ilTorinese

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Susanna Tamaro “Il vento soffia dove vuole” -Solferino- euro 17,00

Tre lettere per fare il punto della vita, tre missive in cui la protagonista Chiara -prossima alla soglia dei 60 e con una malattia all’orizzonte- ripercorre i legami fondamentali della sua esistenza. Una è destinata alla figlia adottiva Alisha, una a quella biologica Ginevra, la terza al marito Davide.

Pagine in cui Chiara mette a nudo la sua anima ma anche i rapporti con le persone che sono stati i cardini della sua esistenza.

Un romanzo magnificamente introspettivo che si colloca sulla scia del suo successo “Va dove ti porta il cuore”; in cui rivede la sostanza dei suoi affetti, altrettante dichiarazioni di amore per ogni membro della sua famiglia.

Attraverso queste missive ci fa conoscere tre caratteri diversi tra loro, ricostruisce frame dei loro rapporti interpersonali e pennella un commovente affresco familiare.

Alisha è la figlia che è andata a cercare fino in India, e per tutta la sua vita andrà alla ricerca della sua identità. Una bambina che si accontenta di poco e gioisce per nulla. Innamorata della sorellina che tratta come una principessa.

Ginevra è la figlia che Chiara scopre di aspettare proprio quando sta per adottare, dopo anni di tentativi falliti all’inseguimento di una gravidanza che non sboccia. Ginevra è l’opposto di Alisha; sempre insoddisfatta di quello che ha, snob e nostalgica del passato familiare. Quello della nonna materna, nobile decaduta, che avvolge la nipotina con i racconti di un passato pieno di fasto, ormai eclissato.

Davide è invece l’uomo che l’ha amata fin da subito. Un rispettabile e sensibilissimo pediatra che lei chiama «uomo Lego» perché è stato abile nel costruire la loro famiglia mattoncino dopo mattoncino….poi però la vita l’ha schiantato con una gran brutta storia giudiziaria.

Sotteso a tutto il romanzo c’è la ricerca del senso della vita e dei sentimenti che si porta dietro. Il mistero del karma secondo il quale il destino di ognuno di noi è quello per cui «…fin dall’inizio del mondo tu puoi essere quello e soltanto quello. La vita ti chiama e tu rispondi, sembri apparire dal nulla, ma in realtà, dentro di te, sono già scritti migliaia di anni. Venendo alla luce, ne riceviamo in dono appena una manciata».

Pagine bellissime in cui ritroviamo la penna magica della Tamaro.

 

 

Tim Winton “Il capanno del pastore” -Fazi- euro 18,50

Tim Winton è un talentuoso scrittore australiano, nato a Perth nel 1960, e dopo aver vissuto in Irlanda, Francia e Grecia, ora si è stabilizzato nell’Australia occidentale con la moglie e i 3 figli.

Alcuni suoi romanzi precedenti sono stati in lizza per prestigiosi premi, ed è famoso come autore anche di libri per bambini.

In “Il capanno del pastore” mette in scena una storia cruda e crudele con protagonista il 15enne australiano Jaxie Clackton al quale il destino peggiore non ha risparmiato nulla. Il padre è un uomo brutale, violento e alcolizzato che ha sempre alzato le mani sul figlio e la moglie. Dopo la morte della donna la vita per Jaxie è ulteriormente piombata verso il baratro dell’orrore, ed è rimasto solo a subire le angherie paterne.

La vita svolta quando Jaxie trova il padre morto accidentalmente e temendo di essere accusato di averlo ucciso, parte verso l’ignoto, cerando di allontanarsi il più possibile dal suo terribile passato.

Il romanzo è la storia della sua fuga: a piedi, con una borraccia, un fucile, un binocolo e poco altro, cercando di evitare la strada e la polizia. Il suo viaggio è una dura lotta per riuscire a sopravvivere in uno dei paesaggi più ostili del pianeta.

Ma è soprattutto un viaggio nei meandri dell’animo umano, nelle emozioni più profonde e nel modo di affrontare la dura lotta per la sopravvivenza. Le cose si evolvono quando Jaxie arriva al capanno in cui vive solitario il prete Fantan McGillis, esiliato in quella landa in seguito a fatti misteriosi.

Un magnifico incontro tra due sensibilità che, dopo una certa diffidenza, trovano appoggio l’uno nell’altro, ma a patto di non rinvangare il passato. L’unione di due destini feriti dalla vita, che scoprono la salvifica solidarietà.

 

 

Marta Barone “Ritratto dell’artista da piccolo” -UTET- euro 16,00

Ognuno di noi è anche il risultato del suo passato, a partire dall’infanzia; anche per questo è interessante scoprire i primi anni degli scrittori, perché da quel punto di partenza si sono sviluppate notevoli personalità.

La scrittrice torinese Marta Barone compie proprio il viaggio a ritroso di 11 autori, non un saggio e neanche brevi biografie; piuttosto lo sfogliare insieme gli album dei ricordi di scrittori e scrittici che abbiamo amato.

Il meraviglioso viaggio inizia rivivendo il clima in cui è nata e cresciuta Marguerite Yourcenar, orfana di madre per febbre puerperale. Cresciuta con il padre e la nonna, è una bimba solitaria e dall’intelligenza precoce e brillante.

Seguono altri quadri dedicati ad altri scrittrici, tra le quali l’americana Eudora Welty, nata a Jackson nel Mississippi nel 1909; fin da piccola amante sfrenata della lettura come sua madre.

Virginia Woolf nata nel 1882 in una famiglia in cui la cultura era parte dello svezzamento; 8 figli in tutto nati anche da precedenti unione dei genitori che offrono l’esempio di un’unione quasi alla pari. Virginia può accedere liberamente alla vasta biblioteca paterna, e tra i luoghi del cuore Talland House, St. Ives villaggio sulla costa della Cornovaglia, lo spazio delle vacanze e di mille scoperte.

E ancora l’atmosfera greve di pericolo e guerra in cui nasce nel 1926 Ingeborg Bachman, in Carinzia, nell’Austria Meridionale che si consegna al nazionalsocialismo prima ancora dell’ascesa al potere di Hitler. La piccola sogna di lavorare, studiare e soprattutto scrivere.

C’è anche l’infanzia poverissima di Anna Maria Ortese nata nel 1914 a Roma, lei e il gemello Antonio i penultimi di sei figli. Il padre grande sognatore che si imbarcava in grandiosi progetti irrimediabilmente destinati al fallimento; la madre un’anima da eterna bambina. L’infanzia in continui spostamenti tra Puglia, Potenza, Napoli e la Libia, e il suo rifugio nel silenzio della lettura e nella scrittura….ed ecco come si è formata una grandissima autrice.

E ancora Walter Benjamin nato nella Berlino Imperiale del 1892 in una famiglia borghese di origine ebraica. Elias Canetti nato sul Danubio in Bulgaria, figlio di due genitori che si adoravano e spesso comunicavano tra loro in tedesco, lingua misteriosa e sconosciuta per il piccolo Elias. Lui cresce cullato e protetto dalle mille fiabe che gli raccontavano le giovanissime contadine 11enni che lavoravano in casa come domestiche. E via di scoperta in scoperta.

 

 

Karin Smirnoff “Il grido dell’aquila” -Marsilio- euro 22,00

E’ il settimo volume della Saga Millenium creata da Stieg Larsson e, dopo la sua precoce e improvvisa morte, continuata da altri autori. Diciamo subito che nessuno di loro ha neanche lontanamente riprodotto la magia, il pathos e i continui colpi di scena dei primi volumi scritti da Larsson.

Però qualcosa di più nuovo c’è in questa puntata scritta da una donna, la svedese Karin Smirnoff, che aggiunge elementi interessanti.

Primo fra tutti la new entry dell’incredibile 13enne Svala, nipote della geniale Lisbeth Salander, che gli amanti di “Millenium” ormai conoscono benissimo.

La trama è ambientata nel gelido Nord, in Svezia dove gli investimenti in energie rinnovabili sono la strada maestra per il futuro, e fanno parecchio gola a malavita e multinazionali che per incrementare profitti non si fermano davanti a nulla. In più il terreno di scontro dei protagonisti contempla anche scandali finanziari, stupri e traffico di donne.

La rivista d’inchiesta “Millenium” creata e diretta da oltre 30 anni dal giornalista Mikael Blomkvist sta per chiudere e trasformarsi in un podcast. Ma lui continua a fiutare inchieste e scoop ancora sottotraccia e il suo istinto per le indagini scottanti è sempre intatto.

La sua strada incrocerà ancora quella di Lisbeth che nel frattempo è stata convocata dai servizi sociali per prendere in carico la nipotina della quale ignorava perfino l’esistenza.

Svala ha solo 13 anni e parecchi punti in comune con la zia, primo fra tutti la genialità. Solo che laddove Lisbeth non uccide il nemico, Svala invece non si fa nessun problema etico-morale nello scaraventare nel vuoto per oltre 10 metri il patrigno Peder Sandberg. Tutt’altro che uomo amorevole, anzi, un malavitoso maschilista e stupratore di 100 chili e l’anima nera.

Lisbeth che sembra un’eterna teenager ora deve assumersi la responsabilità di un altro essere umano. La nipote Svala ha un background di violenza e soprusi subiti simile a quello della zia, ma delle due è la 13enne a sembrare la più adulta soprattutto la più pericolosa e decisamente spietata…..preparatevi.

Uomo muore cadendo in auto da un ponte

Oggi a Lombardore un uomo alla guida di una Fiat 600 è precipitato da un ponte su un torrente ed è morto nella vettura andata distrutta. Alcuni  passanti hanno visto l’auto e hanno chiamato i carabinieri che stanno vagliando la dinamica dell’incidente.

Juventus-Frosinone 3-2

I bianconeri battono il Frosinone 3-2 nell’anticipo odierno dell’ora di pranzo della 2a giornata di campionato della Serie A.

I gol juventini sono di Vlahovic con una doppietta (3′ e 32′) e di Rugani (95′).

Il Frosinone segna con Cheddira (14′) e Brescianini (27′).

Gabriella, la ragazza scomparsa ritrovata a Roma

E’ stata  ritrovata Gabriella Popescu, la ragazza 27enne residente a Torino scomparsa nei giorni scorsi.  Era fuggita dopo il ricovero all’ospedale Amedeo di Savoia,  facendo  perdere le proprie tracce. Dapprima si pensava fosse nascosta a  Torino vicino alla stazione di Porta Nuova,  poi è stata  rintracciata a Roma. Ora la famiglia andrà a recuperarla.

Comitato 10 Febbraio: una targa per i Martiri delle foibe a Cuorgnè

Riceviamo e pubblichiamo –

Anche il comune di Cuorgnè, grazie all’iniziativa del Comitato 10 Febbraio, ha finalmente la sua targa dedicata ai Martiri delle foibe e all’Esodo giuliano dalmata.

“Grazie al lavoro su tutta la provincia di Torino, e a circa vent’anni di battaglie, siamo riusciti a mettere un’altro tassello nel percorso del ricordo dei Martiri delle foibe e dell’Esodo giuliano dalmata – ha dichiarato Matteo Rossino, responsabile del Comitato 10 Febbraio per la provincia di Torino – L’inaugurazione di una targa è sempre un piccola grande vittoria, perché si ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa che rimarrà alle generazioni future. Purtroppo – ha concluso Rossino – ci sono ancora comuni che negano patrocini, come quello di Ivrea per la manifestazione di domani, e che invitano negazionisti come Gobetti a parlare. Ecco perché dobbiamo continuare nel nostro lavoro di diffusione della verità.”

San Mauro, in tanti a messa: dov’è la crisi della Chiesa?

Caro direttore,

ho abitato a S. Mauro e a S. Mauro riposano i miei genitori. Dopo la visita al Camposanto sono andato a Messa a S. Benedetto,  la Chiesa dei funerali ai miei genitori, e ho assistito a frotte di sanmauresi che arrivavano con passo svelto in Chiesa , una Chiesa stracolma , a smentire chi stamane su un giornale online parlava di crisi della Chiesa.
Bella l’omelia di Din Stefano Votta il parroco che non se la tira ma che parla con forza della bellezza di Gesù e che a Barriera ha avuto il coraggio di denunciare il degrado e la mancanza di sicurezza. In chiesa ci sono parrocchiani della Pace e una Chiesa vivace.   Lo dico dopo la soddisfazione che ho provato alla convocazione dei cattolici impegnati in politica da parte dell’arcivescovo Repole che ha ricordato come dietro i numeri negativi del PIL in calo vi siano migliaia di persone che se la passano male. Per questo mi impegno molto per rilanciare lavoro e benessere  a Torino dopo vent’anni di declino e impoverimento.
Mino Giachino

Rock Jazz e dintorni a Torino: Seeyousound e Harry Allen

Gli appuntamenti musicali della settimana 

Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il Tokyorama Instabile Trio. Per Seeyousound al Massimo concerti di Lepre e Alberto Bianco con Margherita Vicario e i documentari su Fatboy Slim e Crass.

Martedì. Sempre per Seeyousound il ritratto dei Gogol Bordello “Scream Of My Blood” e la storia dello studio grafico Hipgnosis a cura di Anton Corbijn.

Mercoledì. Altro appuntamento per Seeyousound con il documentario “The drum Also Waltzes” dedicato al grande batterista Jazz Max Roach.

Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Postino. Per Seeyousound musica dal vivo con Sebastiano De Gennaro, Enrico Gabrielli , Francesco Fusaro e Marcello Corti dopo “Asfalto che suona”, film su 19’ 40” la loro etichetta discografica e Mark Cunningham al Capodoglio. All’Hilton del Lingotto suona il quartetto del sassofonista Harry Allen.

Venerdì. Allo Ziggy sono di scena i Ponte del Diavolo. Al Cap 10100 si esibisce Davide Shorty. Per Seeyousound al Massimo è di scena Christophe Chassol mentre all’Off Topic arriva il Dj Nicky Siano. Al Blah Blah si esibiscono i Legendary Kid Combo. Al Folk Club è di scena la cantautrice Ilaria “Pilar” Patassini. All’Hiroshima si esibisce Kid Francescoli. Al Magazzino sul Po è di scena OMAR mentre Antimusica è al Circolo Sud. All’Off Topic suonano i Lero Lero.

Sabato. Per Seeyousound spicca la presenza del regista Julien Temple fra Keith Richard, Clash e Sex Pistols. Alla Inalpi Arena si esibisce Gabry Ponte. Al Blah Blah è di scena Io Monade Stanca  e 0AxAcA. Al Magazzino di Gilgamesh blues con James Thompson. Al Magazzino sul Po si esibisce Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi.

Domenica. Al Magazzino sul Po suonano i Funky Lemonade. Chiusura di Seeyousound con nel pomeriggio il lungometraggio sui Birthday Party di Nick Cave “Mutiny In Heaven” mentre alla sera il recital “Spiriti Guida” di Cristina Donà e Saverio Lanza. All’Off Topic si esibisce: Ett, Marta del Grandi, Rosita Brucoli e Caro Wow.

Pier Luigi Fuggetta

Marzo a Torino: idee su cosa fare da non perdere

Torino, la gemma culinaria del Piemonte, offre un viaggio straordinario attraverso sapori, profumi e tradizioni che affondano le radici nella storia millenaria della regione. Con l’arrivo di marzo, la città si prepara ad accogliere una serie di esperienze gastronomiche uniche, che soddisferanno sia gli amanti del cibo gourmet che coloro che cercano avventure culinarie fuori dagli schemi convenzionali. Ecco una selezione delle migliori esperienze culinarie da non perdere a Torino questo mese:

1. Torino Gourmet: Tour dell’aperitivo e del cibo di strada

Partendo da Piazza San Carlo, puoi immergerti nella magia della città con un tour culinario e non solo che ti porterà a scoprire i sapori unici della città. Assapora il vino locale, i croccanti grissini e i deliziosi prodotti tipici piemontesi mentre ti avventuri attraverso le strade pittoresche di Torino. Non dimenticare di provare i fantastici cocktail al vermouth, le patate ripiene gourmet e la birra artigianale per un’esperienza gastronomica indimenticabile.

Punto di partenza: Piazza San Carlo (Torino): https://feverup.com/m/146806

2. Dining in the Dark: Un’Esperienza Culinaria Unica da Obicà

Immergiti in un’esperienza sensoriale straordinaria presso Obicà Mozzarella Bar, dove potrai gustare un menù segreto di 3 portate bendato. Affina i tuoi sensi del gusto, dell’olfatto e dell’udito mentre sperimenti sapori sorprendenti in un’atmosfera intrigante e misteriosa.

– Un’esperienza culinaria con gli occhi bendati: esplora tutto il potenziale delle tue papille gustative

– Un menu segreto ed esclusivo di 3 portate, comprendente antipasto, portata principale e dolce.

Date e orari: selezionare le date e gli orari direttamente nel selettore dei biglietti.

Luogo: Obicà Mozzarella Bar – Rinascente Torino, Piano Terra, Via Giuseppe Luigi Lagrange, 15, Torino

Durata: 90 minuti (le porte aprono 30 minuti prima e non è consentito l’ingresso in ritardo)

Età richiesta: 12+. I minori di 16 anni devono essere accompagnati da un adulto.

Per altre informazioni: https://feverup.com/m/147775

3. Neon Brush: Laboratorio di Pittura Fluorescente al Buio

Lasciati ispirare dalla tua creatività in un ambiente retro-futuristico illuminato da neon fluorescenti. Presso Posto Via Giovanni Fattori, immergiti in un’esperienza unica di pittura al buio, dove potrai liberare l’artista che c’è in te mentre sorseggi un drink e ti lasci trasportare dalla musica e dalle luci.

Durata: 90 minuti

Requisiti d’età: 18+: un laboratorio di pittura fluorescente al buio a Torino!

Per altre informazioni: https://feverup.com/m/151843

4. Candlelight x Martini: Tributo ai Queen

Goditi un concerto multisensoriale a lume di candela dedicato ai leggendari Queen presso Martini & Rossi. Con un cocktail Martini in mano, lasciati trasportare dalle note iconiche come “Bohemian Rhapsody” e “We Will Rock You” in un’atmosfera magica e avvolgente.

Il museo sarà aperto per la visita dalle ore 16 alle ore 21.30 del giorno dell’esperienza scelto

Maggiori informazioni : https://feverup.com/m/151334

5. Just the Woman I am: Corsa-Camminata per la Ricerca contro il Cancro

Partecipa a una corsa-camminata di 5 km per raccogliere fondi per la ricerca universitaria sul cancro e promuovere la prevenzione e il benessere. L’evento si terrà il 1-2-3 marzo nella suggestiva Piazza San Carlo, offrendo un’opportunità unica di sostenere una causa nobile mentre potrai goderti una sana attività fisica.

Maggiori informazioni: https://jtwia.org/

6. Balon: Mercatino delle Pulci a Torino

Esplora il pittoresco mercato del Balon, situato nella zona di Borgo Dora, dove potrai trovare una vasta gamma di antiquariato, artigianato e vintage. Con le sue bancarelle ricche di tesori nascosti, il Balon offre un’esperienza di shopping unica nel suo genere, perfetta per gli amanti delle scoperte inaspettate.

L’appuntamento con il Balon è il 16 marzo.

7. Dolci Portici 2024: Celebrazione della Pasticceria a Torino

Delizia il tuo palato con i dolci più prelibati presso Dolci Portici 2024, un evento che celebra la tradizione, la storia e il futuro della pasticceria torinese. Lungo le vie e le piazze del centro cittadino, scopri la ricchezza e l’unicità della dolcezza di Torino attraverso eventi, incontri e tour tematici.

L’evento si svolgerà lungo vie e piazze del centro cittadino.Pasqua è Reale alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Dal 23 al 24 Marzo.

8.Il Libro Ritrovato a Piazza Carlo Felice

Ogni prima domenica del mese, Piazza Carlo Felice ospita “Il Libro Ritrovato“, la più importante mostra-mercato di libri antichi e fuori stampa di Torino. Tra le bancarelle di questo affascinante mercatino, potrete trovare una vasta selezione di libri d’epoca, stampe antiche, libri fuori catalogo, libri usati, fumetti d’autore, foto, cartoline e francobolli. Un’opportunità unica per gli amanti della lettura e dei tesori letterari da scoprire.

9.Il Salone del Vino di Torino

Dal 2 al 4 marzo, il Salone del Vino di Torino giunge alla sua seconda edizione, ospitato presso due prestigiose sedi espositive: le OGR Torino e il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano. Questa grande manifestazione, dedicata agli amanti del vino, racconta il Piemonte vinicolo in tutte le sue sfaccettature e tipicità. Attraverso una vasta selezione di cantine e oltre 100 eventi programmati in tutta la città, il Salone del Vino offre un viaggio attraverso i terroir del Piemonte, valorizzando la grande diversità e la ricchezza vitivinicola della regione. Una missione che si propone di raccontare il vino attraverso tradizione e innovazione, cultura, musica e letteratura, con particolare attenzione alla sostenibilità e alla valorizzazione del territorio. Un’occasione imperdibile per immergersi nella cultura enogastronomica piemontese e scoprire i tesori vinicoli di questa affascinante regione.

Con una tale varietà di esperienze culinarie e culturali, marzo a Torino promette di essere un mese indimenticabile per tutti gli appassionati di buon cibo, arte e divertimento. Che tu sia un gourmet avventuroso o un curioso alla ricerca di nuove esperienze, c’è qualcosa di speciale che ti aspetta in questa affascinante città del nord Italia.

Buon appetito e buon divertimento!

CRISTINA TAVERNITI

La grande bellezza: “Moroni (1521 – 1589). Il ritratto del tempo”

Due opere soltanto sarebbero sufficienti a definire la grande bellezza, i sentimenti di chi guarda, gli incanti, le presenze e le tante storie, i ritratti soprattutto con la loro perfezione, della mostra “Moroni (1521 – 1589). Il ritratto del tempo” ospitata sino al primo aprile (val bene un viaggio, per gli appassionati) nelle sale delle Gallerie d’Italia milanesi, di fronte alla Scala, un centinaio di dipinti esposti, accompagnati da armature, libri, medaglie, disegni, con i prestiti tra l’altro del Louvre e del Prado e della National Gallery londinese e con la cura di Arturo Galansino e Simone Facchinetti, i quali dopo i successi delle precedenti mostre sul ritrattista bergamasco cinquecentesco, l’uno nel 2014 a Londra e l’altro cinque anni dopo alla Frick Collection di New York, sono divenuti i campioni d’eccellenza in territorio moroniano. Senza tema di smentita, una delle più belle mostre viste in questi ultimi anni, importante e ampia, ricca di quei volti che ti catturano per l’energia ed il realismo, assolutamente lontani dall’idealizzazione, che sprigionano, per l’intensità, per l’immediatezza che scava nei caratteri e nei comportamenti, per l’esattezza di particolare che coltiva in sé come qualcosa di modernamente fotografico, e di quegli abiti che ti rimandano con intelligente e persuasiva dolcezza ad un’epoca, di quella ampia sala al cui interno gli abiti neri (il nero come colore della elegante nobiltà) delle tele sono una sequenza difficilmente dimenticabile, suggestiva altresì per quei precisi disegni che ti rimandano, e che puoi decifrare, alle opere definitive poste non lontano, per le grandi pale d’altare che ne sono una parte non indifferente, anche se non è quella la vetta dell’arte di Moroni, e per i rapporti che sono corsi tra l’artista e altri famosi suoi compagni di percorso e d’epoca.

Due opere soltanto, “Il sarto” e il “Cavaliere in rosa”, entrambi oli su tela, campioni di ricchezze tattili, di campi dove l’occhio s’avvicina per gustare meglio, avvalorati entrambi in mostra, posti come sono nella fuga di corridoi e di aperture che fanno da cornice. Il ritratto, il primo, di un “venditore di pannine”, un tessuto di lana venduto a pezzi, alle prese con il proprio lavoro, un’anonima parete alle spalle e un taglio obliquo di luce di sapore caravaggesco, di quel Caravaggio che certo Moroni pittoricamente precede, un ragazzo che potremmo pensare poco più che trentenne, signorilmente abbigliato, un paio di calzoni rossi a sbuffo secondo la moda spagnola del XVI secolo, un giubbotto o farsetto chiaro riccamente lavorato che lascia intravedere un colletto pieghettato e due simili polsini che fuoriescono dalle maniche. Un piccolo anello al mignolo della mano destra, forse un vezzo forse il segno di un qualche agio. Forse ha appena staccato dalla cinghia di cuoio le grosse forbici che sono il punto di partenza del proprio lavoro, ha già segnato con il gesso bianco il pezzo di panno che poi taglierà: ma è stato disturbato e si è fermato, distolto da una parola di chi gli sta di fronte, forse dell’artista stesso che lo sta ritraendo. La cifra di un artista felicemente riscoperto, un esempio di verità inimmaginabile, di sorpresa ad ogni istante, di preziosa introspezione psicologica, caro e inseguito dalla committenza, capace di far nascere in noi una sensibilità fuori di quanto avremmo immaginato.

L’altro, proveniente da palazzo Moroni a Bergamo, ritrae il ventiquattrenne Gian Gerolamo Grumelli, giurista e ricco di incarichi politici e onorificenze, forse in occasione delle nozze con Isotta Brembati, poetessa, amante del canto e della musica, perfetta conoscitrice del francese, dello spagnolo e del latino, ritratta in due diversi momenti da Moroni (entrambi i ritratti sono presenti in mostra), nella prima metà degli anni Cinquanta, l’uno a figura intera e l’altro a mezza figura, dove abbondano abiti eleganti e gioielli e acconciature ricercate. Il “cavaliere”, curatissimo nell’aspetto, sguardo attento e indagatore, espresso in un elegante abito color corallo nella giubba, un colore indicato come “rosa seca”, nei calzoni alla foggia castigliana e nelle calze fermate da giarrettiere, nelle calzature, attraversata ogni parte dell’abito da ricchi filamenti d’argento visti come sontuosi ricami, impugna in eroica posa cappello piumato e spada. L’ambientazione ha le sembianze del muro di cinta di un giardino, che lascia intravedere, tra piccoli reperti d’archeologia e foglie d’edera che indicano fedeltà, un ristretto orizzonte, uno dei pochi concepito da Moroni, abituato assai più a chiudere i propri personaggi in ristretti quanto chiusi ambienti.

Ma, chiaramente, non soltanto questi. Perché attraggono “Il maestro di scuola” proveniente dalla Washington National Gallery, figura sghemba sulla sua poltrona, con quelle mani e quel libro dove tiene il segno che prepotenti escono dalla zona scura dell’abito, il “Ritratto di Alessandro Colonna” (dal Kunsthistorisches Museum viennese), opera di un Moroni trentenne – in piena epoca di Concilio – a tramandare lo scultore trentino, mentre in abiti da lavoro, le maniche rimboccate, gli avambracci e i muscoli in bella vista, regge una piccola statuetta antica nella testimonianza della propria attività e delle radici a cui guarda con amore; il “Ritratto di gentiluomo ventinovenne” e quello di Antonio Novagero (datato 1565), insigne uomo di Bergamo (“cum Bergomi praeturam sustineret MDLXV”, si legge alla base della tela, su di un piedistallo su cui il soggetto poggia la mano), al centro di lotte cittadine, elegante nell’abito rosso lasciato intravedere sotto il vistoso soprabito bordato di pelliccia, da cui appare un antico cache-sexe estremamente pronunciato, irriverente; quello di Giulio Gilardi (1548 circa), proveniente da San Francisco, l’ampio abito scuro fatto di ombre e di piccole schegge di luci, la mano sinistra poggiata su di un libro, i grandi volumi alle sue spalle, l’interno dell’ambiente, tutti a rammentarci della strada dell’originalità che Moroni aveva prepotentemente intrapreso, e quello di Michel de l’Hôspital, dall’Ambrosiana milanese, anche lui impellicciato e non soltanto per questo buon compagno del Novagero. E poi ancora appartenenti della media e alta borghesia e della nobiltà, dame della buona società, badesse, affettuosi padri con i loro bambini, prelati e insegnanti e studiosi, sconosciuti e ben riconoscibili, in tutti s’intrecciano vicende private e storie pubbliche, gli accadimenti lombardi e non soltanto di un secolo fatto di cultura e di armi e di personaggi che Moroni ha tramandato in una galleria di visi e di luci e di atteggiamenti e di rimandi, un lungo percorso dove non mancano le presenze di Tiziano e di Tintoretto (una solenne “Ultima Cena”), dove trova giusto spazio il suo maestro Moretto (“Sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria”), la cui bottega l’artista del “Sarto” frequentò almeno sino al 1543, più o meno ventenne, e nel ricordo i bresciani Savoldo e i Romanino come Lorenzo Lotto, ampliando anche noi a quell’”occhio lombardo” di cui parlava Mina Gregori.

Questo e molto altro appartiene alla mostra milanese, un affascinante successo, uno sguardo su un artista – ripeto, magnificamente riscoperto – che colpisce per la sua elegante completezza, un percorso che attraversa anni di attività e un lungo periodo storico, per l’immagine e per le tante immagini che lo spettatore riporta con sé, per le aree suggestive, culturalmente piene, dentro le quali il lungo tragitto è suddiviso. Concludendo con “Il sarto”, là dove avevo iniziato, con le parole che, in dialetto, scrisse un’ottantina d’anni dopo, di puro apprezzamento, Marco Boschini, veneziano, anche pittore e incisore, cartografo e restauratore e buon tramite circa l’acquisto di tele per principi e danarosi collezionisti: “Ghè dei ritrat, ma in particolar / quel d’un sarto sì belo, e sì ben fato / che ‘l parla più de qual si sa Avocato, / l’ha in man la forfe, e vu ‘l vede’ a tagiar.” Una visita alle Gallerie e ve ne potrete rendere sicuramente conto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Giovanni Battista Moroni, “Ritratto di sarto” (Il tagliapanni), 1572-75 circa, The National Gallery, Londra; “Ritratto di Gian Gerolamo Grumelli” (Cavaliere in rosa), 1560, Palazzo Moroni, coll. privata Lucretia Moroni, Bergamo; “Ritratto di Alessandro Colonna”, 1551-52 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna; “Ritratto di ventinovenne”, 1567, Accademia Carrara, Bergamo; una delle sale della mostra delle Gallerie d’Italia di Milano.

Quarto circo in pillole del caleidoscopio di spettacoli del circo Flic

 

 

Il “Caleidoscopio” di spettacoli della Flic Scuola di Circo di Torino propone il quarto appuntamento stagionale con “Circo in Pillole”, la storica rassegna-tirocinio che permette agli allievi di mettersi alla prova davanti a un vero pubblico, in seguito a stage intensivi di una settimana. Gli interpreti i scena sono ben 61 allievi e allieve dei corsi professionali e provenienti da 18 nazioni, venti del primo anno, ventuno dell’anno tecnico e venti del Mise a Niveau, che porteranno in scena le nozioni acquisite nel lavoro svolto con le regista Ania Buracynska e Anna Weber, in uno stage intensivo di una settimana sul tema della volontà.

“Caleidoscopio” è il titolo della stagione Spazio Flic 2023-2024, cartellone di spettacoli che la Flic Scuola di Circo di Torino propone presso lo Spazio Flic Centro Internazionale per le Arti Circensi, grazie al sostegno del Ministero della Cultura, Regione Piemonte, Fondazione Compagnia di San Paolo e con il patrocinio della Città di Torino e della Circoscrizione 6 Barriera di Milano.

Domenica 25 febbraio 2024, alle ore 18:00, presso lo Spazio Flic di via N. Paganini, andrà così in scena il quarto appuntamento con la storica rassegna-tirocinio che da 21 anni permette agli artisti dei corsi di perfezionamento di confrontarsi con la scena e mettersi alla prova davanti a un pubblico. Si intitola “Lascia perdere” e avrà come protagonisti 61 tra allievi e allieve dei corsi professionali Flic.

Il lavoro della settimana sarà incentrato sul tema della Volontà, come descritto dalle due registe:

“Qual è il ruolo della volontà nel riuscire? Cosa significa riuscire? Significa vincere? Vincere contro se stessi o contro l’altro? Lo spettacolo vuole essere una riflessione sulla vittoria e la sconfitta, in un tentativo di ricerca di un equilibrio fragile tra la volontà e l’abbandonarsi al momento presente. Lo spettacolo è adatto a un pubblico di ogni età, l’ingresso è gratuito e i biglietti verranno distribuiti alla biglietteria a partire da un’ora prima dello spettacolo.

Gli allievi dei corsi professionali Flic hanno un’età variabile compresa tra i 18 e i 28 anni, e per il 65% provenienti dall’estero. Oltre che da diverse regioni d’Italia, le nazioni maggiormente rappresentate sono l’Australia, il Belgio, il Brasile, la Francia, la Germania, l’Inghilterra, l’Israele e il Messico. Dopo il primo tempo, andato in scena tra il 14 ottobre 2023 e il 6 gennaio 2024, con sette spettacoli in tredici appuntamenti, il secondo tempo della stagione è iniziato con 18 spettacoli, tre prime nazionali e tre work in progress, in 27 appuntamenti e un gran finale che si terrà dal 28 al 30 giugno con la seconda edizione di “Oscillante”, primo festival europeo dedicato esclusivamente alle discipline aeree oscillanti. L’ampio cartellone propone spettacoli di compagnie ospiti, la restituzione di residenze artistiche ospitate nell’ambito del programma “Residenza artistica surreale 2023” e gli spettacoli che hanno come protagonisti gli allievi dei corsi professionali.

 

Mara Martellotta