Mentre il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, insiste nel ribadire che la Tav va ridiscussa, analizzando i costi-benefici, il ministro dell’economia Giovanni Tria, intervenuto alla Summer School di Confartigianato ha parlato così di Tav e Tap: “Spero che si facciano, che il problema si sblocchi, che ci sia una soluzione: si tratta di grandi collegamenti internazionali”. Una nuova divisione nell’esecutivo su temi di grande importanza per lo sviluppo del Paese.
Sguardo su via Garibaldi e le Alpi
Via Garibaldi e un “pezzo” della statua dell’Alfiere sardo, con le Alpi sullo sfondo, nella bellissima foto di Andrea Cherchi scattata da Palazzo Madama.
“Censura social” per i radicali

Sospetta legionella, donna muore a Torino
E’ probabilmente la legionella, che ha colpito nel Nord Italia diverse persone nelle ultime settimane, la causa della morte alla clinica Fornaca di una 61enne, moglie di un imprenditore torinese. La donna, che soffriva già di altre patologie, avrebbe contratto il batterio in vacanza, in una località di mare. Al momento del ricovero i medici le avrebbero diagnosticato una polmonite, ma i successivi accertamenti avrebbero poi ricondotto alla legionella.
Splendida Superga
Le luci di Superga si stagliano nel cielo di Torino. La foto è di Vincenzo Maiorano
Mauriziano top mondiale per intervento al fegato
La Chirurgia generale ed oncologica dell’ospedale Mauriziano di Torino ha vinto il primo premio mondiale per il miglior intervento chirurgico epatico
La Chirurgia generale ed oncologica dell’ospedale Mauriziano di Torino ha vinto il primo premio mondiale per il miglior intervento chirurgico epatico in video. Importante riconoscimento conseguito dall’équipe della Chirurgia Generale ed Oncologica dell’ospedale Mauriziano di Torino, diretta dal dottor Alessandro Ferrero, in occasione del XIII° Congresso mondiale dell’IHPBA (Associazione Internazionale di Chirurgia Epatobilio-pancreatica), tenutosi nei giorni scorsi a Ginevra. Alla fine del Congresso, che ha visto la partecipazione dei massimi esperti in chirurgia epatica e pancreatica provenienti da tutto il mondo, la Chirurgia del Mauriziano ha vinto il primo premio per il miglior intervento chirurgico presentato come video (“Best Video Award”). Il caso proposto era relativo ad una paziente di 77 anni con numerose metastasi epatiche da tumore intestinale di voluminose dimensioni (fino a 7 centimetri), sottoposta all’asportazione di circa il 70% del fegato mediante tecnica laparoscopica. Questo tipo di intervento, classicamente eseguito mediante ampie incisioni addominali, rappresenta una procedura innovativa eseguita in pochi centri ad alta specializzazione, che consiste nell’asportazione del fegato malato mediante piccole incisioni attraverso le quali passano strumenti di dimensioni ridotte, con importanti vantaggi per i pazienti in termini di riduzione del dolore e della degenza ed una più rapida ripresa postoperatoria. Attualmente circa la metà degli interventi sul fegato eseguiti all’ospedale Mauriziano avviene con questa tecnica, motivo per cui rappresenta un centro di riferimento italiano e non solo per la chirurgia laparoscopica epatica.
Il nuovo Piano per la salute mentale
Tra le misure previste nel nuovo Piano d’azione per la salute mentale spiccano l’istituzione di un’apposita Consulta regionale, con il compito di far emergere problemi e avanzare proposte e la creazione del Comitato di monitoraggio per verificare la progressiva attuazione del piano. Si punterà su campagne informative e di sensibilizzazione per diffondere la consapevolezza che la sofferenza mentale riguarda tutti e non va ghettizzata. Sono inoltre previste azioni per promuovere la salute mentale attraverso servizi di accompagnamento alla genitorialità, tavoli territoriali riservati alla promozione di una vita attiva e integrata in ogni fase dell’esistenza, l’accesso ai servizi dei Centri di salute mentale, l’integrazione dei percorsi di cura e il sostegno all’autonomia all’abitare, al lavoro e alla socialità. Lo ha spiegato l’assessore alla Sanità Antonio Saitta in quarta Commissione, presieduta da Domenico Rossi, dove si è svolto questa mattina il dibattito generale sulla proposta di deliberazione 319, “Approvazione del piano d’azione per la salute mentale in Piemonte”. In apertura di seduta Saitta ha comunicato che la Giunta regionale ha accolto gran parte delle richieste di modifica e delle integrazioni proposte nei mesi scorsi dal Consiglio delle Autonomie locali (Cal) e ha ricordato che il documento è frutto di un percorso “partecipato”, avviato da Ires Piemonte lo scorso anno e, attraverso workshop e tavoli di lavoro che hanno coinvolto
istituzioni, professionisti, associazioni, pazienti e famiglie ha portato all’individuazione di venti azioni da mettere in atto. Il dibattito generale è stato aperto da Gian Luca Vignale (Mns), che a margine dei lavori ha lamentato, con Davide Bono (M5s), il fatto che all’inizio di agosto la Giunta regionale abbia approvato la proposta di delibera sulla domiciliarità senza che essa passasse all’esame del Consiglio regionale. Saitta ha però replicato che si è trattato di una proposta di delibera sperimentale che, sulla base dei risultati ottenuti, condurrà alla formulazione della proposta di delibera definitiva. Vignale ha sottolineato che un grosso limite al piano è rappresentato dalle misure riguardanti il sostegno all’abitare, al lavoro e alla socialità. Per il M5s sono intervenuti Bono e Gian Paolo Andrissi, che hanno evidenziato la necessità di partire da un quadro legato alle risorse finanziarie disponibili e alle tempistiche, sottolineando che per quanto riguarda i finanziamenti l’Italia è agli ultimi posti in Europa e il Piemonte agli ultimi dell’Italia. Per il Pd hanno preso la parola i consiglieri Domenico Ravetti e Paolo Allemano, che hanno sottolineato la bontà del piano, frutto di un lavoro partecipato. Ravetti ha anche definito il documento “dinamico”, perché può essere vissuto e
rivitalizzato ogni giorno, Allemano ha sottolineato l’importanza del concetto di “budget di salute”, che non include solo i soldi ma altre risorse quali il tempo e l’impiego di servizi. L’assessore Saitta, ringraziando per l’utilità del confronto, ha dichiarato che alcune osservazioni fatte saranno oggetto di valutazione e di possibili emendamenti. Ha convenuto sul fatto che alcune indicazioni possono sembrare generiche, ma la situazione disomogenea dei servizi offerti da Asl ad Asl è un fatto reale e cominciare a fornire indicazioni alle strutture per poter agire rappresenta un buon passo in avanti. Al termine della seduta la consigliera Valentina Caputo (Pd) ha illustrato due emendamenti alla proposta di legge 250, “Istituzione del Fattore famiglia”, di cui è prima firmataria. La discussione su entrambi i provvedimenti riprenderà nelle prossime sedute.
Gtt revoca 260 licenziamenti
E’ stato raggiunto l’accordo raggiunto fra Gtt e organizzazioni sindacali (tranne Usb) che revocano quindi lo sciopero dei mezzi pubblici il prossimo 21 settembre. L’intesa è stata firmata nell’incontro nel corso del quale il presidente e amministratore delegato uscente Walter Ceresa hanno annunciato il ritiro dei 260 licenziamenti in un primo tempo previsti dal piano industriale, inseriti nel piano per il risanamento dell’azienda del trasporto pubblico torinese. Da oggi è in carica il nuovo cda di Gtt, presidente Paolo Golzio e Giovanni Foti amministratore delegato.
(foto: il Torinese)
IL CAMPUS CINOFILO UISP A BARDONECCHIA

L’assedio di Idlib
FOCUS INTERNAZIONALE di Filippo Re
Sembra l’atto finale della guerra siriana l’offensiva scatenata da Putin e Assad su Idlib nel nord-ovest del Paese, l’ultima roccaforte dei ribelli e delle milizie qaediste che da sette anni e mezzo combattono contro il regime di Damasco. E sembra anche uno sgarbo rivolto a Trump che poche ore prima aveva intimato a russi e siriani di astenersi da qualsiasi intervento militare. Invece, aerei russi e siriani hanno ripreso i raid attorno a Idlib dopo oltre tre settimane di sosta. I missili dei jet russi hanno colpito diverse postazioni dei jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham e un’area in mano a ribelli filo turchi.
L’attacco ordinato da Mosca e da Damasco è il segnale che potrebbe annunciare l’offensiva di terra, i cui piani sono al centro del vertice di Teheran tra russi, iraniani e turchi. Oltre 120.000 soldati siriani e russi sono pronti ad andare all’assalto di 60.000 insorti in quella che si presenta come una campagna militare ancora più cruenta e terribile di quelle viste ad Aleppo e nella Ghouta orientale, alle porte di Damasco. Si prevede la fuga di centinaia di migliaia di civili verso la Turchia che ha inviato rinforzi per bloccare l’ondata di profughi che si riverseranno lungo la frontiera. Le mosse di Ankara nei confronti dei suoi alleati a Idlib e verso Putin saranno decisive. Erdogan ritirerà i suoi soldati dalle zone contese e lascerà al loro destino le fazioni ribelli che sostiene? Staffan de Mistura, l’inviato dell’Onu per la Siria, ha chiesto a Putin e al presidente turco di fare di tutto per trovare un accordo ed evitare un bagno di sangue nella provincia di Idlib. Uno scontro su larga scala porterebbe a un nuovo massiccio esodo di civili verso il Paese della Mezzaluna. Un’eventualità che preoccupa Erdogan, già in difficoltà sul piano interno per la grave crisi economica. Nella guerra infinita siriana (circa 400.000 morti) si rischia una nuova catasfrofe umanitaria. Gli accorati appelli del Papa alla comunità internazionale per fermare la macchina bellica sembrano caduti nel vuoto. Il Vicino Oriente torna a infiammarsi.
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L’Iran sposta i missili in Siria e in Iraq per minacciare Israele e l’Arabia Saudita. Israele lancia i suoi missili contro basi iraniane al di là del Golan e il ministro della difesa Lieberman non esclude di colpire obiettivi persiani anche in Iraq. Nell’infuocata polveriera siriana le forze islamiste dell’Isis e di al Qaeda si riorganizzano e tornano a minacciare l’Occidente. Idlib conta oggi almeno 500.000 abitanti, la maggior parte dei quali sono siriani fuggiti da tante altre zone in cui si combatteva. Sembrava un’isola felice nella tragedia siriana ma oggi la situazione è cambiata. A Idlib sono presenti, secondo l’Onu, 10.000 foreign fighters e la popolazione della provincia è passata da uno a tre milioni di abitanti, quasi tutti sfollati e tutti a rischio con l’offensiva siro-russo-iraniana contro i ribelli jihadisti e filo-turchi che potrebbe causare un numero altissimo di vittime e di profughi. Oltre 700.000 civili sono intrappolati tra russi e turchi e potrebbero fuggire dalla Siria e raggiungere l’Europa in qualsiasi momento. Per aiutarli a fuggire da Idlib si sta cercando, con grande fatica, di aprire “corridoi umanitari” ma il tempo stringe. Rispunta anche la paura di possibili attacchi chimici da entrambe le parti. Francia, Gran Bretagna e Regno Unito minacciano di rispondere con la forza in caso di un attacco chimico da parte dei siriani contro Idlib. Si riaffaccia intanto lo spettro della pulizia etnica. Non mancano infatti le preoccupazioni per una possibile “pulizia etnica” da parte di sciiti e alawiti (il clan di Assad al potere) contro i sunniti, la maggioranza della popolazione, e dei curdi contro i cristiani nel nord-est del Paese. Il 60% della provincia di Idlib è controllato dai qaedisti di Hayat Tahrir al-Sham (ex Fronte al Nusra) mentre il resto del territorio è conteso da milizie jihadiste, rivali tra loro, e da altri gruppi riuniti nell’ “Esercito libero siriano” armato dalla Turchia. Assad vuole chiudere la guerra prima possibile e avviare la ricostruzione del Paese. Dopo la riconquista di Aleppo e Raqqa e nel sud della Ghouta orientale e Douma, le truppe del rais di Damasco marciano verso la riconquista delle aree settentrionali che ancora sfuggono al suo controllo.
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Dopo la riconquista di Idlib rimarebbero escluse solo alcune zone curde nel nord e nel settore centro-orientale dove hanno trovato riparo i soldati del Califfo. Nel caos siriano anche al Qaeda e l’Isis tornano a far paura come dimostrano i recenti appelli a continuare la guerra santa contro l’Occidente di Al Baghdadi e di Al Zawahiri, leader di al Qaeda. Tra Siria e Iraq sarebbero, secondo le Nazioni Unite e i servizi segreti americani, circa 30.000 i combattenti dell’Isis ancora operativi e pronti a colpire in Occidente e alcune centinaia di miliziani sarebbero già tornati nei Paesi europei da cui erano partiti per combattere nel Levante. La ferocia di questi miliziani è riemersa nuovamente a fine luglio nel massacro di Suweida nel sud-ovest della Siria contro la locale comunità drusa (oltre 250 vittime) e nella recente decapitazione di uno degli ostaggi sequestrati nel corso dell’incursione jihadista. Lo stesso regime siriano, che nonostante i crimini commessi contro la popolazione negli ultimi anni, è stato indegnamente nominato nei giorni scorsi alla presidenza di turno della Conferenza internazionale sul disarmo, ha messo in guardia i Paesi europei sul ritorno in patria di una folta pattuglia di combattenti reduci dal Siraq e potenzialmente pronti a colpire. La chiesa siriana osserva con angoscia gli sviluppi della situazione e ringrazia Papa Francesco per i suoi appelli a favore della pace in Siria. Manifesta però anche forti timori per la situazione dei cristiani siriani che dopo essere stati uccisi e cacciati dalle loro terre dagli estremisti islamici dell’ex Stato islamico sono ora perseguitati dai curdi. Una sorta di “pulizia etnica” in atto già da tempo nelle regioni nordorientali della Siria. La denuncia arriva da Jacques Behnam Hindo, arcivescovo siro-cattolico di Hassakè, nel nord est della Siria, secondo cui è in atto un tentativo da parte dei curdi di cancellare la presenza cristiana in queste zone del Paese. Alcune scuole cristiane, siriaco-ortodosse e armene, sono state chiuse dalle autorità curde scatenando le critiche delle associazioni cristiane che accusano i curdi di violare di diritti umani nel silenzio del mondo. Nel dramma siriano forse l’unica buona notizia è la prossima riapertura del monastero di Santa Tekla a Maalula, occupato e saccheggiato dai miliziani islamisti tra il 2013 e il 2014. Maalula, 50 km a nord est di Damasco, è famoso per essere uno dei luoghi al mondo in cui si parla ancora l’aramaico, la lingua del tempo di Gesù.
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dal settimanale “La Voce e il Tempo”