ilTorinese

Traffico di migranti, arrestati tre pakistani

La Polizia di Stato, in stretto raccordo con il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, all’esito di mirate ricerche sul territorio nazionale, ha dato esecuzione ad un arresto provvisorio per fini estradizionali emesso dall’Autorità giudiziaria pakistana nei confronti di tre cittadini di quel Paese, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I provvedimenti sono stati convalidati dalle Corti d’Appello con il coordinamento delle Procure Generali competenti.

L’operazione, svolta dagli investigatori del Servizio Centrale Operativo e delle Squadre Mobili di Torino, Catanzaro e Brescia, ha interessato contemporaneamente le predette province, ove i soggetti sono stati localizzati, tratti in arresto e posti a disposizione dell’Autorità giudiziaria italiana per lo svolgimento del procedimento estradizionale.

Nel corso dell’indagine è emerso il coinvolgimento degli arrestati nel traffico di migranti che partiti dal Pakistan, venivano fatti transitare dalla Libia, sulla rotta del Mediterraneo centrale, per fare ingresso illegale in Unione Europea, in particolare dalle coste italiane e greche.

Il sodalizio criminale pakistano sarebbe stato collegato anche a due gravi episodi di naufragio.

Il primo sarebbe avvenuto nel febbraio del 2023 a largo delle coste libiche, allorquando un barchino in ferro del tutto privo di dispositivi di salvataggio e di sicurezza, diretto verso l’Italia, si sarebbe ribaltato a causa delle avverse condizioni atmosferiche.

Il secondo sarebbe avvenuto nel giugno 2023 in acque SAR greche. In quel caso l’imbarcazione, nell’ambito di un viaggio organizzato dal gruppo investigato, tra cui i tre arrestati, sarebbe partita dalla Libia in data 18 giugno 2023 e si sarebbe ribaltata a largo delle coste elleniche di Pylos (GRE), causando la morte di numerosi cittadini pakistani.

Nel corso dell’indagine, inoltre, sarebbe emersa anche la capacità del gruppo criminale e dei tre indagati tratti in arresto, di procurare visti lavorativi in assenza dei requisiti previsti dalla legge, quindi in violazione del c.d. “decreto flussi”, per i cittadini pakistani entrati illegalmente nell’Unione Europea.

Gavi World Tour, a Torino il 5 maggio

Una giornata di degustazioni alla scoperta del grande bianco del Piemonte

Dopo il grande successo delle tappe di Miami ed Edimburgo, sarà Torino il prossimo 5 maggio ad ospitare, presso la sede AIS Piemonte in via Modena, il Gavi World Tour, l’evento che il Consorzio Tutela del Gavi organizza dal 2022 nelle più importanti metropoli internazionali.

Il momento di scoperta ed approfondimento dedicato alle diverse espressioni del Gavi DOCG vedrà protagoniste 29 cantine e 71 etichette di questo pregiato bianco piemontese.

Il programma della giornata prevede due distinti momenti: alle ore 13:00 la Masterclass riservata agli operatori e alla stampa. La sessione sarà condotta da Filippo Bartolotta, wine educator di fama internazionale attivo anche negli Stati Uniti. Nel pomeriggio, dalle ore 14.30, la Walk-around tasting aperta al pubblico, in cui i partecipanti vivranno attraverso la degustazione delle diverse referenze presenti, un viaggio sensoriale e culturale che permetterà di confrontarsi ed approfondire, direttamente con i vignaioli, le caratteristiche peculiari di questo vino.

Il Gavi DOCG, che con una quota di export del 92% gode di un grande successo all’estero, è il vino bianco secco maggiormente prodotto in Piemonte e mira, con questo evento, a tornare ad essere protagonista anche in Patria.

Espressione delle colline della provincia di Alessandria, come ricordato da Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio Tutela del Gavi, questo nobile vino è testimonial del territorio nel quale nasce: “un’area dal grande valore storico e culturale, che merita di essere scoperta e apprezzata attraverso il suo vino”.

Per partecipare al Gavi World Tour è necessario accreditarsi e prenotare sul sito: https://gaviworldtour.com/it/torino

Alessandro Sartore

I piemontesi sono sempre più green

Il  92% preferisce il cartone per il packaging e chiede informazioni sempre più chiare sugli imballaggi

Il fatto che i piemontesi siano sempre più green emerge da un’indagine condotta su oltre mille consumatori italiani e da un focus dedicato alla regione. Il Piemonte si distingue per consapevolezza ambientale e attenzione al packaging sostenibile.

È quanto emerge dall’Osservatorio di Pro Carton, l’associazione Europea di Produttori di Cartone e Cartoncino, che ogni anno analizza la percezione dei cittadini europei sul ruolo del packaging in chiave ambientale. Lo studio ha coinvolto oltre 5 mila consumatori tra Italia e Regno Unito, Germania, Francia e Spagna, di cui più  di mille in Italia.

All’interno del campione nazionale un focus specifico è  stato riservato al Piemonte, consentendo di mettere in luce dati e tendenze peculiari della regione, in linea con il quadro italiano, ma con sfumature locali di grande interesse.

Secondo la fotografia di Pro Carton, le due sfide percepite come le più preoccupanti dai piemontesi sono il costo della vita ( lo dichiara il 67% degli intervistati) e il cambiamento climatico (62%). Seguono, con percentuali minori, la guerra (57%), la povertà ( 52%) e l’immigrazione (43%). Non solo, oltre 6 intervistati su 10 nell’ultimo anno si sono significativamente interessati al cambiamento climatico.

Il 65% di chi vive in Piemonte ha dichiarato di acquistare prodotti sostenibili, prestando attenzione al fatto che il prezzo si mantenga costante e eguale alle alternative tradizionali.

Per il 40% adottare uno stile di vita attento all’ambiente è diventato un fattore  più importante rispetto allo scorso anno. Tra i comportamenti virtuosi messi in atto dai cittadini piemontesi negli ultimi dodici mesi spiccano l’aumento della raccolta differenziata, lo dichiara il 66%, l’acquisto di prodotti di provenienza locale (52%) e la riduzione del consumo di acqua (41%), risultati in linea con il resto del Paese.

Quasi 7 intervistati su 10 sono convinti che non si stia facendo abbastanza per arginare gli effetti del cambiamento climatico e che sarebbero necessarie azioni più concrete, come piantare più alberi (segnalato dal 62% dei partecipanti) e soprattutto riciclare maggiormente (67%). Una convinzione confermata dal fatto che, negli ultimi 12 mesi, il 52% dei partecipanti all’indagine ha riciclato di più rispetto allo scorso anno.

In Piemonte il cartone è  il materiale preferito per il packaging. Uno degli aspetti più significativi riguarda la preferenza dei cittadini in tema di packaging: se posto davanti alla scelta tra plastica e cartone, il 92% dei piemontesi sceglierebbe l’imballaggio in cartone.

Secondo il campione intervistato, le caratteristiche che deve avere un packaging ideale sono : facile da riciclare (63%), realizzato con materiali naturali rinnovabili (43%) e dotato di istruzioni chiare per il corretto smaltimento ( 32%).

I cittadini sono consapevoli del ruolo che rivestono nella scelta del packaging da acquistare , ma nonostante questo ritengono che la responsabilità maggiore nella riduzione dei rifiuti degli imballaggi ricada sui produttori ( 70%).

“Il Piemonte si presenta come una regione attenta e sensibile al tema dell’ambiente”, commenta Winfried Muehling, direttore Marketing e Comunicazione di Pro Carton. “Nel complesso vediamo i consumatori italiani rispondere molto bene al riciclo. C’è un forte impegno per l’ambiente e per l’utilizzo ottimale delle risorse naturali per il bene del nostro pianeta”.

MARA MARTELLOTTA

La bellezza femminile, da Botticelli a Mucha alle divine del cinema muto

Nelle Sale Chiablese, sino al 27 luglio

 

Un percorso lungo più di quattro secoli si snoda attraverso le sale Chiablese, in piazzetta Reale (curato in collaborazione con Arthemisia con la ricchezza di oltre cento opere, sculture disegni dipinti, prestiti da musei nazionali e internazionali e raccolte private, dalle collezioni sabaude, da Annamaria Bava, sino al 27 luglio), andando “Da Botticelli a Mucha”, un percorso attraverso “bellezza, natura, seduzione” che riserva nell’ultima piccola sala gli sguardi e i veli, gli occhi a tratti allucinati e le movenze azzardate, i sorrisi delle bellissime e sospirose di quel cinema muto che ai primi anni Dieci dello scorso secolo enumerò Sarah Bernhardt e la sua rivale italica Eleonora Duse, che avrebbe girato nel ‘16 il solo “Cenere” di Febo Mari, Lyda Borelli e Francesca Bertini dalla lunga vita, con un ultimo applauso per la sua monaca nel “Novecento” di Bertolucci, sino a Lina Cavalieri, ovvero “la donna più bella del mondo” con il viso e le curve in seguito della Lollo, immortalata da Boldini, regina del Salone Margherita, “massima testimonianza di Venere in terra”, secondo il conio di Gabriele D’Annunzio, travolta nel ’44 durante un’incursione aerea alleata.

Undici sale e dieci sezioni, un percorso attraverso le tante forme di rappresentazione della bellezza, dell’eterno femminino, espresso in più differenti declinazioni, ad iniziare dai disseminati bassorilievi archeologici di età romana, e statue, al Quattrocento di Sandro Botticelli con la sua “Venere” (1485-1490, sinuosa ed elegante “espressione di un ideale di bellezza umanistico di stampo neoplatonico”, probabile ritratto di quella Simonetta Vespucci che fu amata da Giuliano de’ Medici, bellezza senza pari del proprio tempo: una versione pressoché identica è conservata alla Gemäldegalerie di Berlino) che trovò posto nelle collezioni Gualino dopo l’acquisto degli anni Venti – ora in bella e definitiva mostra alla Galleria Sabauda a cui il mecenate l’aveva destinata nel 1930: opera che finì nelle mani della Banca d’Italia allorché il regime, per nulla soddisfatto della disobbedienza dell’imprenditore, decretò il confino e una infelice requisizione, che portò l’opera ad arricchire significativamente gli arredi dell’ambasciata italiana a Londra. Sulla parete della sala odierna, s’allineano altresì i risultati delle indagini diagnostiche compiute sull’opera tra il 2020 e il 2023, i particolari e le correzioni, i ripensamenti dell’artista, e anche questo è manna per l’appassionato d’arte. La dea, simbolo altresì della forza generatrice della natura, avvicinata qui all’opera dallo stesso titolo di Lorenzo di Credi, dove più è considerata la plasticità del soggetto, gareggia in bellezza con il “Volto di fanciulla” disegno autografo di Leonardo, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa e proveniente dalla Sabauda (il visitatore potrà accedere al nuovo “Spazio Leonardo” posto al primo piano, previo l’acquisto del biglietto combinato Mostra + Musei Reali e/o dei soli Musei Reali).

La seconda sezione vede un omaggio al Mito di Elena, bellezza e femminilità immortalate nelle tavole del tardo Cinquecento di Lambert Sutris e da due splendidi arazzi posti ad inizio del secolo successivo, dovuti alla Manifattura di Bruxelles, come dal gruppo marmoreo rappresentante “Il ratto di Elena” di Francesco Bertos (1738). E ancora le tre Grazie, considerate fin dall’antichità la personificazione in toto della grazia femminile, l’arte di Canova in tre disegni – un nudo femminile, un gruppo di ninfe con un amorino e un disegno a carboncino ritenuto uno dei più intensi tra i fogli preparatori per il celebre gruppo scultoreo, provenienti dalle collezioni della Biblioteca Reale ne mostra tutta la bellezza. Un’eleganza e una aggraziata raffinatezza che ritroviamo più in là con il gruppo “La danza” del torinese Edoardo Rubino. La successiva sezione ci fa conoscere il “Taccuino romano” di Girolamo da Carpi, ferrarese, attivo nella prima metà del Cinquecento, pittore e architetto affermato, dedito qui a quello che viene considerato il suo capolavoro, schizzi a raffigurare monumenti romani e sculture antiche, un grande album contenente 180 fogli, disegnati tutti su entrambi i lati, oggi smembrato e diviso tra la Biblioteca Reale di Torino, che ne detiene il maggior numero, ben novanta, il Rosenbach Museum&Library di Philadelphia e il British Museum londinese. Quanto attiene alla “meraviglia della natura”, è proprio del trionfo degli “album naturalistici” di Carlo Emanuele I, la natura intesa come dispiegamento di forze vitali, la rappresentazione coloratissima di fiori e pesci e uccelli, tavole che all’inizio del Seicento facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca.

Con intenso interesse si guarda al “fascino dell’arte classica” e all’influenza che essa ebbe nella nascita del nostro Rinascimento. I punti d’attenzione sono Firenze e Roma, ma anche la meno importante Padova, grazie alla lunga permanenza del genio di Donatello e con l’influenza che certe sue opere ebbero ad esempio sugli allievi della bottega di Francesco Squarcione, quali Mantegna, Marco Zoppo e il dalmata Giorgio Schiavone, di cui dalla Sabauda arriva la “Madonna con il bambino”, una tavola composta tra il 1456 e il 1460, una rispettosa quanto vivace rivisitazione del mondo antico in quel maestoso arco trionfale  che avvolge la Vergine, in quegli inserti di marmi policromi e porfido, nei festoni di frutti e nei putti, alcuni in carne e ossa, altri come bronzetti animati. Ancora i nomi di Macrino d’Alba e del Garofalo, ancora il gusto per le “grottesche”, sviluppatesi con il primo venire alla luce della Domus Aurea neroniana, un tripudio inarrestabile di figure umane e mitologiche, di oggetti e di mostri, di prodotti del mondo vegetale, che coinvolgono con successo i nomi di Perin del Vaga e Giovanni da Udine, come quello di Baccio Bandinelli di cui s’ammira un foglio con “Due studi di figure femminili”, come non si passa indifferenti dinanzi all’imponenza della testa colossale proveniente da Alba, forse appartenente a una divinità femminile.

“L’universo della bellezza femminile” si alterna tra la virtù e la castità, “allegorie” che ancora una volta prendono a prestito il corpo femminile in tutta la sua avvenenza, l’immagine di Lucrezia emblema di eroismo e di forza morale, le varie Sibille in sei tele sono opera di Orsola Maddalena Caccia, monaca e pittrice, figlia di Guglielmo denominato il Moncalvo dal piccolo centro piemontese dove trascorse la maggior parte della vita e morì, un ciclo proveniente dal palazzo della famiglia Dal Pozzo del ramo di Castellino, in Moncalvo, una delle testimonianze più alte della produzione dell’artista; “Regine, principesse e belle di corte”, visi regali vissuti tra il Seicento e l’inizio del Settecento, trentasette ritratti femminili raccolti nell’Appartamento dei Principi di Piemonte (qui ne sono esposti sedici) tra gioielli preziosi e abiti sontuosi, giochi di ricami e passamanerie, non ultimi esempi di signorilità la Contessa di Castiglione, seducente agente segreto pronta a far breccia nel cuore dell’Empereur, e Margherita di Savoia, grazie ai pennelli di Michele Gordigiani (nel 1872), prima regina d’Italia che vede crescere la propria popolarità presso i sudditi grazie ai molti viaggi e alle pubbliche cerimonie, presenti entrambe in omaggi che guardano già alla fotografia. E l’incantevole Sissi, dalla tragica fine, resa celebre dai film della Schneider. Il finale che suona “Incanto e seduzione tra Ottocento e Novecento”, dove sono le prove importanti di Giacomo Grosso (“Nudo di donna”, 1915, dallo sguardo carico di sensualità nascosto dietro il braccio destro ripiegato, in cui il pittore rivisita “La source” di Ingres in una concezione più intima) e di Leonardo Bistolfi (testa di “La bellezza liberata dalla materia”, 1906, per il monumento funebre a Segantini a St Moritz, proveniente dal Museo Civico di Casale Monferrato), di Cesare Saccaggi la cui “Semiramide”, dipinta intorno al 1905, è venuta di recente a far parte delle raccolte dei Musei Reali torinesi. Nei passi finali, il “Ritratto femminile”, bellissimo gesso dovuto ancora a Bistolfi, comunica con le figure di Alphonse Mucha, cecoslovacco, nome di punta dell’Art Nouveau, scomparso nell’immediato indomani dell’invasione hitleriana del suo paese, avvolte di fiori e rimandanti ancora una volta allo spirito di raffinatezza del Rinascimento italiano: uno stile personalissimo che apriva le porte alla Belle Èpoque.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Sandro Botticelli, “Venere”; tra gli allestimenti della mostra “Da Botticelli a Mucha”; “Nudo di donna” di Giacomo Grosso e “La bellezza liberata” di Leonardo Bistolfi; in primo piano “La danza” di Edoardo Rubino e alle spalle “Le tre grazie” di Pietro della Vecchia, tra i capolavori della mostra.

Nuova apertura al Lingotto per Medi-Market

Il gruppo di parafarmacie di origine belga Medi-Market, in virtù della posizione strategica e del dinamico tessuto urbano che caratterizza la Città di Torino, ha scelto proprio il capoluogo sabaudo per l’apertura del suo 50° punto vendita. Si tratta del terzo del centro urbano e del quinto della Provincia. Arrivata in Italia nel 2019, Medi-Market è oggi presente in diverse regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lazio e in Piemonte, dove è presente con ben sette negozi.

Il Centro Commerciale “Lingotto”, situato nel cuore del centro cittadino, in via Fenoglietti 230, fa da cornice al nuovo punto vendita, uno spazio in cui è possibile trovare un vasto assortimento di prodotti che abbracciano tutti i più recenti trend nel campo del beauty, dalla skincare coreana alla dermocosmesi naturale, passando per integratori finalizzati al benessere e alla performance sportiva, oltre a un’intera gamma di prodotti per mamma e bambino. In negozio è inoltre possibile confrontarsi con il personale altamente qualificato che, da sempre, contraddistingue i punti vendita del brand, dai farmacisti agli esperti di cosmesi, beauty, nutrizione ed erboristeria, capaci di fornire informazioni e consigli in merito ai farmaci da banco senza prescrizione medica e alle referenze beauty presenti in store.

Il nuovo punto store si distingue per un ampio spazio espositivo progettato per un’esperienza d’acquisto completa e confortevole, con più di 200 marchi e oltre 10.000 prodotti di qualità a prezzi accessibili. Questa l’offerta che Medi-Market porta al “Lingotto”, con l’obiettivo di rendere la salute e il benessere sempre più accessibili, seguendo il claim aziendale “prezzo, scelta, consiglio”. Promozioni extra in numerosi periodi dell’anno e sconti fino al -50% caratterizzano Medi-Market, un gruppo che trova la propria direzione nel rendere la salute e il benessere sempre più accessibili a un numero crescente di utenti. Tutto questo riservando ulteriori vantaggi e servizi personalizzati anche agli iscritti al servizio di fidelizzazione “My Freedelity Program”, con offerte, omaggi e buoni regalo esclusivi, ma non solo.

L’apertura al Lingotto arriva dopo due altre importanti aperture, nel centro storico di La Spezia e all’interno di “The Wow Side – Shopping Centre” a Roma. Medi-Market è alla ricerca di personale in tutta Italia, anche in Piemonte.

Medi-Market sta assumendo personale specializzato. Tra i requisiti fondamentali per gli aspiranti farmacisti sono previsti la laurea in Farmacia o CTF, l’iscrizione all’Ordine dei Farmacisti e la disponibilità a inserimenti formativi. Agli addetti alla vendita è invece richiesta passione per il cliente.

Medi-Market è un gruppo di farmacie (Pharmacy by Medi-Market) e parafarmacie (Medi-Market) leader in Belgio nel settore della salute e del benessere. Il gruppo conta ad Aprile 2025 170 punti vendita in Belgio e Lussemburgo, Italia e due webshops. Dal 2019 sono presenti sul territorio italiano con 50 parafarmacie dislocate tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Lazio.

Mara Martellotta

Autobus deserti? La Regione riorganizza le linee

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Entrerà in vigore lunedì 5 maggio, come deciso dalla Regione Piemonte, la riorganizzazione nel Torinese delle tratte a bassa o bassissima frequentazione coperte con autobus.

Dopoil lavoro di confronto effettuato in questi mesi con i sindaci e le aziende per verificare, incrociare e validare i dati relativi all’utenza, anche grazie ai 2 milioni di euro aggiuntivi messi a disposizione dalla Regione per questa tipologia di linee, restano attive la 442 Avigliana-Nichelino-Rivoli e la 85 per Rivalta. Confermato anche il servizio per la linea bus Ivrea-Milano, operativa con il cambio a Carisio su una seconda linea autostradale senza alcun costo aggiuntivo sul biglietto. Nelle prossime settimane, sulla base dei dati di traffico, i tecnici verificheranno la possibilità di ripristinare il servizio diretto.
L’utenza media tra tre e otto passeggeri, a seconda dell’orario, comporta invece la cancellazione delle linee 259 Carmagnola-Carignano-Torino, 259K Torino-Carmagnola-Textile, 265 Torino-Verrone e Piossasco-Pianezza.

La Regione assicura il monitoraggio costante dell’andamento dei flussi e si impegna ad attivare con tempestività la reintroduzione delle corse sospese qualora si verifichi un potenziale aumento di utenza, in particolare in relazione a riprese produttive significative delle aziende interessate.

Gondrand, Conticelli (Pd): “Bene i lavori, ora attenzione all’area Sempione”

“Sono finalmente in corso le operazioni di demolizione dell’ex complesso Gondrand, in Barriera di Milano. Un’area dismessa da anni, che è diventata ricettacolo del degrado che ha progressivamente te invaso tutta la zona, dal parco Sempione alla ex piscina”.
Lo dichiara la consigliera regionale del PD Nadia Conticelli.
“L’intervento, atteso da tempo, segna l’avvio di un processo di rigenerazione importante per il quartiere: dalla metro 2 al nuovo complesso sportivo e natatorio. Ci vorrà del tempo – osserva Conticelli – ma intanto l’abbattimento e la messa in sicurezza del perimetro delle due ex fabbriche  potranno dare respiro al territorio.
“Ora l’attenzione dovrà concentrarsi sulla vigilanza nelle altre aree di trasformazione, a partire dalla ex piscina e dalla residua parte di parco, ad oggi invasi dallo spaccio e dal consumo di droghe – sottolinea la consigliera dem -. Avevamo chiesto una presenza cosa dell’interforze, accanto ad un intervento dell’Asl trattandosi di dipendenze importanti – aggiunge Conticelli -. Su questo *siamo  ancora in attesa che l’assessore Marrone si attivi,  dato che  ha dichiarato di avere a cuore la vicenda”
“L’amministrazione comunale sta facendo la propria parte rispetto alle scadenze dei progetti di riqualificazione, auspico che la stessa sensibilità si manifesti da parte degli altri livelli istituzionali, dalla Regione alla Prefettura.- conclude Conticelli

Politiche alimentari locali per le città italiane e palestinesi

Bambini e bambine che si accalcano con in mano piatti e contenitori alla ricerca di un pasto: immagini che ben raccontano una tragedia con la quale il popolo palestinese deve convivere, non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania dove migliaia di persone devono fare i conti con la crisi alimentare.

Il progetto ‘AKLI BALADI’, approvato dalla giunta comunale la settimana scorsa su proposta del sindaco Stefano Lo Russo, significa in arabo “Mangia locale” e vede la Città di Torino come capofila di un folto gruppo di città italiane e palestinesi, associazioni, oltre che di tre atenei e Enti del Terzo settore, tra cui Slow Food Italia, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo di politiche alimentari urbane inclusive, sostenibili e resilienti nelle città palestinesi della Cisgiordania in un momento di forte criticità.

Un’iniziativa anche di alto valore istituzionale, sia perché attraverso di esso la Città di Torino e i suoi partner concorrono a realizzare gli indirizzi di politica estera italiana nei Territori palestinesi, sia perché attraverso questo progetto è possibile dare continuità ad accordi e gemellaggi tra città italiane e palestinesi.

L’obiettivo delle città italiane del progetto (Assisi, Bergamo, Bra, Caltagirone, Pavia, Reggio Emilia, Sesto Fiorentino) è di accompagnare le loro città-sorelle, dove anche gli agricoltori vivono una situazione difficile e che non ha eguali, supportandole nel rafforzamento delle politiche alimentari locali, via maestra per assicurare il diritto al cibo adeguato ai propri cittadini.

Previste la creazione di punti di valorizzazione dei prodotti locali e di educazione alimentare e il miglioramento della qualità delle filiere dell’olio, Il prodotto che meglio rappresenta la Palestina, proveniente da ulivi coltivati su terrazzamenti che disegnano da secoli questi paesaggi, del dattero e del miele.

Tra i risultati attesi: il potenziamento degli interventi utili a connettere urbanizzazione, cibo e agricoltura nei governatorati di Betlemme e di Gerico; il rafforzamento della governance alimentare degli enti territoriali palestinesi e delle loro reti, in sinergia con gli omologhi italiani; il miglioramento dell’offerta educativa e formativa sulle politiche alimentari urbane in Cisgiordania.

Tramite l’introduzione di local food policies, l’organizzazione degli uffici ad esse dedicati, l’aggiornamento del quadro normativo e regolamentare specifico, la promozione di scambi e di buone pratiche, di formazioni ed eventi, il supporto alle filiere e l’introduzione di strumenti innovativi e a basso impatto ambientale, si auspica un cambiamento nel comportamento individuale dei singoli beneficiari diretti e indiretti dell’iniziativa, nonché delle collettività territoriali coinvolte.

Il valore del progetto, della durata di 36 mesi, è di 1.752.971,16 euro, 1.642.381,86 euro dei quali (il 93,69% del valore del progetto) provenienti dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS), il braccio operativo del Ministero Affari esteri e Cooperazione internazionale. La parte rimanente, pari a 110.589,30 è coperto dal partenariato.

Di cooperazione italo-palestinese si parlerà anche domani, mercoledì 30 aprile, alle ore 18 nella Tenda della Sindone, in piazza Castello nel corso dell’incontro “La cooperazione internazionale dietro le quinte di un pellegrinaggio in Terra Santa. Prendersi cura di piazze, strade, mosaici e chiese” a cura del servizio di Cooperazione Internazionale e Pace del Gabinetto del Sindaco. Il Workshop racconterà gli esiti di alcuni progetti di cooperazione internazionale promossi dalla Città di Torino che, oltre a contribuire a migliorare la vita di quanti vivono in Terra Santa, hanno reso più fruibili le strade percorse dai pellegrini e i beni culturali che sono meta dei pellegrinaggi. Sarà evidenziato anche il ruolo della formazione professionale per i giovani nei mestieri necessari al lavoro di cura (dai restauratori agli elettricisti) e l’attenzione ai progetti di cooperazione nei pellegrinaggi religiosi.

Disponibile il programma in formato pdf

Ponte del primo maggio: Forma e colore. Da Picasso e Warhol

Sabato 3 maggio secondo appuntamento del ciclo di incontri esclusivi alla mostra curata da Vincenzo Sanfo  alla Galleria Sottana dell’Oratorio di San Filippo Neri.

 Ponte del 1° maggio a Torino nel segno della bellezza e dell’arte. Tra gli eventi previsti in città nel lungo fine settimana, sabato 3 alle ore 17:30 all’Oratorio della Chiesa di San Filippo Neri, visita guidata con la storica dell’arte Barbara Stabielli alla scoperta delle pregiate ceramiche della mostra Forma e Colore, da Picasso a Warhol – La Ceramica dei Grandi Maestri, organizzata da ArtBookWeb con Aics Torino, e curata da Vincenzo Sanfo e Giovanni Iovane.

Alla esclusiva visita guidata, durante la quale la mostra sarà chiusa al pubblico, seguirà il Concert Art dell’arpista Katia Zunino e un brindisi finale. L’evento è a cura dell’Associazione culturale Aics e di Scealta-Si.

Per partecipare, obbligatoria la prenotazione (massimo 60 partecipanti) all’e-mail: biglietteriamostrato@gmail.com, oppure al numero: 353.4780786. Acquisto biglietti su VivaTicket. Costo 25 euro.

L’esposizione ospita circa 70 opere in ceramica, di collezioni private e firmate da grandi artisti del ‘900 e contemporanei di tutto il mondo, a cominciare da Pablo Picasso con alcuni esemplari del periodo di Vallauris, e molti altri, tra i quali: Salvador Dalì, Joan Mirò, accanto a quelle di Marina Abramovic, di Keith Haring, Andy Warhol, Carla Accardi e Sol Lewitt, Ezio Gribaudo, Félix Bracquemond e Zhang Hongmei. Un viaggio da una parte all’altra del mondo attorno all’arte su ceramica, con i contributi di artisti abitualmente dediti ad altre forme d’arte, con incursioni nella porcellana e nella terracotta, visitabile sino al 2 giugno.

In memoria di Gianni Dematteis … “Lou Sèndic”

Castelmagno ricorda con un prezioso documentario quello che fu il suo grande sindaco negli anni della ripresa socio-economica del piccolo Comune cuneese

Sabato 3 maggio

Castelmagno (Cuneo)

“Scomodo missionario … in salita!”. Con queste parole è ricordato in un affettuoso memoriale Gianni Dematteis“Lou Sèndic” (in lingua occitana) di Castelmagno, fra gli anni ’70 (quando con una lista di dodici castelmagnesi e sotto il simbolo della “stella alpina” e dello “scarpone” vinse per la prima volta le elezioni civiche) e il ’96. Anni in cui l’antico paese, sviluppato interamente nel territorio montuoso della Valle Grana, aveva bisogno di tutto, dallo sgombero neve – solo per citare alcune “emergenze” – agli acquedotti, dalle opere di assistenza agli anziani alle strade e alla luce, tanto da far dire allo stesso Dematteis: “Dovessi fare l’elenco completo di ciò di cui avevamo bisogno, ne avrei per pagine … Si fa prima a dire che cosa avevamo: niente!”. Nel momento in cui Gianni Dematteis, giornalista di mestiere e sindaco di forte acquisizione e vocazione, s’imbatte in Castelmagno (quando nella frazione Chiappi incontra Rina, la donna della sua vita, sposata nel ‘58) il paese vive una situazione di assoluto isolamento e arretratezza; quando Dematteis scompare nel 2007, ha un nuovo Municipio, energia elettrica, strade asfaltate, paravalanghe ed è conosciuto, oltre i limitati confini del territorio, per le sue bellezze paesistiche, le sue tradizioni e quell’omonimo formaggio, che il grande Luigi Veronelli non esitò a definire “il migliore del mondo” e che proprio grazie a Dematteis, ottenne, tra le prime in Italia, la D.O.C.

Ebbene, proprio per ricordare la figura del grande sindaco-giornalista, sabato 3 maggio (ore 17) presso la “sede comunale” di Castelmagno a Campomolino, e in replica domenica 11 maggio (ore 21), presso il “Cinema Monviso” a Cuneo – all’interno del programma del “Festival della Montagna” – si terrà la proiezione del documentario “Gianni Dematteis – Lou Sèndic” , realizzato da Angelo ArtuffoElena Buonfrate e Flavio Menardi Noguera in collaborazione con il “Centro Occitano di Cultura Detto Dalmastro” e il “Comune di Castelmagno”.

La realizzazione del documentario è parte di un incarico affidato a “La Cevitou/Ecomuseo Terra del Castelmagno”, relativo allo svolgimento di tre ricerche storico-antropologiche su personaggi che hanno avuto ruoli determinanti e preziosi per lo sviluppo socio-culturale della Valle Grana e rientra nel progetto “Valle Grana Cultural Village” promosso dai Comuni di Monterosso Grana e Pradleves, finanziato tramite fondi “NextGenerationEU” e gestito dal “Ministero della Cultura” nell’ambito del PNRR.

Le proiezioni sono ad ingresso libero.

Sottolinea Flavio Menardi Noguera“Gianni era giornalista, dunque capiva bene l’importanza della comunicazione e perciò mise la sua capacità professionale a servizio della causa. Prima di qualsiasi rivendicazione, era necessario spezzare il silenzio in cui giaceva Castelmagno, facendo conoscere a tutti e on ogni mezzo come si viveva in montagna. Tutto poteva servire: articoli su giornali e periodici, servizi in televisione, partecipazione a convegni, coinvolgimento di politici parlamentari e ministri”. Carte, tutte giocate da Dematteis che per far meglio sentire la voce del suo paese, nel 1970 creò addirittura un giornale locale che andò ben oltre i confini comunali: “La vous de Chastelmanh”. Non solo, oltre alle tantissime opere pubbliche sollecitate e realizzate, trovò anche nei 200 giovani “obiettori di coscienza” che operarono a Castelmagno per trent’anni dei validi collaboratori “che gli permisero di essere sempre sul luogo per interposta persona”.

Molte, dunque, le battaglie (all’apparenza impossibili) vinte. “Contro una sola cosa – ricorda ancora Menardi Noguera – Dematteis non poteva vincere: lo spopolamento che è proseguito inesorabile negli anni. Ancora oggi il Comune conta pochissimi residenti. Tuttavia, se consultiamo le serie storiche dei censimenti ( 1861-2021) che registrano un calo continuo degli abitanti per tutti i Comuni dell’Alta Valle, scopriamo una singolare ‘anomalia’. A Castelmagno, tra i censimenti del 1971 e del 1991, in quello del 1981 è registrato un +15,1%. Negli anni in cui Dematteis fu sindaco, lo spopolamento si interruppe e addirittura subì un’inversione. Momentanea certo, ma evidente”. E il motivo ci sarà pure!

Per maggiori informazioni circa le proiezioni di “Lou Sèndic”: tel. 329/4286890 o expa.terradelcastelmagno@gmail.com

g.m.

Nelle foto: Gianni Dematteis – “Lou Sèndic” in immagini di repertorio