Tre telefonate inascoltate sarebbero state accertate dai magistrati di Ivrea: per tre volte erano stati lanciati alert per evitare che gli operai travolti dal treno a Brandizzo andassero sui binari. Se i messaggi fossero stati ascoltati, la tragedia non sarebbe avvenuta. I due indagati, sopravvissuti all’incidente, saranno presto interrogati. Agli atti tre telefonate tra uno di loro e la dirigente movimento di Chivasso, che dimostrerebbero l’assenza del nulla osta all’inizio dei lavori sui binari. Le chiamate finalizzate a “non procedere con i lavori” sarebbero avvenute nell’arco di 26 minuti. Resta da capire perché gli operai siano andati a lavorare nonostante gli avvisi che comunicavano il passaggio del treno e davano indicazione di iniziare i lavori solo dopo la mezzanotte.
Scontro tra auto e moto: due morti sulla statale
I conducenti di una Suzuki Gsx R1000 e di una Chevrolet Matiz sono morti nello scontro tra i loro due mezzi, avvenuto sulla strada statale 25 a Sant’Antonino di Susa. La moto è finita contro l’auto dal lato guida e la vettura si è ribaltata, finendo su un fianco. Sul posto i soccorsi e i carabinieri.
Il Piemonte ha ottenuto 650mila euro per i danni della grandinata del 6 luglio avvenuta tra Cuneese, Astigiano e Alessandrino.
“Ringraziamo il governo: per la prima volta viene riconosciuto lo stato di emergenza per i beni danneggiati da una grandinata e il dipartimento di protezione civile che si è attivato immediatamente per dare risposte ai territori colpiti”, hanno detto il presidente della Regione, Alberto Cirio, e l’assessore alla Protezione civile e opere pubbliche, Marco Gabusi.
La primavera-estate, è il periodo in cui ritorna la voglia di stare all’aperto, camminare, respirare i profumi regalati da una natura nuovamente in fiore, in pieno rinascimento. Gironzolando per parchi, boschi, campi o spiagge, dove domina un meraviglioso tripudio cromatico e olfattivo, è facile trovare erbe o piante selvatiche edibili da raccogliere e portare direttamente sulle nostre tavole.
Questa attività, una spesa open air alternativa e gratuita, che ci porta un po’ indietro nel tempo ricalcando quello che facevano le nostre nonne, si chiama foraging e sta tornando di moda, è trendy. Probabilmente, oltre alla questione strettamente legata alla cucina e al cibo, il motivo di questo interesse agreste è dovuto al rinnovato bisogno di spontaneità, di semplicità e anche alla volontà di fare una azione concreta capace di procurarci benessere; ci sono dunque dei risvolti psicologici collegati a questa esperienza bucolica che ci parlano di bisogni legati alla cura della persona, di voglia di natura, di tempi dilatati e di necessità meditativa.
Queste erbe, accuratamente riconosciute e raccolte, rappresentano un alimento salutare vista la consistente quantità di sali minerali e vitamine in esse contenute. Naturalmente è importante che la raccolta avvenga con attenzione e in sicurezza scegliendo con cura i luoghi dove cogliere questi squisiti vegetali volontari. E’ necessario, per esempio, che ci si trovi in posti non inquinati, lontani sia dalle strade che dalle aree trattate con sostanze chimiche; a tal proposito sarebbe opportuno, per coloro non hanno conoscenze botaniche e vogliono iniziare questa pratica, iscriversi ad un corso di preparazione, disponibile anche online, attraverso cui acquisire le conoscenze base per il riconoscimento delle piante spontanee commestibili e per imparare ad identificare i luoghi giusti per raccogliere queste erbe alimurgiche, termine che deriva da “alimurgia” ovvero la scienza che studia la possibilità di nutrirsi di erbe selvatiche. Oltre ad assicurarsi la bontà dei prodotti che raccogliamo e portiamo nei nostri piatti è altrettanto essenziale fare foraging rispettando l’ambiente, garantendo quindi la conservazione e il mantenimento degli equilibri ecologici. Quest’ultimo punto viene certamente affrontato durante i corsi, ma è legato soprattutto alla sensibilità e al buon senso che ci dovrebbe guidare in una condotta riguardosa nei confronti del nostro pianeta, in poche parole non dobbiamo abusare e appropriarci in maniera sconsiderata dei frutti che la terra generosamente ci dona.
Le erbe e le piante spontanee commestibili sono davvero molte, alcune insospettabili. Vediamone alcune tra le diverse tipologie: alberi, piante, erbe, fiori.
Tra gli alberi edibili troviamo, per esempio, l’ imponente e profumato Tiglio, le sue foglie più giovani possono essere utilizzate nelle insalate o nelle zuppe e grazie alle sue proprietà emollienti questo arbusto rappresenta un valido digestivo e un leggero calmante. Altri meravigliosi fusti da portare nelle nostre cucine sono il Faggio, l’Abete Rosso di cui possiamo utilizzare i suoi rami per insaporire brodi e per creare sciroppi e infusi o la Betulla che offre, oltre al suo fogliame, anche la corteccia e la linfa. Tra le piante edùli invece abbiamo la rinomata cicoria che aiuta nel detox, ha proprietà antiage e, grazie al suo contenuto importante di inulina, aiuta a depurare il fegato attraverso tutte le sue parti edibili, sia le foglie che i fiori.
Nella famiglia delle Cactaceae rinveniamo invece il Fico d’India che produce, come tutti sanno, frutti coloratissimi, dolci e saporiti, di questa pianta dal look esotico tuttavia possono essere mangiate anche le pale sia sbollentate che passate in forno (ovviamente il tutto privato della buccia spinosa da eliminare con molta attenzione!). L’Agave Americana è un’altra scenografica succulenta che si trova invece sulle nostre coste. Il suo interno può essere utilizzato per fare dolcissime confetture, il gambo cucinato come gli asparagi e i semi macinati possono essere utilizzati nelle zuppe.
Le Pratoline che troviamo numerose nei campi possono essere utilizzate nella loro interezza durante la preparazione di frittate o possono essere messe sott’olio come i capperi, l’importante è che vengano raccolte ancora in bocciolo. Altre erbe edibili sono il Lampascione, un antibiotico naturale, il Trifoglio rosa, il Tarassaco da mangiare in tutte le sue parti, e molte altre ancora.
Il foraging, dunque, è una benefica attività all’aperto che, se fatta nella maniera corretta e con il criterio del rispetto per l’ambiente, può farci entrare profondamente in contatto con il verde prezioso che ci circonda, aiutarci a rallentare i ritmi frenetici che dominano la quotidianità e prenderci una pausa da tutto ciò che è smart e tecnologico. Sicuramente dopo mesi di chiusura, di meeting in videoconferenza e di Dad passeggiare nella natura e apprezzarne consapevolmente i frutti è un sistema, un metodo, per riconnettersi con l’universo, per respirare e ricominciare.
Maria La Barbera
Sestriere, chiude la strada provinciale 23
Da martedì 5 settembre 2023, la Strada Provinciale 23 chiuderà al traffico per l’inizio dei lavori di consolidamento della tratta Champlas Du Col – Sestriere. Lavori che interesseranno l’area sino al 30 novembre 2023.Tutte le info sul comunicato, condiviso, della Città Metropolitana di Torino. Sestriere sarà comunque sempre raggiungibile transitando sia dalla Strada Provinciale 215, lato Val Susa, che dalla Valle Chisone, salendo da Pinerolo.
“L’adesione del Pd della Schlein al referendum per cancellare il Jobs Act sarebbe la conferma,
plateale e persin inappellabile, del profilo estremista, massimalista e radicale del partito. Con tanti
saluti alla natura riformista del principale partito della sinistra italiana. E questo ancora al di là del
comportamento concreto di tutti quei parlamentari o ex ministri o dirigenti del partito che alcuni
anni fa approvarono con entusiasmo e grande partecipazione quel provvedimento politico e
legislativo.
Perchè a volte il profilo e la natura politica di un partito si misurano attraverso l’atteggiamento
concreto che si assume di fronte ad una riforma. E, nel caso specifico, di una riforma che ha
cambiato l’assetto del mondo del lavoro nel nostro paese”.
Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi nuovi-Popolari uniti”.
Sugli schermi “Oppenheimer” di Christopher Nolan
PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione
Ci sono gli occhi di Harry Truman (un irriconoscibile Gary Oldman), difesi dagli occhiali cerchiati d’oro, a fissare lo scienziato: “La gente non si ricorderà di chi ha costruito la bomba ma di chi ha deciso di sganciarla”, rassicurante, mentre gli porge il fazzoletto con il quale simbolicamente lavarsi il sangue di cui ha sporche le mani. C’è l’agghiacciante sberleffo del politicante che, nella necessità di dover scegliere i bersagli su cui sganciare l’atomica, con un sorriso invita “va bene, allora siamo d’accordo su Nagasaki e Hiroshima ma per favore non Kyoto, è una città così bella, ci sono andato in luna di miele con mia moglie.” C’è, soprattutto nella frenetica prima ora di proiezione, svolta in un montaggio da brivido (di Jennifer Lame), un alternarsi di pioggia e di esplosioni, di fuoco che avvampa e che distrugge, c’è il puzzo e l’amara sensazione di distruzione che riportano con immediata memoria alle ultime ondate di un conflitto che già aveva visto la disfatta e la capitolazione dell’esercito tedesco e lo sfacelo del dittatore italiano, come un Giappone che di lì a poco avrebbe sicuramente deposto le armi. C’è il gioco spietato e subdolo, raggiunto con sottile perversione – parole dette e non dette, inviti e suggerimenti, affermazioni e negazioni, appoggi e voltafaccia -, della politica, le riunioni nella piccola e appartata sala dei segreti dove, in un gioco e in un impianto già del tutto costruiti lo scienziato “distruttore di mondi”, prima spinto e autorizzato secondo le sacre leggi del Bene Supremo della patria, viene colpevolizzato da Lewis Strauss, il presidente dell’”Atomic Energy Commission” (un Robert Downey jr. in odore di Oscar: e siamo pronti a scommettere che nel marzo prossimo non sarà l’unica statuetta pronta a convergere su un solo titolo): lui che nel 1942 ha contribuito a porre Robert jr. Oppenheimer a capo del progetto “Manhattan”, dettato dalla paura dei progressi fatti dalla Germania nazista nella ricerca sulla fusione nucleare e dalla necessità di ostacolarne i risultati.
Studi e preparativi che trovano spazio nel deserto del New Mexico, nella costruzione dei laboratori e degli alloggiamenti di Los Alamos, dubbi e sensi di colpa che avanzano e che trovano angoli concreti e distruttivi nel cuore e nella mente del fisico, deflagrazioni e squarci di futuro, frammenti storici e personali che costruiscono e irrobustiscono le anse della storia, i contrasti familiari e le occasioni per avventure del migliore dongiovannismo, le simpatie comuniste pronte a destabilizzare un destino e cancellate al momento giusto, l’ironia che entra negli interrogatori, gli appoggi di altri scienziati coinvolti, come Bohr e Rabi, Fermi e Lawrence, la collaborazione e la successiva inimicizia di Edward Teller, Albert Einstein che si chiama fuori del progetto, tutto in un gioire di bianco e nero e di colore, secondo la logica di un prima e di un dopo, di salti temporali che arzigogolano attraverso l’intera pellicola, del realismo degli effetti speciali, in questo “Oppenheimer” che il sempre visionario Christopher Nolan (con un budget di 100 milioni di dollari) ha ricavato dalla biografia “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica” scritta da Kai Bird e Martin J. Sherwin. Un autore che ha il privilegio mentale della grandiosità, che ha l’avventurosa coscienza di pensare sempre in grande, che mescola con rara intelligenza le carte del tempo e dello spazio, che sovverte ogni ordine per riaccompagnare immediatamente lo spettatore all’equilibrio del disegno, che supera le tracce del biopic e crede in una narrazione priva di ogni linearità, tutta movimenti e scatti, la visione completa di un immenso mosaico nel quale a tratti ti pare di perderti. Un grande film, non facile, che richiede attenzione costante, su cui ragionare, magari rivedendolo, imprigionando dentro di sé le forze a tratti troppo importanti e grandi della Scienza e della Storia.
E un grande autore che ha saputo regalarci non soltanto la trilogia del “Cavalier oscuro” ma titoli alti quali “Memento”, un forse non mai abbastanza considerato “The Prestige”, l’insuperato “Inception” e “Interstellar”, i sovvertimenti magici di “Tenet” come il cielo il mare la terra di “Dunkirk”, tra i panorami delle coste francesi. Sull’ultimo fotogramma, siamo indotti a pensare che “Oppenheimer” sia l’opera più profonda, profondamente pensata, complice quella Storia piena d’imbarazzo con cui Nolan si confronta, con quelle figure di vita e di morte, con quel giocare con i destini di milioni di esseri umani di cui si rischiò davvero di vederne la scomparsa.
Temi difficili, per molti lontani e incomprensibili (che tuttavia il pubblico ha accettato e continua ad accettare, se i botteghini oggi si fregano le mani e registrano nel mondo circa 800 milioni di dollari, in Italia in data 1° settembre arriviamo ai 14 milioni di euro, boccate d’aria fresca che si misurano con un recente passato non troppo felice). Non è facile accettare fisica quantistica e fusione e fissione, non sono facili le tre ore della durata del film, non è semplice essere spinto ad addentrarci in una storia d’oltreoceano che nelle proprie pagine non ancora del tutto chiarite è materia di studiosi. Ma “Oppenheimer” interessa, avvince, forse si tiene al riparo dalle emozioni ma certamente afferra lo spettatore e lo appassiona senza se e senza ma. Un interesse che ha una sua ragione, non ultima, nelle tempeste e nei venti d’attualità che circolano in un conflitto che a due passi dalle porte di casa nostra.
Nolan eccelle, cesellandoli di luci e di ombre, nella scrittura della sceneggiatura, s’affida alle musiche incalzanti di Ludwig Göransson e alla eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema, chiama attorno a sé interpreti di assoluta sicurezza (Kenneth Branagh, Matt Damon, il luciferino Jason Clarke, Emily Blunt e Florence Plugh, possessiva amante filocomunista, Rami Maleck), in primo piano Cillian Murphy, dopo tante collaborazioni finalmente in veste di protagonista, un viso scavato per un tormentato Oppenheimer, che si porta appresso i suoi fantasmi, incapace nel ’52 di aderire alla costruzione della bomba all’idrogeno. Si ritirò alle isole Vergini, si comprò un terreno e si costruì una piccola modesta casa sulla spiaggia. Faceva lunghe gite in barca con la moglie e la figlia. Gli anni a venire furono ancora occasione per conferenze tenute e negate, per i timori circa i pericoli potenziali delle invenzioni scientifiche nei confronti dell’intera umanità, per le alleanze con Einstein e Bertrand Russell e nello stesso tempo per il rifiuto a firmare le varie proteste degli anni ’50 contro le armi nucleari, per l’onorificenza che il nuovo presidente Lyndon Johnson gli aveva voluto attribuire. Furono gli anni della malattia, verso la metà degli anni Sessanta, di un cancro che nel febbraio del 1967 lo portò alla morte. La moglie portò le cenere in quelle isole dove forse soltanto aveva ritrovato un po’ di tranquillità e le sparse in mare, a poca distanza dalla casa sulla spiaggia.
Elio Rabbione
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La pazienza, protagonista al prossimo congresso dei Testimoni di Geova
A Cameri dal 08 al 10 settembre i Testimoni di Torino e area Metropolitana insieme ai liguri della Provincia di La Spezia, tutti insieme nei tre giorni per imparare a essere pazienti
Riceviamo e pubblichiamo:
CAMERI –In un’epoca come la nostra, caratterizzata dal “tutto e subito”, stress e scarso autocontrollo, la pazienza non è più considerata una virtù. Per molti essere pazienti significa rassegnarsi agli eventi della vita. Ma cos’è la pazienza? Essere pazienti può migliorare la nostra vita e i rapporti con gli altri? A queste e ad altre domande risponderà il congresso dei Testimoni di Geova del 2023 dal tema “Siate Pazienti” in programma dal 08-10/09/2023 a Cameri
“La pazienza è una qualità importante che può essere utile a tutti nella vita quotidiana”, dice Daniele Clementi portavoce dei Testimoni di Geova per il Piemonte. “Nonostante le buone intenzioni, però, mantenere la pazienza di fronte ai tanti problemi che la vita ci riserva può essere una sfida. Trascorrere tre giorni approfondendo gli aspetti di questa qualità sarà molto istruttivo”.
Da venerdì a domenica si parlerà della pazienza, evidenziandone il valore pratico attraverso esempi tratti dalla Bibbia. I momenti più attesi saranno il battesimo dei nuovi fedeli, che sarà celebrato sabato mattina, e un video racconto in due parti, che sarà presentato durante le sessioni del sabato e della domenica pomeriggio. Quest’anno sono in programma in tutto il mondo circa 6.000 congressi dal tema “Siate Pazienti”. Solo in Italia, più di 75 congressi si terranno in 14 città.
A causa della pandemia, nel 2020 i Testimoni di Geova avevano cancellato i loro eventi in presenza in tutto il mondo e per tre anni li hanno tenuti online in più di 500 lingue. “Grazie ai nostri congressi online sono stati raggiunti milioni di persone in tutto il mondo e si è riusciti a proteggere la salute dei tanti partecipanti. Quest’anno però non vediamo l’ora di ritrovarci finalmente in presenza” conclude Daniele Clementi.
Da oltre 100 anni i Testimoni di Geova tengono grandi eventi in stadi, arene, centri congressi e teatri in tutto il mondo. Come sempre, l’appuntamento è aperto al pubblico. Per ulteriori informazioni sul programma o per trovare le altre sedi e date dei congressi, visitate il sito jw.org e navigate nella scheda “Chi siamo”.