In occasione della chiusura del progetto ‘Alpini a scuola’, patrocinato dall’Associazione nazionale alpini e dal Comune di Rivoli circa 500 studenti delle scuole primarie ‘Disney’, ‘Don Milani’, ‘Vittorino da Feltre’, ‘Perone’, ‘Gozzano’, e ‘Casa del sole’ sono stati ospiti del reggimento logistico Taurinense alla caserma Ceccaroni
Accolte dal comandante del reggimento, colonnello Giulio Arseni che li ha accompagnati ad una mostra statica di mezzi e materiali gli alunni hanno assistito ad una dimostrazione pratica di tecniche militari, visitando anche nei sotterranei della caserme le celle dove vennero imprigionati alcuni combattenti durante la guerra di Liberazione. Il progetto, alla sua seconda edizione, si è concluso con una cerimonia che ha visto la partecipazione del generale di corpo d’Armata Claudio Berto, comandante delle truppe alpine, e del sindaco di Rivoli Claudio Dessì. Nel sottolineare la validità del progetto il colonnello Arseni ha ricordato come “l’entusiasmo ed il coinvolgimento nel progetto siano stati confermati dalla crescita esponenziale delle adesione da parte degli istituti scolastici locali, segno evidente di quanto profondo sia il legame tra i militari della Ceccaroni e la cittadinanza locale”.
A Madonna di Campagna sequestrati 20 chili di droga
Nell’ambito dei servizi di prevenzione e contrasto allo spaccio di stupefacenti – disposti dal Questore nelle aree caratterizzate da fenomeni di illegalità diffusa – un’ operazione degli agenti del Commissariato Madonna di Campagna ha consentito di sequestrare quasi 20 kg di hashish. Due i sequestri, a distanza di 24 ore l’uno dall’altro
Il 21 Maggio 2019 personale del Commissariato Madonna ha fermato in Corso Marche un cittadino marocchino di 42 anni, dopo averlo visto scambiare, in via Don Bosco, un pacco sospetto con un altro straniero, che si scoprirà poi essere un suo connazionale. Fermato alla guida di una Panda bianca, l’uomo accennava ad una fuga ma veniva definitivamente fermato in via Asiago, dopo aver urtato violentemente contro l’autovettura dei poliziotti. All’interno dell’abitacolo gli agenti rinvenivano 7 blocchi di forma rettangolare, contenenti 70 panetti di hashish, per un peso di oltre 7 kg. Ogni panetto era marchiato con la dicitura “Bob” ed una foglia di marijuana. Il giorno successivo gli investigatori rintracciavano, in via Ala di Stura, l’altro connazionale che il giorno prima gli aveva consegnato il pacco sospetto. L’uomo, 49 anni, veniva avvistato alla guida di un furgone. Anche in questa occasione, lo straniero si dava alla fuga e veniva fermato in via Adda dove, allontanatosi dal veicolo, fuggiva a piedi portando con sè una cassettina degli attrezzi lanciandola poi tra i cespugli. Dopo averlo arrestato, gli operatori recuperavano la valigetta: all’interno, 6 panetti di hashish in tutto e per tutto corrispondenti alla partite già sequestrate e quindi con lo stesso marchio identificativo. La successiva perquisizione domiciliare consentiva il rinvenimento di oltre 200 ovuli termosaldati contenenti hashish, pari a complessivi 3 kg, e panetti della stessa sostanza per un peso complessivo di quasi 10 kg, oltre ad alcuni capi di abbigliamento di provento furtivo. Lo stupefacente rinvenuto si presentava di due diverse qualità. In particolare, quello confezionato a forma di “dattero” è risultato essere più pregiato del panetto, perché contenente una maggiore percentuale di thc. Diverso anche il prezzo: circa 4.000 euro al kg per i datteri all’ingrosso, per un ricavato di almeno 30.000 euro nella vendita al dettaglio; 2.000 euro al kg, invece, per i panetti (17 kg in totale) che, una volta piazzati sul mercato, avrebbero fruttato circa 170.000 euro al dettaglio. A seguito di questa operazione, sale ad oltre 130 kg la quantità di stupefacente complessivamente sequestrata negli ultimi 15 giorni nell’ambito dell’attività di contrasto allo spaccio in città.
CENTROSINISTRA SERGIO CHIAMPARINO REPLICA A BERLUSCONI SULLA TAV
“Silvio Berlusconi mi confonde con qualcun altro. Io ho sempre sostenuto la necessità della Torino-Lione, lavorato per la costituzione dell’Osservatorio e della revisione del primo progetto, rivendicato i 2,4 miliardi che hanno permesso l’avvio dei cantieri che stanno per concludersi per il blocco della TAV. Se sulla Torino-Lione vuole prendersela con qualcuno, Berlusconi se la prenda con la Lega, azionista di maggioranza della coalizione che sostiene Alberto Cirio e protagonista, insieme ai 5Stelle, del blocco della TAV che sta mettendo in un angolo il Piemonte. Sui fondi europei, poi, noi ne abbiamo spesi più di altre regioni italiane e poco meno della Baviera, non c’è alcun rischio di doverli restituire. Anche per questo domenica è necessario dare il voto a chi è sempre stato per la Tav e per l’Europa”.
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CENTRODESTRA FDI: “FONDAMENTALE RECUPERO DELLE COMPETENZE PER IL RILANCIO DEL SISTEMA ITALIA”
Lo afferma Maurizio Scandurra, giornalista cattolico e imprenditore, da sempre vicino alla destra cristiana e liberale, intervenuto a un convegno promosso da Fratelli d’Italia, nella coalizione di Centrodestra che presenta Alberto Cirio candidato presidente . “Dopo un anno di governo promiscuo, sospeso sul filo di una bilancia pericolosissima che non concede sconti né tantomeno elargisce benefici e prospettive alla Penisola, assistiamo tristamente al declino dei settori-chiave come l’economia, la società, le prospettive di crescita e sviluppo, che appaiono per lo più appiattite, senonchè azzerate”, spiega Scandurra, che aggiunge: “Solo il risveglio delle professionalità, la ripresa di forza dei ruoli affidati in mano a gente che ne detiene tutte le abilitazioni per poterli ricoprire, potrà ridare alla povera Italietta dei litigi, delle turbolenze e delle incertezze la possibilità di risorgere a nuova vita. Basta incapaci e fancazzisti che non hanno mai eccelso né tantomeno lavorato, raccolti dalle strade al grido di ‘Cambiamo l’Italia’. E’ per colpa di questo insieme di inconcludenti che oggi il debito pubblico è letteralmente esploso. E le industrie, anziché triplicare i fatturati,
decuplicano le chiusure e le persone lasciate a casa. Motivo per cui, contro l’armata rosso-populista degna dei migliori film fantozziani – che, almeno, facevano ridere, mentre questi, invece, ahinoi, continuano a far spargere lacrime amare qua e là per il Paese – in Piemonte c’è bisogno di dare centralità a figure di comprovata esperienza come Roberto Rosso di Fratelli D’Italia alla Regione, e giovani professionisti già stimatissimi come Maria Araceli Meluzzi, anche lei in corsa per il partito di Giorgia Meloni nelle file che sostengono Claudio Campagnolo, persona perbene e professionista di successo, Candidato per il centrodestra a Sindaco per Chieri”.
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MOVIMENTO 5 STELLE GIORGIO BERTOLA A MONCALIERI
Il candidato presidente pentastellato scrive su Facebook: Per l’ultimo passaggio nei mercati di questa lunga campagna elettorale ho scelto #Moncalieri, la città in cui sono nato ed in cui vivo. Tra i banchi del mercato ho trovato mio padre ad aspettarmi. Voglio dedicare questo momento ai miei genitori . Non li ringrazierò mai abbastanza per ciò che hanno fatto per me e per ciò che mi hanno insegnato. Onestà, rispetto per tutti, impegno e spirito di sacrificio. Valori che porto con me e che cerco di mettere in pratica anche nella mia attività politica al servizio dei cittadini.
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POPOLO DELLA FAMIGLIA VALTER BOERO AL MERCATO DI PORTA PALAZZO
Commenta Boero: “Ecco la chiusura della mia campagna elettorale, a porta palazzo, il mercato all’aperto più grande d’Europa…quale posto migliore? W la FAMIGLIA che lavora, che fa la spesa, che educa i propri figli, che prega, si occupa dei genitori anziani, che aiuta il prossimo e che fa rinascere il Piemonte!!Tutto questo H24, perché non sostenerla in REGIONE e in EUROPA?”
Proseguono i servizi ‘ad alto impatto’ nei quartieri Aurora e Barriera di Milano, disposti dal comando provinciale carabinieri di Torino. Dopo i 5 arresti di 3 giorni orsono, giovedì 23 in serata è stata individuata una centrale di spaccio in un appartamento in via Biella del quartiere Aurora. Nella rete dei militari sono finiti un marocchino ed un italiano di 35 e 30 anni, arrestati per detenzione di 8 chili di hashish, suddivisi in panetti, tutti con il marchio ‘Bob’ e 155 datteri di analoga sostanza.. Il market della droga è stato localizzato dai motociclisti del Nucleo radiomobile di Torino ma per l’intervento si è fatto ricorso a carabinieri in borghese della compagnia di Venaria perché non conosciuti in zona specialmente dalle vedette (garantivano ininterrottamente l’attività criminale per tutto il giorno). Gli spacciatori ricevevano solo su appuntamento telefonico ed esclusivamente clienti da loro conosciuti per cui i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento approfittando dell’uscita di un acquirente. Per la perquisizione negli scantinati di pertinenza dell’alloggio è stato chiesto il supporto anche di un’unità cinofila della polizia di Stato che si trovava in zona per altro servizio. La coppia di pusher una volta scoperta ha cercato di evitare le porte del carcere offrendo stupefacente e seimila euro in contanti ai carabinieri per fare loro ‘chiudere un occhio’, peggiorando soltanto la loro situazione. Per questo motivo, infatti, risponderanno anche di istigazione alla corruzione.
Mercoledì 22 maggio 2019. Guardo in TV una partita dei playoff di A2 di basket italiano: Treviglio contro Verona, forse più per vedere Vujacich (che tanto “male” fa al cuore di noi Torinesi, risognando l’ultimo suo canestro della vittoria della Coppa Italia di sembra ormai quasi un secolo fa…) che la partita in sé…e molto tristi per il nostro basket cittadino.
Sorrido pensando a come vorrei almeno vedere con mia moglie…almeno il campionato di A2 il prossimo anno a Torino dopo anni di A1… e vedo giocatori mai visti. Sorrido amaramente e ricordo di quando a Treviglio andavo come giocatore di basket in trasferta con la mia squadra quando ancora era C e la ricordo come trasferta “lunga”. Come si modificano le distanze nel tempo quando da giovane tutto sembra una conquista e tutto sembra lontano…con le trasferte in pullman e gli amici insieme… .Mentre la partita prosegue, vedo un ragazzo, che scopro essere giovanissimo nato nel 1997, anno in cui purtroppo già insegnavo a quello che una volta era l’ISEF di Torino, ora facoltà di Scienze Motorie, che gioca. Vedo purtroppo solo gli ultimi minuti del quarto quarto perché prima avevo appena visto una partita dei playoff di A1. Sento le sue statistiche: 1 su 19 al tiro!!! Non credo nemmeno che dovrebbe stare in campo uno così… . Non pago, sbaglia anche uno dei due tiri liberi che visto il risultato dei tempi regolamentari non permettono alla sua squadra di vincere e si va ai supplementari.Iniziano i supplementari ma lui non è in panchina, come tutti coloro che non lo conoscono si aspetterebbero, è in campo e il suo allenatore gli dà fiducia. Incredibile.
Ma i Santi del Basket sono in agguato…attendono solo Lorenzo Caroti.44 secondi alla fine. Treviglio sotto di uno palla in angolo a Lorenzo: ha in mano il suo destino e può scegliere; eroe o disfatta, coraggio o supina accettazione di una triste realtà. Non esita, tira da tre punti e segna. Più due Treviglio.Si ritorna in difesa e lui riesce a far sbagliare il play avversario. Mancano ancora tanti secondi, troppi per tenere la palla fino alla fine. Passa il tempo e lui ha la palla in mano. Sasha Vujacich, uno che ha vinto due titoli NBA e una Coppa Italia con Torino (sigh!) lo guata: da oltre 7 metri Lorenzo non chiude gli occhi, si alza e tira nuovamente, ed è ancora canestro da 3! E’ l’apoteosi, l’epifania di alcuni santi del basket che sanno dipingere scenari splendidi sul parquet come se fosse, con il debito rispetto, una Cappella Sistina dei sogni sportivi.Una linea di 44” tra l’abominio e la Gloria. Quel piccolo lasso di tempo in cui ognuno di noi può fare la differenza ignorando i propri errori ma consapevoli dei propri mezzi ci proviamo ancora.Lorenzo Caroti “siamo” tutti noi quando pensiamo che tutto stia andando male ma non perdiamo la Forza e il Coraggio; quando siamo come nella poesia di Kipling “Se” nel passo in cui dice, più o meno…”..e quando tutti hanno perso la fiducia in te e tu non puoi far altro che dirti: su!”, … e invece di mollare tiri lo stesso a canestro.Quando la differenza la fai tu, con le tue scelte, e sai che potresti pagarle (se avesse sbagliato, ora non saremmo qui a parlare di Lorenzo Caroti) ma quando sogni sai che ce la puoi fare.Quando riprendiamo l’energia dei 20 anni, quando pensiamo che tutto sia possibile e quando qualche volta ce la facciamo allora torniamo a vivere. E Lorenzo Caroti, un ragazzo di vent’anni, a modo suo ha svoltato verso la Gloria.Grazie Lorenzo. Se come spero Torino tornerà nel basket che conta e dovessimo giocare contro, bè vorrei il tuo autografo sulla mia maglia. A presto e buon divertimento!
Paolo Michieletto
Ha colpito in pochi giorni due supermercati della zona sud di Torino, sempre con le stesse modalità: mascherina da chirurgo, si avvicinava alle casse e, dopo aver estratto una pistola, si faceva consegnare l’incasso. Nel primo caso, gli agenti del Commissariato Mirafiori si sono attivati immediatamente estrapolando le immagini di videosorveglianza: il volto travisato non consentiva, però, l’identificazione. Saranno il modus operandi del rapinatore e gli abiti indossati a tradirlo, insieme alla preziosa collaborazione fra le forze dell’ordine. Sì perché a 2 giorni soltanto di distanza, il rapinatore verrà arrestato dal Nucleo radiomobile dei Carabinieri per un episodio analogo in un altro esercizio commerciale. Gli agenti del Commissariato, venuti a conoscenza dell’arresto, sospettano possa trattarsi della stessa persona e chiedono ai colleghi ulteriori informazioni. Sarà immediato ricondurre la prima rapina al soggetto, P.M., un italiano del 71 con precedenti per reati contro il patrimonio (tutte rapine a mano armata all’interno di supermercati): i filmati sono chiarissimi, il rapinatore è lo stesso. L’uomo, già in carcere, è stato raggiunto da un’ulteriore misura cautelare.
Centinaia di studenti sono scesi in piazza in occasione di un nuovo Friday for future, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica sul tema dei cambiamenti climatici. Gli studenti torinesi hanno marciato pacificamente da via Cernaia fino a piazza Castello, all’insegna dello slogan, «there is no Planet b», non c’è un pianeta b. Il traffico è stato chiuso nell’area della manifestazione.
Torino-Lazio, i precedenti tra i due tecnici
Il Torino-Lazio di domenica (ore 15) sarà il terzo confronto tra Walter Mazzarri e Simone Inzaghi. Il bilancio vede l’allenatore dei capitolini in vantaggio: una vittoria e un pareggio. Il primo “incrocio” fra i due tecnici ha luogo alla trentacinquesima giornata della scorsa stagione (29 aprile 2018), con la Lazio di Inzaghi brava nell’espugnare il “Grande Torino” per 1-0: dopo aver fallito un calcio di rigore con Luis Alberto al 23′ (parata di Salvatore Sirigu), i bianco-celesti fanno propri i tre punti grazie a una realizzazione di Sergej Milinkovic-Savic al 56′. Parità, invece, l’annata successiva (cioè l’attuale), con entrambi gli allenatori confermati sulle rispettive panchine: alla diciannovesima giornata (29 dicembre 2018) termina 1-1, col Toro avanti al 45′ grazie a un calcio di rigore trasformato da Andrea Belotti, ma raggiunto al 62′ da un acuto del “solito” Sergej Milinkovic-Savic.
Giuseppe Livraghi
Il 21 maggio un pregiudicato nigeriano di 23 anni, E. I., aggrediva un agente di polizia nel corso di un’attività di foto segnalamento, staccando a morsi la prima falange dell’anulare. Immediata è stata la reazione delle Istituzioni. L’Autorità Giudiziaria ha tempestivamente convalidato l’arrestodel nigeriano, già noto alle forze dell’ordine, disponendo la misura cautelare della custodia in carcere. Lì è stato ascoltato dallacompetente Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale, incardinata presso la Prefettura di Torino, che haattivato un procedimento immediato di audizione del richiedente asilo. A sole 48 ore dall’aggressione, la Commissione Territoriale ha rigettato la richiesta di protezione internazionale del cittadino nigeriano. Questi verrà espulso dal territorio nazionale in attuazione del Decreto Sicurezza (c.d. Decreto Salvini), che consente di allontanare i richiedenti asilo che commettono reati contro l’ordine e la sicurezza pubblica e non hanno più diritto alla protezione.
I fantasmi di Trieste
Trieste, ricca di storia sul crinale carsico e crocevia di frontiere contese, è la città più settentrionale del Mediterraneo e più meridionale della Mitteleuropea. Una città “luogo dei luoghi”, protagonista dei racconti “I fantasmi di Trieste”(Bottega Errante Edizioni, 2018). L’autore, Dušan Jelinčič, giornalista della RAI e alpinista, uno degli scrittori italiani di lingua slovena più autorevoli e apprezzati, traccia una personale mappa della memoria che si intreccia con vicende misteriose e “fantasmi”. Come ogni città con un passato importante, complesso e sofferto, Trieste si porta addosso i segni di ferite mai rimarginate e di irrisolti conflitti. I luoghi di questo percorso con ampi tratti autobiografici – Jelinčič a Trieste ci è nato e vive in una casa del primo Carso, ai bordi dell’altipiano affacciato sul golfo che si apre davanti al porto e alla piazza Unità d’Italia – s’intrecciano con le persone, i protagonisti di queste storie.
Nei racconti prendono corpo immagini della città vecchia, del tram di Opicina – che sale fino all’omonima frazione sull’altipiano del Carso – e dei rioni di San Giacomo, San Giovanni e San Giusto. Si sente quasi l’odore salmastro del mare e il fischiare della bora, si possono immaginare le onde che s’infrangono sul molo Audace dove nel 1914 ( quando si chiamava ancora molo San Carlo) attraccò la corazzata “Viribus Unitis”,nave ammiraglia della marina Imperiale con a bordo le salme dell’Arciduca Francesco Ferdinando e della moglie Sofia, uccisi nell’attentato di Sarajevo. Sullo stesso molo, quattro anni più tardi, giunse il cacciatorpediniere “Audace” della marina italiana. Era il 3 novembre del 1918, finiva la prima guerra mondiale e la nave che diede il nuovo nome a quella lingua di terrà in mezzo al mare, vi sbarcò un battaglione di bersaglieri. Oltre al paesaggio fisico ci sono i luoghi dell’anima e le storie di personaggi veri, come nel caso di Diego de Henriquez che morì la sera del 2 maggio del 1974 nell’incendio del suo magazzino, dove dormiva solitamente coricato dentro una bara di legno, portando con se i suoi segreti. Un personaggio straordinariamente singolare, triestino erede di una famiglia di ascendenza nobiliare spagnola, raccoglitore di ogni genere di materiale bellico e ideatore del Civico Museo della Guerra per la Pace. La sua morte lasciò molti dubbi e forse, come fa supporre il racconto di Jelinčič. Diego de Henriquez ricopiò in due dei suoi diari, prima che venissero cancellate, le scritte lasciate dai prigionieri nelle celle della Risiera di San Sabba, lo stabilimento per la pilatura del riso che i nazisti trasformarono in lager. Morì a causa di questo,vittima di un incendio doloso? Cercando tra le voci e le scritte dei morti della Risiera venne a conoscenza di verità scomode sull’unico campo di sterminio in Italia?Cosa aveva scoperto?I nomi dei collaborazionisti triestini,qualcuno divenuto poi una figura rispettata della comunità locale? Aveva dato un volto a chi, denunciando i suoi concittadini di religione ebraica, aveva contribuito a toglierli di mezzo, arricchendosi? Volti che riappaiono, come fantasmi, assumendo le sembianze in un altro racconto di un anziano seduto sul tram di Opicina che assomiglia come una goccia d’acqua ad un volto che si intravede in una foto di cinquant’anni prima accanto a Odilo Globocnik,il nazista calato a Trieste per fare della Risiera un luogo di morte. Jelinčič, nei suoi racconti parla anche delle sfide calcistiche allo stadio Grezar, intitolato al mediano triestino che perì con tutto il resto della squadra del Grande Torino nella tragedia di Superga, del vecchio bagno asburgico “La lanterna”, più noto come “El Pedocin” ( il piccolo pidocchio) dove un muro lungo 74 metri e alto tre divide tra uomini e donne la spiaggia di ciottoli bianchi. E’ lì che l’autore, in gioventù, fece l’amara scoperta di essere considerato con disprezzo uno “sciavo”, in quanto sloveno di Trieste. Ci sono poi le storie dove il protagonista è James Joyce, che visse a lungo in città, completando la raccolta di racconti Gente di Dublino, diverse poesie oltre al dramma Esuli e ai primi tre capitoli de l’Ulisse, il libro che gli diede fama internazionale. In uno dei luoghi più belli della città, il Ponterosso che attraversa il Canal Grande, nel quartiere teresiano, un monumento in bronzo raffigura lo scrittore irlandese mentre cammina, assorto nei suoi pensieri, con un libro sottobraccio e il cappello in testa. La targa, riprendendo la “Lettera a Nora” del 1909, recita: “la mia anima è a Trieste”. Joyce, parafrasando Dušan Jelinčič, fa parte dei “fantasmi gentili”, come lo psichiatra Franco Basaglia che iniziò dal San Giovanni di Trieste la rivoluzione che portò all’abolizione degli ospedali psichiatrici con la legge 180. “La
libertà è terapeutica”, venne scritto sui muri bianchi di quella “città dei matti” che rinchiudeva dietro le sbarre, con un “fine pena mai” chi era segnato dalla malattia. Grazie a Basaglia Trieste diventò la città del riscatto di tante persone, come nel caso di Olga, una “ex matta” che racconta la sua storia all’autore. I ricordi vagano e s’imbattono in Julius Kugy, l’alpinista che aveva cercato ovunque sulle alpi Giulie la Scabiosa Trenta, rarissimo fiore delle alpi slovene. Guardando l’immagine della piantina incollata su una pergamena ingiallita, la descrisse così: “..ecco la graziosa creatura di luce, sul calice d’argento finemente merlettato, vestita di bianco splendente, trapunta di tenere antere d’oro! Non era ormai una piantina, era una piccola principessa del paese dei sogni”. Kugy si era fatto costruire un organo che suonava personalmente nella chiesa di via Giustinelli. Una chiesa di proprietà della comunità armena, data in affitto ai cattolici di lingua tedesca e oggi semi abbandonata, esempio di degrado e incuria. In fondo è proprio Trieste,città di grande tradizione europea e crogiuolo di etnie, ricca di contraddizioni e oscuri sensi di colpa che si racconta in questo libro. E Dušan Jelinčič, con la sua scrittura coinvolgente, ne amplifica la voce.
Marco Travaglini