redazione il torinese

Morire per bullismo a 17 anni

“Colpiscono al cuore le parole straziate della mamma di Michele Ruffino suicidatosi a soli 17 anni lo scorso febbraio ad Alpignano” commenta Pietro DI LORENZO, Segretario Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato – “ Ora che sulla sua morte si è palesato lo spettro terribile del bullismo tutti devono, ancora una volta, interrogarsi”. “A 17 anni la vita dovrebbe essere appena all’inizio ed invece cattiveria e ignoranza possono indurre a togliersi la vita per la disperazione. Questa, come purtroppo molte altre, è la sconfitta di una società che non riesce a progredire educando i propri ragazzi al rispetto degli altri”. “L’impegno messo in campo dalla Polizia di Stato è notevole, attraverso campagne itineranti, iniziative sociale e nelle scuole, ma evidentemente non può bastare. Per combattere questa piaga, amplificata proprio dalle moderne casse di risonanza costituite dai social, è necessario un investimento culturale massivo nelle scuole, fin da quelle primarie. E’ necessario che l’educazione civica diventi materia obbligatoria, con un adeguato numero di ora ad essa destinata, e non più una ipotesi affidata al buon senso o alle possibilità dei docenti di area letterario-umanistica. Stringiamo forte in un abbraccio ideale mamma Maria e preannunciamo che cercheremo di fare la nostra parte nella lotta al bullismo organizzando, presto, iniziative pubbliche di denuncia e sensibilizzazione ”.

 

 Ufficio Stampa Siap Torino

L’Arma dei Carabinieri al fianco di Città della Speranza per la ricerca

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Una tavola rotonda per raccontare le sfide che attendono la ricerca scientifica in campo medico, seguita da un concerto a scopo benefico della Fanfara. Con questo doppio appuntamento, in programma a Torino venerdì 16 marzo, l’Arma dei Carabinieri, con la Legione Allievi Carabinieri, rinnova il proprio sostegno a favore di Fondazione Città della Speranza, onlus veneta che da oltre vent’anni finanzia la diagnostica e la ricerca scientifica  e della pediatria in generale. L’iniziativa si terrà nella Scuola Allievi Carabinieri di Torino e si aprirà alle ore 18 con una tavola rotonda intitolata “Le nuove sfide della ricerca per la cura dei tumori dell’adulto e del bambino”, alla quale, dopo i saluti delle autorità, interverranno la dott.ssa Lara Mussolin e i prof. Roberto Chiarle e Alberto Zamò. La dott.ssa Mussolin, ricercatrice dell’Università di Padova all’interno del Laboratorio di Biologia dei Tumori Solidi dell’Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza (centro di riferimento nazionale per l’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) e responsabile nazionale della Diagnostica Molecolare dei Linfomi Non-Hodgkin (LNH) pediatrici, illustrerà come sia cambiato negli anni il modo di fare diagnosi in Italia nell’oncologia pediatrica. In particolare, si soffermerà sui nuovi metodi per la caratterizzazione e la diagnosi molecolare di leucemie, linfomi e tumori solidi, messi a punto grazie al supporto della Fondazione, nonché sulla “diagnostica avanzata”, in virtù della quale è possibile stratificare i pazienti in diverse classi di rischio. Il prof. Chiarle, ordinario di Anatomia Patologica all’Università di Torino e Associate Professor in Pathology alla Harvard Medical School di Boston, parlerà dello sviluppo di un vaccino capace di immunizzare i pazienti contro una proteina chiamata ALK che è selettivamente espressa da una frazione di tumori del polmone.

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Il prof. Zamò, associato in Anatomia Patologica all’Università di Torino e membro di numerose società scientifiche nazionali e internazionali, si soffermerà sull’applicazione dei dati genetici per lo sviluppo di terapie innovative per molti tipi di tumore. La sfida attuale, infatti, è di completare il panorama genetico, capire come superare i meccanismi di resistenza dei tumori e, soprattutto, come l’individualità di ciascun paziente possa influenzare non solo la suscettibilità a malattie neoplastiche ma anche la risposta individuale a terapie specifiche. La tavola rotonda sarà seguita dal concerto della Fanfara del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia, con la partecipazione dei cori Voci Bianche del “Coropò”, della Scuola “Protette di San Giuseppe” e del 137° Corso Formativo della Scuola Allievi Carabinieri di Torino. La serata sarà presentata da Vittoria Castagnotto.
“Il nostro più sentito grazie va al Generale Alfonso Manzo e al Generale Carmine Adinolfi, promotori dell’evento, e a quanti si stanno prodigando per la sua riuscita – afferma la dott.ssa Stefania Fochesato, consigliera di Città della Speranza –. È dal 2016 che l’Arma dei Carabinieri è al nostro fianco con iniziative importanti. Portare all’attenzione dei cittadini una problematica particolarmente delicata, qual è la tutela della salute dei bambini colpiti da gravi malattie, purtroppo ancora non sempre curabili, è fondamentale per dare un apporto consapevole alla ricerca, affinché individui cure più efficaci e risolutive”.

Per partecipare agli appuntamenti del 16 marzo, telefonare allo 011-6888418 o scrivere all’indirizzo email sctoscte@carabinieri.it.

Quali scenari dopo il voto

LA VERSIONE DI GIUSI  di Giusi La Ganga

Quando le cose sono complicate e l’emotività è grande, il dovere di un politico è quello di usare il cervello, di capire le ragioni degli avversari, di entrare in sintonia con gli elettori prospettando una via d’uscita, e di saper guardare un po’ più avanti dell’immediato. Questa premessa è indispensabile se vogliamo provare a capire cosa può avvenire in Italia nei prossimi mesi e quali rischi corrono le forze democratiche. Non mi soffermo sulle cause della vittoria di populisti e sovranisti (sono denominazioni discutibili, ma serve ad intenderci). Esse comunque vengono da lontano, dall’incapacità dei democratici di governare la globalizzazione e gli squilibri che ha generato. Solo una nuova capacità di analisi ed un nuovo progetto di società potrà riaprire la sfida con le forze antisistemiche. (Anche qui la definizione è sommaria, ma ci fa capire). In Italia, per la sua fragilità e per i gravi errori politici del PD, i fenomeni presenti in tutto l’Occidente si sono manifestati in modo straordinariamente impetuoso. Ed oggi non sappiamo come affrontarli. E veniamo al presente. Ieri la Direzione del PD ha deciso (giustamente) che la sconfitta subita comporta il passaggio all’opposizione parlamentare, per ritrovare una nuova capacità di analisi politico-sociale e per costruire un nuovo progetto.

Alcuni hanno argomentato stizziti: “Avete votato così; adesso arrangiatevi”. Stupidissima posizione. Bisogna esser più umili. “Stiamo all’opposizione perché vogliamo riordinare le idee e correggere gli errori”. Questo bisognerebbe dire. Non lo pretenderei da Renzi, che è costituzionalmente incapace di umiltà, ma dagli altri dirigenti sì. Ma veniamo al presente. Un governo all’Italia va pur dato. E questo in teoria compete a chi ha vinto le elezioni.   Il guaio è che non le ha vinte nessuno, nel senso che nessuno ha una maggioranza parlamentare. Qualche cervello fine del PD invita Lega e Cinque Stelle a far il governo insieme. Il che non avverrà mai. Per la semplice ragione che queste due forze si considerano ormai leader dei rispettivi schieramenti, e pensano di poter ancora ampliare la vittoria. Quel che si delinea all’orizzonte è un’intesa istituzionale (la presidenza di Camera e Senato) e magari la disponibilità di un governo breve (vi risparmio l’eventuale denominazione) ispirato dal Presidente della Repubblica, per varare una nuova legge elettorale e tornare al voto rapidamente.

Bene: un PD dotato di un minimo di raziocinio dovrebbe fare carte false per evitare un simile esito. Lega e Cinque Stelle possono accordarsi su una legge elettorale fortemente bipolare che stritola le forze perdenti il 4 marzo. Un voto accelerato non potrebbe che accentuare le tendenze in atto, rafforzando la Lega nel centrodestra e i Cinque Stelle a sinistra. (Dicono di non essere né di destra né di sinistra, ma di fatto svuotano, come in Grecia e in Spagna, il partito riformista di governo). E se si mettesse in atto una dinamica di questo genere rischierebbe di essere irreversibile. Agevolata da chi si illude in una rapida rivincita del PD. Aver votato con la fiducia la legge elettorale nella scorsa legislatura ha creato un precedente che ora si ritorce contro le eventuali vittime di un nuovo bipolarismo forzato. Insomma un bel pasticcio, in cui vengono al pettine tutti i nodi di un riformismo generoso ma improvvido, dimentico che il riformismo senza popolo sconfina nel velleitarismo. Su queste basi non è facile trovare una strada; ma per trovarla bisogna intanto sapere cosa cercare. Trovare il modo di dare un po’ di respiro alla legislatura mi sembra un passaggio necessario per tentare di ricostruire un’alleanza di centrosinistra, che si possa preparare ad una difficile riscossa. Reiterare rapidamente il voto non farebbe che inchiodare lo status quo, probabilmente peggiorandolo.

Maserati Grugliasco, contratto di solidarietà per quasi tutti i dipendenti

Alla Maserati di Grugliasco si farà ricorso all’utilizzo del contratto di solidarietà per sei mesi, si inizia ad aprile, per quasi tutti i dipendenti. Saranno interessati 1.582 lavoratori su un totale di 1.683 con  riduzione media massima dell’orario lavorativo pari al 59%. La direzione ha comunicato alle rsu un esubero di  933 lavoratori. La Fiom informa che il contratto di solidarietà prende il posto della cassa integrazione ordinaria, già utilizzata  nel 2017 per  62 su  220 lavorabili, mentre nel 2018 si è già  a 30 giorni su 63. Allarme dei sindacati, per la nuova situazione di criticità che si verifica dopo l’analogo caso della Carrozzeria di Mirafiori.

 

(foto: il Torinese)

Fiat Torino – Venezia… una sana “scoppola”?

Dopo tanti entusiasmi doveva pure arrivare (ma non se ne sentiva il bisogno… ovviamente) una piccola battuta di arresto che ai più scettici, o meglio, a tutti coloro cui è sempre facile criticare perché probabilmente trovano gioia nel farlo, sembra dare loro la possibilità di dire che lo sapevano e che non poteva durare. Ma questi sono i personaggi classici del club “io tifo contro”, che da sempre non vivono per vincere ma per godere delle sconfitte altrui, ma come disse il poeta, …non mi curerò di loro e guarderò e passerò.

Parlando quindi della partita bisogna dire che la FIAT ha affrontato forse la più probabile candidata al titolo insieme a Milano investita da tutta la forza che poteva mettere in campo e oltretutto concentrata e oltremodo precisa al tiro. Torino è stata sorpresa da tale urto e dovrà tenerne conto per potersi livellare a queste “altezze”, dove la maglietta tirata, la spinta continua e la gomitata sospetta sono non solo tollerate ma addirittura esaltate sia dai giornalisti che dai tecnici. In questo alcuni giocatori quali Vander Blue appena inseritosi è sembrato spaesato, ma avremo bisogno anche di lui per proseguire nel cammino superpositivo di quest’anno e sarà necessario che tutti lavorino per giocare al meglio in queste condizioni. A proposito di numeri: il secondo tempo, inteso come terzo e quarto quarto, dove Venezia non ha comunque mai tirato indietro né gomiti né concentrazione, è stato vinto dalla FIAT per 55 – 46, a testimonianza che Torino è una macchina da canestri, gomiti o non gomiti, pur avendo non nella difesa il suo punto forte. Un secondo quarto sottotono ha fatto la differenza, e il resto è venuto da sé. Si salvano Trevor Mbakwe con una prestazione da libro Cuore, e Garrett, che pur se talvolta disfa ciò che ha creato da solo, ha giocate di puro genio tali da incantare la platea, e, se supportato adeguatamente non dovrebbe essere costretto a prendere sempre l’ultimo tiro a pochi secondi dalla fine dell’azione, ma questa volta il “supporting cast” non è stato all’altezza. Deron Washington ha inventato una delle più belle schiacciate volanti della stagione in collaborazione con Colo, ma purtroppo solo il cuore non basta per andare oltre. Il basket Torinese ha riconosciuto i meriti di questa squadra applaudendola in piedi a fine partita prima che il tempo scadesse, e questo è uno splendido segnale: forse la piazza di Torino comincia a salire di livello apprezzando anche il merito degli avversari e non dando solo colpe a chi non riesce a vincere, pur se le vittorie, anche brutte, danno sempre più piacere delle sconfitte. Tra i tifosi non c’era delusione ma rabbia “sana” se mai esistesse, cioè la consapevolezza che si può andare avanti, che si può andare oltre, ma bisogna fare ancora qualche passo per salire stabilmente nell’olimpo del basket che conta. Ma la “colpa” è della squadra: se ci abitua a vincere, perdere fa più male… e noi vorremmo essere sicuramente abituati fino alla noia estrema alla vittoria permanente, anche se bisogna passare “sopra” agli avversari e non subirli. Ma la squadra è giovane in tutti i sensi, come tempo di amalgama e come gestione dirigenziale, e il tempo è dalla sua parte. Sicuramente il lavoro da fare è ancora molto, ma sembra tutto essere pronto per essere svolto: allenatore e squadra remano insieme e un errore di valutazione dopo tanta “festa” non può essere altro che un segnale di sveglia, “una sana scoppola” per dirti …su! Rialzati e cammina… il percorso è ancora tanto lungo!

Paolo Michieletto

 

Quando Carlo donò a Carol un “drago da passeggio”

FINO AL 3 GIUGNO

E’una piccola ma raffinata e garbata retrospettiva a due la mostra allestita alla Galleria Sabauda (Musei Reali di Torino) per celebrare i cento anni della nascita di Carol Rama, che sotto la Mole nacque il 17 aprile del 1918 e fu personaggio di punta, nella sua geniale e anarcoide trasgressività, della vita culturale e artistica subalpina– ma non solo – fino alla sua scomparsa avvenuta tre anni fa, nel 2015. Intelligentemente curata da Maria Cristina Mundici, la rassegna prende avvio dalla recente acquisizione, da parte del Ministero dei Beni Culturali e a favore della Galleria di Piazzetta Reale, di un quadro appartenente al periodo di infatuazione per l’astratto che probabilmente segnò il momento meno tribolato e tribolante della pittrice torinese insieme a un bizzarro e improbabile “Drago da passeggio”, uno fra i tanti e insoliti “animali da compagnia” (oggetti cartacei acquistati – si racconta – ai Grandi Magazzini e abilmente decorati con tecniche varie) che il grande Carlo Mollino, architetto, designer fotografo e tante altre “cose” (Torino 1905 – 1973), era solito regalare agli amici più cari per fargli scoprire “il valore del tempo libero”. “Il drago da passeggio, originario dell’India, è il noto drago del Panjab – scriveva ironicamente Mollino nel libretto di istruzioni- di piccola taglia, di singolare intelligenza e vago aspetto. Il mantello, sempre di prestigiosa decorazione, si adatta all’istante con il paesaggio interiore di ciascun proprietario”. E, fra i fortunati a riceverne in dono un esemplare (quello acquistato, per l’appunto, dal MiBACT e presente in mostra) ci fu anche Carol Rama, unita a Mollino da una solida amicizia e dalla non comune eccentricità di un carattere che portò entrambi a seguire percorsi di vita e artistici assolutamente non convenzionali e difficilmente rapportabili ai dettami etici e stilistici dell’epoca. Al “Drago” di Carol, Carlo diede il titolo di “Drago da passeggio n. 70. Notte in laguna”; glielo regalò la notte di Capodanno del ’64 e Carol lo conservò nella sua casa-studio in via Napione a Torino, accanto a una gigantrofia in cui la pittrice compare insieme a Edoardo Sanguineti, altro grande intellettuale amico. Bizzarro cadeau che alla “Sabauda” si confronta con “Pittura 718”, un olio astratto di grande equilibrio geometrico e assonanza di toni cromatici, realizzato da Carol Rama nel 1954, quando la pittrice ebbe a far parte, ma solo per un breve periodo, del MAC – Movimento di Arte Concreta, fondato nel 1948 a Milano da Gillo Dorfles e che a Torino trovò adepti notevoli anche in Albino Galvano, Adriano Parisot e Filippo Scroppo, solo per citarne alcuni. Allo stesso periodo – periodo in cui, a detta di Albino Galvano, “la forma in Carol Rama sfugge al formalismo pur nell’ascesa del ‘lavorar formando’ anziché ‘figurando’” – appartengono altre quattro opere astratte datate primi anni ’50, cui si affiancano due lavori della serie “Senza titolo (Seduzioni)” del 1983, in cui l’artista ritorna ad un immaginario “figurativo”, popolato di misteriose seducenti figure femminili poste a convivere con non meno misteriche e invasive presenze animali. Vent’anni dopo, Carol riceverà il “Leone d’Oro” alla carriera alla Biennale di Venezia del 2003. Una lunga affascinante carriera, di cui troviamo traccia nelle magnifiche fotografie (anch’esse in mostra) scattate da Bepi Ghiotti fra il 2012 e il 2014 nella casa-studio di via Napione, quell’“opera d’arte totale dalle pareti nere”, che presto dovrebbe diventare Museo (c’è già il vincolo della Soprintendenza) e dove Carol si spense a 97 anni d’età.

Gianni Milani

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“Confronti / 4 Carol Rama e Carlo Mollino”

Musei Reali Torino – Galleria Sabauda, Piazzetta Reale 1, Torino; tel. 011/5211106 www.museireali.beniculturali.it

Fino al 3 giugno – Orari: dal mart. alla dom. 9-19,30

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Le immagini:

– Carol Rama: “Pittura 718”, olio su tela, 1954
– Carlo Mollino: “Drago da passeggio n. 70. Notte in laguna”, carta pieghettata e dipinta, vetro e metallo, 1964
– Bepi Ghiotti: “Ritratto di Carol Rama”, 2, 2013

 

Muore nella notte uomo ferito nell’ incidente stradale

E’ Morto alle  Molinette  Francesco Bollero, di 66 anni di Rivarolo. Era rimasto gravemente ferito  in un incidente stradale sulla provinciale Busano-Front. L’uomo e stato ricoverato all’ospedale di Cirié e poi trasferito alle Molinette. Era alla guida di un Toyota Land Cruiser e ha perso il controllo all’ingresso in Busano, finendo in un fosso.

APRE IL BANDO “RI.ENT.R.O.” PER INCENTIVARE IL RIENTRO AL LAVORO DELLE DONNE DOPO LA MATERNITA’

Le mamme lavoratrici, con residenza o domicilio in Piemonte, possono presentare domanda per “RI.ENT.R.O.” (Rimanere Entrambi Responsabili e Occupati), l’intervento della Regione che consente di ottenere un incentivo una tantum volto a sostenere il ritorno al lavoro delle donne dopo la maternità, nel caso in cui il padre fruisca del congedo parentale. È infatti aperto il bando a cui è possibile partecipare seguendo le modalità indicate sul sito della Regione Piemonte nella sezione bandi al seguente link: http://www.regione.piemonte.it/bandipiemonte/cms/finanziamenti/rientro-rimanere-entrambi-responsabili-e-occupati-incentivo-il-rientro-al-lavoro-dopo

L’iniziativa è stata resa nota durante il seminario “Donne e lavoro. Politiche in evoluzione in Piemonte”, organizzato a Palazzo Lascaris, in occasione dell’8 marzo, dalla Regione Piemonte e dalla direzione regionale dell’Inps.

L’obiettivo della giunta Chiamparino è quello di incentivare il rientro al lavoro delle donne in seguito alla nascita di un figlio o di una figlia e, al tempo stesso, favorire la condivisione delle responsabilità di cura famigliare tra i genitori, stimolando i papà a fruire maggiormente dei congedi parentali. L’azione nasce dall’impegno delle assessore alle Pari Opportunità, Monica Cerutti e al Lavoro, Gianna Pentenero. Questo intervento è stato coperto con 500.000 euro di risorse regionali ed europee.

L’incentivo, valido anche in caso di adozione o affidamento di minori, viene riconosciuto in un’unica soluzione sia alle lavoratrici dipendenti del settore privato, sia alle lavoratrici autonome e alle titolari o socie di micro imprese, al termine della fruizione da parte del papà del congedo parentale. In particolare, l’importo, del valore di 400 euro, viene erogato per ogni mese in cui il padre ha fruito del congedo, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità). Per i nuclei monoparentali composti dalla sola mamma, invece, l’incentivo, in questo caso di 500 euro, viene riconosciuto, al termine del congedo di maternità o parentale, a fronte del suo ritorno al lavoro, fino al 12esimo mese di vita del bambino (18esimo nel caso di minori in situazione di grave disabilità disabili).

La parità – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte –passa anche attraverso parità di condizioni nel mondo del lavoro. Troppo spesso però davanti alla maternità i datori di lavoro vedono un problema e questa continua a essere una discriminazione che non può essere più tollerata. Non a caso in Italia si fanno sempre meno figli e l’età media è sempre più alta, un problema nostro che ricadrà sul futuro dei nostri figli e nipoti. Quello che come Regione stiamo facendo è dare una possibilità alle coppie alle quali nasce un figlio; alle madri che vogliono, possono e devono tornare al lavoro; alla società italiana che deve poter vedere nei congedi parentali non una possibilità, ma un diritto del quale i genitori devono poter usufruire”.

Iniziative come questa – ha aggiunto Gianna Pentenero, assessora al Lavoro della Regione Piemonte, – si propongono di favorire la permanenza delle donne al lavoro, nella consapevolezza che la rinuncia da parte delle mamme è ancora in gran parte dovuta al permanere di modelli culturali che tendono a riservare la responsabilità di cura in modo quasi esclusivo alla figura materna, oltre che alla scarsa conoscenza delle possibilità offerte dalle norme oggi in vigore. Dopo la Valle d’Aosta, il Piemonte è la regione italiana con il gap di genere, la differenza cioè tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile, più basso (-13,5% rispetto al -17,7% della Lombardia e al -20,6% del Veneto). Tuttavia siamo ancora lontani dai valori di regioni europee simili per dimensioni al Piemonte (si pensi alla Rhône-Alpes francese o al Baden-Württemberg tedesco), dove la differenza di genere è inferiore al 10% e la percentuale di donne che lavora supera il 70%, rispetto al 62,3% del Piemonte. E’ a questi numeri che dobbiamo tendere, favorendo in tutto i modi possibili l’occupazione femminile”.

Diritti e dignità al femminile: le 10 azioni

Sono state presentate da Monica Cerutti, assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte, le “10 azioni concrete per i diritti e la dignità delle donne”.

«Anche quest’anno il mese di marzo è l’occasione per fare un bilancio delle politiche portate avanti come assessora alle pari opportunità, provando sempre a valutare per ogni azione regionale l’impatto sulle cittadine. Penso che la politica continui a non valorizzare a sufficienza il talento femminile nelle istituzioni e a non porre fra le sue priorità un maggior coinvolgimento delle donne nella vita produttiva. Noi stiamo cercando di dare un contributo in questa direzione, costruendo azioni insieme alle stesse donne, privilegiando il loro protagonismo, che può diventare portatore di cambiamento, come nelle iniziative di cooperazione internazionale.Mi auguro che l’otto marzo possa essere un’occasione di riflessione comune. In particolare quest’anno voglio dedicare questa ricorrenza a mia mamma, da pochissimo scomparsa, che mi ha trasmesso la voglia di lavorare a un futuro migliore per le donne, che si traduca in un miglioramento per tutti» – ha dichiarato Monica Cerutti.

Durante la conferenza stampa sono stati presentati anche i numeri dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio in Piemonte che trovate qui di seguito:

Le donne seguite nel 2017 dalla rete regionale dei 14 Centri antiviolenza sono state 2.336, mentre le donne accolte nelle Case rifugio sono state 86. È stato registrato un incremento rispetto al 2016 (1.921) anche perché la rete ė stata migliorata e potenziata.

Le donne che sono state seguite dai 7 Centri antiviolenza presenti sul territorio di Torino e provincia sono state 1.641 di cui 443 donne sole, 1.122 con figli e 41 in gravidanza. I sette Centri antiviolenza sono: Comune di Torino, Telefono Rosa, UDI, Arci Valle Susa, Svolta Donna, Donne e Futuro e Punto a capo.

La fascia anagrafica più numerosa è quella tra i 40-49 anni con 488 donne. Gli altri dati: 52 donne con meno di 20 anni; 222 tra i 20 e i 29 anni; 373 tra i 30 e i 39 anni; 263 tra i 50 e i 59 anni; 164 oltre i 59 anni; di 79 il dato non è stato rilevato.

Per quanto riguarda il titolo di studio i dati raccolti mettono in evidenza che la maggioranza delle donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza torinesi hanno un titolo di studio di scuola secondaria di secondo grado, sono ben 619. Gli altri dati: 9 non hanno alcun titolo di studio; 63 scuola primaria; 489 secondaria di primo grado; 258 laurea o diploma di infermiera; di 187 non è stato rilevato.

Il dato occupazionale: 760 risultano occupate; 562 non occupate; 236 altro.

Le donne seguite dai Centri antiviolenza delle altre province piemontesi sono 695, di cui 171 sole e 512 con figli (di 12 il dato non è stato rilevato). I sette Centri antiviolenza delle altre province sono: Medea (AL), Orecchio di Venere (AT), Consorzio CISSABO (BI), Consorzio del Cuneese (CN), Futuro Donna Ceva (CN), Comune di Novara, Consorzio CISS Ossola (VCO).

La fascia anagrafica più numerosa è quella tra i 40-49 anni con 180 donne. Gli altri dati: 26 donne con meno di 20 anni; 97 tra i 20 e i 29 anni; 169 tra i 30 e i 39 anni; 77 tra i 50 e i 59 anni; 39 oltre i 59 anni.

Per quanto riguarda il titolo di studio i dati raccolti mettono in evidenza che la maggioranza delle donne che si sono rivolte ai Centri antiviolenza delle altre province del Piemonte hanno un titolo di studio di scuola secondaria di primo grado, sono ben 242. Gli altri dati: 15 non hanno alcun titolo di studio; 29 scuola primaria; 138 secondaria di secondo grado; 38 laurea o diploma di infermiera; di 228  non è stato rilevato.

Il dato occupazionale: 325 risultano occupate; 291 non occupate; 79 altro.

Le donne accolte nelle Case rifugio presenti sul territorio piemontese sono 86, di cui 44 sole e 42 con figli.

La fascia anagrafica più numerosa è quella tra i 30-39 anni con 20 donne. Gli altri dati: 10 donne con meno di 20 anni; 18 tra i 20 e i 29 anni; 10 tra i 40 e i 49 anni; 10 tra i 50 e i 59 anni; 4 oltre i 59 anni; di 2 il dato non è stato rilevato.

Per quanto riguarda il titolo di studio i dati raccolti mettono in evidenza che la maggioranza delle donne che si sono rivolte alle Case rifugio piemontesi hanno un titolo di studio di scuola secondaria di primo grado, sono ben 35. Gli altri dati: 4 non hanno alcun titolo di studio; 11 scuola primaria; 22 secondaria di secondo grado; 4 laurea; di 10 non è stato rilevato.

Il dato occupazionale: 25 risultano occupate; 60 non occupate; 1 altro.

A questi dati ne va aggiunto ancora uno che è quello relativo alle donne accolte in altre strutture di ospitalità che sono 75.

“A come Archeologia” all’ Egizio

Martedì 13 marzo 2018, alle ore 18.00, presso la Sala Conferenze del Museo Egizio – via Accademia delle Scienze 6 – l’autore del libro “A come Archeologia”, il Professor Andrea Augenti, dialoga con il Direttore Christian Greco per accompagnare il pubblico in un viaggio nel tempo e nello spazio, dalla Preistoria al Medioevo, passando per l’Europa, l’Asia e l’Africa: un viaggio nel cuore dell’archeologia, attraverso le dieci più importanti scoperte compiute fino a oggi. Quali sono le più importanti scoperte dell’archeologia? Chi non conosce il faraone Tutankhamon o la città di Troia, cantata da Omero? A queste domande tenta di rispondere l’opera di Andrea Augenti, professore di Archeologia medievale all’Università di Bologna, che nel corso degli anni ha condotto numerose campagne di scavo e ricerche archeologiche e ha pubblicato, tra i moltissimi altri, “Città e porti dall’antichità al Medioevo” e “Archeologia dell’Italia Medievale”.

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INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI

Per informazioni: tel. 0115617776 – info@museoegizio.it

 

(foto: il Torinese)