redazione il torinese

Il presidente di Liberland esplora i Caraibi

Che cosa ci fa nel mar dei Caraibi Vit Jedlicka, l’euroscettico ceco autonominatosi presidente dello stato di Liberland, area di sette chilometri quadrati al confine tra la Croazia e la Serbia? Pare che l’intraprendente presidente, già candidato (ma non eletto) con il partito Free Citizens alla elezioni per il Parlamento europeo, in questi giorni stia volando in elicottero sui cieli dei cayos caraibici, alcuni dei quali ospitano il reality “L’isola dei famosi”, alla ricerca di terreni e isolotti. La domanda sorge spontanea: per farne cosa?

Piazza Bodoni: “Finalmente panchine nuove, ma ci vogliono più controlli!”

Ieri, finalmente, le sedute della storica piazza Bodoni hanno visto la riparazione. 24 panchine rotte su un totale di 27 nella piazza. Dopo le tante polemiche per le condizioni di disagio, il Comune ha provveduto alla riparazione. In passato i commercianti avevano già richiesto una maggiore sorveglianza per evitare che il bivacco notturno di chi usufruisce delle panchine non portasse al degrado della piazza. Sicuramente sarà difficile eseguire i futuri interventi di manutenzione, viste le scarse risorse rimaste dopo il taglio su manutenzione verde, arredi e suolo.

Emanuel Cosmin Stoica

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

A casa tutti bene – Commedia. regia di Gabriele Muccino, con Stefano Accorsi, Massimo Ghini, Stefania Sandrelli, Valeria Solarino e Gianmarco Tognazzi. Una ricorrenza da festeggiare, le nozze d’oro dei nonni, una permanenza forzata, il traghetto bloccato e l’isola di Ischia a fare da sfondo: gli antichi ristoratori, i tre figli che hanno preso strade diverse, le mogli attuali e quelle di un tempo, il cugino solo e poveraccio con debiti e un figlio in arrivo, i rancori, le confessioni e le urla, il ritratto di una famiglia italiana in perfetto stile Muccino, figliuol prodigo tornato a casa dopo i (quasi totali) successi d’oltreoceano. Ma Muccino rimane Muccino, con le tante tessere di una storia, con il suo nervoso montaggio, con una sceneggiatura che non brilla, con certi attori presi nel vortice del dramma ad ogni costo, con altri che continuano a ripetere i loro soliti personaggi. Però un palmarès alle prove di Massimo Ghini e Valeria Solarino, all’invasione altissima del mai così bravo Gianmarco Tognazzi. Durata 105 minuti. (Massaua, Eliseo Rosso, F.lli Marx sala Chico, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Black Panther – Fantasy. Regia di Ryan Coogler, con Chadwick Boseman, Lupita Nyong’o, Martin Freeman e Angela Bassett. Il protagonista è il nuovo re di Wakanda dopo la morte del padre: ma se sulla sua strada trova dei nemici pronti a detronizzarlo, lui sarà pronta a unirsi alla CIA e alle forze speciali del proprio paese. Durata 135 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Belle & Sebastien – Amici per sempre – Avventura. Regia di Clovis Cornillac, con Félix Bossuet e Tchéky Karyo. Terzo capitolo della saga, Sebastien ha 12 anni e Belle gli ha regalato tre splendidi cuccioli. Senonché la tranquillità familiare è scalfitta dall’intenzione di Pierre, il padre del ragazzo, di trasferirsi in Canada e dall’arrivo di un presunto proprietario di Belle che vorrebbe portarsela via. Sebastien farà di tutto per non dover abbandonare la sua amica a quattro zampe. Durata 90 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, The Space, Uci)

 

C’est la vie – Prendila come viene – Commedia. Regia di Eric Toledano e Olivier Nakache, con Jean-Pierre Bacri, Jean-Paul Rouve, Hélène Vincent e Suzanne Clément. Gli artefici del fenomeno “Quasi amici” promettono risate a valanga e il successone in patria dovrebbe calamitare anche il pubblico di casa nostra. I due sposini Pierre ed Hélène hanno deciso di sposarsi e quel giorno deve davvero essere il più bello della loro vita. Nella cornice di un castello del XVII secolo, poco lontano da Parigi, si sono affidati a Max e al suo team, ad un uomo che ha fatto della sua professione di wedding planner una missione, che organizza e pianifica, che sa gestire i suoi uomini, che sa mettere ordine nel caos più supremo, che per ogni problema sa trovare la giusta risoluzione… Più o meno: perché quella giornata sarà molto ma molto lunga, ricca di sorpresa e di colpi di scena. Ma soprattutto di enormi, fragorose risate! Durata 115 minuti. (Romano sala 1)

 

Chiamami col tuo nome – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Timothée Chalamet, Armie Hammer e Amira Casar. Nei dintorni di Crema, il 1983: come ogni anno il padre del diciassettenne Elio, professore universitario, ospita nella propria casa un borsista per l’intera estate. L’arrivo del disinvolto Oliver non lascia insensibile il ragazzo, che scopre il sesso con una coetanea ma che poco a poco ricambiato approfondisce la propria relazione con l’ospite. Un’educazione sentimentale, i libri e la musica, Eraclito e Heidegger, Bach e Busoni, l’ambiente pieno di libertà della sinistra, i discorsi insperati di un padre, il tempo scandito dalle cene e dalle discussioni su Craxi e Grillo, il vecchio factotum che di nome fa virgilianamente Anchise, passeggiate e discussioni, corse in bicicletta, ritrovamenti di statue in fondo al lago, nuotate in piccoli spazi d’acqua, felici intimità, in una delicatezza cinematografica (la macchina da presa pronta ad allontanarsi velocemente da qualsiasi eccessivo imbarazzo) che assorbe nei temi (“Io ballo da sola”) e nei luoghi (i paesini, i casali, la calura di “Novecento”) il passato di Bertolucci o guarda al “Teorema” pasoliniano. L’ultima opera di un regista (“Io sono l’amore”, “A bigger splash”) che con la critica di casa nostra non ha mai avuto rapporti troppo cordiali, osannato all’estero, in corsa verso l’Oscar con quattro candidature. La sceneggiatura è firmata da James Ivory dal romanzo di André Aciman. Durata130 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Cinquanta sfumature di rosso – Drammatico. Regia di James Foley, con Dakota Johnson e Jamie Dornan. Si cambia colore (ed è la terza e ultima volta), impaginazione dello stesso regista di “Cinquanta sfumature di nero”. L’ultimo dei romanzi di E.L. James in versione “oggi sposi”, con cerimonia nuziale, bella casa e viaggio di nozze in Europa, con qualche addolcimento per quel che riguarda la “padronanza” del bel tenebroso Christian verso la bella Anastasia, comunque – gli appassionati non disperino – nei dintorni del “bondage soft”. Uscendo un po’ di più dalla camera da letto e imboccando la via del thrilling, rapimenti e inseguimenti in auto si ricollegano ad un passato di gente che non molla, dall’ex datore di lavoro dell’ormai sposina fresca fresca alla Elena della sempre appetitosa e combattiva Kim Basinger, ancora una volta pronta a riconquistarsi il ragazzone che lei stessa ha avviato alle pratiche amorose tutte frustini in bella vista. Durata 104 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Ella & John – The Leisure Seeker – Drammatico. Regia di Paolo Virzì, con Donald Sutherland e Helen Mirren. Tratto dal romanzo americano di Michael Zadoorian, con alcune varianti apportate dalla sceneggiatura scritta dallo stesso regista in compagnia di Francesco Piccolo, Francesca Archibugi e Stephen Amidon (a lui già Virzì si rivolse per “Il capitale umano”), è la storia della coppia del titolo, svanito e smemorato ma forte John, fragile ma lucidissima Ella, è il racconto del loro viaggio, dai grattacieli di Boston ai climi di Key West, lungo la Old Route 1, anche per rivisitare con la (poca e povera) memoria il vecchio Hemingway – John è stato un professore di letteratura di successo che ha coltivato con passione lo scrittore del “Vecchio e il mare” -, un viaggio che ha la forma di una conclusiva ribellione ad una famiglia e soprattutto a un destino che ha riservato per lei il cancro all’ultimo stadio e a lui l’abisso dell’Alzheimer. Momenti di felicità e anche di paura in un’America che sembrano non riconoscere più, una storia attuale e un tuffo nella nostalgia (quella che guarda agli anni Settanta), a bordo del loro vecchio camper, mentre corpo e mente se ne vanno. Un’occasione, per ripercorrere una storia d’amore coniugale nutrita da passione e devozione ma anche da ossessioni segrete che riemergono brutalmente, regalando rivelazioni fino all’ultimo istante. Un film di emozioni per coppie vecchio stampo, due formidabili interpretazioni, due doppiaggi – Ludovica Modugno e Giannini – da ascoltare con attenzione: ma a me è sembrato di essere lontano anni luce dalla stratosferica follia e umanità della “Pazza gioia”. Durata 112 minuti. (Romano sala 3)

 

Figlia mia – Drammatico. Regia di Laura Bispuri, con Valeria Golino, Alba Rohrwacher e Sara Casu. Unico film a rappresentare il nostro cinema a Berlino, vigorosa opera seconda dopo l’esordio della regista romana con “Vergine giurata”, è ambientato in terra di Sardegna, vicenda di due madri, l’una che con ogni protezione e amore ha dato sostegno all’adozione, l’altra, quella naturale, legata ad un mondo di piena libertà, perciò inaffidabile e votata all’insicurezza. Al centro la figura di una ragazzina, che reclama l’affetto di entrambe. Durata 90 minuti. (Massimo sala 2)

 

Il filo nascosto – Drammatico. Regia di Paul Thomas Anderson, con Daniel Day-Lewis, Vicky Krieps e Lesley Manville. Nella Londra degli anni Cinquanta, il famoso sarto Reynolds Woodcock è la figura centrale dell’alta moda britannica, eccellentemente coadiuvato dalla sorella Cyril: realizzano gli abiti per la famiglia reale (qualcuno ha visto il ritratto del celebre Norman Hartnell), per le stelle del cinema, per ereditiere, debuttanti e dame sempre con lo stile distinto della casa di Woodcock. Il grande sarto è anche un incallito e incredibile dongiovanni, nella cui vita le donne, fonte d’ispirazione e occasione di compagnia, entrano ed escono: fino a che non sopraggiunge la presenza della semplice quanto volitiva, a modo suo spregiudicata, Alma, una giovane cameriera di origini tedesche, pronta a diventare parte troppo importante della vita dell’uomo, musa e amante. L’ordine e la meticolosità, doti che si rispecchiano meravigliosamente nella fattura degli abiti e nella condotta di vita, un tempo così ben controllata e pianificata, vengono sovvertiti, in una lotta quotidiana tra uomo e donna. Sei candidature ai prossimi Oscar, tra cui miglior film, miglior regista, migliori costumi e miglior attore protagonista, prova che forse potrebbe essere il canto del cigno per l’interprete del “Mio piede sinistro” e di “Lincoln” , convinto da oggi in poi ad abbandonare lo schermo. Durata 130 minuti. (Centrale in V.O., Due Giardini sala Nirvana, Reposi, Romano sala 2, Uci)

 

La forma dell’acqua – The shape of water – Fantasy. Regia di Guillermo del Toro, con Sally Hawkins, Doug Jones, Octavia Spencer, Michael Stulhbarg e Michael Shannon. Leone d’oro a Venezia, tredici candidature agli Oscar, arriva l’attesissima storia del mostro richiuso in una gabbia di vetro all’interno di un laboratorio governativo ad alta sicurezza (siamo negli States, in piena guerra fredda, il 1962) e del suo incontro con una giovane donna delle pulizie, Elisa, orfana e muta, dei tentativi di questa di salvarlo dalla cupidigia dei cattivi. Avrà l’aiuto degli amici (il disegnatore gay, lo scienziato russo pieno di ideali, la collega di colore), cancellando la solitudine e alimentando i sogni, in un’atmosfera che si culla sulle musiche di Alexandre Desplat, contaminate da quelle dei grandi del jazz degli anni Sessanta. Durata 123 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, Massimo sala 1 anche V.O., Reposi, The Space, Uci)

 

Lady Bird – Drammatico. Regia di Greta Gerwig, con Saoirse Ronan, Lucas Hedges, Timothée Chalamet e Laurie Metcalf. Una storia che pesca nell’autobiografia, l’autrice come il personaggio femminile del film è nata a Sacramento, in California, sin da giovane smaniosa di raggiungere la costa orientale. Anche Christine sogna di iscriversi ad una università nella parte opposta degli States, sottrarsi alla madre autoritaria, alla figura del padre senza lavoro, ai fratelli, a quel piccolo mondo che la circonda. S’inventa storie, fa fronte alle prime prove d’amore, dal risultato negativo, fa di tutto per mettersi in buona luce agli occhi dei compagni di scuola che sembrano valere più di lei, ricavandone delusioni, s’appiccica quel nome del titolo: quale sarà il suo futuro? La Ronan candidata all’Oscar. Durata 94 minuti. (Eliseo Grande, Nazionale sala 1, Uci)

 

Omicidio al Cairo – Giallo. Regia di Tarik Saleh, con Fares Fares. La morte di una cantante di successo nelle stanze del Nile Hilton Hotel, la sua relazione con un politico, un caso che si vorrebbe chiudere al più presto. La capitale egiziana del 2011, le rivolte e la corruzione senza limiti, la criminalità che invade il paese, un commissario che pur tra le proprie zone d’ombra eccelle senza dubbio sui suoi superiori e che vuole andare fino in fondo pur di scoprire i colpevoli. Durata 106 minuti. (Classico)

 

L’ora più buia – Drammatico. Regia di Joe Wright, con Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Lily James e Ben Mendelsohn. L’acclamato autore di “Espiazione “ e “Anna Karenina” guarda adesso al secondo conflitto mondiale, all’ora decisiva del primo anno di guerra, alla figura del primo ministro inglese Winston Churchill. Nel maggio del ’40, dimessosi Chamberlain e da poco eletto lui alla carica, inviso al partito opposto e neppure in grado di poter contare sui suoi colleghi di partito e sul re che lo tollera, mentre le truppe tedesche hanno iniziato a invadere i territori europei, Churchill combatte in una difficile quanto decisiva scelta, se concludere un armistizio con la Germania dopo la repentina caduta della Francia oppure avventurarsi nell’intervento di un conflitto armato. Mentre si prepara l’invasione della Gran Bretagna, si deve pensare alla salvezza del paese, grazie ad una pace anche temporanea, o l’affermazione con una strenua lotta degli ideali di libertà: una delle prime mosse fu il recupero dei soldati intrappolati sulle spiagge di Dunkerque (come già ad inizio stagione ci ha insegnato lo stupendo film di Christopher Nolan). Oldman s’è già visto per il ruolo assegnare un Globe, sta sopravanzando sugli altri papabili per quanto riguarda gli Oscar, un’interpretazione che colpisce per la concretezza, per gli scatti d’ira e per quel tanto di cocciutaggine e lungimiranza britannica che in quell’occasione s’impose. Uno sguardo al trucco dell’interprete: gorse un altro Oscar assicurato. Durata 125 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 3)

 

Ore 15:17 assalto al treno – Drammatico. Regia di Clint Eastwood, con Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler. Era il 21 agosto 2015 quando il mondo ricevette la notizia di un attentato, ad opera di un terrorista islamico, sventato sul treno che proveniva da Amsterdam ed era diretto a Parigi da tre ragazzoni californiani che già s’erano fatte le ossa sui vari fronti di guerra. Il film è il racconto delle loro vite sino a quel momento, del loro viaggio attraverso l’Europa, del loro atto di coraggio, di quell’essere in un momento preciso coraggiosi eroi per caso. Eastwood ha voluto che sullo schermo raccontassero la loro vicenda i diretti protagonisti, con i sogni, la realtà, lo spirito d’avventura e l’amicizia della loro età. Il film è il racconto di come quel giorno hanno salvato 500 vite, i buoni contro i cattivi o le avversità, come già avevano combattuto Bradley Cooper cecchino implacabile in “American Sniper” o Tom Hanks in “Sully” ammarando sull’Hudson. Questa la storia: con l’aggravante che questa volta l’autore di “Mistic river” ha perso completamente l’asse attorno al quale costruire la vicenda, scentrando l’episodio dell’attentato (lo ha relegato dentro l’ultimo quarto d’ora) e dando eccessiva importanza (in maniera quantomai folkloristica e banale al soggiorno italiano) a quanto lo ha preceduto. Se è vero che “quandoque bonus dormitat Homerus”, ebbene questo treno è il sonno completo del grande Eastwood. Durata 94 minuti. (The Space)

 

Puoi baciare lo sposo – Commedia. Regia di Alessandro Genovesi, con Diego Abatantuono, Monica Guerritore, Salvatore Esposito e Cristiano Caccamo. Si sono fidanzati a Berlino (“dove è facile fare i gay…”) Antonio e Paolo e sperano che la loro unione venga benedetta dal padre di Antonio, sindaco di Civita di Bagnoregio e uomo fautore di ogni accoglienza. Ma il “suocero”, colpito nell’ambito familiare, non gradisce. Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Quello che non so di lei – Drammatico. Regia di Roman Polanski, con Emmanuelle Seigner, Eva Green e Vincent Perez. Delphine ha conosciuto l’importante successo editoriale dando alle stampe un romanzo che racconta il suicidio della madre. Ora deve combattere contro una crisi creativa che la blocca davanti al foglio bianco. L’incontro con Leila che poco a poco, in tante differenti occasioni, si insinua nella sua vita e quasi se ne appropria, la metterà di fronte ad un mondo di ambiguità, dove anche l’aspetto morboso (basta ripercorrere la filmografia di Polanski per ritrovarne ampi esempi) trova eccellente spazio. Tratto dal romanzo “D’après une histoire vraie” di Delphine Vigan, con uno sguardo anche alla lotta incrociata di “Eva contro Eva”. Durata 100 minuti. (Ambrosio sala 1, F.lli Marx sala Groucho, Lux sala 1, Uci)

 

Red Sparrow – Azione. Regia di Francis Lawrence, con Jennifer Lawrence, Joel Edgerton, Charlotte Rampling, Jeremy Irons e Matthias Schoenaerts. Con tutta probabilità il primo capitolo di una adrenalinica trilogia, dal momento che lo scrittore Jason Matthews, un ex agente della Cia che ha parecchie cose da raccontare dovute a una più che trentennale lotta sul campo, ha oltre a questo primo pubblicato romanzo “Il palazzo degli inganni” e “The Kremlin’s Candidate”. Con il visino, la carica erotica e l’escalation senza freni della bella Jennifer già pluripremiata e oscarizzata nonostante i suoi “soli” ventisette anni, la ballerina del Bolshoi Dominika, in una guerra fredda che sembra affatto terminata, dovrà vedersela con un intrepido agente della Cia sotto copertura al di là della Cortina, ma si sa che in questi incontri/scontri possono farsi strada crocevia amorosi. Dirige il regista di “Hunher Games”, intriganti i panorami chesi inseguono tra Atene e Mosca, tra Helsinki e Washington. Durata 139 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Sconnessi – Regia di Christian Marazziti, con Fabrizio Bentivoglio, Carolina Crescentini, Stefano Fresi e Ricky Memphis. Le riunioni di famiglia (per carità, non scomodiamo Eliot) nel cinema di questi giorni vanno di moda, vuoi Muccino adesso Marazziti alla sua opera prima. Il padre, vecchie idee e soprattutto scrittore in prosciugata vena creativa, ha la bella idea di riunire la famiglia in montagna, del tipo facciamoci insieme ‘sta bella vacanza. Una valanga di no ma dobbiamo riunirci per forza. Nuova moglie incinta, nuovi cognati, vecchi figli, domestica importata dall’Est. La tragedia, propria dei nostri tempi, arriva quando si scopre che in casa non esiste connessione. Potremo vivere? E il fattaccio non scoprirà certi vasi di Pandora che sarebbe molto meglio se rimanessero chiusi? Durata 90 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

The disaster artist – Commedia. Regia di James Franco, con James e Dave Franco. La lavorazione e lo sfacelo del più brutto film mai girato, “The Room”. La storia, ora diventata film, è stata raccontata in un libro dall’attore Greg Sestero, lo interpreta qui il fratello meno famoso del regista. È il ritratto di Tommy Wiseau, attore decisamente squinternato, autore e produttore e quant’altro, la sua voglia di credere in un sogno in maniera assoluta, la montagna di quattrini impiegati per vedere la parola fine, la prima disastrosa, il passaparola e la consapevolezza che il disastro poteva essere rigirato in successo. Negli States, grazie alle proiezioni di mezzanotte, “The Room” divenne un successo, i fischi sonori e i commenti pieni di umorismo e di compatimento divennero un cult. Da vedere per un totale divertimento cinematografico, grande successo al TFF. E non alzatevi dalla poltrona prima dell’ultimo fotogramma, ci scoprirete gli spezzoni originali e il vero Wiseau. Davvero un incanto. Durata 104 minuti. (Reposi)

 

The Party – Drammatico. Regia di Sally Potter, con Timothy Spall, Kristin Scott Thomas, Emily Mortimer, Cillian Murphy e Bruno Ganz. Metti una sera a cena, una tavolata di amici, ambiente di sinistra, di quelli ci diciamo tutto in faccia e ancora di più, noi siamo per la schiettezza a qualunque costo, con una padrona di casa (siamo a Londra) che è appena stata nominata ministro ombra della sanità, un marito che sta a guardare e che fatto di tutto per appoggiare la carriera della moglie, anche a scapito della sua, due lesbiche che aspettano un figlio e altro ancora. Uno stile, l’amicizia, la cordialità. l’ideologia, che cosa rimarrà in piedi dopo che il paziente consorte avrà buttato lì sul tavolo un paio di rivelazione che porteranno lo sconquasso tra gli ospiti? Un po’ dalle parti di “Chi ha paura di Virginia Woolf”, un po’ “Carnage”, un po’ anche del nostro Paolo Genovese con il suo “Perfetti sconosciuti”. Durata 71 minuti. (Nazionale sala 2)

 

The Post – Drammatico. Regia di Steven Spielberg, con Meryl Streep e Tom Hanks. Ancora l’America descritta da Spielberg con gran senso dello spettacolo, segue candidatura a due Oscar, miglior film e migliore attrice protagonista. L’argomento è ormai noto, il New York Times aveva tra le mani nel 1971 un bel pacco di documenti comprovanti con estremo imbarazzo la cattiva politica di ben cinque presidenti per quel che riguardava il coinvolgimento degli States nella sporca guerra nel sud-est asiatico. Il governo proibì che fossero dati alle stampe. Se ne fece carico il direttore del Washington Post (Tom Hanks), sfidando comandi dall’alto e un non improbabile carcere: ma a nulla sarebbe valsa quella voce pure autorevole, se la voce ancora più forte non fosse venuta dall’editrice Katharine Graham, all’improvviso ritrovatasi a doversi porre in prima linea in un mondo esclusivamente maschile, buona amica di qualche rappresentante dello staff presidenziale (in primo luogo del segretario alla difesa McNamara) e pur tuttavia decisa a far conoscere a tutti quel mai chiarito pezzo di storia. L’autore del “Soldato Ryan” e di “Lincoln” si avvale di una sceneggiatura che porta la firma prestigiosa di Josh Singer (“Il caso Spotlight”), della fotografia di Janusz Kaminski (“Schindler’s list”), dei costumi di Ann Roth; con questo ultimo ritratto Meryl Streep si conquista la sua ventunesima nomination agli Oscar. Riuscirà la fantastica Frances McDormand di “Tre manifesti” a sbarrarle la strada? Durata 118 minuti. (Ambrosio sala 3, Due Giardini sala Ombrerosse, F.lli Marx sala Harpo, Greenwich sala 3, Reposi)

 

Tre manifesti a Ebbing, Missouri – Drammatico. Regia di Martin McDonagh, con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell, Abbie Cornish e Lucas Hedges. Da sette mesi le ricerche e le indagini sulla morte della giovane Angela, violentata e ammazzata, non hanno dato sviluppi né certezze ed ecco che allora la madre Mildred compie una mossa coraggiosa, affitta sulla strada che porta a Ebbing, tre cartelloni pubblicitari con altrettanti messaggi di domanda accusatoria e di “incitamento” diretti a William Willoughby, il venerato capo della polizia, onesto e vulnerabile, malato di cancro. Coinvolgendo in seguito nella sua lotta anche il vicesceriffo Dixon, uomo immaturo dal comportamento violento e aggressivo, la donna finisce con l’essere un pericolo per l’intera comunità, mal sopportata, quella che da vittima si trasforma velocemente in minaccia: ogni cosa essendo immersa nella descrizione di una provincia americana che coltiva il razzismo, grumi di violenza e corruzione. Da parte di molti “Tre manifesti” è già stato giudicato come il miglior film dell’anno, i quattro recenti Golden Globe spianano la strada verso gli Oscar. Durata 132 minuti. (Greenwich sala 2, Massimo sala 2 in V.O.)

 

La vedova Winchester – Horror. Regia di Michael e Peter Spierig, con Helen Mirren e Jason Clarke. Della famiglia che spese una vita a costruire fucili, morto il marito pioniere e una figlia, rimase soltanto lei, Sarah, che “vide” la sua grande casa, più di cinquecento stanze disseminate su sette piani, costruita nel 1884, ampliata per 38 anni e oggi attrazione turistica, infestata dai fantasmi, dalle vittime cioè di quanti caddero sotto quei fuochi e quelle pallottole famigerati. Uno psichiatra, inviato a controllare la salute mentale della donna e all’inizio scettico, scopre che quella ossessione ha in sé un fondo di verità. Durata 99 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

“+EUROPA CON EMMA BONINO” APPRODA ANCHE AD IVREA

L’INCONTRO PUBBLICO “+EUROPA, +AGRICOLTURA, +INNOVAZIONE”
Più Europa con Emma Bonino approda anche ad Ivrea. Lo fa giovedì 1 marzo alle ore 21, allo ZAC (Zone Attive di Cittadinanza) in via Dora Baltea 40b, con Igor Boni e Carmelo Palma (candidati rispettivamente alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica), Miruna Brocco Loris Caretto, che si confronteranno con gli elettori eporediesi durante l’incontro dal titolo: “+EUROPA, +AGRICOLTURA, +INNOVAZIONE“. L’agricoltura è un settore fondamentale per lo sviluppo e per la crescita di un Paese. Il sistema agricolo italiano è caratterizzato da una troppo bassa redditività delle imprese, frutto di una eccessiva frammentazione fondiaria e di una scarsa aggregazione di offerta. Per questo è necessario favorire l’accorpamento fondiario e riformulare il sistema di erogazione degli aiuti diretti della Politica Agricola Comune. È altresì indispensabile dare ascolto alle richieste degli agricoltori e consentire loro l’accesso a tutte le più moderne tecnologie disponibili.
Durante l’incontro +Europa presenterà al pubblico le proposte programmatiche.

Lucrezia Beccari dell’Ice Club Torino parteciperà ai Mondiali junior di Sofia

Lucrezia Beccari, campionessa italiana junior di pattinaggio artistico, ha ricevuto dalla Federazione Italiana Sport Ghiaccio la prestigiosa convocazione per i Mondiali junior 2018 che si svolgeranno a Sofia dal 5 all’11 marzo 2018. La pattinatrice piemontese veste i colori dell’Ice Club Torino Asd, società diretta da Claudia Masoero. Lucrezia Beccari, classe 2003, si è fatta notare a livello internazionale per le doti tecniche e interpretative, e si è imposta in importanti gare nazionali e internazionali, tra le quali l’ISU Merano Cup e l’ISU Skate Helena 2018 di Belgrado. Nel corso della stagione, ha conquistato il terzo posto nel ranking nazionale, alle spalle di Carolina Kostner e della compagna di squadra Giada Russo. La Beccari è allenata da Edoardo De Bernardis e presenterà sul ghiaccio di Sofia un programma corto sulle musiche di “Alien” e un programma lungo sulle colonne sonore di “Schlinder’s List” di Spielberg, entrambi coreografati dallo stesso De Bernardis. “Lucrezia – ha dichiarato Edoardo De Bernardisè molto soddisfatta per la convocazione ai Mondiali. In queste settimane abbiamo intensificato gli allenamenti per perfezionare il suo bagaglio tecnico ed artistico. Sono sicuro che a Sofia ce la metterà tutta per ben figurare. La sua convocazione è un’ulteriore successo per l’Ice Club Torino che, in questi mesi, ha partecipato al circuito di Grand Prix junior, agli Europei, alle Olimpiadi e ora anche ai Mondiali Junior.”

 

Barbara Castellaro

www.iceclubtorino.it

 

Donna di 30 anni muore nello scontro con un camion

CRONACHE ITALIANE DAL VENETO

E’ morta all’ospedale la donna rimasta coinvolta nel tamponamento avvenuto questa mattina, probabilmente a causa della neve,  sulla Strada statale 309 “Romea”, tra Campagna Lupia e Lughetto (Venezia). La  trentenne, alla guida di un’auto era residente a Chioggia.  Si è scontrata con un camion con targa ungherese. I veicoli sono finiti fuori carreggiata, riportando pesanti danni. La vittima è stata estratta dalle lamiere dai vigili del fuoco ed è morta durante il trasporto in ospedale.

San Giuseppe, Casale guarda a Torino

La tradizione sarà rispettata anche quest’anno, per la settantaduesima volta. Alle ore 18 di venerdì 16 marzo, quasi a voler seguire un rituale antico, ma al tempo stesso sempre ricco di novità, ci sarà il taglio del nastro dell’edizione 2018 della Mostra Regionale di San Giuseppe a Casale Monferrato. L’evento, che si svolgerà sino al 25 marzo sarà ancora una volta l’occasione per “mettere in vetrina” Casale, il Monferrato, il suo tessuto socio – economico, le tante peculiarità di un territorio che è a cavallo tra più province e due Regioni, Piemonte e Lombardia, ricche di potenzialità per il futuro e di ricordi del passato. La presentazione ufficiale è avvenuta martedì pomeriggio nella sala consiliare di palazzo San Giorgio alla presenza del vice sindaco ed assessore alle attività economiche Angelo Di Cosmo. Il sindaco Titti Palazzetti e l’assessore alle manifestazioni, non hanno potuto intervenire per altri impegni concomitanti. “Quella del 2018 è un’edizione all’insegna della continuità nella tradizione ma con lo sguardo ben fisso, in prospettiva, verso il domani, E questa continuità, come organizzazione, si rileva dalle presenze degli espositori che la contraddistinguono da sempre con operatori del commercio, dell’artigianato, dell’industria e dell’area agricola” ha sottolineato Carlo Manazza, amministratore, con grande esperienza nel settore fieristico, della D&N Eventi srl, la società di Casale Monferrato, che organizza la Mostra. Manazza ringrazia poi l’Amministrazione comunale di Casale Monferrato, “per aver creduto nella nostra impresa”. L’edizione 2018, infatti, ha il patrocinio del Comune di Casale Monferrato, ed il supporto di due importanti associazioni di categoria, Confartigianato Alessandria (che presenterà in Mostra la sua App, ConfiApp) e la Federazione Coldiretti di Alessandria. Dal canto suo l’assessore Di Cosmo ha evidenziato che: «La Mostra è un importante appuntamento di aggregazione sociale che la città ripropone da ben 72 anni; un’iniziativa nata per valorizzare e promuovere le realtà economiche del territorio. Si tratta di un’occasione per le imprese che hanno la possibilità di presentare le novità, di fare rete e di incrementare i rapporti commerciali, offrendo una considerevole dose di vitalità all’economia locale». Massimo Iaretti, consigliere delegato dell’Unione dei Comuni della Valcerrina, che sarà presente in Mostra con n proprio stand, dopo aver ringraziato Carlo Manazza, ha evidenziato come verrà portata avanti proprio in sede di fiera la proposta di percorsi che vadano, partendo da Crea e viceversa in direzione della Città Metropolitana di Torino, nell’ambito di uno slogan “Tre chiese (Crea e il sistema devozionale della Valle, Santa Fede a Cavagnolo ed il Cristo Pantocratore di San Mauro Torinese), tra tre Unesco (Langhe-Roero e Monferrato, i Sacri Monti e la Collina Po), L’edizione 2018, che si svolgerà sino al 25 marzo, al PalaFiere nel Quartiere Fieristico della Cittadella e vedrà, come negli anni dal 2011 in poi, l’ingresso gratuito per tutti i visitatori ed il percorso obbligato a giorni alterni. Quest’ultimo accorgimento consentirà a tutti i visitatori di prestare la necessaria attenzione a tutte le proposte innovative che verranno presentate dagli espositori nei vari settori merceologici, agricolo, industriale, artigianale, commerciale, terziario. Un punto “catalizzatore” nell’arco del percorso mostra, sarà la Piazzetta del Gusto, attorno alla quale ci saranno un nutrito numero di alimentaristi con un’offerta enogastronomica da tutta Italia.

 

Scontri a Torino, l’altra faccia del fascismo

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Lavinia Flavia Cassaro con una sola fotografia e con i suoi insulti ha meravigliosamente sintetizzato la sgradevolezza di una certa sinistra antagonista.  E noi insistiamo:  questi  personaggi sono un problema di ordine pubblico, non espressione di opinioni politiche. Vale anche per loro la definizione data del fascismo che non è un opinione,  è una organizzazione a delinquere. E per appartenere ad una organizzazione si deve essere con altri, è qui il reato oltre la violenza, anche da parte di chi, conoscendoli, non prende le distanze e ne diventa complice. Prendere le distanze vuol semplicemente dire ammettere l’errore politico di averli legittimati essendo “compagni di strada”. Ma qui andiamo oltre. Diverse autorevoli fonti di informazione sostengono che da insegnante non aveva cattedra perché rimossa dopo le lamentele dei genitori per il suo atteggiamento e linguaggio rispetto  agli alunni. Se  è vera la notizia non solo lei deve essere licenziata, ma anche chi l’ ha coperta non rimuovendola. Delle due l’ una. O i genitori hanno detto cose non vere, o l’ insegnante doveva essere immediatamente sospesa per accertamenti. Difesa del posto di lavoro? Ma non dite stupidaggini. Basta con questa  perniciosa pretestuosità. Nel giustificarli, poi è “sicuramente rivoluzionario” insultare i poliziotti con la birra in mano. Non è la prima volta.Come dopo i provvedimenti pentastellati di Torino per limitare l’uso di alcolici. Anche in Vanchiglia al grido rivoluzionario “ubriacarsi è un diritto” ci sono stati disordini contro polizia, colpevole di essere presente. Ed anche lì novelli rivoluzionari accusarono le forze dell ordine d’ essere gli unici responsabili dei disordini. Proprio cosi. Perentori chiedono l’applicazione della legge Scelba per lo scioglimento di organizzazioni fasciste. D’ accordissimo.  Sui centri sociali? Analogo trattamento.  Al ministro Minniti hanno chiesto:  desiderare sicurezza per sé   e per gli altri è  di sinistra? Risposta : è un bene comune. E i ministri, il governo,  sono di tutti i cittadini. Ricordiamo l’inizio anni ’70 a Reggio Calabria. Un cittadino su due votò  Msi e  al grido “boia chi molla” in molti furono protagonisti di disordini di piazza contro le forze dell’ordine, contro lo Stato. A Milano  urlavano minacciosi “Reggio,  Reggio, Milano sarà peggio”.  Fascisti minaccia per la democrazia. Ora si sono aggiunti questi oramai famigerati centri sociali. Una minaccia per se stessi, oltre che per la democrazia. E per una sinistra che non deve più coprire. Centri sociali che sono l’altra faccia del Fascismo.

Non una dieta, ma un metodo alimentare personalizzato

Dieta. Dal greco “daita” il termine indica un modo di vivere; nel secondo significato, dal latino “dies”, si richiama al termine “giorno”. È nella prima accezione che la intende il dottor Eugenio Franzero, medico chirurgo nutrizionista, con studio a Torino in corso Galileo Ferraris 51 e, dal settembre 2009, attivo anche a Milano. “Non mi piace parlare ai miei pazienti di dieta – precisa il dottor Franzero – quanto piuttosto di “metodo alimentare”. Oggi in Italia esiste, purtroppo, nel campo ancora molta confusione legislativa e normativa e, spesso, i pazienti appaiono disorientati nel momento nel quale decidono di affrontare un percorso di dieta, a volte spinti, soprattutto se donne, soltanto dall’esigenza e dal desiderio di perdita di peso corporeo. Assumere un metodo alimentare nuovo, secondo me, rappresenta, invece, un passo molto più completo nella vita di una persona, coinvolgendo anche l’acquisizione di nuove conoscenze sugli alimenti ed ottenendo benefici sulla salute a 360 gradi. Il medico deve servire come guida nel percorso di dieta del paziente, che in un momento successivo dovrà proseguire più autonomamente”.

 

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“La mia attività di medico chirurgo esperto in nutrizione umana – precisa il dottor Franzero – si avvale di molteplici e proficue collaborazioni che hanno permesso di sviluppare esclusivi kit per le indagini diagnostiche, qual il cytotest ed il test del DNA, vale a dire l’analisi dei geni, che viene effettuata con prelievo mucoso, elaborato dal Genetic Lab, laboratorio leader a livello europeo nella diagnostica molecolare. Per questo test dallo scorso gennaio sto utilizzando un kit delle intolleranze che è frutto di miei studi, messo a punto da me in maniera esclusiva. Il cytotest rappresenta ad oggi la tecnica d’indagine più affidabile per le intolleranze alimentari e riconosciuta dal Ministero della Sanità, ottenuta con prelievo di sangue venoso. Dopo aver effettuato sul paziente il cytotest e dopo la sua valutazione dal punto di vista anamnestico, elaboro un piano alimentare personalizzato, partendo sempre dalla considerazione che la dieta deve essere una scelta consapevole personale. Il mio piano alimentare personalizzato si basa su un metodo che non prevede che si pesino gli alimenti, né che si contino le calorie o si utilizzino farmaci. Il mio metodo si basa, invece, sull’eliminazione temporanea (di solito da 4 a 6 mesi) dei soli alimenti verso i quali il paziente presenta una intolleranza e sul loro successivo reintegro a fine dieta, sotto stretto controllo medico”.

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“Con questo metodo” aggiunge il dottor Franzero – si ottengono risultati molto positivi nel calo graduale del peso corporeo, nel mantenimento nel tempo dei risultati raggiunti, nell’attenuazione ed in molti casi scomparsa della sintomatologia di accompagnamento (cefalee, coliti, dermatiti), nel miglioramento dei valori della glicemia, colesterolemia e della pressione sanguigna. Un altro test che i pazienti possono effettuare presso il mio studio è quello del DNA, vale a dire l’analisi dei geni, effettuato con prelievo del tampone mucoso. È un test adatto a tutti ed in particolare a coloro che sospettino una predisposizione familiare ad una patologia, utile anche nel mantenimento di diete pregresse, negli sportivi e nei bambini. Questo test rientra nella disciplina della nutrigenomica, che si basa non sul principio della dieta, bensì su quello di un programma di prevenzione finalizzato a ridurre al minimo lo sviluppo di gravi patologie quali diabete, elevati livelli nel sangue di colesterolo e trigliceridi, aumento degli acidi urici, osteoporosi, intolleranza al glucosio, sensibilità all’alcool, resistenza glicidica, stress ossidativo, obesità genetica. La conoscenza della predisposizione genetica consente di programmare piani alimentari preventivi, capaci di ridurre al minimo lo sviluppo delle patologie legate ai geni studiati, indispensabile per chiunque voglia conoscere, gestire e vivere in modo sano la propria alimentazione senza alcun tipo di rinuncia”. Il dottor Franzero si avvale nel suo studio anche della collaborazione della dottoressa Paola Villata, dietista, coadiuvante nelle visite di controllo e nel follow up di alcuni pazienti, e di una biologa per gli esami del sangue effettuati in sede.

 

Mara Martellotta

Emma Bonino sbaglia a dire addio al Latino

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

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L’on.Emma Bonino, forse inconsciamente, ha ripreso le tre i di Silvio Berlusconi di una decina di anni fa in relazione alla scuola:internet,impresa, inglese,se non ricordo male. Ed ha aggiunto che bisogna dire basta ai latinisti,il che significa allo studio del Latino. Emma Bonino forse non conosce la realtà della scuola italiana e non sa che il Latino è stato abolito nella scuola media unica da tanti anni e che al liceo scientifico sopravvive più nella forma che nella sostanza. Nello stesso liceo classico il Latino è ridotto al minimo,nei bienni si preferisce un bel ciclo di film di natura sociale rispetto alla noiosa grammatica e alla difficoltosa sintassi. Sono rimasti pochi gli studenti che sanno cosa sia ,ad esempio, la consecutio temporum anche perché sono poco meno di cinquant’anni che la traduzione dall’italiano al latino è stata abolita. Insegnare il latino in una scuola che non prepara allo studio dell’Italiano ed ha eliminato da decenni l’analisi logica come una sorta di supplizio mentale per le giovani menti ,diventa difficile,se non impossibile. Così come il non studio del latino non facilita certo la conoscenza dell’Italiano. Se il congiuntivo è stato sostituito dall’indicativo,ciò è dovuto anche al non studio del latino che coglie l’idea della potenzialità e dell’eventualità , oggi diventata una raffinatezza per un’élite assai striminzita di persone. Andrebbe ancora aggiunto che tra i politici è frequente trovare chi confonde il condizionale con il congiuntivo (non mi riferisco solo al mitico senatore Razzi) come fanno gli ignoranti,soprattutto nel Mezzogiorno, che pure fu la terra di alcuni dei nostri massimi pensatori e letterati.

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Le ragioni dell’ignoranza che ci pervade sono molteplici e non sono solo collegate alla non conoscenza della lingua latina.  Ma certo un colpo micidiale al declassamento dei nostri studi e della nostra cultura è arrivato dall’attacco sistematico che la politica ha rivolto allo studio delle lingue classiche considerate un qualcosa di inutile. Ho conosciuto un giovane avviato agli studi classici che subì un vero e proprio lavaggio del cervello da parte dei nonni illetterati ( lui geometra e lei casalinga) che convinsero il giovane a cambiare il corso di studi in quanto il latino ed il greco non servono. E’ verissimo che non hanno uno sbocco professionale né il latino né il greco,come non ha fini pratici la lettura della Commedia di Dante. E non per questo le letture dantesche vanno bandite o un carme di Catullo va ignorato. Ci sono cose che appartengono al mondo dello spirito,della formazione intellettuale,della humanitas ,appunto,che gli ignoranti non sanno neppure cosa sia. Gli “studia humanitatis” che riguardano valori umani che non possono essere sostituiti dalla tecnica,pena un nuovo medio evo tecnologico di ritorno.  In passato gli ignoranti tacevano, oggi vogliono andare in cattedra e decidere cosa si debba insegnare nella scuola. Non a caso l’ignoranza ha preso il sopravvento e c’è gente che è persino orgogliosa della propria ignoranza.Ricordo che una volta,appena ventenne, ebbi una discussione con un assicuratore,un ragioniere che era un buon conoscente di mio padre. Il ragioniere telefonò il giorno dopo a mio padre,dicendo che era stato difficile starmi dietro nei ragionamenti perché alle sue osservazioni tecniche io ribattevo-pur digiuno di diritto assicurativo- con ragionamenti che lo avevano messo in difficoltà. Quella “dialettica” di adolescente non era un segno di valore personale,ma era soprattutto la conseguenza di essere stato abituato per otto anni di fila al ragionamento rigoroso che mi veniva dallo studio del Latino:il “ragionare come si deve” di Pascal.Chi non ha mai studiato il latino non può capire. Si tratta di gente che non mai letto la lettera del Machiavelli a Francesco Vettori in cui il grande fiorentino scrive che ogni sera ,leggendo i grandi classici del passato, si nutre di quel”cibo che solum è mio e che io nacqui per lui”.Quella gente si limita a gustare come cibo il pane e il salame o ,al massimo,se abbienti, ostriche e champagne. 

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Certi politici praticano le più banali machiavellerie che non hanno però nulla a che vedere con il pensiero di Machiavelli che non hanno mai letto e di cui non saprebbero cogliere la grandezza politica ed intellettuale modulata sulla storia romana scritta da Tito Livio.  Sarebbe facile opporre all’on. Bonino il latinista Concetto Marchesi ,deputato del Pci, che difese ad oltranza la lingua e la cultura di Orazio e di Virgilio ,contro le demagogie del suo partito che riteneva il Latino un privilegio dei ricchi da abolire. Concetto Marchesi cercò di spiegare che quella fu la lingua anche dei nostri maggiori scienziati e di studi classici si nutrirono Marx,Gramsci e Togliatti. Aver studiato o non aver studiato il latino dà una quadratura mentale,un’agilità intellettuale che nessun ragioniere o geometra o perito avrà mai. E lo scrivo con tutto il rispetto possibile per chi non ha studiato la lingua di Cicerone.Io non potrò mai dimenticare il lavorìo intellettuale-una vera ginnastica del cervello,”una ginnastica fino alla frenesia”,come consigliava La Marmora ai suoi bersaglieri sul piano fisico – che comportava lo studio del latino e di cui coglievo l’importanza già alle Medie. Avevo avuto un compagno di elementari-carissimo amico di giochi- che aveva dovuto scegliere le scuole tecniche ed anche solo nell’arco dei tre anni di medie verificai che qualcosa nel nostro modo di pensare era cambiato.Non capivo di cosa si trattasse ,ma lo colsi successivamente anche quando altri miei compagni di scuola media scelsero gli istituti tecnici. Ovviamente esisteva il problema del privilegio sociale degli studi classici ed ho avuto al liceo anche compagni del tutto disinteressati allo studio delle lingue classiche perché era stata la famiglia ad imporre loro il liceo, anziché un ottimo istituto professionale in cui avrebbero messo a frutto i propri talenti in modo ottimale .Certo non bastava la frequenza del liceo per acquisire quella dimestichezza negli studi che portava gli studenti del classico a primeggiare anche al Politecnico. Avrei anche dei ricordi non gradevoli degli anni liceali con un professore di latino e greco che inaridiva la letteratura e la lettura dei classici a meri e pignoleschi riferimenti grammaticali e sintattici che distruggevano il piacere di entrare in un mondo straordinario come quello greco-latino.Ma alla fine superai anche le visioni anguste di quel professore e alla scuola di Vincenzo Ciaffi acquisii in modo definitivo il valore della classicità.Anche all’università ebbi docenti limitati,purtroppo,ma l’amicizia con Luciano Perelli,letterato raffinato e storico acuto della latinità – mi consentì di superare certe lacune.

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Oggi sono e resto un convinto sostenitore della scuola classica per la quale mi sono battuto a fianco di tanti uomini di sinistra come l’indimenticabile Costanzo Preve non offuscati dalla demagogia di cui dà prova Emma Bonino.  Il problema semmai-va ribadito – era e forse è ancora quello di fare in modo che gli studi classici non fossero o non siano un privilegio di pochi e venissero o vengano garantiti,ai sensi della Costituzione,”ai capaci e meritevoli,anche se privi di mezzi”. Un vecchio professore del liceo “ Massimo d’Azeglio” (che oggi incredibilmente scrivono D’Azeglio) Augusto Monti,un mito della sinistra di ogni tempo, aveva già visto il nesso tra la scuola classica e la vita moderna.La sua lezione in quella direzionefinì presto di essere dimenticata e di lui è rimasto solo il suo nobile e intransigente antifascismo che aveva però origine anche nella lettura dei classici che il professore citava ai suoi allievi durante il ventennio come esempi di amore per la libertà.Lo scrissero Mila,Fusi,Firpo che furono suoi allievi. In tempi recenti sono usciti libri molto documentati sull’importanza del Latino ,ma l’on. Bonino sicuramente non li ha letti. Una volta Pannella si infervorò con me nella difesa delle lingue classiche.Lui stesso, a volte ,amava fare qualche citazione latina. Pannella aveva alle sue spalle studi classici severi, di cui andava orgoglioso.  Spiace che Emma Bonino, che pure ha frequentato il liceo classico “Gandino” di Bra ,sia rimasta ferma alle origini rurali e commerciali della sua famiglia. L’anatema laico che ha rivolto verso i latinisti rivela purtroppo una visione molto limitata che è l’esatto opposto della cultura cosmopolita di Marco Pannella. Sandro Pertini definitiva la Bonino “la monella di Montecitorio”.Peccato che ,a quasi 70 anni,non sia cresciuta o non abbia fatto tesoro degli anni liceali in Piemonte. L’imprenditore pragmatico Silvio Berlusconi, lanciando le sue tre I per un rinnovamento della scuola,non disse mai basta al latino ,che apprese alla scuola dei salesiani,come invece ha fatto Emma Bonino, laureata in letteratura moderna negli anni dell’immediato ’68. 

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