redazione il torinese

Tremila domande per cinque posti da infermiere

Parte domani con la prova di pre-selezione presso il PalaAlpitour di Torino, il concorso pubblico bandito dall’Ospedale Humanitas Gradenigo: ben  tremila domande per soli  cinque posti da infermiere. Per la precisione le domande sono state 2.839, con un’età media dei candidati, provenienti da tutte le regioni d’ Italia, di 28 anni. Nel 2010 era stato bandito l’ultimo concorso pubblico per infermieri dell’ospedale , sempre con cinque posti a disposizione. Con il nuovo concorso il nosocomio intende dotarsi di “nuove specialità cliniche per aggiornare la propria dotazione tecnologica e ampliare l’intera area di Emergenza e urgenza con il nuovo servizio di Terapia intensiva”, si legge in una nota.

 

(foto archivio il Torinese)
   

La Sicilia, un territorio vulnerabile e di multiforme bellezza

Ho provato ad accostare un ritratto di Peppino Impastato con alcuni paesaggi che disegnano il territorio della Sicilia perché cercavo di cogliere i segni che solcano l’espressione del suo volto, per provare a comprendere quanto la speculazione edilizia e la violenza hanno ferito, e qualche volta ucciso, la bellezza del territorio siciliano. Il giornalista Peppino Impastato, morto ammazzato, scrisse delle parole profondissime sulla bellezza, in cui invitava la gente a saperla riconoscere, per poterla difendere contro i suoi nemici. Il principe Myskin, il protagonista del romanzo L’idiota di Dostoevskij è un uomo buono, fiducioso degli uomini, dallo sguardo sincero e puro, come solo i bambini sanno esprimere, disse che: “La bellezza salverà il mondo”. Salvatore Settis scrisse nel suo libro Paesaggio, costituzione e cemento che la bellezza non salverà proprio nessuno, se nessuno salverà la “bellezza” quando la speculazione edilizia, la spietata cementificazione del territorio, che cresce senza nessuna relazione con la crescita demografica, l’economia neoliberale che produce città senza cultura, continuano ad avanzare, le loro fameliche mani sul territorio e la civiltà. La bellezza è intesa come la cura verso l’ambiente e il paesaggio che abbracciano un territorio, non è un vezzo elitario, accessibili solo a pochi. Questa infatti è il frutto del genere umano, è la cura di chi lavora la terra. La parola cultura ha una radice che si riferisce al lavoro nei campi, è l’atto di trasformazione del mondo. È la cura di ciò che è sacro. È culto e contemplazione. Questo è paesaggio, l’incontro tra l’uomo e la natura che produce cultura. Come direbbe F. Braudel, nel suo libro Il Mediterraneo la Sicilia presenta innumerevoli paesaggi, che riflettono altrettante civiltà che hanno espresso le loro religioni, modi di vivere, la loro storia, grazie alle continue migrazioni che attraversarono e stratificarono continuamente il territorio, trasformandolo. L’atto di camminare produce conoscenza, lettura del territorio, perché si va alla ricerca dei suoi significati. La loro conoscenza restituisce il senso al luogo, perché possano essere trasformati nuovamente. La città può essere letta attraverso i suoi volti, di fattezze multiformi, e dopo averli compresi è necessario crearne di nuovi.

Alessandro Mancuso

Nell’immagine: Peppino Impastato Olio su carta, Paesaggi siciliani

 

 

Esercito, concorso ippico a Piazza d’Armi

Celebrazione del 150° anniversario della nascita del Capitano Federigo Caprilli, inventore del moderno sistema di equitazione italiano


 Dal 18 al 20 maggio presso il Centro Sportivo Militare “Cap. Porcelli” del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito si è tenuto un importante concorso ippico nazionale in occasione della celebrazione del 150° anniversario della nascita del Capitano Federigo Caprilli, “Magister-Equitum” delle moderne discipline sportive di campagna e su ostacoli e inventore del sistema-naturale di equitazione, universalmente definito sistema italiano. Sono andati in scena il concorso di equitazione categoria Nazionale A di salto ostacoli e l’esibizione del “Jump & Drive”, gara combinata di salto e gimkana in carrozza. Trecento i cavalieri provenienti da diverse regioni d’Italia, di cui quindici Ufficiali frequentatori della Scuola di Applicazione che hanno gareggiato con i cavalli del Centro Ippico Militare. Cavallo e cultura si sono combinati in un concorso di narrativa e giornalismo per gli studenti delle scolaresche cittadine. I migliori elaborati saranno premiati alla Fiera di Verona e pubblicati all’interno di un volume. In piazza d’Armi  inoltre è stato allestito un padiglione adibito alla sicurezza dell’equitazione. I bambini hanno provato l’emozione del battesimo della sella cavalcando un pony sotto la guida dei tecnici federali. Fondamentale per la riuscita dell’evento il contributo delle donne e degli uomini del Reparto Supporti del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito. Il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito presiede alla formazione di base e avanzata del personale appartenente ai diversi ruoli e categorie della Forza Armata. Ha alle proprie dipendenze l’Accademia Militare di Modena, la Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo, le Scuole militari “Nunziatella” di Napoli e “Teuliè” di Milano, la Scuola Lingue Estere dell’Esercito di Perugia, l’80° Reggimento Addestramento Volontari “ROMA” di Cassino ed il Centro Studi Post Conflict Operations di Torino.

 

Frecce sul lago

Come insegnante di Matematica, ora in pensione, mi è rimasta una certa
dimestichezza con la precisione numerica e geometrica. Ma lo spettacolo della
scorsa Domenica 20 maggio, sul Golfo Borromeo del Lago Maggiore, mi ha lasciato
stupito. Se osservate le foto, una di esse in particolare, date un’occhiata attenta
all’angolo retto formato dai nove aerei in formazione. Sì, d’accordo, è un angolo di
90°, tutti lo sanno: allora perché non provate voi, alla velocità di circa 700 km orari ?
Non avete il brevetto di pilota? Che ci vuole, molti lo hanno ottenuto. Sì, ma poi,
fareste quel numero? con le ali che quasi si toccano?  Ha detto  un pilota, a proposito di una figura “d’incrocio”: “Questa manovra  rappresenta la passione che anima gli uomini e le donne delle Frecce tricolori; è il  cuore della nostra Italia; ne sono orgoglioso e mi emoziono ogni volta che la vedo  disegnato in cielo”. Ha detto Mirco Caffelli, Comandante Frecce Tricolori “ Entusiasmo nel creare  qualcosa di nuovo e timore reverenziale di modificare un programma acrobatico di  per sé perfetto e geniale nell’essenza. Questi erano i due sentimenti principali che ci  hanno accompagnato nella creazione di una manovra che esaltasse l’estro e la
tecnica, ingredienti fondamentali che caratterizzano tutto il volo delle Frecce
Tricolori. Una manovra che vede la Formazione aprirsi col tricolore in nove direzioni
diverse di fronte al pubblico e ricongiungersi in pochissimo tempo”.
Qualche pilota ha insistito che andassi con loro: ho preferito restare a terra. Ma…. un
momento …. ero col Capitano Liberata D’Aniello, Ufficiale responsabile delle
Pubbliche Relazioni per parte delle Frecce Tricolori (vedi foto).
Scherzi a parte, è  stato un pomeriggio intenso, la gente si è divertita, ha scattato
milioni di foto. Si calcola che lo spettacolo (malgrado il tempo incerto) abbia
richiamato a Verbania circa 20 mila spettatori.
Elio Motella

Teatro Regio e non solo: il fallimento di un metodo

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STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Altra  gran bella botta quella dei 25 milioni di euro di disavanzo per il Teatro Regio. Cerchiamo di trovare il lato comico della vicenda ma, tragicamente, non lo troviamo. Perchè non riusciamo…non possiamo trovarlo. Si comincia con un cifra e si finisce con una molto più alta. Già, 25 milioni sono una cifra astronomica. Che si fa fatica solo nel dirla. Banche e fornitori appesi al filo dei pagamenti e della restituzione dei prestiti. Mi sa di “aria di fallimento”. Non so se anche sul piano societario, se l’ente Regio o la Fondazione Musei siano un soggetto fallibile. Sicuramente sul piano d’immagine é un altro fallimento di questa nostra città. Ovunque dove ti giri vedi solo problemi e la carenza di soldi. In questo caso non ci dovrebbe essere malversazione, ne sono convinto. 
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Ma se la situazione era conosciuta  perché non è stato reputato opportuno dirlo? Forse Walter Vergnano é uno dei pochi che si era reso conto di qualcosa e così se n’è andato. Avanti un altro. 25 milioni di debito non si fanno in un solo anno. Il Teatro Regio è noto per pagare i fornitori poco e male, posticipare  debiti ed interessi passivi con le banche. Che qualcosa non andasse era manifesto a chi di dovere. Oscure le sue dimensioni. Ora che succede? La Fondazione Crt non ci sta più nel finanziare al buio,  il Presidente Quaglia è uomo di mondo ed appartenere alla mitica prima repubblica. Democristiano e, soprattutto,  cuneese. Che per essere un buon amministratore pubblico non guasta mai. Notoriamente le fondazioni che controllano le banche sono normate da leggi pubbliche. Ed il comune si “sveglia” e versa soldi che il teatro Regio aspetta dal 2016. Come si sa anche il Comune ha i suoi problemi di bilancio. La coperta é corta: 1 milione e 600 mila. Boccata d’ ossigeno. Sempre meglio che niente, ma cifre molto distanti dai 25 milioni.
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Il Teatro Regio con una fama mondiale e che in primis ha il conto economico che non funziona ed ogni anno accumula perdite. Spende di più di ciò che incassa. Ogni anno si è portato dietro una perdita che potrebbe avere aggiustato con alchimie contabili?  Chissà se  le cifre da incassare venivano subito contabilizzate, ancorché non incassate. I crediti se non fatturati non sono previsti contabilmente.  Poi per le esigenze di cassa si può sempre ricorrere a prestiti bancari. I nodi vengono sempre al pettine. Vuol dire che fare cultura costa? Anche, ma questa è solo una delle cause. Il rinvio non ha senso. Anzi acuisce i problemi. Ciò è ho scritto è una supposizione, tutto qui. Ora Regione Piemonte e comune di Torino devono fare luce su quanto è accaduto. Conveniamo che sia un’ altra tegola su Chiara Appendino. Un po’ meno su Sergio Chiamparino, due  volte sindaco e  ora Presidente della Regione. Un totale di 14 anni ai vertici amministrativi. Ed almeno su ciò dovrebbero convergere gli interessi istituzionali. Non credo proprio di sbagliarmi se esigo chiarezza. In particolare sul perché ai privati cittadini ai singoli imprenditori si chiede, si esige, un determinato comportamento e poi, di fatto, si deroga verso chi amministra denaro pubblico. 
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Siamo semplici cittadini che desideriamo e vogliamo capire come è perché tutto ciò sia avvenuto. È un nostro diritto. Come è un diritto dei fornitori di essere pagati. Magari le banche non patiscono, ma i fornitori sicuramente sì. Come i lavoratori dipendenti sono stati retribuiti i fornitori debbono essere saldati. Qualcuno deve mettere mano al portafogli. Così, di fatto, toccherà al pubblico. Dunque a noi.
Patrizio Tosetto

Un piemontese alla guida del Controllo del vicinato

 

E’ piemontese il nuovo presidente nazionale dell’Associazione Controllo del Vicinato – ACDV. Si tratta di Ferdinando Raffero di San Mauro Torinese, attuale coordinatore della Sezione Piemonte,  che è stato eletto all’unanimità dal congresso dell’associazione che si è riunito a Cremona domenica 20 maggio. Nella stessa occasione è stato eletto dai soci anche il nuovo Comitato Esecutivo, quasi totalmente rinnovato rispetto alla precedente composizione. Questo è composto da tre vice presidenti, Antonella Chiavalin (in rappresentanza del Veneto), Alfonso Castellone (Lombardia), Raoul Piemonti (Lombardia) e dai consiglieri Walter Valsecchi (Lombardia), Mike Giorgi (Liguria/Toscana), Domenico Bevilacqua (Marche), Irene Gola (Veneto) ed Enzo Musardo (Lazio). Il Congresso ha anche attribuito la carica di presidente onorario dell’Associazione a Gianfrancesco Caccia, di Caronno Pertusella,  che nel 2008 importò per primo in Italia il metodo del neighborhood watch di largo uso da anni nei Paesi anglo – sassoni e che è stato il primo presidente dell’Associazione Contollo del Vicinato. Ai lavori, che si sono svolti in un’atmosfera serena e costruttiva, ha preso parte anche una delegazione del Piemonte, guidata da Diego Innocenti di San Mauro Torinese.

“Ringrazio tutti coloro che mi hanno accordato fiducia per un incarico che cercherò di svolgere al meglio e con il massimo impegno – dice il neo presidente Raffero – lavorerò a stretto contatto con il Comitato Esecutivo e in collaborazione con tutti i soci per proseguire la strada che è iniziata qualche anno fa ed ha portato il Controllo del Vicinato ad una diffusione a livello nazionale, acquisendo sempre maggiore credibilità da un lato verso i Cittadini, dall’altro da parte delle Istituzioni”.

Massimo Iaretti

 

 

 

 

Salvini: “Nel contratto non si blocca la Torino-Lione”

Dopo le dichiarazioni di Luigi Di Maio, che a Ivrea aveva detto “La Tav non serve più”, ci ha pensato Matteo Salvini a rassicurare i sostenitori della grande opera:  “Leggete il contratto, non c’è il blocco della Tav. Ci sono progetti che verranno riesaminati, alcuni saranno confermati e altri ridiscussi”. Il leader della Lega  lo ha dichiarato ieri nel corso della visita al gazebo  di  Fiumicino.

Usa -Iran, lo scenario della crisi

FOCUS INTERNAZIONALE  di Filippo Re

Bandiere a stelle e strisce date alle fiamme nelle piazze delle città iraniane e nel Parlamento di Teheran. Urla e slogan anti-Usa, sermoni bellicosi e incendiari, venti di guerra. Scene già viste quaranta anni fa, all’inizio della rivoluzione incendiaria di Khomeini che nel 1979 travolse la monarchia dello scià e instaurò una teocrazia islamica. Saranno 40 anni il prossimo anno ma pare che la Storia si ripeta oggi. Dall’Iran ai Territori palestinesi che bruciano di rabbia, l’America è tornata ad essere il “Grande Satana” dei tempi di Bush, che oggi si chiama Trump, e il suo alleato Israele, il “piccolo Satana”, che festeggia i settant’anni di vita del suo Stato. Sulla sponda opposta, i palestinesi commemorano la “Nakba” (la catastrofe), l’esodo coatto di 700.000 arabi palestinesi durante la prima guerra con Israele tra il 1948 e il ’49 e si scagliano con violenza contro la nuova ambasciata americana aperta

(AP Photo/Carlos Osorio)

a Gerusalemme. Per completare il quadro di quel periodo alla fine degli anni Settanta manca solo l’occupazione dell’ambasciata americana a Teheran come accadde nel novembre 1979 con la famosa crisi degli ostaggi quando centinaia di fanatici iraniani assaltarono la sede diplomatica prendendo in ostaggio 52 funzionari della legazione per liberarli solo un anno dopo. Non ci sarebbe da stupirsi se oggi accadesse la stessa cosa nella capitale iraniana con i toni sempre più aspri che volano tra Washington, Teheran e Tel Aviv. Al ministro della difesa israeliano Avigdor Liberman che afferma ” se da noi cade la poggia, su di loro deve rovesciarsi l’alluvione”, il leader religioso Ahmad Khatami risponde che il suo Paese è pronto a “distruggere totalmente Tel Aviv e Haifa se gli israeliani agiranno in modo folle”. Al coro di voci infuocate contro lo Stato ebraico si è aggiunto anche un messaggio audio del capo di al-Qaeda al-Zawahiri il quale ricorda che non solo Gerusalemme ma “anche Tel Aviv è terra dei musulmani”, quindi da riconquistare. Mentre si infiamma la retorica anti-americana e anti- israeliana, il livello dello scontro diplomatico e militare tra Israele e l’Iran continua a salire. Le due potenze regionali si combattono già in Siria diventata un terreno di confronto bellico. Il fronte del Golan è diventato rovente e, a duellare su quelle alture, non ci sono israeliani e siriani ma Tashal e i militari della Forza Quds comandata dal generale iraniano Qassem Soleimani. Anche su questo aspetto dello scontro non mancano i richiami alla storia recente. I raid israeliani della settimana scorsa contro basi iraniane in Siria (almeno settanta missili lanciati da 30 jet), in risposta ai lanci di missili da parte dei pasdaran verso postazioni militari sul Golan, sono stati i più potenti dalla guerra del Kippur nel 1973. Il 6 ottobre di quell’anno, siriani, egiziani e giordani attaccarono di sorpresa Israele, approfittando della festività religiosa. Colto di sorpresa, lo Stato ebraico fu sul punto di vacillare. In quei drammatici giorni cadde il mito dell’invincibilità dell’esercito israeliano ma dopo una serie di sconfitte iniziali nel Sinai e nel Golan il recupero fu prodigioso e la controffensiva devastante. La bocciatura dell’accordo sul nucleare iraniano da parte di Trump apre nuovi scenari sul futuro delle relazioni tra gli ayatollah e la comunità internazionale. Dopo lo strappo degli americani l’Unione Europea è al lavoro per salvare l’intesa faticosamente raggiunta nel 2015 e definita dai vertici di Bruxelles “uno dei più grandi successi della diplomazia negli ultimi tempi”. L’Ue è il terzo partner commerciale dell’Iran con un business economico di oltre 20 miliardi di euro. Dalle auto agli aerei, dall’energia alle banche e agli investimenti, numerose grandi aziende europee avevano scommesso proprio sull’Iran dopo la firma dell’accordo. Ora tutto rischia di andare in fumo. La fine delle sanzioni tre anni fa aveva rialzato l’economia iraniana (+13% nel 2017) ma già quest’anno la Banca mondiale prevede una netta frenata con la riattivazione del blocco economico e a penalizzare l’Iran sarà soprattutto il taglio delle esportazioni di petrolio. Preoccupazione anche per l’Italia, primo partner europeo di Teheran, le cui imprese erano rientrate a tutti gli effetti nel mercato iraniano. Dall’Eni alle Ferrovie, Ansaldo, Danieli, Fata e altre, è lungo l’elenco delle aziende italiane che dopo il 2015 hanno ripreso i loro affari con la nazione persiana facendo risalire l’interscambio nel 2017 a 5 miliardi di dollari. Per l’Europa si apre ora un altro grosso problema che investe non solo l’economia ma mette in discussione gli stessi rapporti diplomatici tra l’America e il Vecchio Continente. Trump intende porre sanzioni a tutti i Paesi, compresa l’Italia, che continueranno a commerciare con Teheran dopo la cancellazione dell’accordo sul nucleare. Il presidente iraniano Rouhani chiede invece agli europei di preservare l’accordo e di garantire la salvaguardia degli interessi iraniani sulla vendita di petrolio e gas, sui rapporti bancari e sugli investimenti. Ma chiede anche alle cancellerie europee di decidere in fretta perchè il tempo stringe. Se non avrà il sostegno necssario da parte dell’Europa l’Iran è pronto a riprendere i piani per l’arricchimento dell’uranio e arrivare prima o poi a possedere la bomba atomica. Una scelta pericolosa che potrebbe innescare una nuova corsa alla proliferazione nucleare nella regione. I sauditi hanno già detto di essere pronti a sviluppare l’atomica se Teheran farà ripartire il suo programma nucleare. Ma le minacce non riguardano solo l’atomica ma il rischio che la decisione di Trump di cancellare il patto del 2015 possa spingere l’Iran ad attività ancora più destabilizzanti di quelle attuali in tutto il Medio Oriente. Nucleare a parte, è proprio la presenza militare iraniana, sempre più massiccia e invadente in Siria e in altri Paesi, a dar fastidio a Trump e agli israeliani. Dalla Siria allo Yemen i fronti degli ayatollah in guerra cominciano a essere troppi. I tentacoli della piovra persiana si allungano da Teheran all’Atlantico. Ai russi è arrivata perfino la richiesta di poter ormeggiare le navi della Marina iraniana nel porto di Tartous, base navale russa in Siria, mentre il lontanissimo Marocco ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Iran accusandolo di armare il Polisario, il movimento armato che si batte da sempre per l’indipendenza del popolo Saharawi. In Iraq le prime elezioni dopo la sconfitta dell’Isis (solo il 44% alle urne) sono state vinte dal leader radicale sciita Moqtada al -Sadr che ha ridimensionato il premier uscente al Abadi e frenato l’uomo di Teheran, il capo delle milizie sciite al Amiri che continuerà comunque a tutelare gli interessi iraniani in Iraq. Ecco dunque il piano di Trump per far cadere il regime degli ayatollah e troncare di netto il sostegno alle forze sciite nei Paesi islamici in guerra, a quarant’anni dalla presidenza dello sfortunato Jimmy Carter. Strappare l’accordo sul nucleare per far collassare l’economia iraniana con durissime sanzioni al fine di far insorgere la popolazione contro i suoi leader e porre fine alla rivoluzione khomeinista. Con Trump alla Casa Bianca e il super falco John Bolton, già cowboy di Bush, e oggi capo della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, tutto è possibile.

 

(dal settimanale “La Voce e il Tempo”)

 

 

Te lo spiego… al pianoforte

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Ultimo appuntamento  martedì 22 maggio ore 21

 

L’ultima data della rassegna musicale “Te lo spiego… al pianoforte”, prevista per giovedì 17 maggio, è stata spostata a martedì 22 maggio sempre alle ore 21. Il ciclo di incontri di quest’anno si conclude con un affaccio “Verso il Novecento”, secolo che aprirà la strada alle Avanguardie e alla totale rottura con i canoni del classicismo nonché del romanticismo. Il passaggio da un secolo a un altro verrà analizzato attraverso le opere francesi impressioniste / simboliste del pianismo di Debussy da un lato, e, dall’altro, tramite le sfociare verso il contemporaneo della Russia post-chopiniana nei lavori di Scriabin che si evolvono fino alla totale perdita della tonalità.

La serata è a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili in sala. “Te lo spiego… al pianoforte” – leggere e capire la musica classica “tra le righe”, è una rassegna a cura di Francesco de Giorgi, che indaga le forme musicali classiche, rendendole fruibili e appetibili anche ad un pubblico di non addetti ai lavori. L’Associazione Culturale Musicale salot|to|musica , attiva da più di tre anni su Torino, si occupa di eventi, corsi annuali, lezioni individuali e rassegne musicali a Torino e non solo, e da ormai due anni collabora regolarmente anche con la struttura di Luoghi Comuni Porta Palazzo, dove svolge la maggior parte dei suoi corsi (violino, flauto, oboe, pianoforte) , anche tramite la presenza dello strumento stesso. 

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La Residenza Temporanea Luoghi Comuni Porta Palazzo è un progetto di housing sociale realizzato dal Programma Housing della Compagnia di San Paolo in collaborazione con l’Ufficio Pio. La struttura mette a disposizione 27 alloggi (13 monolocali e 14 bilocali) ed è gestita da Cooperativa Sociale Esserci e Cooperativa sociale Giuliano Accomazzi.

 

Nell’immagine: San Giorgio alCrepuscolo, Claude-Monet

Le novità del modello 730 precompilato

Di Patrizia Polliotto* 

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E’ bene sapere che, oltre alle informazioni già presenti nelle dichiarazioni degli anni precedenti, quest’anno i contribuenti troveranno le spese per la frequenza agli asili nido e i relativi rimborsi e i dati relativi al bonus asili nido. Sono compresi nel modello precompilato anche le erogazioni liberali effettuate a favore degli enti del terzo settore e i relativi rimborsi. L’accesso on line alla propria dichiarazione è consentito dal Sistema pubblico per l’identità digitale (Spid), con le credenziali dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate, con il Pin rilasciato dell’Inps, e con le credenziali di tipo dispositivo rilasciate dal Sistema Informativo di gestione e amministrazione del personale della pubblica amministrazione (NoiPA). Inoltre, i contribuenti possono accedere alla dichiarazione precompilata utilizzando la Carta Nazionale dei Servizi. Infine, la destinazione dell’8, 5 e 2 per mille IRPEF viene effettuata utilizzando il modello 730-1. Possono effettuare l’adempimento anche i contribuenti che non presentano la dichiarazione dei redditi. Il modello si consegna, insieme alla dichiarazione, al sostituto d’imposta o all’intermediario utilizzando l’apposita busta chiusa. Gli intermediari espletano i dovuti controlli formali sulla documentazione, verificandone la corrispondenza con i dati in dichiarazione, e apponendo sulla dichiarazione il visto di conformità. In caso di visto infedele, scatta una sanzione del 30% a carico dell’intermediario (a meno che non si configuri una condotta dolosa del contribuente). Per evitare le sanzioni, è possibile inviare dichiarazione rettificativa entro il 10 novembre.

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*Avvocato, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori.