ilTorinese

Ago Filo & Amore

Pensieri sparsi

Un nuovissimo brand nel panorama della moda torinese, compirà un anno il prossimo ottobre, ma Ago Filo & Amore ha già fatto il suo primo sold out della passata collezione autunno/inverno.
L’anima romantica e il cuore rock, che ispirano lo stile del brand sono rispettivamente quella di Greta Geretto e quello di Greta Cioni, amiche trentenni che condividono la passione per la moda, i tessuti e il design, aiutate nella realizzazione dei loro capi dalle rispettive mamme, amiche di lunga data ed ex modelle.
Le “Grete”, entrambe impegnate professionalmente, una in un negozio di interior design e l’altra in un negozio di abbigliamento, sfruttano ogni momento libero per dedicarsi alla loro passione, iniziano con un gilet realizzato con tante cravatte diverse dopo aver visto un video sul riciclo degli abiti usati, passando poi ad abbellire giacche second hand e cappelli stile Borsalino con ricami, patch e strass.
Concentratissime sulla collezione primavera/estate che a maggio debutterà in Sardegna, a Porto Cervo, si stanno dedicando alla realizzazione di pezzi unici: kimono, gonne e bustier, giacche e jeans impreziositi da disegni e ricami, giubbotti di jeans con frange, T-shirt e molto altro.
Le “Grete”, specializzate nel ridar vita a capi che non si portano più, possono personalizzare anche abiti ed accessori delle clienti; tutto viene cucito a mano dalle sapienti mani di mamma Emma e mamma Luana.
Dove si possono trovare tutte queste meraviglie?
Ovviamente su Instagram, Ago Filo & Amore e in una boutique in via Maria Vittoria a Torino, Chic Cherie.
Attendiamo con impazienza la collezione autunno/ inverno, sicuramente destinata ad un altro sold out, in bocca al lupo care “Grete” !
Didia Bargnani

Regionali, Giuseppe Conte: “Ora un nostro candidato”

Dopo le parole dell’ex premier Giuseppe Conte alle 18 nella diretta su X, pare che il campo largo si sia irrimediabilmente ristretto. Ha detto il leader di M5S: “Sul Piemonte è in vista una svolta. Abbiamo lavorato con generosità col Pd. Abbiamo avuto difficoltà oggettive. Il Pd ha avuto una fuga in avanti scegliendo il proprio candidato (Gianna Pentenero, ndr) Noi ne prendiamo atto. M5s designerà una propria candidata o un proprio candidato. Ciò non significa che il Pd diventerà un nemico”.

Come fare una startup? In un ciclo di incontri a Torino tutto ciò che si deve sapere

“Nowruz”. Anche a Torino si celebra il Capodanno persiano

La Festa più antica del mondo arriva al torinese “OFF TOPIC” per celebrare, insieme alle comunità iraniane, la libertà e la diversità culturale

Mercoledì 20 marzo, ore 20

In lingua “Farsi” (la lingua ufficiale dell’Iran), “Nowruz” significa “nuovo giorno” o “nuovo anno”, è la festa più antica al mondo (si celebra da oltre trenta secoli) e ricorre con l’equinozio, segnando l’inizio della primavera e simboleggiando “rinascita” e “rinnovamento”. Il suo arrivo è atteso per il 20 marzo, mercoledì, e a Torino si festeggerà all’“hub culturale” di “OFF TOPIC”, in via Giorgio Pallavicino 35, dove “The Goodness Factory” (associazione fondata a Torino nel 2014 con obiettivi legati precipuamente alla promozione di eventi culturali) organizza una serata di festeggiamenti, a partire dalle ore 20, insieme alle “Comunità Iraniane”, come “segno di resistenza culturale” a fianco dei movimenti “Iraniani di Torino” (sono circa 3mila gli Iraniani arrivati in questi anni in città, 1800 frequentano il “Politecnico” torinese) e da “Womanlifefreedom” (“Donne Vita e Libertà”), una community di cittadini di origini iraniane (ma non solo) rifugiatasi in Italia, come nel resto del mondo, per portare avanti quell’inno di libertà e quel rispetto dei diritti umani totalmente negati dalla visione arcaica e oscurantista che in Iran, nel 2023, ha portato all’arresto di oltre 20mila persone e di centinaia e centinaia di uomini e donne uccise, in piazza o sotto tortura o per impiccagione.

Annarita Masullo, responsabile di “The Goodness Factory”, racconta di aver partecipato alla festa di “Nowruz” a Parigi, a pochi mesi dalla morte di Mahsa Amini, la ragazza picchiata a morte, nell’ottobre del 2022, dalla “polizia morale” di Teheran perché giudicata colpevole di qualche ciocca di capelli che usciva dalla hijab, e continua: “Vedere una comunità in festa è sempre un dono: significa entrare in una tradizione, connettere mondi, partecipare ad una gioia. Ma ‘Nowruz’ per me l’anno scorso è stato molto di più perchè mentre si gridava ‘Donna, Vita e Libertà’ vedere donne delle comunità iraniane ballare e cantare in una capitale occidentale sapendo che – se solo fosse cambiato il contesto – quella stessa azione semplice, di gioia, d’amore sarebbe costata a tutte la vita, mi ha spaccato il cuore. È in quell’esatto momento che ho deciso di chiedere di poter portare questa festa a ‘OFF TOPIC’ e sono profondamente grata a chi lo sta rendendo possibile”.

“La lunga notte dell’Iran – commentano gli Iraniani di Torino – dura ormai da 45 anni e per noi riunirci per celebrare ‘Nowruz’ è, ancora una volta, una promessa di riportare la luce nel nostro paese. Torino da quasi due anni ci sostiene e partecipa a tutte le iniziative che come ‘Iraniani di Torino’ abbiamo realizzato per invocare democrazia e diritti per il futuro di milioni di donne e uomini”. E ancora Deniz Kivage e Kasra Chalabi di “Womanlifefreedom Italy”: “Come ‘Womanlifefreedom Italy’ abbiamo fatto della protesta ‘Donna Vita Libertà’ la nostra ragion d’essere. Oggi, dopo oltre un anno e mezzo dalla nascita di quel movimento, come le ragazze del quartiere di Ekbatan di Tehran, che con il loro ‘flashmob’ hanno sfidato il regime l’8 marzo 2023, vogliamo fare della danza, della musica di ragazze e ragazzi insieme un atto di protesta, di affermazione dei diritti civili e rivendicazione della libertà. Proprio con la danza che ne è fondamentale espressione”.

Quella di mercoledì 20 marzo sarà dunque una serata (aperta anche alla cittadinanza torinese) di “musica e condivisione” per celebrare la libertà e la diversità culturale. L’idea è quella di passare tutta la serata insieme: dalla “cena nel Bistrò” in cui si assaggeranno i piatti tradizionali persiani fino alla “musica live” che porterà sul palco un bel gruppone di musicisti iraniani e al “Dj Set” con cui continuare a ballare insieme.

Da sottolineare che “Nowruz” non è celebrato solo dalle comunità iraniane, in Iran e ovunque nel mondo, ma in tutti i Paesi che un tempo componevano l’Impero persiano: si festeggia quindi in Afghanistan, Albania, nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia, in Georgia, Azerbaigian, India, Turchia, Pakistan, nel Kurdistan iracheno e nelle repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan).

Sono quindi più di 300 milioni le persone che nel mondo con il prossimo equinozio di primavera accoglieranno festanti l’inizio del nuovo anno. Una ricorrenza molto importante, tanto che nel 2010 l’“Assemblea Generale delle Nazioni Unite” ha riconosciuto il 21 marzo (in alcune “specificità” si celebra in tale data o il 22 marzo) come “Giornata Internazionale del Nowruz.

Per info: “OFF TOPIC APS”, via Giorgio Pallavicino 35, Torino; tel. 011/0601768 o www.offtopictorino.it

g. m.

Nelle foto di Navid Tarazi e Armin Akhavan, manifestazioni a Torino: “Manifestazione notturna con la bandiera dell’Iran”, “Libertà”, “Protesta con foto in mostra”

Apre il Centro Autismo dell’ASL TO5

Autismo – A seguito dell’accordo con la casa di riposo RSA G. Forchino di Santena, proprietaria dei locali e che ha realizzato i lavori di ristrutturazione, sarà operativo uno spazio dedicato all’assistenza dei pazienti autistici nella fascia 0-16 anni.

L’apertura del Centro, che avviene in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Autismo, sarà l’occasione per confrontarsi sulle esigenze dei pazienti e dei loro caregivers ponendo maggior attenzione alla qualità del servizio offerto, a cominciare dagli spazi: un luogo tranquillo, dotato di un’ampia area verde ad uso esclusivo dei bambini dove si potranno avviare anche attività e laboratori che non possono essere oggi realizzati nei poliambulatori e nei presidi ospedalieri.

Un parco pubblico nell’area ex Thyssen Krupp

Il Consiglio comunale ha approvato una delibera di iniziativa consiliare (prima firmataria Nadia Conticelli), con la quale si stabilisce di avviare il procedimento di una variante al Piano Regolatore Generale finalizzata ad una rilettura dell’intera ZUT (zona di trasformazione urbanistica) ambito “4.15 Regina Margherita” e delle sue destinazioni d’uso e di destinare la maggior parte delle aree ex Thyssen Krupp a “parco pubblico urbano”.

Il documento ricorda come nel luglio scorso sia pervenuta alla Presidenza del Consiglio Comunale una proposta di iniziativa popolare (oggi respinta) con la quale i firmatari chiedevano che l’area industriale venisse utilizzata per la collocazione del nuovo ospedale della zona nord-ovest di Torino, da realizzarsi con fondi INAIL ottenuti dalla Regione Piemonte e per la realizzazione di un parco pubblico. Questo anche a titolo di risarcimento alla collettività per il danno di immagine subito da Torino a fronte della strage sul lavoro del 6 dicembre 2007 nella quale rimasero uccisi i sette operai della Thyssen Krupp.

La delibera approvata oggi sottolinea come, a fronte dell’urgenza di realizzazione del nuovo ospedale, poiché le strutture esistenti del Maria Vittoria e dell’Amedeo di Savoia non potranno garantire ancora a lungo la piena operatività, l’area Thyssen Krupp non è stata ritenuta idonea perché la Regione Piemonte richiede aree di proprietà pubblica, ai fini dell’impegno delle risorse. Inoltre, vi è un ritardo nelle opere di bonifica, da parte delle aziende, che non consente di portare a termine l’opera nei tempi richiesti da INAIL.

Il Consiglio Comunale, evidenzia la delibera, condivide tuttavia la proposta, esplicitata nel provvedimento di iniziativa popolare di variare la destinazione urbanistica dell’area Thyssen, al fine di realizzarvi un parco pubblico, che si colleghi con l’attuale Parco della Pellerina per dar vita ad una estesa infrastruttura verde.

La delibera, che ha ottenuto 24 voti a favore e 4 conrtari, è stata approvata anche con un emendamento proposto dalla consigliera Alice Ravinale.

Mediterraneo e Asia. Quanta cultura in comune! Al Mao il primo appuntamento

Dalla Sicilia all’Arabia: due capolavori “UNESCO” dell’arte al centro dei prossimi incontri 

Martedì 19 marzo e mercoledì 17 aprile

“La più bella che esiste al mondo, il più stupendo gioiello religioso vagheggiato dal pensiero umano ed eseguito da mani d’artista”: così Guy de Maupassant ebbe a definire la reale imperiale “Cappella Palatina”, che si trova all’interno del complesso architettonico di “Palazzo dei Normanni” a Palermo, fatta consacrare nel 1140 da re Ruggero II d’Altavilla. E non minore stupore la “Cappella” destò pur anche agli occhi esigenti dell’“esteta”, Oscar Wilde, che ebbe a dichiararla come “la meraviglia delle meraviglie”. Dichiarazioni forti  e magnificamente stupite di due dei massimi scrittori e intellettuali dell’Ottocento che ben s’intendevano di arte e bellezza, incrociatesi ai massimi livelli come testimonianza della possibile convivenza tra le culture di Oriente e Occidente sotto il regno di Ruggero II. Tant’è che, non a caso, la sicula “Palatina” è stata inserita nel 2015 dall’“UNESCO” nella lista del “Patrimonio mondiale dell’Umanità”, proprio come “esempio di convivenza e interazione tra diverse   componenti culturali di provenienza storica e geografica eterogenea”. Di qui l’idea, indubbiamente interessante, del “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino di programmare due conferenze tenute da Sherif El Sebaie (origini greco-egiziane, ma torinese d’adozione), titolare del corso di “Lingua Araba, Civiltà e Arti dell’Islam” al “Politecnico di Torino” – nonché consulente scientifico nella fase di allestimento museale della “Galleria dei Paesi Islamici” del “MAO” – che porterà il pubblico alla scoperta della “Cappella Palatina” di Palermo (martedì 19 marzoore 18) e circa un mese dopo (mercoledì 17 aprileore 18) del sito archeologico di Alula, sull’antica “via dell’incenso”, nella regione di Medina in Arabia Saudita, anch’esso censito dall’“UNESCO” (2021) come “Patrimonio mondiale dell’Umanità”. Gli incontri, organizzati a margine della mostra “Tradu/zioni d’Eurasia” e resi possibili grazie alla collaborazione con “Assointerpreti – Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria” nell’ambito delle celebrazioni del cinquantenario dell’“Associazione Nazionale Interpreti di Conferenza”, sono “l’occasione – sottolineano gli organizzatori – per interrogarsi su fenomeni quali la circolazione delle idee, delle lingue, degli stili e delle tecniche artistiche e artigianali avvenute fra paesi, popoli ed epoche diversi e di come, al variare del contesto, i significati si trasformino e si adattino”.

La prima conferenza dedicata alla “Cappella Palatina” verterà in particolare sulle “mirabilia” del “soffitto”. Titolo “Il Cielo in un soffitto: meraviglie e segreti della ‘Cappella Palatina’ di Palermo”, l’incontro avrà come “focus” particolare quella splendida “copertura” (fra i manufatti più preziosi dell’arte medievale) della palermitana “Cappella”, che è esplicito emblema del connubio di maestranze di diversa cultura ed etnia. La matrice compositiva del soffitto, articolato sulle tre navate, è infatti di ascendenza islamica, mentre il repertorio iconografico, ricco di allegorie, riflette sia temi della cultura occidentale della “chanson de geste” sia temi figurativi dell’arte “Fatimida”, ossia della produzione artistica avvenuta sotto la dinastia dei “Fatima”, che regnò in Ifriqiya (nome dato dagli Arabi alla “Provincia Africa” – Tunisia, Algeria orientale e cirenaica occidentale – istituita da Roma e mantenuta dai Bizantini) e successivamente in Egitto tra il 990 e il 1171.

“Pietra d’Arabia: incanto e misteri di Alula e dell’Arabia Sauduta” è invece il titolo e il tema della seconda conferenza. Di ritorno da un lungo periodo di permanenza in Arabia Saudita, in qualità di “Project Manager” della prima missione di “formazione per giovani restauratori sauditi” guidata dal “Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale”, Sherif El Sebaie svelerà i segreti di Alula, crocevia geografico e culturale, luogo di incontro e di scambi (dove, nel 2020, si è tenuto il “G20” del Turismo), lungo le antiche rotte commerciali dell’incenso e del pellegrinaggio islamico. Capitale degli antichi regni di Dadan e Liyhan, poi ultimo avamposto del Regno dei Nabatei prima della conquista romana, Alula è un “museo a cielo aperto” che culmina a Hegra, primo sito in Arabia Saudita dichiarato “Patrimonio mondiale dell’Umanità”, dove monumentali tombe ben conservate, scavate negli affioramenti di arenaria, testimoniano il prestigio e i legami internazionali dei suoi antichi abitanti.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

Per ulteriori info“MAO-Museo d’Arte Orientale”, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Il “soffitto” della “Cappella Palatina”, Palermo

–       Sherif El Sebaie

–       Sito archeologico di Aula

Corso Unicef: Diritti, cambiamento climatico e crisi globali

UNICEF e RUS Piemonte corso CUMED 2024 per costruire nuovi paradigmi culturali e società solidali
 Diritti dei bambini, cambiamento climatico e crisi globali. Temi mai come ora interconnessi in ogni parte del mondo. Prime in Italia, le quattro università piemontesi uniscono le forze nell corso universitario promosso fin dagli anni ottanta dal Comintato Italiano dell’Unicef. Avviato il 6 marzo, è riproposto in una nuova prospettiva : << Diritto alla sopravvivenza e allo sviluppo, senza discriminazioni >>.
Sul tavolo, la giustizia intergenerazionale, le risorse finite del Pianeta, la crisi climatica e le ricadute su salute, migrazioni, sicurezza alimentare. Una formazione a 360°declinata in chiave di tutela delle generazioni future. Il corso (chiuso con 170 iscrizioni rispetto alle 60 dello scorso anno ), prevede 5 incontri, uno gestito dall’Unicef e gli altri dai singoli atenei a seconda delle competenze: Politecnico di Torino, Università di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Nelle precedenti edizioni il corso dell’Unicef aveva invece sempre avuto un unico interlocutore e più segnatamente Unito. Non si tratta solo di una prima nazionale, ma anche locale. Sarà il debutto della rete piemontese dell’Università per lo sviluppo sostenibile ( Rus ) a cui aderiscono 86 atenei in tutta Italia.
<< Il corso, organizzato in collaborazione con i quattro atenei piemontesi che fanno parte della rete “Rus Piemonte”, esamina questioni di grande rilevanza nel campo dei diritti, con uno sguardo particolare alle generazioni più giovani e ai soggetti vulnerabili>>, spiega Carmen Aina presidente RUS Piemonte . <<Ogni intervento affronterà le disuguaglianze socio-economiche a cui le sfide
globali espongono tali gruppi, offrendo ai partecipanti un’opportunità unica per esplorare, discutere e riflettere su questioni significative che influenzano la società contemporanea, oltre alle possibili soluzioni per affrontarle>>.
E’ stata l’Università di Torino ad inaugurare gli incontri, con una prima lezione sulla giustizia intergenerazionale. Un concetto che parte da un presupposto: l’appartenenza ad una generazione piuttosto che a un’altra non dovrebbe portare alcun tipo di svantaggio. << Nella Convenzione Onu sui diritti dell’Infanzia, approvata nel 1989, è già stata esplicitata la responsabilità degli adulti nei confronti delle giovani generazioni >>, sottolinea l’Ufficio scuola e università del Comitato italiano per l’Unicef che si occuperà del secondo incontro. << Educare ai diritti è il primo passo che l’UNICEF propone di realizzare in tutti i contesti per garantire l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, attraverso la diffusione della conoscenza dei principi in essa sanciti>>.
Il terzo incontro che sarà curato da Professori del Politecnico di Torino esaminerà le condizioni di trasformazione di questo perido di grandi cambiamenti ambientali e socioeconomiche , nel quale lo sviluppo tecnologico potrà influire significatamente sull’evoluzione della società.
Il quarto incontro, che vedrà impegnato una Rappresentante dell’Università del Piemonte Orientale, sarà dedicato alle disuguaglianze tra le popolazioni migranti e non migranti nell’utilizzo dei servizi sanitari. La recente risposta globale alla pandemia della COVID 19 ha chiaramente dimostrato che sono ancora necessari notevoli interventi per proteggere i gruppi vulnerabili – donne, bambini, migranti o persone senza fissa dimora- dall’impatto dei disastri.
Chiuderà l’Università di scienze Gastronomiche, con un focus sulla discriminazione e violazione dei diritti umani che si accompagna allo sfruttamento minorile , soprattutto dei minorenni migranti , nella filiera dell’agroalimentare
A conclusione del corso, è previsto un seminario di 3 ore aperto a tutti dove verranno dibattuti i temi affrontati durante il corso attraverso una prospettiva multidisciplinare e un test a risposte multiple rivolto alle studentesse e studenti che hanno seguito il corso.

Alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani “Il contrario di me”

Sabato 23 marzo debutto 

 

Sabato 23 marzo alle 20.45 debutterà alla Casa del teatro ragazzi e giovani di Torino il CONTRARIO DI ME, il cavallo bianco e il cavallo nero, nuova produzione della fondazione TRG, ultimo capitolo della repubblica di Platone che si ispira al mito del carro e dell’auriga e alla metafora descritta nel Fedro.

Dopo aver indagato poeticamente i contorni incerti e suggestivi delle apparenze, il mito della caverna, e aver attraversato i sentieri avventurosi della responsabilità individuale, il gioco dei destini scambiati Mito di Er, lo sguardo è rivolto al grande tema della pandemia, l’educazione e formazione. La regia è di Emiliano Bronzino. In scena Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci, autori come Emiliano ronzino, Maria José Revert Signes. Le scene sono di Francesco Fassone.

La visione dello spettacolo sarà anticipata giovedì 21 marzo alle 17.30 dalla lectio magistralis di Ugo morelli, studioso di scienze cognitive che cercherà di rispondere alla domanda “come e perché? A che cosa serve la filosofia? Questo appuntamento è il primo di una serie di confronti dal titolo convivio. Esperienze di crescita e di conoscenza”, un ciclo di incontri su filosofia, musica e mito.

MARA MARTELLOTTA

 L’enigma dei tassi

IL PUNTASPILLI di Luca Martina

L’andamento dei tassi d’interesse è certamente uno dei rebus più discussi (e indecifrabili) dagli investitori.

Il ricordo degli eventi che si erano succeduti mezzo secolo fa è ritornato clamorosamente alla mente dopo gli eventi degli ultimi anni e vale forse la pena di fare un po’ di storia e ricapitolare quanto accaduto.

Due violentissimi shock petroliferi, il primo nel 1973 e il secondo nel 1979-80, avevano provocato la salita dell’indice dei prezzi a ritmi vertiginosi e la Banca d’Italia non aveva potuto fare altre che alzare i tassi d’interesse ufficiali fino a raggiungere il livello record del 19% nel corso del 1981.

Solo molti anni dopo, nel 1993, i tassi erano tornati al di sotto del 10%, a conferma di un trend disinflazionistico che da qualche anno aveva preso avvio a livello mondiale.

Si trattava dell’onda lunga prodotta dalla globalizzazione.

Il termine, coniato pare dai giornalisti del The Economist, designa la liberalizzazione del commercio mondiale a partire dagli anni 60, attraverso istituzioni quali il GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio) e, nella sua successiva trasformazione, il WTO (Organizzazione mondiale del commercio, creata nel 1995).

A rafforzare questo trend ha contribuito poi la politica di apertura economica iniziata dalla Cina, con Deng Xiaping, nel 1978 e, successivamente, il dissolvimento (e la sua conseguente apertura agli scambi con il resto del mondo) dell’“impero” Sovietico (alla fine degli anni 80).

Anche l’innovazione tecnologica, legata alla diffusione di internet e personal computer a sempre prezzi più bassi, ha contribuito fattivamente a questo processo.

Quello che era difficilmente immaginabile è stato lo sprofondamento dei tassi al di sotto dello zero, una sorta di mondo al contrario dove si pagava per il diritto di acquistare il debito di un Paese, la Germania, accettando di investire più di quanto sarebbe, alla scadenza, molti anni dopo, stato rimborsato.

Gli economisti si sono a lungo interrogati, senza raggiungere un parere condiviso, sul perché, una volta usciti dalla “grande crisi finanziaria” del 2007-8, l’inflazione non tornasse a salire (come di solito avviene dopo una recessione).

E’ così avvenuto che i tassi d’interesse dettati dalla Banca Centrale Europea si sono accomodati a livelli prossimi o, per la maggior parte del periodo, uguali allo zero per circa un decennio (dal 2012 al 2022).

Pandemia e, successivamente, il conflitto in Ucraina hanno risvegliato l’animale, ingabbiato per quarant’anni, costringendo i signori della moneta ad agire di conseguenza, tornando a mettere mano al bastone (dopo avere offerto carote con grande generosità) con un forte incremento dei tassi.

Ma se questo non deve in fondo, sorprendere (si tratta di un ritorno alla “normalità”) il nuovo mistero materializzatosi sotto gli occhi degli economisti è legato allo scarso effetto che il caro-denaro (l’aumento del costo dei mutui e dei finanziamenti a famiglie ed imprese) ha sinora prodotto sull’economia ed in particolare negli Stati Uniti.

La locomotiva americana, infatti, continua a crescere e a compensare, a livello globale, gli effetti della frenata cinese (dovuta alla ricetta indigesta, per l’economia, di una politica neo-maoista ed accentratrice e della crisi del mercato immobiliare).

Ad onor del vero occorre sottolineare come l’inflazione, galoppante un anno fa, è ormai tornata su livelli non troppo distanti dalla sua storia (intorno al 3% contro il 2,5% del decennio passato) ma, ciononostante, le banche centrali non sembrano avere alcuna fretta a ridurre i tassi e i mercati obbligazionari (che beneficerebbero fortemente dei tagli, con la salita dei loro prezzi) rimangono asfittici.

Ad oggi l’equazione manca ancora di una soluzione che, probabilmente, scopriremo solo in prospettiva, esaminando i dati economici dei prossimi anni.

Un’ ipotesi è che la crescita attuale sia sostenuta da un aumento della produttività, consentita dalle nuove tecnologie, ormai estremamente pervasive nella nostra spesa (e nella nostra vita) quotidiana.

Il miglioramento della produttività è una delle caratteristiche di tutte le “Rivoluzioni” economiche del passato: a partire dalla rivoluzione industriale della fine del ‘700 che con l’introduzione di nuove “tecnologie”, prima fra tutte la macchina a vapore, consentì produzioni di massa a prezzi molto più contenuti e accessibili con conseguente effetto disinflazionistico (o deflazionistico).

A riprova di ciò possiamo osservare come i settori legati alle nuove tecnologie, e in particolare il segmento dell’Intelligenza Artificiale, abbiano prodotto un aumento enorme dei loro utili negli ultimi anni e, anche, in questo risiede il “segreto” dell’economia e delle imprese statunitensi, in grado di crescere molto più velocemente di quanto avviene in Europa (dove le aziende tecnologiche hanno un peso molto inferiore).

Sebbene non sia per nulla certo il futuro prossimo dei tassi rimane, comunque, probabile che abbiano smesso di salire e che presto inizierà la loro inversione di marcia.

Esiste peraltro anche la possibilità che l’economia americana esaurisca, o attenui, nei prossimi mesi la sua forza propulsiva: questo convincerebbe i banchieri centrali a tagliare i tassi d’interesse più velocemente di quanto attualmente previsto dagli analisti e potrebbe riflettersi negativamente sulle borse.

Per il momento, l’ottimismo manifestato dai mercati azionari (che attribuiscono ogni giorno un valore alle imprese quotate, tanto maggiore quanto positive sono le loro prospettive) sembra essere giustificato, vista la forza dell’economia statunitense, e non così irrazionale come si potrebbe essere indotti a pensare.

Venendo alle obbligazioni ed ai tassi d’interesse, gli investitori continuano invece ad essere disorientati proprio come noi ci potremmo ritrovare, ancora oggi, rileggendo il racconto “La quercia del Tasso” di Achille Campanile…

Buona lettura!

”La quercia del Tasso” (Achille Campanile)

“Quell’antico tronco d’albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, come avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand’essa era frondosa. Anche a quei tempi la chiamavano così. Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide. Meno noto è che, poco lungi da essa, c’era, ai tempi del grande e infelice poeta, un’altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi. Un caso. Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la “t” maiuscola e della quercia del tasso con la “t” minuscola. In verità c’era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto, per distinguerlo dall’altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso. Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano “il tasso del Tasso” e l’albero era detto “la quercia del tasso del Tasso” da alcuni, e “la quercia del Tasso del tasso” da altri. Siccome c’era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch’egli), il quale andava a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: “È il Tasso dell’olmo o il Tasso della quercia?”. Così poi, quando si sentiva dire “il Tasso della quercia” qualcuno domandava: “Di quale quercia?”. “Della quercia del Tasso.” E dell’animaletto di cui sopra, ch’era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse: “il tasso del Tasso della quercia del Tasso”. Poi c’era la guercia del Tasso: una poverina con un occhio storto, che s’era dedicata al poeta e perciò era detta “la guercia del Tasso della quercia”, per distinguerla da un’altra guercia che s’era dedicata al Tasso dell’olmo (perché c’era un grande antagonismo fra i due). Ella andava a sedersi sotto una quercia poco distante da quella del suo principale e perciò detta: “la quercia della guercia del Tasso”; mentre quella del Tasso era detta: “la quercia del Tasso della guercia”: qualche volta si vide anche la guercia del Tasso sotto la quercia del Tasso. Qualcuno più brevemente diceva: “la quercia della guercia” o “la guercia della quercia”. Poi, sapete com’è la gente, si parlò anche del Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l’albero di lei, si alluse al Tasso della quercia della guercia. Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti detti tassi. Viveva. E lo chiamarono: “il tasso della quercia della guercia del Tasso”, mentre l’albero era detto: “la quercia del tasso della guercia del Tasso” e lei: “la guercia del Tasso della quercia del tasso”. Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: “il tasso del Tasso”. Anche il piccolo quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il nuovo albero, l’animaletto venne indicato come: il tasso del tasso del Tasso. Quanto a Bernardo, non potendo trasferirsi all’ombra d’un tasso perché non ce n’erano a portata di mano, si spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu chiamato da allora: il tasso barbasso del Tasso; e Bernardo fu chiamato: il Tasso del tasso barbasso, per distinguerlo dal Tasso del tasso. Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé, quindi da allora quell’animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso barbasso, per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il tasso del tasso barbasso del Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso del Tasso. Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.”