redazione il torinese

Agosto di grande musica e spettacolo al Forte di Bard

L’appuntamento è sempre nell’ampia Piazza d’Armi con il cortile quadrangolare dell’”Opera Carlo Alberto”, il più alto dei tre “corpi di fabbrica” che danno forma all’imponente complesso fortificato fatto riedificare nel XIX secolo da Casa Savoia sulla rocca che sovrasta il borgo di Bard, in Valle d’Aosta

Qui, dopo il concerto (“La mia storia”) tenuto il 26 luglio scorso da Ornella Vanoni, ritornerà martedì 14 agosto, alle ore 21, la grande musica con la ventunesima edizione del “Festival Etétrad – Musique du monde en Vallée d’Aoste” organizzata dall’associazione “Etétrad” (fondata ventuno anni fa ad Aosta) e che, al debutto, vedrà protagonista d’eccezione Ginevra Di Marco con lo spettacolo “Donna Ginevra e le Stazioni Lunari” che ripercorre gli ultimi dieci anni di ricerca musicale dell’artista fiorentina. In programma pezzi – scoperti e riscoperti – della più rigorosa tradizione popolare, a partire dal bacino del Mediterraneo fino alle coste del Sudamerica e oltre. Introducono la serata Tartaraf + Esercizi di stile della Sfom Lab, l’aostana Scuola di Formazione ed Orientamento Musicale della “Fondazione Maria Ida Viglino”. Biglietti: 7 euro in vendita al Forte il giorno dell’evento. Il titolo di ingresso darà diritto all’acquisto dei biglietti ridotti per mostre e musei.

Domenica 19 agosto, sempre alle ore 21, ad esibirsi sul palco di Piazza d’Armi sarà invece Dario Ballantini, noto attore ed imitatore, autentica e geniale forza della natura, che porterà in scena il suo “Da Balla a Dalla. Storia di un’imitazione vissuta”. Lo spettacolo del mitico livornese è dedicato al suo rapporto con il celebre cantautore – scomparso il primo marzo di sei anni fa – nel quale si mescolano, e diventano un tutt’uno di magica suggestione, memorie imitazioni quadri di vita e aneddoti. Un omaggio che Balla-Ballantini rende all’amico e artista reinterpretando parte della sua straordinaria produzione artistica. Biglietti: 8 euro. Il biglietto include l’ingresso omaggio a scelta ad una delle mostre temporanee ospitate al Forte.

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RAFTING AL FORTE

Si può fare! E le forti emozioni sono assicurate. E’ un’ulteriore e divertente opportunità per conoscere il territorio circostante il Forte di Bard in famiglia o con gli amici, solcando le limpide acque della Dora Baltea. L’iniziativa è promossa in collaborazione con il Centro Rafting Aventure di Villeneuve. Le partenze avvengono dal bar – ristoro “Il Laghetto” in frazione Echallod ad Arnad.

Prenotazioni: tel. 345/5179705 – info@raftingaventure.com

Per ulteriori info: Associazione Forte di Bard – tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it

Gianni Milani

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Nelle foto
– Ginevra Di Marco
– Dario Ballantini
– Rafting al Forte

 

I pipistrelli di Staffarda

Incredibile ma vero. Migliaia di pipistrelli della valle Po hanno messo in fuga nientemeno che il celebre generale francese Nicolas Catinat che portò lutti e dolori nel nostro Piemonte alcuni secoli fa. La rievocazione della famosa battaglia di Staffarda, frazione di Revello in provincia di Cuneo, quest’anno salta a causa di una curiosa colonia di pipistrelli che ha invaso l’abbazia e il terreno di scontro tra gli opposti eserciti. Non si possono far sloggiare perchè si tratta di una delle più importanti colonie di pipistrelli presenti in Italia e pertanto protette da leggi europee. Il problema è che sono molto prolifici e il loro numero continua ad aumentare in modo impressionante. Per il prossimo anno sarà indispensabile individuare una nuova area dove rievocare con centinaia di personaggi a piedi e a cavallo quello che avvenne il 18 agosto 1690 quando intorno alla millenaria abbazia del saluzzese si combattè una delle battaglie più cruente svoltesi sul suolo piemontese. È la battaglia di Staffarda che ogni due anni viene rivissuta sul terreno dove fu combattuta. Quel giorno i francesi del generale Catinat si scontrarono contro l’esercito austro-piemontese del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II appoggiato dagli spagnoli e dal cugino Eugenio di Savoia. La battaglia si svolse presso l’abbazia di Staffarda tra il Po e il torrente Ghiandone. Andò male e i piemontesi vennero sopraffatti dalle truppe transalpine. Per sei lunghe ore i soldati sabaudi combatterono con grande coraggio ma le forze francesi, meglio schierate sul campo dall’abile Catinat, costrinsero le truppe di Vittorio Amedeo II alla ritirata. Tra piemontesi, spagnoli e austriaci si contarono circa 4000 morti mentre i francesi persero

meno di 2000 uomini. Neppure i reggimenti di dragoni di Eugenio di Savoia riuscirono a capovolgere le sorti dello scontro. Impegnato a combattere i turchi a est e i francesi a ovest, il giovane Principe era reduce dalla vittoria a Vienna nel 1683 contro i turchi insieme al grande Re polacco Sobieski. Nel 1688 Eugenio partecipò alla conquista di Belgrado e nell’anno successivo combattè contro i francesi di Luigi XIV sul Reno. Trovò anche il tempo per spostarsi in Piemonte ma questa volta non fu fortunato. Nella primavera del 1690 venne inviato nell’Italia del nord per aiutare suo cugino Vittorio Amedeo II, duca di Savoia. Trovò il Piemonte invaso dai francesi comandati dal Catinat che giunto in Piemonte devastò e incendiò paesi e città. Dopo la vittoria di Staffarda il generale francese occupò Savigliano, Saluzzo e saccheggiò Barge vincendo l’accanita resistenza dei bargesi che con eroismo cercarono vanamente di opporsi ai soldati del Re di Francia. Visitare l’abbazia di Staffarda è indispensabile per chi arriva per la prima volta in Valle Po. Lo splendido complesso medievale è a pochi chilomeri da Saluzzo nella suggestiva cornice del Monviso. Fu fondato nel 1135 da Manfredo I del Vasto, Signore di Saluzzo, e divenne la sede dell’Ordine dei monaci cistercensi arrivati dalla Francia.

Filippo Re

L’or des pharaons

L’esposizione nello shop, che precede la mostra, di (molte) collanine, gioielli, statuette e talvolta statuone a tema egizio e di (pochi) libri o altri souvenir di maggior valore culturale può far inizialmente temere di assistere ad una opulenta celebrazione del lusso monegasco, dove la storia e l’archeologia finiscono in secondo piano rispetto all’estetica degli oggetti o, peggio ancora, al valore venale da capogiro di reperti egizi plurimillennari, in trasferta dai principali musei del mondo ma, in particolare dal Museo Egizio del Cairo, al Forum Grimaldi di Montecarlo dal 7 luglio al 9 settembre prossimo.Tuttavia la mostra riesce a vincere la sfida con se stessa e a non limitarsi all’accumulo e all’abbacinare i propri visitatori: i curatori riaffermano la scientificità dell’allestimento a partire dalle prime sale, dove vengono brevemente riassunti gli aspetti strettamente petrografici e mineralogici dei materiali che la mano umana ha poi trasformato in gioielli, per uomini e donne, sia nel piú fine cesello di oggetti di qualche centimetro sia nella creazione di pesantissimi e complessi monili rituali.  Ma, d’altra parte, la mostra “L’or des pharaons” è costretta, dal luogo che la ospita e dal tema su cui è imperniata, ad esibire l’opulenza di una antica civiltá di cui, si diceva, l’oro è la polvere delle proprie strade. Vedere in un unico luogo cosí tanti reperti, cosí celebri ed in un contesto che ne consente di goderne appieno, con luci soffuse, teche antiriflesso che si possono osservare a tutto tondo, è un’occasione più unica che rara, favorita dai lavori di trasferimento dello storico Museo Egizio del Cairo al nuovo museo ai piedi delle piramidi.

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Il tema centrale è l’oro, ma anche le pietre preziose, il lapislazzuli, l’argento e l’intera maestria degli orefici egizi che per 3000 anni seppero fondere, incrostare, cesellare, inventare e scolpire minerali e metalli trasformandoli in gioielli dal significato religioso e magico, inno alla vita, all’immortalitá e alla divinità, perché l’oro e il lapislazzuli, non bisogna dimenticarlo, sono la materia di cui sono fatte le membra degli dei. La mostra, lunga e bellissima, inevitabilmente vince con la carta della ricchezza rispetto al concetto dell’esibizione museale consueta, ai tanti ragionamenti sulla prosopografia alla base del nostro Museo Egizio, alle chicche letterarie che si conservano a Berlino, alle grandiose statuarie del Louvre o del British Museum: in questa esposizione si celebra, in un certo senso, la lungimirante regolamentazione che, sin dall’Ottocento, grazie ai primi direttori del Museo cairota, Mariette e Maspero, previde il rigoroso controllo e la prelazione sulle scoperte delle tante missioni archeologiche, che permise di trattenere sul territorio nazionale le opere di fattura piú squisita, i capolavori piú ricchi in materiali e bellezza; ben pochi sfuggirono alla sorveglianza, come la celebre statua di Nefertiti imbruttita con il fango e contrabbandata ai limiti della clandestinità in Germania. Sono dunque rimasti in Egitto, e portati in Europa solo per la mostra, i pochi corredi faraonici sopravvissuti al saccheggio e quelli dei privati, come quello di Yuya e Tuya, il quale, pur nella maggiore ricchezza, è coevo e molto simile nello stile a quello della tomba torinese di Kha e Merit, la quale dunque non sfigura e si può godere a Torino, confrontando le due rispettive stupende e vivide maschere femminili. C’è poi il grande paradosso, il fatto che tali tesori non siano che una minima parte di tutto ciò che è stato saccheggiato in antichità: queste ricchezze sono dunque delle fortunate sopravvissute, cui dobbiamo guardare riconoscenti verso la sorte, immaginando che cosa dovessero essere i gioielli dei grandissimi faraoni dell’Antico, Medio e Nuovo Regno, di cui ci sono giunti soltanto scampoli, o neppure quelli, guardare il tesoro di Tutankhamon costringe a un impossibile esercizio di induzione per figurarsi quello di un Ramses, di un Thutmosi o di un Amenhotep, contemplare il raffinato diadema di una principessa del Medio Regno le corone poste sul capo di Cheope o Nefertari, le cui teste protette dal cobra che vegliava il loro popolo concepirono le vicende storiche della civiltà del Nilo.

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La mostra prosegue alternando sezioni in cui basta “vedere” ed esaurire rapidamente il proprio vocabolario di aggettivi esprimenti apprezzamento estetico, a parti più da “leggere”, riflettendo sulla storia di una civiltà che, pure nella piena crisi delle ultime dinastie, riusciva a realizzare opere di primissimo ordine. Dopo una prima metà di mostra, la storia egizia viene ricapitolata in ordine cronologico dalla seconda metà della esposizione stessa in poi – che i curatori con la prima parte vogliano ironicamente esibirci tante ricchezze come se fossero un semplice assaggio o riscaldamento? – scoprendo le vicende giudiziarie dei ladri di tombe, con l’aiuto di una ricca papiroteca realizzata anche grazie ai documenti del Museo Egizio di Torino, che ci consente di mettere naso nella complessa burocrazia e nello spietato codice penale egizio, nella corruzione delle reti “mafiose” di ricettatori dei corredi trafugati e nella triste fine dei pesci piccoli che pagano per tutti. C’è spazio anche per la cultura materiale, sulla narrazione della quale si basa il museo torinese, con reperti da Deir el Medina, scorci familiari nella vita quotidiana degli artisti e la possibilità di ammirare gli attrezzi dell’orafo, crogiuoli in terracotta e semplici strumenti in metallo, completando, così, la scansione della mostra nelle due citate macro-sezioni, intervallate da una suggestiva veduta panoramica del Nilo nei pressi della Valle dei Re.Quando si sta quasi per tirare il fiato, ecco che si viene trascinati alla scoperta dell’ultimo grande tesoro, quello che Pierre Montet rinvenne a Tanis negli anni ‘30 (sí, “Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta” è ispirato alle vicende dell’archeologo francese) nella tomba del faraone Psusennes, dove è l’argento, rarissimo in Egitto ed importato, e non l’oro, proveniente in grande quantità dalla Nubia ( regione il cui stesso nome viene dalla parola egizia per il biondo metallo, nebu), a farla da padrone, gettando luce su un’epoca decisamente poco nota dell’Egitto, il terzo periodo intermedio, caratterizzata da alti e bassi storici e non liquidabile, si parla pur sempre di un millennio, con il generico termine di decadenza. Quest’ultima sezione, a sé stante, sa riunire, ancora una volta, la vicenda archeologica con i tesori di oreficeria, ricostruendo, passo a passo, le scoperte di Montet, le planimetrie, i telegrammi alla famiglia, le foto e i documentari dell’epoca, fino all’imponente sarcofago in argento del sovrano.  L’occasione è unica per vedere tali reperti poco lontano dall’Italia, ancorché breve, l’ideale per una gita estiva.  L’ultimo consiglio è di ascoltare le raccomandazioni dell’azzimato e gentile usciere che vi accoglierà osservando che lungo il percorso farà “un peu de froid” : i reperti sono tenuti a temperature controllate che hanno ben poco di egiziano, occorre mettere almeno un maglione o approfittare delle ampie coperte (“scialli”), che vengono messi a disposizione all’ingresso, sono sconsigliate per la stessa ragione le scarpe aperte.

 

Andrea Rubiola

Dettagli: http://www.grimaldiforum.com/fr/agenda-manifestations-monaco/l-or-des-pharaons#.W2rxdiPOM0

 

Governo e Regione ai ferri corti? Parla Boeti

Sulle recenti impugnazioni del Consiglio dei Ministri pubblichiamo un commento del presidente del Consiglio regionale 

 

“Non nascondo la mia preoccupazione, in qualità di presidente del Consiglio regionale, sulla piega che stanno prendendo i rapporti tra le leggi che il Consiglio regionale approva e il Consiglio dei Ministri. Il Consiglio lavora nel rispetto delle posizioni di ognuno. Ovviamente fra maggioranza e opposizione ci sono posizioni divergenti, ma alla fine le leggi che vengono approvate rispettano i dettami delle leggi dello Stato.Esiste una legislazione concorrente per la quale occorre porre attenzione e su cui lo Stato ha il diritto di intervenire. Non mi pare che questo si possa attribuire alle modifiche rispetto alle leggi sulla caccia, ma soprattutto alla variazione di bilancio che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato. Riguardo quest’ultima si tratta di un’entrata straordinaria per modo di dire: sono fondi depositati in un ente strumentale della Regione e che l’ente può utilizzare come ritiene opportuno. Inoltre, nell’ultima parifica davanti alla Corte dei conti la stessa Corte ha riconosciuto, in una regione già gravata di debiti, lo sforzo straordinario fatto dal Piemonte: la riduzione del debito prodotta in questi anni è testimonianza della buona amministrazione finora realizzata.Duecento milioni sottratti agli investimenti delle nostre aziende, così come previsto nella variazione di bilancio, rappresentano un colpo mortale all’economia della nostra regione e soprattutto sono contrari alle dichiarazioni di intenti di un Governo che sul rilancio dell’economia ha impostato il proprio programma. Io mi auguro, e non voglio pensare non sia così, che non esistano regioni amiche e regioni nemiche, perché questo sarebbe assolutamente contrario alle regole democratiche su cui il nostro Stato è organizzato.Mi auguro che ci siano spazi di riflessione su quanto è successo. Se occorre fare qualche modifica il Consiglio fin dai primi giorni di settembre, o anche prima se necessario, è disponibile a riunirsi per ovviare a questi problemi”.

 

Nino Boeti

Presidente del Consiglio regionale

Sono morti i tre alpinisti dispersi

Il corpo senza vita di uno dei tre alpinisti  dispersi da martedì 7 agosto sul versante francese del massiccio del Monte Bianco è stato recuperato. E’ Luca Lombardini, 31 anni, si trovava al  fondo di un crepaccio. Sepolti dalle pietre  invece i corpi dei suoi  compagni di cordata, la fidanza Elisa Berton, 27enne e il fratello Alessandro, di 28 anni. Erano legati  a  Lombardini con una fune. I tre, alpinisti esperti, si erano recati in escursione sul Monte Bianco  in occasione del compleanno di Luca.

 

(foto archivio)

Il cielo in un rifugio

Rifugio Scarfiotti Rochemolles (Bardonecchia) – 10 agosto 2018


Stelle cadenti e musica. Al Rifugio Scarfiotti, presso l’incantevole valle di Rochemolles, la notte di San Lorenzo ha il sapore dell’evento speciale, pensato per accogliere i visitatori con il naso all’insù per una cena in alta quota. L’iniziativa, però, non finisce qui. Il prossimo 10 agosto, lo Scarfiotti ospiterà un trio musicale che darà vita a una serata musicale per accompagnare l’osservazione delle stelle cadenti. A suonare per l’occasione saranno Fra Diavolo, Alberto Agliotti e Ugo Briatore.
Il Rifugio Scarfiotti è raggiungibile in automobile attraverso una strada carrozzabile, la più alta
d’Europa, oppure a piedi da Rochemolles. È possibile pernottare e, da lì, partire verso il colle del Sommeiller (circa 3000 mslm), in auto per chi possiede un veicolo adeguato, o a piedi, utilizzando diversi sentieri che salgono lungo la montagna verso paesaggi incantevoli. La mezza pensione del 10 agosto comprende cena, pernottamento e colazione al costo di 45€ a persona. La prenotazione è obbligatoria al numero 0122.901892. Per informazioni: www.rifugioscarfiotti.com

Luna piena, Mole e obelisco

mole luna minatoLuna piena con la Mole e l’obelisco. Un allineamento che  il fotografo Valerio Minato aspettava da tanto. La foto è stata scattata tempo fa  in via del Carmine angolo Corso San Martino. No photoshop, solo post produzione per ridurre il bagliore dei lampioni e per schiarire le ombre della via.

 

Alla scoperta dei giocatori della FIAT Torino basket

Dal punto di vista dei loro tifosi

Questo è il primo articolo di presentazione dei giocatori d’oltreoceano che quest’anno giocheranno e combatteranno per i colori gialloblù della formazione torinese. Di ciascuno, cercheremo di verificare non le statistiche, ma una presentazione del loro modo di essere visto…dalle loro curve.

 

1 / James Michael Mc Adoo

Di lui, troverete quello che vi serve per capire le statistiche dalle varie testate “…pedia” che esistono efficacemente in rete. Quello che è in questo caso per me è interessante è trovare i commenti di suoi ex tifosi per sapere cosa pensano di lui e cosa aspettarci a Torino. Parente   di quel Bob Mc Adoo ex campione con Olimpia Milano (non nipote, ma in maniera simpatica chiamato da lui “Uncle” cioè zio, per motivi diversi ma probabilmente legati all’età ovviamente lontana tra i due ma che in realtà sono cugini di secondo grado), vincitore di due anelli seppur non da primo protagonista in NBA, arriva da una splendida università statunitense: i North Carolina Tar Heel. Sul sito della squadra la notizia del loro ex allievo che si sposta a giocare in Europa è vista in maniera non proprio univoca. C’è chi dice bravo a chi cerca un’esperienza nuova per lavorare all’estero, e l’Europa da loro è vista come una meta importante; c’è chi si dispiace che un loro giocatore debba andare a giocare in leghe minori e non abbia la forza di restare negli U.S.A. Altri dicono che il Denaro (non solo l’ammontare ma la tempestività e le garanzie), le strutture, il coach, compagni di squadra e avversari che sono anche ex giocatori NBA, creano opportunità di sponsorizzazioni grazie alle nuove esposizione mediatiche o di essere visti anche da altri allenatori, grazie alla vetrina televisiva. Steve Kerr, l’allenatore dei Golden State Warriors detentori degli ultimi titoli NBA, lo ha elogiato dicendo: “McAdoo gioca una volta ogni 10 partite [o più o meno così], in base alle situazioni di gioco che si creano, ma quando è in campo, il suo ruolo lo porta alla grande. Ed è una delle persone più rispettate in questa squadra grazie al suo modo di essere”. Il sito dei Golden State Warriors, al suo addio a fine campionato, gli ha dedicato questo ultimo saluto sportivo: “La volontà di McAdoo di accettare un ruolo così piccolo per il successo del team è certamente lodevole. Il risultato a lungo termine, tuttavia, potrebbe essere una carriera ridotta andando avanti nel tempo. Ha due campionati NBA sotto la cintura (2015, 2017), ma il suo entrare in campo limitato non gli ha dato molte opportunità di mostrare cosa può fare. Per ora, McAdoo sembra essere lasciato   un po’ nel limbo. Quindi, mentre diamo addio a James Michael McAdoo, gli auguriamo ogni bene dove atterrerà (e speriamo che ottenga più tempo per giocare)”. Diciamo che a Torino spazio ne avrà e se sarà bravo giocando da meritarsi il ritorno in NBA, bè, saremo felici per lui. E’ una breve estrema sintesi di quello che appare dai commenti d’oltroceano. Infine, è bello segnalare il suo ritiro dell’anello durante una partita dei Warriors, avvenuto durante una partita dei Golden State pur se lui fosse tesserato già per i Sixers; il team di Philadelphia ha voluto lasciarlo andare a ritirare il premio e come disse Steve Kerr “Ho pensato che fosse un grande gesto da parte dei Sixers assicurarsi che lui potesse essere qui.” Mc Adoo commentò nel pre – game prima della consegna: “Dormirò bene stasera”. James Michael Mc Adoo sta planando verso Torino. Non lo conosciamo ancora, ma da quello che leggiamo, sembra proprio che il “quasi” novello papà, arriverà a Torino con una ottima dose di voglia di vincere, serietà, spirito di sacrificio e desiderio di fare bene. Tutte cose che alla FIAT Torino non potranno che essere utili!

 

Paolo Michieletto

Ferragosto, Moransengo in festa

Moransengo, piccolo ma suggestivo centro collinare di antica origine longobarda (come dimostra chiaramente la desinenza del suo nome in –engo) ai confini della Provincia di Asti con la Città Metropolitana di Torino si appresta ad affrontare quattro giorni di festa dall’11 al 15 agosto, organizzati dal Comune e dalla Pro loco. Si parte sabato 11 alle ore 19 con l’apertura dello stand gastronomico coperto e la somministrazione di specialità di agnolotti e carne alla griglia, poi dalle 21.30 si balla con Mike e i Simpatici.

Domenica 12 agosto si svolge, dalle 15, la gara di bocce “Memorial Beppe Nicola” giunta alla ventesima edizione, alla baraonda su campi liberi con un minimo di 32 giocatori. In serata ancora si mangia, questa volta con specialità agnolotti e fritto misto, poi si balla con l’orchestra I Roeri. Lunedì 13, invece, alle ore 21, ci sarà la serata coktail: si mangia con Osteria il Gheub. Infine mercoledì, dalle 20, a chiudere sarà la “Spaghettata di ferragosto”, spaghettata no stop sino allo scoccar della mezzanotte e giochi in piazza per grandi e piccini.

Massimo Iaretti

Tav, Toninelli: “La mangiatoia è finita!”

Dopo le critiche da parte del presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani nei confronti del governo sulla vicenda Tav, replica il ministro  Danilo Toninelli: “Mi sporco le mani da quando sono nato e uso con i soldi pubblici del Ministero dei trasporti la stessa attenzione che usavano i miei genitori per gestire le poche risorse familiari. Antonio Tajani e tutti gli altri che blaterano su Tav, si mettano l’anima in pace. La mangiatoia è finita!”. Così il ministro delle infrastrutture e dei trasporti  sul suo profilo Twitter.