redazione il torinese

Cambiamenti climatici: nuove soluzioni “made in Piemonte”

Tra i progetti “green” coordinati dal Polo di Innovazione Clever, “Sispe” e “Lasmon” puntano a prevenire disastri ambientali attraverso radar e “intelligenze” innovative

 

Monitorare in modo sistematico, attraverso tecnologie innovative e “intelligenti”, eventi naturali potenzialmente pericolosi per valutare in anticipo i livelli di rischio e aiutare a prevenire possibili emergenze nei confronti di ambiente, infrastrutture e popolazioni. E’ questo l’obiettivo principale di “Sispe” “Lasmon”, due dei 23 progetti “green” selezionati attraverso i bandi della Regione Piemonte per progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale nell’ambito dei Poli di Innovazione, sostenuti e sviluppati con la supervisione di Clever, il Polo di innovazione piemontese dedicato a Energy e Clean Technologies, gestito e coordinato da Environment Park di Torino e dal Consorzio Un.I.Ver di Vercelli. Tra le aree di ricerca e innovazione promosse da Regione Piemonte attraverso il Polo CLEVER, oltre alla mobilità sostenibile, all’uso efficiente dell’energia e dell’acqua, alle soluzioni clean per la manifattura e all’economia circolare, negli ultimi due anni è stato infatti inserito l’attualissimo tema della mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Di fronte a un comportamento sempre più improvviso, concentrato e violento delle precipitazioni e il conseguente aumento delle probabilità di inondazioni, il progetto SISPE punta alla creazione di un sistema di monitoraggio integrato, capace nel breve termine (tra i 20 e i 30 minuti) di allertare la protezione civile in caso di superamento dei livelli di pericolosità prestabiliti e nel lungo periodo di studiare strategie preventive su determinate zone particolarmente colpite. Il sistema ideato da SISPE si avvale innanzitutto di una rete di mini radar in banda X distribuiti sul territorio con il compito di monitorare costantemente le precipitazioni per un determinato periodo di tempo (circa sei mesi) in modo da ottenere dati significativi. A questo primo database se ne unisce un secondo, di tipo idrogeologico, utile per individuare le aree più facilmente a rischio in base alle caratteristiche strutturali del terreno. L’incrocio tra queste mappature, a cui si aggiungono i dati forniti dalla sensoristica già presente in zona, come per esempio quella destinata al controllo di potenziali frane, offre un quadro esaustivo per la gestione e la prevenzione di emergenze alluvionali. Il progetto SISPE, che punta ad affiancare e successivamente sostituire i sistemi di previsione attualmente presenti come i semplici pluviometri, è stato ideato da tre aziende piemontesi, EnvisensCpk e Optimad. Studiato per i bacini montani, potrà essere utilizzato in un secondo momento anche a basse quote, per fornire un rilevamento delle precipitazioni in luoghi pianeggianti e all’interno delle vallate e offrire dati utili anche per altri settori come la viabilità e l’agricoltura.

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Nei prossimi mesi sarà testato nell’Alta Val Tanaro in Piemonte e la sua ottimizzazione è prevista intorno a giugno 2019. Dal controllo delle alluvioni a quello delle frane con il progetto LASMON (LAndslide Smart MOnitoring Network) che punta alla creazione di una rete di sensori supervisionati e coordinati da un dispositivo “intelligente” per il monitoraggio dei dissesti geo – idreologici. Un vero e proprio sistema di controllo geotecnico e ambientale strutturato a basso impatto energetico, utile sia per gestire emergenze che come elemento di analisi permanente su aree e strutture ritenute critiche. La vera novità del progetto LASMON, rispetto ai sistemi di monitoraggio disponibili sul mercato, risiede proprio nella presenza fisica di un controllore di campo (PLC) “intelligente”: il suo compito è quello di ricevere, attraverso una rete di comunicazione wireless, gli input provenienti dai diversi sensori installati in uno specifico territorio (dai classici pluviometri per l’analisi delle precipitazioni agli estensimetri a filo per il controllo della stabilità dei grandi blocchi, dai vibrometri agli accelerometri per il monitoraggio degli urti sulle barriere paramassi, fino alle telecamere per la sorveglianza dell’area monitorata ) e trasformarli autonomamente in dati aggregati, utili per offrire un quadro verosimile del contesto, diramare eventuali “allarmi”, modificare i settaggi dei sensori stessi e studiare possibili azioni da portare avanti in futuro. Operando singolarmente, infatti, i sensori non sono sempre in grado di distinguere le allerte proprie dei sistemi franosi e spesso le anomalie da loro riscontrate possono dipendere da interferenze legate all’ambiente circostante (come ad esempio il passaggio di un animale selvatico o un ramo che cade). In un’ottica di “lavoro di gruppo”, invece, i dati forniti e assemblati permettono una visione più chiara e rappresentativa della situazione reale. Accanto gli aspetti puramente legati alla sicurezza, questo nuovo sistema di controllo “intelligente” favorisce anche un’ottimizzazione delle risorse, sia dal punto di vista economico che energetico. Il progetto Lasmon sta vivendo in questo periodo la propria fase di test sul campo prove identificato in Val Pelline (AO): un contesto volutamente complesso in modo da sperimentare le potenzialità di questo sistema a fronte degli innumerevoli disagi presenti nel sito. Le verifiche si concentreranno sul monitoraggio delle barriere paramassi attraverso due diverse tipologie di sensori governati dal dispositivo “intelligente”. Nell’ottica di lungo periodo questo modello potrà poi adattarsi ad aree più vaste, coinvolgendo un numero più ampio di sensori. Il sistema di monitoraggio prevede anche lo sviluppo di una piattaforma Web-GIS con specifici moduli ideati per la gestione e la trasmissione dei dati, anche attraverso l’utilizzo di immagini e modelli in 3D. Ideato da tre aziende piemontesi, GD Test, Capetti Elettronica e C-Labs con il supporto scientifico dell’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica CNR-IRPI di Torino, Lasmon concluderà il suo periodo di sviluppo progettuale e test intorno alla fine del 2019.

 

Tiro con l’arco: le medaglie piemontesi al Lago Laceno

Al Lago Laceno (Avellino) si è concluso  il fine settimana dei Campionati Italiani 3D, 13esima edizione dell’evento tricolore che dodici mesi fa si tenne a Cantalupa. Tante le medaglie raccolte dagli atleti piemontesi – 2 ori, 6 argenti e 2 bronzi – e in particolare dagli Arcieri delle Alpi, società che ha trionfato nelle gare a squadre sia in campo femminile sia in campo maschile. Giuliana Comino, Irene Franchini e Marina Tesio hanno battuto 98-84 in finale gli Arcieri Tigullio (Finessi, Forni, Noziglia), mentre Danilo Fornasier, Enzo Lazzaroni e Giuseppe Seimandi hanno superato 111-107 gli Arcieri Fivizzano (Bellotti, Gallo, Pontremolesi). Terze tra le donne gli Arcieri della Rupe (Bassi, Cionna, Marcaccini), bronzo uomini per gli Arcieri Lodigiani (Marescalchi, Perucchi, Salvoni). 



Tre arcieri piemontesi si sono ritrovati nelle semifinali del compound over 20, ma a conquistare il titolo italiano è stato Paolo Dalla Santa (Archery Club Montebelluna), che in finale ha sconfitto 40-38 Silvio Schiari (Arcieri delle Alpi). Nella sfida per il terzo posto – riedizione della finale dello scorso anno – Giuseppe Seimandi (Fiamme Azzurre/Arcieri delle Alpi) ha sconfitto allo shoot off 39-39 (10-8) il campione italiano in carica Giuseppe Abagnale (Vercelli Archery Team). 

Nell’istintivo Senior medaglia di bronzo per Alessandro Di Nardo (Arcieri delle Alpi), a segno alla freccia di spareggio 26-26 (11-5) contro Fabio Pittaluga (AGA). Il titolo tricolore è andato a Mario Taufer (ANB Fiamme Cremisi), che ha superato 37-31 Federico Perucchi (Arcieri Lodigiani). 

Giuliano Faletti (Arcieri delle Alpi) è argento nel longbow Senior. Bronzo mondiale nello scorso settembre, Faletti ha perso 36-31 in finale contro Alfredo Dondi (Arcieri Tigullio). Argento piemontese anche nel longbow femminile, dove la campionessa italiana in carica Giulia Barbaro (Arcieri I Gatti) ha perso 23-19 la finalissima contro Paola Sacchetti (Arcieri Città di Pescia). 

Altre tre medaglie d’argento per il Piemonte sono arrivate tra gli Junior (under 20). Giada Baron (Arcieri delle Alpi) si è fermata nella finale del compound contro Paola Natale. Stesso discorso per Gianlorenzo Soldi (Arcieri Varian), superato da Samuele Tironi (Arcieri dell’Airone) nella finale dell’arco nudo. Marta Vacchetti (Arcieri Langhe e Roero) si è arresa all’ultimo atto del longbow contro Martina Peserini (Tibur Archery Team). Quarto, infine, Michea Godano (Arclub I Falchi Bra) nel compound Junior. 

Risultati completi a questo link 

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European Grand Prix, Alex Boggiatto oro a squadre nel compound

Medaglia d’oro a squadre per Alex Boggiatto e l’Italia del compound all’European Grand Prix di Sofia. Il giovane arciere dell’Ar.Co. Arcieri Collegno, insieme a Alessandro Lodetti e Viviano Mior ha conquistato l’oro battendo 226-225 in finale la Turchia (Cagiran, Elmaagacli, Yakali). Azzurri avanti nella prima volée 58-57 e sconfitti 58-54 nella seconda tornata di frecce, subito ribaltata dal 57-53 a favore nel set successivo. Pareggio nell’ultima volée (57-57), sufficiente agli azzurri per rimanere davanti. Il cammino di Boggiatto, Lodetti e Mior nel Grand Prix era iniziato con il secondo posto in qualifica alle spalle della stessa Turchia ed era proseguito con la vittoria ai quarti contro la Grecia (230-225) e in semifinale contro la Romania (230-223). Nel torneo individuale Alex Boggiatto è uscito di scena agli ottavi, eliminato alla freccia di spareggio dallo slovacco Jozef Bosansky (146-146, 9-X). Alex aveva chiuso la qualifica 11esimo con 694 punti e nei primi due turni del tabellone aveva sconfitto 144-131 il bulgaro Vasil Genov e 149-139 il lussemburghese Timo Bega.
Articolo completo a questo link 
Luca Bianco

“QUARTIERE PULITO”: L’iniziativa promossa da PRO.CIVI.CO.S. ha fatto tappa a Groscavallo

Beppe Tesio: “Ottimo risultato. Cittadinanza e Sindaco contenti. Torneremo”
A volte nella semplicità ci sono le grandi cose, come l’iniziativa “Quartiere Pulito” che si è svolta domenica 5 agosto  sul territorio della frazione Pialpetta nel Comune di Groscavallo.
 
    Dalle 9:30 alle 13.00 un gruppo dell’Associazione PRO.CIVI.CO.S. Volontari di Protezione Civile della Comunità di Scientology, forniti di pinzoni, palette e sacconi neri, hanno ripulito un tratto del Sentiero Natura direzione  località Pialpetta – Forno Alpi Graie e località Pialpetta – Migliere, alcuni sentieri laterali, l’area picnic e l’area camper Comunale. 
 
    “ Complessivamente sono stati raccolti circa 100 chili di rifiuti – spiega Beppe Tesio, presidente della PRO.CIVI.CO.S. e coordinatore dell’iniziativa – perlopiù carta e cartacce abbandonate, plastica, molti mozziconi di sigaretta, alcune bottiglie di vetro, metallo.  In tutto quattro sacchi neri grandi e una decina di sacchi più piccoli.” 
 
    L’iniziativa ha ricevuto l’appoggio del Sindaco di Groscavallo, la sig.ra Cerutti, la quale ha molto a cuore la tutela dell’ambiente comunale e della sua preservazione.  
 
    “L’educazione delle persone che frequentano la montagna ed iniziative come questa sono importanti. Aiutano ad accrescere il rispetto nei confronti delle persone che ci vivono, degli animali, dell’ambiente, di chi viene a Groscavallo e nelle Valli di Lanzo per passare dei bei momenti. Collaborando possiamo  fare in modo che questi luoghi meravigliosi siano protetti e tutelati, migliorandoli. Tra l’altro q uest’anno Groscavallo partecipa all’iniziativa nazionale ‘Comuni Fioriti d’Italia’ – continua il Sindaco –  Così, quando i volontari della PRO.CIVI.CO.S. mi hanno parlato di ‘Quartiere Pulito’ ho subito accettato perché c’è un ovvio collegamento tra le due iniziative”. 
 
    Alto il gradimento da parte di turisti e abitanti che si sono complimentati con i volontari apprezzandone apertamente il lavoro e l’esempio. 
    Tesio ha già promesso che ‘Quartiere Pulito’ tornerà a Groscavallo e che si replicherà anche in altre località. “Prossime tappe saranno il Pian della Mussa, Usseglio e ovunque sia necessario e gradito dai Sindaci ed amministratori delle nostre amate ed incantevoli valli di Lanzo.”

Si appoggia a un palo della luce e muore fulminato a 25 anni davanti alla futura sposa

DALLA CAMPANIA Probabilmente è stato fulminato da una scarica elettrica appoggiandosi ad un palo della luce, non dell’illuminazione pubblica,  ma un lampioncino  all’interno del parco in cui voleva entrare. E’ morto in questo modo a Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, un giovane 25 enne . Il ragazzo  era insieme alla fidanzata, davanti al cancello di ingresso del parco dove vive la ragazza. Poiché lei aveva dimenticato  le chiavi del cancello ma non voleva  svegliare i genitori, essendo ormai notte fonda, a  quel punto il giovane ha scavalcato toccando un lampioncino  di fianco al cancello ed è rimasto fulminato, morendo sul colpo. La tragedia davanti agli occhi della fidanzata, che avrebbe dovuto sposare a settembre. 

Due donne denunciano tentata aggressione e lamentano disservizio 112

Affermano di avere  rischiato di essere violentate, in via Calandra all’angolo con via San Massimo,  e che  il numero unico di emergenza 112 non ha inviato  i soccorsi. Le due donne sono una 44 enne di Cuneo e una 43 enne di Bari ma  residente a Torino. Hanno detto che un nordafricano avrebbe tentato di metter loro le mani addosso. Chiamato il 112 le donne sostengono che l’operatrice continuava a fare domande e così hanno interrotto la chiamata e sono scappate.  L’uomo si era nel frattempo allontanato.I responsabili del servizio affermano di avere riascoltato la telefonata e che questa era “lacunosa” e l’utente non avrebbe prestato la necessaria collaborazione.

E’ morto Don Giampiero Armano, il “prete della Benedicta”

DAL PIEMONTE Si sono svolti oggi ad Alessandria i funerali di Don Giampiero Armano, presidente dell’Associazione “Memoria della Benedicta” Il prelato, molto conosciuto e amico di Don Ciotti, avrebbe compiuto 78 anni a dicembre ed era stato ordinato sacerdote nel giugno del 1963. Dopo aver conseguito le lauree in teologia e in filosofia insegnò per molti anni  lettere al “Saluzzo – Plana”, fino alla pensione. Con Maurilio Guasco e Giorgio Guala fondò la Comunità San Paolo e si dedicò alla conservazione della memoria e dei valori della lotta di Liberazione, del rispetto e della tolleranza. Al sacrario partigiano nei pressi di Bosio aveva dedicato gran parte del suo impegno e della sua passione civile e religiosa. Situato nel cuore del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo, tra le valli Polcevera e Stura, nell’Appennino ligure,il Sacrario dei Martiri della Benedicta ospita i ruderi dell’antica Abbazia della Benedicta, conosciuta in ligure come “‘a Beneditta”. Lì, nei primi giorni d’aprile del 1944, si consumò uno degli episodi più tragici e dolorosi della lotta di Liberazione. Il sacrario fu, infatti, teatro del più efferato eccidio tra gli eventi che contraddistinsero la Resistenza Italiana, perpetrato a danno dei partigiani con 147 fucilati e altri 400, tra resistenti e giovani contadini della zona, inviati nei campi di concentramento tedeschi dove 149 trovarono la morte.E’ in qui luoghi, ai quali ha dedicato energie e intelligenza che don Armano riposerà per sempre, nel cimitero di Capanne di Marcarolo a Bosio (Al).

 

M.Tr.

Prosegue lo sgombero dell’ex Moi

Prosegue, dopo il primo step di novembre,  lo sgombero dell’ex Moi, a Torino, il gruppo di palazzine che nel 2006 furono sede del villaggio olimpico degli atleti. Il complesso è da ormai cinque anni occupato da profughi e migranti con le loro famiglie. Lo scorso inverno furono sgomberati gli scantinati, mentre stamane le forze dell’ordine e i mediatori culturali  stanno intervenendo nella  palazzina di colore marrone  di via Giordano Bruno, per allontanare e ricollocare gli occupanti, circa cento. Al momento non si registrano tensioni.

I bagnini, “uomini ruvidi dal cuore gentile”

Ora rivivono in un libro ricco di aneddoti e ritratti fotografici, nato da un’idea di Domenico Monteforte, artista pietrasantino, ma versiliese di adozione

Mario Tobino, psichiatra e scrittore viareggino piuttosto noto del Novecento, definì i bagnini “uomini ruvidi dal cuore gentile”. Questa espressione, un ossimoro quasi, è stata presa a prestito diventando il titolo di un libro che vuole anche essere un omaggio alla Versilia dei tempi che furono, senza dimenticare quella di oggi, attraverso il ritratto di uno dei suoi protagonisti, il bagnino. “Bagnini, uomini ruvidi dal cuore gentile” nasce da un’idea di Domenico Monteforte, artista pietrasantino, ma fortemarmino di adozione, che ha raccolto intorno a sé il giornalista viareggino Umberto Guidi, per le interviste e gli aneddoti presenti nel volume, ed il fotografo Federico Neri per la sezione fotografica. Scopo del libro è quello di cogliere, attraverso i ritratti dei bagnini immortalati con la tipica maglia rossa del salvataggio, lo spirito autentico della terra versiliese, che si è sempre contraddistinta per quel suo carattere elitario, capace, però, di convivere in modo armonioso con le tradizioni locali di quel tratto di costa da cui si possono ammirare le marmoree Alpi Apuane. La copertina del volume coglie il ritratto del celebre Nemo, una istituzione per la Versilia e per Forte dei Marmi, con un volto solcato dai venti del mare e la pelle bruciata dal sole, il carattere caparbio di chi è capace di sfidare le avversità del mare. La figura del bagnino, con l’avanzare del progresso tecnologico di oggi, si è dovuta, sicuramente, adattare ai tempi. Spesso, soprattutto nei decenni passati, egli proveniva da altri campi ed esperienze lavorative rispetto a quelle di oggi; i bagnini, nei mesi non estivi, erano talora marinai, pescatori o, talvolta, lavoratori del marmo e contadini, capaci di adattarsi alla vita del mare, impegnati, allora più di oggi, nel salvataggio dei bagnanti, spesso meno abili di ora a nuotare. Erano i veri depositari della tradizione e seguivano un codice che li portava ad essere riservati nei confronti degli amori, talora adulterini, che i clienti consumavano sulle spiagge. Oggi la figura del bagnino si è modificata, seguendo l’evolversi, anche tecnologico, dei tempi ed il raggiungimento della parità dei sessi. Nel libro compaiono, infatti, anche ritratti di donne con patentino di salvataggio e, quindi, bagnine, eredi della prima bagnina di Forte dei Marmi, di nome Alaide, vissuta a fine Ottocento.

Mara Martellotta

“Bagnini, uomini ruvidi dal cuore gentile”, Clemente editore