ilTorinese

Il Ministro Sangiuliano loda lo “spirito libero e curioso” del Centro Pannunzio

In un messaggio al presidente Pier Franco Quaglieni in occasione del 55. anniversario del Centro. Il Premio Pannunzio viene consegnato quest’anno a Giordano Bruno Guerri

Egregio Presidente,

purtroppo gli impegni di governo non mi permettono di partecipare al cinquantacinquesimo anniversario della fondazione del Centro Pannunzio di Torino, una realtà culturale che con le sue attività porta alta la bandiera dell’idea liberale crociana sviluppata nel dopoguerra da Mario Pannunzio nell’incredibile fucina di talenti giornalistici che fu la rivista settimanale “Il Mondo” da lui fondata e diretta dal 1949 fino alla chiusura nel 1966.

Furono molte e diverse tra loro le intelligenze raccolte intorno a questa iniziativa editoriale che seppe anche essere un centro di discussione sui principali temi della prima Italia repubblicana grazie ai “Convegni del Mondo”. L’approccio crociano, vivificato delle eredità di Gaetano Salvemini e Luigi Einaudi, produsse un ambiente di intensa vivacità culturale, in cui esperienze e percorsi differenti si incrociarono, portando al superamento delle pregiudiziali ideologiche dell’immediato dopoguerra. E ciò avvenne a beneficio di una militanza civile non subordinata alle discipline di partito, una militanza capace di accogliere idee delle più varie provenienze per contribuire al progresso sociale, civile e democratico della nostra Nazione.

L’Italia di oggi deve molto a Mario Pannunzio e la vostra attività da oltre  mezzo secolo ha il merito non solo di tener viva la sua memoria, ma anche di promuovere iniziative pienamente rispondenti al suo spirito libero e curioso. Nel rivolgere a tutti Voi il mio personale saluto, auguro alla celebrazione di questa importante ricorrenza il successo che merita.

Gennaro Sangiuliano 

Gli industriali di Torino in assemblea: “Conoscenza e competenza per il futuro”

La società sta invecchiando e “lavorare per il futuro significa  continuare a investire per una socialità inclusiva, solidale e sostenibile: servono un approccio e strumenti adeguati ai tempi, ecco perché  è importante dare voce e ascoltare coloro i quali hanno competenza e conoscenza”. Così Giorgio Marsiaj, il presidente uscente  degli industriali  di Torino, nel dibattito con Paolo Mieli nel corso dell’assemblea generale dell’Ui: “Torino, spazio al futuro” tenutasi al Teatro Regio. Quattro i filoni strategici scelti in occasione dell’evento: geopolitica, ambiente e salute, innovazione e intelligenza artificiale, attrattività del territorio, con l’aglio interventi di Dario Fabbri, analista geopolitico e direttore di Domino, Ilaria Capua, Senior Fellow for Global Health, Johns Hopkins University, Barbara Caputo, direttrice del Centro di Eccellenza per l’Intelligenza Artificiale del Politecnico di Torino, e Giovanni Sandri, responsabile BlackRock per il Sud Europa. In platea il sindaco Stefano Lo Russo, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi e Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Marsiaj ha detto che è importante che “oggi ci siano anche i ragazzi ad ascoltarci: è nostro dovere riflettere con loro sul mondo del lavoro e dell’impresa in cui stanno per entrare, cosi che abbiano la possibilità di conoscere in concreto i problemi di una società industriale avanzata”.

Arrestato due volte in due giorni: voleva rubare in un’osteria

La Polizia di Stato ha tratto in arresto un cittadino italiano di 32 anni per furto tentato ai danni di un’Osteria nei pressi di via Valperga Caluso.

Sono le 18.00 quando la Centrale Operativa riceve la segnalazione da parte di alcuni residenti sulla presenza di un uomo con in mano un tubo di ferro che starebbe tentato di forzare le saracinesche di un ristorante della zona.

Giunte prontamente nel luogo indicato le pattuglie dell’UPGSP riscontrano due saracinesce divelte e fuoriuscite dalla loro sede, il vetro della porta d’ingresso graffiato e la presenza sull’asfalto di un palo segnaletico stradale e di un tombino verosimilmente utilizzati per tentare il furto.

Poco distante gli agenti prendono contatto il richiedente l’intervento delle Forze dell’ordine il quale indica subito, quale autore del tentato furto, un uomo che alla vista delle pattuglie tenta di allontanarsi verso via Belfiore. L’uomo, in evidente stato di agitazione, si è mostrato sin da subito poco collaborativo nelle fasi del controllo.

A seguito di accertamenti è emerso che lo stesso soggetto era stato arrestato, il giorno prima, in flagranza di reato, per furto ai danni di un negozio in via Barbaroux, dalle pattuglie dei “Falchi” della Squadra Mobile, mentre con un martello frangi vetro rompeva la vetrina sottraendo il registratore di cassa. Il 32 enne in quell’occasione era stato trovato anche con telefono cellulare del negozio e successivamente all’arresto veniva sottoposto all’obbligo di firma tre volte a settimana.

Salvato bimbo di 5 mesi: a Torino trapianto di cuore per la prima volta al mondo con nuova macchina ECMO

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Un bimbo di Torino, di 5 mesi di età, è stato salvato grazie ad un trapianto di un cuore, nonostante fosse incompatibile, proveniente dalla Germania, dopo l’utilizzo, per la prima volta al mondo in un paziente pediatrico, di una rivoluzionaria macchina per l’Extra-Corporeal Membrane Oxygenation (ECMO), l’EcmoLife.
Il piccolo, nato con una grave cardiopatia congenita, un cuore univentricolare, era portatore anche di una anomalia genetica che non consentiva all’unico ventricolo di funzionare correttamente. L’équipe della Cardiochirurgia pediatrica e delle Cardiopatie congenite (diretta dal dottor Carlo Pace Napoleone) dell’ospedale Regina Margherita della Città della Salute di Torino ha tentato con due interventi di stabilizzare la situazione, che però alla fine è precipitata ugualmente.
A questo punto è stata utilizzata una nuova macchina per l’ECMO, l’EcmoLife, che ha consentito di far sopravvivere il piccolo fino all’arrivo di un cuore idoneo. Questa apparecchiatura, prodotta dalla ditta Eurosets di Medolla, in provincia di Modena, è in grado di sostituire temporaneamente le funzioni del cuore e del polmone, si presenta come rivoluzionaria in quanto dotata di un avanzatissimo sistema di monitoraggio che permette una continua verifica dell’efficacia del trattamento. Inoltre, la macchina è caratterizzata da una pompa centrifuga che riproduce la funzione meccanica del cuore, la cui girante ruota a velocità che può raggiungere i 4500 giri al minuto sospesa nel flusso del sangue grazie ad un campo magnetico. Questo garantisce l’assenza di contatto diretto tra le parti in movimento in modo da evitare il generarsi di calore che danneggerebbe le cellule del sangue. Un dispositivo all’avanguardia, progettato da un team di ingegneri italiani, che è stato destinato in anteprima alla Cardiochirurgia pediatrica del Regina Margherita per eseguire il primo impianto di questa novità tecnologica in un paziente pediatrico.
Dopo 8 giorni di assistenza extra-corporea che, grazie all’EcmoLife, ha consentito una eccellente stabilizzazione emodinamica, il piccolo paziente è stato sottoposto al trapianto di cuore con un organo proveniente dalla Germania, accettato, vista l’emergenza, nonostante fosse di un gruppo sanguigno incompatibile. L’intervento effettuato dal dottor Carlo Pace Napoleone e dalla sua équipe, è durato circa 8 ore ed è tecnicamente riuscito. Il bimbo è tuttora degente presso la Terapia Intensiva cardiochirurgica, afferente alla Rianimazione pediatrica, diretta dalla dottoressa Simona Quaglia.
Nel corso dell’anno sono stati già eseguiti 7 trapianti di cuore presso l’ospedale Regina Margherita, un dato in costante aumento che pone il Centro ai primi posti in Italia. La possibilità di sfruttare le sinergie garantite dalla presenza, all’interno del Dipartimento di Patologia e Cura del bambino “Regina Margherita” (diretto dalla professoressa Franca Fagioli) di medici e di operatori sanitari competenti in tutte le specialità pediatriche, garantisce oltre al numero di trapianti anche una altissima qualità assistenziale, alla base degli eccellenti risultati di sopravvivenza di questi piccoli pazienti.

Successo di pubblico e di vendite per Flashback, la fiera italiana più eclettica e coinvolgente

Giunge al termine Flashback Art Fair, la manifestazione dedicata all’arte di tutti i tempi che, con la sua undicesima edizione dedicata alla Metamemoria, ha raggiunto il suo record di pubblico con più di 26.000 presenze tra collezionisti, esperti ed appassionati d’arte.

Di grande qualità le gallerie italiane e internazionali che hanno portato negli spazi di corso Giovanni Lanza 75 a Torino la propria proposta artistica: da Canaletto ad Ontani, da Hayez a Kounellis, dalle arti decorative a quelle figurative.

Diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, la manifestazione si è svolta, per la seconda edizione, negli spazi di corso Giovanni Lanza 75, sede di Flashback Habitat. Dal 2022 l’ex brefotrofio di Torino è animato da un programma orchestrato dal direttore artistico Alessandro Bulgini che dura tutto l’anno tra mostre, incontri, concerti e l’opera corale permanente “Una vita migliore. Frammenti di storie dell’I.P.I.” che restituisce al territorio la storia del luogo narrando storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette.

Siamo tutti molto soddisfatti del risultato raggiunto, la fiera si conferma un appuntamento stimolante e quanto mai “contemporaneo” grazie all’offerta eclettica e trasversale. Gli espositori hanno effettuato delle vendite importanti e noi, grazie a loro abbiamo ospitato opere museali, che hanno saputo emozionare sia i collezionisti che il grande pubblico.

Ma il racconto di Flashback non si ferma, il 30 novembre apre al pubblico una nuova mostra dal titolo Times Square, la piazza del tempo, rappresentazione simbolica della relazione tra la storia dell’arte e il quotidiano.

Il numero dei visitatori è aggiornato alle ore 17.30 di domenica 5 novembre.

Apre il parcheggio Lancia in Circoscrizione 3 dal 6 novembre

Agevolazioni per residenti e dimoranti

 

Da lunedì 6 novembre riapre al pubblico il parcheggio in struttura Lancia, situato in piazzale Chiribiri angolo via Lancia.

Il parcheggio, riqualificato in questi mesi, si sviluppa su 4 piani di cui 1 interrato e 3 in elevazione, dispone di 320 posti auto. I lavori di riqualificazione hanno riguardato l’intera struttura che ora è dotata di nuovi impianti tecnologici e di sicurezza. L’apertura riguarderà inizialmente i piani 0 e -1, per un totale di 190 posti auto di cui 9 per persone con disabilità. Entro fine anno la struttura sarà disponibile nella sua interezza.

L’intervento di GTT contribuisce a migliorare la mobilità e la vivibilità dell’area e garantisce un’offerta di sosta sicura e conveniente anche per i residenti e i dimoranti. Per favorire la sosta di chi vive nella Circoscrizione 3, GTT ha dedicato ai residenti, in collaborazione con il Comune di Torino, abbonamenti a tariffe agevolate: l’abbonamento mensile costa 55 euro e il trimestrale 140,00 euro (con un risparmio ulteriore di circa 8 euro al mese). Entrambi gli abbonamenti sono validi dalle 16.30 alle 9.00 dal lunedì al venerdì, mentre il sabato e nei giorni festivi hanno validità 24 ore. Per chi non vive nella zona, la tariffa di sosta ordinaria è di 1,00 euro all’ora, con la possibilità di un titolo forfettario giornaliero di 7 euro. L’intera offerta tariffaria è disponibile sul sito internet www.gtt.to.it.

Il parcheggio Lancia è un’infrastruttura strategica per la Circoscrizione 3 che negli ultimi mesi sta vivendo un processo di trasformazione urbana grazie alla riqualificazione e l’inaugurazione di nuove aree verdi e di aree attrezzate per il gioco e l’attività fisica, come quella presente in piazza della Costituzione. La zona è stata inoltre dotata di una nuova pista ciclabile che dal Parco Ruffini corre lungo via Lancia e via Braccini e dell’anello ciclabile di piazza Robilant che collega con il percorso ciclopedonale su corso Racconigi.

Al via la nuova stagione dei Marcido Marcidorjs

 

 

La stagione dei Marcido si apre il 6 novembre alle ore 18,30 con un appuntamento inaugurale d’eccezione, la presentazione di La nostra minima arte. Il teatro estremista dei Marcido, un videoritratto che racconta la poetica e il percorso ormai quasi quarantennale della Compagnia. Il videodocumentario – prodotto dall’Associazione Culturale Ateatro con il sostegno del Ministero della Cultura-Direzione Generale dello Spettacolo e il contributo di Fondazione Cariplo – è stato presentato in anteprima il 7 settembre scorso all’80ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, con la partecipazione di Daniela Dal Cin e Paolo Oricco. La proiezione sarà seguita da un incontro con i Marcido, il regista Domenico Cuomo e il curatore Oliviero Ponte di Pino.

La programmazione del Teatro MARCIDOFILM! (corso Brescia 4) proseguirà fino a maggio presentando, tra gli altri eventi spettacolari, due importanti titoli del repertorio della Compagnia: primo appuntamento “Nel lago dei leoni”, dalle Estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi; nel febbraio 2024 verrà riproposto “Loretta Strong” di Copi, allestimento per cui Daniela Dal Cin ha ricevuto nel 2011 la nomination ai Premi Ubu per la migliore Scenografia. Tra novembre e dicembre tornano in scena “Cenerentola” e “L’avaro di Molière”, riadattati secondo la particolare cifra stilistica della Compagnia e con un cast di giovani interpreti della “scuola” Marcido.

La stagione prosegue a gennaio con un recital a più voci dai “Promessi Sposi” manzoniano, a febbraio con il fortunatissimo “Hansel e Gretel” e nei mesi di marzo e aprile con “Sogno di una notte di mezza estate” da Shakespeare.

A maggio inoltre presenteremo un nuovo poeta per continuare il felice esperimento di Teatro/Poesia avviato nelle scorse stagioni e dedicato ad esplorare la relazione tra parola scenica e testo poetico, in collaborazione con il Salone del Libro.

Ultimo appuntamento della stagione, uno studio dall’ “Elogio della pazzia” di Erasmo da Rotterdam, a fine maggio.

Scrive Marco Isidori, regista della Compagnia: “Segniamo l’ottava stagione di MARCIDOFILM! inaugurandola con la prima proiezione pubblica di La nostra minima arte. Il teatro estremista dei Marcido; docufilm che racconta la quasi quarantennale avventura d’arte della Compagnia (1985/2023) attraverso l’incalzare vorticante di immagini che restituiscono bene, giustificandolo appieno, il sottotitolo della pellicola “Il teatro estremista dei Marcido” (il film è stato presentato in anteprima alla Biennale Cinema di Venezia, riscuotendo consensi calorosi e apprezzamenti importanti da parte della critica, soprattutto per la prospettiva dello sguardo con il quale l’opera è stata elaborata. Rammento che questo è un documento “sulla Marcido”, e non “della Marcido”, precisazione questa che mi pare doverosa). Certo lo scorrere della visione sintetizzata dei tanti spettacoli prodotti nel tempo (era il lontano 1985 quando debuttammo col nostro primo Studio dalle Serve di Jean Genet; di ieri, invece, 2023, l’andata in scena dell’ultima produzione, “David Copperfield sketch comedy”) si è rivelata fonte di una grande ed anche stupita emozione nel toccare con mano quella “fedeltà” ad una linea interpretativa che ha fatto del rigore e della tensione verso un risultato comunque “alto”, un modo consueto per noi di affrontare i rischi del palcoscenico. I Marcido hanno sempre e da sempre creduto nella persistenza nel tempo, oltre ogni moda, del repertorio delle loro creazioni spettacolari. Ci sembra scandaloso che un lavoro importante, una rappresentazione dove si è concentrata al massimo l’intelligenza e la passione della Compagnia, venga messa in soffitta poco dopo il debutto soltanto per la pressione di esigenze mercantili; ed è in una tale ottica che quest’anno riproponiamo in apertura di stagione, due “punti fermi” del nostro cammino di teatranti “laterali”: “Nel lago dei leoni”, dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi (2010), e “Loretta Strong” di Copi (2011), spettacoli che si possono considerare due facce della stessa medaglia drammatica. La loro presentazione “in coppia” quindi, riveste non soltanto un carattere occasionale, bensì interpreta una volontà dimostrativa specifica; offrire cioè al pubblico la visione di due allestimenti certamente diversi per scenografia, interpreti, testualità e quant’altro, ma, e qui sta la scommessa, entrambi in “fase entanglement”; comunicanti tra loro e nello stesso tempo comunicanti allo spettatore proprio il cuore di questa tale identità ideale, cuore che sostanzia tutto il portato artistico delle pièces. Specificando meglio, Maddalena con la sua “Sedia elettrica” (accenno scenografico) e Loretta con la sua “Astronave” (idem) cercano con gli astanti quella complicità sentimentale che è appannaggio e traguardo del Teatro maiuscolo; a questo proposito ci piace chiamare questa complicità col nome di comunione. Sempre all’interno del nostro programma di conservazione repertoriale, la stagione proseguirà con la ripresa di un classico: “L’avaro” di Molière, che i Marcido tengono sul filo di una comicità continua ma acre e soprattutto rivelatrice del sottofondo “nero” della vicenda in apparenza esilarante, adottando per l’occasione soluzioni scenografiche agili nonostante la notevole incisività visiva che raggiungono.

Tre sono infine le novità di quest’anno: un’edizione particolare dello shakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate”, che con i suoi infiniti travestimenti ha offerto un terreno fertilissimo allo sbrigliarsi della fantasia, sia a livello di decoro scenico e costumistico, che di “manipolazione” drammaturgica; andando così a comporre uno spettacolo dove la conclamata attoralità speciale dei Marcido ha modo di mettere in mostra, spiegandole in un ventaglio di cromatismi sonori, tutte le sue “carte”. Seguirà poi un divertissement, un gioco teatrale, diremmo quasi un “capriccio”, la messa in scena di “Cenerentola”, fiaba ultra nota che abbiamo trattato come fosse un’assoluta scoperta, potenziandone gli aspetti più scontati nella direzione di un folle grottesco carosello, carico di colore e di ironia, facendo dei “caratteri” della storia (sorellastre, matrigna, principe, nonché, perché no? la zucca) i protagonisti di una kermesse di straordinaria valenza iper-teatrale. L’ultimo appuntamento della stagione propone una riflessione scenica in forma di studio dell’“Elogio della pazzia”, di Erasmo da Rotterdam: il progetto di dar corpo drammatico al discorso filosofico di Erasmo cova da parecchio nel pensatoio Marcido; finalmente, abbiamo preso la decisione di metterlo in cantiere, pur se a tutt’oggi non sono ancora ben chiare le linee interpretative che sceglieremo per realizzarlo praticamente.

L’ottavo anno di attività del nostro teatro – MARCIDOFILM! – lo poniamo sotto il segno benaugurante del documentario intitolato “La nostra minima arte”, contenti assai che una tal “dizione”, acclari sottotraccia una realtà indiscutibile: la Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ha prodotto, attraverso il mezzo teatrale, dell’arte, minima o massima che sia ce lo dirà il futuro.»

 

LA NOSTRA MINIMA ARTE

Il teatro estremista dei Marcido

videoritratto a cura di Oliviero Ponte Di Pino, regia di Domenico Cuomo, produzione Ateatro 2023, durata 52’

Note del curatore: «La nostra minima arte è l’incalzante videoritratto dei Marcido, ovvero Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, compagnia torinese attiva dal 1986. Esplora la storia e la poetica di una delle formazioni più coerenti, rigorose e inventive della scena italiana. Protagonisti del documentario sono Marco Isidori, attore e poeta della Compagnia, e Daniela Dal Cin, la scenografa che ha creato i visionari sipari e i sorprendenti “ordigni” teatrali dei Marcido. Con loro, i due principali attori della Compagnia, Maria Luisa Abate e Paolo Oricco. Nelle loro parole, intrecciate alle immagini degli spettacoli e ai bozzetti di Daniela Dal Cin, esplode la forza visionaria di un teatro estremista, capace di sorprendere e affascinare gli spettatori in riscritture inventive dei classici, dalla tragedia greca a Shakespeare, da Pirandello a Beckett, da Dostoevskij e Kafka a Dickens.»

Primo appuntamento spettacolare

7-8-9 novembre

NEL LAGO DEI LEONI

dalle Estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, riscrittura di Marco Isidori, con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, scena e costumi di Daniela Dal Cin, direzione di Marco Isidori,produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa 2010

Note di Marco Isidori: «Spettacolo ispirato alle estasi di Santa Maria Maddalena, per il secolo Caterina Lucrezia, la suora carmelitana appartenente all’autorevole famiglia de’ Pazzi, che, alla fine del Cinquecento, nella clausura del convento di Santa Maria degli Angeli, in San Frediano, a Firenze, sorprese e spaventò le consorelle con un’infilata di estasi di natura sconvolgente per l’intensità emozionale che ne caratterizzò sia la forma esteriore che la profondità inconsueta raggiunta dal dettato teologico. Ciò che soprattutto risultava anormale nella pur già scontata eccezionalità del fenomeno estatico, era la dilagante verbalità con la quale Maddalena esprimeva il suo contatto con il divino. La sua “uscita dal mondo” assumeva contorni decisamente barocchi, quasi il rilievo sconcertante di una rappresentazione teatrale. Il testo originale è stato “corretto/assai/corrotto” da Marco Isidori affinché le parole dell’estasi pronunciate oltre quattrocento anni addietro nella clausura di un convento fiorentino, potessero, per insistita/insistente virtù teatrale, diventar corpo scenico significativo per la sensibilità e per l’occorrenza dell’oggi.»

Teatro MARCIDOFILM! – Torino, corso Brescia 4 bis (int. 2)

orario spettacoli: martedì-sabato ore 20.45 – domenica ore 16.00

biglietti d’ingresso: intero 20€ – ridotto 15€

info e prenotazioni: 339 3926887 – 328 7023604

segreteria 011 8193522

ufficio stampa: cell. 329 9611663

info.marcido@gmail.com www.marcido.it

con il sostegno di:

MiC – Regione Piemonte – Città di Torino/TAP-Torino Arti Performative

 

Nell’immagine, Daniela Dal Cin e Marco Isidori in “La nostra minima arte” (prod. Ateatro 2023)

La sete dei Crociati, Hayez alla Gam

La grande sete tormenta sempre di più i Crociati che si avvicinano alle mura di Gerusalemme e l’unica preoccupazione che domina tra i cristiani è la mancanza d’acqua. La Prima Crociata sta per concludersi nel luglio 1099 ma rischia addirittura di fallire. La sofferenza dei crociati finisce impressa sulla tela del veneziano Francesco Hayez (1791-1882) che con straordinaria forza la raffigura nel quadro “La sete dei Crociati di fronte a Gerusalemme” esposto a Palazzo Reale mentre alla Galleria d’arte moderna e contemporanea, all’interno della mostra “Hayez, l’officina del pittore romantico”, si trova un focus sulla Sete dei crociati. Si tratta di una speciale sezione dedicata ai disegni preparatori per la sua opera più impegnativa e ambiziosa che l’artista aveva predisposto come il suo capolavoro ultimato a metà Ottocento per Re Carlo Alberto che lo commissionò ad Hayez nel 1833.
Il tema, storico-letterario, è tratto dal poema “I Lombardi alla Prima crociata” (1826) di Tommaso Grossi da cui fu tratta l’opera di Verdi. Nella tela monumentale si avvertono la fatica e le emozioni del pittore nel descrivere una scena così intensa e drammatica che si svolge di fronte alla Città Santa, sotto un cielo infuocato di sabbia e calore, a un passo dalla conquista. Persone che svengono, chi tenta di riempire l’anfora con la poca acqua rimasta, chi prega chi sta bevendo per farsi lasciare qualche goccia e c’è anche il soldato che respinge due donne che si stanno gettando su un’altra donna intenta a bere. “Il disastro cresceva ogni giorno, si implorava la pioggia o uno di quei miracoli con cui Dio aveva salvato dalla sete il suo popolo d’Israele. Il calore estivo infieriva su tutti, piante e animali morivano, il torrente di Cedron si era seccato, le cisterne del territorio erano colme di terra o avvelenate. La fontana di Siloe non bastava alla moltitudine dei cristiani. Così lo storico francese dell’Ottocento Joseph François Michaud descrive il dramma della sete per i Crociati davanti a Gerusalemme nel suo volume “Storia delle Crociate” (1812-1822). Hayez tratteggia una delle scene più struggenti della Prima Crociata.
Dietro l’opera c’è un lavoro studiato e preparato a lungo con decine di disegni, appunti visivi e fogli tracciati a matita. Spesso insoddisfatto dell’esito finale, Hayez ricrea, cancella, rielabora, modifica fino alla perfezione e pare soffra egli stesso, davanti alla sua tela, per il tormento che assaliva i Crociati. Il quadro lo tenne occupato per molto tempo e molte delle figure presenti furono ridipinte più volte. Non basta un intero esercito per conquistare la Città Santa, bisogna fare i conti con la mancanza d’acqua che indebolisce la grande armata cristiana. “In mezzo a una campagna arida e ardente, sotto un cielo di fuoco, incalza Michaud, l’esercito crociato fu presto vittima della sete che era così grave da curarsi poco della scarsità dei viveri”. C’è molta attualità nell’opera di Hayez che dipinge una pagina di storia drammatica in un luogo segnato nei secoli da tensioni perenni.
Laggiù si combatteva novecento anni fa e si combatte ancora oggi in Terra Santa, in Palestina, in luoghi sacri alle religioni monoteiste. Accanto alla Sete dei Crociati compare un altro quadro di carattere storico di Hayez che racconta un episodio della predicazione della Prima crociata di Pietro l’Eremita (1050-1115) che, attraversando città e borgate, predica la Crociata a cavallo di una bianca mula con il crocifisso in mano. Ammirato da Stendhal il quadro suscitò a Brera grande entusiasmo quando apparve dal momento che si era nel pieno del Risorgimento e “vi si poteva leggere un riferimento all’attualità politica e alla necessità di un riscatto nazionale”. Alla Gam, oltre ai dipinti a soggetto storico, si possono vedere, fino al 1 aprile 2024, un centinaio di opere di Hayez con i disegni preparatori provenienti da collezioni pubbliche e private.                       Filippo Re