ilTorinese

Il viaggio del Papa in Mongolia, il cardinale Marengo alla Consolata

Tornano al Santuario della Consolata, per iniziativa del settimanale “La Voce e il Tempo”, gli incontri pubblici sui grandi temi di attualità. Lunedì 25 settembre alle ore 21.00 in Santuario il cardinale Giorgio Marengo, Prefetto apostolico di Ulan Bator (Mongolia), dialoga sul tema: “Il viaggio profetico del Papa in Mongolia”. L’ingresso è libero.

Siti Unesco, a Torino il Salone mondiale del turismo culturale sostenibile

Prende il via dal Piemonte e dall’Italia – nazione con il maggior numero al mondo di riconoscimenti Unesco, ben 58 – la sfida per la promozione di un turismo sostenibile e consapevole nei siti Patrimonio dell’Umanità in grado di garantire la tutela dei beni stessi.

Dal 21 al 23 settembre sarà il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino ad ospitare la 14aedizione del “World Tourism Event – Salone Mondiale del Turismo nei siti Patrimonio Mondiale”.

L’evento è realizzato con il contributo e la collaborazione della Regione Piemonte e il patrocinio del Ministero della Cultura e del Ministero del Turismo. Il patrocinio e la collaborazione di: Enit – Agenzia Nazionale del Turismo; Associazione Italiana Beni Patrimonio Mondiale; Visit Piemonte; Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura; Federazione Italiana Club Unesco; Federazione Europea Associazioni e Club Unesco; Fiavet – Federazione Italiana Associazioni Imprese Viaggi e Turismo; Icomos Italia – Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti Comitato Nazionale Italiano.

La scelta del capoluogo piemontese come sede del WTE è motivata dall’ampia offerta di beni e siti che si fregiano di questi riconoscimento nella città e nel Piemonte: i 5 riconoscimenti Patrimonio mondiale(le Residenze Sabaude, i Sacri Monti, I Siti palafitticoli preistorici, I Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, Ivrea Città Industriale del XX Secolo), i 4 riconoscimenti immateriali (L’arte della costruzione dei muretti a secco, l’Alpinismo, l’Arte musicale dei suonatori del corno da caccia, Cerca e cavatura del tartufo), le 3 riserve della biosfera (Ticino Val Grande, Monviso, Collina del Po), il Geoparco Sesia Val Grande. Completano il panorama Unesco piemontese le 3 città creative: Alba (Creative Cities per la Gastronomia), Biella (Creative Cities of Crafts&Folk Art) e Torino (Creative Cities per il Design).

«Siamo orgogliosi di ospitare per la prima volta il World Tourism Event a Torino – dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore al Turismo Vittoria Poggio – Un appuntamento importante che ci permetterà di dare visibilità all’incredibile e meraviglioso patrimonio del territorio, ricco di storia, arte, cultura, conoscenza e tradizioni. Stiamo lavorando alla valorizzazione e alla tutela dei beni Patrimonio mondiale, di cui siamo custodi e che abbiamo il dovere di preservare e proteggere per le generazioni future».

«Quest’anno – aggiunge l’assessore – ricorre il ventennale della convenzione per il Patrimonio immateriale. Intendiamo trasmettere questi valori soprattutto ai giovani perché possano farsene, a loro volta, ambasciatori. È a loro che il WTE riserverà una particolare attenzione coinvolgendo le scuole».

Il programma

Il Salone darà vita a una 3 giorni a ingresso gratuito alla scoperta dei siti Unesco dove i partecipanti potranno trovare informazioni sul Patrimonio mondiale e sull’offerta turistico-ricettiva, oltre a entrare in contatto con enti del turismo e operatori per scoprire esperienze da vivere in vacanza.

La Sala Plebisciti e la Sala Codici ospiteranno l’area Eventi ed esperienze, dedicata all’approfondimento e all’animazione con l’alternarsi di dibattiti e confronti su temi di particolare interesse con dimostrazioni e presentazioni di siti Patrimonio mondiale.

All’ampia offerta dei beni e siti piemontesi si aggiunge la partecipazione di 100 siti Unesco di 6 Paesi quali Cuba, Dalmazia (prima volta), Giappone (prima volta), Giordania, Gran Canaria e Svizzera (prima volta) e di 7 regioni italiane. Oltre al Piemonte, infatti, saranno presenti la Campania, la Calabria, il Lazio, la Toscana, l’Umbria, il Veneto e la Sicilia. Si uniscono a queste numerose città d’arte dal nord al sud Italia.

Tra i vari appuntamenti si segnalano:

il 21 un workshop b2b per gli operatori del settore turistico-commerciale con l’incontro tra 50 buyer italiani e internazionali provenienti da Australia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Svizzera, Spagna e Stati Uniti – selezionati in collaborazione con ENIT Agenzia Nazionale per il Turismo – e oltre 70 venditori delle aree inserite nella World Heritage List Unesco per conoscerne e acquistarne le esperienze;

– focus specifici dedicati alle scuole per sensibilizzare le nuove generazioni alla tutela dei beni Unesco e offrire loro nuove opportunità di crescita e di lavoro;

– ‘Fam Trip’ per i buyer organizzati e offerti dalleAgenzie turistiche Locali.

Un evento rinnovato che vedrà un’attenzione particolare al Patrimonio culturale immateriale in virtù del 20° anniversario dell’adozione della Convenzione di salvaguardia. Ricorrenza che verrà celebrata sabato 23 settembre con delle performance all’esterno di Palazzo Carignano.

In occasione del WTE, il Museo Nazionale del Risorgimento propone in via straordinaria il biglietto d’ingresso ridotto a 8 euro. Un’occasione per visitare il suo percorso espositivo in cui, attraverso oggetti, cimeli e opere d’arte, viene raccontato il processo storico che ha portato alla nascita del nostro Paese.

La pittura innovativa (ma con uno sguardo al passato) di Ilio Burruni

ILIO BURRUNI  (Ghilarza / OR, 25 aprile 1917 – Bioglio / BI, 20 febbraio 2016)

Se, in Piemonte, il Novecento letterario vede le pagine diCesare Pavese impallidire al confronto con quelle diAlbert Camus, la pittura còlta di Felice Casorati,riferimento robusto agli insegnamenti di Piero della Francesca, nulla dovrà a quella di Amedeo Modigliani,pittore giovane, poco attento al passato e maledetto, incline all’alcool e alla droga qui però varrà la pena di soffermarci sui pittori che, in gioventù, frequentarono lo studio di Pavarolo perché genuine espressioni di quella Scuola…

Riprendo le pagine che per Ilio scrissi in momentiprossimi alla sua despedida: poco prima di allora, mi aveva pregato con insistenza di andare nel biellese da lui per potermi parlare più a lungo e senza interruzioni. Purtroppo, però, non avrei potuto farlo, ché, da tempo, ho, per poca salute, rinunciato a ogni mia trasferta!

Burruni lo vidi la prima volta all’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro!

Ero arrivato da Brasilia e stavo cercando un mio ufficio in quella sede (spazio che avrei trovato in anticamera, cioè quasi sul pianerottolo del quarto piano), e sarebbe diventato un ambiente gradevole perché tutti mi passavano davanti ma pochi si trattenevano, così io lavoravo tranquillo, senza sentirmi isolato dal mondo!

Ilio aveva sulle spalle Rodolfo ancora piccolo e la mia collega Marilda me lo presentò, dicendomi che era unpittore di Torino (come me) e che, poco prima che io arrivassi tra loro, aveva esposto i suoi quadri nel grande salone dell’Istituto.

Qualche tempo dopo, ebbi davanti a me il primo quadro di Burruni: uno scorcio di Chieri dai toni caldi dei laterizi e dei tetti in coppo. Fu nell’appartamento di Morosi, il professore addetto all’Istituto che avevatrovato per noi una casa nel palazzo stesso in cui viveva.A prima vista, con i suoi colori e le sue forme, quella tela mi parlava di un ambiente noto, infatti avevo insegnato tutta una stagione in quella cittadina.

Ilio, lo seppi poi, era sardo di nascita e giovanissimo era arrivato a Chieri con i suoi e di là, aveva frequentato a Pavarolo la scuola di Casorati. Questi, non solo gli aveva fatto amare la pittura ma aveva indirizzato i suoi studialla facoltà di giurisprudenza, e là, come il Maestro, anche Ilio si era laureato.

Burruni, però, in diversi momenti della sua vita, avevatratto la sua vitalità proprio dal sud America. Ne parlò durante una visita, che gli facemmo a Botafogo, in un caldo pomeriggio assolato. Là nell’appartamento in cui viveva e dipingeva, eravamo con lui adulti Adele, Carmen ed io, e il piccolo Rodolfo.

Raccontò anche del Brasile della sua gioventù, quando alla Urcala zona di Rio ai piedi del Pão de Açucaraffrescò enormi spazi in alcuni palazzi di abitazione e, tra un lavoro e l’altro, si era concesso dei buoni periodi di vacanza in Europa… E mi parlò anche dell’Argentina di prima dell’ultima guerra, delle ceramiche che aveva realizzato, e mi mostrò alcuni dei suoi lavori su carta:portavano ben visibili i timbri e le scritte delle autorità di quel paese che, insieme con il suo, autorizzavano il loro l’espatrio ... poi ancora parlò della sua Costa Azzurra...

Ma furono i quadri ai quali stava lavorando a prendersitutta la mia attenzione.

Ne ricordo due, in particolare: il cesto di frutta dalCaravaggio e un autoritratto, con zuccotto rosso in testa,dipinto alla maniera di Antonello da Messina. Opere ad acrilico di grande valenza artistica, in cui una bella tavolozza, ricca di gradazioni cromatiche, dà vita a delle pitture dense davvero di significato.

Credo che, nel rileggere i quadri del passato, Ilio abbia realizzato un progetto originale, unico e esclusivo quanto impegnativo e proficuo, per i risultati ottenuti e leinterpretazioni personali che si è concesso. Infatti i fruttidi ispirazione caravaggesca, che nel cesto si ritagliano un loro spazio di luce, sono l’esito di una profonda lettura critica dell’opera del Pittore lombardo e quel quadro, che nella produzione del Merisi costituisce un unico, pieno com’è di chiare luminosità, ben si è offertoagli occhi di Burruni, per una lettura nuova.

Nel secondo quadro poi, la figura di sé, che Ilio ci ha lasciato sotto forma di autoritratto, è un’icona dall’emblematico significato simbolico, dipinta con eccezionale bravura, il cui risultato la pone tra i quadri più ‘moderni’ dei nostri contemporanei. Le luci e i colori rivelano un processo creativo, certamente non veloce, frutto di minuziose sperimentazioni, e, se verrebbe da porla subito tra le riproduzioni, un esame più attento cipermette di rilevare i più reconditi passaggi creativi, nessun ripensamento trascurando, tra quelli che l’Artista del passato ebbe nel realizzare il capolavoro. Questo è il risultato più intenso, il messaggio più completo della Pittura di Burruni: una pittura delicata e còlta che,insieme a unattenta rivisitazione del Passato, creaimmagini innovative, perché non esiste una proposta artistica nuova, senza una (ri)lettura attenta del passato.

Ilio, nel ricordo mio infine, poiché, anche quando,ritornato a Torino, mi capitava di pensare a lui, ecco che,di repente, c’era un quadro, in fotografia o in cornice, asegnalarmi la sua vicinanza, quasi ad avvisarmi lanciandomi un suo personalissimo son qua (aTorino) eccomi! Così in Via Po la locandina per la mostra alla Galleria di Piazza Hermada (nostro primo incontro italiano!), quindi una mia vista al Borgo San Dalmazzo… poi, ancora, nei locali di una Circoscrizione di Torino, dove un’esposizione di panfili e velieri dipinti, costituiva un vero e proprio contraltare per le chiese del Brasile coloniale, altre sue opere che davvero ben conoscevo (e quadri tutti, i cui colori, giocati tra i bianco-grigi e gli azzurri intensi, rimangono esemplariper la sua tavolozza)! Infine, per ultimo, perché ha favorito i nostri ultimi contatti, il quadro dei re Magi(che fu per me sorpresa vedere esposto all’Istituto San Giuseppe) anch’esso impostato sui grigi e sugli azzurri:momento culminante di un crescente interesse di Burruniper l’arte sacra!

Con i suoi ritorni, quasi in sordina, egli chiamava l’attenzione, sempre con discrezione, e, con la sua presenza bonaria, sapeva dire tanto in amicizia vera. Laddove, più che parlare, egli amava fare, e fare bene, efacendo, beneficiava in primo luogo sé stesso poi tutti gli altri, perché con i suoi quadri trasmette ancora serenità, a prescindere dal fatto che, nei periodi più lontani, quelli si facessero carico di travagli espressionisti. Ora però, in un lento processo alchemico – solo questo termine permette di spiegare il lavorio della sua arte – la lezione degli antichi l’ha portato a una figurazione essenziale più sintetica. Sarà così che, vero trait d’union tra l’uno e gli altri, l’artista puro, con fede, agisce in rapporto di continuità con chi l’ha preceduto. Perché qualcosa di grande fa da sottofondo all’essenzialità dell’arte, ed è meno intuibile per sua complessità nel processo creativo! Ora però, senza approfondire questo assioma, concluderò che Ilio era davvero una persona rara perché,ad ogni sua comparsa, rinnovava la gioia dell’incontro,sempre dandogli un senso di immediatezza più che una dimensione di consuetudine. Ed era la sua presenzasenza formalismi, quasi scanzonata, cordiale, verasempre e vivace, come si addice a una persona bella, dallo sguardo più che incantevole incantato e, ad un tempo, intenso e puro!

In Italia, sono diminuite le occasioni che, in Brasile,c’erano di incontrare Persone eccezionali ma, cosciente di questo, custodisco il ricordo di alcuni personaggi che,tuttora, mi fanno compagnia. C’è, a San Paolo, Pietro Maria Bardi che mi accoglie nel suo MASP; a Brasilia, lungo i corridoi dell’Ambasciata italiana, Marcello Candia, Uomo che la Chiesa già annovera tra i Venerabili, che mi esprime il suo piacere di conversarecon me; e, a Rio, ecco c’èIlio Burruni – senza allargarmi a quei brasiliani, scrittori e artisti, che ho visto e rivisto quando ero in Goiás – amici cari che il tempo ha avvicinato a me nessuno scalfirà mai i nostri ricordi:essi rimarranno perfetti, senza patire danno da parte di chi intenda portarceli via!

Carlo Alfonso Maria Burdet

La scuola di oggi vista dai pittori di ieri

 

Così parlò  il Dio Algoritmo. 

Le procedure per l’assegnazione delle cattedre paiono terminate, molti precari sono già certi del proprio futuro, almeno per quest’anno scolastico, le molteplici istituzioni si sono presentate ai genitori impazienti degli alunni con un corpo docente al completo e tra un orario provvisorio e l’altro è addirittura trascorsa la prima effettiva settimana di lezione.
Settembre è un mese peculiare, segna l’inesorabile passaggio tra l’estate e lo studio, si fa portatore di buoni propositi, si investe dell’onere di nuove avventure, nuove situazioni, nuove esperienze.
Settembre è “l’inizio”, un inizio che fortunatemente ci viene riproposto annualmente e che magari prima o poi riusciremo a sfruttare a pieno.
In questo clima di fermento intorpidito, ho conosciuto anch’io leclassi con cui lavorerò per quest’anno, ho incrociato sguardiindagatori e respirato l’odore di aule e corridoi ancora inesplorati, lo ammetto con un’amalgama di curiosità e malinconia nel cuore, poiché ad ogni volto ancora sconosciuto corrisponde un alunnodel passato, lasciato nelle mani di qualcun altro.
È ovviamente presto per dichiarare le prime impressioni, eppure credo sia il momento opportuno per una piccola riflessione sulla scuola, proprio ora che siamo un po’ tutti rancorosi nei confronti delle vacanze e un po’ tutti annoiati del solito tran-tran che ci risucchierà, volenti o nolenti: ricordiamocelo che tra una sveglia presto, una macchina parcheggiata in seconda fila e un nonno che va a prendere all’uscita da scuola i suoi nipotini, vi è il senso vero e l’importanza effettiva dell’istruzione.

È una battaglia continua, quella che si porta avanti tra i banchi, una lotta perpetua contro l’Ignoranza, contro il non saper pensare, a favore di quel “logos” tanto caro agli antichi e così essenziale oggi, in una società confusa e superficiale che va in un qualchemodo cambiata, modificata, resa più a portata d’uomo.
Non illudiamoci, non saranno di certo gli adulti ad innalzare le barricate –almeno non saranno la maggioranza- ormai troppo egoisti e disattenti, la speranza è tutta nei giovani, nei ragazzi, negli studenti.
È necessario non distogliere lo sguardo, poiché proprio le generazioni future paiono essere le vittime predilette di questo nostro tempo, relegati in un mondo virtuale dove quella fragilità insita nei più piccoli non può venir meno, ma al contrario èamplificata, fino a che –spesso- l’insicuro diviene bullo, il debole non è aiutato, mentre il calderone delle “vittime” si mostra ormai colmo fino all’orlo.
Concordo pienamente con le parole di Massimo Gramellini, riportate anche su “Il Resto del Carlino” : “Qualcuno ti dirà che la scuola serve solo a trovarti un lavoro. Non credergli. La scuola serve se riesce a fornirti gli strumenti per gestire un sentimento, smascherare un ciarlatano e ammirare un tramonto, non solo una vetrina”.
Del resto, tralasciando il concetto di “paideia” e tutto ciò che riguarda l’erudizione in epoca classica, già lo stesso Carlo Magno aveva ben chiara l’essenzialità della formazione dei giovani, egli per primo infatti si impegna per introdurre nelle corti la figura del precettore, persona a cui è affidato il compito di educare i figli dei nobili, passeggiando sotto i colonnati e osservando il mondo, riprendendo l’esempio dei greci e dei latini.
Da sempre c’è chi sostiene l’importanza dello studio, i “maestri” compaiono in sculture e dipinti dai tempi più remoti, eppure è opportuno non dimenticare i veri protagonisti della vicenda, poiché ad ogni docente corrisponde un allievo o più.
La meraviglia della scuola è questa: è quella cosa che non può cambiare mai, mentre tutto il resto è in movimento. Essa non può che rimanere immobile, perché tale rimane la fugura dello studente: “intelligente ma non si applica”.
Lo testimonia l’opera di Benozzo Gozzoli “Presentazione di S. Agostino alla scuola di Tagaste”, appartenente al ciclo dedicato a S.Agostino, eseguito tra il 1464 e il 1465 nella chiesa di Sant’Agostino a San Gimignano, su commissione di fra’ Domenico Strambi. Nella scena, su un tipico sfondo cittadino rinascimentale, si svolge una lezione di grammatica, il maestro declama e gli studenti attorno fingono visibilmente un falso interesse.
Gli atteggiamenti che riscontriamo noi docenti oggi, nelle nostre aule multimediali, tra LIM e corsi di robotica, sono i medesimi che dipingeva Isaac van Ostade nell’opera “Scuola del villaggio” (1642). In un ambiente umile e spoglio, l’unica fonte luminosa pervade la figura di uno scolaro dai capelli biondi, sarà stato il “primo della classe”, oggi l’avremmo definito “secchione”, è il più vicino al maestro, un uomo austero e attento, a sua volta concentrato sul quaderno che lo studente gli sta porgendo. A terra compaiono altri bambini, alcuni intenti a leggere, altri invece incuriositi da un buco nelle calze o dalla tipica mosca che entra sempre svolazzante nelle ore meno apprezzate.
Altre espressioni tipiche si osservano nella tela di Jan Steen, “Maestro di scuola” realizzata nel 1668, in cui un autoritario docente barbuto redarguisce un giovinetto che ascolta la fervente correzione, stropicciandosi un occhio, probabilmente per trattenere una lacrimuccia.  A fianco al povero interrogato c’è chi tenta di copiare, forse per evitare la medesima sgridata, e chi ridacchia”, divertito che la cosa non sia successa a lui.
Diciamoci la verità: abbiamo tutti visualizzato le “nostre” pesti, mentre si passano i fazzoletti, fanno cadere la gomma, starnutiscono e s’improvvisano maestri di yoga acrobatico mentre dalla loro postazione tentano di visualizzare il compito degli altri.
Lo sappiamo, non ci si può distrarre in classe, perché se accade qualcosa è sempre colpa del docente, poiché i ragazzi si sa, sono delle dolci creature che mai si comporterebbero in modo “non adeguato all’ambiente scolastico”. E se i genitori di oggi si sentono forti di tali convinzioni, Jan Steen, con mano lapidaria, immortala una verità assai diversa nel suo quadro “Una classe con il maestro addormentato”del 1672. Un paffuto insegnante, probabilmente sopraffatto dalla stanchezza post-Collegio docenti,si assopisce durante l’ora di lezione e ciò che ci stupisce davvero è come faccia a non ridestarsi in quella evidente bolgia infernale. La tela trasuda il baccano e le sonore risate: tre scolari non perdono l’occasione di vendicarsi dei brutti voti e, armati di calamaio, si apprestano a fare le proprie correzioni sul volto del professore; sullo sfondo un arzillo giovinetto dimostra le sue qualità canore, mentre davanti a lui c’è chi cerca specifiche terminologie sul dizionario, chi porta in aula un roseo maialino e chi invece si diverte ad andare contro il pubblico pudore, urinando nella brocca dell’acqua.
Una situazione similare, ma tutta al femminile, la dipinge Jacob Taanmann, nella sua “Quando il maestro è girato” del 1876. Un ignaro docente volta le spalle alle sue scolare. Potrebbe essere l’incipit” di un racconto dell’orrore, lo sappiamo, mai distogliere lo sguardo da chi non aspetta altro che un nostro passo falso, tuttavia talvolta ci costringiamo a fidarci dei nostri teneri allievi e cadiamo in errore. È andata bene al docente raffigurato, perché le ragazzine dipinte si limitano ad un chiacchiericcio diffuso, ma chissà quante malelingue tra quei sorrisini angelici!
Nell’opera di André Henri Dargelas, “Attorno al mondo” del 1906, sono di nuovo “i vivaci” della classe i protagonisti: un giovane irriverente cavalca un mappamondo, mentre un amico lo aiuta a ruotare la sfera terrestre un altro lo guarda assorto, ammirando il gesto eroico dello sfrontato compagno di classe.

Tutto avviene in primo piano, intanto che sullo sfondo si apre una porticina, dalla quale fa capolino un giovane e inesperto maestro disperato, il quale, incapace di fronteggiare la situazione, si limita ad alzare le mani in gesto di costernazione.
È bene sottolineare che agli scolari disattenti, assonnati e svogliati, ben rappresentati da Gustav Igler, nel quadro “Banco per alunni indisciplinati” del 1882, fanno da contraltare gli allievivolenterosi e impegnati, come testimonia ad esempio l’opera di Paul Louis Martin des Amoignes, titolata “In classe” ed eseguita nel 1886. Il protagonista indiscusso della scena è un giovane studente, si staglia tra i suoi compagni vestiti con il medesimo grembiule di un azzurro sbiadito e logoro, sta ritto sullo scrittoio, alza le dita come se contasse e il suo sguardo assorto rivela la determinazione di raggiungere la soluzione del problema, il luccichio degli occhi rispecchia quello dell’animo volenteroso.  
Anche Nikolay Bogdanov-Belsky decide di soffermarsi su un gruppo di giovani assorti, nella tela “Aritmetica a mente nella scuola pubblica di S. Rachinsky” (1895), l’anziano maestro, impeccabile nei suoi abiti eleganti, sembra decisamente orgoglioso dei suoi alunni, tutti concentrati e pensosi a risolvere l’operazione scritta alla lavagna. Anche qui, ognuno di noi docenti potrà riconoscere i propri scolari: chi è più razionale e si prende il suo tempo, chi invece s’illumina arrivando alla risoluzione, chi invece non osa declamare i propri pensieri, chi si confronta con l’amico e chi è più audace e bisbiglia al professore il risultato.
L’iconografia raffigurante il meraviglioso mondo della scuola è assai numerosa, queste poche opere che ho voluto citare, sono solo alcune delle molteplici creazioni che testimoniano come alcune dinamiche non potranno cambiare, nonostante i banchi con le rotelle, gli ambienti d’apprendimento e tutte quelle novità in ambito pedagogico-metodologico che in realtà sono sempre esistite, solo non indicate con diciture anglofone.
L’arte ancora una volta testimonia la verità. La scuola sarà salva finchè gli studenti rimarrano studenti, fiammelle scoppiettanti, animi birichini e dispettosi, sguardi attenti e bocche annoiate. È il gioco delle parti, il maestro che s’arrabbia e lo scolaro che gli fa i dispetti, il maestro che insegna e l’alunno che non vuole imparare, il maestro che mette i voti e l’allievo che non accetta l’insufficienza, e infine il maetro e lo studente che escono dalla stessa porta, uno vicino all’altro, perché entrambi sanno che questo pezzo di vita lo si affronta insieme.

ALESSIA CAGNOTTO 

Faceva prostituire la figlia di 15 anni in cambio di bonifici

A Torino il tribunale ha condannato a una pensa di quattro anni e dieci mesi una donna che faceva prostituire la figlia quindicenne in cambio di bonifici su Postepay. I reati contestati alla madre sono  sfruttamento della prostituzione e produzione di materiale pedopornografico. Il caso risale al 2020.

Addio al pizzaiolo scomparso prematuramente

La morte di Hassan El Sharkawy, scomparso a 65 anni, ha suscitato vasto cordoglio nel Biellese. I funerali si sono tenuti a Cossila San Grato. Molto apprezzato per le sue doti umane e professionali, lavorava da anni nella  ristorazione come pizzaiolo. Tanti i suoi locali aperti nel territorio biellese.

NOTIZIE DAL PIEMONTE

Bicigrill Parco Sangone: la buona pratica dei mobility manager olandesi

Martedì 19 settembre, nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità, il Bicigrill Parco Sangone, a Rivalta Torinese, ha ricevuto la visita di una delegazione di olandesi interessati a riproporre questa esperienza di successo anche nei Paesi Bassi.

 

A visitare il primo bicigrill piemontese sono stati, accompagnati dai referenti della società Zona Ovest di Torino, Bram Nieuwstraten, policy advisor presso Vervoerregio, la Città Metropolitana di Amsterdam, ufficio del governo regionale responsabile di mobilità, come la bicicletta, i trasporti pubblici e i servizi di mobilità condivisi in e intorno ad Amsterdam, e Marcel van Beek, responsabile del settore innovazioni dell’aeroporto di Amsterdam Schiphol,

Insieme a loro anche alcuni tecnici dei comuni della zona e Joan Caba architetto e designer della Città metropolitana di Barcellona, che hanno partecipato alla giornata di convegno sulla mobilità sostenibile a Collegno.

 

L’aeroporto di Amsterdam Schiphol è interessato a realizzare una rete di strutture per la sosta e l’accoglienza ispirate al concept piemontese, con l’obiettivo di migliorare i servizi per i pendolari in bicicletta.

 

Nato nel 2017 da un’idea di Bikehub, azienda specializzata nella consulenza in ambito ciclistico, il Bicigrill è la trasposizione degli autogrill stradali in ambito ciclabile, ma con più peculiarità.

 

Il Bicigrill di Rivalta è una graziosa struttura in legno costruita in uno snodo di ciclovie: sul percorso della Ciclabile del Val Sangone e della la Corona delle Delizie, punto di passaggio delle ciclabili del pinerolese, dell’Aida (Alta Italia Da Attraversare), dei percorsi Mtb e gravel del Monte San Giorgio e della Collina Morenica.

 

“Nel 2015 abbiamo risposto al bando del Comune di Rivalta per ottenere la concessione per la progettazione, la realizzazione e la gestione dello spazio nel Parco Sangone. – spiega Jacopo Spatola, titolare e fondatore di Bikehub -. La nostra idea era offrire supporto a chi pedala e frequenta il parco e allo stesso tempo offrisse i servizi e la somministrazione tipici di un rifugio alpino, gestito da personale che vive l’ambito outdoor in prima persona e sa comprenderne le esigenze”.

 

Il Bicigrill è diventato il presidio in un’area naturale che prima era un “non luogo”, intercettando una clientela diversificata, ma accomunata dall’interesse per l’attività all’aria aperta e il contatto con la natura.

 

“Abbiamo fatto specifiche scelte per rispondere alle necessità delle famiglie, dei ciclisti, dei viaggiatori, ma anche degli abitanti e frequentatori abituali del parco – continua Spatola – Abbiamo dotato la struttura di fasciatoio e teli per pic-nic per accogliere le famiglie, adottato un approccio dog friendly e inserito norme di fruizione degli spazi, come il divieto di fumo all’aperto, norme di vigilanza sul decoro e di contrasto al degrado sociale. Supportiamo poi iniziative sociali e della comunità. Siamo diventati il punto di aggregazione per i tour organizzati e i gruppi di amici sportivi in partenza per giri in mtb o bici da corsa. La nostra presenza ha fatto da catalizzatore e adesso abbiamo un’ampia fruibilità”.

 

Il locale è aperto 7 giorni su 7, con orario prolungato dalle 8 alle 20, in estate, e orario ridotto nei mesi invernali. Si lavora con materie prime di aziende locali e piccoli produttori e la ristorazione è semplice, ma a servizio continuo: si può mangiare a tutte le ore, perché chi viaggia a piedi o in bici non ha orari fissi.

 

Accanto alla somministrazione c’è il servizio di assistenza tecnica, sia in forma di aiuto self service, con la vendita di ricambi, sia con un’officina meccanica di riparazione bici a prezzo calmierato, diventata punto di riferimento anche per la comunità locale.

 

Il Bicigrill è un progetto in continua evoluzione: “Vorremmo ora incrementare la struttura per ampliare l’officina, diventare un punto di informazioni turistiche, inserire un servizio di noleggio biciclette da turismo e cargo bike, proporre attività formative per le scuole, ampliare l’orario del servizio bar per poter accogliere più persone anche nel periodo invernale”, conclude Spatola.

 

Nel 2019, Bikehub ha aperto un secondo Bicigrill sulla neonata ciclovia Francigena, ai piedi della Sacra di San Michele, con apertura nel fine settimana e stagionale da marzo a novembre. Anche questo è un progetto in divenire, per rispondere ad una presenza sempre maggiore di cicloviaggiatori.

 

Per informazioni:

info@bikehub.it

Bicigrill Parco Sangone

Bicigrill San Michele

“Le giornate insieme a te per l’ambiente” di McDonald’s ad Avigliana

 

I dipendenti McDonald’s e la comunità locale si uniscono per contrastare il fenomeno del littering collaborando all’iniziativa “Puliamo Il mondo” promossa da Legambiente a cui aderisce il Comune di Avigliana

 

 

Un’iniziativa nazionale di McDonald’s, in collaborazione con Assoambiente e Utilitalia, aperta a tutti con l’obiettivo di riqualificare parchi, strade, spiagge e piazze dei comuni italiani, contrastando gli effetti dell’abbandono dei rifiuti

 

Torino,  settembre 2023 – Tornano “Le giornate insieme a te per l’ambiente”, il progetto di McDonald’s, dedicato alla lotta contro il fenomeno del littering che, ad Avigliana, affiancherà l’iniziativa “Puliamo il Mondo” di Legambiente a cui aderisce il Comune.

 

L’appuntamento, per chiunque voglia dare il proprio contributo alla tappa di Avigliana, è per sabato 23 settembre, presso Piazza del Popolo alle ore 9:00; l’attività di riqualificazione interesserà via dei Testa e aree limitrofe.

Il fenomeno del littering – che crea disagi sia a livello di decoro urbano che di inquinamento ambientale – è sempre più attuale. Gettare un rifiuto a terra significa immettere nell’ambiente un oggetto che vi rimarrà dai 3 mesi, se di carta, a un secolo, se di plastica[1]; tempistiche importanti se si pensa che in Italia la plastica non raccolta raggiunge le 500.000 tonnellate ogni anno[2].  La maggiore densità di rifiuti abbandonati interessa le aree di condivisione delle comunità; le ultime indagini di Legalmente rivelano che nei parchi italiani si trovano 6 rifiuti per metro

“Le giornate insieme a te per l’ambiente” – che nel 2022 sono state realizzate in collaborazione con Assoambiente e Utilitalia e hanno registrato, in oltre 150 tappe, il coinvolgimento di 6.000 volontari per più di 18 tonnellate di rifiuti raccolti – si inseriscono in un percorso virtuoso verso la transizione ecologica che McDonald’s ha intrapreso ormai da diversi anni a partire dai suoi ristoranti in termini di Packaging e Waste & Recycling. Ne sono un esempio l’eliminazione della plastica monouso in favore di materiali più sostenibili, l’installazione di contenitori per la raccolta differenziata nelle sale e nei dehors, la collaborazione con Comieco per lo sviluppo di un nuovo sistema per garantire la riciclabilità del packaging in carta e la campagna di sensibilizzazione sulle corrette modalità di raccolta dei rifiuti rivolta ai consumatori nei ristoranti.

Inoltre, attraverso questa iniziativa, McDonald’s rinnova la propria vicinanza ai territori in cui opera con i suoi oltre 670 ristoranti e l’impegno dei 150 licenziatari, imprenditori fortemente radicati nelle comunità locali.

 

[1] APAT, 2006. I Quaderni della formazione ambientale: Rifiuti.

[2] Boucher, J., Billard, G., 2020. The Mediterranean: Mare plasticum. Gland, Switzerland: IUCN

Le foto di Solano e Gigli

Magnifica Torino / La Mole dal Monte dei Cappuccini: in copertina la foto di Gianpaolo Gigli, sotto uno scatto di Vincenzo Solano

Cerutti (Lega): “Ottimismo per Venaria Città europea dello sport”

Il Consigliere Regionale del gruppo Lega Salvini Piemonte Andrea Cerutti ha espresso profondo ottimismo riguardo alla candidatura di Venaria come Città Europea dello Sport per il 2025.

Venaria, con il suo eccezionale patrimonio di eccellenze sportive che annovera atleti di fama internazionale come Alessia Maurelli e una serie di associazioni sportive di grande successo, ha dimostrato un impegno straordinario nel panorama sportivo, non solo a livello regionale, ma anche nazionale e internazionale.

Il Consigliere Regionale Cerutti ha dichiarato: “Come venariese e Consigliere Regionale, non potrei essere più orgoglioso di sostenere questa candidatura. Sono fiducioso che in autunno riceveremo la tanto attesa notizia del riconoscimento di Venaria come Città Europea dello Sport”.

Foto Mario Alesina