RAVE PARTY, CONTROLLO DI TRENI E STAZIONI
Durante i controlli del fine settimana nelle stazioni maggiori del capoluogo torinese ed a bordo treno, nella sola serata di sabato 8, la Polfer ha intercettato e controllato numerosi gruppi di giovani e ragazzi diretti ad un Rave Party nell’alessandrino. A Torino Porta Nuova, Torino Porta Susa e Torino Lingotto, gli operatori Polfer con il concorso dei rinforzi inviati dalla Questura hanno controllato gli imbarchi dei convogli dove si erano accalcate alcune centinaia di passeggeri, prevenendo danneggiamenti e interferenze con la circolazione ferroviaria. Nella sola stazione di Torino Lingotto, poco prima delle 23 veniva sorpresa a bordo di treno diretto a Chivasso una cinquantina di ragazzi sprovvisti di biglietto, 40 di loro venivano regolarizzati a bordo dal Capo Treno, grazie alla messa in sicurezza di Polfer, mentre una decina veniva fatta scendere perché rifiutava di munirsi di biglietto. Intensificati i servizi della Polfer anche nelle stazioni di Alessandria, Asti, Novara e Vercelli, in coordinamento con personale inviato da quelle Questure.I controlli in ambito ferroviario sono proseguiti fino alla mattinata odierna, durante il deflusso dei partecipanti dal Rave Party.Complessivamente nel weekend sono state controllate a livello compartimentale 1.236 persone, di cui 502 a bordo dei 123 treni scortati dalla Polizia Ferroviaria.
Speciale Estate Ragazzi al Museo del Risorgimento
Dalla Caccia al Personaggio al Gioco dell’Oca del Risorgimento: il Museo si trasforma in divertente e istruttiva ludoteca per i bambini dei Centri Estivi
Divertirsi e imparare, giocando di sala in sala nel Museo più antico e più importante dedicato alla storia dell’Unità d’Italia. Anche quest’anno, infatti, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino (via Accademia delle Scienze, 5) offre ai bambini, dai 6 ai 13 anni frequentanti i Centri Estivi, la possibilità di trascorrere un paio d’ore di divertimento – assicurato e magari abbinato a qualche nozione di storia patria che fuori di scuola può anche risultare un tantino più piacevole – all’interno dei suoi spazi. Si parte lunedì prossimo 10 giugno e si arriva a venerdì 2 agosto. Dal martedì al venerdì, verranno proposte alcune attività ludiche e di laboratorio (durata 120’ circa), con giochi e passatempi creativi “alla scoperta di storie – sottolineano gli organizzatori – che raccontano i fatti e i personaggi del nostro passato, attraverso un immaginario viaggio nel tempo”. Varia la scelta dei temi su cui andare a incentrare i giochi: da “La Caccia al Personaggio” (in cui i ragazzi, guidati dagli animatori e suddivisi in squadre con tanto di mappe in dotazione, dovranno seguire un percorso a tappe nelle sale del Museo per scoprire – attraverso la soluzione di quiz, rebus e indovinelli – un “favoloso” tesoro nascosto) all’“Artista nell’Ottocento” (prova di creatività grafica, attraverso cui diventare l’”artista ufficiale del re”, immortalarne le imprese, disegnare gli scenari delle grandi battaglie, diventare reporter del fatto del giorno o fare la caricatura del ministro o del politico di cui tutti parlano): dal primo schizzo, alla stampa, alla fotografia i ragazzi completeranno i loro elaborati con l’ausilio di matite, colori e pennelli. In programma, fra gli altri, anche il “Gioco dell’Oca del Risorgimento” e “L’enigma del Risorgimento”. Divertente sfida con il più classico dei giochi da tavolo, il primo, rivisitato e ispirato agli originali conservati nel Museo (e per chi sbaglia casella, la sosta di un turno niente meno che in una cella da brividi dello Spielberg!); gioco cifrato e laboratorio itinerante, il secondo, che si rifà agli antichi codici militari e che permetterà ai ragazzi, in modo divertente e curioso, di scoprire gli oggetti, le vicende e i protagonisti che hanno fatto la storia del nostro Risorgimento. Per ogni percorso è previsto un premio per tutti i partecipanti.
E’ obbligatoria la prenotazione, lunedì – venerdì 10/13; tel. 011/5623719 o prenotazioni@museorisorgimentotorino.it. Info: www.museorisorgimentotorino.it
g. m.
Cosa imparare dai ballottaggi
“Aveva nel sorriso il pianto del mondo e nelle lacrime delle cose faceva brillare la gioia della vita. Toccato dalla grazia del genio era il guanto rovesciato della nostra civiltà, il miele e lo schiaffo, lo scherno ed il singhiozzo; era il nostro rimprovero e la nostra speranza di essere uomini.
Testimone universale commosse e rallegrò i cuori di tutte le razze e latitudini, ovunque si celebrasse il processo all’iniquità, alla presunzione, al cinismo dei ricchi e dei potenti, ovunque dal dolore potesse scaturire la protesta del debole sopraffatto e il riscatto dell umiliato. Uomini e donne di tutte le età e colore si riconobbero in lui, si contorcevano dalle risa e sentivano salirsi dentro pietà per se stessi. Andavano per gioire e uscivano pieni di malinconia”. Così Giovanni Grazzini, su “Il Corriere della Sera” celebrò la dipartita di sir Charles Spencer Chaplin, morto nella sua casa di Corsier sur Vevey intorno alle 4 della mattina di Natale del 1977. A Corsier sur Vevey, in Svizzera, Chaplin aveva fissato la sua dimora quando, nel 1952, venne allontanato dagli Stati Uniti “per gravi motivi di sfregio alla moralità pubblica e per le critiche trasparenti dai suoi film al sistema democratico del Paese che, pure accogliendolo, gli aveva dato celebrità e ricchezza”. Tutto a Corsier continua a parlare di Chaplin, ogni angolo, ogni via, ogni palazzo, la sua casa, le sponde del lago Lemano vegliate dalla statua di Charlot. La villa di Corsier, nel 2016, è stata trasformata nel “Chaplin’s World”, il mondo di Chaplin, che consente al visitatore di entrare in contatto con la vita, le opere e le passioni di un uomo che ha dominato con la sua arte il XIX secolo, creando un cinema immortale e quanto mai attuale. Charles Chaplin nacque 130 anni fa, il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo di Londra di Walworth. Il padre era un attore di varietà con il vizio dell’alcol, la madre un’attrice che ebbe poca fortuna e che, con gli anni, iniziò a mostrare segni di cedimento mentale, affetta da crisi depressive. Dopo un’infanzia difficile, Chaplin iniziò ad esibirsi come fantasista negli spettacoli itineranti di Fred Karno, diventando, insieme a Stanley Jefferson, meglio conosciuto come Stan Laurel, uno degli attori più apprezzati. E’ tra il 1914 e il 1915 che nasce Charlot, “the Trump”, il vagabondo, l’omino dal volto imbiancato, dagli occhi bistrati e dai buffi baffi, con un’eleganza tutta sua: indossa una giacca troppo stretta e troppo corta, sulla quale non dimentica di appuntare un fiore, veste pantaloni ampi e larghi pieni di toppe, ha scarpe lunghe con suole simili a grandi bocche che, ad ogni passo, rischiano di spalancarsi, porta una bombetta e una canna di bambù come i gentiluomini dei quartieri alti. Film dopo film, attraverso la figura di Charlot, Chaplin dà voce al “diseredato della società”, all’umile, al reietto, alla massa inascoltata e lo fa con garbo estremo, senza la necessità di abbandonarsi a immagini violente, ma facendoci toccare con mano la crudeltà di un mondo nel quale bisognerebbe, invece, tendere alla felicità. E’ Charlot a mostrarci le ingiustizie profonde che sarebbero sanabili se l’uomo non vivesse nel proprio ristretto egoismo, è Charlot a prenderci per mano e a condurci sul ponte di una nave di terza classe, emigrante tra gli emigranti, disperato tra i disperati che viaggiano verso una terra promessa, pieni di speranze che, invece, verranno deluse, è con Charlot che viviamo il dramma di di una fabbrica che condanna l’uomo a gesti ripetitivi, a ritmi assurdi e allucinanti, quelle fabbriche che Simone Weil, negli stessi anni, avrebbe definito capaci di spezzare l’essere umano, di distruggerne il coraggio, la coscienza e la dignità. Con Charlot conosciamo la storia di un padre che è adottivo e solo, conosciamo l’immagine di una famiglia monogenitoriale nella quale quello che conta davvero non sono i legami di sangue, il benessere o le convenienze, bensì l’amore puro e semplice. E’ sempre Charlot, nel 1940, a dare il volto, in una geniale parodia dei totalitarismi che schiacciavano l’Europa, contemporaneamente ad un barbiere ebreo e a Hitler, in una straordinaria dicotomia tra bene e male, tra giusto e ingiusto, in una satira tagliente e delicata al tempo stesso, con un finale commovente in cui i due personaggi si scambiano e si sovrappongono e in cui Chaplin regala ad un mondo violento e dominato dall’odio il suo discorso all’umanità, lirico e commovente messaggio diretto al cuore dell’uomo: “Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, neri o bianchi. Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca ed è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue”. Il discorso all’umanità assume toni visionari, dipingendo un’epoca fatta di una comunicazione rapida e spesso sbagliata, nel passaggio in cui Chaplin afferma “La mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l’uomo a torturare e imprigionare gente innocente. A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L’infelicità che ci ha colpito non è che un effetto dell’ingordigia umana: l’amarezza di coloro che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. Qualunque mezzo usino, la libertà non può essere soppressa”. La tecnica deve essere al servizio dell’umanità, di tutta l’umanità, non di pochi folli che ingannano le masse e che la utilizzano per instillare odio. Anche “Monsieur Verdoux” ci presenta, in fondo, semplicemente, uno Charlot invecchiato, un po’ più elegante e forse un po’ più cinico, costretto dalla società e dalla crisi economica a trasformarsi da onesto contabile a Barbablù, pur di riuscire a mantenere la propria famiglia e pronto, alla fine ad abbracciare il proprio destino e a consegnarsi alla giustizia, non senza, tuttavia, invitare l’uomo a riflettere sull’assurdità di una società che ha legalizzato, attraverso la guerra, l’omicidio di massa. “Se parliamo poi di massacri” afferma Verdoux “non abbiamo autorevoli esempi? In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più perfetti per lo sterminio in massa della gente, e quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà, e magari in modo più “scientifico”! Eh, come sterminatore sono un misero dilettante, al confronto”. Charles Chaplin è stato per tutta la vita un uomo innamorato degli altri uomini. Il Governo americano lo definì “comunista”, allontanandolo dagli Stati Uniti, definizione che Chaplin rifiutò sempre perché il suo immenso, struggente amore per l’umanità andava oltre la catalogazione imposta da una parola, da un termine, da poche lettere. In ogni sua opera, nella maschera di Charlot troviamo questo sentimento, ma anche il profondo, inguaribile ottimismo del bambino cresciuto nei sobborghi poveri di Londra che Chaplin conserverà intatto dentro di sé per sempre. E’ quel bambino ad insegnarci che, alla fine, dopo tante difficoltà e dopo tanti problemi, dopo tante ingiustizie e dopo i periodi bui, l’uomo troverà sempre il coraggio di rialzarsi, di prendere per mano il suo simile, di voltare le spalle al passato e di incamminarsi lungo una nuova strada che si dirige verso il futuro.
Barbara Castellaro
Era stato accompagnato in frontiera lo scorso ottobre ed è rientrato in Italia prima dei tre anni previsti, ma è stato riconosciuto proprio dai poliziotti grazie ai quali, quando era stato fermato nel 2018, era originato il decreto di espulsione
Riconosciuto dai poliziotti che lo avevano denunciato mesi fa
Lo scorso ottobre, il ventunenne cittadino albanese era stato fermato per un controllo dagli agenti del Commissariato San Secondo risultando sprovvisto di permesso di soggiorno. Nella circostanza, lo straniero, con a carico numerosi precedenti di polizia, era stato denunciato per il possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. A seguito di ciò, l’uomo era stato espulso dal territorio nazionale.
Dopo aver fatto rientro in Albania, l’uomo aveva contratto matrimonio con una donna italiana riuscendo ad avere anche il cambio del cognome dalle autorità albanesi e il rilascio di un nuovo passaporto.
Rientrato in Italia, nei giorni scorsi l’uomo è stato fermato a Torino dagli stessi agenti del Commissariato San Secondo che 8 mesi prima lo avevano denunciato. Sebbene l’uomo abbia presentato i nuovi documenti, gli agenti si sono insospettiti per la somiglianza dell’uomo con la persona a suo tempo espulsa. I successivi accertamenti hanno evidenziato che la persona fermata era proprio lo straniero espulso nel mese di ottobre, ragione per cui il ventunenne cittadino albanese è stato tratto in arresto.
Tenta di rubare profumi da donna, arrestata
Aveva utilizzato un paio di forbici per rimuovere le placche antitaccheggio da alcune confezioni di profumo ma era stata vista da un addetto alla vigilanza del negozio, con cui intavolava una discussione molto animata: a quel punto, uno dei responsabili la faceva accomodare presso un ufficio in attesa dell’arrivo degli agenti della Squadra Volante. I poliziotti intervenuti hanno rinvenuto all’interno di una borsa in suo possesso tre confezioni di profumo da donna cui erano state tolte le placche antitaccheggio e il paio di forbici, che venivano sottoposte a sequestro. La donna, cinquant’anni, di origini rumene, è stata arrestata per tentato furto aggravato
Lunedì 10 giugno nella Questura di Torino alla presenza del Questore Giuseppe De Matteis e del Rettore dell’Università degli Studi di Torino Gianmaria Ajani, è stato firmato da Fabiola Silvestri, Dirigente del Comparto di Polizia Postale e delle Comunicazioni “Piemonte e Valle d’Aosta” e da Angelo Saccà, Direttore dei Sistemi Informativi, Portale, E-Learning dell’ Università degli Studi di Torino un protocollo d’Intesa tra Università Torino e il Compartimento della Polizia Postale e delle Comunicazioni “Piemonte e Valle d’Aosta”.
L’intesa consentirà di adottare procedure di intervento e di scambio di informazioni utili a prevenire efficacemente i crimini informatici, l’indebita sottrazione di informazioni o qualsiasi ulteriore attività illecita conseguenti al tentativo di attacco informatico con finalità di interruzione dei servizi di pubblica utilità. Il protocollo prevede altresì attività formative congiunte sui sistemi e sulle tecnologie idonee al contrasto dei crimini informatici.
La Polizia di Stato svolge già da tempo, tramite il C.N.A.I.P.I.C. (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, un’efficace azione di raccordo operativo con gli uffici territoriali di competenza poiché la tutela delle infrastrutture critiche informatiche è diventata un obiettivo primario per la prevenzione e repressione dei crimini informatici di matrice comune, organizzata e terroristica.
Massimo Iaretti
Dono del giornalista torinese Maurizio Scandurra, sarà inaugurata dal Sindaco Dimitri Tasso con Alessandro Meluzzi. Don Adriano Gennari presiederà la celebrazione eucaristica.
‘Una campana fa un popolo’, recita un antico adagio. In questo caso, tre. Nasceva infatti il 1° settembre 1998, dall’unione di Colcavagno, Montiglio e Scandeluzza, il nuovo e attuale municipio di Montiglio Monferrato, primo Comune piemontese a essersi fuso in attuazione alla Legge 8 Giugno n. 142 sulle Autonomie Locali.
A commemorare la storica ricorrenza, nell’anno dei festeggiamenti dedicati al ventennale di quella memorabile data, arriva un dono prezioso e unico: la ‘Campana dei Tre Comuni’.
Un sacro bronzo finemente decorato a mano secondo un’antica tecnica plurisecolare, opera della rinomata ‘Pontificia Fonderia Marinelli’, dall’anno 1000 a oggi la prima e più antica fabbrica di campane e arte sacra al mondo.
A omaggiare il manufatto al Comune, il giornalista cattolico, saggista e imprenditore Maurizio Scandurra: “Le campane, oltre che voce di Dio in terra, sono anche documenti di bronzo. Testimonianze vive e attive di momenti unici, che meritano di essere celebrati nel tempo, come in questo caso”, esordisce.
Per poi proseguire: “Considero il borgo di Montiglio Monferrato uno dei più belli da sempre in Italia, al punto da essermene letteralmente innamorato. E aver deciso, così, di offrire anch’io il mio contributo spontaneo in segno di amicizia e stima al Sindaco storico Dimitri Tasso, il Parroco Don Ottavio Sega, gli abitanti e la comunità tutta”.
La campana, opera del noto architetto e designer vercellese Maurizio Chiocchetti (anche stimato restauratore di antichi plessi religiosi) ha un diametro di 53 cm, pesa 115 kg e suona nota Fa.
Troverà collocazione definitiva – su di un’elegante incastellatura in ferro zincato lavorato a mano dedicata alla Divina Provvidenza’, devozione cara a Maurizio Scandurra – all’interno dell’aiuola comunale opportunamente fatta riallestire dal donatore (grazie al prezioso contributo della ‘Marco Gorreri Giardini’ di Vercelli), che per l’occasione verrà dedicata a San Giuseppe Benedetto Cottolengo, primo grande Santo Sociale piemontese le cui suore operarono attivamente per molti anni all’interno del mirabile Castello di Colcavagno.
“La ‘Campana dei Tre Comuni’ reca i nomi di Alfonso Pescarmona, Francesco Mattioli e Angelo Lago – quest’ultimo, purtroppo, scomparso -, alias i tre primi cittadini lungimiranti che intuirono e attuarono la fusione tra le tre municipalità. Oltre alle immagini dei patroni San Lorenzo, San Rocco, San Vittore, dei Santi Giovanni Bosco e Giuseppe Benedetto Cottolengo, e quelle del Castello di Montiglio, di un grappolo d’uva e di una meridiana: tutti motivi per i quali Montiglio Monferrato è conosciuto e apprezzato nel mondo, e che ringrazio vivamente il caro Maurizio Scandurra di aver voluto immortalare per sempre con questo nobile gesto”, dichiara soddisfatto il Sindaco Dimitri Tasso.
“Sulla campana, anche una dedica affettuosa ad alcuni amici fraterni prematuramente scomparsi: l’Avvocato Bruno Poy, un secondo padre per me, e Besim Sina, mio storico collaboratore, un grande albanese emigrato in Italia e timorato di Dio che tanto bene ha fatto a tantissime persone. Oltre a un pensiero affettuoso ad Annibale Fontanella ed Ervina Castaldi, storici e stimati imprenditori piemontesi che dell’amore nella vita e nel lavoro hanno fatto una bandiera esemplare. Incluso con particolar menzione l’indimenticato Guido Nicola, il piccolo, grande uomo di Aramengo, i cui familiari e artisti-restauratori della celeberrima ‘Nicola Restauri Srl’ altrettanto apprezzati nel mondo hanno per l’occasione generosamente riportato all’antico splendore lo stemma municipale sulla facciata di Palazzo Civico”, aggiunge entusiasta Scandurra.
L’evento di inaugurazione avrà luogo a partire dalle ore 16.00 nella Chiesa di Santa Maria della Pace in Via Roma 1 a Montiglio Monferrato con la Santa Messa presieduta da Don Adriano Gennari, Superiore della Comunità torinese dei Sacerdoti dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo e Fondatore della Comunità di Preghiera ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione’, che concelebrerà con Don Ottavio Sega, Parroco di Montiglio Monferrato, Mons. Francesco Mancinelli, Rettore del Santuario di Crea e Responsabile Ufficio Liturgico Diocesi di Casale Monferrato e Don Santo Cristoforo Decca, Arciprete e Parroco di Castenedolo (BS).
A seguire, un tempo di adorazione eucaristica con preghiere di intercessione per i malati, poveri e sofferenti, per poi passare, alle ore 17.30 alla benedizione della campana nella piazza del Municipio, al discorso inaugurale tenuto dal Sindaco, dal Presidente ANCI Piemonte Alberto Avetta, dal giornalista Maurizio Scandurra e dal noto psichiatra, saggista, accademico, criminologo e anchorman tv Alessandro Meluzzi, con il raffinato accompagnamento musicale del duo Griot Folà formato dal Maestro Marco Di Cianni e Marzia Grassi.
Alle ore 18.30, nella medesima Chiesa, avrà luogo il concerto jazz del ‘Luciano Bertolotti Quartet’ dal titolo ‘Le mie estati a Montiglio’.
A conclusione dell’evento, una grande brindisi beneaugurante generosamente offerto dalla Pro Loco di Montiglio Monferrato.
Sulla facciata del Palazzo Municipale, inoltre, verrà apposta permanentemente una grande targa commemorativa di pregiata fattura artigianale, gentilmente omaggiata dall’imprenditore Paolo Garrone, titolare dell’ ‘Holiday Resort Piccola Fonte’ di Cantoira (TO), nelle Valli di Lanzo.
Un open mic a Torino
Sbarca a Torino l’OPEN MIC di StorieDistillate, la pagina di Instagram tutta torinese che unisce poeti, scrittori ed artisti grafici emergenti
Al Bunker di Torino, ogni giovedì dal 13 giugno fino al 18 luglio avranno luogo delle serate all’insegna dell’arte a 360°. Ogni evento inizierà verso le 7 di sera con una mostra d’arte dedicata, ogni volta, ad un artista emergente di Torino. Chi avrà l’occasione di partecipare alla serata, subito dopo l’aperitivo, assisterà alle performances poetiche e musicali di artisti sempre diversi; il tutto presentato dal poeta Alessandro Burbank. A seguire un concerto live di un cantautore, anch’egli emergente, che condurrà il pubblico fino al dj set notturno che avrà inizio verso le 23.30. Insomma: qualcosa di nuovo.Il nome della serata? Più estivo di così: COCCO. Dove l’acronimo sta per ” Cantautori Originali Con Canzoni Originali”. Il fondatore della pagina: Francesco Tosco, intervistato dal nostro quotidiano, invita chiunque voglia esibirsi con scritti propri ad iscriversi all’OPEN MIC, che letteralmente significa ” Microfono Libero”, per provare, almeno un volta a trovarsi sul palco. In un clima di festa ed allegria le sorprese non finiscono qui: presenti alla serata ci saranno anche varie realtà artistiche come riviste letterarie, produzioni animate, ballerini, attori ed artisti di strada. Un’opportunità in più per assistere a qualcosa di diverso, nata sull’onda della riscoperta recente delle performance live che sembrano attrarre sempre più pubblico, sarà un’estate tutta da scoprire.
Roberta Barisone