Il percorso di visita dei Musei Reali si arricchisce di una nuova opera di grande valore: l’armatura seicentesca appartenuta ad Alessio Maurizio dei conti di San Martino di Parella. L’armatura Parella torna ad essere esposta dopo lungo tempo: custodita nei depositi per esigenze di restauro e per la mancanza di un’adeguata struttura di sostegno, è stata recentemente prestata al museo di Palazzo Mazzetti di Asti in occasione della mostra Nella città d’Asti in Piemonte. Arte e cultura in epoca moderna. Per l’esposizione astigiana è stato progettato un apposito supporto che ha dovuto tenere conto oltre che di una fedele lettura anche dei caratteri dell’allestimento museografico della Galleria Beaumont: a differenza delle altre armature presentate nell’Armeria Reale, la Parella è infatti sprovvista del petto e della schiena. L’armatura Parella viene definita “da corazza”, cioè da cavaliere pesante. Realizzata in ferro brunito parzialmente dorato, fu probabilmente eseguita da un artista francese intorno al terzo decennio del Seicento. Il fatto sorprende, se si pensa che per quanto riguarda le armature in questo periodo storico si guardava soprattutto a Milano, sede di eccelse manifatture, e alla Spagna. Tra gli elementi di cui è composta spiccano l’elmo, dalla particolare forma, con coppo ripartito in riquadri e diviso in due da un’alta cresta e i lunghi fiancali, articolati per lame sagomate, che presuppongono l’utilizzo di stivali anziché di gambiere. Tutta l’armatura è ricoperta da una ricca decorazione all’acquaforte nella quale ricorre l’impresa dei cinque dardi, legati da nastro col motto Sans Despartir (ovvero, “senza nulla dividere”) e il monogramma AMSP, che permette di identificare il suo originario proprietario, Alessio Maurizio di Parella. Nato a Torino alla fine del XVI secolo, Alessio Maurizio ricoprì importanti incarichi per i duchi di Savoia: nel 1636 fu comandante di una compagnia di corazze e poi di un reggimento di cavalleria per Vittorio Amedeo I; nello stesso anno venne insignito dell’Ordine dell’Annunziata e nel 1649 fu nominato ambasciatore in Francia. Insieme all’armatura, si presentano i nuovi apparati didascalici delle armature a piedi e a cavallo allestite in Galleria Beaumont, con supporti progettati per l’occasione che assicurano al visitatore una migliore fruizione delle opere del Museo.
“Stiamo bene… naturalmente!”
Si chiama “Stiamo bene… naturalmente!” l’iniziativa – giunta alla sua 9° edizione – promossa da AMIOT per offrire a tutti un consulto gratuito nell’ambito della prevenzione medica e dei corretti stili di vita In occasione della Giornata Internazionale della Medicina Omeopatica, martedì 10 aprile l’Associazione Medica Italiana di Omotossicologia (A.M.I.O.T.) promuove anche quest’anno l’iniziativa “Stiamo bene… naturalmente!”: su tutto il territorio nazionale gli studi medici, odontoiatrici e veterinari associati offriranno al pubblico consulti gratuiti per sensibilizzare sull’importanza di un corretto stile di vita, illustrare le basi della prevenzione dei mali di stagione, delle allergie, delle intossicazioni dell’organismo, dei dolori cronici e di altri malesseri, e sulle terapie d’avanguardia per prendersi cura di sé e prevenire i disagi e le malattie, oltre a un aggiornamento sulle ultime novità in ambito terapeutico. In questo modo A.M.I.O.T. mette a disposizione una rete di professionisti aderenti disponibili non solo a effettuare un consulto gratuito per un controllo medico ma anche ad approfondire le conoscenze sulle terapie dei bassi dosaggi, allineate alle più moderne ed efficaci metodologie cliniche. L’iniziativa “Stiamo bene… naturalmente!”, promossa da A.M.I.O.T. – Associazione Medica Italiana di Omotossicologia, che beneficia del sostegno non condizionato di GUNA, azienda leader italiana nella farmacologia low-dose – ha ricevuto il patrocinio gratuito della Federazione Ordini Farmacisti Italiani, dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani e di molte altre prestigiose istituzioni. La sfida di A.M.I.O.T. è quella di replicare lo straordinario successo dell’edizione del 2017, che aveva registrato numeri molto significativi con un incremento del +27% rispetto all’edizione 2016: 450 medici coinvolti, 117 veterinari, 670 farmacie sostenitrici e un numero verde a cui hanno chiamato oltre 1.000 persone, con in totale una copertura dell’80% del territorio italiano in 95 province.
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Per sapere quali studi medici partecipano all’iniziativa si può contattare il numero verde gratuito 800-385014, scrivere a partecipa@giornataomeopatia.it o visitare il sito www.giornataomeopatia.it
Notturni bosani
FINO AL 14 APRILE
Scriveva in “Viaggi e altri viaggi” (Feltrinelli, 2010), il grande pisano Antonio Tabucchi, scomparso a Lisbona nel 2012 e sicuramente il maggior conoscitore e traduttore di Ferdinando Pessoa: “Un luogo non è mai solo ‘quel luogo’: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”. Ora, non so se sia stato il caso o cos’altro a portare, nelle vacanze estive di quasi quarant’anni fa, Elena Saraceno fra le scogliere di Tentizzos e Torre Argentina (nella costa occidentale del centro-nord della Sardegna) e a farla invaghire così tanto della coloratissima Bosa, antico borgo della provincia di Oristano, magico “presepe” dalle case tutte colorate e abitato fin dall’epoca fenicia; fatto è che le parole di Tabucchi ci paiono proprio calzare alla perfezione nel caso particolare dell’ombelicale liaison che unisce l’artista torinese alla città (titolo conferitole durante la dominazione aragonese) di Bosa, oggi principale centro abitato della Planargia. “Proprio lì – ci racconta la Saraceno, che a Torino ha insegnato per più di trent’anni Educazione Artistica, dopo aver frequentato la Facoltà di Architettura e seguito i corsi di incisione alla Libera Scuola di Nudo dell’Accademia Albertina– ho cominciato a dipingere e a disegnare sistematicamente e con ferma convinzione”. E proprio lì, la pittrice compra casa negli anni Ottanta. A Sa Costa, nella parte più antica della città. Il posto del cuore, in assoluto, dove ritorna ogni estate, “di cui mi sono innamorata e che ho cominciato a dipingere, osservandone i mille aspetti diversi, i suoi angoli, la sua luce, le sue ombre, i suoi colori, perfino i suoi rumori o i suoi silenzi. Ma a modo mio, vedendola sempre uguale e sempre diversa”. Nella sua casa di origini medioevali, una delle tante coloratissime edificate con pietre di trachite rosa e attaccate l’una all’altra, a baciarsi muro a muro – lungo strade parallele unite da verticali scalette – e dominate dal Castello dei Malaspina (XII-XIII secolo), nasce la maggior parte delle sue opere, già esposte in mostre personali e collettive, ma anche un libro-diario, un “carnet
de voyage”, dal titolo “Bosa e i suoi colori” pubblicato nel 2007 dall’editrice “Inchiostro Rosso”, in cui la Saraceno illustra i luoghi per immagini e parole manoscritte “con lo sguardo attento e paziente di un’esploratrice che ha preferito ascoltare piuttosto che parlare”. Un gesto d’amore per la “sua” città d’adozione.
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Sono quadri di colore, soprattutto, quelli realizzati dall’artista. Cromie multiformi e materiche che s’attaccano con forza alla tela e creano i muri delle case, i volti e le figure della gente che ci vive, quell’arcobaleno di magica suggestione che dà vita alla roccia del sovrastante Colle di Serravalle e che, qualche anno fa, ha fatto aggiudicare proprio a Bosa il secondo posto come “Borgo più bello d’Italia”, dopo la siciliana Gangi. In questa mostra personale, ospitata nei locali dell’Associazione Culturale “TeArt” di via Giotto a Torino, troviamo una decina di acrilici su tela, tutti recenti o recentissimi, di medie dimensioni, dedicati alle ombre, ai misteri e alle suggestioni delle notte; di quei “Notturni bosani”, dove il silenzio è voce assordante dell’anima e dove i geometrici “giganti” della struttura urbana raccontano di tempi che appartengono a memorie lontane, impreziosite dal fascino di un fare poesia che solo il vero artista riesce a creare e a dominare. Strade, viottoli e vicoli, interni di cortile con i resti di una serata fra amici o in famiglia, un tavolino una bottiglia due bicchieri e una testa in pietra sul muretto dove due mici paiono dialogare al chiar di luna, ancora lontani dal sonno a venire. I colori fanno breccia a fatica fra il nero del cielo e quello dei primi piani e delle quinte teatrali che hanno la sagoma di scure e larghe chiome appartenenti ad alberi secolari. Assente l’uomo. Di lui c’è silente traccia dietro quelle finestre chiuse e contornate di pietre di trachite, su cui s’abbattono con magnifica violenza larghe sciabolate di luce che danno calore e sagoma di racconto alla fitta oscurità della notte. Luoghi particolari. Che solo lì sembrano trovar ragione di esistere. Un po’ come per la collina raccontata da Cesare Pavese, non “un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere”. Così è anche per la Bosa di Elena Saraceno, che racconta: “La cosa che continua a ispirarmi è questo miracolo naturale e architettonico ancora intatto nonostante gli anni di grande cambiamento che abbiamo vissuto. Se vai a Tentizzos o ti fai un giro nell’entroterra ti rendi conto che il territorio è ancora integro o se ti fai una passeggiata lungo i vicoli di Sa Costa si respira un’atmosfera eterna e sembra che la modernità abbia voluto risparmiare ‘Bosa e i suoi colori’”.
Gianni Milani
“Notturni bosani”
Associazione Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422
Fino al 14 aprile – Orari: mart. – sab. 17/19
Operart – Via della Rocca 12, Torino
Dal 5 aprile al 10 maggio lo showroom torinese Operart organizza “Aquae”, mostra multidisciplinare che abbatte le frontiere fra moda, arte e design autoprodotto. Performances e incontri arricchiscono l’evento, che è una novità per la cultura torinese. Installazioni modulate come onde del mare, oggetti di design che richiamano la fluidità dell’acqua, performances che della liquidità fanno il loro tratto fondamentale. Operart, showroom torinese di interior design, si trasformerà dal 5 aprile al 10 maggio in spazio espositivo multi-disciplinare per rendere omaggio, attraverso arte, design e moda, al terzo prezioso elemento della natura: l’Acqua, che, come diceva il poeta cileno Raul Zurita, è l’intermediario tra noi e le stelle, ogni sua goccia è un respiro dell’universo. “Aquae”, questo il titolo della mostra, vuole sensibilizzare il pubblico con fattori evocativi estetici e simbolici sull’importanza dell’acqua, patrimonio dell’umanità e metafora dell’energia vitale presente in ogni individuo. L’ esposizione guarda ai nuovi linguaggi espressivi, quelli che abbattono le frontiere tra arte e design autoprodotto, fenomeno in crescita e in grado di ispirare produzioni seriali numerate, disegnate da artisti per i grandi brands dell’interior design. Percorsi creativi e linguaggi uniti nel segno della modernità diffusa e partecipata. Una novità per il panorama artistico torinese, in linea con una tendenza che promuove il design concettuale e trova autorevoli consensi e pubblico in gallerie, musei e fiere di tutto il mondo. Un nuovo linguaggio espressivo che, interagendo con l’arte contemporanea, ne diviene parte. Raoul Gilioli, artista installativo, Walter & Hamlet, artisti eclettici e designer di moda con atelier a Torino, e Operart hanno ideato un ambiente espositivo ‘fluido’, dove le opere create dialogheranno con lo spazio appositamente riconfigurato e con i ricercati elementi di design tematici, allestiti in esclusiva per la mostra-evento.
Carlo Bocca, fondatore di Operart, ha creato un allestimento specifico sui due piani dello spazio espositivo in cui le opere degli artisti tra video-arte, design autoprodotto, installazioni e performances, dialogheranno con alcuni elementi di arredo dedicati. L’allestimento è stato ‘disegnato’ seguendo linee fluide, come onde e suggestioni materiche, giocando con le geometrie dello spazio ed il richiamo ancestrale dei materiali. Raoul Gilioli, artista installativo ideatore di Aquae, presenta in anteprima due collezioni tematiche realizzate in cristallo digitalizzato, legno grezzo e plexiglass. Le linee sono morbide e scolpite digitalmente o manualmente sulle superfici come tracce fossili di onde marine. Per l’occasione sarà presentato il monolite Terra di Minotti Cucine, un blocco di pietra rara disegnato da Claudio Silvestrin, autore e progettista per Fondazione Sandretto. La texture riproduce trame fossili d’acqua in sintonia con il tema del lavoro di Gilioli e le installazioni di Walter & Hamlet. Il duo ha un solido e riconosciuto percorso nell’ambito dell’haute couture, ispirato da una visione artistica contemporanea che si esprime in Aquae con 4 installazioni specifiche presentate in anteprima. Mariano Dallago, fotografo professionista tra sperimentazione e design, presenta una trasposizione delle immagini mediante matrici e calchi su gesso, trasformando le immagini fotografiche in opere luminose. Lo spazio espositivo sarà nel mese della mostra anche teatro di incontri con ospiti di rilievo, che dialogheranno con il pubblico. Il vernissage del 5 aprile si aprirà con la performance Aquae di Raoul Gilioli con Giulia Ceccarelli e una video-installazione in collaborazione con Fripsel.
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Sono previsti altri 2 appuntamenti il 12 aprile ed il 3 maggio, che si chiuderanno con lo spettacolare finissage del 10 maggio, curato dal duo Walter & Hamlet, con il Balletto di Torino intitolato ‘il Canto dell’Acqua’.
È aperto fino al 27 aprile il nuovo bando “Esponente” della Fondazione CRT, che stanzia 700.000 a sostegno delle attività espositive in Piemonte e Valle d’Aosta, con l’obiettivo di aumentare l’offerta culturale sul territorio e avvicinare alle mostre nuovi pubblici, a partire dai giovani e dagli studenti.
Musei, associazioni o fondazioni senza scopo di lucro, enti religiosi, enti locali(Comuni e Unioni montane o collinari) potranno ricevere contributi fino a un massimo di 25.000 euro ciascuno per iniziative quali mostre, riordino delle collezioni, premi e concorsi ad accesso gratuito nel campo dell’arte visiva e del patrimonio storico-culturale.
Le domande di contributo, da presentare on line sul sito www.fondazionecrt.it, saranno selezionate in base al valore culturale e all’originalità delle proposte, al coinvolgimento dei giovani nella realizzazione dei progetti, all’accessibilità per le persone con disabilità motorie, sensoriali o psichiche, alla rilevanza e alla ricaduta per il territorio, in termini sia di sviluppo economico, sia della capacità di attrarrepubblici ampi. Altri criteri di valutazione riguarderanno la valorizzazione di luoghi storico-artistici, la previsione di attività di fundraising, la capacità di “fare rete” con enti locali o non profit.
“Oltre 850 iniziative sono state rese possibili fino ad oggi grazie ai 12 milioni di euro di contributi erogati con il bando Esponente della Fondazione CRT – sottolinea ilPresidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia –. Con il sostegno ai musei e la produzione di nuove mostre intendiamo favorire la crescita culturale, turistica ed economica del territorio, rafforzando anche il senso di comunità, specie nelle piccole realtà del Piemonte e della Valle d’Aosta”.
“Favorire lo sviluppo di professionalità innovative e capacità manageriali anche in ambito culturale è uno degli obiettivi del bando Esponente – afferma il Segretario Generale della Fondazione CRT Massimo Lapucci –. È pertanto strategico per noi saper incoraggiare progetti che, anche attraverso azioni mirate di fundraising, dimostrino una vocazione alla sostenibilità e una capacità di saper rispondere in modo efficace ai bisogni del territorio, generando un impatto effettivo e proponendo modalità di coinvolgimento di pubblici diversi a partire dai giovani.”
Cocchi al Vinitaly con “La venaria Reale”
Padiglione 10 Stand Q3
Arriva la seconda edizione della Riserva La Venaria Reale, il Vermouth lanciato due anni fa in occasione del 125° anniversario di fondazione della casa astigiana Giulio Cocchi.
Dopo il sold out delle prime, esclusive, 1891 bottiglie celebrative, Cocchi presenterà questo Vermouth di solida tradizione sabauda creato in collaborazione con la Reggia di Venaria al Vinitaly 2018 nel nuovo formato (bottiglia da 50 cl. nell’iconica scatola triangolare usata anche per il Barolo Chinato). Appuntamento dunque da domenica 15 a mercoledì 18 aprile nello stand Cocchi a Verona (Padiglione 10 Piemonte stand Q3) per degustare questa espressione della categoria “Riserva”. Ricetta, selezione degli ingredienti botanici, tempo di affinamento: tutto nella Riserva La Venaria Reale Cocchi è stato lungamente ragionato per coerenza storica e geografica. Il Vermouth Riserva La Venaria Reale ha infatti un’identità forte, sia territoriale – vino piemontese, erbe alpine – che storica, a rievocare il ruolo essenziale della casa reale dei Savoia nella nascita del vermouth moderno. Per sottolineare e rendere evidente questo legame, Cocchi coltiva a scopo dimostrativo nel potager royal della Reggia di Venaria l’artemisia absinthium, l’erba che è alla base del Vermouth di Torino. Non solo: sull’etichetta e sulla nuova scatola triangolare della Riserva è raffigurata una veduta di Venaria tratta dal Theatrum Sabaudiae (Teatro degli Stati del Duca di Savoia) la raccolta di circa 150 vedute della città di Torino e alcune riproduzioni di monumenti, in tavole incise a colori, alcune realizzate da primari artisti del tempo, di notevole bellezza commissionate alla fine del ‘600 da Carlo Emanuele II e indirizzate alle corti d’Europa per presentare il Ducato di Savoia come un potente e splendido Stato. Lo stile dei vermouth di Cocchi li rende identificabili come prodotti di forte personalità e spiccata riconoscibilità per l’intensità della freschezza floreale e speziata dei profumi e per la ricchezza dei sapori. La Riserva di Cocchi è la summa di questo stile che privilegia la ricchezza e la densità aromatica delle spezie dopo un affinamento di sei mesi in bottiglia. “Riserva” non significa invecchiamento in botte, che intaccherebbe il complesso equilibrio aromatico a favore di ossidazione e componenti tanniche, ma valorizzazione della formula e del savoir faire nella lavorazione. Come per lo Storico Vermouth di Torino Cocchi, il vino usato è un moscato secco aromatizzato con una formula particolarmente ricca di artemisie, rabarbaro, erbe alpine e un tocco di menta piemontese. Ciò accentua il piacevole effetto balsamico e conferisce una freschezza sorprendente al punto da connotare questo prodotto anche come Vermouth da miscelare con Rye e Bourbon particolarmente invecchiati. Scuro, ma senza caramello, è dolce quanto basta per essere un gradevolissimo bicerin da bere con ghiaccio e scorzetta di limone o puro dopo cena.
NOTE TECNICHE:
Alcool 18%
Bottiglia 50 cl
Ingredienti: vino, zucchero, alcool, infuso di erbe aromatiche e spezie.
La gradazione alcolica di 18° lo rende robusto e di ottima conservazione anche a bottiglia iniziata, purché ben chiuso.
Una volta aperto conservare al fresco e consumare entro un mese.
Giulio Cocchi è una casa storica fondata ad Asti nel 1891.
È conosciuta per i suoi vermotuh (in particolare lo Storico Vermouth di Torino, Dopo Teatro Vermouth Amaro e Vermouth Riserva La Venaria Reale), l’Aperitivo Americano (bianco e rosa), il Barolo Chinato e per l’Alta Langa Docg.
Per i suoi vini speciali Cocchi utilizza ancora oggi la ricetta originale formulata dal fondatore.
Artigianalità della produzione, rigore nella scelta degli ingredienti e altissima qualità hanno resto Cocchi sin da subito noto nel mondo come dimostrano i documenti delle esportazioni di inizio Novecento: da New York a Londra, da Sydney all’Africa Coloniale e al Venezuela.
Il tasso di disoccupazione giovanile a Torino nel 2017 era al 24,9%, quasi 10 punti percentuali in più rispetto a Milano. In Italia tra le grandi città anche Genova ha valori analoghi al capoluogo piemontese. Mauro Zangola, direttore dell’Ismel, nel presentare la Settimana del Lavoro, a Torino dal 21 al 25 maggio, ha fornito questi dati. L’iniziativa è promossa da un Comitato di Coordinamento costituito da Zangola, Gian Carlo Cerutti, Aldo Enrietti, Csi e Fondazione Crt ed è dedicata al sociologo Luciano Gallino. Sono in programma visite alle imprese, eventi artistici, e appuntamenti dedicati al tema delle Traiettorie tecnologiche e organizzazione e lavoro. Interverranno i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, oltre a Maurizio Stirpe di Confindustria, Mauro lusetti (legacoop) e Daniele Vaccarino (Cna).
Sabato 7 aprile alle ore 18, l’Unione Monarchica Italiana (U.M.I.) club di Torino, presenterà la conferenza dal tema “Globalizzazione, Mondialismo e Sovranità”. La Conferenza vuole esplorare le ragioni della crisi economica, sociale e morale che colpisce l’Occidente e l’Italia in particolare. L’Unione Monarchica Italiana intende farsi partecipe di questa ricerca, credendo che la crisi in atto sia da collegarsi ad una percezione erronea del concetto di Sovranità e che la sola Istituzione Monarchica possa ricreare le condizioni per il superamento della crisi, modificando la struttura dello Stato. Relatori: il Presidente nazionale dell’U.M.I. Avv. Alessandro Sacchi, il filosofo Prof. Diego Fusaro, la giornalista dott.ssa Enrica Perucchietti e l’ex ministro Prof. Francesco Forte.
E’ morto alle Molinette il giornalista Mauro Pianta, di 47 anni. Dopo la gastroscopia alla quale si era sottoposto in sedazione totale, al risveglio è stato colpito da infarto. Sarà l’autopsia a stabilire se esiste un legame tra l’esame e il malore. Era laureato in Scienze Politiche e aveva lavorato per agenzie e uffici stampa, siti online, testate come Il Sole 24 Ore, Il Foglio, La Stampa e il Corriere della Sera, realizzando inchieste e servizi di attualità. E’ stato inoltre redattore del sito dedicato alla Santa Sede Vatican Insider. Alla sua famiglia le condoglianze della redazione del Torinese.
In tre mesi ha sposato due donne: una connazionale in Marocco e un’italiana a Torino. Il trentenne è ora sotto processo con l’accusa di bigamia aggravata. Una vicenda molto complessa, per la quale la causa è stata aggiornata. Infatti il tribunale ascolterà anche un rappresentante del consolato marocchino. Secondo quanto si sa l’uomo sposò una prima donna in Marocco, anche se al matrimonio non seguì una convivenza e vennero avviate dopo poco tempo le procedure per il divorzio. Poi a novembre l’uomo sposò un’italiana di 47 anni, certificando il proprio stato civile. La donna successivamente si accorse del precedente matrimonio e presentò querela. Non si comprende ancora come il trentenne sia riuscito ad ottenere i documenti dalle autorità marocchine.