redazione il torinese

L‘Antiq’aria ed Muncalè

Il 2 giugno, in contemporanea con la Festa della Repubblica, si è svolto a Moncalieri “Antiq’aria”, il mercato dell’antiquariato che ogni prima domenica del mese vede più di 150 variopinte bancarelle snodarsi per tutto il centro storico della cittadina piemontese

Le merci in esposizione sono le più varie, tutte all’insegna dell’old-fashioned style: oggetti e mobili antichi, giocattoli, accessori per l’arredo della casa, abbigliamento, bijoux, libri, stampe, pizzi e tessuti, attrezzi da lavoro e di precisione, cartoline, fotografie, oggetti da collezione (monete, francobolli) e anche prodotti per il restauro.

La manifestazione parte solitamente dalla piazza di Borgo Navile – che però in questo mese di giugno non può ospitare banchi, a causa di lavori pubblici – e sale attraverso la Porta Navina, prosegue per via San Martino e giunge infine alla suggestiva Piazza Vittorio Emanuele II, con i suoi bei portici, ove si affacciano il Palazzo Comunale, la Collegiata di Santa Maria della Scala e la Chiesa di San Francesco.

Iniziando a visitare il mercato partendo dalla Porta Navina, possiamo accennare a qualche curiosità di carattere storico sui palazzi e sui monumenti che man mano si incontrano salendo verso la piazza principale.

E proprio riguardo alla Porta Navina, forse non tutti sanno che il disegno originale era molto semplice e che è stata più volte rimaneggiata nei secoli XV-XVI; l’aspetto attuale viene raggiunto verso la metà del XIX secolo, quando venne aggiunta una loggia con quattro archi; questa porta difendeva l’ingresso alla città da ponente ed è l’unica rimasta delle originarie porte difensive medievali; infatti, secondo i documenti più antichi, le porte dovevano essere quattro, tant’è che nelle incisioni settecentesche la città appare difesa da quattro porte: Mediolanensis, Rivigliasca, Taurinensis e Piacentina. La Porta Navina è appunto l’antica Porta Mediolanensis ed è nota come “Navina” in quanto vicina al porto fluviale a carattere commerciale che si trovava proprio qui, dove il Po formava un’ampia ansa; per secoli i Cavalieri Templari custodirono tale porta come via di transito, quale antico affaccio delle imbarcazioni sul Po. Un altorilievo di bronzo ricorda il “Proclama di Moncalieri” firmato da Vittorio Emanuele II il 20 novembre 1849.

Proseguendo la passeggiata tra le bancarelle, ci si diverte a guardare quanto siano cambiati, nel corso del tempo, gli oggetti più comuni, come ad esempio le teiere e gli orologi da tavolo; si rivedono materiali e forme oggi in disuso, ma il fascino dell’antiquariato è proprio questo: riassaporare quell’atmosfera di sobria eleganza che solo gli oggetti provenienti dal passato sono in grado di rievocare…. E gli espositori lo sanno molto bene, infatti sono abilissimi nel mettere in bella mostra i propri tesori, allestendo ogni banco con amorevole cura, per attirare l’attenzione e lo sguardo del visitatore sui dettagli, sui colori, sui giochi di luce del sole, che illumina le stoffe cangianti e le fa brillare come pietre preziose.

Giunti in piazza Vittorio Emanuele II, alla nostra destra possiamo ammirare la Chiesa di San Francesco, che è direttamente collegata con il Real Collegio di Carlo Alberto, situato subito dietro la Chiesa, tramite un ponte coperto visibile a sinistra, nell’omonima via Real Collegio. La sua costruzione risale al 1200, originariamente in stile gotico; venne poi abbattuta verso la metà del 1700 e ricostruita più o meno come la vediamo oggi, con la severa facciata in cotto; degni di nota sono i dipinti interni realizzati da Tommaso Juglaris, pittore locale.

Ai due lati della piazza, come già accennato, si snodano i portici: in origine lignei, nel ‘700 vennero rifatti in muratura, mantenendo comunque botteghe e locande; tra queste, merita una visita la Gelateria artigianale Gasprin, che dal 1929 offre gelati e panna montata di altissima qualità. Consiglio: armatevi di pazienza perchè nei fine settimana, specialmente nella bella stagione, la gelateria è presa letteralmente d’assalto, ma la bontà del gelato vale senz’altro l’attesa.

Possiamo infine ammirare la Collegiata di Santa Maria della Scala: costruita in stile romano-gotico nella prima metà del 1300, dall’imponente facciata rimaneggiata nel XIX secolo, con l’inserimento del rosone e della balaustra, la Chiesa è caratterizzata da tre navate con absidi terminali; la quarta navata venne più tardi, con l’inserimento di cappelle sepolcrali di famiglie nobili. Un recente restauro ha ripristinato la struttura originaria, con le navate divise da pilastri a fascio e coperta da volte a crociera. L’abside barocca reca lo splendido coro intagliato nel legno di noce, opera dei chieresi Francesco e Domenico Riva. Caratteristica è l’ultima cappella a sinistra, sede nel ‘500 della compagnia del SS. Sacramento e del gruppo del S. Sepolcro (ora trasferito entrando a sinistra), in terracotta dipinta, rappresentante la deposizione di Gesù nel sepolcro: è un’opera di arte fiamminga del ‘400, unica nel suo genere in Italia.

L’altare di destra è l’ex altare maggiore e conserva l’urna delle reliquie del Beato Bernardo di Baden, patrono di Moncalieri; nel 1958 fu eretto il nuovo altare in onore del Beato e fu eseguito l’ultimo restauro.

 

Rugiada Gambaudo

 

 

 

 

Alla scoperta dei tesori del Duomo

Uno spaccato sulla vita della Chiesa e poi la salita per godere di una delle più belle viste panoramiche su Torino

In una città come Torino, che vanta un Duomo contenente la preziosa reliquia della Santa Sindone, custodita all’interno della Cappella della Sacra Sindone, capolavoro indiscusso del Guarini, non poteva mancare un museo capace di illustrare la storia della Chiesa torinese.

A fianco della Cattedrale, in piazza San Giovanni, sorge, infatti, il Museo Diocesano, nato più di un decennio fa, nel 2008 per volontà del cardinale Severino Poletto, nella chiesa inferiore del Duomo, a sua volta costruito sui resti di tre preesistenti chiese paleocristiane. Dal Museo Diocesano si può accedere alla Torre campanaria, da cui si gode di uno splendido panorama sulla città.

Il museo è stato voluto e progettato dalla Diocesi torinese ed il suo allestimento vuole valorizzare le opere contenute al suo interno, mostrandone il loro significato e la loro origine. Le aree tematiche in cui si articola l’allestimento sono rappresentate da tre momenti distinti della vita cristiana, il Battesimo, la Comunione e la devozione mariana al culto dei Santi.

Merita una vita il Museo diocesano già solo per poter ammirare il fonte battesimale custodito al suo interno, risalente al Quattrocento, il trattato di architettura di Leon Battista Alberti, la Madonna con Sant’Anna di Antoine de Lonhy, San Nicola da Bari di Girolamo Giovenone ed altri dipinti. La sala principale del museo è quella riservata alla liturgia del Verbo e all’altare, che sono presentati secondo le indicazioni fornite dal Concilio di Trento (1545-1563) e dal Concilio Vaticano II (1962-65). Accanto agli oggetti sacri, che sono parte fondante nella celebrazione dell’Eucarestia, comprendenti anche paramenti e statue di epoca barocca, il visitatore potrà ammirare il complesso ligneo scultureo raffigurante la Crocifissione, risalente alla metà del Seicento, ed il frontale dell’altare in argento del Settecento. Altrettanto interessante risulta la sala dedicata al culto mariano, di cui sono testimonianza non soltanto le sculture e gli ex voto lignei, ma anche l’altare dedicato alla Vergine del Rosario.

Fa ora parte delle collezioni permanenti del Museo Diocesano anche il dipinto dal titolo “Trionfo della morte”, realizzato nel 1627 dall’allora giovane pittore Giovanni Battista Della Rovere. È anche noto come ” Specchio della vita umana”.

Meritano anche una particolare attenzione le sezioni architettoniche che sono state rinvenute durante gli scavi risalenti agli anni Novanta, comprendenti resti risalenti ad epoca romana, un sepolcro medievale e parti del battistero di San Giovanni Battista. Recentemente, infatti, sotto l’edificio dell’attuale Duomo, sono state rinvenute proprio le rovine dell’originario complesso episcopale torinese, comprendente tre chiese risalenti al 500-600 d.C., la prima dedicata al Salvatore, una seconda a San Giovanni Battista (che diede poi il nome al Duomo costruito da Domenico della Rovere) ed una terza a Santa Maria. Di particolare interesse archeologico e storico è stato il rinvenimento di un cimitero risalente all’antichita’, posto davanti alla chiesa del Salvatore. Altre sepolture sono poi state scoperte sotto il pavimento attuale della Cattedrale, accanto a tombe comprendenti resti di uomini e donne, risalenti a un periodo di tempo molto ampio, compreso tra la fine dell’epoca romana e quella del Medio Evo.

Il Museo Diocesano ospita periodicamente delle interessanti mostre, tra cui la più recente, aperta fino al 9 giugno prossimo, si intitola “L’ultima Cena”, e comprende tredici opere pittoriche di artisti di respiro internazionale, ispirate a questo tema universalmente noto. L’esposizione è frutto di una proficua collaborazione tra il Museo Diocesano di Torino ed Parco d’Arte Quarelli di Roccaverano, nell’Astigiano.

Mara Martellotta

 

Orario di visita. Mercoledì 14- 18, ven- sab- dom 10- 18.

Museo Diocesano di Torino

Piazza San Giovanni, Torino

Clean Air Dialogue, Legambiente: “Le misure fin qui adottate non sono state sufficienti"

Il Governo scommetta su un Piano nazionale contro l’inquinamento che abbia davvero al centro la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, l’innovazione, l’efficienza energetica e la riconversione sostenibile dell’autotrazione, dell’industria e dell’agricoltura”

Per Legambiente sul fronte delle politiche antismog arrivano timidi passi avanti: se da una parte il protocollo Aria Pulita sottoscritto da ministeri di – Ambiente, Economia, Sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole, Salute – con le Regioni e le Province autonome rappresenta in parte una buona notizia per l’ambiente, dall’altra parte le risorse pianificate fin qui non sono, però, sufficienti per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare la qualità dell’aria e renderle le città più vivibili. Quello che manca è una strategia complessiva fondata su risorse certe che metta davvero al centro le aree urbane, dove oggi si concentra una sfida importante e decisiva soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, e che punti sulla mobilità sostenibile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, sulla riqualificazione edilizia, il riscaldamento con sistemi innovativi. Senza dimenticare che il settore agricolo e il trasporto marittimo devono dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza. Per questo l’associazione ambientalista oggi da Torino – nel corso del flash mob che ha organizzato in occasione della due giorni di Clean Air Dialogue italiano – ha rilanciato le sue proposte antismog che riguardano il trasporto pubblico, privato e commerciale, il settore dell’energia, quello del riscaldamento domestico, dell’agricoltura e dell’urbanistica, ribadendo che l’urgenza di definire una strategia e un piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro che siano in grado di coinvolgere tutte le città e i territori d’Italia. Tra gli interventi che l’associazione chiede e propone c’è ad esempio quello di: ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani, potenziare il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly. E poi introdurre politiche di Road Pricing e Ticket pricing e zone a basse emissioni nelle aree urbane più popolate, vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici; diffondere nuove tecnologie e sistemi (come le pompe di calore e il district heating), stabilire nuovi strumenti per rilanciare gli interventi di riqualificazione energetici.

“Oggi il premier Conte ha ribadito che l’aria è un bene di tutti e che c’è la volontà e l’impegno dell’Italia di allinearsi alle direttive Ue. Parole – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – alle quali devono seguire fatti concreti di lungo termine, per questo chiediamo all’Esecutivo di avere il coraggio di imprimere su questo fronte un cambiamento davvero concreto attraverso politiche antismog più efficaci e coraggiose che si integrino con quelle regionali e metropolitane, perché le misure adottate fino ad oggi non sono state a nostro avviso sufficienti. In questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea.A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. Gli interventi di cui abbiamo bisogno devono avere al centro un diverso modo di vivere e pensare le città e devono essere in grado di portare un complessivo cambiamento degli stili di vita e della mobilità dei cittadini, incentivando la pedonalità, dando più spazio alla ciclabilità e alla micromobilità, potenziando il trasporto pubblico con nuove risorse, puntando su innovazione ed efficienza energetica, senza dimenticare che in questa partita sono coinvolti anche settori come quello agricolo e industriale. Misure e interventi chiesti più volte anche dall’Europa, che è stato spesso un vero salvagente per tanti Paesi e soprattutto per l’Italia, che si è più volta pronunciata in merito chiedendo alla nostra Penisola, sulla quale gravano diverse procedure di infrazione, un impegno serio e concreto su questo fronte per tutelare non solo l’ambiente ma anche la salute dei cittadini. Ora è giunto il momento di dimostrarlo spostando una parte dei 19 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili per una concreta lotta allo smog e alla crisi climatica”.

“Le misure finora adottate in Piemonte sono state evidentemente insufficienti per rispondere all’emergenza ambientale e sanitaria in corso – dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Per questo chiediamo al neo presidente della Regione Cirio, partendo dal nuovo Piano regionale per la Qualità dell’Aria e di concerto con i presidenti delle altre regioni del Nord Italia, politiche più coraggiose nel settore dei trasporti, primo imputato della grave situazione di inquinamento che vive la nostra regione. È prioritario promuovere in modo efficace la mobilità sostenibile e disincentivare in parallelo l’uso dell’auto privata, coinvolgendo e condividendo il più possibile le scelte strategiche con le associazioni e la cittadinanza tutta. Per incentivare spostamenti casa-scuola-lavoro sostenibili occorre però che la nuova Giunta parta da un piano per la completa riattivazione delle linee ferroviarie tagliate in tutto il Piemonte nel 2011/2012”.

Legambiente ricorda infine che in questa partita svolge un ruolo importante il piano energia e clima. L’Italia è ancora in tempo per dotarsi di un Piano Energia e clima più ambizioso ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025. 

 

Legambiente Piemonte

Clean Air Dialogue, Legambiente: “Le misure fin qui adottate non sono state sufficienti”

Il Governo scommetta su un Piano nazionale contro l’inquinamento che abbia davvero al centro la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, l’innovazione, l’efficienza energetica e la riconversione sostenibile dell’autotrazione, dell’industria e dell’agricoltura”

Per Legambiente sul fronte delle politiche antismog arrivano timidi passi avanti: se da una parte il protocollo Aria Pulita sottoscritto da ministeri di – Ambiente, Economia, Sviluppo Economico, Infrastrutture e trasporti, Politiche agricole, Salute – con le Regioni e le Province autonome rappresenta in parte una buona notizia per l’ambiente, dall’altra parte le risorse pianificate fin qui non sono, però, sufficienti per ridurre le emissioni inquinanti, migliorare la qualità dell’aria e renderle le città più vivibili. Quello che manca è una strategia complessiva fondata su risorse certe che metta davvero al centro le aree urbane, dove oggi si concentra una sfida importante e decisiva soprattutto nella lotta ai cambiamenti climatici, e che punti sulla mobilità sostenibile, sulla rigenerazione urbana, sulla riconversione sostenibile dell’autotrazione e dell’industria, sulla riqualificazione edilizia, il riscaldamento con sistemi innovativi. Senza dimenticare che il settore agricolo e il trasporto marittimo devono dare il proprio contributo alla risoluzione di quest’emergenza. Per questo l’associazione ambientalista oggi da Torino – nel corso del flash mob che ha organizzato in occasione della due giorni di Clean Air Dialogue italiano – ha rilanciato le sue proposte antismog che riguardano il trasporto pubblico, privato e commerciale, il settore dell’energia, quello del riscaldamento domestico, dell’agricoltura e dell’urbanistica, ribadendo che l’urgenza di definire una strategia e un piano nazionale contro l’inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro che siano in grado di coinvolgere tutte le città e i territori d’Italia. Tra gli interventi che l’associazione chiede e propone c’è ad esempio quello di: ripensare l’uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città creando ampie “zone 30” e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani, potenziare il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani; ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly. E poi introdurre politiche di Road Pricing e Ticket pricing e zone a basse emissioni nelle aree urbane più popolate, vietare l’uso di combustibili fossili inquinanti nel riscaldamento degli edifici; diffondere nuove tecnologie e sistemi (come le pompe di calore e il district heating), stabilire nuovi strumenti per rilanciare gli interventi di riqualificazione energetici.

“Oggi il premier Conte ha ribadito che l’aria è un bene di tutti e che c’è la volontà e l’impegno dell’Italia di allinearsi alle direttive Ue. Parole – commenta il Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani – alle quali devono seguire fatti concreti di lungo termine, per questo chiediamo all’Esecutivo di avere il coraggio di imprimere su questo fronte un cambiamento davvero concreto attraverso politiche antismog più efficaci e coraggiose che si integrino con quelle regionali e metropolitane, perché le misure adottate fino ad oggi non sono state a nostro avviso sufficienti. In questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea.A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. Gli interventi di cui abbiamo bisogno devono avere al centro un diverso modo di vivere e pensare le città e devono essere in grado di portare un complessivo cambiamento degli stili di vita e della mobilità dei cittadini, incentivando la pedonalità, dando più spazio alla ciclabilità e alla micromobilità, potenziando il trasporto pubblico con nuove risorse, puntando su innovazione ed efficienza energetica, senza dimenticare che in questa partita sono coinvolti anche settori come quello agricolo e industriale. Misure e interventi chiesti più volte anche dall’Europa, che è stato spesso un vero salvagente per tanti Paesi e soprattutto per l’Italia, che si è più volta pronunciata in merito chiedendo alla nostra Penisola, sulla quale gravano diverse procedure di infrazione, un impegno serio e concreto su questo fronte per tutelare non solo l’ambiente ma anche la salute dei cittadini. Ora è giunto il momento di dimostrarlo spostando una parte dei 19 miliardi di euro di sussidi alle fonti fossili per una concreta lotta allo smog e alla crisi climatica”.

“Le misure finora adottate in Piemonte sono state evidentemente insufficienti per rispondere all’emergenza ambientale e sanitaria in corso – dichiara Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Per questo chiediamo al neo presidente della Regione Cirio, partendo dal nuovo Piano regionale per la Qualità dell’Aria e di concerto con i presidenti delle altre regioni del Nord Italia, politiche più coraggiose nel settore dei trasporti, primo imputato della grave situazione di inquinamento che vive la nostra regione. È prioritario promuovere in modo efficace la mobilità sostenibile e disincentivare in parallelo l’uso dell’auto privata, coinvolgendo e condividendo il più possibile le scelte strategiche con le associazioni e la cittadinanza tutta. Per incentivare spostamenti casa-scuola-lavoro sostenibili occorre però che la nuova Giunta parta da un piano per la completa riattivazione delle linee ferroviarie tagliate in tutto il Piemonte nel 2011/2012”.

Legambiente ricorda infine che in questa partita svolge un ruolo importante il piano energia e clima. L’Italia è ancora in tempo per dotarsi di un Piano Energia e clima più ambizioso ed in linea con la soglia critica di 1.5°C. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano nazionale coerente con l’Accordo di Parigi, che punti ad un futuro energetico al 100% rinnovabile e sull’efficienza energetica per ridurre consumi e importazioni; che acceleri la transizione fuori dalle fonti fossili (cancellando gli assurdi sussidi diretti e indiretti previsti), che renda davvero possibile l’uscita dal carbone al 2025. 

 

Legambiente Piemonte

La Torta di mele senza farina

In alternativa alla classica torta di mele vi suggerisco di provare questa particolare ed irresistibile variante. Un dolce delizioso realizzato senza farina, dalla consistenza morbida e dal sapore unico. Una coccola perfetta per palati golosi.
***
Ingredienti
1,500kg. di mele Golden 
80gr.di amaretti
120gr. di savoiardi
180gr. di zucchero
40gr. di burro
1 bicchiere di vino bianco secco
3 cucchiai di rhum 
1 uovo intero e 1 tuorlo
75gr. di cacao in polvere
Zucchero a velo per decorare

***

Cuocere le mele sbucciate e tagliate a dadini con il vino bianco e un cucchiaio di zucchero. Sbriciolare gli amaretti e i savoiardi. Frullare le mele, mescolando aggiungere il burro, il cacao, il rhum, lo zucchero rimasto e la polvere di amaretti e savoiardi. Incorporare le uova leggermente sbattute, mescolare bene. Imburrare uno stampo, spolverizzare con panepesto, versare il composto e infornare a 200 gradi per 90 minuti circa. Lasciar raffreddare e decorare a piacere con zucchero a velo.
Paperita Patty 

Giappone, consigli per il viaggio

Più di undici ore di volo, dodicimila chilometri di distanza, un mondo diverso, diverso dal nostro, dalla nostra cultura, dalle nostre abitudini, differente persino dall’Asia che lo circonda. Moderno e all’avanguardia ma anche resistente alle tradizioni, antiche e gloriose, coinvolgenti e misteriose. Il Giappone, il paese del Sol Levante, profondità e sostanza, un luogo che dà la sensazione a chi lo visita di essere distante davvero, “lontano dalla mia vita” diceva Nicolas Bouvier, il viaggiatore svizzero. Questa isola, accompagnata da moltissime altre, merita di essere visitata, è un posto unico, fertile di cultura, fitto di contrasti, caratterizzato da una simmetria e da un equilibrio spesso incomprensibili. Tokyo, avanzata ed evoluta, con i suoi grattacieli, la sua vita frenetica, immensa e spiazzante. Kyoto antica capitale e centro religioso del paese, i suoi templi incastonati nelle vecchie case e il Cammino del Filosofo. Hiroshima memore di terribili e storici dolori, odierna città della pace con il suo imperdibile Memorial. Osaka vivace e produttiva con il Museo di Arte Moderna e la Cerimonia del tè. E poi Nikko, Inari, Nara, Miyajima, il Monte Fuji e una lista lunghissima di luoghi da conoscere e da vivere. La diversità, la lontananza e la complessità ci spingono alla scoperta di questa terra con uno spirito esplorativo e curioso, con una voglia irresistibile di conoscere e inoltrarci senza riserve in questa cultura millenaria, ma il viaggio è invitante anche per la serenità e la fiducia che questo luogo ci ispira, per la promessa di sicurezza e affidabilità. Alcuni consigli di viaggio renderanno la visita in Giappone ancora più comoda, faciliteranno il soggiorno e saranno di supporto preventivando alcuni possibili inconvenienti. Un primo suggerimento per prepararsi al viaggio è quello di andare sui blog di esperti del paese che sono, rispetto alle guide turistiche o alle brochure d’agenzia, più completi, minuziosi di particolari e punti di vista, per esempio: marcotogni.it , sognandoilgiappone.com o viaggiappone.com . Molto importante è l’affitto di un wifi portatile per almeno due motivi, il primo riguarda l’assenza di nomi delle strade e una mappa virtuale quindi può risultare davvero utile, il secondo riguarda la lingua: quasi nessuno parla inglese e un supporto digitale può essere d’aiuto per traduzioni e utilizzo dei trasporti pubblici (ordinabile online prima di partire, da ritirare e consegnare in aeroporto o nel primo/ultimo albergo dove si soggiorna) . E proprio riferito agli spostamenti è il prossimo consiglio: l’acquisto del Japan Rail Pass, per viaggiare in treno per evitare di acquistare i biglietti ogni volta, e della Suica o Pasmo Card per usufruire dei trasporti a Tokyo. Un servizio molto utile (a pagamento) è l’invio delle valige da un albergo all’altro, questo consente di viaggiare leggeri soprattutto se tra due soggiorni si inseriscono gite giornaliere.

Il volo per il Giappone dall’Italia è davvero lungo, molte sono le compagnie che ci arrivano a cominciare dalla nostra compagnia di bandiera che ha il volo diretto ma solo su Tokyo mentre le altre europee arrivano e ripartono anche da Osaka e per chi fa il tour è molto comodo non dover tornare nella capitale giapponese per il rientro. Considerato il tempo da passare in aereo sarebbe meglio che l’aereo fosse comodo e grande per permettere un minimo di movimento e la seduta con lo spazio necessario per riposare . Qualcuno vola, a mio avviso, con aerei troppo piccoli per rotte così lunghe.

Gli alberghi sono molto curati e puliti, anche le categorie minori, si può soggiornare quindi senza spendere una fortuna, l’unica cosa da controllare è la dimensione della stanza che rispetto ai nostri standard è decisamente più piccola. Sicuramente da fare è l’esperienza del ryokan, l’albergo tipico giapponese, notte sul futon, cena sul tatami e relax nell’onsen, le loro terme, dove si accede esclusivamente senza indumenti. Se si vuole risparmiare un po’ si può escludere la colazione solitamente abbastanza costosa, non si avranno problemi a trovare catene internazionali o bar locali.

Mangiare è semplice, ci sono ristoranti ovunque perfino alcune fermate delle metropolitane hanno un’ala ristorazione. Oltre al cibo giapponese, buonissimo anche nei locali più piccoli e semplici, si trova molto facilmente anche quello internazionale e perfino l’italiano. Per ovviare al problema della lingua e per fare chiarezza sul cibo offerto le vetrine dei locali espongono plastici dei piatti, alcuni invece hanno all’esterno delle macchinette per ordinare e pagare, il cibo verrà poi ritirato al bancone e mangiato ai tavoli.

I periodi più indicati ma anche più turistici, e quindi affollati sono, per la fioritura dei ciliegi, marzo e aprile e l’autunno sia per il clima ma anche per i colori che la natura offre. Maggio è un altro periodo buono per andare ma attenzione alla Golden Week, che in genere cade nella prima settimana, feste nazionali e vacanza per i giapponesi. In questo periodo gli abitanti del luogo viaggiano e fanno pellegrinaggi, trovare posto negli alberghi, sui treni o aerei è più difficile.

Quest’ultimo più che un consiglio è una positiva costatazione: la proverbiale gentilezza dei giapponesi a cui bisogna abituarsi. Sì perché è davvero tanta, presente in ogni loro gesto, a decoro di ogni azione e di rinforzo in ogni loro risposta: inchini, sorrisi, tentativi ad ogni costo per accontentare le persone a cui forse non siamo abituati e che potremmo considerare spesso come formalità inutile, ma non è così, è parte della loro meravigliosa e delicata cultura, anche questo è il Giappone.

Maria La Barbera

 

Open House apre 150 siti inesplorati

La terza edizione di Open House Torino, l’8 e 9 giugno, aprirà oltre 150 siti tra architetture generalmente chiuse al pubblico, parchi, giardini e itinerari. La manifestazione continua a sorprendere per i suoi numeri: nella prima edizione ha ottenuto il migliore esordio di sempre tra le 44 città dell’Open House Worldwide, con 111 architetture aperte e oltre 15.000 visitatori; nella seconda edizione è cresciuta aprendo 140 siti e contando su oltre 18.000 visitatori. Quest’anno ha sfondato quota 150 spazi aperti, la metà dei quali aprirà le porte per la prima volta, a confermare la capacità di Open House Torino di attrarre non solo il pubblico, ma anche gli architetti e i proprietari, che apprezzano la qualità della proposta. La manifestazione si espande anche in tutta la città, coinvolgendo con maggiore forza la zona collinare, Barriera di Milano e Mirafiori Sud. A Torino, l’architettura risponde a istanze ed esigenze sempre diverse e Open House le intercetta, mostrandone il fascino, la funzionalità, la creatività. Sempre, senza dimenticare l’architettura del paesaggio, che ha disegnato gli spazi verdi dei quartieri.

Recupera la funzione delle mani grazie al Cto

Per la prima volta in Italia una tecnica innovativa e rivoluzionaria permetterà ad un paziente tetraplegico di recuperare la funzione delle mani, utilizzando tecniche chirurgiche che hanno permesso di bypassare il livello della lesione al midollo spinale trasferendo e ricollegando come fili elettrici nervi donatori sani (sopra la lesione stessa del midollo) a nervi non più funzionanti a valle della lesione medesima corrispondenti al movimento ed all’utilizzo delle mani. L’eccezionale intervento è stato realizzato ieri presso l’ospedale Cto della Città della Salute di Torino.

La chirurgia della mano tetraplegica tradizionale che utilizzava trasferimenti di tendini era impiegata già da diversi anni ma consentiva solamente un parziale recupero della funzione motoria, mentre questa tecnica innovativa utilizzata permette di reinnervare interi distretti muscolari non altrimenti recuperabili con la chirurgia classica.

Nel caso specifico, il paziente – ex-pasticcere di 52 anni – in seguito ad incidente automobilistico aveva riportato una lesione midollare completa a livello cervicale. Il paziente si trovava alla guida della propria auto una sera di ritorno dal lavoro durante un brutto temporale circa sei mesi fa, quando ha perso il controllo della propria vettura uscendo di strada. Il trauma ha provocato, oltre al deficit completo degli arti inferiori, l’impossibilità di apertura e chiusura delle dita bilateralmente, non consentendo di afferrare oggetti o di poter provvedere alla propria cura personale.

L’intervento chirurgico è stato eseguito, circa sei mesi dopo il trauma, su entrambi gli arti superiori del paziente dal dottor Bruno Battiston, dal professor Diego Garbossa, dal dottor Paolo Titolo e dal dottor Andrea Lavorato. La procedura chirurgica è durata circa 3 ore e mezza per arto, durante la quale sono stati collegati nervi ancora funzionanti a nervi deficitari nel tentativo di reinnervare la muscolatura delle mani. Non si sono presentate complicanze periprocedurali.

Il recupero della funzione motoria necessita di molti mesi e sarà facilitata dai moderni trattamenti fisioterapici atti a preservare e favorire la motilità dei distretti interessati.

La nuova chirurgia che sfrutta il trasferimento di nervi è una recentissima metodica eseguita in pochi Centri al mondo. Tale tecnica permette un maggiore e più fisiologico recupero della funzione motoria e sensitiva degli arti. La successiva riabilitazione prevede l’adozione di trattamenti specifici possibili solo in Centri di riferimento.

L’intero percorso chirurgico e riabilitativo del paziente è reso possibile grazie alla collaborazione interdisciplinare tra l’Ortopedia e Traumatologia 2 ad indirizzo Chirurgia della Mano dell’ospedale Cto (diretta dal dottor Bruno Battiston), la Neurochirurgia universitaria (diretta dal professor Diego Garbossa), il Dipartimento di Ortopedia – Traumatologia e Riabilitazione (diretto dal professor Giuseppe Massazza), e la Struttura dell’Unità Spinale Unipolare (diretta dal dottor Salvatore Petrozzino).

Radicali: “i Crocefissi nelle stanze dell’ospedale non devono essere affissi”

L’Associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino apprende con preoccupazione e sconcerto la decisione dell’ASL TO4 di posizionare crocefissi all’interno delle camere di degenza dell’ospedale di Chivasso

“È inaccettabile”, hanno affermato questa mattina i coordinatori radicali Boni, De Grazia e Degiorgis, “che in uno Stato di diritto laico, come dovrebbe essere il nostro, il principale problema dell’ASL sia quello di posizionare simboli religiosi cattolici all’interno delle camere di degenza. Gli ospedali sono luoghi pubblici. Luoghi che dovrebbero rispettare in prima persona la laicità delle istituzioni, a garanzia del credo, della fede e della sensibilità di ogni singola persona. L’Italia non è un Paese cattolico, e così come all’interno delle aule di tribunale stride terribilmente il confronto tra “la legge è uguale per tutti” e il crocefisso alle spalle dei giudici, così un ospedale che accoglie pazienti cattolici, atei, musulmani, agnostici, buddisti, induisti e così via, dovrebbe accogliere al proprio interno simboli religiosi di ciascuna religione del Mondo, oppure, in modo più laico, meno discriminatorio e sicuramente più ragionevole, lasciare la religione alla sensibilità personale di ognuno, evitando di apporre simboli di questa natura alle pareti. Questo purtroppo non è il primo campanello d’allarme che ci troviamo a ricevere con molta preoccupazione, ma del resto non potremmo aspettarci altro in un momento storico durante il quale un Ministro della Repubblica Italiana partecipa ai comizi con il rosario in mano, strumentalizzando la religione per scopi elettorali e tentando di demolire una delle colonne più importanti per una democrazia: il principio sovrano della laicità delle istituzioni”