redazione il torinese

Le chiese di Odalengo Grande

La Valcerrina è sempre stata, per la sua conformazione e la sua posizione, terra di castelli, ma prima ancora è stata terra di chiese e di luoghi di devozione. E Odalengo Grande, paese il cui nome denota chiare origini longobarde derivando dal termine “Adelingi” (che indicava i nobili discendenti da antiche famiglie da cui dipendevano gli arimanni( non ne è da meno. Su un territorio comunale che, a dispetto di una popolazione che supera a malapena le quattrocento anime, è abbastanza ampio e suddiviso nelle frazioni di Sant’Antonio, Vallestura, Cicengo, Pozzo, Casaleggio, Frostolo e Torre San Quilico, oltre al capoluogo, ci sono ben quindici chiese, costruite in tempi differenti ma che stanno a testimoniare la religiosità della Valle. Sul piano secolare, invece, la prima testimonianza scritta dell’esistenza di Odalengo Grande è del 14 marzo 940: da un documento storico risulta che al “Placito” di Asti siano intervenuti due nobili cavalieri: Gunterius e Vuilelmus de Adelingo. La conferma che Audelingo sia l’attuale Odalengo si ha dal fatto che il nome del paese nel dialetto locale faccia “Audaleng”. I primi insediamenti nell’attuale territorio comunale però, sono antecedenti e derivano probabilmente da un antico pago romano; infatti, ci si trova sulla strada che univa le importanti città romane di Vardagate ed Industria ed inoltre i longobardi erano soliti occupare solo punti strategici e fortificati che gli permettessero il controllo del territorio nonostante il loro ridotto numero. Venendo, invece, a passare in rassegna i luoghi di culto, e partendo dal capoluogo, arroccato sulla collina si erge la chiesa di San Vittore, che sorge non lontano dal castello. L’attuale sito venne costruito per volontà del marchese Luigi Gozani, con la posa della prima pietra benedetta il 14 aprile 1785. Si è ipotizzato un intervento del Magnocavalli.

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Presso il camposanto di Odalengo Grande c’è un’altra chiesa dedicata a San Vittore, forse ne fu la prima parrocchiale.In Regione Scarfenga si trova, invece, la chiesa intitolata a San Grato, proprietà privata (è l’unica non di proprietà diocesana), difficilmente raggiungibile, citata in atti della Diocesi di Vercelli del 1299. L’attuale edificio è stato eretto intorno al 1890.Sul colle di Moncucco, “inglobata” nel bosco sorge la chiesa della Madonna della Grazie, con annesso Romitorio. Recentemente è stata teatro di un concerto con l’intento di ravvivarla e c’è intenzione da parte del Comune d’intesa con la Parrocchia di provvedere ad un recupero del luogo e della chiesa. Nella frazione Vallestura sorge invece la chiesa intitolata a San Grato, già parrocchia dal 1734, poi soppressa nel 1986- Lungo la strada provinciale, ex strada statale 590 della Valcerrina che porta, nelle sue direzioni, verso Casale Monferrato e Torino, c’è la chiea di san Quilico, tra Vallestura e Pozzo. E’ una cappella in stile eclettico, costruita alla fine del secolo XIX a fianco del campanile, unico resto dell’antica chiesa. Edificata in tempi recenti è quella della Madonna Assunta nella frazione Pozzo, con il contributo degli abitanti, e funzionante dal 26 maggio 1963 Nella frazione Casaleggio si trova la chiesa intitolata a Santa Liberata, Santa festeggiata il 18 gennaio. Il luogo di culto è utilizzato soltanto durante il periodo estivo. Presso il camposanto di Cicengo c’era una antica chiesa, si pensa risalente intorno al Mille, già chiesa parrocchiale ed intitolata a San Secondo. E’ stata riaperta al culto nel 2008. Sempre a Cicengo si trova una chiesa intitolata a San Sebastiano, parrocchia intorno al 1632, ampliata nel 1667 come testimonia un’epigrafe in terracotta. Si sviluppa su tre navate. A cinquecento metri ad Ovest di Odalengo Grande nella Valle c’è la chiesetta di San Martino, isolata ed abbandonata, A Riovalle “frazione” di Sant’Antonio si trova invece la Santissima Trinità, del secolo XVIII, attualmente non utilizzata. In passato aveva un paliotto in scagliola del 1737 di Francesco Soleri, trasferito nella parrocchiale di Sant’Antonio. A Sant’Antonio il luogo di culto è intitolato a Sant’Antonio Abate. E’ stato costruito tra la fine del Settecento ed il 1819. Presenta una facciata neo – classica in mattoni a vista, un campanile in mattoni a vista, altare maggiore ottocentesco e coro ligneo nell’abside. Presso il cimitero della frazione ci è la vecchia chiesa pure dedicata a Sant’Antonio Abate. Infine da segnalare la chiesa di San Rocco edificata nel 1880.

Massimo Iaretti

 

Nuoto: medaglie di bronzo per Matilde Borello e Francesca Zagaglini

Prime medaglie per il Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta ai Campionati Italiani di Categoria Estivi di tuffi, in programma fino a domenica allo Stadio del Nuoto di Roma

Le hanno conquistate Matilde Borello e Francesca Zagaglini, entrambe tesserate per la Blu 2006 Torino e allieve di Claudio Leone, chiudendo al terzo posto rispettivamente la gara Junior dal metro e la gara Senior dalla piattaforma. Matilde si è piazzata alle spalle di Silvia Alessio (Triestina Nuoto) e Giulia Vittorioso (MR Sport Fratelli Marconi) con 305,95 punti, a 11,40 dalla medaglia d’oro e poco più di 3 dall’argento. La giovane torinese, classe 2002 e al primo anno di categoria, ha eseguito molto bene i primi cinque tuffi – obbligatori – della gara; nel doppio e mezzo avanti e nell’uno e mezzo ritornato, rispettivamente primo e quarto dei tuffi liberi, ha raccolto ottimi voti, commettendo poi un errore nei due tuffi indietro e rovesciato. “Le rotazioni indietro sono da sempre le più complicate per Matilde, mentre quelle avanti le risultano molto congegnali e anche oggi, insieme agli obbligatori, l’hanno condotta verso una bella medaglia” spiega Claudio Leone, “continueremo a lavorare per eliminare i ‘punti deboli’ e allo stesso tempo per aumentare la difficoltà generale del programma”. Domenica mattina Matilde Borello tornerà sul trampolino per la gara dai 3 metri. Nell’ultima gara della giornata è invece salita sul podio Francesca Zagaglini, classe 1997 e categoria Senior. Nella prova dalla piattaforma ha chiuso al terzo posto con 164,45 punti, dietro Flavia Pallotta (Carlo Dibiasi, 231,35) e Giulia Rogantin (Triestina Nuoto, 177,70). Francesca è rimasta in corsa fino all’ultimo per la medaglia d’argento, sfumata a causa di un errore nell’uno e mezzo rovesciato. Da segnalare, nella sua rotazione, i punteggi importanti raccolti nel doppio e mezzo avanti e nell’uno e mezzo indietro. Nei giorni scorsi Francesca Zagaglini ha sfiorato il podio dal metro, chiudendo a tre punti dalla medaglia di bronzo, e con lo stesso piazzamento ha concluso la prova dai tre metri. Sesto posto, invece, per la compagna di squadra Eleonora Zich nella piattaforma Junior.

L’articolo completo su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20180728161221&area=3&menu=agonismo&read=tuffi

Gli industriali: “Bloccare la tav è una disgrazia”

Gli industriali torinesi si dicono “allibiti per il valzer di posizioni sul futuro della Tav, portato avanti dagli esponenti del Governo”. Ed esprimono preoccupazione per “l’inquietante piega che sta prendendo la situazione, a fronte anche delle ultime dichiarazioni del premier Conte, che annuncerebbero uno stop al progetto”. Lo sottolinea il presidente degli industriali di Torino, Dario Gallina, che aggiunge: “Fermare la Tav sarebbe un gesto autolesionistico, una disgrazia. Tornare indietro non si può e non si deve perché le conseguenze sarebbero drammatiche. In questo modo si svende il futuro del Nord industriale italiano”.

Eclissi… immaginaria

Mario Alesina ci manda questa immagine da lui creata: e’ un fotomontaggio – ma molto suggestivo – in attesa della prossima eclisse lunare!

Investita, muore 21enne. Camminava in mezzo alla strada

E’ morta sulla Provinciale 30 che conduce ad Acqui Terme, nell’Alessandrino, poco dopo la mezzanotte,  Enza Gaibazza, di 21 anni,  investita da un’auto a circa un chilometro da Cassine. Camminava in mezzo alla strada e l’automobilista non ha potuto evitarla, secondo la ricostruzione dei carabinieri che indagano sui motivi per cui la ragazza fosse esposta sulla carreggiata. Il fidanzato della giovane l’aveva lasciata poco prima nel centro del paese dicendo che l’avrebbe raggiunta successivamente per fare una passeggiata.

La fine di un’era

La morte di Sergio Marchionne ha segnato definitivamente la fine di un’era . L’era in cui la Fiat e la famiglia Agnelli  “regnavano ” su Torino. Una città nella città , con l’apice negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con le sue regole, la sua “mutua” la MALF ( mutua aziendale lavoratori Fiat) , i suoi ambulatori, asili, colonie estive e montane , case per i lavoratori, i suoi candidati alle elezioni , compreso i fratelli Umberto, candidato  Senatore eletto, e Giovanni Senatore a vita. La frase più famosa di  quell’era  : “quello che va bene alla Fiat va bene all’Italia”   e , sottinteso, prima ancora a Torino.  L’allentarsi del legame è avvenuto lentamente , fisiologicamente con la morte dei fratelli Giovanni ed Umberto, e tragicamente con la scomparsa di Edoardo ed ancora di più di Giovanni Alberto “Giovannino” l’ erede destinato a guidare la FIAT. E poi ancora le crisi industriali, la riduzione dei dipendenti, i licenziamenti , la marcia dei quarantamila. Vi fu un ultimo sussulto una sorta di contributo a Torino di Giovanni, Gianni, Agnelli , “l’avvocato” ad indicare e trovare una nuova via , una nuova vocazione , con il suo impegno , determinante, per l’assegnazione dei XX giochi olimpici invernali del 2006. Giochi che contribuirono a cambiare e rilanciare Torino. Tre anni prima , nel gennaio del 2003, la morte di Giovanni Agnelli con il “tributo”per giorni  dei torinesi alla sua salma al Lingotto. Quasi come per un Re. Ora poco più di dieci anni dopo  la scomparsa di Sergio Marchionne avviene a distanza nel silenzio , quasi un distacco, della città ed  in coincidenza con una nuova avventura olimpica invernale che se andrà bene, ma non penso proprio, vedrà Torino, ancora una volta ed in modo umiliante, comprimaria di Milano. Questo parallelismo con la morte  del “capo” della FIAT e dei giochi olimpici invernali rappresenta  e fotografa meglio e più di tante analisi la fine di un’era ed il declino della città di Torino.

Approvata la legge che istituisce le comunità energetiche

DA PALAZZO LASCARIS –  Nella seduta legislativa della III Commissione del Consiglio regionale, è stata approvata la proposta di legge che istituisce le comunità energetiche.“Il Piemonte è la prima regione ad incentivare la creazione di aree territoriali che sperimentano la produzione e lo scambio di energia generata da fonti rinnovabili” ha spiegato il Vicepresidente del Gruppo consiliare del Partito Democratico Elvio Rostagno, secondo firmatario del provvedimento.“La nuova legge, che prevede un primo stanziamento di 50 mila euro nel biennio 2018-2019 – ha concluso il Vicepresidente Rostagno – è un provvedimento innovativo e all’avanguardia che, se promosso e sostenuto nel modo corretto, porterà ad un rinnovamento in campo energetico e ad ottenere vantaggi in termini di costi, sostenibilità ambientale e sicurezza”.

Torinesi golosi di gelato. Spesi 81 milioni

I piemontesi impazziscono per il gelato. Nel 2017, infatti, hanno speso per i gelati 155 milioni di euro. I torinesi, compresi nella cifra,  81,5 milioni. Sono dati rilevati da Confartigianato, secondo la quale il 77% delle gelaterie della regione  sono imprese artigiane: ben 677 su 879. La nostra regione è al quarto posto in Italia per il consumo di gelati, con l’8,5% del totale, dopo Lombardia, Lazio e Veneto. Torino è tredicesima tra le maggiori province che contano almeno 100 gelaterie. Nell’estate del 2018  l’indice dei prezzi dei gelati in Italia è sceso del 2,2%, è invece stazionario nell’Euro zona.

Giochi 2026: Appendino e Chiamparino al Coni

Ultimi giorni di sfida olimpica tra le città italiane potenzialmente candidate al 2026. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha  invitato i sindaci di Cortina (Giampietro Ghedina), Milano (Giuseppe Sala) e Torino (Chiara Appendino), le città candidate ad ospitare i Giochi invernali del 2026, a un incontro che si terrà lunedì a Roma, al Foro Italico. I sindaci avranno la possibilità di essere accompagnati dai rispettivi presidenti di Regione. Invece martedì è prevista una riunione della commissione di valutazione sulle candidature. Poi,  mercoledì la decisione finale del consiglio nazionale del Coni.

E’ di scena Borgate dal Vivo

Alle ore 21 torna il festival  teatrale

 

GIUSEPPE CEDERNA

in

“DA QUESTA PARTE DEL MARE”

Uno spettacolo teatrale tratto dall’omonimo libro di Gianmaria Testa

29 luglio ore 21

Teatro Fassino – Via IV novembre, 19, 10051 Avigliana TO

 

Domenica 29 luglio alle ore 21 torna il festival Borgate dal Vivo al Teatro Fassino di Avigliana, con lo spettacolo teatrale “Da questa parte del mare”, ispirato all’omonimo libro di Gianmaria Testa e interpretato da Giuseppe Cederna, per la regia di Giorgio Gallione.

“Da questa parte del mare” racconta di un viaggio, fatto di storie e canzoni sulle migrazioni umane, sulle radici dei popoli e sul senso dell’umano. Lo spettacolo, che mescola le parole di Gianmaria Testa a quelle dello scrittore Marco Revelli e di Alessandra Ballerini, avvocatessa, affronta il tema delle migrazioni odierne, raccontando semplici storie di uomini e donne. Cederna sarà la voce di Gianmaria Testa, con piccoli momenti dedicati alle sue canzoni, e dei migranti in un continuo passaggio tra ruoli differenti, legati tra loro da un elemento costante: il mare, che salva e insieme danna.

“BRUCIARE LA FRONTIERA”

Incontro con Carlo Greppi e presentazione del libro

29 luglio ore 17

Scuola di Melezet, Frazione Melezet, 97 – Bardonecchia

Domenica 29 luglio Carlo Greppi presenterà il suo ultimo libro “Bruciare la frontiera”, (Giangiacomo Feltrinelli Editore) in dialogo con Francesco Piperis, responsabile della comunicazione del festival Borgate dal Vivo. L’appuntamento si terrà per le ore 17 presso la scuola del Melezet di Bardonecchia. Il romanzo “Bruciare la frontiera” è ambientato nelle Terre di confine tra l’Italia e la Francia, luoghi che hanno visto nel 1943 uomini e donne fuggire dalla guerra; profughi in cui i due giovani amici protagonisti del romanzo riconoscono la stessa disperazione dei nuovi migranti che cercano oggi invano di attraversare le frontiere. Parallelamente viene raccontata la storia di un ragazzo tunisino che, per amore, tenta il passaggio in Francia. Tre ragazzi a confronto, simili per età, voglie e sentimenti, molto distanti nelle possibilità.