redazione il torinese

Il Matisse e la luce della Côte d’Azur

L’inaugurazione del Museo Matisse, avvenuta nel 1963, riflette il profondo attaccamento che il pittore aveva per Nizza, dove soggiornò quasi ininterrottamente dal 1916 e dove morì nel 1954, poco dopo aver donato alla città un cospicuo numero di opere

Henri Matisse proveniva da Parigi, dove aveva aderito alla corrente artistica dei Fauves ed era diventato buon amico di Pablo Picasso (sebbene quest’ultimo lo considerasse sdegnosamente un pittore borghese). Sulla Côte d’Azur cercava quell’atmosfera tersa e luminosa, quei colori accesi della natura che già avevano spinto altri pittori (a cominciare da van Gogh) verso il Sud. Il clima delicatamente mite rendeva la permanenza ancora più gradevole e serena. “Quando ho capito che ogni giorno avrei visto questa luce”, scrisse, “non potevo credere alla mia felicità”. Dopo aver vissuto diversi anni nella città vecchia, nel 1938 Matisse stabilì la sua residenza nell’elegante quartiere di Cimiez, in un appartamento dell’Hôtel Régina, che trasformò in atelier. Cimiez è situato sulla superba collina omonima posta a Nordest di Nizza. Fino alla fine del XIX secolo i ripidi versanti erano interamente piantati ad ulivi. La rapida urbanizzazione cominciò nel 1880 quando venne aperto il Boulevard de Cimiez; sui terreni lottizzati furono edificati palazzi e ville dove la vita mondana della Belle Époque conobbe i fasti maggiori.

Dalle finestre del suo appartamento Matisse poteva scorgere una gran parte della Villa Garin de Cocconato, un edificio seicentesco appartenuto a una nobile famiglia genovese e rimaneggiato nell’Ottocento, secondo le nuove esigenze borghesi. Gli intonaci color ocra della facciata e le finestre decorate à trompe-l’œil spiccavano nella vegetazione dell’ampio parco circostante, dove il pittore era solito passeggiare. Matisse conosceva bene e amava la collina di Cimiez che, accanto alle abitazioni moderne, conserva i segni visibili del passato. I resti del foro e dell’anfiteatro testimoniano l’antica Cemenelum, capoluogo della provincia romana delle Alpi Marittime. Il Monastero Francescano, situato a breve distanza, offre dal suo giardino coltivato a rose un magnifico belvedere sul mare. Così, quando la moglie e i figli di Matisse donarono alla città di Nizza numerose opere per la creazione di un museo, il Municipio acquistò a questo scopo la Villa Garin de Cocconato che, a partire dal 1950, ha preso il nome di Villa des Arènes.

***

Il Musée Matisse venne inaugurato nel 1963; una nuova ala edificata nel 1993 ha permesso di aumentare la superficie espositiva e la sistemazione che vediamo attualmente risale al 2002. La famiglia dell’artista pose fin dall’inizio un’attenzione particolare alla presentazione della collezione. Il fine dichiarato era di facilitare e promuovere la comprensione delle opere in un insieme armonioso e coerente, permettendo al visitatore di ricostruire il percorso artistico di Matisse. Una magnifica successione di pitture, disegni e sculture illustrano il cammino dell’artista documentando le ricerche, i tentativi, le tappe creative. Tra i lavori che sono esposti si trovano tutti i primi quadri realizzati a partire dal 1890, cominciando dalla Nature morte aux livres. Fu con la Tempête à Nice (1919-20), dipinta mentre il mistral spazzava il cielo dalle nuvole grondanti pioggia, che Matisse scoprì la luce della Côte d’Azur. L’importante collezione di disegni (da Paysage de Saint-Tropez del 1904 a Grande Tête, Masque del 1952) costituisce un fondo di grande valore per lo studio dell’arte grafica. “Il mio disegno a mano libera è la traduzione diretta e la più pura delle mie emozioni”, scriveva Matisse. Il Museo raccoglie poi arazzi e serigrafie che riproducono ricordi e sensazioni derivanti dal viaggio a Tahiti del 1930. Si possono inoltre vedere i disegni preparatori della composizione murale La Danse, tema ripreso più volte da Matisse, autentica sintesi tra pittura, musica e poesia. Una sala intera è dedicata a un insieme di disegni, tempere su carta poi ritagliate (gouaches découpées) e modelli in scala che portarono alla decorazione della Chapelle du Rosaire di Vence.

***

Come ricordava lo stesso Matisse la cappella, inaugurata nel 195, gli costò quattro anni di lavoro esclusivo, assiduo, e rappresentò la summa di tutta la sua vita artistica. Matisse, ormai anziano ed impossibilitato a dipingere, utilizzò la tecnica del “disegnare con le forbici” per la collezione Jazz, comprendente venti tavole accompagnate da riflessioni scritte con un pennello intriso nell’inchiostro nero. Colorava dei fogli con tempere intense e brillanti, quindi ritagliava delle sagome che assemblava su grandi tavole, creando composizioni di carattere astratto. Fra queste tavolemIcarus e Le cirque possono considerarsi autentiche icone dell’arte moderna.

Nel 1978 il museo si è arricchito di una cinquantina di bronzi donati dal figlio Jean, i quali rappresentano di fatto l’intera attività scultoria dell’artista. Presentati in mezzo ai quadri e ai disegni, permettono di comprendere ancora meglio il suo cammino creativo fondato sulla ricerca costante della massima semplicità. Singolare è l’esposizione di oggetti provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’Oceania, di cui egli amava circondarsi. Sono vasi e statuette di guerrieri cinesi, un bruciaprofumi moresco, un guéridon ottagonale, un moucharabieh di tessuto rosso, un tanka del Tibet. Più che gli oggetti in sé, appare interessante la relazione che questi ebbero con la sua produzione artistica, particolarmente ispirata dalle culture extra-europee. Fanno quindi bella mostra gli ultimi lavori (Nu bleu IV, La vague, Femme à l’amphore), composizioni figurative a collage che giocano sui contrasti tra blu e bianchi, creando un equilibrio mirabile tra pieni e vuoti. Fino alla fine dei suoi giorni, Matisse ha creato opere di qualità altissima, al di sopra e al di là delle correnti che si sono succedute nella storia dell’arte contemporanea. Molti dipinti realizzati da Matisse sono giunti in esposizione a Torino e a Milano negli ultimi anni. La mostra “Matisse e il suo tempo”, che si tenne a Palazzo Chiablese tra il 2015 e il 2016, comprendeva cinquanta opere provenienti dal Centre Pompidou di Parigi. È soltanto nella Villa des Arènes, tuttavia, che la sua produzione artistica trova la naturale e giusta collocazione. Il visitatore non deve pensare di trovare qui i capolavori più noti, quelli sono conservati al Musée d’Orsay o all’Ermitage. Grazie al Musée Matisse ci si avvicina invece alle radici della sua creatività, si percepisce la parte più intima della sua essenza compositiva. Qui si intuiscono quelle che sono state le tappe di un percorso artistico ed esistenziale, dalle origini alla piena maturità espressiva.

Paolo Maria Iraldi

***

Muséè Matisse, 164 Avenue des Arènes de Cimiez, 06000 Nizza. Orari di apertura: ore 11-18. Giorno di chiusura: martedì. Ingresso: 10 €.

Sito Internet: http://www.musee-matisse-nice.org/

Visita effettuata il 24 febbraio 2018.

Petto d’anatra con salsa di mirtilli rossi

Ricetta insolita per stupire i vostri commensali con poche semplici mosse

 

anatra

Il gusto agro-dolce della salsa smorza il gusto forte della carne d’anatra da servire con una semplice insalatina verde e una patatina bollita

 

Ingredienti per 2 persone

 

1 petto d’anatra
50gr. di mirtilli rossi disidratati
aceto bianco, acqua
2 cucchiai di zucchero
1 pezzo di canella
2 chiodi di garofano
1 anice stellato
sale, pepe q.b.
100ml di panna liquida da montare (facoltativo)

 

 

Preparare la salsa: mettere in un pentolino due dita di aceto bianco con altrettanta acqua, la canella, i chiodi di garofano, l’anice stellato, lo zucchero, le bacche di mirtillo e portare a bollore. Mescolare e lasciar consumare sino a quando avra’ la densita’ di una confettura. Nel frattempo lavare il petto d’anatra, praticare delle incisioni con un coltello sulla pelle per evitare che si arricci e metterla in una bistecchiera precedentemente riscaldata senza nessun tipo di condimento. Cuocere per circa 10 minuti per parte sino a quando risultera’ rosolata, aggiustare di sale e pepe.Servire la carne con a fianco un cucchiaio di salsa di mirtilli e presentarla, se vi piace, con un ciuffo di panna non zuccherata semi-montata. Abbinamenti insoliti, di sicuro effetto. Il risultato vi stupira’.

 

Paperita Patty

Morire per bullismo a 17 anni

“Colpiscono al cuore le parole straziate della mamma di Michele Ruffino suicidatosi a soli 17 anni lo scorso febbraio ad Alpignano” commenta Pietro DI LORENZO, Segretario Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato – “ Ora che sulla sua morte si è palesato lo spettro terribile del bullismo tutti devono, ancora una volta, interrogarsi”. “A 17 anni la vita dovrebbe essere appena all’inizio ed invece cattiveria e ignoranza possono indurre a togliersi la vita per la disperazione. Questa, come purtroppo molte altre, è la sconfitta di una società che non riesce a progredire educando i propri ragazzi al rispetto degli altri”. “L’impegno messo in campo dalla Polizia di Stato è notevole, attraverso campagne itineranti, iniziative sociale e nelle scuole, ma evidentemente non può bastare. Per combattere questa piaga, amplificata proprio dalle moderne casse di risonanza costituite dai social, è necessario un investimento culturale massivo nelle scuole, fin da quelle primarie. E’ necessario che l’educazione civica diventi materia obbligatoria, con un adeguato numero di ora ad essa destinata, e non più una ipotesi affidata al buon senso o alle possibilità dei docenti di area letterario-umanistica. Stringiamo forte in un abbraccio ideale mamma Maria e preannunciamo che cercheremo di fare la nostra parte nella lotta al bullismo organizzando, presto, iniziative pubbliche di denuncia e sensibilizzazione ”.

 

 Ufficio Stampa Siap Torino

L’Arma dei Carabinieri al fianco di Città della Speranza per la ricerca

/

Una tavola rotonda per raccontare le sfide che attendono la ricerca scientifica in campo medico, seguita da un concerto a scopo benefico della Fanfara. Con questo doppio appuntamento, in programma a Torino venerdì 16 marzo, l’Arma dei Carabinieri, con la Legione Allievi Carabinieri, rinnova il proprio sostegno a favore di Fondazione Città della Speranza, onlus veneta che da oltre vent’anni finanzia la diagnostica e la ricerca scientifica  e della pediatria in generale. L’iniziativa si terrà nella Scuola Allievi Carabinieri di Torino e si aprirà alle ore 18 con una tavola rotonda intitolata “Le nuove sfide della ricerca per la cura dei tumori dell’adulto e del bambino”, alla quale, dopo i saluti delle autorità, interverranno la dott.ssa Lara Mussolin e i prof. Roberto Chiarle e Alberto Zamò. La dott.ssa Mussolin, ricercatrice dell’Università di Padova all’interno del Laboratorio di Biologia dei Tumori Solidi dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza (centro di riferimento nazionale per l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) e responsabile nazionale della Diagnostica Molecolare dei Linfomi Non-Hodgkin (LNH) pediatrici, illustrerà come sia cambiato negli anni il modo di fare diagnosi in Italia nell’oncologia pediatrica. In particolare, si soffermerà sui nuovi metodi per la caratterizzazione e la diagnosi molecolare di leucemie, linfomi e tumori solidi, messi a punto grazie al supporto della Fondazione, nonché sulla “diagnostica avanzata”, in virtù della quale è possibile stratificare i pazienti in diverse classi di rischio. Il prof. Chiarle, ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Torino e Associate Professor in Pathology alla Harvard Medical School di Boston, parlerà dello sviluppo di un vaccino capace di immunizzare i pazienti contro una proteina chiamata ALK che è selettivamente espressa da una frazione di tumori del polmone.

***

Il prof. Zamò, associato in Anatomia Patologica all’Università di Torino e membro di numerose società scientifiche nazionali e internazionali, si soffermerà sull’applicazione dei dati genetici per lo sviluppo di terapie innovative per molti tipi di tumore. La sfida attuale, infatti, è di completare il panorama genetico, capire come superare i meccanismi di resistenza dei tumori e, soprattutto, come l’individualità di ciascun paziente possa influenzare non solo la suscettibilità a malattie neoplastiche ma anche la risposta individuale a terapie specifiche. La tavola rotonda sarà seguita dal concerto della Fanfara del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia, con la partecipazione dei cori Voci Bianche del “Coropò”, della Scuola “Protette di San Giuseppe” e del 137° Corso Formativo della Scuola Allievi Carabinieri di Torino. La serata sarà presentata da Vittoria Castagnotto.
“Il nostro più sentito grazie va al Generale Alfonso Manzo e al Generale Carmine Adinolfi, promotori dell’evento, e a quanti si stanno prodigando per la sua riuscita – afferma la dott.ssa Stefania Fochesato, consigliera di Città della Speranza –. È dal 2016 che l’Arma dei Carabinieri è al nostro fianco con iniziative importanti. Portare all’attenzione dei cittadini una problematica particolarmente delicata, qual è la tutela della salute dei bambini colpiti da gravi malattie, purtroppo ancora non sempre curabili, è fondamentale per dare un apporto consapevole alla ricerca, affinché individui cure più efficaci e risolutive”.

Per partecipare agli appuntamenti del 16 marzo, telefonare allo 011-6888418 o scrivere all’indirizzo email sctoscte@carabinieri.it.

Quali scenari dopo il voto

LA VERSIONE DI GIUSI  di Giusi La Ganga

Quando le cose sono complicate e l’emotività è grande, il dovere di un politico è quello di usare il cervello, di capire le ragioni degli avversari, di entrare in sintonia con gli elettori prospettando una via d’uscita, e di saper guardare un po’ più avanti dell’immediato. Questa premessa è indispensabile se vogliamo provare a capire cosa può avvenire in Italia nei prossimi mesi e quali rischi corrono le forze democratiche. Non mi soffermo sulle cause della vittoria di populisti e sovranisti (sono denominazioni discutibili, ma serve ad intenderci). Esse comunque vengono da lontano, dall’incapacità dei democratici di governare la globalizzazione e gli squilibri che ha generato. Solo una nuova capacità di analisi ed un nuovo progetto di società potrà riaprire la sfida con le forze antisistemiche. (Anche qui la definizione è sommaria, ma ci fa capire). In Italia, per la sua fragilità e per i gravi errori politici del PD, i fenomeni presenti in tutto l’Occidente si sono manifestati in modo straordinariamente impetuoso. Ed oggi non sappiamo come affrontarli. E veniamo al presente. Ieri la Direzione del PD ha deciso (giustamente) che la sconfitta subita comporta il passaggio all’opposizione parlamentare, per ritrovare una nuova capacità di analisi politico-sociale e per costruire un nuovo progetto.

Alcuni hanno argomentato stizziti: “Avete votato così; adesso arrangiatevi”. Stupidissima posizione. Bisogna esser più umili. “Stiamo all’opposizione perché vogliamo riordinare le idee e correggere gli errori”. Questo bisognerebbe dire. Non lo pretenderei da Renzi, che è costituzionalmente incapace di umiltà, ma dagli altri dirigenti sì. Ma veniamo al presente. Un governo all’Italia va pur dato. E questo in teoria compete a chi ha vinto le elezioni.   Il guaio è che non le ha vinte nessuno, nel senso che nessuno ha una maggioranza parlamentare. Qualche cervello fine del PD invita Lega e Cinque Stelle a far il governo insieme. Il che non avverrà mai. Per la semplice ragione che queste due forze si considerano ormai leader dei rispettivi schieramenti, e pensano di poter ancora ampliare la vittoria. Quel che si delinea all’orizzonte è un’intesa istituzionale (la presidenza di Camera e Senato) e magari la disponibilità di un governo breve (vi risparmio l’eventuale denominazione) ispirato dal Presidente della Repubblica, per varare una nuova legge elettorale e tornare al voto rapidamente.

Bene: un PD dotato di un minimo di raziocinio dovrebbe fare carte false per evitare un simile esito. Lega e Cinque Stelle possono accordarsi su una legge elettorale fortemente bipolare che stritola le forze perdenti il 4 marzo. Un voto accelerato non potrebbe che accentuare le tendenze in atto, rafforzando la Lega nel centrodestra e i Cinque Stelle a sinistra. (Dicono di non essere né di destra né di sinistra, ma di fatto svuotano, come in Grecia e in Spagna, il partito riformista di governo). E se si mettesse in atto una dinamica di questo genere rischierebbe di essere irreversibile. Agevolata da chi si illude in una rapida rivincita del PD. Aver votato con la fiducia la legge elettorale nella scorsa legislatura ha creato un precedente che ora si ritorce contro le eventuali vittime di un nuovo bipolarismo forzato. Insomma un bel pasticcio, in cui vengono al pettine tutti i nodi di un riformismo generoso ma improvvido, dimentico che il riformismo senza popolo sconfina nel velleitarismo. Su queste basi non è facile trovare una strada; ma per trovarla bisogna intanto sapere cosa cercare. Trovare il modo di dare un po’ di respiro alla legislatura mi sembra un passaggio necessario per tentare di ricostruire un’alleanza di centrosinistra, che si possa preparare ad una difficile riscossa. Reiterare rapidamente il voto non farebbe che inchiodare lo status quo, probabilmente peggiorandolo.

Maserati Grugliasco, contratto di solidarietà per quasi tutti i dipendenti

Alla Maserati di Grugliasco si farà ricorso all’utilizzo del contratto di solidarietà per sei mesi, si inizia ad aprile, per quasi tutti i dipendenti. Saranno interessati 1.582 lavoratori su un totale di 1.683 con  riduzione media massima dell’orario lavorativo pari al 59%. La direzione ha comunicato alle rsu un esubero di  933 lavoratori. La Fiom informa che il contratto di solidarietà prende il posto della cassa integrazione ordinaria, già utilizzata  nel 2017 per  62 su  220 lavorabili, mentre nel 2018 si è già  a 30 giorni su 63. Allarme dei sindacati, per la nuova situazione di criticità che si verifica dopo l’analogo caso della Carrozzeria di Mirafiori.

 

(foto: il Torinese)

Fiat Torino – Venezia… una sana “scoppola”?

Dopo tanti entusiasmi doveva pure arrivare (ma non se ne sentiva il bisogno… ovviamente) una piccola battuta di arresto che ai più scettici, o meglio, a tutti coloro cui è sempre facile criticare perché probabilmente trovano gioia nel farlo, sembra dare loro la possibilità di dire che lo sapevano e che non poteva durare. Ma questi sono i personaggi classici del club “io tifo contro”, che da sempre non vivono per vincere ma per godere delle sconfitte altrui, ma come disse il poeta, …non mi curerò di loro e guarderò e passerò.

Parlando quindi della partita bisogna dire che la FIAT ha affrontato forse la più probabile candidata al titolo insieme a Milano investita da tutta la forza che poteva mettere in campo e oltretutto concentrata e oltremodo precisa al tiro. Torino è stata sorpresa da tale urto e dovrà tenerne conto per potersi livellare a queste “altezze”, dove la maglietta tirata, la spinta continua e la gomitata sospetta sono non solo tollerate ma addirittura esaltate sia dai giornalisti che dai tecnici. In questo alcuni giocatori quali Vander Blue appena inseritosi è sembrato spaesato, ma avremo bisogno anche di lui per proseguire nel cammino superpositivo di quest’anno e sarà necessario che tutti lavorino per giocare al meglio in queste condizioni. A proposito di numeri: il secondo tempo, inteso come terzo e quarto quarto, dove Venezia non ha comunque mai tirato indietro né gomiti né concentrazione, è stato vinto dalla FIAT per 55 – 46, a testimonianza che Torino è una macchina da canestri, gomiti o non gomiti, pur avendo non nella difesa il suo punto forte. Un secondo quarto sottotono ha fatto la differenza, e il resto è venuto da sé. Si salvano Trevor Mbakwe con una prestazione da libro Cuore, e Garrett, che pur se talvolta disfa ciò che ha creato da solo, ha giocate di puro genio tali da incantare la platea, e, se supportato adeguatamente non dovrebbe essere costretto a prendere sempre l’ultimo tiro a pochi secondi dalla fine dell’azione, ma questa volta il “supporting cast” non è stato all’altezza. Deron Washington ha inventato una delle più belle schiacciate volanti della stagione in collaborazione con Colo, ma purtroppo solo il cuore non basta per andare oltre. Il basket Torinese ha riconosciuto i meriti di questa squadra applaudendola in piedi a fine partita prima che il tempo scadesse, e questo è uno splendido segnale: forse la piazza di Torino comincia a salire di livello apprezzando anche il merito degli avversari e non dando solo colpe a chi non riesce a vincere, pur se le vittorie, anche brutte, danno sempre più piacere delle sconfitte. Tra i tifosi non c’era delusione ma rabbia “sana” se mai esistesse, cioè la consapevolezza che si può andare avanti, che si può andare oltre, ma bisogna fare ancora qualche passo per salire stabilmente nell’olimpo del basket che conta. Ma la “colpa” è della squadra: se ci abitua a vincere, perdere fa più male… e noi vorremmo essere sicuramente abituati fino alla noia estrema alla vittoria permanente, anche se bisogna passare “sopra” agli avversari e non subirli. Ma la squadra è giovane in tutti i sensi, come tempo di amalgama e come gestione dirigenziale, e il tempo è dalla sua parte. Sicuramente il lavoro da fare è ancora molto, ma sembra tutto essere pronto per essere svolto: allenatore e squadra remano insieme e un errore di valutazione dopo tanta “festa” non può essere altro che un segnale di sveglia, “una sana scoppola” per dirti …su! Rialzati e cammina… il percorso è ancora tanto lungo!

Paolo Michieletto

 

Quando Carlo donò a Carol un “drago da passeggio”

FINO AL 3 GIUGNO

E’una piccola ma raffinata e garbata retrospettiva a due la mostra allestita alla Galleria Sabauda (Musei Reali di Torino) per celebrare i cento anni della nascita di Carol Rama, che sotto la Mole nacque il 17 aprile del 1918 e fu personaggio di punta, nella sua geniale e anarcoide trasgressività, della vita culturale e artistica subalpina– ma non solo – fino alla sua scomparsa avvenuta tre anni fa, nel 2015. Intelligentemente curata da Maria Cristina Mundici, la rassegna prende avvio dalla recente acquisizione, da parte del Ministero dei Beni Culturali e a favore della Galleria di Piazzetta Reale, di un quadro appartenente al periodo di infatuazione per l’astratto che probabilmente segnò il momento meno tribolato e tribolante della pittrice torinese insieme a un bizzarro e improbabile “Drago da passeggio”, uno fra i tanti e insoliti “animali da compagnia” (oggetti cartacei acquistati – si racconta – ai Grandi Magazzini e abilmente decorati con tecniche varie) che il grande Carlo Mollino, architetto, designer fotografo e tante altre “cose” (Torino 1905 – 1973), era solito regalare agli amici più cari per fargli scoprire “il valore del tempo libero”. “Il drago da passeggio, originario dell’India, è il noto drago del Panjab – scriveva ironicamente Mollino nel libretto di istruzioni- di piccola taglia, di singolare intelligenza e vago aspetto. Il mantello, sempre di prestigiosa decorazione, si adatta all’istante con il paesaggio interiore di ciascun proprietario”. E, fra i fortunati a riceverne in dono un esemplare (quello acquistato, per l’appunto, dal MiBACT e presente in mostra) ci fu anche Carol Rama, unita a Mollino da una solida amicizia e dalla non comune eccentricità di un carattere che portò entrambi a seguire percorsi di vita e artistici assolutamente non convenzionali e difficilmente rapportabili ai dettami etici e stilistici dell’epoca. Al “Drago” di Carol, Carlo diede il titolo di “Drago da passeggio n. 70. Notte in laguna”; glielo regalò la notte di Capodanno del ’64 e Carol lo conservò nella sua casa-studio in via Napione a Torino, accanto a una gigantrofia in cui la pittrice compare insieme a Edoardo Sanguineti, altro grande intellettuale amico. Bizzarro cadeau che alla “Sabauda” si confronta con “Pittura 718”, un olio astratto di grande equilibrio geometrico e assonanza di toni cromatici, realizzato da Carol Rama nel 1954, quando la pittrice ebbe a far parte, ma solo per un breve periodo, del MAC – Movimento di Arte Concreta, fondato nel 1948 a Milano da Gillo Dorfles e che a Torino trovò adepti notevoli anche in Albino Galvano, Adriano Parisot e Filippo Scroppo, solo per citarne alcuni. Allo stesso periodo – periodo in cui, a detta di Albino Galvano, “la forma in Carol Rama sfugge al formalismo pur nell’ascesa del ‘lavorar formando’ anziché ‘figurando’” – appartengono altre quattro opere astratte datate primi anni ’50, cui si affiancano due lavori della serie “Senza titolo (Seduzioni)” del 1983, in cui l’artista ritorna ad un immaginario “figurativo”, popolato di misteriose seducenti figure femminili poste a convivere con non meno misteriche e invasive presenze animali. Vent’anni dopo, Carol riceverà il “Leone d’Oro” alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003. Una lunga affascinante carriera, di cui troviamo traccia nelle magnifiche fotografie (anch’esse in mostra) scattate da Bepi Ghiotti fra il 2012 e il 2014 nella casa-studio di via Napione, quell’“opera d’arte totale dalle pareti nere”, che presto dovrebbe diventare Museo (c’è già il vincolo della Soprintendenza) e dove Carol si spense a 97 anni d’età.

Gianni Milani

***

“Confronti / 4 Carol Rama e Carlo Mollino”

Musei Reali Torino – Galleria Sabauda, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 www.museireali.beniculturali.it

Fino al 3 giugno – Orari: dal mart. alla dom. 9-19,30

***

Le immagini:

– Carol Rama: “Pittura 718”, olio su tela, 1954
– Carlo Mollino: “Drago da passeggio n. 70. Notte in laguna”, carta pieghettata e dipinta, vetro e metallo, 1964
– Bepi Ghiotti: “Ritratto di Carol Rama”, 2, 2013

 

Muore nella notte uomo ferito nell’ incidente stradale

E’ Morto alle  Molinette  Francesco Bollero, di 66 anni di Rivarolo. Era rimasto gravemente ferito  in un incidente stradale sulla provinciale Busano-Front. L’uomo e stato ricoverato all’ospedale di Cirié e poi trasferito alle Molinette. Era alla guida di un Toyota Land Cruiser e ha perso il controllo all’ingresso in Busano, finendo in un fosso.

APRE IL BANDO “RI.ENT.R.O.” PER INCENTIVARE IL RIENTRO AL LAVORO DELLE DONNE DOPO LA MATERNITA’

Le mamme lavoratrici, con residenza o domicilio in Piemonte, possono presentare domanda per “RI.ENT.R.O.” (Rimanere Entrambi Responsabili e Occupati), l’intervento della Regione che consente di ottenere un incentivo una tantum volto a sostenere il ritorno al lavoro delle donne dopo la maternità, nel caso in cui il padre fruisca del congedo parentale. È infatti aperto il bando a cui è possibile partecipare seguendo le modalità indicate sul sito della Regione Piemonte nella sezione bandi al seguente link: http://www.regione.piemonte.it/bandipiemonte/cms/finanziamenti/rientro-rimanere-entrambi-responsabili-e-occupati-incentivo-il-rientro-al-lavoro-dopo

L’iniziativa è stata resa nota durante il seminario “Donne e lavoro. Politiche in evoluzione in Piemonte”, organizzato a Palazzo Lascaris, in occasione dell’8 marzo, dalla Regione Piemonte e dalla direzione regionale dell’Inps.

L’obiettivo della giunta Chiamparino è quello di incentivare il rientro al lavoro delle donne in seguito alla nascita di un figlio o di una figlia e, al tempo stesso, favorire la condivisione delle responsabilità di cura famigliare tra i genitori, stimolando i papà a fruire maggiormente dei congedi parentali. L’azione nasce dall’impegno delle assessore alle Pari Opportunità, Monica Cerutti e al Lavoro, Gianna Pentenero. Questo intervento è stato coperto con 500.000 euro di risorse regionali ed europee.

L’incentivo, valido anche in caso di adozione o affidamento di minori, viene riconosciuto in un’unica soluzione sia alle lavoratrici dipendenti del settore privato, sia alle lavoratrici autonome e alle titolari o socie di micro imprese, al termine della fruizione da parte del papà del congedo parentale. In particolare, l’importo, del valore di 400 euro, viene erogato per ogni mese in cui il padre ha fruito del congedo, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità). Per i nuclei monoparentali composti dalla sola mamma, invece, l’incentivo, in questo caso di 500 euro, viene riconosciuto, al termine del congedo di maternità o parentale, a fronte del suo ritorno al lavoro, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità disabili).

La parità – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte –passa anche attraverso parità di condizioni nel mondo del lavoro. Troppo spesso però davanti alla maternità i datori di lavoro vedono un problema e questa continua a essere una discriminazione che non può essere più tollerata. Non a caso in Italia si fanno sempre meno figli e l’età media è sempre più alta, un problema nostro che ricadrà sul futuro dei nostri figli e nipoti. Quello che come Regione stiamo facendo è dare una possibilità alle coppie alle quali nasce un figlio; alle madri che vogliono, possono e devono tornare al lavoro; alla società italiana che deve poter vedere nei congedi parentali non una possibilità, ma un diritto del quale i genitori devono poter usufruire”.

Iniziative come questa – ha aggiunto Gianna Pentenero, assessora al Lavoro della Regione Piemonte, – si propongono di favorire la permanenza delle donne al lavoro, nella consapevolezza che la rinuncia da parte delle mamme è ancora in gran parte dovuta al permanere di modelli culturali che tendono a riservare la responsabilità di cura in modo quasi esclusivo alla figura materna, oltre che alla scarsa conoscenza delle possibilità offerte dalle norme oggi in vigore. Dopo la Valle d’Aosta, il Piemonte è la regione italiana con il gap di genere, la differenza cioè tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile, più basso (-13,5% rispetto al -17,7% della Lombardia e al -20,6% del Veneto). Tuttavia siamo ancora lontani dai valori di regioni europee simili per dimensioni al Piemonte (si pensi alla Rhône-Alpes francese o al Baden-Württemberg tedesco), dove la differenza di genere è inferiore al 10% e la percentuale di donne che lavora supera il 70%, rispetto al 62,3% del Piemonte. E’ a questi numeri che dobbiamo tendere, favorendo in tutto i modi possibili l’occupazione femminile”.