Virginia von Furstenberg, nipote di Gianni Agnelli è morta dopo essere caduta da una finestra dell’Hotel Palace di Merano. Artista e stilista, 48 anni, figlia di Elisabetta Guarnati e Sebastian Egon von Fuerstenberg, è stata ritrovata questa mattina senza vita sul terrazzo al primo piano dell’albergo. La donna era scomparsa nel mese febbraio e, successivamente, aveva fatto ritorno a casa.
Si chiude la prima fase del progetto
È giunta alla sua conclusione la prima fase di “Discover Turin”, progetto di marketing territoriale promosso da Federalberghi Torino con il contributo della Camera di Commercio di Torino e sviluppato in collaborazione con Turismo Alpmed-Booking Piemonte e Weforguest presso gli aeroporti di Caselle e Orio Al Serio.
Questa profilazione ha permesso di individuare il tipo di turismo diretto verso la nostra città.
Nei sette mesi di vita della piattaforma sono state profilate alcune migliaia di turisti e di questi il 55 per cento ha indicato come motivazione del viaggio le vacanze e il 10 per cento il lavoro business. Quanto alle provenienze prevale un turismo interno con un 21,4% di turisti italiani, seguiti da un 20,9% di inglesi, 5,1% di brasiliani, un 5 per cento proveniente dagli Stati Uniti e un 3,2% rappresentati da francesi.
La piattaforma Discover Turin, ideata e promossa da Federalberghi, ha come obiettivo la profilazione dei turisti in transito dai due aeroporti per veicolare informazioni mirate, scontistica e agevolazioni da utilizzare sia durante la permanenza sul territorio, sia in un momento successivo di fidelizzazione del cliente.
Questa piattaforma consente di registrarsi accedendo ai Digital Touch Point presenti in aeroporto, beneficiare di una connessione wi-fi gratuita e ricevere, tramite web app, una serie di sconti e agevolazioni da sfruttare nel corso del soggiorno a Torino, ricevendo offerte per incentivare i turisti a tornare a Torino.
Mara Martellotta
Continua senza sosta l’attività d’indagine della Polizia di Stato volta all’individuazione dei responsabili di furti ai danni di esercizi commerciali cittadini.
Nella notte gli agenti della Squadra Volante dell’UPGSP hanno arrestato un cittadino rumeno di 30 anni gravemente indiziato di furto aggravato ai danni un bar di corso Vittorio Emanuele.
Attorno alle quattro del mattino i proprietari del locale venivano allertati dallo scattare dell’allarme del bar e potevano vedere dalle immagini di videosorveglianza, tramite applicazione sul cellulare, un uomo che dopo aver prelevato il fondo cassa e un telefonino, si allontanava velocemente dal luogo.
Grazie alle descrizioni sull’abbigliamento e ricorrendo alla geolocalizzazione del cellulare rubato, personale della Squadra Volante intercettava il presunto autore del furto che, nel frattempo, aveva raggiunto a bordo di una bicicletta via Cibrario. I poliziotti recuperavano l’intera refurtiva, restituendola ai proprietari e verificavano che il ladro si sarebbe introdotto all’interno dei locali dopo aver infranto una vetrina con un vaso da fiori in ferro.
A distanza di circa mezz’ora, veniva segnalato un secondo soggetto, armato di crick, che tentava di introdursi all’interno di una pasticceria ubicata in zona Piazza Rivoli.
L’uomo non riuscendo a forzare la serranda d’ingresso dell’esercizio commerciale si allontanava, a bordo di una bicicletta, in direzione di via Domodossola, ma alcuneVolanti intervenute sul posto, in seguito ad un accurato controllo in zona, lo intercettavano all’ altezza di Corso Regina Margherita angolo Corso Svizzera; per lui è scattata la denuncia a piede libero per il furto aggravato appena tentato così come per il furto verosimilmente dallo stesso perpetrato la notte precedente in una enoteca di Corso Belgio.
Scontro in Largo Orbassano tra auto e tram
Traffico congestionato questa mattina in largo Orbassano a Torino. A causa di incidente che ha visto coinvolti una Dacia Duster e un tram della linea 10 si sono verificati intoppi alla circolazione. Fortunatamente non si registrano feriti. Gli agenti della polizia locale si stanno occupando di verificare la dinamica dello scontro.
(foto archivio)
Come non discuterne?
La bella e ondosa chioma bionda è tornata a far parlare di sé dopo secoli, un tempo allegoria del rinnovamento culturale del Rinascimento, oggi forse personificazione del nostro tempo caratterizzato da una generale mancanza di “logos”, passando da simbolo indiscusso di bellezza e sensualità, ad una moderna “sciatta”icona svuotata di ogni significato, una sorta di contemporanea versione alla Andy Warhol, ma priva del senso di critica e denuncia sociale che caratterizzava le opere della Pop Art.
Quante parole e quante contestazioni intorno alla vicenda della “Venere influencer”, eppure penso che abbiamo ben poco di cui lamentarci, giacché, a mio modestissimo parere, questa odierna rivisitazione ce la meritiamo tutta.
Lasciate che mi spieghi.
Sul finire del 1400 – precisamente tra il 1485 e il 1486- Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, meglio noto come Sandro Botticelli (1445-1510), dona al mondo una delle opere più strabilianti della storia dell’arte: un mare leggermente increspato, piccole onde che si susseguono secondo un ritmo simmetrico –quasi una decorazione da carta da parati- mentre sull’acqua si riflette un cielo terso. Dal lato sinistro del quadro si sporge Zefiro, ha le guance gonfie, soffia per far giungere l’avvenente Venere sulla riva, mentre la bella Clori si lascia avvolgere dal dio in un eterno abbraccio aggraziato. Dall’altro lato della tela, una fanciulla, probabilmente una delle Ore – o delle Grazie- porge con gesto gentile alla dea una veste, indumento che è di per séun tripudio di decorazioni naturalistiche, le pieghe della stoffa sono riccamente ricamate con primule, rose e rami di mirto, pianta sacra alla stessa Venere e raffigurata anche nell’altrettanto celebre dipinto dello stesso autore, la “Primavera”.
Al centro della composizione, lo strabiliante artista, allievo di Filippo Lippi, pone Venere. La splendida figura si staglia nuda all’interno di una conchiglia aperta, che la porta sulla marina, con un atteggiamento di timida riservatezza che tuttavia non la salvaguarda dal trasudare elegante sensualità. L’autore, che apprende le lezioni del Verrocchio e del Pollaiolo, è anche profondo conoscitore dell’arte classica, motivo per cui i tratti di Venere/Afrodite si fanno preziosi e leggiadri, ma altresì ispirati alla statuaria greca; secondo la tradizione iconografica della “Venere pudica”, la sempiterna fanciulla con una mano si copre il pube e con l’altra il seno, mentre i lunghi capelli le incorniciano il volto e contribuiscono a coprire la nudità del corpo.
Il soggetto raffigurato è ripreso dalle “Metamorfosi” di Ovidio (poeta romano I a.C. – I d-C.), tematica già rappresentata nelle “Stanze” di Agnolo Poliziano e in generale argomento assai apprezzato e conosciuto presso la corte intellettuale della famiglia Medici.
È bene precisare che, nonostante la titolazione “Nascita di Venere”, il momento ritratto è l’approdo di Afrodite presso l’isola di Cipro.
Come la celeberrima “Primavera”, anche quest’opera risponde al diffondersi del neoplatonismo presso la corte di Lorenzo il Magnifico, figura essenziale del Rinascimento, uomo colto e dai gusti raffinati, che amava circondarsi di artisti, filosofi ed intellettuali.
Secondo la filosofia neoplatonica l’amore è principio vitale e forza del rinnovamento della natura, per tale motivo l’opera del Botticelli va letta come celebrazione e allegoria della nascita di una nuova umanità, rappresentata proprio da Venere, la cui nudità diventa pura sublimazione del concetto di “bellezza”, esimio tentativo, da parte del pittore, di canonizzare i paradigmi estetici del pensiero di Plotino, per il quale la “mimesi” non è più pensata come copia del reale, ma come copia del modello “ideale”, ossia come “idealizzazione”.
Per secoli tale capolavoro si è fatto amare, senza alcuna difficoltà, perché il “bello” colpisce il cuore e la mente e non può che lasciare lo spettatore senza fiato.
Per secoli, appunto, fino alla nostra attualità, asettica e adiafora, ossia indifferente.
Silenzio che si è quietato giusto fino al 2020, il tempo di un battito d’ali d’una farfalla o di una storia su instagram, quando la più che nota Chiara Ferragni ha solcato i vasariani corridoi degli Uffizi.
E poi di nuovo il nulla.
Ma ecco all’improvviso il riapparire di quella inconfondibile chioma bionda.
È la nostra Venere, solo che ora non rappresenta più l’idea botticelliana, bensì la nostra. È tutta “moderna”, ora la bella Afrodite: alla faccia del “body positive” o del “girl power”, si presenta abbigliata da “radical chic”, non mostra nemmeno un centimetro dell’antica perfezione e sembra sorridere inebetita accanto alla sua bicicletta ecosostenibile, mentre presenta al mondo un’Italia stereotipata -che poi come sappiamo Italia non è-.
Questa tanto dibattuta Venere mondana è l’effigie dell’altrettanto discussa campagna promozionale “Open to meraviglia”, voluta dal Ministro del Turismo Daniela Santanché e costata ben 9 milioni di euro. Le problematiche paiono essere effettivamente complesse, al punto che il caso è finito in parlamento con l’accusa di “grave danno di immagine al Paese”. Gli scivoloni in effetti sono molteplici, èinnegabile, e grossolani, per lo più traduzioni errate e locazioni geografiche inesatte. Solo un esempio: sul sito si legge che Palladio interviene, per l’edificazione della Basilica Palladiana, sul preesistente Palazzo della “Regione”, in realtà Palazzo della “Ragione”, definizione data all’edificio poiché lì si esercitava la “ratio”.
A far discutere sono anche le immagini da cartolina “pizza e mandolino”, che per altro non sono nemmeno state realizzate sul territorio. E infine questo “claim” ibrido e maccheronico che richiama quel “Verybello” voluto nel 2015 dal Ministero dei Beni culturali, espressione per altro ritenuta inadatta e poco internazionale.
Insomma questa trovata pare fare acqua da tutte le parti.
Eppure non sono tali numerosi errori a colpire la mia attenzione.
Mi pare, a guardarla bene, che sul volto della mirabile Afrodite non ci sia più un aggraziato sorriso, ma un ridere sommesso e beffardo, una smorfia celata e trattenuta da photoshop, una presa in giro rivolta a noi, noi osservatori automatici, a noi incapaci di agire attivamente e icon criterio, a noi “che come s**** rimaniamo a guardare” per dirla parafrasando il titolo di un film di PIF, geniale quanto veritiero.
Quello che penso è che questa “Venere influencer” ce la meritiamo.
Come la Dea botticelliana era allegoria della “ratio” rinascimentale, dell’ “uomo misura di tutte le cose” e della nuova umanità illuminata, questa contemporanea Venere influencer è perfetta metafora del tempo in cui stiamo vivendo.
La storica bellezza lascia spazio ad un aspetto banalizzato e standardizzato, la simbolica nudità che esaltava la perfezione del corpo è ora censurata con abile e subdolo moralismo, infine lo “slogan”, così tristemente scarno, riecheggia la pochezza di contenuti inculcata dalla cultura del Social.
Non è dunque l’attualizzazione ironica dell’icona rinascimentale, bensì una sorta di nemesi: una fanciulla vacua e vaga truccata da capolavoro, personificazione “ad hoc” di una società dove la leggerezza spadroneggia, i ruoli si sfaldano e nessuno vuole assumersi le proprie responsabilità.
Lo dimostrano le recenti circostanze, in particolar modo i fatti riguardanti la scuola.
Il sistema educativo si sta sgretolando, sta cedendo il luogo in cui i ragazzi vengono istruiti, in cui si concretizzano i verbi latini “disco” e “nosco” secondo le accezioni più late dei termini.
Le cose funzionavano “bene” fino a non troppo tempo fa. La famiglia ricopriva il suo ruolo essenziale per la crescita dei giovani, parimenti la scuola contribuiva alla formazione del futuro cittadino (secondo quanto sostenuto nel documento chiamato Patto di Corresponsabilitàtra Famiglia e Istituzione), rivestendo un ruolo chiave nella crescita dell’individuo, il quale si preparava così ad inserirsi attivamente nella collettività.
D’un tratto i due nuclei non hanno più viaggiato in parallelo, l’uno ha improvvisamente debordato nell’altro, che a sua volta ha perso senso di fermezza e concretezza. Di nuovo andrei a ricercare le cause in questa violenta e forzata intromissione tecnologica nelle nostre vite.
Scusate poi se mi appello a quello che è propriamente il mio campo: lo abbiamo già dimenticato il “casus belli” del David di Michelangelo? Una vicenda che come sempre ha acceso gli animi per qualche pomeriggio, poi è passata in sordina: Hope Carrasquilla, preside della Classical School di Tallahassee, in Florida, è costretta a rassegnare le dimissioni per aver mostrato la statua del David di Michelangelo Buonarroti durante una lezione di arte -tra l’altro proprio sull’arte del Rinascimento italiano- in seguito alle proteste dei genitori degli alunni, i quali hanno accusato la docente di “pornografia”.
Certo, è successo lontano da noi, nella stessa terra misteriosa dove la Cancel Culture vuole eliminare Dante e Omero dai programmi scolastici perché ritenuti offensivi e razzisti, nello stesso luogo in cui i grandi classici della Disney sono eliminati dalla storia della filmografia e con la stessa ignorante presunzione vengono trattati alcuni capisaldi del cinema internazionale (“Via Col vento” giusto per citarne uno).
Eppure è la stessa patria che guardiamo con fascinazione e adorazione, è la stessa America che vogliamo tanto imitare, quindi scusate se mi indigno e un po’ mi spavento.
In più vi confesso, certo non a questi assurdi livelli, ma anche nelle nostre scuole tutte italiane noi docenti dobbiamo entrare in classe in punta di piedi, non tanto per timore dei ragazzi, ma per le eventuali rimostranze che potrebbero giungere da casa.
Lo dico sorridendo, ma pensatemi mentre spiego Storia dell’Arte, che praticamente è tutta un nudo e quando non si parla di religione si tratta di scene di violenza! Cosa dovrei spiegare? Forse rimangono alcune opere fiamminghe, ma non possiamo soffermarci solo sul genere “natura morta” – che poi per lo più si tratta di scene di “vanitas” e qualcuno potrebbe comunque sentirsi turbato all’idea di sfiorire e non essere immortale-.
A me “in primis” era capitato qualche anno fa: una mamma mi aveva atteso fuori da scuola, per dirmi che era contraria alla consegna che avevo assegnato alla figlia (un disegno attraverso il quale i ragazzi avrebbero dovuto esprimere ciascuno le proprie emozioni): classe I media, studio delle emozioni, con tanto di spiegazione e restituzione del lavoro da parte mia ad ogni fine ora, completo di confronto attivo tra gli alunni, basato su riflessioni e raffronti. Lezioni a cui per altro l’alunna in questione partecipava volentieri, senza ansie né traumi.Ricordo che la vicenda si era poi conclusa senza eccessive difficoltà, qualche delucidazione in più e una spiegazione accurata di quanto avveniva in classe avevano appianato i dubbi della madre che si era dimostrata aperta al dialogo.
Accade qualche giorno fa vicino Napoli. Alcuni genitori, membri dell’Associazione Borromeo, protestano perché la classe dei figli realizza, sotto la supervisione del docente, un film “horror”, attivitàche, a detta di tali individui, è “di cattivo gusto e senza un finale educativo”. Il filmato però tratta tematiche importanti e di grande attualità quali il bullismo, l’emarginazione, la violenza in etàadolescenziale, ma anche l’amicizia e la rivalsa; inoltre gli alunni vengono preparati studiando testi specifici, quali alcuni romanzi di Stephen King, maestro per eccellenza della letteratura “horror”contemporanea, abilissimo scrittore e uomo di grande cultura e genialità, insomma non proprio improvvisando su filmati di serie B o libri privi di messaggio come certe saghe dark che poi riscuotono pure troppo successo.
Sono davvero numerosi i casi in cui la scuola, e i componenti di tale comunità educante, devono retrocedere a favore di questa prepotenza diffusa, basata su villania e ignorantaggine.
Ad oggi non mi crea sconcerto l’appunto di un “signor nessuno”, ma temo grandemente il fatto che queste assurde prese di posizione non solo vengano ascoltate, ma abbiano spesso la meglio sulle scelte didattiche e sulle metodologie educative impiegate del docente, che per altro è un professionista dell’erudizione, pagato (molto poco) per istruire i ragazzi e prepararli alla vita, non solo all’interrogazione imminente.
Questi sono i veri atteggiamenti che sminuiscono il ruolo del Professore, non i rapporti più o meno stretti che talvolta si instaurano all’interno della classe, non gli strumenti e i metodi che gli insegnanti decidono di adottare, e non è nemmeno colpa dei banchi a rotelle o dei libri di testo digitali.
La colpa è dei padri e delle madri di questa Venere influencer.
Che poi è figlia nostra, di noi adulti, dei miei coetanei, di questa bizzarra generazione che crede di sapere tutto, che non vuole vedere i propri figli crescere perché ciò significherebbe “invecchiare”, che non basta a se stessa e perciò sproloquia su tutto, che non ha ancora capito i cambiamenti che ormai sono avvenuti e colpevolizza le nuove generazioni.
Questa Venere influencer non ha proprio nulla di sbagliato, al contrario.
Solo che guardarsi allo specchio talvolta può essere doloroso.
ALESSIA CAGNOTTO
Al convegno di apertura dell’incontro nazionale del
Coordinamento Italiano delle Case Alloggio per persone con HIV/AIDS (C.I.C.A.)
Mercoledì 10 maggio alle ore 15
Presso Cascina Roccafranca, via Rubino, 45 a Torino
Saluti:
Maurizio Marrone, assessore Regione Piemonte alle Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria
Jacopo Rosatelli, assessore Comune di Torino alle Politiche sociali, salute, casa, diritti e pari opportunità
Maria Deghi, presidentessa nazionale del C.I.C.A
Giuliano De Santis, presidente Associazione Giobbe
Intervengono:
Felice Di Lernia, antropologo ed esperto di lavoro sociale
Marco Brunetti, vescovo di Alba, delegato della Conferenza Episcopale Piemontese per la pastorale della salute e per latutela dei minori
Alberto Anfossi, segretario generale della Fondazione Compagnia di San Paolo
Giancarlo Orofino, medico infettivologo, responsabile assistenza domiciliare dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino
Stefano Arduini, giornalista, direttore di VITA
Alessio Gatta, direttore della cooperativa sociale Inchiostro
Torino ospita, dal 10 al 12 maggio l’incontro nazionale del C.I.C.A. (Coordinamento Italiano delle Case Alloggio per persone con HIV/AIDS). Una realtà diffusa in tutta Italia che, quotidianamente, oltre a prendersi cura degli oltre 600 ospiti colpiti da AIDS presenti a tempo pieno nelle 53 strutture associate, promuove iniziative di formazione, prevenzione e di ricerca, legate all’HIV. Una grande opportunità di dialogo e confronto per conoscere le problematiche legate al mondo della sieropositività e tracciare la strada per meglio rispondere alle richieste di una società in continuo cambiamento e all’evoluzione della malattia e delle cure: «È un’occasione particolarmente importante per ricordarci che l’HIV/AIDS esiste ancora – sottolinea Giuliano De Santis, presidente dell’Associazione Giobbe -. Nonostante gli obiettivi posti dall’OMS di debellare la malattia entro il 2030, questa non sparirà a breve, anzi, anche a causa dell’Epidemia di Covid, rimane una malattia subdola di cui si parla troppo poco e per questo è alto il rischio di nuove infezioni».
L’incontro è organizzato da Casa Giobbe, realtà torinese, gestita dall’associazione Giobbe, che fa parte del C.I.C.A. e che dal 1990 è attiva nell’accoglienza e sostegno ai malati di AIDS. L’appuntamento di Torino, dove saranno presenti esponenti di tutte le case alloggio, prevede anche la partecipazione di ospiti provenienti dalle varie residenze: «Sarà sicuramente un’occasione – conclude Giuliano De Santis – di confronto per gli operatori che lavorano nelle case alloggio, che in tutta Italia cercano di dare risposte al disagio che ancora accompagna la condizione di sieropositività, ma anche d’incontro con alcuni ospiti con HIV, perché insieme possono aiutarsi e aiutarci a trovare soluzioni più efficaci per rispondere allo stigma che ancora oggi l’HIV porta e a trovare strategie atte a prevenire, se non ad azzerare, l’ulteriore diffusione della malattia».
Per informazioni e adesioni:
Associazione Giobbe, ufficio stampa, Valter Musso valtmusso@gmail.com
“STRADE E SPORCIZIA NON NEI PENSIERI DEL SINDACO LO RUSSO”
“L’indagine trimestrale Confcommercio-Ascom certifica ciò che andiamo dicendo da tempo: il degrado avanza ed è ormai un fenomeno diffuso che caratterizza molte aree della città. L’unico a non accorgersi di nulla è rimasto il Sindaco”.
Così Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia e Consigliere Comunale di Torino, che aggiunge: “Probabilmente dissesto delle strade e sporcizia non sono nei pensieri di Lo Russo, ormai esclusivamente assorto nel mondo arcobaleno, ma ritengo che le osservazioni di commercianti e imprenditori non debbano cadere nel vuoto: il fatto che lo scarso decoro urbano abbia indiscutibili ripercussioni negative sulla salute delle attività cittadine è qualcosa di inaccettabile, soprattutto in un momento difficile come questo. L’amministrazione dovrebbe essere un facilitatore per cittadini e imprese, non un ostacolo o, peggio, un intralcio: Lo Russo torni sulla terra e pensi ai problemi reali di Torino!”.
Presentato alle Gallerie d’Italia a Torino
È stata presentata alle Gallerie d’Italia di Torino la tredicesima edizione del Festival internazionale di fotografia Cortona on The Move, in programma dal 13 luglio al primo agosto prossimo a Cortona.
Tema scelto per questa edizione la dicotomia “More or less”. Sono stati invitati più di trenta artisti per 26 mostre che saranno allestite tra il centro storico cittadino, la fortezza medicea del Girifalco e la Stazione C nei pressi della stazione di Camurcia Cortona.
”More or Less – spiega il direttore artistico di Cortona on The Move, Paolo Woods – delineano due categorie che definiscono il mondo in cui viviamo, le nostre aspirazioni, le nostre paure e le nostre appartenenze.
La contrapposizione tra l’abbondanza e la scarsità, il superfluo e l’essenziale, l’elite e le masse, l’accumulo e la dispersione sono temi molto cari alla fotografia, attorno ai quali si sono sviluppati interi generi.
On the Move 2023, a Cortona, si concentrerà sul More, guardando al passato e al presente, e si soffermerà sul Less, studiandone gli stereotipi e offrendo un programma ricco di spunti per comprendere il nostro mondo. La priorità assoluta nella lista degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è quella di debellare la povertà. La delusione per i fallimenti delle ideologie egualitarie e i timori per gli estremi del capitalismo sarebbero stati stemperati dal successo delle democrazie, che avrebbero livellato gli estremi e ci avrebbero assicurato un ceto medio più strutturato che avrebbe governato il mondo. Ma ciò non è accaduto. Secondo la maggior parte degli indicatori, i ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Un americano medio dovrebbe lavorare per tre milioni di anni per diventare ricco come l’americano più abbiente.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato Veronica Nicolardi, direttrice di Cortona on The Move – è quello di continuare l’indagine della contemporaneità e del mezzo fotografico, che ha caratterizzato il percorso intrapreso già dall’inizio dal Festival, arricchendola di nuovi strumenti”.
More or Less sono categorie che presentano un valore che cambia nel corso degli anni e a livello geografico. Non si tratta solo di categorie economiche ma anche ontologiche, un prisma attraverso il quale vediamo il mondo.
È anche stato indetto il Premio Vittoria Castagna dall’Associazione Culturale On the Move, nell’ambito dei giovani in formazione o che abbiano già concluso il loro percorso di studi, massimo trentenni, che operino nell’ambito del marketing edella comunicazione per la produzione culturale.
Vittoria Castagna ha rappresentato per anni un punto di riferimento umano e professionale, contribuendo in modo unico alla crescita del team di lavoro con cui si è relazionata in direzione dello sviluppo di Cortona on The move, affiancando la direzione del festival nella gestione dei partner e nelle strategie di comunicazione.
La manager del marketing e della comunicazione è una figura professionale caratterizzata da capacità di comunicazione e marketing tradizionali e innovativi, accanto alla conoscenza di strumenti e mezzi di sostentamento economici per progetti culturali quali bandi e fundraising, unitamente a competenze di gestione delle risorse umane e di coordinamento.
Il candidato, la candidata saranno ospitati nei giorni di inaugurazione del festival, dal 13 al 16 luglio 2023.
Il Premio Vittoria Castagna sarà di 5 mila euro e verrà riconosciuto sulla base di un’idea progettuale che indichi come il candidato svilupperebbe un’idea di progetto di comunicazione volto a sviluppare relazioni e progetti corporative, di modo da garantire nel tempo sostenibilità alla manifestazione.
MARA MARTELLOTTA
Treni, avanza la Torino-Ceres
Avanzano come da programma i lavori sulla Torino Ceres. A confermarlo l’assessore ai Trasporti e Infrastrutture della Regione Piemonte Marco Gabusi che ha incontrato lunedì, i sindaci dei territori coinvolti dall’opera, insieme ai referenti di RFI, GTT e SCR che fanno parte del Comitato di Monitoraggio Linea Ferroviaria Torino – Ceres.
L’Assessore durante l’incontro ha illustrato gli sviluppi dei lavori relativi al cantiere, ribadendo che l’implementazione dei lavori, per un totale di 140 milioni di euro, di cui 90 milioni relativi alla Torino-Ceres consentiranno l’effettiva interconnessione della tratta alla rete nazionale. Attualmente, ha proseguito l’Assessore, le attività ancora in corso sono la messa in funzione del SCMT, ovvero il sistema di controllo marcia treno e il punto di evacuazione sicura della stazione di Rigola. Queste opere si completeranno entro la fine di giugno 2023 per permettere ad ANSFISA di autorizzare la pratica per la messa in esercizio della linea che ha come tempi di istruttoria 5 mesi.
La linea Torino-Ceres rappresenta, infatti, un obiettivo strategico per l’Amministrazione regionale che è riuscita a reperire risorse aggiuntive grazie al PNRR e alla partecipazione a bandi europei. Sulla linea convoglieranno quattro linee del sistema ferroviario metropolitano: le linee SFM 6 e SFM 3 fino alla stazione di Caselle Aeroporto; la SFM 4 fino a Germagnano e la SFM 7 fino a Ceres. Inoltre con l’ottimizzazione della linea miglioreranno i collegamenti delle Valli di Lanzo e dell’aeroporto di Caselle con il centro di Torino e con l’alta velocità.
I tempi di realizzazione restano quelli preventivati: come ha confermato l’Assessore, infatti, Regione e RFI stanno riuscendo a rispettare le scadenze; l’attivazione del servizio sulla tratta Torino Germagnano è prevista per fine anno. Parallelamente RFI sta progettando l’eliminazione di alcuni passaggi a livello sulla tratta Germagnano – Ceres, che altrimenti non consentirebbero la certificazione della linea e il conseguente esercizio ferroviario; a breve inizieranno i confronti con i sindaci coinvolti da tali soppressioni.