Non rispettava il ramadan e il marito si e’ sentito autorizzato a prenderla a calci e pugni. L’assurda violenza di un quarantenne marocchino nei confronti della moglie è stata fermata con l’arresto dell’uomo da parte della polizia chiamata nell’appartamento della coppia, nel quartiere Aurora, dalla stessa moglie dopo una notte di terribili violenze, compreso un secchio d’acqua versato sul materasso per costringerla a stare sveglia.
IL CROONER TORINESE MARCELLO PASQUALI PRESENTA ‘18’
IL NUOVO ALBUM, AL ‘MUSEO DELLA MEMORIA STORICA GRANATA’ DI GRUGLIASCO
Il noto artista torinese ha donato 1.000 euro per l’acquisto della storica Fiat ‘Balilla’ della gloria granata Gigi Meroni
Torna Marcello Pasquali, raffinato crooner e chansonniertorinese. E lo fa con ‘18’, il nuovo album, summa antologica di inediti e cover (diciotto tracce audio in tutto, come dice il titolo)che spaziano con classe e disinvoltura fra i più bei classici di ieri e di oggi del Novecento, con felici incursioni anche nel pop contemporaneo. Canzoni senza tempo, rivisitate con gusto ed equilibrio attraverso la voce delicata e convincente dell’artista, vestite su misura di nuovi e intensi arrangiamenti. Il nuovo disco, in uscita a fine giugno per la storica etichetta indipendente torinese ‘Capogiro Records/Believe Digital’ (che ha al proprio attivo collaborazioni di spicco anche con nomi del calibro di Rita Pavone, Mario Lavezzi, Gerardina Trovato, Franco Tozzi (fratello del celebre Umberto) e Piero Chiambretti), verrà presentato in anteprima agli addetti ai lavori venerdì 15 Giugno 2018 a partire dalle ore 20.00 in conferenza stampa (ingresso libero, a seguire rinfresco) presso l’elegante e suggestiva cornice del ‘Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata’, a Grugliasco in Via G.B. La Salle 87, all’interno degli spazi affrescati della memorabile residenza Villa Claretta Alessandri.Alla tavola rotonda, accanto all’artista, intervengono anche il noto giornalista radiotelevisivo e critico musicale Maurizio Scandurra (fra l’altro, autore del fortunato volume ‘Io questa maglia sognavo da bambino’ (Egea Music) realizzato insieme al music-maker Valerio Liboni e al giornalista granata e critico musicale Lele Boccardo), il discografico Biagio Puma e Domenico Beccaria, Presidente dello storico Museo dedicato alla gloria dei fasti del Grande Torino e Consigliere della Fondazione ‘Filadelfia’. “E’ una gioia battezzare la mia ultima fatica discografica in un contesto così prestigioso”, esordisce entusiasta Marcello Pasquali. “Per me, ormai veronese d’adozione ma spesso cittadino del mondo per via del mio mestiere d’artista, tornare a Torino è sempre un po’ come rinascere. Ed è dovere di chi è nato sotto la Mole contribuire personalmente a nobili cause di mecenatismo culturale: motivo per cui ho scelto di fare una donazione per il completamento dell’acquisto della preziosa Fiat ‘Balilla’ appartenuta al campione granata di sempre Gigi Meroni, essendo da sempre di profonda fede granata”.
Gli fa eco, con grande riconoscenza e stima, Domenico Beccaria: “La ragguardevole somma di ben 1.000 euro versata dall’artista Marcello Pasquali ci onora e aiuta moltissimo nel completamento di un percorso culturale autorevole. Gesti simili sono frutto di cuori sensibili, e restano esempi da imitare. Sono segni preziosi che suggellano e sigillano l’unione di una comunità intorno a valori fondanti e fondamentali come quello, primario, della Memoria: che prescinde dal colore e dalle maglie. Felici di inaugurare il lungo corso di un artista così attento e capace come il noto crooner e cantautore torinese”, conclude soddisfatto il Presidente del Museo Storico Granata.
Approvata la legge sulla caccia
Dopo 20 sedute in Commissione e 15 in Aula, via libera al nuovo testo in materia venatoria
Dopo venti sedute di Commissione e quindici di Consiglio, il Piemonte approva la legge sulla caccia. L’Aula di Palazzo Lascaris ha infatti licenziato a maggioranza (contrari i consiglieri M5s, Mns, Fi, Fdi e Lega Nord) il disegno di legge della Giunta 182 “Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria in Piemonte”.Il testo sostituisce la legge 70 del 1996, che era stata abrogata nel 2012. il Consiglio regionale infatti aveva approvato un emendamento che faceva venire meno la necessità del referendum sulla caccia.Il provvedimento approvato – come ha più volte sottolineato l’assessore regionale alla Caccia – rivede la legislazione in materia faunistico-venatoria in chiave nuova e moderna, in sintonia con i cambiamenti nazionali ed europei e in maniera tale da recepire le esigenze e le sollecitazioni delle associazioni di settore. La principale novità è costituita dal divieto di caccia per tutto il primo mese del calendario venatorio durante la domenica, una posizione portata avanti da alcuni consiglieri del Pd, di Articolo1 e di Sel, che ha generato un delicato lavoro di mediazione in seno alla stessa maggioranza che ha prodotto lo specifico emendamento, non votato tuttavia da Scelta di rete civica
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Il provvedimento si caratterizza anche per la tutela nei confronti delle specie della tipica fauna alpina e degli uccelli protetti dalla direttiva comunitaria, dall’aumento della superficie venatoria minima degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini, dall’obbligo di una prova di tiro per la caccia di selezione e dalla possibilità di commercializzare gli animali abbattuti. Nello specifico, sono state inserite quindici specie non cacciabili: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile.L’articolata e lunga discussione – tra relazioni introduttive, esame dei 318 emendamenti e subenendamenti e dichiarazioni finali – ha evidenziato le posizioni dei vari Gruppi.Per il M5s finalmente dopo diversi anni il Piemonte torna ad avere una legge sulla caccia. È sfumata però l’occasione di fare una legge con norme efficaci e realmente tutelanti per animali e persone. La loro proposta di vietare la caccia di domenica, è stata sostituita da quello che è stato definito il tiepido compromesso del divieto nelle sole domeniche di settembre, una soluzione priva del coraggio necessario a restituire i boschi a tutti i piemontesi, come richiesto dalle associazioni ambientaliste e dai cittadini e confermato dalle numerose firme raccolte in pochi giorni. Secondo M5s viene anche a mancare una seria tutela della fauna, limitando maggiormente le specie cacciabili. Tra gli emendamenti M5S approvati, c’è quello che conferisce la vigilanza venatoria alle guardie zoofile ed ecologiche volontarie individuate attraverso un iter formativo.
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Per Mns si è voluto fare del Piemonte l’unica Regione d’Italia ad avere un numero maggiore di limitazioni rispetto alla legge nazionale, quindi violandola. Se guardiamo alle liste delle specie non cacciabili, ha ribadito il capogruppo, siamo davanti ad una legge incostituzionale, proprio perché è lo Stato che deve decidere in tale materia. Tra gli emendamenti approvati, spicca quello che ha evitato di abrogare la legge che regola l’attività di controllo dei cinghiali.Secondo Articolo1 e Sel in questi anni il Piemonte ha scontato proprio il vuoto normativo e la mancanza di un piano venatorio. È stato giusto arrivare a questa legge, anche se avrebbero potuto essere ridotte ancor più le specie cacciabili e il calendario, proibendo la pratica la domenica tutto l’anno. Si pongono però delle regole chiare soprattutto per quanto riguarda gestione degli Atc e Ca, creando più equilibrio tra gli stessi e il mondo venatorio.
Per il Pd si è finalmente concluso il percorso per poter giungere ad una legge molto attesa ed equilibrata, in sintonia con i cambiamenti epocali. Secondo il relatore, tutti i 23 emendamenti rendono fluida ed efficace la legge.
Per Fi e Lega Nord questo Ddl è caratterizzato da una chiara pregiudiziale ideologica, che pone i cacciatori nello scomodo e ingiusto ruolo di problema piuttosto che di risorsa per il territorio.Per il capogruppo di Fdi si è persa l’occasione di ergersi a strumento di equilibrio cadendo nell’errore di merito di cedere alle contraddizioni del mondo ambientalista e animalista.
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Scelta di rete civica, infine, ribadendo il valore sociale e ambientale svolto dalla caccia, ha sottolineato la convinzione di trovarsi di fronte a una riforma che accresce la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche utilizzate nel sistema della governance venatoria piemontese. Tra gli emendamenti approvati, spicca quello che autorizza il recupero di capi abbattuti in selezione sulle piste forestali.Nella replica, l’assessore ha voluto puntualizzare come la legge tuteli la fauna e l’attività venatoria, tenendo conto dei nuovi panorami che si sono aperti con l’aumento delle specie selvatiche, come i cinghiali e i caprioli, dannose alle coltivazioni agricole ma anche per la sicurezza delle persone.
MB
www.cr.piemonte.it
Il presidente della Regione Sergio Chiamparino vuole partecipare al presidio promosso a Torino dal Coordinamento Mai più fascisti all’insegna dello slogan ‘Aprire i porti’ per far fronte all’emergenza, “ma dire di aprire i porti non basta. Serve immediatamente una gestione europea dell’immigrazione attraverso una rete di corridoi umanitari pensati insieme ai Paesi da dove partono gli immigrati”, commenta. Secondo il presidente in mancanza di una legge europea su questa materia, che coinvolga tutti i Paesi “l’Europa è destinata a fallire anche per le sue carenze strutturali, ad esempio il calo demografico in corso. Serve una gestione politica e non il braccio di ferro aperto dal governo Salvini che tende solo a spostare il problema da una parte all’altra, come con la vicenda Acquarius”
La galleria Subalpina è un elegante salotto pubblico per turisti e torinesi. La foto ci è stata inviata da Antonello Preteroti.
Buon compleanno a sorpresa per la sindaca Appendino
Meeting e collegiale in Spagna per Alessandro Miressi
Una selezione azzurra di nove atleti parte per Barcellona, dove il 13 e 14 giugno parteciperà al 39esimo meeting internazionale GP Città di Barcellona, seconda delle tre tappe del circuito Mare Nostrum 2018. La prima prova si è svolta nel week end a Canet-en-Roussilon (senza italiani in gara), la terza e conclusiva si terrà a Monaco (Montecarlo) il 16 e 17 giugno. A Barcellona sarà ai blocchi di partenza anche Alessandro Miressi (Fiamme Oro/Centro Nuoto Torino), campione italiano assoluto dei 100 stile libero e qualificato ai Campionati Europei di Glasgow. Insieme a lui Arianna Castiglioni (Fiamme Gialle/Team Insubrika), Luca Dotto (Carabinieri/Larus), Erika Ferraioli (Esercito/Aniene), Matteo Rivolta (Fiamme Oro), Silvia Scalia (Aniene), Ivano Vendrame (Esercito/Larus), Andrea Vergani (Canottieri Vittorino da Feltre) e Matteo Zazzeri (Esercito/Florentia NC). Farà parte dello staff anche Antonio Satta, allenatore di Alessandro Miressi al Centro Nuoto Torino. Il gruppo sarà guidato dai tecnici federali Claudio Rossetto e Gianni Leoni, dai tecnici Mirko Nozzolillo e Gianluca Caspani, dal fisioterapista Alessandro Del Piero e dal preparatore atletico Alessandro Conforto. Dopo il meeting di Barcellona il gruppo azzurro si sposterà a Calella, comune spagnolo situato sulla costa 55 km a nord-est di Barcellona, e qui si fermerà in collegiale fino al 21 giugno. Per Alessandro Miressi il primo appuntamento dopo il rientro in Italia sarà il Sette Colli, a Roma dal 29 giugno all’1 luglio.
https://www.federnuoto.it/discipline/nuoto/flash-news/item/40460-mare-nostrum-gli-azzurri-per-barcellona.html
Quasi 9 su 10 lavorano a un anno dalla laurea
È stata presentata a Torino l’Indagine AlmaLaurea 2018 su Profilo e Condizione occupazionale dei laureati. I laureati del Politecnico coinvolti nell’indagine sono 6.597; tra questi, 3.412 di primo livello e 3.185 laureati magistrali.
Per quanto riguarda il profilo di questi laureati, si conferma l’alta percentuale di studenti internazionali: il 9,1% dei laureati triennali (a fronte del 3,1% a livello nazionale) e il 13,4% di quelli magistrali (a fronte del 4,6 a livello nazionale). Significativo il dato relativo alla soddisfazione: in generale, 9 laureati su 10 si dichiarano soddisfatti dell’esperienza universitaria nel suo complesso.
Interessante notare come il rapporto con il mondo del lavoro cominci per i laureati del Politecnico già negli anni degli studi. Il 46,4% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 42,2% tra i laureati di primo livello e il 51,0% tra i magistrali biennali (valore che cresce al 69,8% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).
Per quanto riguarda il profilo occupazionale, l’analisi evidenzia che si tratta di giovani che in larga parte continuano gli studi dopo la laurea triennale, rimandano cioè al post-laurea di tipo magistrale il vero ingresso nel mondo del lavoro. Tra i laureati triennali che non si sono mai iscritti a un corso di laurea magistrale e che quindi sono entrati nel mondo del lavoro, il tasso di occupazione risulta comunque del 76,7%, a fronte di un dato nazionale del 71,1%. Il dato di riferimento più significativo risulta comunque quello che riguarda i laureati magistrali a un anno dalla laurea: è occupato l’86,4% dei laureati biennali del Politecnico di Torino, un valore di gran lunga superiore alla media nazionale del 73,9% e in crescita rispetto al dato dello scorso anno dell’83,7%. Un risultato, quindi, che conferma la tendenza positiva registrata anche dal Graduate Employability Rankings 2018, proposto nell’autunno scorso dall’istituto britannico QS, che certifica che il Politecnico di Torino è la prima università al mondo nel garantire prospettive occupazionali ai propri laureati, calcolando il rapporto tra la percentuale di occupazione dei laureati dell’Ateneo e la media delle università italiane esaminate dal ranking.
La percentuale di occupati aumenta ancora, secondo gli ultimi dati di Almalaurea, a cinque anni dal conseguimento dal titolo, quando raggiunge il 95,3%.
Significativa anche la differenza di retribuzione tra i laureati magistrali del Politecnico e la media italiana: 1.429 euro netti mensili a fronte di una retribuzione media di 1.153 euro a un anno dal titolo e 1.741 euro rispetto a 1.428 euro a cinque anni dalla laurea.
“I dati presentati da Almalaurea confermano un trend positivo che è diventato ormai strutturale per il nostro Ateneo. Un’indicazione importante per gli studenti e le loro famiglie, che sempre più numerosi scelgono il Politecnico di Torino anche per le ottime prospettive occupazionali. Prospettive che contiamo di mantenere anche nei prossimi anni, grazie alla realizzazione di percorsi formativi sempre più attenti alla costruzione di conoscenze trasversali, al lavoro in team e alla sfida della interdisciplinarietà, grazie a un impiego più consistente di metodologie didattiche innovative, fatte sempre più di lavoro sul campo, per creare maggior impatto sulla società, facendo aumentare quelle capacità critiche necessarie alla formazione di ingegneri, architetti, designers e pianificatori del futuro”, commenta il Rettore Guido Saracco.
“Fossalta me la ricordavo ridotta dalle bombe a cumuli di macerie, al punto che neppure i topi ci potevano abitare”. Così scrisse Ernest Hemingway sul “Daily Star” di Toronto nel luglio del 1922. L’articolo, intitolato “Visita di un reduce al vecchio fronte”, venne scritto quattro anni dopo la tragica notte tra l’8 e il 9 luglio del 1918 quando – una ventina di giorni prima del suo 19° compleanno – venne colpito dalle schegge dell’esplosione di un colpo di un mortaio austriaco a corta gittata. Il giovane Hemingway, volontario arruolasi durante la prima guerra mondiale come autista d’ambulanza della sezione statunitense della Croce Rossa ( era stato escluso dai reparti combattenti a
causa di un difetto alla vista) , cercò di mettere in salvo i feriti quando fu colpito alla gamba destra da proiettili di mitragliatrice che gli penetrarono nel piede e in una rotula. Il luogo in cui lo scrittore fu ferito è noto come “Buso Burato”. Lì l’acqua del Piave si dirige verso Fossalta, seguendo una linea di anse disegnate a “elle”. E lì, tra le due sponde del fiume, c’era la prima linea, con gli austriaci appostati sulla riva sinistra. Hemingway arrivò a Fossalta di Piave il 24 giugno 1918, appena conclusa la Battaglia del Solstizio e le strade del piccolo paese parevano un cimitero a cielo aperto. Quelle due settimane in cui rimase lì, fino alla notte del ferimento, segnarono in profondità la sua vita. Dopo il
ferimento, ricevute le prime cure, venne trasportato in treno all’Ospedale della Croce Rossa americana di Milano, dove fu operato. Lì rimase tre mesi, durante i quali furono necessarie ben 12 operazioni chirurgiche per estrarre le oltre 200 schegge che gli erano entrate nella gamba. Lì s’innamorò di un’infermiera statunitense di origine tedesca, Agnes von Kurowsky. Dall’intera vicenda trasse spunto per uno dei suoi romanzi più celebri, “Addio alle armi”, dove il tratto autobiografico è ben visibile. Il gesto d’eroismo che lo vide protagonista sul Piave gli valse la medaglia d’argento al valore del Regno d’Italia e la Croce di Guerra, conferitagli dagli Stati Uniti del presidente Thomas Wilson. Così, quando fece ritorno– nel gennaio del 1919 – al suo paese natale di Oak Park, nell’Illinois, venne accolto come un eroe. Hemingway, in viaggio in Italia negli anni seguenti, volle ritornare a Fossalta e in Veneto, dove ambientò anche un altro suo romanzo – “Di là dal fiume e tra gli alberi” – scritto nel 1950. Oggi una stele, posta lungo l’argine di Fossalta del Piave, ricorda il luogo dove Hemingway fu ferito. Per mantenere viva la memoria della “guerra Granda” e del legame con il celebre scrittore americano, la municipalità del piccolo centro in provincia di Venezia ha realizzato un ecomuseo intitolato “La guerra di Hemingway“: un anello di 11 chilometri in cui camminare lungo il Piave ascoltando le parole dello
scrittore raccolte in un’audio guida e con la possibilità di scaricare ulteriori documenti e informazioni attraverso dei QR code presenti sulle steli disseminate lungo il percorso segnato – a terra – da impronte azzurre di scarpe chiodate. A Bassano del Grappa, poco più a nord del celebre ponte in legno del Palladio, sulla riva est del fiume, sorge invece Ca’ Erizzo, elegante struttura del ‘400. Nel 1918 la villa fu residenza della Sezione Uno delle ambulanze della Croce Rossa Americana. In una parte del complesso, restaurato dall’attuale proprietario, ha sede il Museo Hemingway e della Grande Guerra, che ospita inoltre una “collezione Hemingway” con una vasta documentazione. Un’ultima annotazione sul Sacrario di Fagarè, dove riposano le salme di più di diecimila caduti (per metà ignoti) nelle dure battaglie del Piave tra il 1917 e il ‘18, provenienti da ottanta cimiteri di guerra del basso Piave. Lì è sepolto anche il tenente Edward McKey, ufficiale della Croce Rossa Americana, amico personale di Hemingway che, in sua memoria, scrisse una poesia il cui testo è scolpito in ferro ed è visibile nella cappella centrale del Monumento.
Marco Travaglini
Educazione contro il degrado
Quante volte abbiamo parlato di questa città, un gioiello ai piedi delle Alpi con scorci bellissimi, testimonianze storiche di varie epoche, strade decorate da particolari unici e una natura presente con meravigliosi parchi e paesaggi. Torino è così, elegante, sobria e composta ma anche colorata ed esuberante. Passeggiare per le sue vie, per i suoi vicoli è rilassante ma anche interessante ed appassionante, tra un particolare in stile Liberty ed un bar di antica tradizione ogni cosa sembra magica e in realtà lo è. A volte però, nonostante passeggiare avvolti da queste meraviglie ci porti in uno stato meditativo, coinvolti e beati nell’azione che stiamo compiendo, interferenze legate al decadimento e all’incuria, visioni di puro degrado e abbandono non giustificabili e incomprensibili, turbano e rovinano il nostro momento. Camminando, in attesa di vedere il dettaglio artistico o
storico successivo, potremmo invece essere sorpresi e sdegnati nel vedere materassi adagiati vicino ai cassonetti, mobili lasciati a marcire, oggetti di vario tipo buttati dolosamente nel posto
sbagliato . Fare la cosa giusta, ovvero portarli all’ecocentro più vicino o richiederne il ritiro, viene considerato evidentemente troppo impegnativo. Girando per la città possiamo facilmente trovare bisogni di cani non raccolti, stragi di sigarette, bottiglie abbandonate ai lati dei palazzi, cartoni, sacchetti, insomma rifiuti di ogni tipo. La domanda che sorge spontanea è la più comune: Perché? Perché non fare lo sforzo, minimo peraltro, di arrivare ad un cestino e buttare i propri rifiuti? Perché fumare e non utilizzare i portacenere riempendo invece le nostre strade di mozziconi? Perché? Quando diciamo che le nostre città sono sporche abbiamo ragione, ma chi le sporca? Noi. Noi con la nostra negligenza, noi con la nostra noncuranza. E’ vero che il Comune potrebbe fare di più, per esempio limitare il degrado controllando le nostre strade e i nostri luoghi, che ultimamente sono maggiormente
trascurati e poco curati, ma siamo noi, noi cittadini e amanti di questa città che dobbiamo prendercene cura trattandola con le dovute maniere e rispettosamente come faremmo con una nostra proprietà. Quello che ci può apparire un gesto rivoluzionario o furbo, ovvero compiere una azione irrispettosa, violare ed oltraggiare il nostro posto pensando di protestare o di manifestare il
nostro dissenso rispetto ad alcune cose che non funzionano non è altro che una modalità poco civile e molto sgarbata di trattare la nostra città, un sistema che ci si ritorce contro e che crea scenari di degradazione e imbarbarimento. Sul sito dell’Amiat sono riportate tutte le modalità per la gestione dei nostri rifiuti, ogni informazione per fare la cosa giusta e cooperare affiche Torino sia mantenuta pulita. Non è vero che la nostra azione individuale non conta, la somma dei singoli gesti crea il risultato, lo sforzo compiuto da tutti noi, come comunità, produce un effetto benefico sul territorio. Torino è casa nostra, è il nostro patrimonio, uno spazio da coltivare non da mortificare, un luogo da tutelare, un tesoro da custodire.
Maria La Barbera