ilTorinese

All’ippodromo di Vinovo la stagione delle notturne

Ancora trenta giornate di corse e quindi di trotto all’Ippodromo di Vinovo da qui alla fine del 2023. Ecco perché quello che è successo fino ad oggi, compresi i Gran Premi come il Costa Azzurra e il Città di Torino, è stato un goloso antipasto di una stagione che ha ancora moltissimo da regalare a chi vive di ippica e a chi la sogna.

Giugno da sempre significa il piacere delle Notturne e le belle tradizioni devono essere rispettate. Così da sabato 17 in poi, per tutto il resto dell’estate torinese il trotto sotto i riflettori sarà uno spettacolo garantito. Il via delle corse sempre attorno alle 20, con la possibilità di vivere una serata diversa tra pista, ristorazione e tantissimi eventi collaterali. giugno sono in programma altre quattro riunioni: oltre a quella del 17, anche il 23 con la Tris Quarté Quinté e poi ancora mercoledì 28 e venerdì 30. A luglio agosto altro dieci appuntamenti, con un calendario che nei mesi estivi a Vinovo non è mai stato così pieno. E tra gli eventi che possiamo già preannunciare, l’attesissima “Notte dei Bikini” condotta come sempre da Elia Tarantino a metà del mese prossimo. Tutti appuntamenti da vivere anche a bordo pista, approfittando delle proposte culinarie del ristorante panoramico “La Scuderia” che ogni volta studierà menù specifici e serate a tema. Perché l’ippodromo continua nella sua missione aggregativa che è una delle caratteristiche più importanti dell’impianto torinese.

Finita qui? Assolutamente no, perché il 3 settembre tornerà l’appuntamento con il Gran Premio Marangoni, la classica per i 3 anni che puntano al Derby romano. E il 1° novembre, doppia sfida per il Gran Premio Orsi Mangelli, ormai una tradizione per Vinovo che non sta mai ferma, fino a dicembre inoltrato.

Quando l’arte incontra il vino nei suggestivi spazi dei Magazzini Dora a Torino

Nella suggestiva cornice dei Magazzini Dora a Torino (Via Valprato, 68), il 17 giugno 2023 alle 17.30 torna un nuovo appuntamento di ARTE&VINO.

Un modo innovativo e spensierato di parlare d’arte contemporanea e di come essa viene vista e collezionata.

All’interno dell’Atelier del fotografo Diego Dominici, ci sarà una degustazione tecnica, guidata dal Sommelier A.I.S Giovanni Amione, e a seguito un talk con l’artista, moderato dalle curatrici di AREA.lab Annachiara De Maio e Giovanna Rombaldi.

Arte&Vino nasce con l’intento di avvicinare le persone sia al mondo del vino, attraverso la degustazione di vini pregiati e studiati appositamente per la serata, sia al mondo dell’arte contemporanea, entrando direttamente in contatto con l’artista…a casa sua!

Giovanna Rombaldi, curatrice dell’evento dichiara che “puntiamo ogni volta a far conoscere un vino nuovo abbinato all’arte di uno specifico artista. Il punto interessante e che rende speciale il nostro evento è che viene svolto ogni volta in un atelier/studio d’artista diverso, al quale si abbina la degustazione di un vino studiato appositamente da un sommelier professionista per quella serata e per quell’artista.

Prima della degustazione e del talk i partecipanti saranno guidati in una piccola visita ai Docks Dora per conoscere la storia e cosa contiene oggi al suo interno.

I posti per questo evento sono limitati. Per info e prenotazioni info.arealab@gmail.com

AREA.lab è un progetto dell’Associazione Culturale La Nuova Maniera e del collettivo curatoriale tdf.collective, che nasce con l’intento di diffondere l’arte contemporanea sul territorio e di educare all’arte e con l’arte attraverso progetti di formazione, eventi e laboratori creativi.

info.arealab@gmail.com

Italia Lib Pop: Torino, quartieri degradati e amministrazione assente

Anche se in questo periodo i media sono impegnati a coprire altre notizie, spesso di carattere nazionale, la questione sicurezza a Torino è tutt’altro che risolta e continua a preoccupare chi la Città la vive e la fa vivere quotidianamente.
“Il parcheggio attiguo ai giardini San Paolo è teatro da sempre di intemperanze notturne, schiamazzi e risse, è stato eletto per il periodo diurno a campo rom. Diverse famiglie si alternano coi loro camper tra gli spazi destinati al parcheggio, sostando il tempo sufficiente per evitare di incorrere in sanzioni. Peccato non dedichino la stessa attenzione al decoro di quegli spazi: rifiuti di ogni sorta abbandonati tra le aiuole, abluzioni personali alle pubbliche fontane, minori liberi senza supervisione”, così Pietro PiazzollaCoordinatore Provinciale di Lib-Pop Piemonte, commenta la situazione di degrado ed ordine pubblico che si registra nel quartiere San Paolo di Torino.
“Nonostante l’opera di riqualificazione, seppur lodevole, ma limitata al solo verde pubblico in corso nell’area, negli abitanti della zona il senso di insicurezza e di abbandono da parte delle autorità è aumentato fino al punto di convincere un agguerrito gruppo di residenti a presentare un ennesimo esposto affinché le autorità siano con forza chiamate all’azione”, aggiunge Piazzolla.
Fatti analoghi, quando non più gravi, si ripetono in più parti della città lasciando la triste sensazione che l’attuale amministrazione cittadina annaspi impotente davanti un fenomeno che rischia di portare il degrado sistemico di aree del tessuto urbano un tempo esenti da questi problemi.
“Il ripristino dell’ordine pubblico e del decoro urbano, così come la tutela dei cittadini che si sentono ormai abbandonati a loro stessi in diversi quartieri della Città, deve tornare ad essere una priorità per questa Amministrazione, che sembra sempre più distante dalla realtà che molti Torinesi vivono sulle proprie spalle”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare.
“Come Italia Liberale e Popolare stiamo raccogliendo segnalazioni e programmando iniziative specifiche per portare alla luce fenomeni di delinquenza e degrado, spesso sottovalutati se non sconosciuti all’attuale amministrazione, distratta sull’argomento”, conclude Desirò.
Italia Liberale e Popolare
Coordinamento Regionale Piemonte

Chiacchiere tra cadaveri etnicamente diversi

Quando la guerra bussa alla tua porta, non sai mai cosa potrà accadere. Lo scoprirai solo strada facendo. Forse lo potrai raccontare, se saprai sopravvivere all’orrore”. Così inizia la nota in quarta di copertina di Chiacchiere tra cadaveri etnicamente diversi ( Infinito edizioni, 2023), l’ultimo libro di Luca Leone, giornalista e scrittore tra i più attenti e profondi conoscitori della Bosnia e dei Balcani occidentali. Un libro diverso, una silloge poetica composta da versi asciutti, duri, essenziali dove pare che l’autore abbia scelto di riversare le emozioni e i ricordi di trent’anni di viaggi e di incontri nel cuore dell’Europa di mezzo, soprattutto in terra bosniaca ed erzegovese dove tutto sembra impastato con il sangue di un popolo martoriato da un conflitto che non ha mai cessato di produrre sofferenze e dolore anche dopo che le armi hanno taciuto. In Chiacchiere tra cadaveri etnicamente diversi sono i sommersi e i salvati della decade malefica dell’ultimo scorcio del secolo breve che animano le trentaquattro poesie, riesumando e rianimando storie di persone e paesi che hanno conosciuto guerre e violenze, fame e morte sotto il tiro dei cecchini, amputazioni per gli scoppi delle granate, la pazzia e l’odio del nazionalismo portato agli eccessi e la pulizia etnica, terribili miserie umane e incredibili lampi di generosità e condivisione. Una realtà che pesa come una sorta di maledizione per un paese, la Bosnia, tanto bello quanto disgraziato. Ha ragione Andrea Cortesi quando, nella sua presentazione, afferma che questo è forse “il più intimo, personale e sofferto libro che Luca Leone abbia mai scritto”. In poemi come E’ tempo si condensa la storia recente del paese che rappresentava il cuore più jugoslavo della Jugoslavia, una storia di conflitti e di terribile pace segnata anche dal fallimento dell’Occidente e dell’Europa, dove “i fantasmi del ’93 cercano attoniti un ponte che non c’è. A Mostar l’aria è grave d’esplosioni d’intonaci e tetti saltati e sbriciolati. Volano, danzano schivando granate che piovendo dilaniano popoli alla fame. A Mostar la Neretva è rosso sangue d’un odio sconosciuto ma eccitante. E gridano esaltati i generali: crepino i cattolici, schiattino i musulmani. E scannano sedotti i militari: a morte gli ortodossi, nel fiume i musulmani. E’ tempo di distruzione. Giacciono nuvole di sporco in superficie, gelide osservano le alte ciminiere. A Zenica è di nuovo blu la Bosna ma il cielo è un coperchio che isola e sconforta. Tremano le anime di donne oltraggiate, vittime impotenti di guerre programmate. Assolti e affrancati, soldati e mercenari banchettano coi corpi di civili ignari. Gridano assetati i generali: stuprate i cristiani, violentate i musulmani. E’ tempo di distruzione, di utile disperazione, di nuovi ricchi, di chierici contenti. E’ tempo di trasformazione, di nuova occupazione, di bui nazionalismi, di mafia e di fascismi”. La poesia di Luca Leone, come scrive Silvio Ziliotto nell’introduzione, è una risposta a un malessere quasi fisico, a un dolore morale lancinante dovuto ad anni di narrazione, confronto, scontro, denunce, amarezze, tante altrui bassezze nel raccontare e capire la Bosnia Erzegovina. Per questo si può comprendere perché i versi sembrano di carta vetrata, stridenti anche quando esprimono sarcasmo e sconcerto o diventano un urlo strozzato che cerca di riscattare le vittime di quella come di tutte le guerre. Un libro diverso ma non meno importante di Srebrenica, i giorni della vergogna, Višegrad o La pace fredda, dove ancora una volta si chiede e si reclama giustizia perché un popolo torni a sperare, per risollevare cuori intimoriti, per riprendere a vivere e a progettare il futuro. Una giustizia che deve partire dal cuore di ciascuno senza coprire quel sangue con lo sporco dei nazionalismi, dell’indifferenza, della distrazione, dell’oblio. Un compito difficile ma necessario perché come scriveva Predrag Matvejević, uno dei più grandi intellettuali jugoslavi del XX secolo, “i tragici fatti dei Balcani continuano, non si esauriscono nel ricordo, come avviene per altri. Chi li ha vissuti, chi ne è stato vittima, non li dimentica facilmente. Chi per tanto tempo è stato immerso in essi non può cancellarli dalla memoria”.

Marco Travaglini

Auto rubata con droga a bordo e duplice targa fermata dalla polizia

Una delle scorse notti gli agenti del Commissariato di PS Centro hanno arrestato un ventunenne italiano gravemente indiziato di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. Il giovane è stato anche deferito in stato di libertà per il reato di falsa attestazione sull’identità personale, porto di oggetti atti a offendere e ricettazione in concorso.

Poco dopo le tre e trenta della notte, gli agenti, transitando in corso Vittorio Emanuele II, notano un’auto superare un incrocio nonostante il semaforo rosso. Quando la volante si avvicina, l’auto imbocca via Arsenale contromano, attraversa alcune vie fino ad arrestare la marcia in corso Re Umberto. A bordo del veicolo, i poliziotti trovano tre persone. Gli agenti si rendono conto che le targa anteriore è diversa da quella posteriore, entrambe non coincidono con quanto riportato sulla carta di circolazione. Dagli accertamenti esperiti, emerge che l’auto è provento di furto così come una delle due targhe. L’altra, invece, risulta oggetto di smarrimento.

Nel corso del controllo, il conducente fornisce delle generalità che gli agenti scopriranno non vere quando, in un borsello, troveranno i suoi documenti. All’interno i poliziotti rinvengono anche alcune bustine contenenti pasticche, verosimilmente ecstasy e MDMA, materiale per il confezionamento delle dosi e alcuni coltellini. A casa del ventunenne, nel corso della successiva perquisizione, i poliziotti trovano altra sostanza stupefacente, 1100 euro in denaro contante e altro materiale: un dispositivo Telepass e una carta di circolazione dei quali non giustificava il possesso.

In relazione ai fatti accaduti, anche le altre due persone presenti in auto vengono denunciate in stato di libertà per il solo reato di ricettazione.

Pininfarina: da piccola officina artigianale a marchio del made in Italy nel mondo 

L’AUTOMOTIVE A TORINO /3

 

Dalle Ferrari, Alfa Romeo, alle Lancia, l’azienda fondata a Torino negli anni ‘30 come “Società anonima Carrozzeria Pinin Farina” da Battista Farina – soprannominato “Pinin” in piemontese – nello stabilimento di corso Trapani – su una superficie di quasi 10mila mq – che conta 150 collaboratori è destinata a grandi cose. Il sogno di Pinin si realizza anche grazie al finanziamento di una zia della moglie e dall’appoggio di Vincenzo Lancia, che per primo crede nelle intuizioni dell’amico al quale poi fa “carrozzare” molte delle sue automobili; l’atto di costituzione, firmato dai soci Battista Farina, Giovanni Battista Devalle, Gaspare Bona, Pietro Monateri, Arrigo De Angeli e Vincenzo Lancia. La Pininfarina, nei primi anni fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, è una piccola attività artigianale che costruisce carrozzerie su ordinazione di facoltosi clienti privati e diventa negli anni un’industria con la capacità di offrire al mercato automobilistico progettazioni complete di autoveicoli e, più in generale, di mezzi di trasporto concepiti anche con l’ausilio di ricerche ingegneristiche avanzate.

Ma è nel momento della prima ricostruzione postbellica Pininfarina concepisce la prima automobile di fama mondiale, la Cisitalia 202: presentata nel 1947 è la prima autovettura che ottiene l’onore di un posto in un museo, nel MoMa di New York; da quel momento la Pininfarina inizia a disegnare lo stile di centinaia di autovetture. Negli anni ‘50 inizia la collaborazione della Pininfarina con case automobilistiche straniere, come la francese Peugeot con cui il rapporto continua anche oggi e, sempre negli anni ‘50, l’azienda passa da una struttura artigianale a una vera realtà industriale. L’evento di passaggio è la produzione per conto dell’Alfa Romeo di 27mila Giulietta Spider, nata in Pininfarina ispirandosi, per il design dell’auto, alla Lancia Aurelia B24.

L’azienda dal 1961 passa sotto la guida del figlio del fondatore, designer di fama mondiale Sergio Farina, che ha proseguito la ricerca del padre restando nel campo delle automobili; il biennio 1960-70 è quello che segna la creazione di alcuni tra i modelli più famosi, come l’Alfa Romeo Spider Duetto, la Lancia Flaminia, Lancia Flavia coupé, la Dino 246 e le Fiat 124 Sport Spider e Dino Spider. A partire dal 1967 la Pininfarina si trasferisce nei nuovi stabilimenti di Grugliasco (TO) e si riscontra un forte impegno nello sviluppo tecnologico e aerodinamico, prima con la creazione del Ccd – Centro di Calcolo e Disegno) e, in seguito, con la costruzione di una galleria di vento in scala naturale, la prima in Italia per le autovetture e una delle poche allora esistenti al mondo; nascono inoltre nuovi accordi per il reparto design e progettazione con Daewoo, Cadillac, Bentley e Mitsubishi. Come molte altre aziende di design automobilistico, oltre alle vetture poi entrate in produzione di serie, la Pininfarina ha presentato ai vari saloni delle vetture concept car, tra le quali si annoverano la Ferrari Modulo del 1970, la Ferrari Rossa Concept del 2000 e la Maserati Birdcage 75th del 2005.

Nel 1999 Pininfarina disponeva di tre unità produttive in Italia: Grugliasco per la lastroferratura, verniciatura e carrozzeria, San Giorgio Canavese per la carrozzeria di marchi vari e infine Bairo (TO) per la carrozzeria marchio Mitsubishi. Nel 2008, Andrea Pininfarina, presidente e amministratore delegato della storica carrozzeria torinese, muore sul colpo in un incidente stradale a Trofarello, e gli succede alla presidenza dell’azienda il fratello Paolo; il 3 luglio 2012 viene a mancare Sergio Farina, che ha guidato la crescita dell’azienda nell’ultimo mezzo secolo (1961-2001) e sempre nel 2012 la Pininfarina stringe un accordo con la cinese South East Motor per la realizzazione del design di una gamma di modelli destinati alla produzione. Nel 2015 viene comunicata la cessione dell’azienda – in grave insolvenza – al gruppo indiano Mahindra & Mahindra al prezzo di 1,10 euro per azione.

Giulia De Sanctis

A Torino la prima edizione del Palio dei Poeti

Il 17 giugno si svolgerà la  competizione poetica tra le varie Contrade ovvero tra le varie Circoscrizioni

 

Il Club dei Cento Aps promuove la prima edizione del Palio dei Poeti, nato da un’idea proposta e sostenuta dal Cavalier Giorgio Milanese e da Giuseppe Mastarone, in collaborazione con Giorgia Catalano e Mario Pippia del Direttivo del Club. Si terrà sabato 17 giugno presso il Teatro Cecchi Point alle 15.30, in via Antonio Cecchi 17 a Torino.

Si ispira alle regole e allo spirito del Palio, inteso come una gara tra le contrade, Circoscrizioni di una Città.

Le circoscrizioni che hanno aderito sono sette, tutte meno la Circoscrizione 1, e hanno messo in campo quattordici poeti che verranno giudicati da una giuria popolare e da una giuria tecnica.

I poeti sono Domenico Cavallo, Luciana Navone Nosari, Sergio Donna, Cinzia Morone, Cinzia Guglielmino, Donato De Palma, Egle Bolognesi, Rosita Panetta, Francesco Tomas, Angela Donna, Gianni Stuardi, Claudia Caldarola e Giorgio Motta.

I giurati della giuria tecnica sono Max Ponte, Francesco Rodolfo Russo, Margherita Oggero, Patrizia Valpiani e Bruno Rullo. Padrino del Palio sarà l’attore Franco Barbero. I giurati della giuria popolare sono Ivana Posti, Vincenza De Ruvo, Bruno Giovetti, Enrico Maria Lazzarin e Cristina Codazza.

Dopo la proclamazione della Contrada ( Circoscrizione) vincitrice del Palio, gli spettatori potranno gradire alle 18.30 una esibizione della banda musicale dei vigili urbani di Torino.

Attraverso la competizione poetica il Palio si propone di porre e rafforzare il senso di appartenenza al territorio in cui si vive e lavora.

Questo evento riesce a dare luce alla ricchezza della vita culturale di Torino, a partire dalle tante realtà che operano nelle otto Circoscrizioni.

La modalità di partecipazione è gratuita e avviene a coppie.

Ogni coppia rappresenta, idealmente, il territorio di una Contrada (Circoscrizione).

La coppia richiama metaforicamente l ‘idea di un team (fantino- cavallo), che si battono per il Palio.

Non è prevista alcuna distinzione di ruoli tra i concorrenti che la compongono, che possono essere sia di sesso diverso sia dello stesso sesso.

In un mondo in cui i rapporti interpersonali diventano sempre più difficili e in una società in cui silenziosamente cadono uno a uno i valori e le certezze, promuovere il senso di appartenenza alla propria Circoscrizione, in questo caso alla Contrada, risulta fondamentale. Si tratta di un modo di risvegliare il legame di unione con il territorio, che nulla ha che fare con i partiti politici o gli interessi di parte. L’attaccamento al luogo, nello specifico alla Circoscrizione, rappresenta qualche cosa di profondo, una radice. In certi casi si può parlare di ‘demone di appartenenza’.

Il Palio, con questa specifica competizione, rappresenta uno stato della mente che porta a gioire e soffrire insieme agli appartenenti alla stessa squadra.

MARA MARTELLOTTA

Botte da orbi tra 30 persone al campo sportivo

La sera del 7 giugno  si è verificata una rissa che ha coinvolto circa una trentina di persone sul campo sportivo della via Milano a Grugliasco, gestito dal Cus Torino. I ragazzi è stato raggiunto da spray urticante.  L’incidente è avvenuto durante il torneo amatoriale Mole Cup 2023, dove le squadre del liceo Sant’Anna di Torino e dell’istituto Majorana di Moncalieri stavano giocando. A placare gli animi sono intervenuti i Carabinieri.

 

Alassio inaugura la panchina del Centro Pannunzio

Venerdì 16 giugno 2023 alle ore 10,30 ad Alassio, sul lungomare in fondo a via Torino, verrà inaugurata dal Sindaco arch. Marco Melgrati, in ricordo della torinese Chiara Spadoni, la panchina intitolata al Centro “Pannunzio”, che fu posizionata nel 2018  dal Sindaco  Enzo Canepa e che necessitava di un restauro dovuto agli agenti atmosferici. Il restauro, per iniziativa del Gen. Franco Odello, è stato realizzato dall’artista Marco Breewer. Ha dichiarato il prof. Pier Franco Quaglieni, Direttore del Centro “Pannunzio”: << Con Chiara Spadoni ho condiviso tante idee in nome della libertà e dell’anticonformismo. In molte iniziative realizzate dal Centro “Pannunzio” in Liguria ,Chiara fu mia  preziosa collaboratrice. Una persona colta e piena di vita che ricordiamo con affetto e rimpiangiamo con gratitudine L’ultimo suo Capodanno lo passammo insieme . Dopo pochi giorni ebbe un ictus da cui non si riprese più . Ringrazio la Città di Alassio per aver concesso l’onore al Centro Pannunzio di una panchina sul lungomare >>.
Ha inoltre dichiarato il Gen. Odello:<< Ho conosciuto Chiara Spadoni nel corso delle iniziative culturali del Centro “Pannunzio”, promosse dal Direttore Pier Franco Quaglieni, e da subito l’ho apprezzata per i suoi ideali di libertà, di coerenza, di capacità di ascolto e di rispetto per le idee degli altri. E’ stato un privilegio conoscerla ed avere la sua amicizia preziosa, raffinata e gioiosa. La ricordiamo con stima ed affetto>>