ilTorinese

L’Inter vince la Coppa Italia!

IN FINALE BATTUTA LA FIORENTINA PER 2-1
doppietta di Lautaro per i nerazzurri,gol di Nico Gonzalez per i Viola.

Il grande cuore nerazzurro prevale sulla perfetta organizzazione tattica della Viola:secondo titolo consecutivo per l’Inter e nona coppa in bacheca per i nerazzurri. Dopo meno di tre minuti la finale la sblocca Nico Gonzalez, ma la doppietta di Lautaro ribalta la gara già nel primo tempo. Nel finale Handanovic decisivo su Jovic.L’Inter ha sfiorato più volte il 3a1.È la terza vittoria da allenatore per Simone Inzaghi,seconda consecutiva con i colori nerazzurri.
Per entrambe le squadre un augurio di tornare vincenti nelle rispettive finali future di Champions League e Conference League.

Enzo Grassano

Nubifragio nel Torinese, auto bloccate e strade allagate

Nelle scorse ore un forte nubifragio ha colpito Rivoli e Collegno e la zona Nord di Torino. La strada all’uscita della tangenziale verso l’Ikea si è allagata e l’acqua ha raggiunto il livello del guard-rail. Una vettura  è rimasta bloccata nel sottopasso, e per spostarla è stato necessario chiudere lo svincolo della tangenziale nelle due direzioni. Gli ausiliari Ativa hanno collaborato per gestire la situazione. Inoltre, a Rivoli si è verificato un allagamento in un tratto di corso Francia a Cascine Vica. Le condizioni di maltempo hanno inoltre comportato la sospensione della circolazione dei treni tra Collegno e Avigliana sulla ferrovia  Torino-Modane. A Torino sono stati chiusi i Murazzi per precauzione.

 

Un successo la terza edizione del Laboratorio Ecologico “Una montagna più pulita”

Oggi a Bardonecchia. Raccolti 70 chili di rifiuti

Si è svolta oggi, con partenza da Campo Smith, la 3° edizione del Laboratorio Ecologico, “Una Montagna più Pulita”, manifestazione voluta dall’Amministrazione Comunale di Bardonecchia, organizzata in collaborazione con Acsel, Colomion, CAI e Guide Alpine.

I protagonisti principali sono stati certamente gli allievi della Scuola Media di Bardonecchia e dell’Istituto Frejus, in tutto un centinaio di ragazzi che, motivati e suddivisi in 7 squadre, hanno scandagliato il territorio, dalla Fontana Giolitti a Località quattro strade, da Campo Smith a Les Arnauds/Melezet passando dalla Vi du Viò, raccogliendo poco meno di 70 kg di rifiuti di vario genere.

“E’ doveroso”, sottolinea l’Amministrazione Comunale, “un grande ringraziamento a tutti i ragazzi oggi presenti, per l’impegno e l’entusiasmo nella raccolta dei rifiuti “abbandonati”, ma soprattutto per l’attenzione nei confronti del proprio territorio e, in generale, per l’ambiente che li circonda”.

“Un grande grazie – si dice ancora – anche ai loro insegnanti, per la sempre presente disponibilità e per l’opera di sensibilizzazione ai loro studenti, così come si ringraziano tutte le associazioni, le società ed i volontari che, con la loro partecipazione, hanno contribuito al successo di questa giornata”.

Maltempo: allerta arancione nelle valli Orco, Lanzo, Susa, Sangone, Chisone, Pellice e Po

In seguito al bollettino di Arpa Piemonte che dispone allerta arancione nelle valli Orco, Lanzo, Susa, Sangone, Chisone, Pellice e Po in seguito ai rovesci e temporali localmente anche molto forti, associati a grandinate e forti raffiche di vento, previsti dalla serata odierna, il presidente Alberto Cirio e l’assessore Marco Gabusi comunicano che in via precauzionale la Sala operativa della Protezione civile della Regione Piemonte sarà aperta domani dalle 8 alle 24 per monitorare la situazione idrogeologica del territorio.

La decisione deriva dal fatto che queste zone sono quelle maggiormente interessate dalle piogge cadute nello scorso fine settimana.

Sulla base delle precipitazioni previste, dalla notte sono attesi innalzamenti del livello idrometrico del reticolo secondario e nella giornata di domani innalzamenti dei corsi d’acqua principali, con possibilità di raggiungimento della criticità ordinaria. Anche sull’asta del Po si osserverà da domani un generale aumento della portata d’acqua.

L’allerta è invece gialla dal Biellese al Cuneese.

Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia

lunedì, 29 maggio 21.00

Polo del ‘900, via del Carmine 14
Sala ‘900

La Fondazione Donat-Cattin promuove lo spettacolo Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia. Scritto e diretto da Marianna Musacchio e Benedetta Perego.

Con Claudia Bruno, Alessandra Caracciolo, Emanuela Morrone, Benedetta Perego, Claudia Serra e Eduardo Viviani.

In un’afosa Palermo senza tempo ha luogo una mostra fotografica di Letizia Battaglia. Nessuno, però, si presenta all’evento, e la fotografa si trova a interloquire con la donna che sta pulendo la sala, Rosa Balistreri. Le due donne si confrontano sulla loro città, sull’arte, sulla vita e sulla mafia. Una Letizia stanca e demotivata annuncia di voler lasciare la Sicilia. Nello svolgersi degli eventi, per ogni “giustificazione” che Letizia si dà per lasciare la città, assistiamo a un incontro. Sono momenti ancora senza tempo e senza luogo, durante i quali la fotografa si confronta con le storie e i racconti personali di donne straordinarie che prima e dopo di lei hanno lottato, ognuna a suo modo (col sangue del proprio sangue, con la divisa, con la fiducia), contro la mafia. Ogni incontro è accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Rosa che, con il suo ruvido canto, le sostiene tutte. Letizia incontra Emanuela Loi, Felicia Impastato, Rita Atria, e grazie a ognuna delle loro testimonianze ritrova pian piano forza. Le storie di queste donne non sono storie felici, ma anche per loro, Letizia, rivedrà la sua posizione e la sua scelta di abbandonare la città.

Sarà presente Elena Ciccarello, Direttrice responsabile della rivista Lavialibera e Docente di Sociologia della devianza presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.

Ingresso libero con prenotazione al link.

Quando la tv regalava “Una fetta di sorriso”

“Una fetta di sorriso” era la sigla finale che chiudeva a mezzanotte passata, ogni martedì sera, il “Bingoo”, la trasmissione televisiva di Renzo Villa in onda su Antenna 3 Lombardia, l’emittente che negli anni ’70 ha rivoluzionato l’etere. Ed è anche i titolo del libro di Cristiano Bussola che viene presentato, giovedì 25 maggio, alle ore 18, al “Caffè Roberto”, in via Garibaldi 30 a Torino, nell’ambito del “Salotto della Simo”, a cura della giornalista Simonetta Rho.

Ma chi era Renzo Villa? Si dice: se hai un sogno portalo avanti! Ed il “sognatore” Villa, sfidando il Monopolio Rai, riuscì, trascinatore com’era, ad ideare e costruire il suo “giocattolo”, un  palcoscenico, per realizzare il suo vero e proprio desiderio, quello di fare la televisione. E ci riuscì appieno, rivoluzionandola. Ispirandosi alla prima tv via cavo in Italia, la mitica TeleBiella, non fece nulla via cavo, ma inaugurò insieme all’amico Enzo Tortora, il 3 novembre 1977 Antenna 3 Lombardia.

Lo studio Uno di Antennatre: ospitava 1200 spettatori

Il 3 è un numero fatato, un numero che si ripete in questa affascinante storia, perché per l’occasione ci furono ben 3 sere di inaugurazione, tra Legnano e Castellanza, dove venne allestito un incredibile enorme capannone di 5.600 mq. con una capienza di pubblico da far accapponare la pelle, mille persone e passa, il più grande d’Europa! Per questo il grande Enzo Tortora, allora in rotta con la Rai, dichiarò ai giornali che il suo studio sarebbe stato grande come uno stadio. Da lì ed in quegli enormi spazi, ogni sera, per anni andarono in onda gli spettacoli in diretta: “Il Pomofiore” con Lucio Flauto, “La Bustarella” con Ettore Andenna, il Bingoo e tanti altri, tutti ideati e realizzati da grandi personaggi che hanno fatto la storia dello spettacolo e della televisione. I tecnici sapevano a che ora si iniziava ma non quando si finiva… Gli sponsor facevano a gara per accaparrarsi gli spazi pubblicitari e le varie sponsorizzazioni dei programmi, ed anche per questo le dirette erano lunghissime, con la partecipazione del pubblico in studio e da casa attraverso le prime teefonate in diretta. Una leggendaria avventura, da scoprire o ripercorrere, raccontata nel libro di Cristiano Bussola “Una fetta di sorriso”, edito da Paola Caramella Edizioni,  da oltre 40 dei protagonisti di quel “magico” periodo che alcuni di voi ricorderanno di certo.

Igino Macagno

Naufraghi metropolitani, tra prosa e fotografia

 Il nuovo romanzo di Tea Zanetti edito da Paola Caramella editrice

 

“Naufraghi metropolitani”, romanzo scritto da Tea Zanetti, abile fotografa qui nella sua veste di abile autrice, è stato presentato al Salone del Libro di Torino sabato 20 maggio scorso. Edito da Paola Caramella editrice, è qualcosa di più di un semplice romanzo; si tratta, infatti, di un viaggio intimistico in cui Tea conduce il lettore alla conoscenza del suo universo, anche al di là delle rivisitazioni del suo passato.

“La lettura di questo libro rappresenta un’esperienza caleidoscopica – afferma Stefania Tozzi nella presentazione del libro – Man mano che si avanza nella lettura cambia il modo di narrare e di attraversare le pagine da parte dell’autrice e, conseguentemente, si modifica anche la modalità da parte del lettore di porsi di fronte al romanzo.

Molti sono i registri stilistici di cui si serve la narratrice e le tecniche di scrittura che mette in atto. Dalle pagine del romanzo emergono gli aspetti spiritosi di Tea, che è onesta con se stessa al punto di non rinunciare mai alla sua più completa autenticità”.

Tea è una donna che ha lottato contro gli atteggiamenti che si scontrano con la libertà del libero pensiero, tanto da affermare di voler “fare di testa sua”, anche sul piano religioso, in cui in famiglia divergono le opinioni, essendo il padre ateo.

Nelle pagine del romanzo si riflette la purezza compositiva di Tea fotografa, tanto che “Naufraghi metropolitani” risulta il connubio di immagini oniriche che rimandano alla fotografia, di cui sono testimoni dell’originalità della composizione e della lucidità del linguaggio.

Passi di puro intimismo sono quelli che caratterizzano le prime pagine del romanzo, in cui Tea descrive molto efficacemente un incontro amoroso affermando “Potrei dormire nuda solo al tuo fianco. È necessaria una fiducia totale per esporsi così. Non si tratta solo di levare ogni barriera allo sguardo dell’altro sul proprio corpo. In più c’è la rinuncia alla vigilanza. Essere due volte esposti richiede fiducia assoluta”.

Sempre nelle prime pagine del romanzo l’autrice ripercorre i difficili tempi del Covid, ritmati da gesti quotidiani sempre eguali, come la sveglia presto e la colazione, la telefonata alla mamma ultraottantenne che ha vissuto con un pizzico di ironia la quarantena da sola, quindi le fotografie, le pulizie di casa e l’allenamento.

Il romanzo contiene anche pagine molto efficaci di descrizione di Torino, che l’autrice ritiene differente dal resto del Piemonte. La definisce una città “austera, elegante, con strade ampie e piazze ariose”. Con molta precisione descrive al personaggio con il quale dialoga, quindi anche al lettore, la bellezza di via Po, che scende verso il fiume e che grazie alla volontà e capriccio di un re, ha visto costruire i suoi portici via via più alti man mano che ci si avvicinava al fiume. Altrettanto efficace la descrizione dei caffè storici torinesi, da Florio a Pepino, da Baratti a Mulassano, passando per Platti e il Bicerin, dove, in piazza della Consolata, si custodisce l’autentica ricetta del Bicerin che tanto amava Cavour (un terzo di cioccolata amara, un terzo di caffè e un terzo di fiordilatte) o il caffè Elena, dove amava sostare Cesare Pavese. E così descrive il fascino dei cortili nascosti all’interno di austeri palazzi, definiti “autentici gioielli segreti in cui amo intrufolarmi con gran faccia tosta”.

Le persone di Torino, secondo l’autrice, assomigliano alla città, grigie a prima vista, ma di un grigio perla, che fa emergere, a una conoscenza più approfondita, la loro ironia, fantasia e bizzarria.

I torinesi non sono immediatamente amici di tutti, ma chi viene a Torino, in un modo o nell’altro, trova il suo posto.

I passi in prosa si alternano anche a poesie, di cui una molto efficace si intitola “Cimitero di Azul”, un inno alla solitudine ma anche all’angoscia che essa comporta. Quindi alcune pagine sono dedicate al Covid, in cui l’autrice narra la sua disavventura per aver contratto il Covid 19, con pacatezza e un pizzico di ironia.

Molto toccanti le pagine che riguardano il ricordo dei nonni materni, che si cristallizza nell’immagine di loro due abbracciati, mentre li guardavano andare via, verso le vacanze estive ai primi di gennaio. Tra di loro i nonni parlavano in spagnolo, in castellano rioplatense, che è una variante addolcita nella pronuncia che si parla in Argentina. Proprio in Argentina Tea compierà un viaggio iniziatico che la cambierà profondamente.

Le pagine delle poesie si accompagnano ad altre in cui i neologismi si cristallizzano e fanno centro. Parole semplici impreziosite da una acuta indagine psicologica.

Il fil rouge che percorre ogni pagina, ogni virgola del libro rimane la libertà, sognata, desiderata, agognata, cercata e vissuta pienamente.

Mara Martellotta

Approvato il nuovo calendario scolastico: tutti in classe dall’11 settembre all’8 giugno

La Giunta Regionale, su proposta dell’Assessorato all’Istruzione e Merito guidato da Elena Chiorino, ha approvato il calendario scolastico 2023-2024: saranno 206 i giorni di lezione in aula negli istituti in cui si fa lezione dal lunedì al sabato, mentre sono 174 dove si resta in classe fino al venerdì.

La scuola comincerà, quindi, lunedì 11 settembre 2023 e terminerà l’8 giugno 2024. Eccezione, in considerazione del servizio svolto, per le scuole dell’infanzia per le quali sarà possibile anticipare l’inizio delle lezioni, il cui termine però è stato fissato tassativamente per il 28 giugno 2024.

I giorni di attività didattica si ridurranno di un giorno, nel caso in cui la ricorrenza del Santo Patrono coincida con un giorno di lezione. La proposta di calendario è stata condivisa nell’ambito della Conferenza per il Diritto allo Studio e la Libera Scelta Educativa.

LA NOVITÀ

Novità assoluta per il prossimo anno scolastico, l’introduzione della “clausola di flessibilità”, nel caso in cui fosse necessario sospendere l’attività didattica a causa dell’esecuzione di interventi di edilizia scolastica correlati ai finanziamenti del Pnrr. In questo caso, potrebbero essere previste eventuali anticipazioni sulla data di inizio del calendario scolastico, ma le modifiche dovranno essere preventivamente concordate tra istituzioni scolastiche ed enti locali competenti, per l’organizzazione dei servizi complementari come trasporti e mensa, dando comunicazione degli accordi all’Ufficio scolastico regionale e al competente settore regionale.

LE VACANZE

Definiti anche i periodi di vacanza: tenendo conto degli Istituti con attività didattiche il sabato, è previsto un «ponte» sabato 9 dicembre in occasione della festa dell’Immacolata. Per quanto riguarda le vacanze di Natale le scuole saranno chiuse dal 23 dicembre con la ripresa delle lezioni lunedì 8 gennaio. Le vacanze di carnevale saranno dal 10 al 13 febbraio, mentre per le festività pasquali le scuole chiuderanno da giovedì 28 marzo a martedì 2 aprile. In concomitanza della Festa della Liberazione del 25 aprile, che il prossimo anno cadrà di giovedì, è previsto l’inserimento di un ponte di due giorni: le scuole resteranno chiuse, quindi, anche venerdì 26 e sabato 27 aprile.

Tre sorelle nei deserti soffocanti dell’Oklaoma

Agosto a Osage County” al Carignano sino al 4 giugno

Dell’ormai sessantenne Tracy Letts – attore, sceneggiatore e drammaturgo vincitore nel 2008 del Pulitzer e del Tony Award per la migliore opera teatrale – lo Stabile torinese, con la regia di Filippo Dini, propone in questo finale di stagione (repliche sino al 4 giugno al Carignano: andate a godervelo) “Agosto a Osage County”, già approdato sullo schermo mattatrici Streep e Julia Roberts, per l’ente di casa nostra penultima tappa di un calendario felice di produzioni e coproduzioni (Miller, Pirandello uscito con divertimento dai vecchi binari, la resurrezione di Raffaele La Capria con il suo “Ferito a morte”, i miei soliti dubbi su Kriszta Székely, la potenza tirata a sorte sera dopo sera di “Maria Stuarda”: in attesa di “Lazarus” a riproporre il mito di David Bowie).

È un groviglio di vipere quella famiglia Weston, tre generazioni che si urlano, si azzuffano e si sbranano, uomini e donne a buttarsi in faccia ricordi acidi, le speranze e le delusioni, i rimorsi che ognuno s’è tenuto dentro per anni, le frustrazioni, tutta la violenza e la rabbia e l’aggressività, le parole che non si sono mai dette e che a un certo punto della vita esplodono, coinvolgendo il passato e il presente soprattutto, e chiudendo per sempre la porta in faccia al futuro. Al termine della tragedia, rimarrà soltanto Violet a sbattersi attraverso la casa come una farfalla impazzita: Dini, nella sue note di regia, cita il mondo di Cecov; certo, qui sembrano restare come sospese Violet e la figlia Barbara, nello “Zio Vanja” Sonia incitava ad andare avanti, a lavorare, a vivere. Il mondo di oggi è più crudele, Barbara fugge e chissà se tornerà, l’ultima nostra immagine è Violet, con tutto il suo terrore, come il vecchio Firs del “Giardino” abbandonato e rinchiuso dopo la partenza di ognuno. C’è stato un periodo in quella famiglia che si potrebbe definire con facilità felice, l’esistenza del capofamiglia Beverly, il ragazzo povero che s’è fatto poeta di successo, vincitore di tanti premi. Poi qualcosa s’è rotto. C’è solo aridità e solitudine, come quel deserto che circonda la casa laggiù nell’Oklaoma, in quel territorio rubato ai nativi, c’è soltanto un emblematico caldo soffocante in quelle stanze, sono finiti, oggi, se mai hanno trovato posto in quelle vite, i tentativi di dialogo e di sghemba riconciliazione. Si urla, si corre da una parte all’altra, si alzano le mani, ci si butta a terra, la lingua non ha freno, ogni cosa s’inacidisce e marcisce. È arrivata l’ora di fare i conti, di guardare in faccia quella famiglia disfunzionale, di gridare ai quattro venti quello che finora non s’è mai detto. Arriva il giorno e l’occasione, è il suicidio di Beverly, che s’è allontanato da una vita che non è più sua, dalle sue poesie.

S’abbrutisce quella famiglia come Violet, la madre e la vedova, come quel suo cancro in bocca che le fa ingurgitare manciate di pasticche e nuvole di fumo, caparbia, senza un attimo di serenità e di dolcezza, che gioca con la cattiveria verso chiunque le capiti a tiro, che spruzza secche risate e ironia quanto basta, lasciando intravedere nella sua ferocia quel che di grottesco stagni in quel groviglio, tra quelle stanze, tra gli affetti che forse un tempo vi hanno trovato un qualche spazio, una donna che della casa e dei suoi ospiti sa tutto, a cui nulla è mai sfuggito. S’abbrutiscono le figlie, Barbara soprattutto, arrivata per il funerale di papà con marito imbelle e figlia vegetariana e ribelle al seguito, lei in odore di chi vuole senza mezzi termini prendere in mano le redini del comando; e Karen, in un’altalena continua di ocaggine e disperazione, e Ivy, che s’è sempre vista scarsamente apprezzata dalla famiglia e sempre più isolata e che ora pare aver trovato un affetto verso il cugino Charlie piccolo se non arrivassero le parole della zia Mattie con la loro crudele verità. Una famiglia, che si potrebbe comodamente definire al femminile, considerato il peso nullo degli uomini, una famiglia dissestata e incancrenita che Letts traccia con una maestria feroce e singolarissima: e durante lo spettacolo tornano inevitabilmente alla mente certi momenti del film, magari qui negati, ma poi ti accorgi che la regia di Filippo Dini ha fatto assai di più, ha scavato, ha rintracciato momenti e battute e leggerezze che descrivono ancor meglio quel vociante gruppo, ha saputo tirar fuori da ogni personaggio le tante sfumature, le parole che ti arrivano chiare e disturbanti, i piccoli come i grandi gesti, quella nube da tragedia greca che s’allarga su tutto e su tutti, con le scene di Gregorio Zurla ha mosso l’azione (direi, ricordandosi del cinema) con pareti movibili e con ambienti parcellizzati che spezzano ogni immobilità.

Una commedia triste, di ingombrante tristezza, che è non soltanto una bomba a orologeria, fatta di deflagrazioni ad ogni istante, ma altresì un meccanismo perfetto che avvince lo spettatore, fatto di un dialogo sporco e di azioni malconce, di entrate e di uscite definite al millimetro, di una vita vera in cui certi grovigli di oggi potrebbero forse riconoscersi. Dini ha avuto con sé nel compito difficile di bisturizzare persone e cose un gruppo d’attori davvero eccezionali. Lasciati nell’ombra, ma certo non per personali difetti, i signori uomini, ritagliato per sé il ruolo del molliccio Bill, ha dato fiato alle trombe con le sue attrici. Ha trovato in Giuliana De Sio una Violet che è una tigre malata, che cerca di appigliarsi agli ultimi sprazzi di vita con una grinta e una bravura come raramente si vedono nello spettacolo, aspra, incendiaria, una zampata dietro l’altra; Manuela Mandracchia, che è Barbara e che si ritaglia delle intere scene davvero da grande attrice, la sempre incisiva Orietta Notari, pronta a catturare la scena al momento giusto. Come le giovani Stefania Medri, Valeria Angelozzi (una bella scoperta) e Caterina Tieghi. Non ultima Valentina Spaletta Tavella, il coro all’interno della tragedia, a cui è affidato l’abbraccio e la protezione finali: “è questo il modo in cui finisce il mondo / non già uno schianto ma con un lamento”, dice da “Gli uomini vuoti” di Eliot. Un successo.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma. La Compagnia con al centro in primo piano Giuliana De Sio; Manuela Mandracchia e Giuliana De Sio; da sinistra Filippo Dini, Giuliana De Sio, Orietta Notari, Manuela Mandracchia e Andrea De Casa

Incendio distrugge negozio di mobili a Torino

Nella notte si è verificato un devastante incendio presso il negozio “Arredamenti e sofà”, sito in via Giambattista Pergolesi 143, nella zona Barriera di Milano a Torino. Il rogo è divampato circa a mezzanotte e ha distrutto completamente il negozio. La situazione ha richiesto l’intervento di diverse squadre dei vigili del fuoco, ma fortunatamente non ci sono stati feriti. Necessaria l’evacuazione di circa 40 persone dalle abitazioni adiacenti, ma queste hanno poi potuto rientrare nei loro appartamenti.

(foto archivio)