La ragazza era in spiaggia a Melendugno, nel Salento, con alcuni amici. Quando si è allontanata in una vicina pineta è stata assalita da due uomini che l’hanno violentata. Lei è una turista torinese di 15 anni. La mattina successiva si è svegliata in tenda da campeggio nella stessa pineta, mentre la famiglia preoccupata la stava cercando. Dopo la denuncia ai carabinieri è stato fermato un presunto aggressore , un richiedente asilo del Gambia di 22 anni, denunciato per violenza sessuale, che si professa innocente. I militari stanno cercando il presunto complice.
Le dichiarazioni sulla vicenda della Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori del Piemonte
In vista dell’arrivo dell’estate, il centro estetico, che cosa fa? Raccoglie un bel gruzzolo (in tutti i sensi) di prenotazioni, facendo leva sul desiderio d’immagine dei propri clienti, e poi chiude. Si volatilizza. Improvvisamente, e senza neanche dare un preavviso. E’ quanto accaduto da tre settimane a Torino in via Cernaia. Il protagonista di questa assurda vicenda è il ‘Beauty club 31’, frequentata struttura di bellezza nel cuore di Torino. Preoccupazione e sgomento sia tra gli avventori – si parla già, stando ai media, di parecchie centinaia di persone coinvolte -, che tra i dipendenti stessi: i quali, sempre in relazione alle indiscrezioni trapelate dai giornali, attenderebbero persino tre mensilità di stipendio arretrate. E il fenomeno degli anticipi versati per servizi mai erogati potrebbe estendersi anche alla rete: parrebbe infatti che, nei mesi precedenti, i titolari del centro benessere avessero pubblicato numerose offerte anche su siti come Groupon e altri, nell’intento di accaparrarsi il maggior volume di clientela possibile. Sulla porta del centro campeggia un messaggio che recita testualmente: “Invitiamo i titolari di pacchetti prepagati a contattarci alla mail angelodicarlo.office@libero.it. L’importo e gli estremi per il rimborso”. Sulla vicenda interviene a tutela dei cittadini l’Avvocato Patrizia Polliotto, Fondatore e Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori: “UNC è pronta a tutelare i diritti delle persone loro malgrado protagoniste di questo imbarazzante contesto, siano essi clienti o dipendenti del centro estetico interessato. Per tale motivo, invitiamo tutti i soggetti coinvolti a rivolgersi per avere assistenza legale in materia ai nostri sportelli, in Torino, Via Roma 366 telefonando in orario d’ufficio allo 011 5611800 o scrivendo una e-mail a uncpiemonte@gmail.com. Valuteremo insieme quali cautele legali adottare, seguendo nel contempo da vicino l’evolversi degli accadimenti“, conclude il noto legale.
Le donne in Cardiologia interventistica sono una rarità. Questo accade sia perché tale disciplina è ritenuta tradizionalmente maschile, sia per la complessità ed i carichi di lavoro fisico e psicologico. Negli Stati Uniti le donne rappresentano solo il 4.5% dei cardiologi interventisti ed in Europa circa il 10%. “E’ tempo di cambiamento!” ha annunciato il dottor Rajesh Dave, direttore dell’“Holy Spirit Cardiovascular Institute” in Pennsylvania (USA) e del Convegno internazionale C3 “Complex Cardiovascular Catheter Therapeutic”. Il Convegno tenutosi ad Orlando, in Florida (USA), ha celebrato il contributo che le donne apportano in Cardiologia Interventistica individuando le migliori esperte mondiali. La dottoressa Tiziana Claudia Aranzulla della Cardiologia Interventistica dell’ospedale Mauriziano di Torino (diretta dalla dottoressa Maria Rosa Conte) è stata selezionata tra le dieci migliori donne in Cardiologia Interventistica ed invitata a presentare la sua esperienza. L’argomento trattato da Aranzulla, unica italiana tra le selezionate, riguarda una delle caratteristiche peculiari delle coronarie femminili: le tortuosità coronariche. Le pazienti donne, infatti, spesso presentano coronarie più sottili, fragili e tortuose. Tali caratteristiche sfavorevoli peggiorano con l’età delle pazienti e
questi “riccioli” coronarici possono tendere numerose insidie anche all’interventista esperto. Aranzulla ha illustrato come prevedere e superare tali insidie mostrando un caso di angioplastica effettuato su una paziente ultraottantenne, che ha offerto numerosi snodi decisionali. Un intervento di una donna su una donna. “Perché ogni riccio può diventare un capriccio”: la dottoressa ha concluso la presentazione spiegando alla platea internazionale questo modo di dire tradizionalmente italiano ed offrendo uno spezzone della famosa canzone di Domenico Modugno “La donna riccia”. Durante il Convegno nell’ambito del progetto “Donne interventiste al C3”, oltre alle presentazioni scientifiche da parte di donne interventiste provenienti da tutto il mondo, sono
stati trasmessi dal Mount Sinai Hospital di New York, casi dal vivo di interventistica coronarica e strutturale con équipe completamente femminili: dalla cardiologa interventista all’infermiera. Casi complessi tutti coronati da successo. Donne che trattano le donne, per le quali le malattie cardiovascolari restano il killer numero uno. Anche la dottoressa Maria Rosa Conte, Direttore della Cardiologia del Mauriziano, esperta della Medicina di genere, si è definita entusiasta per la lodevole iniziativa americana. “Questo evento ha lasciato un segno nella storia dei congressi di Cardiologia Interventistica ed ha inaugurato una nuova era mostrando l’importanza del ruolo che le donne cardiologhe giocheranno nella nostra società ” ha commentato il dottor Rajesh Dave.
PIERPAOLO BERRA
Ufficio Stampa Città della Salute Torino
ADIPOSITA’ LOCALIZZATA: COME COMBATTERLA
“Imprigionato in ogni obeso c’è un magro che fa segnali disperati implorando di essere liberato”, scriveva lo scrittore e critico letterario britannico Cyril Connolly, ne “La tomba inquieta”.
La motivazione a perdere peso e a migliorare la forma del proprio corpo è sostenuta per lo più da una motivazione estetica, soprattutto nelle donne, più che dalla reale preoccupazione per la propria salute, ma il desiderio di intervento avviene anche per le fortissime limitazioni nella vita quotidiana che gli accumuli adiposi, specialmente riguardanti zone specifiche del corpo, possono comportare. Esiste una stretta associazione tra l’eccesso di peso (specialmente quando associato ad accumuli adiposi localizzati che tolgono armonia alla figura) e l’insoddisfazione della propria immagine corporea: le persone che ne sono affette sono spinte verso continue lotte interne sia con sè stesse, per la non accettazione del proprio corpo, sia con il mondo circostante, per il desiderio di guadagnarsi la stima e il riconoscimento altrui. La donna di oggi è tanto lontana dalle donne di Rubens che si scoprivano senza vergognarsi delle proprie rotondità, rappresentando i canoni di bellezza propri del Seicento. Nei dipinti di Rubens l’approccio al corpo femminile non cambia sia che si tratti di iconografia storica, allegorica o temi religiosi: sono sempre donne rappresentate con le rotondità e i difetti che a quei tempi le rendevano uniche. Donne che con le loro rotondità ricordano l’accoglienza materna e la sicurezza del rifugio. Donne molto più vicine alle forme di Marilyn Monroe, Sofia Loren e Rita Hayworth piuttosto che alle star contemporanee, sempre attente ad indossare una taglia sotto la 40. Le donne del 2000 così non si piacciono perché nei Paesi occidentali
soprattutto, il mito sociale della magrezza e della perfezione fisica oggi è predominante: nell’immaginario comune la si associa a idee di giovinezza, bellezza, sex appeal, migliore capacità lavorativa e successo, ancora prima che alla salute.
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L’adipe localizzato, ci spiega il Dott. Luca Spaziante, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, è tipico di persone con una percentuale media o elevata di grasso corporeo, ma è frequente anche nei soggetti più magri. In questi casi una parte del grasso corporeo si concentra in specifiche regioni che diventano il serbatoio preferenziale di accumulo dei lipidi in eccesso. Esiste una predisposizione genetica e una suscettibilità a disturbi circolatori – aggiunge il Dott. Spaziante – che sono fortemente implicati nella distribuzione del grasso corporeo, ma l’adiposità localizzata è influenzata anche dai livelli plasmatici di diversi ormoni. Modificazioni fisiologiche importanti come un calo degli estrogeni nelle femmine e del testosterone nei maschi, associate ad un’aumentata resistenza all’insulina, tendono a favorire l’accumulo di grasso in determinate zone corporee. Per esempio, un basso livello di testosterone associato ad un elevato livello di cortisolo tende a favorire l’adiposità addominale. Alti livelli di estrogeni, invece, si associano ad un aumento delle pliche tricipitali, delle cosce e dei glutei. Come sottolinea il Dott. Spaziante, per ovviare a questi inestetismi nei casi in cui le adiposità localizzate persistano nonostante l’adozione scrupolosa di uno stile di vita adeguato, si può intervenire con la chirurgia plastica.
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L’addominoplastica e la miniaddominoplastica (adatta nel caso in cui l’eccesso adipo-cutaneo non sia estremamente eccessivo) consistono nella rimozione dell’eccesso di cute e di grasso dalla parte superiore e inferiore dell’addome migliorando l’aspetto di un addome rilassato e/o prominente. E’ un tipo di intervento verso il quale mostrano molto interesse gli uomini, le donne che hanno avuto una gravidanza e quei pazienti che a causa di un’età non più giovane hanno difficoltà di dimagrimento.L’addominoplastica si esegue in anestesia generale, cioè a paziente completamente addormentato ed ha una durata di circa 3 ore. Generalmente sono necessarie due incisioni: una nella porzione bassa dell’addome appena sopra la linea dei peli del pube che si prolunga lateralmente; la seconda è di forma circolare intorno all’ombelico, verrà effettuata solo se sarà necessario riposizionarlo più in alto per conferire un aspetto naturale. Durante l’intervento la cute ed il tessuto adiposo sottocutaneo sono scollati e sollevati dai piani sottostanti, se necessario si accostano i muscoli retti dell’addome, quindi viene asportato l’eccesso di cute e di grasso. Due piccoli tubi di drenaggio morbidi vengono inseriti in prossimità della ferita al fine di raccogliere il sangue ed il siero che eventualmente potrebbe accumularsi. Tali drenaggi vengono rimossi senza dolore alle prime medicazioni. Infine viene applicata una medicazione compressiva.
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Dopo l’intervento i pazienti dovranno rimanere a riposo per almeno 48 ore. Il dolore è generalmente minimo e controllabile con i comuni farmaci analgesici. La medicazione compressiva applicata alla fine dell’intervento verrà rimossa dopo 24 – 48 ore e sostituita da una guaina elastica con apertura anteriore che il paziente avrà acquistato in precedenza. Una sensazione di costrizione nella parte più bassa dell’addome sarà presente dopo l’intervento e potrà costringere a posizioni obbligate. Ciò si verifica per un tempo abbastanza breve e generalmente scompare dopo 7-10 giorni. I punti di sutura, qualora fossero esterni, vengono rimossi dopo 7-10 giorni. E’ consigliabile riposare quanto più è possibile a letto per la prima settimana senza decubitare sull’addome per le prime due settimane.
L’attività fisica andrà ripresa gradualmente solo dalla settimana successiva l’intervento.
Dopo l’intervento è sempre presente una perdita di sensibilità cutanea nella parte inferiore dell’addome che è generalmente temporanea e che scompare dopo alcuni mesi. La liposcultura (lipoaspirazione o liposuzione) è uno degli interventi principali nella chirurgia del rimodellamento corporeo: consiste nell’aspirare il grasso sottocutaneo in eccesso con l’utilizzo di microcannule. La liposuzione è un intervento particolarmente indicato in persone di peso relativamente normale e con una cute che permetta questo trattamento, infatti, le pelli poco elastiche e rilassate non rappresentano un buon punto di partenza. Questo difetto non è soltanto legato all’età avanzata, ma si trova anche in pazienti giovani che siano andate incontro a gravidanze e/o a dimagramenti importanti, che abbiano assunto anticoncezionali per lunghi periodi, che siano forti fumatrici.
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Le aree in cui può essere praticata la Liposcultura sono le guance, il collo, le braccia, il torace (per esempio nella pseudo-ginecomastia negli uomini), l’addome e i fianchi, le cosce (interno ed esterno), i polpacci e le caviglie. L’intervento può essere eseguito in regime di Day-Hospital o con un ricovero che non supera, generalmente, le 24 ore, con anestesia locale, spinale/epidurale o, in alcuni casi, generale. La liposuzione ha come obiettivo l’aspirazione, cioè la sottrazione del grasso, mediante l’azione di una cannula collegata ad un apparecchio aspirante o attraverso una speciale siringa o microcannula introdotta attraverso una piccola incisione della cute (circa 2-3 mm). Nel postoperatorio possono essere presenti ecchimosi (lividi) per 1-2 settimane ed è consigliabile indossare in maniera continuativa una guaina compressiva per almeno 30 giorni. L’esposizione al sole è consentita solo dopo qualche mese mentre può essere utile un ciclo di massaggi a distanza di 15 giorni e la ripresa dell’attività fisica appena possibile.
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Incendio in corso Belgio, brucia un appartamento
Nella notte a Torino, in corso Belgio, un incendio è scoppiato in un appartamento. Le fiamme sono partite dal primo piano dell’edificio al civico 47, per cause ancora da accertare. Leggermente intossicato l’affittuario dell’alloggio, un uomo di origini marocchine, trasportato all’ospedale Gradenigo per accertamenti. Sono intervenute due squadre dei vigili del fuoco. Ora l’appartamento è dichiarato inagibile.
(foto archivio)
12 agosto 2018
Dopo il titolo italiano, quello del Sette Colli e quello di domenica scorsa ai Campionati Europei di Glasgow, dopo aver scalato inesorabilmente la classifica dei migliori performer italiani di tutti i tempi, ad Alessandro Miressi mancava soltanto il record italiano dei 100 stile libero
È arrivato oggi nella finale Cadetti del Campionato Italiano di Categoria, che il 19enne di Fiamme Oro e Centro Nuoto Torino si è aggiudicato con il tempo di 47”92 davanti a Davide Nardini (Olimpic Swim Pro, 49”85) e Leonardo Deplano (Esseci Nuoto, 50”28). Nessuno meglio di lui in campo nazionale. Cade quindi il 47”96 nuotato da Luca Dotto a Riccione agli Assoluti di aprile 2016; Miressi è ora il re azzurro indiscusso della gara regina. Oggi è passato in 22”73 ai 50 metri, confermando la brillantezza che ieri l’aveva portato al titolo italiano sui 50 con il personale di 21”94; e poi con il suo irresistibile ritorno ha fermato il cronometro sul 47”92, di nove centesimi migliore rispetto al precedente personale, il 48”01 che gli aveva consegnato il titolo europeo. “Era da tempo che me lo stavo promettendo ma non me lo aspettavo proprio” ha commentato l’allievo di Antonio Satta, che ha fatto registrare anche la terza prestazione mondiale dell’anno, “questo record è la ciliegina sulla torta e battere un mito come Luca Dotto è un onore per me. Adesso vacanze perché sono veramente stanco, ma poi si riparte con un obiettivo ben preciso: il Mondiale del 2019”.
Di Pier Franco Quaglieni
.E’ mancato a Cortina d’Ampezzo l’editore Cesare De Michelis, presidente della “Marsilio”. Stava per compiere 75 anni. Da trent’anni viveva con un polmone solo, affrontando con coraggio la vita.I suoi funerali si terranno nella chiesa valdese di Venezia il 14 agosto. Apparteneva ad una famiglia i cui fratelli erano tutti docenti universitari come lui, saliti in cattedra giovanissimi. Il più noto è Gianni De Michelis, ras del partito socialista nel Veneto, arrestato durante Tangentopoli, ideatore di quell’Expo a Venezia alla fine degli anni ’80 che avrebbe devastato la laguna. Anche Cesare si lasciò sedurre dalla politica e divenne assessore al Comune di Venezia. Il clan De Michelis si considerava padrone di Venezia e ricordo che una sera il suo arrivo con un codazzo di sostenitori sconvolse il servizio di un noto ristorante dove finirono di trascurare i clienti che stavano cenando per servire il Doge socialista. Ho conosciuto e anche un po’ frequentato Cesare, non ho mai voluto avere nulla a che fare con Gianni di cui pure va riconosciuta l’ indiscussa intelligenza politica specie se confrontata con chi ci governa oggi. Cesare nel 1992 fu il curatore di un’antologia degli scritti di Pannunzio precedenti al “Mondo” a cui io stesso collaborai con consigli e qualche suggerimento. Mi chiese di presentargli il libro al Salone del Libro di Torino ,forse l’unica presentazione che ebbe in Italia quel libro che raccoglieva il Pannunzio minore. Rimanemmo in contatto e per un anniversario di fondazione del Centro “Pannunzio”,mi pare nel 2003 ricambiò la cortesia, scrivendo un pezzo per quella occasione. Poi la pubblicazione di un libro da parte sua interruppe piuttosto bruscamente il nostro rapporto in quanto quel libro era, sotto tanti punti di vista ,l’esatto opposto dell’antologia che aveva pubblicato su Pannunzio. Per un editore essere aperto a tutti era sicuramente una virtù, ma io non gradii. Si era nel 2010 alla vigilia del centenario della nascita di Pannunzio e il clima era molto teso in quanto ci fu un esiguo gruppetto romano che cercò di monopolizzare il comitato ministeriale per il centenario, senza riuscirci. Quella del 2010 fu una battaglia memorabile che combattei con intransigenza ,se posso dirlo, leonina. Nel gruppetto purtroppo c’era anche De Michelis. Dietro quel
gruppetto incredibilmente c’era la massoneria(che voleva mettere le mani su Pannunzio che, tra l’altro, non fu mai un massone ) e non escluderei a priori che anche Cesare fosse un affiliato come Zanone e l’ex ministro Maccanico che abbandonarono il Centro Pannunzio per seguire i “pannunziani” dell’ultima ora ,trovando la fermissima disapprovazione di Marco Pannella.
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I nostri rapporti ripresero molto superficialmente quando ,due anni fa ,Marsilio pubblicò un libro dell’amico Marcello Pera. Cesare era sicuramente uno spirito libero che seppe coniugare due attività di per sè incompatibili: quella di professore universitario e di imprenditore editoriale. Ma gli va dato atto che a Padova fu un ottimo docente di letteratura italiana contemporanea, considerato dai suoi allievi un vero maestro. E fu un editore aperto, non fazioso, non ideologico. In sintesi, una vera eccezione nel panorama editoriale italiano. C’è chi ha scritto che era l’opposto di Elio Vittorini che pretendeva di pubblicare solo i libri che gli piacevano. Io aggiungerei che la “Marsilio” è stata una casa editrice che dal 1961,quando venne fondata da un gruppo di giovani professori tra i quali incredibilmente anche Tony Negri , il teorico del terrorismo armato, si caratterizzò in modo opposto alla casa editrice Einaudi in cui i soliti intellettuali di estrema sinistra dettavano legge. La Casa editrice di Giulio Einaudi naufragò miseramente, quella di De Michelis si sviluppò e acquistò prestigio. Era un veneziano simpatico, senza la boria né dell’accademico, né del grande editore. Qualche volta ci siamo incontrati a Venezia ed è stato signorilmente molto ospitale con me. Uno dei miei rammarichi è non aver mai pubblicato con lui un libro. La vicenda del 2010 relativa a Pannunzio impedì di dar corso ad una sua proposta, quella di scrivere una biografia sul direttore del “Mondo”, servendomi anche delle testimonianze che avevo raccolto negli anni, frequentando la vedova e gli amici di Pannunzio. Mi spiacque di dover far prevalere le ragioni del Centro “Pannunzio” anche nei confronti di un amico amabile come Cesare, ma non mi pento di averlo fatto. Sconfissi una lobby agguerrita ed arrogante: uno dei pochi meriti di cui sono orgoglioso. L’editoria italiana si priva di uno dei suoi protagonisti più lucidi e più limpidi. Non era facile ,essendo il fratello dell’ex ministro socialista, restare sè stessi, come egli seppe fare anche negli anni della burrasca che travolse il partito socialista. Era un gran signore veneziano e il suo essere valdese metodista lo portava naturaliter alla tolleranza. Penso che questo mio ricordo così fuori dagli schemi del coccodrillo non gli dispiacerebbe. Era un uomo di cultura che viveva fuori dagli stereotipi fastidiosi di certa cultura impegnata e faziosa.
Promenade Le Corbusier
Cap Martin – I sentieri non sono mai solamente delle vie di comunicazione, sono quasi sempre dei collegamenti tra mondi e modi di essere spesso opposti
A Cap Martin La Promenade dedicata a Le Corbusier è infatti sempre stata ( come si può intuire dall’antico nome: Chemin des Douaniers) la via di contatto tra due mondi, quello del glamour del Principato di Monaco e quello estremamente riservato degli abitanti di Roquebrune Cap Martin. Il sentiero Le Corbusier fu realizzato nel 1791 e collega l’estremità Sud di Cap Martin al Principato di Monaco. Attraversa scorci mozzafiato e vegetazione rigogliosa (frutto degli allestimenti dei giardini delle ville, realizzate ai primi del Novecento, prospicienti il percorso), fino a giungere all’attuale confine tra Roquebrune e Il Principato, fiancheggiando le luminescenti spiagge “du Buse” e “du Golfe Blue”. Le Corbusier (Charles-Edouard Jeanneret-Gris) vi aveva realizzato il suo buen retiro, non a caso chiamato “Le Cabanon”: una semplice costruzione in cui la sola concessione all’estro é rappresentata dai colori delle pareti interne, che sono in assonanza con le tinte che la luce assume illuminandole alle diverse ore del giorno. Per una delle più celebri archistar dei suoi tempi “Le Cabanon” rappresentava la sintesi estrema di ciò che realmente contava: la luce (nella miriade di sfumature che aveva sempre cercato di esaltare nelle sue realizzazioni) e una vista inarrivabile sull’allora piccola perla del golfo del Principato. Non gli occorreva altro. Spesso l’essenziale é tutto.
I due “mondi” collegati da La Promenade sono apparentemente antitetici.
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Per i monegaschi che lo apprezzano, il sentiero é quasi un obbligo legato allo stile di vita. Chi parte da Montecarlo per percorrerlo lo fa per mantenersi in forma prima di uno degli innumerevoli appuntamenti mondani monegaschi o addirittura lo usa come “riscaldamento” prima di un incontro di tennis al Country Club, che é proprio all’inizio del sentiero dal lato di Montecarlo. Gli abitanti di Cap Martin che la mattina percorrono il sentiero di corsa o passeggiando lo fanno con spirito differente (almeno in parte); hanno in mente di tornare a curare le loro case e i loro giardini (per chi é riuscito a salvarli dalle nuove costruzioni) e, soprattutto, di preservare la loro provenzalitá, fatta di piccoli mercati, ristrutturazioni di casette secolari e poche ma, molto intense, altre attività. Soprattutto alla mattina i due “mondi” si incrociano e si sfiorano lungo i saliscendi e le innumerevoli gradinate del sentiero. Si salutano cordialmente, anche forse paghi, ogni anno, di incrociare il proprio “complementare”. Il sentiero ha le sue regole e i suoi punti di riferimento, ognuno declinato a seconda dello spirito con cui si percorre.
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Chi lo conosce sa che ogni punto notevole deve essere superato in un preciso istante, altrimenti vuol dire che non si é in forma o più semplicemente che il Tempo (che sicuramente non é uno sportivo) non vuole restare troppo indietro rispetto alle nostre passioni. Anche se si tratta di svago occorre un minimo di disciplina per rispettare i tempi. I continui cambiamenti di pendenza e le viste di una bellezza inarrivabile nella loro essenzialità (soprattutto in primavera e in inverno quando il mare e il mistral sembrano essere gli unici compagni) indurrebbero a cambiamenti di ritmo che vanificherebbero gli sforzi degli appassionati delle prestazioni. Non sempre é però così. A volte i due “mondi” riconoscono che si possono fare degli strappi alle regole (in fondo le regole sono fatte per essere infrante) e decidono che un bagno tra le anse ricavate tra le rocce possa essere un altro piacevole modo di “salutarsi”.
Enrico Bertuccio
Il crollo della lira turca
Erdogan, l’uomo forte della Turchia, viene economicamente affossato dal raddoppio dei dazi americani. Niente male per un alleato nella Nato che Trump con assurda miopia considera ormai un peso economico per gli Usa . L’uomo forte turco chiede allora aiuto all’uomo forte russo contro la politica protezionista americana che non rispetta neppure gli alleati. E Putin non sarà certo insensibile alla richiesta di aiuto. Si determinerà l’ennesimo cortocircuito internazionale. Il crollo della moneta turca ha avuto gravi ripercussioni sulla moneta europea e sulle borse ,soprattutto su quella italiana . Tutto ciò significa che gli uomini forti non sono la soluzione dei problemi ,anzi ,sono mine vaganti molto pericolose e che i popoli devono risvegliarsi da questo sonno della ragione che provoca mostri in politica ed economia. Le infatuazioni autoritarie devono finire, pena gravissime conseguenze sulla realtà internazionale, sulla vita delle nazioni e sulla vita di ciascuno di noi.
«I recenti incidenti in Puglia dimostrano purtroppo che la legge sul caporalato non funziona, perché non solo non riesce a contrastare efficacemente lo sfruttamento del lavoro in campagna, ma potenzialmente rischia di trasformare in caporali tutti gli imprenditori agricoli»
Chi parla è Roberto Barbero, presidente della Confederazione italiana agricoltori di Torino, strenuo oppositore fin dalla prima ora della speciale normativa contro il reclutamento selvaggio della manodopera agricola: «Il problema è che la legge ha finito per mettere tutti i datori di lavoro sullo stesso piano – osserva Barbero -, allargando a dismisura il raggio di azione dei controlli e rendendo paradossalmente più difficile l’individuazione dei veri sfruttatori senza scrupoli. Chiunque oggi abbia dei dipendenti che vengano sorpresi nei campi senza scarpe antinfortunistiche o si dimentichi di registrare due ore di straordinario, incorre nel medesimo rigore punitivo riservato a chi con violenza e minaccia, sfrutta i lavoratori e li sottopone a trattamenti disumani e degradanti, al di fuori di ogni regola e controllo. Il risultato è che il legittimo giro di vite degli ispettori in campagna finiranno per pagarlo gli imprenditori che lavorano alla luce del sole, mentre quelli “invisibili” continueranno probabilmente a rimanere tali». Sul piano operativo, in questi mesi Barbero sta incontrando i rappresentanti parlamentari del territorio per chiedere che venga almeno concessa la depenalizzazione delle inadempienze lievi o meramente formali nell’ambito della legge sul caporalato.