Il 5 e 6 ottobre, TELT e SNCF Réseau apriranno le porte dei loro cantieri a Saint-Jean-de-Maurienne e nel tunnel di base del Moncenisio, una struttura chiave della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Le iscrizioni sono aperte su jpolyonturin.eu
Per tutto il fine settimana, i visitatori potranno dare uno sguardo dietro le quinte di questo progetto internazionale, con visite guidate in sotterraneo e alla scoperta dei lavori all’aperto.
In questa occasione, TELT e SNCF Réseau offriranno ai visitatori una visione privilegiata dell’avanzamento dei lavori e chi lo desidera potrà anche scendere nel cuore della montagna e osservare il fronte di scavo della galleria. Un’occasione rara per immergersi nel patrimonio della regione e scoprire l’innovazione che sta plasmando il suo futuro. I lavori in corso per l’interconnessione ferroviaria (futura stazione internazionale e viadotto sull’Arvan, muri di sostegno e sbancamenti) saranno oggetto di una presentazione specifica e di visite del cantiere dedicate. Queste giornate si rivolgono a tutti i pubblici, con una serie di attività, tra cui un’area giochi per bambini, stand gastronomici e presentazioni interattive sulla storia e le sfide tecniche del progetto.
Sarà possibile accedere a due dei dieci cantieri attualmente in corso:
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Il cantiere del tunnel di base (CO8), i cui lavori sono iniziati nel dicembre 2022, a Saint-Julien-Montdenis. Lo scavo di questa sezione viene effettuato con un martello demolitore o con esplosivi, secondo il metodo tradizionale.
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Il cantiere operativo di Saint-Jean-de-Maurienne (CO9), dove SNCF Réseau sta eseguendo i lavori di interconnessione ferroviaria con la linea storica.
Dopo la grande partecipazione alle precedenti edizioni, le Giornate Porte Aperte dei cantieri della Torino-Lione sono un appuntamento molto atteso da residenti e curiosi, per poter vedere dal vivo questo straordinario progetto che trasformerà la mobilità di domani tra Francia e Italia, nell’ambito della Rete Transeuropea di Trasporto (TEN-T).
(foto di repertorio)




La legge del 1992 sulla cittadinanza si è rivelata un’ottima legge, una delle poche ottime leggi. Infatti nessun governo della II Repubblica l’ha cambiata, ne’ quelli di destra, ne’ quelli di sinistra. Oggi tre gatti di finti radicali di + Europa e i residuati bellici di quello che fu il partito socialista hanno lanciato un referendum per ridurre da 10 a 5 anni i tempi per la cittadinanza italiana, approfittando della raccolta delle firme (sempre 500mila, pochissime!) per via elettronica. Hanno dimenticato che il voto implica ancora di recarsi ai seggi di persona e che i referendum non hanno da tempo raggiunto il quorum necessario e hanno fatto sprecare denaro pubblico inutilmente. L’abuso di referendum andati in fumo per mancanza del quorum ha depotenziato lo strumento, screditandolo. Questo referendum è meramente strumentale perché una cittadinanza non può essere un dono, ma essa deve essere legata al rispetto di certe condizioni stabilite dalla democraticissima legge del 1992. I finti radicali di Magi (che è tutto fuorché un leader) non sono affidabili e non possono essere confusi con Pannella che mai si è lanciato in un referendum farlocco come questo.
Ho visto fotografie della presidente Giorgia Meloni che parlava all’ONU davanti ad una sala semivuota. Che tristezza per l’Italia, assai poco considerata, se penso che il ministro degli Esteri Fanfani, unico italiano, divenne presidente eletto dell’Onu. Neppure il fluido inglese della Meloni è bastato. Tutto il suo impegno per la politica estera non ha dato frutti. Sono argomenti su cui meditare, se consideriamo che l’impegno estero l’ha distolta dai problemi italiani abbandonati a ministri spesso non all’altezza del compito. Floris ha esibito quelle fotografie alla inguardabile 7, io che pongo l’Italia sopra tutto, sono amareggiato.

Ho conosciuto don Ottaviano con cui ebbi scontri televisivi piuttosto aspri molti anni fa. Non era certo un diplomatico , era un credente molto convinto. Quando ci conoscemmo a tu per tu, capimmo che avremmo potuto andare d’accordo e così è stato per molti anni perché le cose che ci univano erano molte. So che tanti giovani e non giovani avevano per lui una venerazione e credo che l’uomo e il sacerdote lo meritasse per davvero. Io sono stato molto amico del filosofo e sacerdote ,docente in quello stesso liceo, don Luigi Lo Sacco. Lui, forse più ancora di 0ttaviano, andrebbe ricordato. A Lo Sacco ho voluto bene e l’amicizia è stata totale. Oggi esistono insegnantini di religione che non sono neppure comparabili con Ottaviano.
immediatamente. La partigiana titina appartiene ad un’altra storia, a quella degli infoibatori, dei persecutori, non degli oppressi. Questo è buonismo stupido e non in buona fede. Che la targa sia stata posta in una scuola appare una indecenza di cui il preside dovrebbe rispondere disciplinarmente.
Roberto Tentoni