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La Regione: inaccettabile slittamento riapertura Frejus

«Un ulteriore allungamento dei tempi di riapertura della linea ferroviaria storica del Fréjus, interrotta da agosto per la frana in territorio francese, è inaccettabile. Così come lo è il metodo con il quale questa notizia viene diffusa da Sncf, alla vigilia di un incontro binazionale organizzato proprio per un confronto su tempi e modalità di ripristino della circolazione». Lo dichiarano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore ai Trasporti e infrastrutture Marco Gabusi
«Il governo francese, poco più di un mese fa, a Torino durante la riunione della Cig Torino-Lione, aveva comunicato la riapertura della linea per l’autunno 2024. Già allora la Regione, e le istituzioni italiane, a partire dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, avevano manifestato la propria insoddisfazione per i tempi troppo lunghi, a fronte dell’urgenza di ripristinare un collegamento indispensabile per il nostro sistema economico e per le relazioni transfrontalieri. In quella sede – ricordano Cirio e Gabusi – la Regione si era messa a disposizione per collaborare con i francesi allo scopo di velocizzare il più possibile gli interventi. Anche di questo si sarebbe parlato, e si parlerà, nella riunione prevista il 29 gennaio. Scoprire dai giornali che non solo non esiste la disponibilità ad anticipare i tempi rispetto all’autunno, ma che questi potrebbero addirittura dilatarsi, è inaccettabile e la Regione Piemonte è a fianco del governo italiano per chiedere ai francesi maggiore collaborazione per riaprire prima possibile il collegamento e individuare soluzioni temporanee che consentano quanto prima la circolazione dei treni, pur con dei vincoli. I francesi infatti sicuramente ricorderanno quando, nel 2020 a seguito della tempesta Alex, l’Italia ha fatto quanto possibile per garantire la circolazione dei treni verso la Val Roja altrimenti isolata: grazie all’impegno di Rfi, infatti, i treni viaggiavano, seppure a 10 chilometri all’ora, da Limone a Tenda per portare i generi di prima necessità. Chiediamo ora ai francesi lo stesso sforzo e la stessa collaborazione, a sostegno del nostro sistema produttivo e del diritto alla mobilità transfrontaliera».

Segre, il ricordo del sindaco Lo Russo e del presidente Cirio

È morto questa mattina, nel giorno della Memoria, Bruno Segre. Aveva 105 anni. Avvocato, partigiano, è stato esempio di impegno civile.

Era nato a Torino, dove si laureò in legge ma a causa delle leggi razziali, in quanto figlio di un ebreo, non gli fu in quegli anni permesso esercitare la professione di avvocato.

“Con la morte di Bruno Segre – dichiara il Sindaco Stefano Lo Russo -perdiamo un punto di riferimento nella lotta per i diritti, da sempre in prima linea in difesa della democrazia, della libertà e dei valori della Resistenza.

La sua scomparsa, nel giorno in cui celebriamo il valore della Memoria, è un simbolico passaggio di testimone.

Sta a noi, ora più che mai, seguire il suo esempio e tramandare il suo insegnamento.

A Bruno -ha concluso il primo cittadinova il nostro profondo ringraziamento, per il suo esempio e il suo impegno, mentre ai suoi cari vanno sincere condoglianze”.

Commenta il governatore del Piemonte, Alberto Cirio: Ci ha lasciati Bruno Segre: “oggi, nella Giornata della Memoria e nel giorno di apertura dell’anno giudiziario a Torino, dove durante gli anni delle leggi razziali a Segre fu vietato di esercitare la professione di avvocato. La sua scomparsa è ulteriore monito per tutti noi a difendere, ogni giorno, i valori della democrazia, dell’antifascismo e della libertà”.

Segre, il cordoglio del presidente del Consiglio regionale Allasia

Il Consiglio regionale e il Comitato Resistenza e Costituzione apprendono, con grande dolore, la notizia della morte dell’avvocato Bruno Segre, partigiano e testimone della Resistenza, avvenuta simbolicamente nel Giorno della Memoria.
Bruno Segre è stato un uomo coraggioso e determinato, che ha dedicato la sua vita alla lotta per la libertà e la giustizia, scelte che gli sono costate anche a livello personale. Da giovane, ha combattuto contro il fascismo e le forze dell’occupazione nazista, dimostrando grande coraggio e altruismo. Dopo la guerra, ha continuato instancabilmente a impegnarsi per la difesa dei diritti umani e della democrazia, diventando un simbolo di speranza per le nuove generazioni. Ai familiari e agli amici di Bruno Segre il Consiglio e il Comitato esprimono le più sentite condoglianze”, afferma il presidente del Consiglio regionale, Stefano Allasia.

L’Associazione Marco Pannella ricorda Bruno Segre

L’Associazione Marco Pannella di Torino, gli amici e compagni di Torino iscritti al Partito Radicale, piangono la scomparsa del nostro iscritto Bruno Segre, antifascista, partigiano, anticlericale, giornalista, avvocato,  fondatore e Direttore de L’Incontro, la rivista che per decenni ha promosso e sostenuto la laicità dello Stato.

Era iscritto all’Associazione Marco Pannella di Torino. E’ stato un grande protagonista della Resistenza. Riuscì a fuggire dalle persecuzioni fasciste; durante la fuga da Torino nel 1942 un gerarca fascista gli sparò e si salvò grazie a un portasigarette di metallo  che teneva nel taschino della giacca.  Appena divenne avvocato nel primo dopoguerra si attivò per difendere i primi obiettori di coscienza totali, impegno che lo vide protagonista fino agli anni 70 quando fu poi approvata la legge che istituì il servizio civile in alternativa a quello militare.

Da sempre anticlericale, nella sua vita si impegnò con forza e rigore sui temi in difesa della laicità dello Stato e avviò battaglie di libertà, contro i privilegi della chiesa. Nel 1973 per promuovere una manifestazione di Loris Fortuna e dei Radicali per la campagna sul divorzio, noleggiò un aeroplanino dal quale furono gettati sulla città 10.000 volantini per annunciare l’evento.

Sergio Rovasio, Presidente dell’Associazione Marco Pannella di Torino e Consigliere Generale del Partito Radicale così lo ricorda:

‘Ancora lo scorso 20 settembre abbiamo organizzato insieme la manifestazione in Piazza Savoia a Torino dove, con altre associazioni, ricordiamo ogni anno l’anniversario della Breccia di Porta Pia al suono della Marcia della Repubblica Romana e di quella dei Bersaglieri. Nei mesi scorsi ci aveva donato alcuni libri, testi, ritagli di stampa riguardanti le lotte e le battaglie del Partito Radicale sull’obiezione di coscienza per donarli all’archivio di Roma.

E’ stato tra i firmatari dell’Appello da noi lanciato lo scorso anno per dedicare i giardini di Corso Siccardi  alla figura di Marco Pannella;  nei giorni scorsi avevamo indicato agli uffici del Comune il suo nome tra le personalità da far intervenire all’inaugurazione della passeggiata Marco Pannella che si terrà entro l’anno.

Abbiamo perso una grande personalità a cui tutti volevamo un gran bene”.

Valle (Pd). “Segre, addio a testimone antifascismo e protagonista della cultura”

Il Presidente del Comitato Resistenza e Costituzione: “Lo ricorderemo questa sera al Lingotto in occasione del concerto per il Giorno della Memoria”.

«La scomparsa di Bruno Segre mi addolora profondamente. Con lui si spegne uno straordinario testimone dell’antifascismo e una tra le più libere e coraggiose voci dell’intellettualità torinese.  Il destino ha voluto che il suo addio sia venuto a coincidere con il Giorno della Memoria. Il Comitato Resistenza e Costituzione rimane orfano di uno dei suoi più autorevoli compagni di viaggio, sempre presente a tutte le commemorazioni e a tutte le iniziative culturali. Lo ricorderemo con affetto e riconoscenza questa sera all’inizio del concerto di Luca Barbarossa al Lingotto. Bruno Segre ha vissuto tante vite, tutte con fervida passione: è stato partigiano, avvocato, giornalista, difensore degli obiettori di coscienza, impegnato sul fronte dei diritti umani e della laicità delle istituzioni. I suoi interventi, in particolare quelli in occasione della festa della Liberazione, erano privi di retorica ma capaci di scuotere le coscienze, denunciando con forza i pericoli derivanti da coloro che definiva gli “analfabeti della democrazia”».

Chiuso ristorante giapponese in borgo San Paolo per precarie condizioni igieniche

I  poliziotti del Commissariato di P.S. San Paolo, con l’ausilio dell’unità cinofila antidroga dell’UPGSP e di personale della Polizia Municipale, hanno svolto un servizio di controllo straordinario del territorio nella zona di competenza. Insieme all’ASL-SIAN hanno, inoltre, proceduto alla verifica del rispetto delle normative attinenti alle condizioni igieniche presenti all’interno di alcuni esercizi commerciali.

L’attività si è in particolare concentrata su tre locali, uno di ristorazione e due caffetterie.

In un ristorante giapponese di Corso Peschiera, gli Ispettori del servizio SIAN hanno riscontrato precarie condizioni igieniche, in particolare sporcizia diffusa sul pavimento della cucina, pareti annerite, nonché la presenza di un topo in fase di decomposizione dietro un congelatore alimentare. Inoltre, alcuni alimenti erano privi della relativa tracciabilità, altri risultavano scaduti. Per tali violazioni, è stata decretata l’immediata sospensione dell’attività, sino al ripristino delle previste condizioni igieniche, con sanzione di 2000 €.

Successivamente, durante il controllo dell’area pedonale compresa fra piazza Sabotino e via San Bernardino, è stato controllato un bar, anch’esso sanzionato per aver violato il regolamento di igiene del Comune di Torino in materia di salubrità in quei luoghi ove può verificarsi notevole affluenza di persone.

Un secondo bar, ubicato in via Di Nanni, è stato sanzionato per cattive condizioni igieniche dei servizi e della attrezzature utilizzate per la preparazione di alimenti e bevande, nonché per la presenza di un dehor privo di concessione comunale.

Nel corso dell’attività i poliziotti hanno identificato 90 persone e controllato 16 veicoli.

Bruno Segre, Grimaldi (AVS): se ne va un gigante dell’antifascismo

 “Socialista libertario, avvocato che difese il ‘primo’ obiettore di coscienza, Pietro Pinna, e soprattutto consigliere comunale a Torino e protagonista ineguagliabile della vita sociale e civile nella nostra città dal dopoguerra a oggi. Partigiano, avvocato, militante indefesso, un compagno e maestro mosso da un’immensa curiosità, e da un’insaziabile fame di libertà e speranza. Te ne vai nel giorno della memoria, in un momento buio, ma tu sarai sempre luce. Ciao Bruno, gigante dell’antifascismo”. Così Marco Grimaldi, vice presidente di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, ricorda Bruno Segre.

Addio a Bruno Segre, l’uomo che nacque “quando ancora tuonavano i cannoni della Grande guerra”

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A 105 anni è morto Bruno Segre. Intellettuale, avvocato, partigiano.

Si era laureato  in Giurisprudenza all’Università di Torino, dove fu allievo di Luigi Einaudi.

Le leggi razziali, essendo di famiglia ebrea non gli permisero di svolgere la professione di avvocato. Per decenni  pubblicò il giornale L’incontro, rivista di confronto di idee.

Di seguito, il ricordo di Marco Travaglini.

 

E’ morto Bruno Segre, l’uomo che nacque “quando ancora tuonavano i cannoni della Grande guerra”

Bruno Segre è morto a 105 anni, proprio nel giorno in cui si celebra la memoria della Shoah dopo una vita da protagonista che ha attraversato il ‘900 ( era nato a Torino il 4 settembre del 1918) e i primi vent’anni del Duemila senza rinunciare alle sue battaglie per la libertà, i diritti, la laicità, contro ogni autoritarismo e discriminazione. Un raro esempio di coerenza e forza che ha raccontato in “Non mi sono mai arreso” (Editrice Il Punto/ Piemonte in Bancarella). Il volume, a cura di Nico Ivaldi, riflette una vita straordinaria di avvocato e giornalista distintosi come una delle più limpide e coraggiose personalità dell’antifascismo italiano. Il racconto, sotto forma d’intervista, ripercorre la sua storia offrendo al lettore un ritratto lucido e appassionato di Segre dalla Torino degli anni Venti e del “lessico famigliare” della sua famiglia ai due decenni del fascismo con l’ignominia delle leggi razziali, la guerra, la Resistenza e il lungo cammino che ha visto impegnato per numerosi decenni il caparbio protagonista tra mille impegni e interessi. Nato a Torino “quando ancora tuonavano i cannoni della Prima guerra mondiale”, ha vissuto quegli anni in una casa di via Barbaroux con i balconi che “si affacciavano su piazza Castello”. Laureato in legge, allievo di Luigi Einaudi, antifascista discriminato dalle leggi razziali in quanto figlio di genitore ebreo, durante il Secondo conflitto mondiale Segre conobbe due volte, nel 1942 e nel 1944, la costrizione del carcere fascista e partecipò alla Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà. Un’esperienza sulla quale, nell’estate del 1946, scrisse un memoriale che pubblicò soltanto qualche anno fa, nel 2013, in un volume intitolato “Quelli di via Asti”. Dalle pagine del libro e dal ritmo incalzante dell’intervista emerge il profilo di quest’uomo colto e intelligente, innamorato del concetto del movimento di Giustizia e Libertà, saldamente ispirato da quell’esprit républicain che ne ha sempre orientato le scelte, a partire dall’insopprimibile impegno a difesa dei principi di laicità e all’intransigente fedeltà ai valori di un socialismo capace di garantire i diritti individuali, ripudiando ogni settarismo e dogmatismo. La narrazione autobiografica offre un’infinità di spunti, suggestioni, aneddoti ironici. Giornalista e avvocato, negli anni del dopoguerra Segre si è impegnato nella difesa dell’obiezione di coscienza e nella battaglia per il divorzio. Come giornalista ha intervistato un’infinità di personalità importanti e ben pochi possono vantare come lui di aver potuto intervistare Joséphine Baker, la “venere nera” della Parigi degli “années folles” resi immortali da Hemingway nel suo “Festa mobile”. E soprattutto di averla intervistata nel contesto che lui stesso descrive e che non è il caso di anticipare per non togliere al lettore la curiosità di scoprirlo da solo. Bruno Segre, oltre a collaborare a diverse testate (tra le altre L’Opinione, diretta da Franco Antonicelli e Giulio De Benedetti, Paese Sera, Il Corriere di Trieste e il Corriere di Sicilia) è stato il fondatore e direttore del mensile “L’Incontro”, una esperienza editoriale più unica che rara durata settant’anni, trasformatasi in giornale online dopo aver cessato la pubblicazione cartacea. Quel “periodico politico-culturale” stampato su foglio unico in formato grande e con la testata in rosso ha segnato più di un’epoca, accompagnando per ben quattordici lustri gli affezionati lettori con riflessioni e articoli dedicati alle battaglie contro l’intolleranza religiosa e il razzismo, per la pace, i diritti civili e la laicità. Quando il 4 settembre del 2018 l’avvocato Segre ha festeggiato i suoi cento anni ha voluto ringraziare tutti gli amici “che con me condividono ideali democratici, pensieri di libertà e di antirazzismo, di fedeltà a quelle che furono le conseguenze della Liberazione: cioè la fedeltà alla Costituzione e la fiducia nella Repubblica”. E aggiunse: “l’auspicio che mi permetto di esprimere, in questo momento solenne per la mia vita, per il futuro e per l’umanità, è questo: viva la libertà!”. Un breve, sintetico e chiaro messaggio da parte di un uomo che ha attraversato un intero secolo a testa alta e che non si è mai sottratto ai suoi doveri di democratico offrendo un lucido contributo sui temi a lui cari, iniziando dalla libertà di stampa anche in questi periodi difficili segnati da crisi, guerre ed enormi incognite sul futuro. Nelle ultime righe di quella sua intervista autobiografica affermava di voler essere ricordato come una persona che si è sempre opposta a tutti i tentativi di prevaricazione e d’imposizione forzata sia essa politica o religiosa. Con una punta di scaramantica civetteria aveva rivelato che sul suo sepolcro voleva fosse inciso un motto di Saul Bellow: “Qui giace un vinto  dalla morte  che non si è mai arreso”. Ed effettivamente è stato così.

Marco Travaglini

 

Il Giorno della Memoria celebrato a Palazzo Civico

Torino celebra il Giorno della Memoria nella Sala Rossa di Palazzo Civico, rinnovando il ricordo della Shoah per commemorare le vittime dell’Olocausto, lo sterminio del popolo ebraico, degli Internati Militari e di tutti i deportati nei campi nazisti.

Il Coro di Voci Bianche del Teatro Regio, con pianoforte e direzione del Maestro Claudio Fenoglio, ha introdotto ieri mattina la celebrazione con le note di due brani di Mendelssohn (“Veni domine” e “Laudate pueri”) e con il “Va pensiero” di Verdi.

Sono intervenuti, oltre al Sindaco Stefano Lo Russo e alla Presidente del Consiglio Comunale Maria Grazie Grippo, il Prefetto di Torino Donato Giovanni Cafagna, l’assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte Fabrizio Ricca, il Vicepresidente del Consiglio regionale e Presidente Comitato Resistenza e Costituzione della Regione Daniele Valle, la Vicepresidente della Comunità Ebraica di Torino Anna Segre e il Rabbino Capo Ariel Finzi. L’orazione ufficiale è stata affidata alla direttrice della Fondazione Circolo dei Lettori Elena Loewenthal.

Momento centrale della celebrazione è stata la cerimonia di consegna delle Medaglie d’Onore conferite con Decreto dal Presidente della Repubblica a 20 cittadini italiani internati nei lager nazisti e ai familiari dei deceduti, consegnate nella Sala del Consiglio Comunale. 19 i familiari che hanno ritirato il riconoscimento mentre a esserne insignito personalmente è stato Giovanni Frasca Pozzo, di 100 anni, che fu internato a Krusevac (Serbia) dal 8 ottobre 1943 al 2 giugno 1945, accompagnato dal Sindaco di Castellamonte, dove risiede, in frazione Campo Canavese. “Sono venuto accompagnando i figli e i nipoti dei miei commilitoni – ha detto nel suo discorso di ringraziamento -. Tutti loro sono ‘andati avanti’ e io sono l’ultimo testimone diretto, ma oggi è come se fossimo ancora insieme. Sento forte il dovere di trasmettere la memoria delle nostre storie, per lasciarla in eredità ai giovani. Questa medaglia – ha concluso- ci aiuti a ricordare il prezzo della libertà riconquistata e il valore della pace che speriamo ritorni presto ovunque nel mondo”.

Oltre a Giovanni Frasca Pozzo, unico ancora in vita, il riconoscimento è andato a: Filippo Buccheri, Pierino Loro Piana, Cesare Morino, Giovanni Penna, Silvio Viggiano, Ugo Barral, Riccardo Leva, Antonio Pietro Beardo, Giacomo Bozzello, Lorenzo Frasca Pozzo, Lorenzo Goglio, Lorenzo Bernardo Maddio Rocco, Isidoro Nabot, Giacomo Troglia, Oreste Bocca, Virginio Capone, Giovanni Borello e Antonio Trinchero.

Il Sindaco Stefano Lo Russo ha dichiarato: “La Memoria è un valore fondamentale per la nostra comunità, un vero ‘vaccino contro l’indifferenza’, per usare le parole della Senatrice Liliana Segre. Ed è proprio da questa indifferenza che dobbiamo continuare a tenerci lontani, custodendo e tramandando il valore della Memoria alle nuove generazioni. Loro dovranno tenere accesa quella luce capace di essere guida anche nei momenti più complessi e scuri, come quello che stiamo vivendo, e continuare a illuminare un cammino che porti lontano da indifferenza, antisemitismo, odio e razzismo”.

Ricordare e far ricordare, coltivando la Memoria per costruire un domani migliore. Con questi obiettivi ogni anno, il 27 gennaio, viene celebrata in tutto il mondo la Giornata della Memoria, perché proprio in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Il programma completo delle iniziative è disponibile al link: http://www.comune.torino.it/eventi/calendario/giorno-della-memoria-2024/