ilTorinese

La straordinaria “anima pittorica” di Paolo Conte. “Original”

Nella sua città natale la più ampia mostra mai dedicata al grande Maestro astigiano

Fino al 1° marzo 2026

Asti

“Il disegno è uno dei miei due vizi capitali, più antico di quello per la musica e le canzoni”. A confessarlo, rivolgendosi a quanti ancora non lo conoscessero sotto questa veste artistica, è proprio lui. Icona indiscussa della storia della canzone d’autore, pianista di singolare formazione jazz e compositore dalle straordinarie risorse acclamato dai più prestigiosi palcoscenici mondiali, dall’“Olympia” di Parigi alla “Scala” di Milano nel 2023 (primo e unico artistica della scena cantautorale internazionale a calcare il palco del “Tempio” assoluto della Lirica), Paolo Conte (classe ’37) – dopo la breve parentesi dedicata all’“avvocatura” – dal ’74 decide di dedicarsi esclusivamente al “mestiere d’artista”, esercitato in quei due campi di passione e infinita visionarietà che sono per l’appunto la “musica” e la “pittura”. La “sua” musica e la “sua” pittura. Ancora Conte: “La composizione musicale manovra su di me in forma di eccitazione, mentre pittura e disegno mi danno calma e leggerezza”.

Dunque, passioni antiche, perseguite su strade parallele che spesso non hanno reticenza alcuna (anzi!) ad intrecciarsi fra segni, note, libertà di parola, di gesto e colore (quanta forza, in tal senso, in quell’uomo-scoiattolo “Squirrel – Uomo Circo” del ’74 e in quei “Fiori in un vento novecentista del 2000”) che, insieme, configurano “tanta, tanta roba”, ma soprattutto quella “malandrina originalità” d’espressione che subito ti fa capire da chi proviene il tutto. “Originalità” …  e di qui il titolo perfetto – “Original” – dato alla mostra, la più ampia (dopo quelle dedicategli nel 2000 dal “Barbican Hall” di Londra fino al 2023, quando Conte è invitato ad esporre addirittura agli “Uffizi” di Firenze) mai dedicata in Italia e all’estero  dalla sua Asti ed ospitata, fino al 1° marzo 2026, al barocco “Palazzo Mazzetti”, sede della “Pinacoteca Civica” astigiana. Qui hanno trovato posto, a firma del grande Maestro, e in una cornice che parla allo spettatore di una poetica “elegante, malinconica, jazzata e ironica”, ben 143 lavori su carta, realizzati con tecniche diverse e in un arco temporale durato quasi settant’anni. Curata da Manuela Furnari– saggista e autrice dei più importanti testi critici dedicati all’ opera di Paolo Conte – e organizzata, fra le varie Istituzioni, dalla “Fondazione Asti Musei”“Fondazione Cassa di Risparmio di Asti”“Regione Piemonte” e “Città di Asti” (con il contributo del “Ministero della Cultura”), l’esposizione dà anche ai visitatori la possibilità di accostarsi ad opere mai prima d’ora esposte, tra cui “Higginbotham del 1957, tempera e inchiostro, dedicata a uno dei primi “swinganti” trombonisti jazz americani.

Altro nucleo importante della mostra è costituito dalla selezione di tavole tratte dalle oltre 1800 di “Razmataz, l’undicesimo album registrato in studio e interamente scritto, musicato e disegnato da Paolo Conte. Ambientata in una Parigi anni ‘20, l’opera celebra – dietro la misteriosa scomparsa di una ballerina – l’attesa e l’arrivo in Europa della giovane musica americana, il jazz, interpretato nelle sue forme e figure più esotiche – spesso contorte, strette strette e alte alte – in una libertà formale che richiama le “Avanguardie del primo Novecento”, dai movimenti “futuristici” all’“espressionismo” più convulso e ribelle, “un periodo – afferma l’artista – carico per me di sensualità e di una immediata danzabilità che lo contraddistingue”.

Infine una terza sezione di opere (29) su “cartoncino nero” in cui Paolo Conte si affida alla suggestione delle linee e dei colori “in un omaggio garbato, talvolta venato di ironia, alla musica classica, al jazz, alla letteratura, all’arte”. Racconta Conte: “In un fornito negozio di belle arti, mi sono imbattuto in alcuni album di cartoncino nero che mi hanno immediatamente attratto. Quando li ho riguardati a casa non ho provato la ‘sindrome della pagina bianca’ come capita sovente agli scrittori, ma la curiosità del ‘foglio nero’ su cui ho fatto danzare i pastelli colorati. Tra curiosità e divertimento ho difeso questo mio esercizio di stile cercando la complicità nella cultura (musica classica, jazz, teatro, letteratura, arte)”“Esercizio di stile”: così definisce l’artista questa nuova “pensata”. Ma anche in quei “cartoncini” c’è molto di più. C’è soprattutto quello che si chiama “il ritmo della composizione: linee, piani colorati, forme irregolari che si intersecano o si susseguono in un omaggio cordiale e divertito”. Da sottolineare ancora, fra le specificità della mostra, il singolare “percorso espositivo”. Le opere viaggiano affiancate secondo una scelta che non poteva che essere determinata, in maniera “original”, dallo stesso Maestro, con una sola avvertenza: “Lasciare al pubblico – sue parole  la possibilità di immaginare con libertà massima”.

Gianni Milani

Paoli Conte. “Original”

Palazzo Mazzetti, Corso Vittorio Alfieri 357, Asti; tel. 0141/530403 o www.museidiasti.com

Fino al 1° Marzo 2026 – Orari: dal lun. alla dom. 10/19

Nelle foto: Paolo Conte “Squirrel – Uomo Circo”, 1974; “Danza cinese vestita”, 2000; “Red Hot Mama, da Ramataz”, 1996; “Valigetta creola”, 1988

Scritte contro il generale Vannacci

Ieri in occasione del convegno organizzato dal sindacato Fsp di polizia, ospite il parlamentare europeo Roberto Vannacci, alcune scritte ingiuriose nei suoi confronti sono apparse sui muri dell’Educatrio della Provvidenza, sede dell’incontro.

San Baudolino e il tartufo

Torna anche quest’anno, con l’arrivo dell’autunno, uno degli appuntamenti più attesi del territorio: la Fiera di San Baudolino – Fiera Regionale del Tartufo di Alessandria, giunta alla sua 39ª edizione. Domenica 9 novembre 2025, dalle ore 9.00 alle 19.00, il centro storico della città si trasformerà in un vivace palcoscenico dedicato ai profumi e ai sapori del Piemonte, con una ricca proposta di eventi, degustazioni e intrattenimenti culturali.

Leggi l’articolo su piemonteitalia.eu:

https://www.piemonteitalia.eu/it/eventi/dettaglio/san-baudolino-tartufi-e-sapori-del-piemonte-ad-alessandria

Scuola Sinigaglia, un murale a tema tennis e sostenibilità 

 

E’ partita la realizzazione del nuovo murale che arricchirà la facciata della scuola primaria Leone Sinigaglia, in corso Sebastopoli 258, nel quartiere Santa Rita. L’opera prende forma in occasione delle Nitto ATP Finals, e nasce grazie al sostegno della Federazione Italiana Tennis e Padel e di Nitto. Autore del progetto è lo street artist Mr Fijodor, attivo da circa vent’anni nel mondo del graffiti writing, autore di molteplici opere in città e in diversi paesi d’Europa e del mondo.

Questa mattina, per un momento simbolico di “prima pennellata” del murale, erano presenti l’assessora alle Politiche educative e giovanili Carlotta Salerno, l’autore dell’opera e i rappresentanti di Nitto e di FITP, promotori dell’iniziativa che donerà alla città un’opera d’arte urbana destinata ad arricchire il quartiere che ospita la venue dell’importante evento sportivo, che proprio questa sera si aprirà ufficialmente con il Grand Opening Show all’Inalpi Arena.

La realizzazione di questo murale – ha spiegato l’assessora alla Politiche Educative Carlotta Salerno – va molto al di là del gesto creativo e racchiude in sé un messaggio concreto di responsabilità verso l’ambiente e il nostro futuro, in seno alla collaborazione tra scuola, istituzioni sportive e del territorio. Questo intervento unisce sport, arte ed educazione in un dialogo che parla alle giovani generazioni di rispetto, partecipazione e cura dell’ambiente. Le Nitto ATP Finals lasciano un segno concreto sul nostro territorio e dimostrano che anche un’opera di arte urbana può contribuire a costruire una città più consapevole e sostenibile”.

L’inizio delle Nitto ATP Finals – dichiara l’assessore allo Sport e ai Grandi Eventi, Domenico Carretta – è un momento di grande fermento per la nostra città, e iniziative come questa dimostrano come il tennis e i grandi eventi sportivi possano lasciare un segno duraturo e positivo sul tessuto urbano e sociale. Attraverso i due murales, che saranno realizzati grazie al sostegno di FITP e Nitto, creeremo un vero e proprio percorso artistico diffuso che consoliderà il legame tra le ATP e Torino ben oltre la durata dell’evento. Apprezziamo in modo particolare l’omaggio a Leone Sinigaglia, illustre musicista torinese, che rende questa prima opera di street art, qualcosa di profondamente radicato nella storia e nell’identità di Torino“.

Il murale celebra l’unione tra tennis e sostenibilità e verrà realizzato con vernici Airlite, una pittura ecologica capace di purificare l’aria dagli inquinanti atmosferici. L’opera includerà anche alcune note musicali, un omaggio a Leone Sinigaglia, musicista torinese vittima dell’Olocausto, a cui è intitolata la scuola.

Per Marco Martinasso, direttore generale FITP “Questo murales rappresenta il primo segno tangibile di un percorso che unisce sport, arte e sostenibilità. Con le Nitto ATP Finals vogliamo non solo offrire uno spettacolo sportivo di livello mondiale, ma anche lasciare alla città un segno fatto di valori e di bellezza condivisa. L’iniziativa nasce proprio con questo spirito: coinvolgere le scuole, i giovani, gli artisti, e fare in modo che il tennis diventi un punto di incontro, uno strumento per valorizzare Torino e per accendere nuove passioni. Ogni progetto come questo contribuisce a rendere le Finals non solo un evento sportivo, ma un’esperienza che appartiene davvero a tutta la città”.

Nei prossimi mesi prenderà il via anche la realizzazione di un secondo murale, con l’obiettivo di creare un percorso artistico diffuso che, attraverso diverse opere, rafforzi in modo sempre più profondo il legame tra le Nitto ATP Finals e la città di Torino.

TORINO CLICK

La Regione sperimenta la richiesta del passaporto negli uffici postali

Cirio: «Nel 2026 al via la nostra sperimentazione: il Piemonte sarà la prima Regione italiana spedire a casa il passaporto a tutti i neo diciottenni»

«Da oggi anche nelle province di Novara e Vercelli è possibile usufruire del servizio di rilascio dei passaporti anche negli Uffici postali. Per molti mesi anche in Piemonte è stato difficile ottenere gli appuntamenti per la richiesta dei passaporti, con lunghe code e disagi, nonostante il grande lavoro delle Questure. Come Regione avevamo sollecitato il Governo e Poste Italiane affinché anche il nostro territorio fosse ricompreso nel progetto Polis, che offre il servizio all’interno degli uffici postali. Così è stato e oggi abbiamo raggiunto un grande risultato: in 155 Comuni delle province di Novara e Vercelli è attivo il servizio che presto si allargherà anche a Torino e alle altre province. Questo è solo il primo passo: il Piemonte vuole infatti essere la prima Regione italiana che, grazie a questo meccanismo, e con la collaborazione di Governo italiano e Poste Italiane, consegna direttamente a casa il passaporto al compimento dei 18 anni. È un obiettivo che ci poniamo per il 2026: un principio importante che tutela il diritto alla mobilità, ma soprattutto la dignità del cittadino e l’abbattimento della burocrazia. La nostra Regione vuole che i suoi cittadini siano sempre più cittadini del mondo»: così il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, che  a Villata, nel Vercellese, ha visitato uno dei 155 Uffici postali che in Piemonte, nelle province di Novara e Vercelli, offrono il servizio di rilascio passaporti grazie al progetto Polis di Poste Italiane. Il presidente era accompagnato dal presidente della Provincia di Vercelli Davide Gilardino, dai sindaci di Vercelli Roberto Scheda e Villata Franco Bullano, dal vicepresidente del Consiglio regionale Franco Graglia, dal consigliere regionale Carlo Riva Vercellotti, dal questore di Vercelli Giuseppina Suma, dal responsabile Relazioni Istituzionali Nord Ovest di Poste Italiane Federico Sichel e dalla direttrice di filiale di Vercelli Silvia Bravetti.

Le Grottesche, i mascheroni satirici che guardano Torino

Dalle forme plastiche suggestive, narrano di una città inquieta e fantastica.

i muri della città parlano” diceva il barone de La Brède e di Montesquieu che giunse a Torino nel 1728. Effettivamente è così, ma oltre a raccontare una parte della storia della città queste sculture in pietra, che rivestono perlopiù gli edifici storici di Torino, osservano cose e persone con sguardi talvolta caustici ed altri minacciosi. Queste opere d’arte che si fanno notare per la loro plasticità, i loro particolari e la ricchezza che conferiscono ai palazzi che li ospitano, sono le Grottesche, anche conosciute come Mascheroni. Possono essere entità fantastiche o mostruose, mitologiche, animali, facce deformi o altre sagome e rimandano al quello straordinario periodo artistico che è stato Barocco europeo, ma anche a epoche seguenti come il Liberty. Nella nostra città sono molte e conturbanti e non furono scolpite unicamente come ricco ornamento, ma anche come veicolo potente di un linguaggio simbolico e satirico, un mezzo per raccontare ciò che non si poteva dire apertamente: l’instabilità del potere, la vanità della ricchezza, le paure del mondo e i desideri inconfessabili, il tutto scolpito su una base monocolore in pietra e di stucchi o simili a quelle di epoca romana, caratterizzate da una pittura multi-cromata, trovate nei resti sotterranei della Domus di Nerone (le “grotte” appunto)

A Torino le Grottesche non sono urlate come nella Capitale o a Firenze, sono più nascoste, meno protagoniste e per un occhio che le cerca e guarda con attenzione e curiosità, ma nonostante questa loro personalità sobria, in linea con il carattere culturale territoriale, riescono a farsi notare, risultano eloquenti ed affascinanti.

Qualche esempio più noto? A Palazzo Chiablese, affacciato su piazza San Giovanni, ospita uno dei cicli più importanti di grottesche della città, con affreschi che ornano volte e stanze laterali. Qui si incontrano tritoni, chimere, teste giganti con occhi vuoti, tra decori vegetali e medaglioni enigmatici. Palazzo Carignano, tra le meraviglie barocche del Guarini, conserva motivi grotteschi sia all’interno sia all’esterno, tra mascheroni scolpiti nei timpani delle finestre. I volti deformati sembrano rimproverare severamente chi guarda, belli ma inflessibili.

Passeggiando, inoltre, per via della Rocca, via Giolitti, via Bogino, via San Francesco da Paola, ma anche per le strade di Cit Turin, come corso Francia dove si trova il Palazzo delle Vittoria, si possono osservare mascheroni sui portoni in legno o sulle chiavi di volta degli archi. Spesso sono volti demoniaci, nasi adunchi, oppure caricature dalla forma animale posizionati come elementi apotropaici, protettivi, per allontanare il male.

Anche in alcune chiese della città si possono trovare elementi grotteschi di interesse artistico, come nei dettagli in stucco della Chiesa della Misericordia o nelle cappelle laterali di San Lorenzo, si tratta di putti deformi o di volti che sembrano fondersi con il fogliame.

Le Grottesche sono, dunque, una forma d’arte in conflitto con qualsiasi canone, non mirano alla perfezione o alla armonia, ma all’inquietudine.
Guardarle e ammirarle significa comprendere che l’arte, nei secoli si è occupata anche di incubi, di paure e sogni deformati. Torino, con la sua personalità solenne e lineare, nasconde, ma neanche tanto, un’anima caustica e magicamente teatrale, un lato sarcastico in contrasto con la geometria a e il rigore sabaudo, i mascheroni sono un esempio di questo carattere anticonformista che fa di questa città un luogo eccezionale e complesso.

Maria La Barbera

Giulia di Barolo, la progressista della beneficenza e della compassione

Una straordinaria figura del nostro ‘800

Nata nel 1786 a Maulevrièr, in Francia, Juliette Françoise Victurnie Colbert discendente di una importante famiglia che aveva visto il padre Ministro delle Finanze del Re Luigi XIV, in seguito alla Rivoluzione Francese, dopo aver perso beni e parenti, si trasferi’ in Germania e in Olanda. Nel 1804, quando Napoleone Bonaparte si incorono’ imperatore dei francesi, Jiuliette, tornata in patria, divenne una delle dame di compagnia dell’imperatrice ed e’ proprio in questo rinnovato contesto che conobbe il suo futuro marito: il marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo appartenente ad una delle più importanti famiglie aristocratiche del Piemonte. Nonostante fu un matrimonio combinato, come si usava ai tempi, la loro unione si trasformo’ in un sodalizio molto forte dovuto sia alle loro affinita’ d’interessi, di cultura e ad una spiccata sensibilita’ per le questioni sociali, ma anche alla reciproca compensazione caratteriale, “più ardente, generosa e volitiva, intransigente nelle idee per temperamento e tradizione” lei ,” meno espansivo, più liberale e facilmente remissivo, ma non meno ricco di sentimento e di bontàlui.

Dopo il matrimonio si stabilirono nella Torino dei Savoia, ma anche di Cavour e di D’Azeglio, a Palazzo Barolo in via delle Orfane, dove iniziarono le loro attivita’ benefiche in una citta’ che soffriva molto di poverta’, vagabondaggio, criminalita’ e dove le carceri affollate versavano in terribili condizioni di igiene e invibilita’. Tutto comincio’ durante una passeggiata domenicale quando Jiuliette, oramai Giulia, incrocio’ una processione che portava il viatico ad un carcerato che ribellandosi disse che non voleva conforto, ma piuttosto del cibo. Giulia volle subito visitare le carceri, quelle maschili prima, le femminili dopo, che trovo’ in uno stato disumano. Questo terribile scenario la convinse subito a voler fare qualcosa e chiese al Re di poter insegnare loro a leggere e il catechismo, ma soprattutto di restituirgli una dignita’ oramai persa. Ci riusci’ e cosi’ comincio’ il suo percorso di supporto alle carcerate che divento’ un vero e proprio impegno istituzionale quando divento’ sovraintendente delle prigioni di Torino. Come prima cosa fece trasferire le “forzate” nelle Torri Palatine, un luogo piu’ luninoso e salutare, ma la cosa piu’ importante, per cui mise tutto il suo impegno, fu la riforma per le carceri piemontesi che si ispirava a quelle inglesi e danesi. Riusci’ a far commutare le pene in lavoro, accorcio’ i processi e trasformo’ le leggi discutendone prima con le detenute. Nacquero cosi’ dei “refugium peccatorum” dove si poteva lavorare, guadagnare, ma sopra ogni cosa era possibile essere reinserite all’interno della societa’. Dopo questi epocali cambiamenti che impattarono sul tessuto sociale i coniugi di Barolo crearono scuole e asili nido che affidarono alle suore di Sant’Anna, ma anche orfanotrofi, dove passava a dare la sua benedizione anche Don Bosco che collaboro’ molto con Giulia, e l’Ospedaletto per i bambini disabili. Per essere sicura che il suo impegno si protraesse anche quando non ci fosse stata piu’ istitui’ l’Opera Pia Barolo e fece costruire la chiesa di Santa Giulia, nel quartiere Vanchiglia, dove riposa dal 1899. Le sue iniziative, le sue idee, i progetti, ma anche i suoi pensieri sono raccolti in un diario da cui si evince la personalita’ di Giulia di Barolo, una donna straordinaria, romantica, generosa, una eroina di tutti i tempi.

E’ possibile rivivere la storia dei marchesi di Barolo visitando il Palazzo omonimo a Torino che fu il piu’ famoso salotto del Risorgimento di Torino e dove venne ospitato Silvio Pellico.

MARIA LA BARBERA

Legambiente presenta il dossier sull’ecomafia in Piemonte

Giovedì 13 novembre 2025 | Ore 17:30-19:30
Padiglione Guscio, Museo A come Ambiente
Corso Umbria 90, Torino
 
Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta invita a partecipare al consueto appuntamento annuale di riflessione e confronto sul tema dell’ecomafia in Piemonte, attraverso la presentazione del rapporto redatto dall’Osservatorio nazionale ambiente e legalità (Onal) di cui Legambiente è promotore.
Sarà l’occasione per fare il punto sul contrasto agli illeciti ambientali sul territorio piemontese insieme ad associazioni e realtà coinvolte nella lotta alla criminalità organizzata.
L’evento si aprirà con i saluti istituzionali di Silvana Dalmazzone, Presidente del Museo A come Ambiente e docente di Economia dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Torino.
A seguire Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, e Valentina Chiabrando, membro del Consiglio di Presidenza di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, presenteranno i principali focus e dati piemontesi sull’illegalità ambientale riportati nel rapporto Ecomafia.
Successivamente si terrà una sessione di approfondimento dedicata al contrasto della criminalità organizzata in campo ambientale con interventi di:
Donato Cafagna, Prefetto della Prefettura di Torino
Laura Raffino, Sostituto procuratore Direzione Distrettuale Antimafia
Domenico Rossi, Presidente Commissione Ambiente e Legalità Consiglio Regionale del Piemonte
Secondo Barbero, Direttore generale Arpa Piemonte
Valerio Cappello, Colonnello Comandante Comando Regionale Forestale Piemonte
Tommaso Pastore, Capo Centro Operativo Direzione Investigativa Antimafia
Andrea Turturro, Presidente Libera Piemonte
La moderazione e le conclusione dell’evento saranno a cura di Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità.

Le onlus non esisteranno più, chi non diventa ETS perderà benefici 

Il 2026 segnerà un passaggio decisivo per il mondo del no-profit. Con l’entrata definitiva delle riforme del Terzo Settore, la qualifica di Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus), istituita dal decreto legge 460 del 1997, sarà definitivamente abrogata. Entro il 31 marzo 2026 tutte le organizzazioni iscritte all’anagrafe delle Onlus dovranno decidere come proseguire la propria attività. Le uniche eccezioni riguardano le Onlus con un esercizio diverso da quello solare, da settembre ad agosto, che dovranno compiere questa scelta entro l’inizio dell’esercizio successivo a quello in corso, al 31 dicembre 2025. Le Onlus hanno davanti a sé tre possibilità: la prima è trasformarsi in Ente del Terzo Settore (ETS) individuando le specifiche riguardanti la propria natura d’attività, come Associazioni di voltoriato, promozione sociale, impresa sociale o altro Ente iscrivibile al RUNTS. La seconda è continuare ad operare come Ente non lucrativo rinunciando alla qualifica di Onlus e ai benefici fiscali e tributario fino ad ora riconosciuti, oltre all’obbligo di devolvere il patrimonio maturato nel tempo a favore di un Ente del Terzo Settore. La terza opzione è l’estinzione con la devoluzione dell’intero patrimonio a una ETS. In tutti i casi la mancata trasformazione entro i termini previsti comporterà la perdita automatica della qualifica di Onlus e l’assoggettamento al regime fiscale ordinario previsto per gli Enti privati. Per molte realtà significherebbe la rinuncia a fondi e agevolazioni fiscali che hanno garantito negli anni la sostenibilità delle proprie attività, e la possibilità di offrire servizi alla comunità. L’obiettivo della riforma è assicurare maggiore trasparenza, tracciabilità e uniformità dei controlli. Il registro Unico Nazionale del Terzo Settore RUNTS consente di consultare i dati delle associazioni tramite codice fiscale. Un sistema pensato per tutelare i donatori e rafforzare la fiducia dei cittadini nei confronti degli Enti che operano per il bene comune.

Per accompagnare le Onlus in questa fase di transizione, Vol.To ETS, il centro servizi per il volontariato di Torino, ha promosso una serie di incontri di orientamento dedicati a chiarire tutti gli aspetti legati alla riforma. Gli appuntamenti, gratuiti e aperti ai rappresentanti delle organizzazioni, offriranno strumenti concreti e indicazioni pratiche per affrontare in sicurezza il passaggio al nuovo quadro normativo. Gli incontri rimanenti saranno il 20 novembre 2025 e il 18 dicembre 2025 presso la sede di Vol.To, dalle 15 alle 18, e l’11 dicembre 2025 dalle 15 alle 18 in modalità online. Vol.To ETS mette a disposizione consulenze personalizzate per supportare le organizzazioni nella valutazione delle diverse opzioni.

Mara Martellotta

“Premio di Letteratura Sportiva Gianni Mura”: ecco i vincitori

Rivelati i nomi. Cerimonia di premiazione, aperta al pubblico, in occasione delle “Nitto ATP Finals”

Sabato 8 novembre

E voilà i primi due. Paolo Piras, giornalista e scrittore mantovano (oggi direttore della redazione “Esteri” a “Rai News 24”) con il libro “Vertical. Il romanzo di Gigi Riva” (66thand2nd) – vita romanzesca di uno dei più grandi miti del calcio italiano – e lo scrittore (nonché docente del corso di “Editing” al “Master in Editoria” a Milano) Francesco Gungui, autore di “Meta” ( Editrice il Castoro), storia di un’avventura di crescita adolescenziale ambientata nel mondo del “rugby”: sono loro i vincitori della 4^ edizione del “Premio di Letteratura Sportiva Gianni Mura”. Il primo, per il “Miglior Libro di Letteratura Sportiva” e il secondo per la sezione “Fuoriclasse” che premia il miglior libro di “Letteratura Sportiva” per ragazze e ragazzi.

La “menzione speciale” per il “miglior libro sul tennis” va a Monica Giorgi, sei volte campionessa d’Italia nel doppio, e a Serena Marchi, giornalista, per il libro, scritto a quattro mani, “Domani si va al mare” (Fandango), in cui la stessa Giorgi si racconta come talento del tennis italiano, attivista politica e donna libera che ha attraversato lo sport e la militanza, restando sempre fedele ai propri ideali.

Istituito in memoria di Gianni Mura (Milano, 1945 – Ancona, 2020), uno dei più apprezzati giornalisti sportivi italiani, il “Premio” è dedicato ai libri di “Narrativa Contemporanea” che meglio hanno saputo raccontare lo sport, i suoi valori, le sue storie e i suoi protagonisti. Promosso e organizzato dal “Salone del Libro” e dalla “Città di Torino”, con il sostegno di “Fondazione CRT” e “Camera di commercio di Torino”, vedrà la “cerimonia di premiazione” (aperta al pubblico) sabato 8 novembre, alle 16,30, “Casa Tennis” in Piazza Castello, a Torino, in occasione del palinsesto di eventi organizzati in occasione delle “Nitto ATP Finals” e nell’ambito del ciclo di incontri “Fuoriclasse Live”, ideati, fino a domenica 16 novembre (con l’intervento di un nutrito numero di ospiti da Deborah Compagnoni a Adriano Panatta e a Paolo Bertolucci, solo per citarne alcuni), dal “Salone Internazionale del Libro di Torino”. A condurre l’appuntamento sarà il giornalista Paolo Maggioni, volto amato de “La domenica Sportiva” e presidente della nascente “Biblioteca Gianni Mura” a Milano.

Per questa 4^ edizione del “Premio”, i titoli sono stati selezionati valutando le opere pubblicate fra il 1° giugno 2024 ed il 31 maggio 2025.

Grazie al metodo misto di votazione, che prevede i voti sia del pubblico sia della Giuria selezionatrice, alla proclamazione del vincitore della sezione “Miglior libro di Letteratura Sportiva” hanno partecipato lettrici e lettori, esprimendo il proprio voto a partire dal 25 settembre sul sito del “Salone del Libro” (salonelibro.it). La votazione del pubblico, aperta fino al 26 ottobre, si è sommata a quella della Giuria selezionatrice.

Il “Miglior libro di letteratura sportiva per ragazze e ragazzi” è stato scelto da alunne e alunni di 51 classi (su 70 candidate), provenienti da 41 scuole, di 12 regioni (Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto). In totale ben 900 bambine e bambini, da Viù a Catanzaro, da Marano di Napoli a Venezia hanno votato il libro che maggiormente hanno amato tra i cinque selezionati dalla Giuria.

Da segnalare:

In occasione di “Fuoriclasse Live” e del “Premio Gianni Mura”, torna la “Libreria internazionale Salone del Libro”, realizzata in collaborazione con “Libreria Luxemburg” all’interno del “Fan Village” di piazza D’Armi. Il Salone proporrà al pubblico uno spazio speciale dedicato a romanzi, saggi, fumetti sullo sport e sul tennis in particolare, sulla città di Torino e sulla cucina italiana, con titoli di respiro nazionale e internazionale e una selezione di libri in lingua inglese, francese, tedesca e spagnola, oltre ai libri del “Premio”. La “Libreria” sarà aperta da sabato 9 fino a domenica 17 novembre, ultimo giorno del torneo “Nitto ATP Finals”, dalle 9,30 alle 23,30.

Il “Salone del Libro”, inoltre, continuerà a mantenere aperta la “Sala Olimpica”, creata nel 2021, per presentare, insieme con autrici, autori, giornaliste e giornalisti, libri, romanzi e saggi sullo “Sport”, per adulti e per giovani, e a proseguire con il podcast “Fuoriclasse” per raccontare, durante tutto l’anno, lo sport di ieri e di oggi, la sua epica, le sue storie uniche ed esemplari, i suoi personaggi e i valori condivisi.

Per maggiori infowww.salonelibro.it

g.m.

Nelle foto: Paolo Piras (Ph. Dietrich Steinmetz); Francesco Gungui (Ph. Claudio Sforza); Monica Giorgi e Serena Marchi