ilTorinese

Arrivati al Regina Margherita i tre bimbi di Gaza

Sono arrivati questa notte all’ospedale Regina Margherita di Torino, i tre bambini provenienti da Gaza, accompagnati dalle famiglie.
Sono Aser, maschio, di 2 anni affetto da patologia cardiaca; Maryam, femmina, di 2 anni e mezzo
con patologia cardiaca ed immunodeficienza e Asaad, maschio, 8 anni, che ha perso un arto e con numerose ferite da schegge e ustioni sul 15 per cento del corpo. Dai primi esami i bimbi si trovano in condizioni stabili e in buono stato di nutrizione, sono stati immediatamente presi in carico dai medici e dal personale sanitario dell’ospedale e in queste ore sono continuano gli esami e le visite per approfondire le condizioni della loro salute.
«Ancora una volta il Piemonte è in prima fila per la solidarietà internazionale e accoglie bambini bisognosi di cure, con le loro famiglie in fuga da una zona di guerra. In queste ore i piccoli sono stati presi in carico dall’ospedale, che si occupa anche di ospitare le famiglie, e si stanno svolgendo tutti gli apprendimenti per poter offrire loro la migliore assistenza e cura, al sicuro, in un luogo di eccellenza sanitaria e lontano dagli orrori della guerra» dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, e gli assessori alla Sanità, Federico Riboldi e alla Cooperazione internazionale Maurizio Marrone.
«Nei prossimi giorni verranno sottoposti ad accertamenti diagnostici per valutare lo stato della malattia e pianificare le cure. Ringraziamo la rete di associazioni del terzo settore, in particolare UGI e Associazione Bambini Cardiopatici, grazie alle quali sarà possibile accogliere le loro famiglie. Ancora una volta il Piemonte e l’ospedale Regina Margherita si confermano modello di cooperazione internazionale e di solidarietà» dichiara la professoressa Franca Fagioli, Direttore del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino del Regina Margherita.

Aggredisce la ex con acido. Ai domiciliari dalla ex moglie

Trascorso un periodo di alcuni mesi in carcere, va ai domiciliari l’uomo di 63 anni che nel dicembre scorso aggredì con due bottiglie di acido muriatico la donna con cui aveva avuto una relazione. All’uomo verrà applicato il braccialetto elettronico, in attesa della discussione del rito abbreviato,  in una abitazione messa a disposizione dalla ex moglie, che ha manifestato la disponibilità a occuparsi di lui, in un paese della val d’Ossola.

Se si parla di quattrini, i numeri sono più chiari di indicatori o giri di parole

A cura di lineaitaliapiemonte.it

Di Carlo Manacorda

Riferendosi alla situazione economica, la politica usa forme astratte e termini piuttosto fumosi quando sarebbe meglio, giacchè si tratta di soldi dei cittadini, usare i numeri, in modo che tutti possano facilmente capire di cosa si parla. Ad esempio ci si riferisce spesso agli “indicatori” che sono strumenti complessi ben difficilmente comprensibili ai comuni cittadini. E, per la verità, capita che spesso inciampino anche i politici. Ecco un sintetico vademecum e il caso dell’aumento delle spese per la difesa…

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Razzismo, ARCI: solidarietà ad Hakuna Matata Aps e alla Libreria Belleville di Bruino

“La comunità di Bruino è stata scossa nella giornata di ieri dall’ennesimo atto di intimidazione razzista, dopo svastiche e croci celtiche, questa volta un cartello che contrappone l’impegno per il referendum sulla cittadinanza alla cosiddetta “remigrazione” è stato affisso fuori dagli spazi che ospitano la Libreria Belleville e il circolo Arci Hakuna Matata. Questi messaggi che diffondono disvalori e messaggi d’odio non vanno sottovalutati.
Come ARCI siamo da sempre impegnati per la difesa e valorizzazione della cultura democratica antifascista e dei valori della Resistenza.
A nome di ARCI Valle Susa-Pinerolo e ARCI Piemonte esprimiamo piena solidarietà ad Hakuna Matata e Belleville, importanti punti di riferimento culturali, educativi e di impegno civico, e a tutta la comunità di Bruino.

Una delegazione ARCI sarà presente al presidio di venerdì 13 giugnodi fronte alla Libreria in via Roma 39.
Saremo sempre accanto a chi è impegnato per la cultura, i diritti e la solidarietà, contro ogni discriminazione e violenza”.


Gabriele Moroni, Presidente ARCI Valle Susa-Pinerolo aps
Andrea Polacchi, Presidente ARCI Piemonte aps

Sanità, piano di rientro. Nursing Up Piemonte: “Quale futuro all’orizzonte?”

 
Il sindacato chiede chiarimenti urgenti alla Regione: “I professionisti non siano i primi a pagare”

«La situazione delineata dalla stampa non può lasciare indifferenti chi, come noi, rappresenta quotidianamente migliaia di professionisti sanitari. Il rischio concreto di un nuovo piano di rientro per la sanità piemontese, unito all’ipotesi di commissariamento, disegna uno scenario di grande allarme». A dichiararlo è Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato Nursing Up Piemonte, che interviene a seguito della notizia del disavanzo sanitario previsto per il 2025, stimato in oltre 700 milioni di euro.

“Quale futuro all’orizzonte?”, si chiedono gli infermieri e i professionisti della sanità pubblica, sempre più preoccupati da scelte politiche che rischiano di compromettere la tenuta del sistema regionale.

«In un contesto già reso difficile dalla carenza di personale, dall’aumento dei carichi di lavoro e da strutture sanitarie sotto pressione – prosegue Delli Carri – il nostro timore è che i tagli ricadano ancora una volta sugli operatori e sull’efficienza dei servizi offerti ai cittadini».

Per questo Nursing Up Piemonte chiede con urgenza un chiarimento ufficiale all’assessore regionale alla sanità, Federico Riboldi, e alla Giunta regionale, affinché venga fatta piena luce sulla reale situazione economico-finanziaria e, soprattutto, sulle misure che si intendono adottare nei prossimi mesi.

«La sanità non può essere governata nell’incertezza – conclude Delli Carri –. È necessario un confronto trasparente con le parti sociali. I professionisti sanitari meritano rispetto, tutele concrete e garanzie sul proprio futuro. Ci opporremo con forza a ogni decisione che penalizzi ulteriormente chi ogni giorno è in prima linea per garantire il diritto alla salute dei cittadini piemontesi».

CS

Quanto tempo ci vuole per vendere una casa a Torino?

Secondo Tecnocasa i tempi di vendita degli immobili sono in media di 109 giorni. Bologna e Milano sono le più veloci con 79 e 83 giorni, Torino vanta 112 giorni

Secondo l’Ufficio Studi del gruppo Tecnocasa i tempi di vendita degli immobili, nelle grandi città, a gennaio 2025, sono di 109 giorni. Si tratta di un dato simile a quello di un anno fa  (108 giorni).

Ancora una volta Bologna e Milano si confermano le città più veloci, con 79 e 83 giorni, in aumento di 11 giorni rispetto a un anno fa.

I tempi più lunghi si segnalano a Genova (142 giorni), che si conferma così la città  in cui occorre più tempo per vendere un immobile, seguita da Palermo con 128 giorni. Nelle realtà dell’hinterland delle metropoli occorrono 142 giorni contro i 137 di un anno fa.

I tempi di vendita più brevi si segnalano nell’hinterland di Firenze (117 giorni), che migliora di tre giorni, soprattutto al traino del mercato della casa vacanza. A seguire ci sono Verona con 125 giorni e Bologna con 126. Per Torino città occorrono 112 giorni, per la provincia 159 giorni.

Nei capoluoghi di provincia chi decide di vendere un immobile deve mettere in conto mediamente 132 giorni, in leggero aumento rispetto a un anno fa quando ne occorrevano 131.

In generale si evidenzia un aumento dei tempi di vendita che confermerebbe una maggiore prudenza da parte dei potenziali acquirenti, soprattutto per determinate tipologie immobiliari.

Mara Martellotta

Lilo & Stitch: il live action che (finalmente) funziona

Torino si divide, ma il remake Disney conquista con cuore e autenticità

Mentre i cinema torinesi – dal Massaua al The Space, passando per il Reposi e Ideal – continuano a proiettare il nuovo Lilo & Stitch in live action, il film dimostra di essere molto più di un semplice remake.

A differenza di altri live in action Disney accusati di sterilità o eccessiva politicizzazione, questa versione diretta da Dean Fleischer Camp (Marcel the Shell) sembra aver trovato il giusto equilibrio tra fedeltà all’originale e rinnovamento. E il pubblico torinese, seppure con qualche riserva, sembra apprezzare.

Una storia già inclusiva, ma non scontata

Come sottolineano alcuni spettatori intervistati dopo aver visto il film al The Space, «la forza di Lilo & Stitch sta nel fatto che la storia originale era già inclusiva, senza bisogno di forzature». La trama – che ruota attorno a una bambina hawaiana orfana, la sua famiglia disfunzionale e un alieno emarginato – tocca temi universali come l’accettazione, la solitudine e la comunità. «Non è una lezione di wokeismo, è semplicemente una bella storia», commenta una studentessa di 25 anni di Torino.

C’è chi, però, storce il naso su alcune scelte: «Il film a volte sembra un TV movie, soprattutto nei villain, un po’ macchiettistici» (riferimento a Zach Galifianakis e Billy Magnussen, citati nella recensione originale).

Ma il tono generale è quello giusto: «È malinconico e dolce, come l’animazione del 2002, ma con una regia più intima», osserva un padre di 33 anni che ha visto il film con suo figlio al cinema Reposi.

Il segreto? Regista indie e cast azzeccato

La mano di Dean Fleischer Camp, regista indipendente abituato a storie delicate come Marcel the Shell, si sente: «Si vede che non è il solito blockbuster senza anima», dice un frequentatore dell’Ideal.

A contribuire al successo anche il cast, con Maia Kealoha perfetta nel ruolo di Lilo e il ritorno di doppiatori iconici come Chris Sanders (voce di Stitch) e Tia Carrere (ora nel ruolo dell’assistente sociale).

Torino divisa, ma alla fine vince il cuore

Non mancano le critiche: c’è chi avrebbe voluto «più avventura» alcune sequenze. Ma la maggior parte degli spettatori sembra concordare su un punto: Lilo & Stitch funziona perché, in un’epoca di remake iper-costruiti, ha mantenuto intatta l’anima dell’originale. «Alla fine mi sono commosso come quando lo vidi da bambino», ammette un trentenne al Massaua.

E forse, in tempi di cinema sempre più calcolato, è già una vittoria.

CRISTINA TAVERNITI

Borgo Dora, nuovo sistema di drenaggio sviluppato da Smat

TORINO – È stato inaugurato a Borgo Dora il nuovo sistema di drenaggio sviluppato da Smat in collaborazione con il Politecnico di Torino.

L’opera permetterà di risolvere il problema degli allagamenti che si manifestano durante gli eventi temporaleschi più intensi causati dalla tropicalizzazione del clima.

«L’aumento in termini numerici e di intensità dei cosiddetti eventi metereologici estremi, connesso al cambiamento climatico, richiede un impegno continuo nella ricerca di soluzioni atte a diminuire la vulnerabilità dei sistemi naturali e socioeconomici, rafforzando la capacità di resilienza del territorio, in particolare negli ambiti urbani caratterizzata da elevati livelli di impermeabilizzazione e alta densità, in una sfida che va affrontata in modo integrato col contributo di tutti”, ha spiegato l’assessora alla Transizione Ecologica Chiara Foglietta.

«In questo luogo simbolo della Città di Torino, il cosiddetto Balon, sono stati effettuati radicali e impegnativi interventi di modifica delle rete di raccolta e di scarico delle acque meteoriche nella Dora Riparia, sostenendo un costo totale di oltre 5 milioni di euro. I risultati positivi sono già stati verificati a seguito degli ultimi eventi temporaleschi che si sono abbattuti sulla Città: le soluzioni adottate consentiranno di evitare gli allagamenti degli scantinati, dei magazzini e dei negozi ai quali la zona era spesso sottoposta» ha sottolineato il presidente di Smat, Paolo Romano. 

 

I dettagli dell’intervento

L’area oggetto dell’intervento è infatti tra le più basse di Torino e raccoglie le acque di scorrimento superficiali e di drenaggio provenienti da via della Consolata, piazza Palazzo di Città, piazza della Repubblica, via San Pietro in Vincoli per una superficie totale fortemente impermeabilizzata di oltre 640mila metri quadri.

Il progetto completo ha previsto la creazione di tre stazioni di sollevamento, una vasca di espansione, il potenziamento della rete di raccolta e drenaggio attraverso la posa di quattro nuove condotte, per una lunghezza complessiva di 510 metri, delle quali un collettore scatolare di dimensioni 160 x 100 cm, lungo 270 metri e la realizzazione di due nuovi sfoci nella Dora Riparia, con valvole di ritenuta e attivazione di 7 pompe di scarico in caso di piena della Dora.

Le soluzioni tecniche adottate rispondono alle indicazioni dello studio realizzato dal Politecnico di Torino in collaborazione con il Centro Ricerche Smat che aveva individuato una forte carenza infrastrutturale nello smaltimento delle acque con frequenti allagamenti quando l’altezza di pioggia caduta supera i 100 mm/ora.

Il nuovo sistema di drenaggio si inserisce nel più ampio piano di riqualificazione di tutto il quartiere interessato anche da lavori di manutenzione del suolo e riqualificazione degli spazi pubblici con fondi Pinqua che prevedono anche l’utilizzo di soluzione improntate sulla resilienza climatica.

Gli interventi, il cui costo complessivo è di 2 milioni e 400mila euro, miglioreranno lo stato dei luoghi nell’area compresa tra piazza della Repubblica, via Cigna, il fiume Dora Riparia e corso XI Febbraio, e si concluderanno entro la fine dell’anno.

Insieme alla manutenzione della pavimentazione lapidea storica e al ripristino delle lastre mancanti, sostituite negli anni da pavimentazioni bitumate, è prevista la realizzazione di  isole permeabili e di verde urbano attrezzate per la sosta pedonale e la mobilità dolce, nel rispetto della vocazione del borgo, luogo di attività commerciali all’aperto e itineranti.

Grande attenzione è stata posta al tema dell’accessibilità, con l’abbattimento delle barriere architettoniche e con alcuni interventi che aumenteranno la sicurezza degli accessi alle scuole presenti nella zona. Verrà inoltre ripristinata la storica modalità di regimazione delle acque meteoriche.

(lineaitaliapiemonte.it)

La sinistra e il pasticciaccio dei referendum

Trarrà qualche insegnamento la sinistra, dal radicale insuccesso politico del referendum? Assolutamente no! Già partita la corsa al giustificazionismo. Non contenti si sono inventati la teoria politica: visto che hanno votato 14 milioni, dato superiore ai votanti del centro destra, il referendum è una vittoria. Unico commento che mi sovviene: straparlano.
Diventando, diciamocela tutta, patetici.
Perché tutto questo? Mi sembra abbastanza elementare, un’opposizione a trazione sinistra sbrindellata e Landini è destinata alla sconfitta perenne. Mi sa che stavolta la Schlein è stata presa in mezzo e continuano a dire che il 30 % è un po’  pochino. Perché, perché tutto questo? Partiamo da chi in buona fede ricorda i bei tempi. Bisogna avere alcuni requisiti. 1) essere vissuti,  facendo politica negli anni 70 e 80. 2) una buona dose di nostalgia per gli anni che furono. Operazione che ha avuto in quest’anno il suo punto massimo nella “santificazione” di Enrico Berlinguer. Indubbiamente grande uomo politico. Tentò di mettere insieme il comunismo con la democrazia rompendo con il Pcus, i comunisti sovietici. Grandissima e coraggiosa operazione politica. Ma aveva un limite: era un ossimoro.
Già sento le orecchie che mi fischiano.
Poi due considerazioni a latere. Perse il referendum sulla scala mobile ed il segretario nazionale della Cgil Luciano Lama era contrario ad indire il referendum stesso.
Prima della sua tragica morte venne messo in minoranza nella direzione del PCI.
A questi compagni ricordo sommessamente che l’estremismo non paga anche a sinistra.
Poi la nostalgia è un inebriante sentimento, ma non può essere una proposta politica.
C’è poi chi non è in buona fede. In poche parole pensa solo a una cosa: la sua ricandidatura o il posto di lavoro al sindacato.
Ora veniamo a Conte e ai pentastellati. Parola d’ordine: fate quello che volete. Ovviamente nessun appello al voto. Fate ciò che volete, anche andare al mare. Tecnicamente un disimpegno con il solo obbiettivo: fare le scarpe alla Schlein e diventare il numero uno del campo largo. Se mai avvenisse la sconfitta è certa. Dunque? Innanzitutto 3 anni di opposizione buttati via. E andando avanti così le cose la Meloni governerà per altri 20 anni.
Ultimo ma non secondario dato. 30% di no sul passare a 5 anni la cittadinanza per i non italiani. Bisogna tenerne conto? Mi sa che tanto la politica farà come sempre. Finta di niente pensando a quello che conviene nel mentre.
Ultimissima considerazione, questa veramente marginale. Il sottoscritto è andato a votare. 2 si e tre no. Cittadinanza e responsabilità del committente si. Gli altri 3 sul lavoro no. E per l’ennesima volta mi fischiano le orecchie. Ma almeno ho coscienza di scrivere ciò che penso.
Sarà poco ma è già qualcosa.

PATRIZIO TOSETTO