Si è inaugurata ieri, sabato 24 agosto, presso la ex Chiesa di Santa Croce in Piazza Conte Rosso ad Avigliana (To) la mostra collettiva “Le Mille e una notte – Personaggi, profumi, colori, delizie di un Oriente mitico”
Trentacinque artisti (Franca BARALIS, Gesebel BARONE, Tiziana BERROLA, Ines Daniela BERTOLINO, Susanna BIANCHI, Cetty BONIELLO, Ivo BONINO, Nadia BRUNORI, Luisella COTTINO, Mara COZZOLINO, Giuliana CUSINO, Monica DE MARTIN, Piero DELLA BETTA,
Lorenzo DI LAURO, Francesco DI MARTINO, Sara DUDINO, Maria José ETZI, Francesca FINELLO, Silvana GAVAZZA, Sonia GIROTTO, Elisabetta GRANDI, Beppe GROMI, Pippo LEOCATA, Gianmatteo LOPOPOLO, Davide MAZZETTO, Marina MONZEGLIO, Mahtab Fereshte MOOSAVI, Patrizia MORETTI, Patrizia PIGA, Guido ROGGERI, Valeria TOMASI, Mara TONSO,
Anna TOSI, Nino VENTURA, Serena ZANARDO) espongono oltre 70 opere dipinti, acquerelli, ceramiche, fotografie professionali (stampa fine art) sculture in vetro e opere realizzate con grafica digitale e intelligenza artificiale.
La mostra, organizzata dall’Associazione culturale “Arte per Voi” di Avigliana (To) a cura di Giuliana Cusino e Luigi Castagna e con la collaborazione della dott.ssa Donatella Avanzo, sarà visitabile il sabato e la domenica pomeriggio dalle 15:00 alle 19:00 fino a domenica 6 ottobre
Sito web: https://artepervoi.it/

Il magico libro
“Le Mille e Una Notte” non sono un libro, sono piuttosto un mondo, un enigma infinito.
Sono una raccolta complessa e magmatica di racconti, le cui intricatissime vicende restano ancora da esplorare e da scrivere.
L’assemblaggio delle storie all’interno del racconto cornice, di origine indo-persiana, costituisce la griglia di tutta l’opera. La bella Shahrazàd – che si dice avesse letto e raccolto mille libri di storie delle genti antiche, delle gesta dei re e dei loro poeti – fa della narrazione lo strumento per distogliere il re Shahriyàr dal funesto progetto di unirsi ogni sera a una vergine e di ucciderla il giorno successivo per vendicarsi del tradimento della moglie e di tutte le donne. Non solo egli stesso e suo fratello Shahzamàn sono vittime dell’infedeltà delle rispettive spose, lo sono persino all’avvicinarsi di un essere sovrannaturale, quel genio “alto, dalla testa grossa, dal largo petto” che incute loro terrore facendo “ribollire” il mare. La prima notte di nozze, con la complicità della sorella Dunyazàd, Shaharazàd riesce, praticando abilmente l’arte dell’interruzione del racconto, ad affascinare e a incuriosire il re al punto da fargli sospendere l’esecuzione. Il racconto acquisisce così potere salvifico per innumerevoli notti, fino a quando, per un potente rovesciamento, la rabbia e il risentimento lasciano la mente e il cuore del re per far posto all’affetto e al rispetto per Shaharazàd, che nel frattempo gli ha dato tre figli.
Grazie all’arte affabulatoria di Shaharazàd, al suo saper incatenare una storia all’altra e nel sapersi interrompere al momento giusto, scopriamo il segreto del ritmo, della narrazione in prosa, ciò che tiene vivo il desiderio di ascoltare il seguito.

La Mille duesima notte
La sposa preferita
Da alcune settimane, anche Hasib Karim aveva due mogli. Erano gelose e litigavano di continuo. Dalla mattina alla sera, si udivano le loro grida nel cortile della casa. Nonostante minacciasse di ripudiarle, Hasib Karim non riusciva mai a calmarle.
Un giorno, le sue due spose gli chiesero quale preferisse.
“Rifletterò sulla vostra domanda e vi risponderò fra qualche giorno”, disse loro.
L’indomani, si recò nella via dei gioiellieri.
Guardò le vetrine, entrò in vari negozi, contrattò a lungo e se ne tornò a casa con due begli anelli. Attese di essere da solo con la prima moglie per offrirle uno dei gioielli.
Costei si impegnò, come le chiedeva il marito, a non parlarne con la rivale.
Hasib Karim procedette nello stesso modo con la seconda sposa, che promise anche lei di serbare il silenzio.
Lasciati passare alcuni giorni, Hasib Karim le riunì.
“La mia preferita, disse loro, è colei alla quale ho offerto segretamente un anello”.
Soddisfatte della risposta del marito, le due spose si ritirarono avendo ciascuna la certezza di essere la favorita.
Donatella Avanzo
archeologa e storica dell’arte


Se lo ius soli mi ha sempre trovato nettamente contrario anche per le motivazioni politiche dei suoi sostenitori, lo ius scholae voluto da Tajani suscita perplessità per l’uso strumentale che ne vuole fare, creando un problema al suo Governo e godendosi gli elogi sospetti dell’opposizione. E’ cosa vecchia sostenuta anche da Fini che ritorna a parlarne mentre uno come lui dovrebbe stare in silenzio. Per 15 anni l’argomento è rimasto in salamoia perché rischiava di far saltare il Governo Gentiloni e il Governo Draghi. Anche a sinistra al momento del voto erano freddi perché capivano che quelle posizioni “facevano perdere dei voti” nelle barriere dominate da immigrati. Da 15 anni e ‘ rimasto tutto fermo : essi dimostrano la nessuna urgenza del problema, avanzato tra i primi dal ministro Andrea Riccardi, della Comunità di Sant’ Egidio, ma anche presidente della “Dante Alighieri”, che ha tutt’altra storia. È un problema catto – comunista estraneo alla cultura liberale che Tajani dice di rappresentare. Lo storico Federico Chabod, che scrisse pagine magistrali sull’identità nazionale, rifiuterebbe ambedue questi finti ius. Il primo problema italiano è la perdita di cittadini italiani che va affrontata con una forte politica di sostegno alle famiglie. Se guardiamo gli immensi problemi della Francia, dobbiamo essere cauti nel favorire immigrati che possono rivoltarsi contro perché l’integrazione è volontaristica, come diceva Chabod, e può cambiare dopo la cittadinanza che implica anche il voto. Perché il problema è anche quello di avere un alto numero di stranieri votanti che possono determinare la politica italiana. Possibile che Tajani non capisca? Passi per il fatto che non sappia nulla di cosa scrisse Chabod. Politici colti oggi quasi non ne esistono più.
Per capire l’importanza storica dell’Accademia italiana della cucina, fondata da Orio Vergani nel 1953 ,basterebbe leggere la sua Rivista “Civiltà della tavola” e gli editoriali del suo presidente Paolo Petroni, un maestro libero e competente non legato alle cordate affaristiche delle guide o delle lobby tipo quella di Carlin Petrini, un politicante che ha avuto grande notorietà giungendo perfino alla cattedra universitaria per chiara fama. Petroni nell’editoria le di luglio 2024 afferma che anche il mondo dell’alta ristorazione sta cambiando: non bastano più nuove parole o ingredienti esotici o creatività estetica. Il “fine dining” è sul viale del tramonto. L’impiattamento, cioè la disposizione di una vivanda nel piatto “tramite virgole di salsa verde, puntini rossi, stelline gialle, granelli argentati, elementi decorativi, che hanno fatto la fortuna di Gualtiero Marchesi, e’ ormai una moda in declino. “Certi aspetti della cucina cosiddetta di alto livello – scrive Petroni – stanno stancando molti appassionati frequentatori di ristoranti” perché rivelano il trucco: stupire ed aumentare i prezzi.
L’associazione internazionale Regina Elena si è fatta promotrice di una causa benemerita volta a proclamare la beatificazione di una donna di straordinarie virtù umane e cristiane che nel corso della sua vita si è dedicata con generosità assoluta agli altri a partire dal terremoto di Messina. Durante la Grande Guerra trasformò il Quirinale in ospedale per i feriti, agendo in prima persona. Fu la promotrice della ricerca contro il cancro e tentò anche di lanciare con altre regine europee un appello per la pace in alternativa alla devastante seconda guerra mondiale. C’è stato chi ha sbagliato a volerla far seppellire a Vicoforte per mettere se stesso in luce. Oggi il comitato appena creato, al quale ho dato subito la mia adesione, e’ la grande occasione per rilanciare la figura di Elena di Savoia regina della carità e rosa d’oro della Cristianità nella giusta dimensione, liberandola dal cono d’ombra di Vicoforte.
Anch’io ho notato questa informazione insistita e ripetitiva. E’ cosa riprovevole, che crea paure sociali nelle persone e vuole insistere su una follia collettiva e una criminalità destinata ad allarmare. Certo essa non manifesta una capacità di indagine rapida perchè siamo sempre agli stessi punti di partenza o quasi. Sarebbe interessante sentire un sociologo e uno psicologo per poi pensare l’esatto opposto delle loro spiegazioni condite di assolute certezze. Quante sciocchezze da questi interpreti della società odierna che sembrano i nuovi oracoli del nostro millennio dispensatori di verità scientifiche da quattro soldi causa dell’ impazzimento della nostra cultura!