughe e di ritorni

Dal romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

È l’estate del 1984 quando Pietro, nelle vacanze in Val d’Aosta dove i genitori lo hanno portato, incontra Bruno. Lui vive a Torino, famiglia borghese, buona educazione, vietate le parolacce “perché noi non siamo così”, carattere solitario e chiuso, il nuovo compagno un ragazzino abituato a vivere tra le case di pietra e le strette strade del paese, legato alle sue montagne, ai piccoli lavori di muratore che ha appreso a fare, alle mucche che con lo zio malgaro accompagna agli alpeggi, ad una scuola che è l’ultimo dei suoi pensieri. Tra sentieri tutti da scoprire e laghetti in cui tuffarsi, tra scherzi e corse, tra voli d’uccelli e rituali della natura, tra gite verso le nevi bianche dei ghiacciai, quando il padre di Pietro s’impone freddamente a guida, tra giornate che trascorrono tutte eguali ma egualmente spensierate e allegre, nasce quell’amicizia che negli anni successivi si stringerà sempre di più. È il primo capitolo delle “8 montagne” – Premio della Giuria lo scorso maggio a Cannes, condiviso con “EO” di Skolimovski – che i registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, coppia d’arte e di vita, hanno tratto in pieno rispetto dal romanzo omonimo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017: romanzo di amore per la montagna e di descrizioni bellissime pronte a catturare completamente il lettore, romanzo di formazione e di rapporti, romanzo di ricordi e di vita e di psicologie che nella loro crudezza a volte sembrano fare a pugni con la bellezza dello scenario che le circonda e che le anima. È un romanzo di padri e di figli, i primi assenti o incapaci di costruire legami, legati come sono al personale mondo del lavoro, ad un’indifferenza di fondo, gli altri spinti a cancellare figure ingombranti o da sempre allontanate.

È il film (che abbiamo amato, come già il romanzo) della maturità, intriso ad ogni inquadratura di una malinconia che si sparge su uomini e cose, di una maturità che porta Bruno a consolidare i legami che ha stretto con la sua montagna, a trovare un punto stabile in quei ruderi verso cui s’impegna a ridare nuova quanto solida vita, quella montagna che ogni giorno va raggiunta con il fisico e con la mente, a cercare una maggiore fermezza nella famiglia, ma capace anche di ripetere gli stessi errori da sempre rinfacciati alla figura paterna; e che porta Pietro a cercare il proprio posto nel mondo, tra quelle montagne cui ad ogni momento è pronto a ricongiungersi, con un atteggiamento e con un una speranza sempre nuovi, per poi immediatamente abbandonarle, in un continuo susseguirsi di fughe e di ritorni, sino a spingersi sin nel lontano Nepal, dove forse troverà quella pace che per anni ha inseguito. Disegnare su un foglio un grande cerchio a simboleggiare il mondo, creare otto montagne e otto mari, al centro una montagna più alta: per scommettere chi ha appreso di più, se Pietro attraversando quelle montagne o Bruno richiudendosi su quell’unica vetta. Due diversi cammini; e nella scelta da parte degli autori, tra campi lunghi e inquadrature fisse, tra riprese dall’alto e visi catturati da vicino, del formato quadrato c’è la volontà di racchiudere in uno stretto spazio visivo l’intera storia di rapporti per porre in secondo piano la verticalità delle montagne.

Pietro e Bruno hanno i visi – e le chiusure e i sentimenti – di Luca Marinelli e Alessandro Borghi, due convincenti interpretazioni, forse Borghi con qualche applauso in più, un bell’incrociarsi di sguardi e di fisicità, la costruzione esatta e senza mai qualcosa di troppo dei personaggi, momenti allegri e increspature, la rabbia e le confessioni e la momentanea gioia di vivere intrise di vita autentica. Accanto a loro Filippo Timi e Elena Lietti, i genitori di Pietro. E ancora: un ritmo giusto, una cadenza di racconto condotta con maestria, anche nella brevità di certi passaggi, con la conseguente durata che supera le due ore, contrariamente ai rimproveri di una certa critica nei confronti del lavoro della coppia d’autori.

Vandali danneggiano babbo Natale gigante

Nella notte di capodanno a Nichelino, in piazza Barile, è stato danneggiato da ignoti vandali il babbo natale  gigante in vetroresina  davanti al municipio. Sono stati danneggiati  anche il calendario dell’avvento e un cassonetto dei rifiuti. I carabinieri stanno indagando.

Boom di visitatori al Museo del Cinema

Sono 570.000 le persone che nel 2022 che hanno varcato la Mole Antonelliana per visitare il Museo Nazionale del Cinema e il monumento simbolo della città.

È un risultato eccezionale – sottolinea Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema – segno che la cultura è ripartita alla grande, lasciandosi alle spalle la pandemia e due anni difficili come il 2020 e il 2021. Nel 2019 avevamo avuto 675.000 visitatori ma se vogliamo fare un confronto dobbiamo tener conto che le restrizioni più vincolanti relative al Covid sono durate fino alla primavera di quest’anno, rallentando ovviamente anche i flussi turistici nella nostra Regione. L’intero comparto culturale si è rimesso in marcia, a conferma che gli sforzi fatti in questi mesi ci stanno indicando la giusta via da seguire”.

“È un bel traguardo che ci sprona a fare sempre di più, a continuare ad ampliare e arricchire la nostra offerta culturale – afferma Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. C’è voglia di recuperare il tempo perduto, di tornare a perdersi nei musei e nelle città d’arte. Si è incuriositi dalle novità e dalla tecnologia, basti pensare al successo crescente che hanno le nostre salette CineVR, dove per accedervi bisogna sempre fare una lunga coda. E poi le grandi mostre, come quella che ospitiamo al museo dedicata a Dario Argento, attirano tantissimi turisti, appassionati e non, da tutta Italia e dall’estero. I numeri sono importanti, ma siamo più interessati alla qualità della visita che offriamo. Per evitare assembramenti e consentire ai visitatori di godersi le mostre e il museo in sicurezza e tranquillità, abbiamo scelto di mantenere il percorso unidirezionale e limitare l’accesso, in modo da garantire al pubblico un’esperienza il più gradevole e indimenticabile possibile”.

I Popolari e la “ricomposizione”. Nessuno li rappresenta in modo esclusivo

Abbiamo parlato nei giorni scorsi della necessità di avviare una convinta e feconda stagione di “ricomposizione” politica, culturale e, auspicabilmente, anche organizzativa dell’area Popolare e cattolico sociale nel nostro paese. Certo, si tratta di un auspicio più che di un dato di fatto oggettivo. Ma è indubbio che, soprattutto dopo il clamoroso ed irreversibile fallimento politico del progetto originario del Partito democratico da un lato e la difficoltà, al momento, di riabitare il centro destra con la cultura Popolare e cattolico sociale, il cammino politico e concreto dei Popolari non può che intraprendere altre strade e altri percorsi. Ed è proprio a questo punto che, almeno su un versante, occorre essere chiari e trasparenti. Ovvero, è di tutta evidenza che i percorsi sono destinati a divergere ancora. E del tutto legittimamente, aggiungo io.

Ovvero, c’è chi continua a perseverare nella necessità di ridar vita ad una tradizionale “corrente” di ex Popolari all’interno del Pd – appoggiando o la candidatura di Bonaccini o quella della Schlein, come tutti sappiamo – e chi, al contrario, ritiene che sia giunto il momento per restituire libertà di movimento ai Popolari attraverso un progetto autonomo che sia anche in grado di dispiegare un protagonismo politico e culturale che in questi ultimi anni si è pericolosamente inabissato. Dopodichè si vedrà, cammin facendo, quale sbocco politico ed organizzativo avrà questo processo di rigenerazione e di rilancio politico, culturale e programmatico dei Popolari. Perchè in gioco, infatti, c’è la necessità di uscire dall’anonimato e dal gregariato che hanno caratterizzato il mondo Popolare in questi ultimi tempi. E senza riproporre, al contempo, esperienze testimoniali che sono politicamente irrilevanti ed elettoralmente inconsistenti, come l’esperienza concreta ha platealmente confermato.
Ecco perchè, di fronte ad un quadro ancora fortemente complesso ed articolato, è sempre più indispensabile indicare una regola. Più di metodo che di merito. Ossia, nessuno nell’area Popolare può ergersi a rappresentante esclusivo e organico di questo mondo culturale e politico. Nessuno può, fidesticamente, indicare qual è la strada più corretta e più coerente da intraprendere. E questo non per un gesto qualunquistico o, peggio ancora, pilatesco. Ma per la semplice ragione che, nel momento in cui si rafforza un processo di “ricomposizione” politico, culturale ed organizzativo dell’area Popolare che parte dal basso a differenza di altri momenti storici, sarebbe sciocco nonchè scorretto indicare una sola ed esclusiva via percorribile.
Insomma, rispettando oggi laicamente la libertà di movimento dei Popolari nello scenario politico italiano, può essere la strada più corretta e più credibile per favorire, nel futuro, una vera “ricomposizione” della stessa area Popolare. Senza polemiche politiche e, soprattutto, senza alcun conflitto di natura personale o di gruppo.
Giorgio Merlo

In corso il piano invernale di accoglienza delle persone senza dimora

Per la stagione invernale anche quest’anno la Città di Torino ha predisposto il Piano invernale di accoglienza rivolto alla popolazione homeless italiane e straniere, in condizioni di grave rischio per la salute e l’integrità fisica nei mesi più freddi.

Il ventaglio di opportunità e di interventi di accoglienza e di inclusione comprende un’offerta che va dai servizi di primo contatto in strada e di primo accesso, alle Case di ospitalità (oggi prevalentemente aperte 24 ore), agli alloggi e alle residenze di autonomia, fino ai percorsi abitativi in housing first, agli interventi educativi e di inserimento in percorsi di inclusione personalizzati volti a favorire l’uscita dalla condizione di grave emarginazione sociale.

Quest’anno l’Amministrazione Comunale ha messo in campo una strategia di diffusione in tutta la città dei presidi di accoglienza (notturna, diurna e sulle 24 ore) in più strutture ricettive secondo un percorso complessivo teso al superamento del punto unico emergenziale di via Traves e alla sua riqualificazione strutturale.

Da lunedì  è aperta in piazzale Croce Rossa Italiana 185/a la struttura messa a disposizione dall’associazione Mamre che ha una capacità di accoglienza fino a 30 posti letto. Si aggiunge al presidio umanitario di via Traves 15 che ha una disponibilità fino a 70 posti. Entrambi i punti di accoglienza, organizzati e gestiti con i Servizi della Città di Torino e dalla Croce Rossa italiana, oltre ad assicurare un luogo sicuro per dormire e un posto caldo, offrono la possibilità di effettuare visite mediche e colloqui con il Servizio stranieri e il Servizio adulti in difficoltà finalizzati a intraprendere percorsi di cura e di inclusione sociale. Inoltre, in via Traves, è attivo un servizio di vigilanza gestito dalla Polizia Municipale per garantire maggiore sicurezza alle persone accolte.

In via Spalato 15 è disponibile una struttura di proprietà della Città di Torino per l’accoglienza emergenziale di minori stranieri fino a 24 posti letto. Sono in corso di predisposizione le procedure per allestire un sito di accoglienza anche in corso Sebastopoli 262. Questi due ultimi interventi sono resi possibili grazie alla collaborazione delle Circoscrizioni.

Anche quest’anno, in caso di condizioni climatiche emergenziali che possano comportare un aggravamento delle condizioni di vita per le persone che vivono in strada, è previsto l’allestimento, in collaborazione con i Servizi della Protezione Civile della Città, di un ulteriore sito di accoglienza notturna collocato in una zona cittadina facilmente accessibile in cui, ogni notte, si potranno ospitare 100 persone. Inoltre sarà estesa la capienza del sito di via Traves fino a 120 persone.

Durante l’inverno 2022-23 saranno disponibili, complessivamente, 600 posti di bassa soglia.

Sono stati potenziati i servizi di intervento in strada e di prossimità attivi tutti i giorni dell’anno dalle ore 20 all’una di notte; il servizio notturno ha a disposizione due equipaggi mobili che operano sul territorio cittadino dalle 18 alle 02.

Il servizio itinerante diurno usufruisce di due educatori sociali in più che sostengono anche il Servizio homeless Torino, punto unico di accesso e orientamento ai servizi rivolto alle persone homeless.

Durante il periodo invernale l’ambulatorio socio sanitario Roberto Gamba, in via Sacchi 49, sempre in collaborazione con l’ASL e il Terzo settore, sarà aperto tutti i giorni compreso i festivi fino al 30 aprile 2023.

Sul fronte del Piano di inclusione Sociale sono invece sostenuti i progetti relativi alle Unità di intervento in strada, laboratori, attività occupazionali e culturali per gli ospiti dei servizi di accoglienza aperti al territorio e alla comunità locale.

Gli interventi sociosanitari in strada e nei servizi di accoglienza sono stati rafforzati grazie alla collaborazione di medici specialisti reperiti dal volontariato e dalle cooperative sociali. Sono progetti destinati a interfacciarsi con le azioni che l’azienda sanitaria attuerà, come stabilito dal protocollo di maggio, al fine di favorire l’efficacia degli interventi messi in atto.

Di fronte a un problema così grave è importante che le risposte siano diffuse e diversificate per essere efficaci. Ci stiamo progressivamente muovendo verso il superamento del ‘sito unico’ di accoglienza a favore di più luoghi adibiti in diversi punti della città. Nei prossimi anni le risorse del PNRR ci consentiranno di andare ancora più avanti su questa strada, insieme agli enti del Terzo settore, per garantire sempre maggiore tutela alle persone in situazioni di estrema fragilità e marginalità” ha sottolineato Jacopo Rosatelli, Assessore al Welfare della Città di Torino.

Tanti primati nel 2022 per lo Stabile

Massimi storici per recite prodotte, alzate di sipario e ricavi delle vendite e delle prestazioni.
Raddoppiano i ricavi al botteghino, balzo degli spettatori in sede e tournée.
Sette premi della critica.

Nonostante la congiuntura incerta e critica determinata da fattori esterni di condizionamento particolarmente sfavorevoli per lo spettacolo dal vivo – la persistenza del Covid, i venti di guerra, l’impennata dell’inflazione, la crisi energetica e il quadro normativo transitorio – nel 2022 il Teatro Stabile di Torino ha registrato segnali molto promettenti, con risultati mai raggiunti nella sua storia per alzate di sipario, recite prodotte e coprodotte, ricavi delle vendite e delle prestazioni, recite e presenze in tournée, incassi al botteghino, premi della critica.

Produzione e programmazione. Nel 2022 le alzate di sipario in sede e in tournée, tra spettacoli di prosa e danza, prodotti e ospitati, sono state n. 805, un record storico, in aumento dell’82% rispetto alle n. 443 del 2021. Le sole recite di produzione sono state n. 524, anche in questo caso un dato mai raggiunto prima, in crescita dell’86% rispetto all’anno precedente, con un notevole impatto sull’occupazione degli artisti e delle maestranze. In sede le recite sono state n. 626, di cui n. 594 di prosa e n. 32 di danza, mentre in tournée il sipario si è alzato n. 179 volte, di cui n. 12 all’estero (Francia, Polonia, Lituania, Svizzera). Da segnalare nel 2022 il debutto assoluto di una produzione del Teatro Stabile di Torino al Festival d’Avignon, dove La tempesta di Shakespeare con la regia di Alessandro Serra ha fatto registrare il sold-out per tutte e sei le recite in programma all’Opéra Grand Avignon.

Ricavi delle vendite e delle prestazioni, fatturato e incassi al botteghino. Nel 2022 si è registrata un’impennata dei ricavi delle vendite e delle prestazioni: tra botteghino, fatturato per la vendita dei propri spettacoli ad altri teatri e festival e rientri da coproduzione lo Stabile ha più che triplicato i ricavi rispetto al 2021 totalizzando € 4.518.200, il miglior risultato di sempre, superiore anche agli anni pre-Covid. I ricavi da botteghino di competenza del 2022 sono stati € 2.031.685, raddoppiati rispetto a € 1.011.517 del 2021, mentre per quanto riguarda la cassa i n. 150.000 biglietti venduti nel corso del 2022, sia per gli spettacoli programmati nell’anno sia per gli spettacoli in prevendita che saranno fruiti nel 2023, hanno generato introiti pari a € 2.530.315, un altro primato storico che delinea una tendenza alla marcata crescita per l’anno nuovo.

Spettatori e abbonati. In merito alle presenze, nel 2022 sono state complessivamente n. 205.634, ossia quasi il triplo rispetto al 2021: un dato in forte crescita seppure ancora inferiore del 15% rispetto alle n. 242.427 del 2019, anno che registrò un’affluenza eccezionale. In dettaglio, nel 2022 gli spettatori in sede sono stati n. 129.618 e quelli in tournée n. 76.016 per le produzioni esecutive de Le sedie, The Spank, La tempesta, Il crogiuolo, Dulan la sposa. A campagna abbonamenti ancora in corso, gli abbonamenti della stagione 2022-2023 sono n. 14.805.

Premi e riconoscimenti. Se la dimensione quantitativa dell’attività svolta testimonia sia l’ampia partecipazione del pubblico sia l’efficienza produttiva e la capacità di autofinanziamento, i premi manifestano, invece, l’apprezzamento per la qualità artistica degli spettacoli. Nel 2022 le produzioni e gli artisti del Teatro Stabile hanno ricevuto ben n. 7 riconoscimenti, mai così tanti in una sola stagione. A Le sedie di Ionesco, con la regia del Direttore artistico Valerio Binasco, sono andati due premi Le Maschere del Teatro Italiano (migliore regia e migliore scenografia a Nicolas Bovey) e al dittico Ifigenia e Oreste di Euripide, sempre per la regia di Binasco, altri due premi Le Maschere del Teatro Italiano (ad Arianna Scommegna come migliore attrice protagonista e a Jurij Ferrini come migliore attore non protagonista). Le sedie hanno vinto anche il Premio Hystrio Twister come migliore spettacolo. Inoltre, il regista residente Filippo Dini si è aggiudicato il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici Italiani per le ultime regie prodotte dal Teatro Stabile di Torino (Il crogiuolo, Ghiaccio, The Spank, Casa di bambola). Infine, al Direttore Filippo Fonsatti è stato conferito il Premio Speciale Le Maschere del Teatro Italiano intitolato a Graziella Lonardi Buontempo.
(https://www.teatrostabile-torino.it/palmares/).

«I brillanti risultati conseguiti nel 2022 si devono innanzitutto al valore dei nostri progetti artistici e all’efficienza gestionale della struttura – dichiara il Presidente Lamberto Vallarino Gancia. La notevole crescita degli spettatori nonostante il contesto ancora sfavorevole e i numerosi riconoscimenti della critica premiano il lavoro intenso e appassionato svolto da tutto lo staff, a partire dal Direttore Fonsatti, dai Direttori artistici Valerio Binasco e Anna Cremonini, dagli artisti residenti e associati. Grazie al rinnovato sostegno dei Soci Aderenti e Sostenitori Città di Torino, Regione Piemonte, Città di Moncalieri, Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e ovviamente del Ministero della Cultura – conclude il Presidente Vallarino Gancia – abbiamo potuto rilanciare la nostra attività istituzionale e ribadire la centralità delle nostre funzioni pubbliche».

«I dati consuntivi del 2022 vanno al di là delle più ottimistiche aspettative – dichiara il Direttore Filippo Fonsatti. I ricavi delle vendite e delle prestazioni superiori ai livelli pre-Covid, la produttività ai massimi storici e le presenze quasi triplicate in sede e in tournée sono indicatori che ci fanno ben sperare per il futuro. Mi preme ringraziare le artiste e gli artisti, le maestranze tecniche, le colleghe e i colleghi del Teatro – aggiunge Fonsatti – che grazie alla competenza, al talento e alla dedizione hanno contribuito in maniera determinante al conseguimento di risultati che confermano l’importanza dello Stabile per la comunità, ne rappresentano bene la competitività a livello nazionale e rafforzano il posizionamento sulla scena internazionale».