redazione il torinese

“Transiti”, testimonianza di solidarietà e muri abbattuti

Nelle opere in mostra a Palazzo Lascaris

Si intitola “Transiti” l’impegnativa e lodevole mostra organizzata, fino a lunedì 8 luglio, nelle sale della “Galleria Carla Spagnuolo” di Palazzo Lascaris (via Alfieri, 15) a Torino, in collaborazione fra il Consiglio Regionale del Piemonte e l’AMMP-Associazione Maria Madre della Provvidenza Onlus, di corso Trapani 36, a Torino. “Transiti” come passaggi. “Transiti” come migrazioni. Spesso come annullamento di radici. Di corpi e di anime. “E’ ‘transito’ – scrive Raffaella A. Caruso, curatrice della mostra – l’attraversamento dei mari, è ‘transito’ l’essere accolti da una mensa solidale, è ‘transito’ l’uscita dal bisogno materiale e dal disagio interiore”. Il tema, di assoluta e (a tutti ben chiara) attualità, è stato preso a soggetto – secondo interpretazioni e cifre stilistiche le più diverse e variegate – da un nutrito numero di artisti, tutti di primo piano in ambito nazionale ed internazionale, che con gesto di encomiabile solidarietà, hanno inteso sostenere attraverso la donazione di loro opere (una trentina, quelle esposte a Palazzo Lascaris) le attività di AMMP Onlus, volte a liberare dai bisogni primari le fasce più deboli della popolazione. La mostra vuole riflettere – sottolinea ancora la curatrice – su come un drammatico ‘noli me tangere’ abbia anestetizzato i sentimenti, rendendo il dolore di tutti un lontano dolore di altri, e su come l’opera d’arte, in virtù di un sentire universale a essa connaturato, sia necessario tramite alla consapevolezza di come la conquista della libertà sia una vittoria del singolo per tutti”. E fil rouge che unisce uno per uno gli artisti selezionati è proprio quella ricerca di libertà, quel confronto fra popoli (diversi ma tutti uguali nella comune appartenenza al genere umano) che attiene alla convivenza civile e che troviamo in tutte le opere esposte. Frequente il tema del viaggio. Da alcuni, vissuto concretamente sulla propria pelle, “non solo come metafora, ma come esperienza reale alla ricerca della libertà. Sono “Gli artisti del mondo”, rappresentati nella prima sezione della rassegna con lavori a firma del colombiano Juan Eugenio Ochoa, di Josè Demetrio Pena (Repubblica Dominicana), dell’istriano (emiliano d’adozione) Graziano Pompili, di Shinya Sakurai (giapponese, oggi operante fra Tokyo e Torino), dell’albanese Arjan Shehaj e dell’austriaco Jorrit Tornquist. A questi, nella seconda sezione titolata “Le scritture del mondo”, s’affiancano altri undici artisti impegnati in una particolare ricerca segnica, “vicina alla tematica di una moderna Torre di Babele, simbolo di nuove energie e auspicio di unione”. I loro nomi: Gianni Asdrubali, Ezio Bruno Caraceni, Marcello De Angelis, Feofeo (Federica Oddone), Reale Franco Frangi, Mimmo Iacopino, Giovanni Lombardini, Marco Nereo Rotelli, Mario Surbone, Telo e Caterina Tosoni. Richiama infine il titolo generale della mostra, “Transiti”, la terza sezione, più ampia e fortemente giocata sul contrasto astratto-figurativo, in cui il “passaggio” appare “come necessario momento di rinnovamento e spiritualità”. Decisamente suggestivi nel vigore geometrico delle forme e nell’intensa magia del colore, oltreché per il messaggio che se ne trae, “I bambini costruiscono ponti” del lombardo di Limbiate Dario Brevi; così come quel “Vortice bianco”, lieve ma spettacolare giravolta di barchette bianco su bianco (dove il dramma del viaggio assume miracolosamente i contorni poetici della favola che spesso favola non é) del veneto – naturalizzato milanese – Riccardo Gusmaroli. Accanto, altre opere di Davide Benati, Max Bi, Amanda Chiarucci, Antonio Ciarallo, Paolo Conti, Erk14 (alias Valerio Sarnataro), Theo Gallino, Pietro Iori, Umberto Mariani, Sandro Martini, Fernando Picenni e Teso.

La mostra è realizzata con il sostegno di Banca Generali Private (main sponsor) e Chiusano & C. Immobiliare, media partner Espoarte.

Gianni Milani

“Transiti”

“Galleria Carla Spagnuolo” – Palazzo Lascaris, via Alfieri 15, Torino; tel. 011/5757378 o www.cr.piemonte.it

Fino all’8 luglio

Orari: dal lun. al ven. 9/17

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Nelle foto

– Un particolare di “Transiti”
– Dario Brevi: “I bambini costruiscono ponti”, acrilico su MDF, 2018
– Riccardo Gusmaroli: “Vortice bianco”, tecnica mista su tela”, 2015

 

Imprese in affanno e musei al top

Mentre le imprese torinesi e piemontesi registrano nel primo trimestre dell’anno un calo di fatturato e ordinativi, l’industria della cultura va a gonfie vele. Sono infatti  tutti in crescita gli indicatori dell’Associazione Abbonamento Musei (AM) che  amplierà il proprio raggio d’azione da Piemonte e Lombardia a fine giugno anche in Valle d’Aosta e in futuro in Liguria. Nei primi 5 mesi 2019 +24,3% di tessere  per i 150 musei della Lombardia, +30% per i 250 dell’abbonamento in Piemonte. Il 1° giugno le tessere attive in Piemonte erano 131.042. Senza parlare poi del milione e 58 mila ingressi del 2018: in Piemonte  941 mila, in Lombardia 116.666. Il possessore della tessera Abbonamento Musei entra in media 8 volte nei musei in un anno, dato eccezionale se si pensa che le statistiche dicono che   il 70% degli italiani non ha alcuna attività culturale. La spesa media in ogni visita è di 13 euro, per audioguide, cataloghi e servizi.

“Missione soccorso”, apre il bando

È aperto fino al 28 giugno il bando “Missione Soccorso” 2019 della Fondazione CRT, per il rinnovo delle ambulanze delle organizzazioni di volontariato che fanno capo al sistema di emergenza sanitaria: è previsto un contributo fino a 50.000 euro per ogni nuova ambulanza. Il sostegno della Fondazione CRT garantisce il ricambio dei mezzi di primo soccorso non più convenzionabili – circa un quinto del totale – operanti sul territorio, 24 ore su 24. Dal 2002 “Missione Soccorso” ha già permesso l’acquisto di 506 ambulanze, per un investimento complessivo superiore ai 25 milioni di euroInfo sul sito www.fondazionecrt.it.

RAVE PARTY, CONTROLLO DI TRENI E STAZIONI

Durante i controlli del fine settimana nelle stazioni maggiori del capoluogo torinese ed a bordo treno, nella sola serata di sabato 8, la Polfer ha intercettato e controllato numerosi gruppi di giovani e ragazzi diretti ad un Rave Party nell’alessandrino. A Torino Porta Nuova, Torino Porta Susa e Torino Lingotto, gli operatori Polfer con il concorso dei rinforzi inviati dalla Questura hanno controllato gli imbarchi dei convogli dove si erano accalcate alcune centinaia di passeggeri, prevenendo danneggiamenti e interferenze con la circolazione ferroviaria. Nella sola stazione di Torino Lingotto, poco prima delle 23 veniva sorpresa a bordo di treno diretto a Chivasso una cinquantina di ragazzi sprovvisti di biglietto, 40 di loro venivano regolarizzati a bordo dal Capo Treno, grazie alla messa in sicurezza di Polfer, mentre una decina veniva fatta scendere perché rifiutava di munirsi di biglietto. Intensificati i servizi della Polfer anche nelle stazioni di Alessandria, Asti, Novara e Vercelli, in coordinamento con personale inviato da quelle Questure.I controlli in ambito ferroviario sono proseguiti fino alla mattinata odierna, durante il deflusso dei partecipanti dal Rave Party.Complessivamente nel weekend sono state controllate a livello compartimentale 1.236 persone, di cui 502 a bordo dei 123 treni scortati dalla Polizia Ferroviaria.

 

 

Speciale Estate Ragazzi al Museo del Risorgimento

Dalla Caccia al Personaggio al Gioco dell’Oca del Risorgimento: il Museo si trasforma in divertente e istruttiva ludoteca per i bambini dei Centri Estivi

Divertirsi e imparare, giocando di sala in sala nel Museo più antico e più importante dedicato alla storia dell’Unità d’Italia. Anche quest’anno, infatti, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino (via Accademia delle Scienze, 5) offre ai bambini, dai 6 ai 13 anni frequentanti i Centri Estivi, la possibilità di trascorrere un paio d’ore di divertimento – assicurato e magari abbinato a qualche nozione di storia patria che fuori di scuola può anche risultare un tantino più piacevole – all’interno dei suoi spazi. Si parte lunedì prossimo 10 giugno e si arriva a venerdì 2 agosto. Dal martedì al venerdì, verranno proposte alcune attività ludiche e di laboratorio (durata 120’ circa), con giochi e passatempi creativi “alla scoperta di storie – sottolineano gli organizzatori – che raccontano i fatti e i personaggi del nostro passato, attraverso un immaginario viaggio nel tempo”. Varia la scelta dei temi su cui andare a incentrare i giochi: da “La Caccia al Personaggio” (in cui i ragazzi, guidati dagli animatori e suddivisi in squadre con tanto di mappe in dotazione, dovranno seguire un percorso a tappe nelle sale del Museo per scoprire – attraverso la soluzione di quiz, rebus e indovinelli – un “favoloso” tesoro nascosto) all’Artista nell’Ottocento” (prova di creatività grafica, attraverso cui diventare l’”artista ufficiale del re”, immortalarne le imprese, disegnare gli scenari delle grandi battaglie, diventare reporter del fatto del giorno o fare la caricatura del ministro o del politico di cui tutti parlano): dal primo schizzo, alla stampa, alla fotografia i ragazzi completeranno i loro elaborati con l’ausilio di matite, colori e pennelli. In programma, fra gli altri, anche il “Gioco dell’Oca del Risorgimento” e “L’enigma del Risorgimento”. Divertente sfida con il più classico dei giochi da tavolo, il primo, rivisitato e ispirato agli originali conservati nel Museo (e per chi sbaglia casella, la sosta di un turno niente meno che in una cella da brividi dello Spielberg!); gioco cifrato e laboratorio itinerante, il secondo, che si rifà agli antichi codici militari e che permetterà ai ragazzi, in modo divertente e curioso, di scoprire gli oggetti, le vicende e i protagonisti che hanno fatto la storia del nostro Risorgimento. Per ogni percorso è previsto un premio per tutti i partecipanti.

E’ obbligatoria la prenotazione, lunedì – venerdì 10/13; tel. 011/5623719 o prenotazioni@museorisorgimentotorino.it. Info: www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

Cosa imparare dai ballottaggi

Il vento del Nord leghista soffia un po’ di meno al Nord. Probabile prezzo che si paga all’ essersi allargati in tutta Italia.  Persino la venetissima Rovigo ha in sindaco del centrosinistra. Con qualche terremoto come a Ferrara e Forlì.  Ritorna in smagliante forma il PD in Toscana, ma dobbiamo arrivare fino a Campobasso per trovare prove di accordo tra pentastellati e Pd. Operazione politica aborrita da Matteo Renzi che continua nel dirsi  il più figo del Mondo. Talmente bravo ed in palla che redarguisce l’ Europa che vorrebbe Gianni Letta tra i suoi vertici. Per una volta i due Mattei e Giggino sono d’ accordo in qualcosa. Ignorano sapendo di ignorare, a tal punto che i due Vice presidenti vogliono andare a trattare.  Stavolta Conte e Tria si chiedono se i due hanno voglia di scherzare. Con Salvini che ha paura di finire disoccupato, non avendo più comizi da fare.  Gli toccherà di fare il Ministro degli Interni, ruolo che , in verità, gli sta un po’ stretto. Il rapporto con il suo popolo gli dà adrenalina e soddisfazioni. Come a Biella, dove il suo candidato Corradino ha vinto.  Di poco ma ha vinto . In democrazia vale anche un voto in più. E qui devo fare pubblica ammenda.  Avevo previsto la vittoria di Gentile.  Sia ben chiaro: Corradino degnissima persona.  Ha fatto bene il suo lavoro a Cossato   A tal punto che per la terza volta in quella città il centrosinistra sta a guardare. Simpatico ed empatico.  Ma aveva contro i cosiddetti notabili locali. Il resto l’ ha fatto il Pd locale devastato e devastante.
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Le soddisfazioni per Matteo Rambo non finiscono qui. Anche Vercelli passa la mano. Qui il vincente è Corsaro, liste civiche in odore di eresia, da sempre di Forza Italia. Non sottilizziamo.  Il massimo è stato raggiunto a Novi Ligure.  Rocchino Muliere deve lasciare il passo al leghista sodale di Molinari, capogruppo della Lega. Esaltato per il risultato della Lega in Piemonte. Tolto Rivoli le soddisfazioni sono finite. Il Pd di Verbania si misura la febbre: 38. Si può andare avanti. Vince la Sindachessa uscente. Vittoria, perché no, simbolica. Almeno un capoluogo di Provincia in Piemonte. Dove fa cappotto il PD è in provincia di Torino. Da Chieri fino a Giaveno, Settimo con Collegno e Grugliasco già a posto.
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 Intanto Giggino sdogana l’ Appendino per un secondo mandato in Comune. Ma è più probabile una candidatura per Roma.  E la corsa di Laus è in salita.  I supporter della Famiglia Gallo lo aspettano al varco e il suo vate nazionale Lotti è per l’ ennesima volta in difficoltà per le indagini della magistratura sulla magistratura. Cose che succedono nel nostro Paese.  Stupirsi un delitto, indignarsi dovuto. Stupisce positivamente l’ abbraccio tra Cirio e Chiampa.  Non tanto per loro che si sono sempre dimostrati persone civili e composte. Stupisce perché sono delle mosche bianche in questa politica sempre fatta di soli insulti.  E Cirio comincia bene dicendo di mettere il lavoro come punto centrale. Speriamo che non siano solo parole mentre  la produzione complessiva piemontese cala. Lunedì conosceremo la nuova giunta.  Oltre alle idee ci vogliono individui che portano avanti le idee, che viceversa rimarrebbero delle speranze. Se rimangono tali diventano una delusione. Se non si  mantengono le promesse non si può e non si deve incolpare gli altri. Questo è un giochino fin troppo in voga in questi anni. Chi ha vinto? Direi tutti, visto che tutti hanno da portare esempi sul territorio che confermano la loro vittoria.  A Ferrara la Lega passa dal 3 al 40 per cento. Ma si blocca a Livorno accusando i pentastellati di averli traditi nel ballottaggio: sono così, in fondo sono ragazzi simpatici.  Ed il PD sornione ricorda che Rovigo da che mondo è mondo è sempre stato prima democristiano e poi leghista e che a Cremona non è servito a niente percuotete quel giovane contestatore definito da Rambo Salvini comunista,  in realtà un giovane che frequentava la parrocchia.  Anche io nel mio piccolo mi sono beccato del comunista incallito. Colpevole di criticare il Capitano. Come i pochi comunisti rimasti che mi accusavano di essere anticomunista.
Patrizio Tosetto

Corsier sur Vevey, l’ultimo rifugio del “diseredato della società”

Aveva nel sorriso il pianto del mondo e nelle lacrime delle cose faceva brillare la gioia della vita. Toccato dalla grazia del genio era il guanto rovesciato della nostra civiltà, il miele e lo schiaffo, lo scherno ed il singhiozzo; era il nostro rimprovero e la nostra speranza di essere uomini.

Testimone universale commosse e rallegrò i cuori di tutte le razze e latitudini, ovunque si celebrasse il processo all’iniquità, alla presunzione, al cinismo dei ricchi e dei potenti, ovunque dal dolore potesse scaturire la protesta del debole sopraffatto e il riscatto dell umiliato. Uomini e donne di tutte le età e colore si riconobbero in lui, si contorcevano dalle risa e sentivano salirsi dentro pietà per se stessi. Andavano per gioire e uscivano pieni di malinconia”. Così Giovanni Grazzini, su “Il Corriere della Sera” celebrò la dipartita di sir Charles Spencer Chaplin, morto nella sua casa di Corsier sur Vevey intorno alle 4 della mattina di Natale del 1977. A Corsier sur Vevey, in Svizzera, Chaplin aveva fissato la sua dimora quando, nel 1952, venne allontanato dagli Stati Uniti “per gravi motivi di sfregio alla moralità pubblica e per le critiche trasparenti dai suoi film al sistema democratico del Paese che, pure accogliendolo, gli aveva dato celebrità e ricchezza”. Tutto a Corsier continua a parlare di Chaplin, ogni angolo, ogni via, ogni palazzo, la sua casa, le sponde del lago Lemano vegliate dalla statua di Charlot. La villa di Corsier, nel 2016, è stata trasformata nel “Chaplin’s World”, il mondo di Chaplin, che consente al visitatore di entrare in contatto con la vita, le opere e le passioni di un uomo che ha dominato con la sua arte il XIX secolo, creando un cinema immortale e quanto mai attuale. Charles Chaplin nacque 130 anni fa, il 16 aprile 1889 a East Street, nel sobborgo di Londra di Walworth. Il padre era un attore di varietà con il vizio dell’alcol, la madre un’attrice che ebbe poca fortuna e che, con gli anni, iniziò a mostrare segni di cedimento mentale, affetta da crisi depressive. Dopo un’infanzia difficile, Chaplin iniziò ad esibirsi come fantasista negli spettacoli itineranti di Fred Karno, diventando, insieme a Stanley Jefferson, meglio conosciuto come Stan Laurel, uno degli attori più apprezzati. E’ tra il 1914 e il 1915 che nasce Charlot, “the Trump”, il vagabondo, l’omino dal volto imbiancato, dagli occhi bistrati e dai buffi baffi, con un’eleganza tutta sua: indossa una giacca troppo stretta e troppo corta, sulla quale non dimentica di appuntare un fiore, veste pantaloni ampi e larghi pieni di toppe, ha scarpe lunghe con suole simili a grandi bocche che, ad ogni passo, rischiano di spalancarsi, porta una bombetta e una canna di bambù come i gentiluomini dei quartieri alti. Film dopo film, attraverso la figura di Charlot, Chaplin dà voce al “diseredato della società”, all’umile, al reietto, alla massa inascoltata e lo fa con garbo estremo, senza la necessità di abbandonarsi a immagini violente, ma facendoci toccare con mano la crudeltà di un mondo nel quale bisognerebbe, invece, tendere alla felicità. E’ Charlot a mostrarci le ingiustizie profonde che sarebbero sanabili se l’uomo non vivesse nel proprio ristretto egoismo, è Charlot a prenderci per mano e a condurci sul ponte di una nave di terza classe, emigrante tra gli emigranti, disperato tra i disperati che viaggiano verso una terra promessa, pieni di speranze che, invece, verranno deluse, è con Charlot che viviamo il dramma di di una fabbrica che condanna l’uomo a gesti ripetitivi, a ritmi assurdi e allucinanti, quelle fabbriche che Simone Weil, negli stessi anni, avrebbe definito capaci di spezzare l’essere umano, di distruggerne il coraggio, la coscienza e la dignità. Con Charlot conosciamo la storia di un padre che è adottivo e solo, conosciamo l’immagine di una famiglia monogenitoriale nella quale quello che conta davvero non sono i legami di sangue, il benessere o le convenienze, bensì l’amore puro e semplice. E’ sempre Charlot, nel 1940, a dare il volto, in una geniale parodia dei totalitarismi che schiacciavano l’Europa, contemporaneamente ad un barbiere ebreo e a Hitler, in una straordinaria dicotomia tra bene e male, tra giusto e ingiusto, in una satira tagliente e delicata al tempo stesso, con un finale commovente in cui i due personaggi si scambiano e si sovrappongono e in cui Chaplin regala ad un mondo violento e dominato dall’odio il suo discorso all’umanità, lirico e commovente messaggio diretto al cuore dell’uomo: “Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, neri o bianchi. Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca ed è sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue”. Il discorso all’umanità assume toni visionari, dipingendo un’epoca fatta di una comunicazione rapida e spesso sbagliata, nel passaggio in cui Chaplin afferma “La mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l’uomo a torturare e imprigionare gente innocente. A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L’infelicità che ci ha colpito non è che un effetto dell’ingordigia umana: l’amarezza di coloro che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. Qualunque mezzo usino, la libertà non può essere soppressa”. La tecnica deve essere al servizio dell’umanità, di tutta l’umanità, non di pochi folli che ingannano le masse e che la utilizzano per instillare odio. Anche “Monsieur Verdoux” ci presenta, in fondo, semplicemente, uno Charlot invecchiato, un po’ più elegante e forse un po’ più cinico, costretto dalla società e dalla crisi economica a trasformarsi da onesto contabile a Barbablù, pur di riuscire a mantenere la propria famiglia e pronto, alla fine ad abbracciare il proprio destino e a consegnarsi alla giustizia, non senza, tuttavia, invitare l’uomo a riflettere sull’assurdità di una società che ha legalizzato, attraverso la guerra, l’omicidio di massa. “Se parliamo poi di massacri” afferma Verdoux “non abbiamo autorevoli esempi? In tutto il mondo si fabbricano ordigni sempre più perfetti per lo sterminio in massa della gente, e quante donne innocenti e bambini sono stati uccisi senza pietà, e magari in modo più “scientifico”! Eh, come sterminatore sono un misero dilettante, al confronto”. Charles Chaplin è stato per tutta la vita un uomo innamorato degli altri uomini. Il Governo americano lo definì “comunista”, allontanandolo dagli Stati Uniti, definizione che Chaplin rifiutò sempre perché il suo immenso, struggente amore per l’umanità andava oltre la catalogazione imposta da una parola, da un termine, da poche lettere. In ogni sua opera, nella maschera di Charlot troviamo questo sentimento, ma anche il profondo, inguaribile ottimismo del bambino cresciuto nei sobborghi poveri di Londra che Chaplin conserverà intatto dentro di sé per sempre. E’ quel bambino ad insegnarci che, alla fine, dopo tante difficoltà e dopo tanti problemi, dopo tante ingiustizie e dopo i periodi bui, l’uomo troverà sempre il coraggio di rialzarsi, di prendere per mano il suo simile, di voltare le spalle al passato e di incamminarsi lungo una nuova strada che si dirige verso il futuro.

Barbara Castellaro

Espulso, si sposa in Albania e rientra in Italia irregolarmente

Era stato accompagnato in frontiera lo scorso ottobre ed è rientrato in Italia prima dei tre anni previsti, ma è stato riconosciuto proprio dai poliziotti grazie ai quali, quando era stato fermato nel 2018, era originato il decreto di espulsione

Riconosciuto dai poliziotti che lo avevano denunciato mesi fa

Lo scorso ottobre, il ventunenne cittadino albanese era stato fermato per un controllo dagli agenti del Commissariato San Secondo risultando sprovvisto di permesso di soggiorno. Nella circostanza, lo straniero, con a carico numerosi precedenti di polizia, era stato denunciato per il possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli. A seguito di ciò, l’uomo era stato espulso dal territorio nazionale.

Dopo aver fatto rientro in Albania, l’uomo aveva contratto matrimonio con una donna italiana riuscendo ad avere anche il cambio del cognome dalle autorità albanesi e il rilascio di un nuovo passaporto.

Rientrato in Italia, nei giorni scorsi l’uomo è stato fermato a Torino dagli stessi agenti del Commissariato San Secondo che 8 mesi prima lo avevano denunciato. Sebbene l’uomo abbia presentato i nuovi documenti, gli agenti si sono insospettiti per la somiglianza dell’uomo con la persona a suo tempo espulsa. I successivi accertamenti hanno evidenziato che la persona fermata era proprio lo straniero espulso nel mese di ottobre, ragione per cui il ventunenne cittadino albanese è stato tratto in arresto.

 

Tenta di rubare profumi da donna, arrestata

Aveva utilizzato un paio di forbici per rimuovere le placche antitaccheggio da alcune confezioni di profumo ma era stata vista da un addetto alla vigilanza del negozio, con cui intavolava una discussione molto animata: a quel punto, uno dei responsabili la faceva accomodare presso un ufficio in attesa dell’arrivo degli agenti della Squadra Volante. I poliziotti intervenuti hanno rinvenuto all’interno di una borsa in suo possesso tre confezioni di profumo da donna cui erano state tolte le placche antitaccheggio e il paio di forbici, che venivano sottoposte a sequestro. La donna, cinquant’anni, di origini rumene, è stata arrestata per tentato furto aggravato